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Autore: Queen of Superficial    04/02/2021    1 recensioni
«La maglia dei Kasabian, le camere da letto comunicanti con il tubo dei pompieri, la terra sotto i nostri piedi che sembrava assecondare i nostri passi ogni volta che ci muovevamo per incontrarci. Vicini, eterni, imbattibili.
Poi, la vita.
La vita spesso ha un modo suo di rivelarti le cose. Non te le dispiega davanti come un elenco, una certezza, non te le sottolinea in rosso tre volte per fartele identificare come importanti. No. Le insinua. Silenziosamente. Inesorabilmente. Piccole biglie che si incollano l'una all'altra per creare un disegno, filtrare una luce. Ti rendono edotto di quale sia la realtà, e ti dicono che non importa se quelle che hai vissuto fossero solo illusioni, purché siano state belle.»

Sequel di "Niente virgolette nel titolo". Perché? Lo sa Dio.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Kate Hudson, Matthew Bellamy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cronache da un altro mondo.

Ho pensato e ripensato al capitolo 6 delle Memorie delle Caravelle Portoghesi — di qualcun altro. Avrei voluto offrirvi il secondo matrimonio di Jimmy e Ria in pompa magna, ad Huntington Beach, con tutti i fiori che vi aspettavate; lasciarli in pace con la loro decisione di convolare a chiacchieratissime nozze in una chiesetta di New Orleans con la sola testimonianza dei santi scolpiti nel marmo e forse di Dr. John, l’ineffabile stregone voodoo con il serpente a tracolla. Ma poi ho pensato che avrebbe avuto più senso ridarvi, per l’ultima volta, tutto il complesso ed infaticabile ingranaggio che fu Niente virgolette nella speranza che, quando leggerete, l’atmosfera di quei giorni obliqui, in cui tutti sembravano invincibili e nessuno lo era, torni ad avvolgervi come la coperta calda che spero sia stata dieci anni fa. Volevo che il pensiero tornasse a quel caos fecondo e che alcuni veli venissero sollevati; la loro prima volta, per dirne una.

Perciò, considerate questo come un capitolo alternativo al numero 6 — nonché la fine della storia.
Con amore eterno,
Q.

 

Vi auguro la tempesta

 

“Siete dei cretini, degli irresponsabili e degli incapaci.”
Ann si prese la testa tra le mani. Non sapeva quante volte aveva fatto quel medesimo gesto da quando Jimmy era entrato in casa sua, quel giorno — Jimmy, il quale ora stava in piedi di fronte a Bliss e la sovrastava di almeno trenta centimetri, ma aveva lo stesso un’espressione tra l’intimidito e il confuso. Bliss invece urlava. Molto. I capelli le frustavano il viso mentre si voltava di scatto verso chi di volta in volta era l’oggetto dell’invettiva, con il dito puntato a sottolineare la gravità dell’accaduto.
“Dovevate chiamare me! Subito! Non appena saputo qualcosa di nuovo su Ria, dovevate chiamarmi!”
C’era anche il telefono di casa di Ann fuori posto, e una luce rossa in rappresentanza di Nonna Willow, in vivavoce.
Nessuno fiatava. Bliss si scostò una ciocca di capelli dalla fronte, esausta.
“Perché?”
Una voce dal nulla. No, non dal nulla; dalla poltrona. Ann si voltò d’istinto verso Splinter, conoscendo la frattura tra i caratteri delle due, e solo dopo un secondo si rese conto che la voce era maschile. Allora, incredula, si voltò verso Fleur.
“Perché cosa?”, urlò Bliss, senza accennare a volersi calmare.
“Perché bisognava avvisarti per forza, Juniper. Questo, chiedevo.”, rispose Fleur, perfettamente misurato.
Bliss gli rivolse uno sguardo agghiacciante.
“Se avesse voluto, avrebbe potuto chiamarti direttamente lei.”, intervenne a mediare Bellamy, facendo un grave errore. “Credo.”, aggiunse poi, dopo aver ricevuto lo stesso sguardo che un secondo prima era destinato a Fleur. Bliss nemmeno lo degnò di una risposta; si passò una mano sul viso, sentendo le palpebre caderle per il peso specifico di quella discussione.
“Vuoi sapere perché, Gregory?”, disse, cadendo a sedere sul divano. “Perché io sono quella che era con lei quando non c’era nessuno di voi. Quando uno lavorava, un altro suonava e il terzo faceva il filosofo. Ecco perché.”
Ann alzò gli occhi di nuovo su Splinter, per captare reazioni, ma non ve ne fu alcuna.
Jimmy sedette accanto a Bliss, che scostò di malagrazia le gambe per evitare qualsivoglia contatto fisico.
“Splinter”, disse, con voce stanca, “Ria ha detto che tu sai dove si trova.”
“Ah, sì? Io non credo.”
“Ha detto di dirti: serpente.”
Splinter sorrise d’istinto, e il suo sguardo incrociò quello di Ann: “New Orleans”, dissero, in coro.

 

Nineteen, your eyes are glowing to my beating heart
Oh, it seems like it’s fine as my hand is moving up your arm
And you never really know where it goes up until it starts
I got my eye on you
whatcha gonna do?

