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Autore: LalaMalfoy    04/02/2021    2 recensioni
Si basa su eventi della 2x16
I pensieri di Jughead durante la protesta alla Southside High e in particolare durante le discussioni che questa lo porta ad affrontare con il suo migliore amico, suo fratello, Archie.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Like you and your best friend are two trains running on the same track
in opposite direction, destiny to collide?

Freddo.
Molte persone credono di averlo provato nel corso della vita, ma in pochi conoscono il vero significato di quella parola. Sento ogni giorno ragazzi lamentarsi dell’aula troppo fredda o dei brividi provati nel tragitto fino a scuola, ma mi chiedo se qualcuno sappia cosa vuol dire davvero l’espressione morire di freddo.
 
Loro non sanno cosa vuol dire veder arrivare l’inverno con la consapevolezza che il riscaldamento nella piccola roulotte che è casa loro non esiste e l’unico modo per sopportare le fredde serate piovose è stringersi vicino al fornello acceso ovviamente solo per cucinare perché non si può sprecare gas e per le notti si usano più coperte possibili e diversi strati di vestiti indossati uno sopra l’altro.

Non hanno mai provato l’esperienza di vivere da senza tetto come è successo a me nei primi mesi dopo essermene andato da casa. Io ancora li ricordo quei mesi difficili vissuti dormendo in qualsiasi posto mi capitasse, per un periodo il mio rifugio è stato un angolino sotto un ponte con altri senzatetto tra cui un uomo che è stato tanto buono e gentile e mi ha protetto per tutto il tempo passato assieme.

Anche molti degli altri ragazzi conosciuti tra i Serpents hanno vissuto esperienze almeno in parte simili alla mia. Ricordo quando Toni mi ha detto che suo zio tende a chiuderla fuori di casa quando lei rientra tardi la sera, me lo ha rivelato con tono leggero e senza perdere il suo solito sorriso dalle labbra e io ho ammirato ancora una volta la sua forza d’animo e la sua resilienza. Le ho detto che poteva considerare sua la mia roulotte e usarla quando ne aveva bisogno, non le ho chiesto dove passa normalmente le notti quando si trova chiusa fuori perché non mi sarebbe piaciuto se a me avessero fatto domande sugli anni che ho passato lontano da casa.

Loro sanno cosa significa davvero morire di freddo eppure si sono uniti a me in questa protesta, hanno accettato di legarsi alla nostra vecchia scuola e passare giorno e notte al freddo nel tentativo di attirare l’attenzione di qualcuno su quanto Hiram Lodge stia speculando sulla nostra città. Avvolti nei nostri giubbotti di pelle che ci fanno sentire parte di un gruppo, di una famiglia, con i guanti alle mani e un fumo bianco che ci avvolge ad ogni piccolo respiro ce ne stiamo seduti sul muretto davanti alla scuola a chiacchierare e cercare di far passare il tempo.

Mentre stringo forte il thermos ancora caldo che ha portato Betty circa un’ora fa parlo con Sweat Pea dell’ennesima discussione che ha avuto con Reggie l’altro giorno, non che io adori il modo di comportarsi di Mantle ma Sweat Pea non ha molta pazienza e sinceramente per quanto sia mio dovere evitare che si metta nei casini in parte certe scene mi divertono, devo ammetterlo.

La giornata passa piuttosto tranquillamente, i ragazzi vanno a scaldarsi e bere un caffè – assideramento, un’altra parola che noi conosciamo purtroppo fin troppo bene - e io rimango solo anche se devo dire che in parte è un bene visto che mio padre si presenta con diversi hamburger e passiamo un po’ di tempo assieme chiacchierando come solo ultimamente abbiamo ricominciato a fare, mi convince anche a fare una piccola pausa dal mio sciopero della fame e quel profumo così invitante proveniente dalle buste di Pop’s mi spinge a cedere.

Dopo due giorni di protesta si è radunata una piccola folla unitasi alla nostra protesta con cartelloni e cori di incitamento per noi e contro la chiusura della scuola. Tra loro c’è anche qualche faccia conosciuta come Betty e Kevin e ovviamente papà e alcuni altri Serpents, soprattutto i genitori dei ragazzi incatenati con me, che ancora non hanno abbandonato il loro intento di tenere la situazione sotto controllo ed evitare che qualcuno se la prenda con noi per la protesta. Come ho detto a Betty ieri nessuno si metterebbe contro di loro.

L’arrivo di Archie è improvviso ma non inaspettato anche se mi credevo arrivasse con i Bulldogs, non con parte della squadra di lotta. Lo guardo farsi strada con una tronchese in mano e la tuta della squadra della scuola, indossata da tutti probabilmente per mettere meglio in luce il fatto che sono studenti come noi e che quello non è un atto di forza da parte di qualcuno di più forte.

Gliel’ho detto qualche giorno prima che questo momento sarebbe arrivato, che avremmo finito per scontrarci e lui ovviamente non mi ha risposto come fa quando si rende conto che potrebbe non essere completamente dalla parte della ragione, anche se il suo orgoglio non gli permetterebbe mai di ammetterlo.

