Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nemesis01    04/02/2021    3 recensioni
Scorpius è un Auror e lavora a stretto contatto con Harry Potter. È innamorato di Albus che però ha una relazione con un suo collega. Infine c'è James, un cantante in erba e gestore di uno dei pub più in voga del Mondo Magico che porta su di sé il peso di un amore non ricambiato. Le loro vite (incasinate, complesse, maldestre) sono collegate da tanti cavilli che, una volta svelati, scioglieranno la matassa.
[ James x Scorpius ]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Harry Potter, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Fortis Manes'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

20. Simple math

 

 

Quando James aprì gli occhi si sentì subito stanco. Neanche il tour con la band o i doppi turni al Pandemonium lo avevano mai ridotto così. Il semplice gesto di alzare le palpebre lo aveva fatto sentire come se avesse sollevato venti chili di bevande senza l’aiuto della magia. Tirò un sospiro debole e si guardò intorno spaesato; la vista era un po’ annebbiata e non riuscì a mettere a fuoco l’ambiente per bene. Chiuse gli occhi subito e provò a riaprirli qualche attimo dopo ma la situazione non sembrava migliorare, inoltre un dolore profondo si era diffuso per tutto il corpo, impedendogli di muoversi.

- Potter, mi senti? Potter! –
Una voce sconosciuta arrivava ovattata alle sue orecchie, quasi la voce fosse lontana millemila piedi. I Guaritori, invece, erano proprio accanto al suo letto.
- Potter? – chiamò Zabini ancora.
- Non credo sia davvero cosciente, - disse Dunn. – È già un miracolo se è più o meno sveglio. –
- Gli abbiamo dato cinque dosi della pozione di Malfoy, - sbuffò Zabini, - pur sapendo come viene prodotta questa droga, purtroppo, non è stato possibile usare qualcosa di diverso. Ironicamente, quello che potrebbe farlo stare meglio è quello che lo ha ridotto così. –
- Zabini, - l’ammonì l’altro.
- Lo so che non possiamo farlo. Ma devo salvargli la vita, altrimenti Malfoy mi ucciderà. –
- Cinque dosi erano il massimo, Zabini! –
- Dovremmo aspettare altre quattro ore, come minimo… -
- Lo so, lo so. Andiamo, ora lasciamolo riposare… tornerò a controllarlo tra mezz’ora. –

James era rimasto da solo nella stanza e non era più riuscito a capire se quelle voci fossero reali o frutto della sua fantasia. Il dolore, però, sembrava essere vero. Avvertiva delle fitte possenti in ogni parte del corpo, come se un Troll l’avesse utilizzato come zerbino per lunghe e interminabili ore. 
Eppure, il dolore fisico non era paragonabile a quello emotivo. Sebbene non fosse neanche in grado di tenere gli occhi aperti per più di due secondi, il suo cuore era quello ad averne risentito molto di più. 
Lui era innamorato di Scorpius da anni; lo aveva intravisto al binario 9 ¾ all’alba del suo secondo anno a Hogwarts e non era riuscito a togliersi dalla testa i suoi occhi schivi. Era un ragazzino dell’età di suo fratello minore eppure sembrava portarsi dietro molta più vita. Malfoy era subito diventato amico di suo fratello e aveva iniziato a frequentare casa Potter già al primo anno di scuola; aveva trascorso con loro le vacanze natalizie ed era stato molto divertente.