 

Ria camminava senza scopo né destinazione per Frenchmen Street. Dalle porte aperte dei bar sciamava in strada una varietà infinita di declinazioni del jazz. 
Si chiedeva, Ria, non senza una certa preoccupazione, cosa farsene della consapevolezza che, tra tutte le persone che amava, lei era quella che era messa peggio e messa meglio insieme. Sono abituati così, si disse, facendo frusciare l’orlo del vestito a filo del marciapiede, non si può essere una persona per tutta la vita e poi improvvisamente decidere di diventare qualcun altro senza aspettarsi almeno il minimo sindacale di sgomento. Poi si chiese se lo amava davvero. No, non Matt. Jimmy, stavolta. Quello che era stato il suo porto sicuro, la sua ancora di salvataggio, la parte sana della mela marcia che erano i suoi incubi e le sue paure. Le sue diecimila insicurezze e i suoi irrisolvibili dubbi, che conosceva soltanto lui. Il brivido del sapore della pelle della sua schiena sotto la lingua, scottata dal sole e dal sale dopo una giornata in spiaggia, nel letto di Huntington Beach dove, tutti sapevano, non dormivano più uno addosso all’altra nell’abbraccio di due cuccioli; e, forse, l’avevano sempre saputo.
 

“Ti ricordi quando le desti una gomitata in faccia? Ti era arrivata alle spalle mentre suonavi…”
“Per Dio, stai zitto, Brian.”
Quel volo non finiva mai. Jimmy non sapeva neanche bene quando era iniziato; erano sull’Atlantico da ore, forse da giorni, e lui detestava volare. L’odio per gli aerei non poteva battere l’amore per Ria. No. L’amore e la lealtà vincono sempre a tavolino.

 

Ria alzò lo sguardo. Voodoo shop. Sorrise all’insegna e si avventurò all’interno. Un uomo corpulento con due sorprendenti occhi azzurri sedeva dietro una scrivania di legno; teneva tra le braccia un serpente. Ria indugiò sull’uscio, lo sguardo catturato da due file di statuine di paglia e legno: Juju, pensò, spiriti protettori.
“Io sono Doctor John.”, disse l’uomo, studiandola tranquillo, “E lui è Richelieu.”
Ria spese giusto un attimo a chiedersi come mai Doctor John aveva sentito il bisogno di chiamare il serpente come un cardinale francese, poi incrociò i suoi occhi e gli sorrise: “Io sono Eldariael. Ria, per gli amici. Beh, in realtà per tutti quanti.”
Doctor John annuì, sorridendole enigmatico; poi, qualcosa nell’aria intorno a lei sembrò catturare la sua attenzione. Gli occhi di Ria fecero una parabola del soffitto, per capire cosa stesse guardando l’uomo.
“C’è un fantasma.”, disse infine.
Ria sorrise di nuovo. “C’è sempre un fantasma.”
Doctor John la osservò, serio, per un lungo attimo. Poi sorrise anche lui.
“Your soulmate is crossing the ocean.”, disse, con gli occhi fissi in quelli di lei.
“Mi piace pensare che sia così.”, rispose. 

 

“Scusa, bello.”
“No, non credo.”
Matt Bellamy roteò gli occhi, esasperato, sporgendosi dal sedile accanto al quale sua moglie sonnecchiava con la testa sul finestrino. Jimmy si girò con una furia che raramente aveva riservato a un posto a sedere. Matt resse il suo sguardo, impassibile: “Lo so che il tuo sport preferito è incolparmi di tutti i problemi di Ria scaricando le tue evidenti responsabilità, ma ho proprio bisogno di chiederti una cosa.”
Jimmy serrò la mascella. “Spara.”, disse, poco convinto.
“Che hai intenzione di fare? Cioè, siamo partiti per…? Andarla a riprendere?”
Il Reverendo scosse la testa. “Siamo partiti per chiudere questa situazione una volta per tutte.”

 

Ria era seduta davanti al Doctor John; il confine tra loro, un mazzo di carte dei tarocchi i cui arcani maggiori erano in bella vista sul tavolo. In braccio a Ria c’era Richelieu, mollemente acciambellato.
“Gli piaci.”, sorrise Doctor John.
“Ho un certo feeling coi serpenti. Solo che, di solito, sono antropomorfi.”
L’uomo studiò le carte a lungo. “Ah, tutto chiaro.”, disse infine. “Da dove vuoi cominciare? Dal passato?”
Ria scosse la testa, cortese. “Non voglio sapere nulla, ma grazie.”
Doctor John sorrise di più. “Hai un’anima molto antica. E un dono.”
Ria accarezzò Richelieu con sguardo pungente, perduto in una collina di collanine in plastica su un altare.
“Lui è il mio dono.”
Sentì un calore inaspettato sul dorso della mano, e si stupì di trovarvi quella di Doctor John che la accarezzava; alzò lo sguardo su di lui, in attesa.
“Sapevi di amarlo molto prima di sapere la verità.”
“Sì, questo è vero.”
“Ma a lui non l’hai detto.”
“No, non del tutto. Dovrei?”
Doctor John aprì le braccia in segno di dubbio, cordiale. “Tu pensi di doverlo fare?”
“Dirgli che sono stata disonesta anche io?”
“La lealtà prima di tutto.”
“E come si fa a dire ad una persona che hai cercato di scordarla in altre braccia, e che ci sei anche riuscita, per un periodo, finché come al solito non ti è crollato tutto in testa?”
“Sei troppo dura con il destino, bambina. Alla fine, è accaduto tutto quello che era necessario accadesse perché tu potessi avere il meglio che la vita potesse offrirti; sei stata messa in condizione di riconoscerlo quando ti capita, e di creartelo quando non lo vedi.”
“Cosa?”
“Il meglio.”
Ria spese un momento in riflessione.
“Non credo di essere così brava.”, disse infine.
Il sorriso di Doctor John ormai gli riempiva il viso, rivelando un diastema che somigliava a quello di Bliss. “Nessuno che sia veramente bravo crede di essere veramente bravo, bambina.”, rispose, mischiando di nuovo le carte. 