Quando è arrivato qui, il primo giorno della protesta, per convincermi a mollare l’ho accolto col sarcasmo e l’ho mandato a riferire un messaggio al suo capo, perché questo è Hiram Lodge per lui. L’ho guardato andarsene senza rispondermi e mi sono seduto mentre il freddo che già avvolgeva ogni parte del mio corpo si insinuava anche nel mio cuore. L’ho letto nei suoi occhi che non solo non condivideva la mia protesta ma non credeva nemmeno che avessi un buon motivo per farla ed è questo, il fatto che il mio migliore amico da una vita mi creda un pazzo che si lega ad una scuola per ripicca verso un mafioso, che mi ha ferito davvero. Può anche non essere d’accordo con me ma pensavo che almeno capisse che ho dei motivi per stare lì, gli stessi che ho esposto a papà quando mi ha parlato dell’offerta di Hiram, gli stessi di molti cittadini della città che non vogliono vedere i loro figli crescere con l’unica prospettiva – oltre ad andarsene dalla città – di lavorare in una stramaledetta prigione.

È solo nel momento in cui - dopo che i Serpents mi hanno guardato come a dirmi che stava a me affrontare la questione dandomi quel ruolo di capo che l’essere figlio di mio padre mi ha fatto ereditare, che mi sono messo davanti a tutti loro e ho evitato che mio padre lo trascinasse via da lì con la forza - mi dice“Mi dispiace Jughead” con la tronchese in mano e lo sguardo basso che mi tornano in mente le parole esatte che gli ho detto giorni prima da Pop’s quando l’ho accusato di aver scelto Hiram invece che suo padre.

Un po’ come quando due amici sono due treni che corrono sullo stesso binario ma uno contro l’altro, destinati a scontrarsi?

Ecco, è arrivato il momento dell’inevitabile collisione e una parte di me si rende conto che non sono affatto pronto “Anche a me” gli dico, io non ho problemi a guardarlo dritto negli occhi perché al contrario suo ho la coscienza completamente tranquilla, so di non star facendo nulla di scorretto né nei suoi confronti né verso la città.

Lancio un’occhiata alle persone attorno a noi che alzano i telefonini e iniziano a filmare, a documentare quello che sta succedendo, e mi dico che magari quei video riusciranno a fare qualcosa, a raggiungere persone che ancora non hanno aperto gli occhi, e inizio a parlare

“Non combatterò con te Archie” gli dico “Guardati intorno. Ci sono voluti due giorni, ma ora la gente sa cosa sta facendo Hiram. Quello che succede. Questa protesta non finisce qui, noi non finiamo qui. Forza, dai, comincia a tagliare, che vedano bene tutti quanti”

Gli porgo le mani e lui esita meno di mezzo secondo prima di tranciare le catene e spingermi lontano da lì sotto le esclamazioni di biasimo della folla. Faccio per allontanarmi e i ragazzi mi seguono senza una parola, capendo al volo la questione del non combattere e accettando in silenzio la mia decisione.

Prima di allontanarmi del tutto al seguito degli altri mi volto e ci osserviamo un’ultima volta negli occhi. Vedo la sua espressione combattuta, dispiaciuta forse per essersi messo contro il suo migliore amico ma non meno convinta di essere nella ragione, del fatto che Hiram non sia una cattiva persona. Anche i miei occhi esprimono per un attimo tutto il mio dispiacere per quella collisione ma poi stringo la mascella e indurisco lo sguardo, consapevole che qualcosa tra noi si è appena rotto e solo il tempo sa se si potrà mai aggiustare.

Torno a casa e quella notte, sotto numerose coperte e con Betty tra le braccia, sento decisamente meno il freddo ma quel gelo nel cuore che si crea solo con la rottura di un’amicizia così importante, così simile a quello che ho sentito nel perdere Jellybean anche se in quel caso la mia sorellina non era incolpabile di nulla, si argina nel mio cuore e non so se riuscirò mai a liberarmene.

Per un attimo mi chiedo se anche lui, mio fratello, si senta almeno in parte male per la nostra rottura o se stia tranquillamente condividendo una bottiglia di Rhum con la famiglia Lodge, poi scaccio il pensiero e ricordo a me stesso che se sono diventato sempre più solitario nel corso degli anni è stato per non dover soffrire più come è successo per tutti gli eventi capitati alla mia famiglia. L’hanno scorso sono uscito dal mio guscio per Betty e, anche se non sarò mai abbastanza grato di averla al mio fianco, ora pago le conseguenze di aver perdonato Archie per avermi abbandonato senza uno straccio di spiegazione per la Grundy e per tutte le altre cazzate che ha fatto, prima tra tutte baciare la mia ragazza.

E mentre il freddo si fa sempre più pungente stringo forte Betty al mio petto e mi lascio avvolgere dalle parole dolci e rassicuranti che mi sussurra e dalle sue carezze. Non so se e quando farò pace con Archie ma qui con lei mi sento finalmente a casa.
   
 
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