All’inizio Scorpius sembrava essere spaesato, forse la sua famiglia non era proprio rumorosa e numerosa come quella dei Potter-Weasley, ma nonna Molly era capace di far sentire a proprio agio anche un Troll mucoso e aveva fatto un maglione anche per lui, per non farlo sentire “di troppo”. Aveva sbagliato taglia, c’era spazio per contenere almeno tre Scorpius H. Malfoy, ma lui lo aveva indossato durante tutto il pranzo di Natale. James, nei primi giorni, lo aveva ignorato, non perché non volesse parlargli bensì perché, con gli ormoni in subbuglio, l’unica cosa che voleva fare era quella di dargli un bacio.
Poi capitò che James, bandito dalla camera che dividevano i due ragazzi, vi era entrato solo per recuperare degli abiti puliti e lo aveva trovato seduto sul proprio letto. Aveva le gambe incrociate sotto una coperta vermiglia e leggeva un libro con aria assorta. Potter aveva bofonchiato qualcosa di convenevole, una sorta di “scusa il disturbo”, e si era diretto verso l’armadio senza guardarlo ulteriormente.
Dopo qualche attimo di silenzio era stato proprio Scorpius a rivolgergli la parola.
“Perché non dormi qui anche tu? È la tua stanza,” gli aveva detto. James ricordava di aver ridacchiato, scrollato le spalle e scelto una t-shirt a caso prima di rispondergli.
“Perché sono pericoloso.”
“Pericoloso? Sei un Animagus o qualcosa del genere?”
“No,” aveva risposto abbassando lo sguardo, “mi piacciono i maschi e i miei pensano che possa, boh, stuprarti durante la notte.”
Lo aveva rivelato senza troppi preamboli, come gli aveva suggerito Ted, ma invece di sentirsi libero si sentì sporco, un criminale.
“Anche a me piacciono i maschi, James,” gli aveva risposto, pacato, Malfoy. Aveva sorriso con il candore di un mago undicenne. “Non significa che tu sia uno stupratore o un criminale.”
James si era limitato a sorridergli sinceramente ed era uscito dalla stanza. Scorpius non poteva saperlo, ma quella era stata la prima volta che si era sentito davvero bene. Qualcosa nei pantaloni glielo aveva confermato.

James ricordava perfettamente la scena, così come rimembrava i momenti salienti del loro rapporto “senza etichette”. Non erano mai stati amici ma erano abbastanza intimi da superare il livello di “conoscenti”. Infine, si erano cercati e trovati ogni qualvolta avevano avuto bisogno l’uno dell’altro.
Poi, d’improvviso, le cose erano andate nel verso giusto. Scorpius si era reso conto di provare qualcosa per lui e si era addirittura preso le responsabilità di farlo uscire dal San Mungo in seguito alle ustioni; lo aveva seguito al Babylon, riportato a casa e avevano trascorso il resto della notte a fare l’amore sotto le lenzuola. Avevano vissuto la storia d’amore più bella e concentrata di tutto il Mondo Magico.
O meglio, questo era quello che credeva James: i fatti, invece, raccontavano tutt’altro. Malfoy lo aveva solo usato. Si era approfittato dei sentimenti che James provava per lui per portare a termine un caso che Harry gli aveva affidato e il suo stupido sogno d’amore era stato una mera illusione. Non se ne era reso conto ma il dolore lancinante che provava gli attraversò il cuore e i polmoni, impedendogli quasi di respirare e, senza poterlo controllare, iniziò a lacrimare guardando il soffitto sfocato.