 

Daydream near a stream with the winter bites
oh, I listen to the song on repeat from the other night
and I can’t picture you but I’m sure I got the feeling right
what a crazy world,
pretty little girl

 

Jimmy non riusciva a stare fermo. Brian aveva rinunciato a convincerlo a dormire un po’. Si alzò e percorse tutto il corridoio tra i sedili, fino alla cabina del capitano. Una signora anziana seduta in uno dei posti con lo spazio per le gambe lo guardò strano. Si studiarono in silenzio per lunghi secondi, finché lui disse, senza sapere perché: “Sto andando a riprendermi l’amore della mia vita.”
Lo sguardo dell’anziana si addolcì infinitamente. “Come si chiama?”, gli chiese, con una voce soffice come il velluto e arrochita probabilmente da anni di ninnananne accanto ai letti dei nipoti.
“Ria.”, rispose.
“Hai una foto?”
Jimmy tentennò un secondo, poi estrasse il cellulare e le mostrò lo sfondo; Ria sorrideva, di profilo, con le braccia intorno al suo collo. Sorrideva anche lui, con gli occhi sul suo viso e la fronte contro la sua. Ria sembrava timida, guardava in basso. Era felice.
La signora sorrise e mise una mano sulla sua, che reggeva il telefono.
“È cosa buona”, disse, “lei è cosa buona.”
Il sorriso di Jimmy si aprì insieme al crollo della stanchezza.
“Sì, lo è.”, le rispose.
“Chiedile perché.”
Lui guardò la donna senza capire. Il volto tranquillo, saggio, di una madre, di una nonna.
“Chiedile perché è andata via, e non giudicarla. Ascoltala. Ma ricordati di chiederle sempre perché. Sempre. Perché si è messa quel vestito, perché ha cucinato quella pietanza tanto elaborata, perché ha cambiato le lenzuola, perché si è tagliata i capelli, perché è rimasta a casa, perché è uscita a passeggiare, perché ha rinunciato a qualcosa, perché è felice. E ricordati che, qualunque sia la sua risposta, quella che probabilmente non ti darà mai sarà sempre vera. E sarà sempre uguale.”
“Quale?”, chiese Jimmy, confuso.
Il sorriso della donna si aprì di più. “Per te.”, rispose.
Si scambiarono uno sguardo carico di pensieri, quindi lui la osservò estrarre dalla borsa marrone un foglietto e scriverci sopra qualcosa. “Questo è il mio numero. Fammi sapere com’è andata, quando la trovi.”
Jimmy prese il pezzo di carta tra le mani, frastornato. Non sapeva cosa fare. Lo fissò incredulo, senza neanche riconoscere il prefisso.
“Grazie.”, disse. Fece per andarsene, rivolgendole un cenno di saluto, poi ci ripensò.
“Io sono James. Jimmy.”, disse, come se se ne fosse ricordato improvvisamente.
“Teresa.”, rispose l’anziana.
Che strani incontri si fanno in cielo. 

 

Ria raddrizzò la schiena e accettò il Juju, la candela e le dieci collane di plastica che Doctor John le porgeva. “Grazie, Doctor John.”
“Per averti detto cose che già sapevi?”, la pungolò lui, dando una carezza distratta al serpente.
“Per avermi tenuta qui. Ero un po’ persa là fuori.”
Doctor John le rivolse uno sguardo saggio e divertito. “Chi non lo è.”
Ria sorrise, alzò la mano e si diresse verso la porta. “Aspetta.”, la fermò la voce. Quando si voltò di nuovo verso l’uomo, lui era di spalle e trafficava con un cassetto.
Doctor John aveva in mano un anello di corallo. Lo guardò con un sospiro, come se fosse difficile lasciarlo andare, poi le prese la mano destra e le fece scorrere l’anello lungo il dito.
“Vuole che tu lo abbia.”
“Chi?”
“Il tuo fantasma. Dice che non si va mai a mani vuote a un matrimonio, e, visto che non potrà dartelo di persona, vuole che te lo dia io. Un regalo in anticipo.”
Il respiro di Ria si fermò per un secondo, guardando quell’anello, il suo tramite e il suo mandante. Doctor John sorrideva. Lei afferrò uno dei biglietti da visita esposti e gli disse “Ti chiamo.”, avviandosi di nuovo verso l’uscita.
“Dicono tutte così.”
Ria rise. Aprì la porta e mise fuori una ballerina, nella brezza fresca.
“Ria!”
Si voltò. “Sì?”
“Ti raccomandiamo, non perdere quell’anello.”
Sorrise. “Non lo farò.”
Guardò Doctor John; pareva in ascolto di qualcosa nell’aria.
“E chiama tuo padre.”, aggiunse l’uomo.
Lei sbuffò una risata, si voltò, sollevò un braccio dirigendo un saluto alle sue spalle e uscì nel mondo.

