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Autore: Clodie Swan    03/02/2021    8 recensioni
Etienne senza smettere di guardarla indietreggiò e scomparì all’interno del faro. Eloise entrò e quando guardò in alto vide che lui stava salendo sulla scala a chiocciola. Mentre cominciava a inseguirlo, fuori scoppiò a piovere e lei riconobbe la musica che veniva eseguita al piano: era Requiem for a dream.
Terza classificata al contest "La colonna sonora della mia storia." indetto da Anatra. Valeria sul forum di Efp.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il faro

 

 Canzone: Requiem for a dream
Genere: drammatico
Frase: “Siamo come i fiori, appassiamo così velocemente senza acqua”
Prompt: Pianoforte
Obbligo : Nella storia deve essere presente una scena su un faro

 

 

Per arrivare al faro bisognava percorrere un lungo e sinuoso ponte di pietra che curvava dolcemente a sinistra. Eloise era sicura di sentire le musica di un pianoforte provenire da quella direzione ma non riusciva a riconoscerne il brano, perché il fragore delle onde ne copriva il suono. Il cielo cupo minacciava una tempesta e il mare gonfio sollevava onde sempre più alte che andavano ad infrangersi ai due lati del ponte.
Eloise si fermò stringendosi nel suo cappotto blu scuro e rimase immobile a fissare il faro, incerta se proseguire, mentre l’acqua le bagnava la punta degli stivali. Le era sempre piaciuto andare in gita lì, in quell’angolo della Francia insieme alla sua famiglia, durante le vacanze. Sua madre adorava girare per i mercatini dei piccoli villaggi di origine medioevale; sua sorella Pauline voleva vedere i castelli perché, anche se ormai era una signorina, amava ancora le storie delle principesse: la sua romanticona! Suo padre faceva un sacco di foto ovunque, in cerca di luoghi storici e Raymond, il piccolino di casa, appena vedeva il mare si metteva a corre sulla spiaggia e voleva tuffarsi, anche a primavera quando l’acqua era ancora troppo fredda…

 

Come era arrivata lì? Non riusciva a ricordarselo. Ricordava solo che voleva stare da sola. Era ancora troppo triste e tutto era insopportabile. Poi all’improvviso lo vide. Era accanto alla porta del faro, molto distante per poterne definire i lineamenti ma lo avrebbe riconosciuto anche a mille chilometri di distanza. Era lui!

Etienne!

Lo riconosceva dal modo in cui stava appoggiato contro la parete, dal colore nero del giubbotto, il suo preferito, e dai capelli biondi. Ma non si muoveva. Stava lì fermo e la guardava.

Si erano conosciuti ad un concerto. Girando distrattamente la testa di lato, lo aveva visto nella sua stessa fila, tra le luci soffuse e le persone che applaudivano. Era carino e aveva un sorriso spettacolare. Poco dopo lui aveva incontrato il suo sguardo e non era più riuscito a distoglierlo. Aveva mollato i suoi amici e le si era avvicinato per primo. “Ciao.”le aveva detto timidamente.

Eloise avanzò decisa, lasciando che le onde le spruzzassero l’acqua salmastra sul viso. Cominciò a camminare veloce, incurante delle mattonelle bagnate che per poco le costarono uno scivolone. Appoggiandosi al muretto di pietra, corroso dal muschio riuscì a proseguire anche se il ponte all’improvviso le sembrò più lungo del solito e aveva la sensazione di non arrivare mai. Ma alla fine raggiunse l’ingresso del faro e ricominciò a sentire il suono del pianoforte.
Etienne senza smettere di guardarla indietreggiò e scomparì all’interno. Eloise entrò e quando guardò in alto vide che lui stava salendo sulla scala a chiocciola. Mentre cominciava a inseguirlo, fuori scoppiò a piovere e lei riconobbe la musica che veniva eseguita al piano: era Requiem for a dream.

La ragazza prese a salire i gradini lentamente, percorrendo il primo giro e nella sua mente prese forma un ricordo.

Vicino al multisala c’era una cabina per le foto tessere e Etienne aveva insistito per entrare. “Voglio una foto con te.” le propose “Come ricordo del nostro primo appuntamento.