- Potter… Potter, mi senti? –

Era una voce strana e gentile che James non riconobbe.
- Sì, - rispose a malapena. Aveva pronunciato solo una sillaba ma avvertì la gola seccarsi, quasi avesse parlato per ore com’era solito fare il professor Ruf.
- Sei al San Mungo, io sono il Guaritore Dunn, - si presentò l’uomo. – Sei stato portato qui dai tuoi amici… mi capisci? –
Impossibilitato dal parlare, alla domanda postagli il mago si limitò ad annuire; fu addirittura più difficile e doloroso che dire qualcosa.
- Potter, sono state trovate grosse tracce di droga nel tuo sangue. L’astinenza forzata in galera ha scatenato una pesante crisi… qualsiasi cosa tu abbia assunto ti sta divorando dall’interno. Il signor Malfoy ha messo a punto una pozione ma… - Il Guaritore fece una pausa mentre cercava di verificare le terminazioni nervose del paziente. – Ho un amico in Austria, un Guaritore esperto di questo tipo di situazioni. Gli ho scritto un Gufo l’altra notte e mi ha risposto che sarebbe felice di aiutarti. Può curare il tuo corpo e la tua mente, ragazzo, - aggiunse.
James rimase in silenzio ad occhi aperti. Aveva capito perfettamente il discorso di Dunn ma non aveva le forze per rispondere o fare altre domande.
- Qui non possiamo fare granché. Possiamo tenerti in vita ma sei decisamente troppo giovane per restare un guscio vuoto… -
Il ragazzo si limitò a chiudere gli occhi e a muovere a malapena il capo in segno d’assenso.
- Potter, voglio che tu sia consapevole che, una volta lì, non potrai avere contatti di alcun tipo con amici e familiari, questo per tutta la durata del ricovero, che può variare da due giorni a un secolo… capisci cosa intendo? –
- Sì, - ripeté il giovane mago, quasi come se fosse l’unica sillaba di sua conoscenza. Non era riuscito a smettere di piangere sebbene avesse imposto al suo corpo di fermarsi.
Dunn storse le labbra, incerto sulle facoltà psicologiche del ragazzo, ma fu ugualmente rassicurato dalla volontà di redimersi che aveva dimostrato.
Poggiò una mano sulla spalla di James e gli sorrise cordiale. – Tutti i tuoi amici, vale a dire la ragazza dai capelli blu, un tipo irascibile che ha risposto male a Draco Malfoy, un altro ragazzo che cerca di spegnere la rabbia dell’altro e Scorpius Malfoy sono qui. Vuoi salutarli prima di andare via? –
- No, - rispose stavolta stringendo gli occhi. Un grosso lacrimone cadde sul cuscino e, nonostante il dolore che provava alle ossa, provò a chiudere i pugni.
- Sei sicuro? – chiese il Guaritore. – I tuoi amici sono venuti a trovarti tutti i giorni, mentre Scorpius ha lasciato l’ospedale solo un pomeriggio dopo una lunga ramanzina di tuo padre… -
- No, non voglio, - ripeté a voce strozzata. Lui non avrebbe mai voluto farsi vedere in quel modo, come il fantasma di se stesso, che faticava perfino a dire due parole o a stringere i pugni.
- Come desideri, Potter. Scriverò un gufo al mio amico confermando il tuo arrivo entro sera. –
- Grazie, - farfugliò infine. Tirò un sospiro affannoso non appena il Guaritore lasciò la stanza e riprese a singhiozzare pesantemente. Non aveva mai pianto così; si era sempre ricordato di “essere coraggioso”, se lo era ripetuto così tante volte che aveva deciso di imprimerselo sulla pelle. 
Non si era mai sentito coraggioso, in realtà. 
Aveva sempre cercato un modo per fuggire dai problemi senza avere l’audacia di affrontarli e si era rifugiato negli ansiolitici prima e nelle droghe poi. Ora non aveva altro che dolore e fantasmi nella testa che gli urlavano cose poco carine. Quella volta, però, James aveva deciso di essere coraggioso e aveva scelto di riprendersi la cosa più importante che gli era rimasto: se stesso. 

♪♪♪♪♪♪♪

Erano passati circa sei mesi da quando James era stato trasferito al “Heilige Josef krankenhaus für Zauberer” di Vienna e nessuno sembrava aver avuto sue notizie. Scorpius aveva provato a scrivergli qualche lettera ma il gufo era tornato indietro con un biglietto della struttura che l’informava che non erano ammessi contatti con l’esterno. Si era chiesto se quella non fosse una prigione piuttosto che una clinica, ma sia suo padre che il signor Potter lo avevano rassicurato a riguardo. Malfoy aveva anche informato i ragazzi della band sull’argomento e questi gli erano parsi molto preoccupati. Erano tutti tornati alla vita di sempre, più o meno; Vanessa cercava di far partire i lavori di ristrutturazione del Pandemonium, certa che James sarebbe tornato in tempo per vederlo rimesso a nuovo; Vince aveva ottenuto un impiego part-time presso “Quality Quidditch Supplies” e Aaron cercava di rassicurare gli organizzatori di “Wizard Concert Unite” che i Sevendust non si erano sciolti.
Quello che spaventava Aaron, e anche Scorpius, era che in un mondo competitivo come quello il successo di una band emergente era notevolmente compromesso e non sarebbe bastato il nome “Potter” a tenere le porte aperte a lungo.