 

And we wake from the night in a bed with a bruise
and we’re laughing out loud over the craziest news

and you reached for my hand, I was scared in your room
we fell on the floor and we started to move
and your hands were like birds as they flew from the coop
up my back they would climb just as I came unglued

 

Dopo la laurea di Ria, non c’era stato tempo di fare né capire nulla.
Erano tornati a casa, sbandando. John chissà dove, Bliss chissà dove, il letto di Ria coperto da un corredo rosso, come ogni laurea vuole. Era notte fonda.
“Ti ricordo che c’è un buco che ci collega al piano di sotto, dove alloggia quel demonio della tua migliore amica.”, disse Jimmy, appoggiando la giacca su una sedia. Ria calciò via le scarpe in un angolo girandosi a sorridergli, e si affacciò nel foro tra le stanze da letto; la luce giù era spenta.
“Non c’è nessuno.”, disse, ma poi si accorse di star parlando con il vuoto. Jimmy era assorto a guardare le foto di Bellamy alle pareti, quelle che lei stessa aveva scattato, con gli occhi pieni di qualcosa che lui non riusciva a sopportare, sotto un palco. Ria abbassò le luci e gli si avvicinò alle spalle, circondandolo con le braccia: un brivido di anticipazione le corse lungo la schiena. L’aria intorno a loro si fece soffusa, carica di sottintesi, come se soffrisse l’effetto di una chimica ineffabile e antica. Lasciò correre le mani lungo le braccia di lui, accanto ai fianchi, e poi su, su di nuovo, nel senso contrario, poggiandogli un bacio in mezzo alla schiena, attraverso la maglia.
I loro respiri erano l’unico rumore nella stanza. Jimmy spalancò gli occhi al muro sentendo una cerniera in movimento. Il vestito Westwood finì a terra in una nuvola bianca, ai piedi di Ria. Lui era spaventato. Non sapeva se era pronto. Ma lei, come al solito, stava affrontando il problema da sola, senza chiedere nulla a nessuno. Sentì il suo seno premergli contro la schiena, il suo corpo che aderiva a lui, mentre lei si alzava sulle punte e gli poggiava un bacio sulla nuca, intenso, lungo. La sua testa si fletté involontariamente all’indietro, per andarle incontro, e la sentì sorridere sulla sua pelle. Le mani di Ria percorsero di nuovo la linea morbida delle sue braccia e si fermarono all’orlo della maglia; le sue dita morbide, tiepide, gliela tirarono su per il torace, e lui se la lasciò sfilare come un bambino. La pelle di Jimmy era calda, e Ria respirò intensamente contro
Sullivan0, il tatuaggio tra le scapole. Quante volte aveva dormito lì sopra, in notti oblique e difficili. Sapeva che, se avesse perso il momento, quella cosa non l’avrebbero più fatta. Mai più, forse. Un altro bacio, più lungo del primo, sulla spalla. Jimmy strinse i denti, senza riuscire a chiudere gli occhi, sentendo le mani di Ria scendergli lungo il torace, l’ombelico, fino a fermarsi sulla chiusura dei suoi pantaloni. Il cuore gli martellava in petto come mai prima. Cercò un coraggio che non aveva e che gli si rovesciò tutto addosso, improvvisamente, appena sentì il bottone dei suoi pantaloni uscire dall’asola, e quelle mani abbassargli la cerniera. Si voltò in fretta, spaventandola un poco, e improvvisamente se la trovò davanti. Non era la prima volta che la vedeva in biancheria, ma nell’aria c’era qualcosa di diverso; tra loro c’era qualcosa di diverso, una cosa innegabile. La guardò rapito per lunghi secondi, indugiando sulla curva del suo seno, su quella del suo fianco, dove iniziava la pelle e finiva la stoffa candida degli slip. Dietro di lei, lo specchio rifletteva una forma che lo imbarazzò al punto di fargli distogliere lo sguardo. Abbassò gli occhi sul ventre di Ria, cercando il coraggio di fare qualcosa. Qualunque cosa. Ria, ancora una volta, fece prima; gli sollevò il mento con un dito, portandogli gli occhi nei suoi, e mise le mani dietro la schiena, sbottonando. Con un’impercettibile movimento delle spalle, il reggiseno le cadde ai piedi, sul vestito. Jimmy sollevò una mano, accarezzandole la linea morbida del fianco, risalendo per l’ombelico. Lei chiuse gli occhi e sospirò. L’aria era carica. Ria avanzò di un passo, perché non voleva costringerlo ad esporsi toccandola in un modo che ancora gli risultava troppo nuovo per essere metabolizzato: si sa, i maschi sono più lenti. Sorrise al pensiero e gli si avvicinò, premendo il seno sul suo petto e allacciandogli le braccia intorno al collo. Respiravano vicini, lui agitato e carico di un imbarazzo che non sapeva neanche di poter provare, lei apparentemente tranquilla, serena, ma oppressa dai duemila pensieri che le vorticavano in testa. C’è solo un bacio del vero amore, solo una persona il cui corpo sembra disegnato per appoggiarci il tuo. Ria cercò le sue labbra e le chiuse in un bacio umido, privato, pieno di attese. Finalmente, le mani di Jimmy si chiusero intorno a lei, sulla sua schiena; cercò con le dita le fossette dolci alla base, la strinse di più, si avventurò più in basso. Scoppiarono a ridere entrambi, l’uno nella bocca dell’altro, e si staccarono per un secondo. Cercarono di riprendere il controllo, ma non c’era niente da fare, ridevano senza posa, fronte contro fronte, dolcemente, sinceramente divertiti. Agitati. Irrequieti. “Scusa”, disse Jimmy quando si furono un po’ calmati, la mano ancora sul culo di Ria, “Ti ho rovinato il sipario da femme fatale.” Ria scattò all’indietro, fintamente offesa, e gli mollò un cazzotto sul petto: “Stronzo.” Jimmy barcollò all’indietro. “Calma, Point Break.” Ma Ria gli diede un altro cazzotto, stavolta sorridendo. “Sei proprio uno stronzo.”, gli disse, avvicinandosi. Jimmy indietreggiò ancora, divertito, e la lasciò fare. Ria lo spinse di nuovo, a palme aperte sul petto. “Stronzo.”, disse, a un centimetro dalla sua bocca. Si sporse a mordergli le labbra e lui convertì il morso in un bacio che sembrava una battaglia per il controllo. Un sottotesto invase l’aria, trasformandola di nuovo. “Che stronzo.”, continuò a spingerlo Ria, sussurrandoglielo sottovoce sulle labbra, finché il retro delle ginocchia di Jimmy non incontrò il letto e lui cadde di schiena, solo vagamente sorpreso. Ria gli salì addosso a cavalcioni e si piegò su di lui. Si fissarono per un lungo secondo, prima di riprendere la battaglia. Lei fece per colpirlo ancora ma lui le bloccò i polsi, lasciandola combattere per divincolarsi. Si sporse e la baciò di nuovo, lottando, fino a rigirarla sotto di lui. Giocando, le morse le labbra, strappandole un sospiro a metà tra la protesta e qualcos’altro, poi la sua bocca scese sulla curva della mascella e sul collo, mordendo e succhiando. Ria gli afferrò i capelli e si contorse sotto di lui, mandandogli il sangue in ebollizione. Scese ancora, fino al suo seno, mordendo ogni centimetro di pelle che trovava, poi risalì facendo il percorso inverso e la guardò intensamente. Ria spinse le mani sui suoi fianchi, abbassandogli i pantaloni. Si baciarono di nuovo, giocando, sorridendo, mordendo. La mano di Jimmy le tirò giù gli slip in un movimento fluido, da professionista, e le gambe di Ria gli cinsero i fianchi. Quello era il punto di non ritorno; si guardarono e lo seppero tutti e due, nello stesso, infinito istante. Ria abbassò gli occhi, forse per pudore, e infilò la testa nel suo collo: Jimmy sentì il dolore del morso con un secondo di ritardo e reagì d’istinto, prima di potersene rendere conto. Il sospiro spezzato che uscì dalle labbra di Ria si scontrò con il suo, incredulo e profondo. Ria sollevò la testa, puntando gli occhi dentro i suoi. Si mosse piano, catturandogli le labbra dentro un bacio, incitandolo, passandogli le dita tra i capelli. Dopo averla guardata come se la vedesse davvero per la prima volta in vita sua, con gli occhi annebbiati dall’aria carica e il respiro e il cuore che non ne volevano proprio sapere di andare ad un ritmo uguale, lui si mosse, pianissimo, più dolcemente che poteva. Ria sospirò contro la sua bocca, e il ritmo cambiò. La sentiva inarcarsi e premere contro di lui, pelle su pelle; cercò le sue mani e le strinse. Ria tremava e pensava ad una canzone. So I put my arms around you, around you, and I hope that I will do no wrong. “Io ti amo.”, gli disse, soffiandolo sulle sue labbra. Jimmy chiuse gli occhi, in pace. “Io ti amo.”, le rispose, prima di perdersi di nuovo nella sua bocca. 