Possiamo farla con il cellulare.”protestò Eloise.

No, ne voglio una vera che posso toccare e tenere nel portafogli. Se mi perdo il cellulare o mi si rompe, addio foto.”

Potresti perderti anche il portafogli.”

Ti prego!”brontolò Etienne facendola entrare nella cabina.

Si era dovuta sedere sulle sue gambe e si era ritrovata con il viso appoggiato al suo. Non che la cosa le dispiacesse. “Forse ho capito perché volevi questa foto.” gli sussurrò in un orecchio.

Etienne rise e girò il volto verso di lei. Il terzo scatto immortalò il loro primo bacio.

 

“Etienne, aspetta!” Eloise continuò a salire piano piano, senza perderlo di vista. Nell’interno del faro erano calate le tenebre ma qualcuno aveva acceso la lampada che ad intermittenza mandò lampi di luce in un movimento circolare. La pioggia prese a tintinnare più forte. Perché voleva portarla lassù? Perché non le rispondeva? Percorse un altro giro e un altro ricordo la raggiunse.

 

Era una tranquilla serata sotto le stelle. “Vieni qui.” l’aveva chiamata Etienne invitandola a sdraiarsi accanto a lui sul prato. “Ti faccio una piccola lezione di geografia astronomica.”

Eloise si strinse accanto a lui, felice. “Va bene.”

Avvicinati di più, sennò la lezione non riesce.”Eloise obbedì e posò il viso contro la sua guancia.

Sai come si chiama quella costellazione lassù?” le chiese Etienne cingendola con un braccio.

Eloise scosse la testa.

Non ne ho la minima idea!” ammise lui dandole un bacio.

Lo sapevo!”ridacchiò lei contro la sua bocca.

Etienne la baciò di nuovo e la guardò intensamente. “Lo sai che ti amo?”

Ormai lo aveva quasi raggiunto, le sembrava di correre quelle scale al rallentatore e di non arrivare mai. Guardò in alto al centro della tromba circolare e lo vide salire ancora più in alto mentre al piano si affiancava il suono di un’intera orchestra in una sinfonia sempre più travolgente.

Non spaventarti, ma la mia famiglia vuole conoscerti.”gli aveva confidato una sera al telefono

Nessuna paura. Anche io voglio.”aveva risposto lui tranquillamente.

Sul serio? Organizziamo qualcosa quando torniamo dalle vacanze?”propose lei Eloise elettrizzata.

Vi potrei raggiungere.” suggerì Etienne.“Prendo la moto e in due ore sono lì.”

 

Etienne si era voltato leggermente, solo per assicurarsi che lei lo stesse seguendo e quando un fascio di luce gli illuminò per un istante il viso, Eloise poté notare la cicatrice sulla fronte.

Sapeva come se l’era fatta.

Mamma dice di apparecchiare in giardino. Ha messo la tovaglia gialla, quella bella.”disse Raymond. “Posso cucinare io?”

Eloise finse di accigliarsi.“Il mio ragazzo viene a pranzo e io faccio cucinare mio fratello di otto anni? Vuoi farlo scappare?”

Mi ha regalato quel modellino di Optimus Prime fighissimo! Lo voglio ringraziare.”protestò il fratellino.

Eloise intenerita ci pensò su. “Papà sta già preparando il barbecue. Potresti aiutare Pauline a fare i cupcakes...”

Suo padre li raggiunse con l’aria sconvolta. “Eli, c’è la polizia al telefono. Pare ci sia stato un incidente...”

 

Il temporale esplose in tutta la sua potenza. Tuoni e fulmini facevano tremare la struttura e ad essi fecero eco le percussioni della grancassa e dei piatti sopra la melodia degli archi. Eloise corse ancora più velocemente con tutte le sue forze.

 

I medici avevano fatto tutto il possibile.

Morire così a vent'anni…

Non era stata colpa di Etienne... era un ragazzo responsabile.

Pare che il tizio che l’ha investito stesse guidando senza patente...era ubriaco.

Non c’erano famigliari o altre persone da avvisare.