Scorpius sapeva benissimo tutte queste cose e, nonostante si ripetesse di smettere di pensarci, il suo cervello continuava ad aggrovigliarsi nella speranza di trovare una soluzione. Preso dallo sconforto e stanco di non riuscire a dormire, Scorpius pensò che andare al bagno e bere dell’acqua potesse aiutarlo a rilassarsi e così fece. Si trascinò giù dal letto e, a passo lento e pesante, raggiunse la cucina; aprì la credenza e si sollevò sulle punte per prendere un bicchiere di vetro… automaticamente gli sovvenne di quando aveva compiuto lo stesso gesto di fronte ai ragazzi della band e James gli aveva tirato giù la maglietta che era salita.
Era stato uno dei momenti più belli trascorsi con lui ed era strano pensare che appartenesse al giorno più brutto, quello in cui poi era finito al San Mungo. Aprì il rubinetto, fece scorrere l’acqua per un paio di secondi e poi riempì il bicchiere. 
La cucina era illuminata dalla poca luce di un lampione in strada pigro e debole; Scorpius socchiuse gli occhi e si portò il bicchiere alle labbra per fare un sorso. 

Gli mancava James. 

Aveva vissuto con lui pochi giorni e aveva scoperto la bellezza di sentirsi amato, ma non era solo per quello che avvertiva la mancanza del ragazzo: gli mancava battibeccare per le coperte rubate di notte, per il tubetto del dentifricio lasciato nella doccia, per i vestiti sporchi lasciati a marcire sulla sedia in cucina e anche per i lunghi pasti serali e i discorsi del più e del meno.
Aveva rovinato ogni cosa.
Senza rendersene conto le lacrime gli avevano bagnato i piedi; piangere non serviva a niente, non avrebbe riportato James da lui né avrebbe chiarito la situazione. Si era comportato male, si era approfittato dei sentimenti puri di James per risolvere un caso di cui era rimasto vittima innamorandosi di Potter. 
“Vittima…” l’unica vera vittima di tutto quel caos era proprio James.
Lasciò il bicchiere vuoto nella vasca bagnata del lavandino e tornò in camera da letto; si lanciò sulle coperte, abbracciò il cuscino e continuò a piangere. Non sarebbe servito a nulla, non gli avrebbe dato un momento per chiedere scusa o quantomeno per spiegarsi… eppure, l’unica cosa che riuscì a fare era quella.
Pianse come non aveva mai fatto prima, come non aveva mai pianto per un giocattolo non ricevuto, per un voto troppo basso per la sua preparazione, per un amore non corrisposto, per essere stato cacciato da casa; non aveva mai lacrimato e sofferto tanto, e quel pianto lo accompagnò fino a trascinarlo in un sonno profondo, quando l’orologio segnava le 5:03.

Quando la lancetta più grande si spostò, insieme a quella piccola, sul numero “6” una leggera melodia si diffuse nell’aria. 

Scorpius odiava quella stupida sveglia: quando suonava non la smetteva fino a quando il mago che l’aveva impostata non si alzava dal letto. Era un aggeggio stupido che Albus aveva regalato al fratello quando i due andavano ancora d’accordo; sapeva che non avrebbe smesso di tintinnare fino a quando non si fosse rimesso in piedi ma lui non aveva le forze per affrontare l’ennesimo giorno lavorativo. Il giovane Malfoy si mise con la testa sotto al cuscino ma l’orologio suonava più forte; più si nascondeva più il volume sembrava alzarsi… fino a quando, d’improvviso, si fermò. Il ragazzo non si fece molte domande e ne approfittò per chiudere di nuovo gli occhi.
Cinque minuti dopo li sgranò e scattò seduto sul letto a gambe incrociate. Com’era possibile che quella sveglia si fosse fermata? Una volta aveva visto James scaraventarla dalla torre di Grifondoro e quando Albus, che era in cortile, l’aveva raccolta, suonava ancora. Ora, invece, aveva smesso da sola.
Il suo senso da Auror gli suggeriva che c’era qualcosa di strano in quella casa; afferrò la bacchetta sul comodino e lanciò un Homenum Revelio.
Una serie di luci verdastre che si diffusero in tutte le stanze si unificarono formando una lunga linea verde che conduceva alla cucina. Malfoy deglutì e si avviò verso la stanza con la bacchetta sguainata; camminava a passo felpato per non farsi sentire e respirava piano. 