 

In the rain with the drink from the back of the bar
I would raise up my voice, you would raise it up more
we’d forget that our lives being apart it is hard
we’d thought we were close but it still feels far
Can we learn to get by if we learn to have scars?
If we learn to forgive, and accept who we are

 

Ria si girò a Bourbon Street sentendosi osservata, e lui era lì. Gli rivolse uno sguardo sconvolto. Era davvero colpita.
“Come sapevi che…”
Jimmy si strinse nelle spalle.
“Il tuo iPhone ha la localizzazione.”
Lo sguardo di Ria passò da colpito a scherzosamente risentito, e incrociò le braccia. Jimmy sorrise: “Se permetti, dopo che sei sparita tre giorni in Nuova Zelanda, ho ritenuto di dover prendere qualche precauzione.”
Ria scoppiò a ridere. “Hai fatto bene, sai. Quando sei atterrato?”
“Due ore fa.”
Fu lei a coprire la distanza tra di loro, perché così doveva andare. Si avvicinò a lui con calma, un po’ in imbarazzo per la situazione in cui lo aveva messo, anche se si era ripetuta più di una volta che le cose erano andate esattamente come dovevano e lei non aveva di che sentirsi in colpa, perché aveva fatto ciò che aveva bisogno di fare. Aveva anche rischiato. E lui, come sempre, non l’aveva delusa.
Gli prese le mani, piegando la testa di lato e guardandolo in un modo che gli scioglieva sempre tutti i nodi nel petto e gli cancellava ogni dubbio e preoccupazione. Dolce. Solo per lui.
“Ti ho riportato l’anello.”, disse lui, guardandola senza ombra di risentimento, “Anche se, mi sembra di capire, lo hai già sostituito.”
Ria seguì il suo sguardo fino all’anello di corallo. “Ma no, che dici, questo è alla destra.”, disse, liberando la mano dalla sua presa, “E poi è al medio. Guarda.” Gli alzò il dito davanti al viso, entusiasta come una bambina che si comporta male.
Jimmy sorrise. “Molto divertente. Dove mi stai mandando di preciso?”
Ria nascose le mani dietro la schiena di corsa, finta colpevole, piegando di nuovo la testa e osservandolo tra le ciglia. “Da nessuna parte. Qui.”
Lo cinse con le braccia e lo tenne stretto, affondando il viso nell’incavo del suo collo e poi risalendo fino alle labbra per baciarlo. Jimmy ricordò improvvisamente il bacio in camera da letto di tanto tempo prima, quando le cose stavano per cambiare per sempre; lo ricordò dentro le sue labbra e le rispose con impeto, con tutto l’amore che riusciva a metterci. Qualcuno fischiò. Poi, si ricordò un’altra cosa.
“Perché?”, le chiese, memore delle parole di Teresa sull’aereo.
Ria sospirò e si fece piccola tra le sue braccia, così piccola che lui non poté fare altro che stringerla e sentire un vago flusso di impotenza bloccargli di traverso la gola.
“Risolveremo tutto, vedrai. Però devi parlare con me.”, la incoraggiò.
“Non c’è nulla da risolvere, JJ.”
Lei lo chiamò JJ e lui sorrise, come sempre. Il flusso si sciolse un poco.
“Sono solo io. Avevo bisogno di tempo per rendermi conto di alcune cose. Ad esempio, qual è stato il punto in cui mi sono persa, e ho cominciato ad essere portata dalla corrente. Cos’è che non va, che non riesco a far quadrare in nessun modo.”
“E lo hai capito?”
“No.”
“Allora c’è solo una cosa da fare, quando le cose non quadrano in nessun modo.”
Ria alzò la testa come un uccellino.
“Cosa?”, gli chiese.
“Un passo avanti.”