Da quel giorno stava sempre da sola. Mangiava appena. Non parlava più con nessuno. Non voleva più saperne di niente. La vita piano piano la stava abbandonando...Un bel giorno aveva preso la macchina e se ne era andata senza una meta. Ma la strada era ghiacciata e la sua mente era altrove...Non ricordava altro...

Era arrivata in cima alle scale, esausta, svuotata, pervasa da un senso di vertigine. Etienne la stava aspettando, accanto alla porta che conduceva alla lanterna del faro. La pioggia, piano piano, si fece sempre più debole fino a svanire del tutto. La musica s’interruppe con un gran finale.

“Mi dispiace non essere venuto a pranzo.”rispose lui con dolcezza. “Vi avevo preso dei macaron di tutti i gusti. C’erano anche quelli alla liquirizia.”

Eloise sentì salirle le lacrime e rise per la prima volta dopo tanto tempo “Che schifo. Ma esistono?”

“Sì, eccome.” le assicurò Etienne come se stesse parlando di un caso nazionale. “Raymond li vorrebbe assaggiare.”

Eloise sospirò. “Mi sei mancato tanto.”mormorò trattenendo un singhiozzo.

“Anche tu.”disse Etienne improvvisamente triste.

“Posso venire con te?”gli chiese senza pensare.

Lui le rivolse uno sguardo molto serio. “No. Tu devi tornare.” Etienne accennò alla stanza accanto da cui usciva il fascio di luce rotante.

“Non so se ce la faccio.” gemette Eloise.

“Ti prego, fallo per me.”la implorò Etienne.

“E tutto così difficile, senza di te.” spiegò Eloise “Sono come appassita.”

“Lo so: siamo come i fiori, appassiamo così velocemente senza acqua. Ma non mi hai perso. Sono ancora vivo. Sono solo andato a stare da un’altra parte. E tu hai ancora tanto per cui tornare.”

Le indicò la finestra. Il cielo si era schiarito e rifletteva un azzurro meraviglioso sull’acqua. Come i suoi occhi.

“Guarda: è bellissimo!”le disse raggiante. Eloise annuì e si decise.

Prima di procedere, lo fissò un’ultima volta. “Lo sai che ti amo?” gli disse con un sorriso.

Il pianoforte riprese la sua lenta melodia, accompagnando i passi della ragazza attraverso la porta. Eloise fu accecata dalla luce che le investì il volto. Strinse gli occhi mentre tutto intorno cambiava consistenza, odori e la musica cessava improvvisamente.

 

“Si sta svegliando.”esclamò la voce di sua madre commossa.

Eloise richiuse subito gli occhi feriti dalla luce di una stanza bianca e impiegò qualche minuto per mettere a fuoco. Si trovava sdraiata in un letto e intorno a sé vi era riunita la sua famiglia: i suoi genitori, sua sorella e suo fratello. Piangevano tutti. Anche Raymond che non piangeva mai! Raymond che era sempre allegro: rideva e strillava tutto il giorno.

“Sei tornata tesoro. Sei a casa.”le mormorò la mamma chinandosi su di lei.

“Mi dispiace.”bisbigliò Eloise con un filo di voce.

“Andrà tutto bene. Ci siamo noi con te.” le disse suo padre.

Eloise tese le braccia indolenzite e si trovò circondata da abbracci e lacrime da tutte le parti. Aveva il viso bagnato e non sapeva più se erano le sue o quelle dei suoi. Raymond era rimasto avvinghiato a lei e non la mollava. Piangeva a dirotto.

“Cucciolino mio, non piangere.” disse Eloise accarezzandogli i riccioli scuri. “Appena starò meglio andremo a fare una bella gita.” Il bambino annuì tra i lacrimoni e sorrise.

“Ti comprerò dei macaron di tutti i gusti.” continuò la ragazza dolcemente “Anche alla liquirizia.”

Raymond smise di piangere e scoppiò a ridere. “Che schifo! Ma esistono? Li voglio assaggiare!”

I suoi genitori e Suzanne risero a loro volta asciugandosi gli occhi.

Eloise guardò verso un punto imprecisato verso la finestra. Il cielo era limpido. “Voglio tornare al faro, sarà bellissimo...”

  
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