Era troppo presto perché fosse uno dei ragazzi della band, nessuno dei suoi amici sapeva dove fosse e né suo padre, né il signor Potter, sarebbero entrati in casa senza bussare. Era pronto a scagliare una fattura stendente quando entrò in cucina ma, non appena vide chi si stava versando il caffè nella tazza rossa, la bacchetta gli cadde dalle mani. Il tonfo del legno echeggiò nella stanza e i suoi occhi si gonfiarono nuovamente di lacrime. Non poteva credere che stesse succedendo davvero. 
- James… - bisbigliò.
Il ragazzo non si era voltato neanche quando lo aveva chiamato. Sembrava essere dimagrito, i capelli erano diventati più lunghi e il pantalone nero che indossava gli metteva in risalto le curve del sedere. In realtà Potter era vestito in maniera piuttosto composta per i suoi standard. Aveva scorciato le maniche della camicia nel versare il caffè nella tazza, forse per non sporcarsi, e stava per assaggiare un sorso del preparato.
Scorpius provò l’impulso di abbracciarlo e picchiarlo, non necessariamente in quest’ordine, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu un altro passo verso di lui.
- James… - ripeté.
- Scorpius, - salutò l’altro.
- Hai… hai spento tu la sveglia? – chiese. Che domanda stupida! Non lo vedeva da mesi e gli chiedeva della sveglia?!
- Sì, pensavo volessi dormire. Non volevo svegliarti. – La voce di James suonava più pacata rispetto a quella che aveva sempre avuto.
- Grazie, - borbottò Malfoy. Avrebbe voluto dirgli tante cose, porgli tante altre domande ma le parole gli morivano in gola. 
- Vedo che ti sei sistemato bene! Questa casa non è mai stata così ordinata. –
- Io, sì… cioè… non ho ancora trovato un appartamento, - mentì. Non aveva mai avuto intenzione di lasciare quel monolocale. 
- Puoi restare qui quanto ti pare. Non tornerò per molto tempo. –
- James, io… - sospirò Scorpius, - io… andrò via, non devi rinunciare a casa tua solo perché io sono ancora qui. –
- Non è per te, Malfoy. Sono passato per prendere alcune cose, ne ho approfittato oggi che ero a Londra per il processo di mio fratello. Sai che sono un testimone chiave, - aggiunse.
- Dove andrai? – 
Non aveva alcun diritto di fargli quella domanda e il sopracciglio sollevato di Potter sottolineò quell’insolenza.
- Aaron, per miracolo divino, ci ha trovato un ingaggio nell’Europa dell’est. Andremo lì per dei mesi. –
- E tu come… cioè… la posta mi è tornata indietro, io ho… ho scritto tante lettere! –
- Ma lui è venuto a trovarmi, - specificò l’altro. – Ha ottenuto un permesso speciale. Non si possono avere contatti con il mondo alla krankenhaus ma Aaron deve essere sembrato parecchio convincente. Il mio Guaritore ha perfino acconsentito alla partenza! –
Scorpius annuì piano come a dirgli di aver capito e restò in silenzio mordendosi un labbro; il senso d’inferiorità lo schiacciò in pieno: perché non aveva pensato di andarlo a trovare? Guardò James infilare disordinatamente dei vestiti in un borsone chiaramente incantato e, più la valigia si riempiva, più il suo cuore si svuotava. 
- James… - chiamò a bassa voce. – Facciamo colazione insieme? –