 

Angelica Apatow aveva passato il pomeriggio al telefono. Si lasciò andare, esausta, all’indietro sulla sedia della scrivania in faggio e saltò per aria quando l’infernale ammennicolo squillò di nuovo. Rispose alla decima telefonata di Splinter.
Halò?”
“Nishe, hai sentito-”
“Ho sentito tutti.”
“Bene, hai chiamato anche-“
“Ho chiamato anche lei, sì.”
“Ti ha detto se può spedire-“
“No, non lo spedisce, lo porta di persona. Parte domani. Tutti partiamo domani.”
“Tutti chi? Hai sentito anche-”
“Tutti. Ho sentito tutti. Tutti quelli sulla lista e anche un paio di nomi che avevamo non so come dimenticato.”
“Bene, quando-”
“Domani mattina alle 10:30.”
“Gli altri invece quando-”
“Abbiamo concordato tutti più o meno lo stesso orario per agevolarci.”
Splinter fece una lunga pausa, lanciando un’occhiataccia al consierge dell’albergo perché doveva in qualche modo scaricare la tensione. Quello saltò, sorpreso.
“D’accordo. Ci aggiorniamo per eventuali sviluppi. In caso contrario, hai già tutti i dettagli. Ti prego di diffonder-”
“Li ho già diffusi. A domani, Vivienne.”
Splinter sospirò. “A domani.”, disse, e attaccò.
Il consierge indietreggiò istintivamente di un passo, vedendo la giovane donna che lo puntava come una tigre in una battuta di caccia.
“Ripassiamo ancora una volta tutto il programma.”, gli disse, agitandolo al punto che quello fece cadere un voluminoso registro a terra. Splinter alzò gli occhi al cielo. L’incompetenza che circolava, non se ne aveva un’idea.

 

Wait a minute, hold up a second, don’t leave me here with this feeling
like I’m the one full of regret, like I never did good for us both
like you never did pull out that weapon and stick that knife in my back
was I supposed to accept it, when your words are more than just sticks and stones,
kinda like a bullet, a hollow tip that lodged in my bones and I can’t just swallow it
my pride is more than all that I own, so I gotta give it away
and some of the times I’m all the way wrong
but can’t you see past me, and see my fucked up home, that made me the meanest
the devil is just singing along to the song I write till I’m alone at night
and I hang up the phone and bite my tongue
‘cause I know that me and you is just, only, right.

 