Potter si fermò nell’atto di infilare una t-shirt nella borsa e si voltò verso l’altro come se avesse detto la più grande eresia mai esistita. 
- Sono mesi che vorrei parlare con te, James. Mi basterebbe un minuto per spiegarmi, per… -
- Per dirmi altre stronzate? –
- No, io… mi dispiace, io… io non volevo mentirti! –
- Lo hai fatto, - sentenziò James. La sua natura Grifondoro si mostrava soprattutto in quei momenti d’irascibilità per l’ingiustizia subita; tuttavia, cercò di restare calmo e darsi un tono indifferente. – Secondo il mio Guaritore usavo droghe solo per sfuggire alla realtà. Mia madre che non poteva accettare la mia omosessualità, mio padre che voleva capire ma “dovresti essere più pudico, non diciamolo a nessuno”, Teddy che lascia casa e città perché giustamente voleva metter su famiglia, Albus che ce l’aveva con me… e uno stupido, malinconico, straziante amore mai corrisposto. Ho accettato di fare da cavia per la ricerca di Albus perché volevo guadagnarmi la sua stima ma, così facendo, ho scoperto quanto fosse miserabile la mia vita. Le prendevo e tutta la sofferenza era lontana, - raccontò socchiudendo gli occhi, poi sospirò di nuovo. – D’improvviso, un giorno, ero felice senza alcun arteficio. Mi sono svegliato e la persona che amavo dormiva accanto a me e la casa profumava di scones appena sfornati. – Stavolta James mise su un sorriso che subito divenne amareggiato. – Ma, anche in quel caso, la realtà si è abbattuta sopra di me come uno Stupeficium. Tutto quello che sembrava vero, unico, in ordine e bello… era solo una finzione del cazzo. –
- Io non volevo, James, io… tu non capisci, non sai come mi sono sentito io! – 
- Perché, tu pensi di sapere come io mi sia sentito? – chiese James innervosito. – Per anni a preoccuparmi solo che tu non ci restassi troppo male se mio fratello si scopava un altro, a prendermi cura di te, a consolarti sapendo che non mi avresti mai amato e… sono stato un coglione a credere che tutto questo fosse cambiato solo perché mi hai baciato, hai accettato un invito a cena, sei rimasto a dormire con me. Io ti amavo, Scorpius, e tu ci hai lucrato sopra. -
- Io… - 
Scorpius abbassò le mani e strinse i pugni lasciando che le unghie s’infilassero nella carne. 
– Mi dispiace… -
- Non servono a un cazzo i “mi dispiace”. Non voglio più sentire bugie, non voglio più scuse o spiegazioni. Non voglio più neanche te, - disse, infine. Tutto quello che avrebbe voluto era fumarsi una canna e farsi una sega. Forse aveva ragione lo Psicomago: non era pronto per affrontare Scorpius. 

Le parole che James gli aveva rivolto furono, per Scorpius, una vera e propria pugnalata sul cuore.
- Non… tu non… non vuoi più stare con me? –
- No, - ribadì Potter. Aveva la gola secca e voleva solo andare via e lasciarsi tutto alle spalle; poi avvertì qualcosa pungergli sul fianco. Il suo tatuaggio incantato voleva ricordargli di essere coraggioso, di non cedere, di non lasciarsi andare.
Malfoy abbassò lo sguardo ed era sicuro solo di una cosa: non poteva dargli torto. Aveva tutte le ragioni per comportarsi in quel modo tanto ostile e diffidente. – Non ti dirò bugie, James, - provò in extremis. – Non ne vedo il motivo… so di aver rovinato tutto e di averti fatto del male. Io… -
James scosse la testa piano. Non voleva ascoltarlo perché, anche se gli avesse detto la verità più assoluta, lui non gli avrebbe creduto. Potter aprì l’armadio e recuperò la chitarra per metterla sulle spalle grazie alla tracolla del fodero, poi si chinò per sollevare il borsone pieno delle sue cose.

- James, non vuoi almeno sapere cosa provo per te? – chiese Malfoy con gli occhi gonfi di lacrime. Non riusciva a credere che, quando tutta quella storia era cominciata, lui aveva avuto il cuore spezzato e la certezza di poter correre da James, mentre ora era proprio Potter ad averlo fatto a pezzi. E stavolta se lo meritava.