Ria sorrise, sentendo il corpo di Jimmy premerle contro la schiena. Il suo braccio crollò intorno a lei, schiacciandole il fianco contro il materasso, fino a far diventare il lattice più duro del metallo.
“Che stai leggendo?”, le chiese lui, che si era appena svegliato.
Ria si morse un dito, strusciandosi un po’ addosso a lui per far sì che prendessero entrambi la stessa forma.
Grandi Speranze.”, rispose, girando una pagina.
I have been bent and broken but - I hope - in a better shape. Credo che nessuno davvero capisse le sofferenze di Ria, ma c’era anche da dire che lei non sembrava molto propensa a spiegarle. E forse andava bene così.
“Tu odi quel libro.”, disse Jimmy, stringendola a sé senza accennare a voler aprire gli occhi.
Ria sorrise di nuovo. “È vero. Ma voglio dargli un’altra chance.”
Jimmy ripensò alla signora sull’aereo. “Perché?”, chiese.
“Niente. Le mie solite paranoie.”
Per te, forse, era la risposta.
“Oh, conosco bene le tue paranoie. Alcune ho contribuito personalmente a costruirle.”
Ria rise, ed era quello il suono che lui voleva sentire. Si voltò verso di lui.
“Jimmy”, disse, “Se una come me riesce a mettere a posto la sua vita… ad essere felice, persino…”
La frase rimase lì, sospesa. Jimmy la incoraggiò con lo sguardo a continuare, ma gli occhi di Ria si erano persi nel soffitto.
“Pronto?”, disse, riportandola alla Terra. Ria lo guardò confusa.
“Non lasciare le frasi a metà, Ria, va bene tutto ma è un po’ presto per l’Alzheimer.”
Ria rise di nuovo, chiudendo gli occhi e gettando la testa all’indietro. “D’accordo, scusa, hai ragione. Dicevo, se riesco a dipanare la matassa o quantomeno a convivere con i miei garbugli, imparando a decidere a cosa dare importanza e a cosa no, allora Dickens aveva ragione.”
“Su cosa?”
“Che le persone possono spezzarsi e piegarsi ma, a volte, prendono una forma migliore.”
Jimmy le sorrise dolcemente, guardandola rapito, poi d’improvviso le punse un fianco, facendola contorcere tra le risate. “Allora iniziamo subito. Iniziamo dal piegarti!”, le disse, torturandola. Iniziarono a smantellare le geometrie del letto, lei che rideva e lui che le punzecchiava i fianchi, finché, senza fiato, caddero uno addosso all’altra e ripresero il ritmo del respiro, occhi negli occhi.
Ria si sporse a baciarlo, soffice. “A momenti mi spezzavo anche.”, gli disse, “Una costola, probabilmente.”
“Poco male”, rispose Jimmy, tra un bacio e l’altro, “Ne hai altre 11.”
Tacquero, e lei gli scostò i capelli dagli occhi.
“Sei nervosa?”, chiese Jimmy.
“Un po’. Tu?”
“Cazzo, piccola, non ne hai idea. Più che altro, per il rischio di svegliarmi da solo domani mattina e ricevere una tua telefonata da Honolulu due settimane dopo.”
Ria incassò e sorrise, un po’ mortificata.
“Hey”, aggiustò il tiro, “stavo scherzando. Non fare lo scarafaggio triste.”
“Non sto facendo lo scarafaggio triste.”
“Sì invece. Il triste scarafaggio.”
“Ma può uno che ti vuole bene soprannominarti con cognizione di causa scarafaggio?”, osservò Ria, non a torto.
Jimmy sorrise. “Direi di sì. Se pensi che una delle persone che, ne sono certo, mi ama di più al mondo mi ha soprannominato vecchia troia.”
Ria scoppiò a ridere: “Non è vero. Brian ti chiama orsacchiotto.”
“Solo nell’intimità.”
La risata divenne così forte che qualcuno, nell’altra stanza, molleggiò sul letto.
“Cazzo, da un uomo che ti fa ridere non si torna più indietro. Mia madre mi avrebbe detto di non innamorarmi di te.”
“Te lo hanno detto abbondantemente sua sorella e suo marito anche per lei.”
Ria abbassò lo sguardo per un secondo: “Zia Barbara…”
“Un po’ mi fa impressione, che la chiami ancora zia Barbara.”
“Ma io la chiamerò sempre zia Barbara.”
“Sì, però, voglio dire… è mia madre. Permetti che mi faccia un po’ strano.”
“Fa strano anche a me.”
Jimmy scoppiò a ridere all’improvviso.
“Ti ricordi quella mattina della prima volta che siamo tornati ad Huntington da fidanzati, avevamo dormito insieme e mia madre…”
Ria rise di rimando, imitando la voce di Barbara: “Ragazzi, ve le cambio le lenzuola?”
Non si fermavano più.
“Le avrà lavate con l’acqua santa.”, osservò Ria, tra le risate.
“Bruciate.”, incalzò Jimmy.
Dei colpi secchi alla porta li riscossero.
“Sì?”, urlò Ria.
“Sì il cazzo, vorrei dormire!” rispose Splinter.
“Entra!”, urlò Jimmy.
“Siete presentabili?”, rispose Splinter.
“No!”, urlarono in coro, ma non era vero.
“D’accordo.”, rispose Splinter, ed entrò.
Jimmy le gettò un’occhiata in tralice, ancora sopra Ria. “Giri per i corridoi di un albergo in babydoll?”, le chiese, a titolo informativo.
“Ho la vestaglia.”, gli fece notare lei.
“È aperta.”, la informò lui.
Splinter sbuffò. “Capirai. Tanto comunque non c’è nessuno, abbiamo prenotato tutto il piano.”
Annuirono.
“Devo dirvi alcune cose.”
Seduti sul bordo del letto, in attesa, somigliavano più che mai ai ragazzini con cui era cresciuta. Soprattutto sua sorella, con quella criniera indomabile di capelli e pensieri. Le occorse un attimo per ricomporre il quadro del presente e rendersi conto che i due adulti che le stavano davanti sarebbero convolati a nozze nelle successive ventiquattr’ore; ma c’era qualcosa che doveva dirgli, e quindi la disse.
“Non posso credere che vi sposiate. Sono la persona più razionale della famiglia da quando avevo sei anni, e sono stata sempre dalla vostra parte, ma Dio.”
“Ma Dio?”
“È un’invocazione, Jimmy, non una domanda. Non c’è un seguito. Vorrei che Delilah fosse qui per prenderti a schiaffi, Ria. Non è stato facile convincere tuo padre, ma Fleur gli ha detto che aveva quest’ultima occasione di non deluderti e faceva bene a non farsela scappare.”