Lo guardò cercare qualcosa nelle tasche e ricordò che, anche quando lo aveva rivisto per la cena nella vecchia casa di Teddy, portava con sé chitarra e borsone… e lo aveva anche aiutato con la spesa. Lo aveva sostenuto di fronte a Drake, con Albus, con il lavoro e lui lo aveva ripagato con tante bugie e omertà. Si era preso il meglio che il ragazzo avesse da offrirgli e ora che ne aveva capito davvero il valore lo aveva perso.
James estrasse un mazzo di chiavi, la copia che portava sempre con sé. Lui sapeva che non avrebbe più messo piede in quella casa, non dopo aver trascorso i giorni più belli della sua vita e aver scoperto che si trattava solo di un inganno. Aprì la porta e, dopo aver lanciato le chiavi all’altro ragazzo, rispose con l’unica cosa che valeva la pena dargli: la sincerità. Sebbene pensasse non la meritasse appieno, James non se la sentì di dire una bugia solo per sembrare convenevole. 

Se voleva sapere quello che Scorpius provava per lui?
Se lo era chiesto molte volte, in cella, in clinica, prima dell’incendio al Pandemonium, durante gli anni ad Hogwarts e quelli dopo la scuola. 
Quanti segreti era riuscito a tenere nascosti? 
Quante volte gli aveva mentito e quali cose erano vere?
Potter aveva rimuginato con costanza su quella stupida canzone che aveva scritto per Scorpius e che continuava a ronzargli nella testa senza tregua. 
Se voleva sapere cosa provava per lui… uscì dall’appartamento e sorrise malinconico nel rispondergli guardandolo negli occhi.

- No, - ammise. 

Perché l’amore faceva schifo, e non era quello di cui si poteva leggere nei romanzi o ascoltare nelle canzoni. L’amore prendeva il cervello, il cuore, il fegato, lo stomaco, ne faceva poltiglie e ci nutriva il Kraken del Lago Nero.

Potevi essere Mago Merlino, uno gnomo da giardino o Godric Grifondoro: l’amore faceva schifo e non avrebbe risparmiato nessuno.

Neanche il figlio di Harry Potter.

fine.

 

♪ Note a margine e pippone di fine storia:
Non avrei potuto aggiornare domani perché il mio computer sarà in assistenza, ma ci tenevo a pubblicare il capitolo finale di questa storia in tempo. Lo so: probabilmente sarete delusi o arrabbiati per questo finale, ma io non ho trovato un modo più giusto per concludere questa fanfiction.
Farli riappacificare, dopo tutto quello che era successo, mi sarebbe sembrato troppo banale. E comunque non l'ho nemmeno deciso io: io scrivevo da narratore esterno, li guardavo muoversi e interagire ed è andata così. 
Ci sarà un seguel o un epilogo? Forse. È una delle cose che ho in progetto di scrivere, ma vi dirò la verità: ho finito di scrivere questa storia nel tardo 2019 e da quel momento in poi mi sono sentita completamente svuotata. Ho infilato così tanto di me tra queste righe, ho raccontato un sacco di cose, mi sono analizzata attraverso questi personaggi di fantasia che, alla fine, mi rendo conto di non saper più scrivere in generale. Forse suona come un'esagerazione, ma tant'è.  
Nel frattempo, ringrazio, come sempre, Pally93 per aver betato tutta la storia. E per i commenti stupidi e deliranti tra i capitoli o durante la stesura, perché resteranno sempre nel mio cuore. E poi ringrazio Eevaa, _Dorothy_ e tutti coloro che hanno letto, commentato, riso, pianto e smadonnato dietro questa fanfiction. 
Grazie mille a tutti.


La canzone che dà il nome al capitolo è Simple Math dei Manchester Orchestra.

"I'm lost and hardly noticed, slight goodbye
I wanna rip your lips off in my mouth
And even in my greatest moment doubt
The line between deceit and right now
Simple math, it's how our bodies even got here
Sinful math, the ebb and flow to multiply
What if I was wrong and no one cared to mention
What if it was true and all we thought was right was wrong
Simple math, the truth cannot be fractioned"

 

Per spoiler, info, chiacchiere e insulti, vi invito a visitare la mia pagina facebook!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nemesis01