“Va bene, ma vedrai che non vorrà accompagnarmi all’altare.”
“No? E come pensi di arrivarci?”
“Non so, magari come sono arrivata ovunque. Con le mie gambe, e solo per Jimmy.”
Splinter sorrise e si lasciò cadere su una poltroncina che non aveva motivo di essere lì; fuori, la notte ammantava New Orleans di una nebbia incantata.
“Domattina John ti darà una cosa; apparteneva a Delilah, e vorrebbe che la indossassi.”
“Che cosa?”
“Il suo vestito da sposa.”
“Non metterò l’abito di mia madre. Non ha avuto esattamente un matrimonio felice, e su noi due gravano già abbastanza problemi senza complicare la situazione con echi di passato che causerebbero più dolore che tenerezza. Dio solo sa quanto avrei desiderato una cerimonia raccolta, con soltanto noi due, — perché questa è una cosa che riguarda solo noi due, Splinter.”
“Non riguarda solo voi due, Ria. Capisco che tu non riesca a padroneggiare il concetto, ma per tutti questi anni non hai fluttuato in un mondo senza contorni; ce l’hai, un contorno. Hai una famiglia. Hai me. Hai persone che ti hanno voluto bene e che fanno un po’ di fatica ad incamerare l’informazione che voi due vi siate trasformati improvvisamente…”
“Non è così, Splinter. Non esiste alcun improvvisamente in questa storia. Io di certo non ce l’ho con loro per non aver ritenuto di dovermi dire che io e Jimmy non avessimo alcun legame di sangue; avevano le loro ragioni. Posso non condividerle, ma mi sforzo di capirle. Però questo non significa che io sia disposta ad accettare ulteriori sguardi in tralice, zie che svengono, scene di panico.”
“Beh, se vuoi il mio parere…"
“No.”, rispose Ria, “Ho il mio.”
Splinter annuì seria, poi si alzò e sorrise: “Va bene. Buonanotte, allora.”
“Buonanotte.”
Quando la porta si chiuse, Jimmy appoggiò una mano sulla schiena di Ria e la trovò tesa come una corda.
“Sei stata molto dura con lei, scarafaggio. È tua sorella, ti vuole bene.”
“Siamo al mondo da un po’, Jimmy, e direi che ormai ci è chiaro sciocchezze ci si sente autorizzati a dire e fare in nome del bene che si vuole alle persone. Oppure no?”
“Sì, hai ragione. Ma arrivano momenti nella vita in cui devi decidere se essere l’ago della bilancia oppure un piatto; e tu hai un’opinione troppo alta di te per fare il piatto.”
“Sono tutti così ossessionati dall’idea che tra noi ci sia del sesso, come se fosse questo il cardine della questione.”
“E non lo è?”
Ria lo guardò stanca.
“Certo che no, Jim.”
Jimmy si lasciò andare all’indietro finché le spalle non incontrarono il materasso e la posizione gli alleviò, un poco, la pressione alle tempie.
“Invece sì, scarafaggio. Devi essere lucida e obiettiva. Facciamo fatica perfino noi due ad accettare l’idea, e siamo coinvolti direttamente.”
“Io non faccio proprio nessuna fatica a venire a letto con te, Jimmy. Il mio concetto di fatica è rileggere per la quarta volta un saggio sui poeti romantici in cerca di virgole nel posto sbagliato; a volte, per dire, faccio fatica a non attaccare il telefono in faccia a Bliss; faccio fatica ad alzarmi dal letto nei giorni in cui il sole è troppo forte —
“Il che è tutto dire, abitando in California per vari mesi all’anno”
“Ma il sesso con te non è uno sforzo. Lo faccio perché voglio, non perché devo. Magari per te non è lo stesso?”
“Hai deciso di litigare alla vigilia del matrimonio? Bene. No, certo che non mi sforzo. Ma non è questo il punto.”
“E qual è il punto?” Gli chiese Ria, appoggiandosi sul suo torace e guardandolo tra le ciglia. Gli posò un bacio lungo, piccolo e lieve, sul mento.
“Il punto è che mi fai perdere il filo.”
“Pensavo mi amassi proprio per questo.”
“Ti amo per altri motivi.”
“Quali motivi?”
“Preferisco non rispondere a questa domanda.”
“Non sono mica una giornalista del Rolling Stone.”
“Sei ugualmente una grande rottura di coglioni. Sorvolando, il sesso è il modo che i nostri cari hanno di semplificare l’evoluzione del rapporto tra noi; è il cambiamento più eclatante. Forse l’unico, se ci pensi bene.”
“Forse l’unico che salta all’occhio, ma pensa a tutte le implicazioni… per esempio, prima io riuscivo benissimo a tollerare l’idea che tu avessi una fidanzata. Ora sarebbe impensabile.”
Jimmy scoppiò a ridere e si chinò a baciarla.
“Quando parliamo del tuo atteggiamento nei confronti delle mie ex fidanzate, tollerante è l’ultimo aggettivo che mi viene in mente.”
“Alcune mi sono piaciute.”
“Ti è piaciuta solo Ann, perché le vuoi bene.”
“Ann è stata una fidanzata?”
“Ma certo. Cosa credevi che fosse?”
“Cosa credevo io? Cosa credevamo tutte tranne te, Jim. Se la consideravi tale, ti garantisco che lei non lo sapeva.”
Jimmy si fece riflessivo.
“Dovrei scusarmi.”
“Non lo fare, peggioreresti le cose.”
“E cosa mi consigli, allora?”
“Di fare la persona perbene ed accettare la parte che ti è toccata in sorte: quella dello stronzo.”

 

You’ll never fumigate the demons,
no matter how much you smoke;
so just say you love me
for three good reasons
and I'll throw you the rope
You don't need it
because you are the survivor
of more than one life,
and you're the only lover I had
who ever slept with a knife

The Libertines, You’re my Waterloo

 

“Aiuto!”
“Cosa c’è?”
“Zia Barbara ha un mancamento.”
“Zia Barbara ha mancamenti da quando l’ho conosciuta; lasciala lì, ci pensa Kelly.”
Synyster Gates, in piedi accanto a Joe Sullivan, era pervaso da un insolito sentimento zuccheroso. Si irritò profondamente quando vide Splinter che gli sorrideva con un lampo di astuta consapevolezza negli occhi.
“Che guardi, Scheggia?”
“Te, cretino. Sei così emotivo, certe volte, eppure non si direbbe proprio. Se guardi sotto la voce stronzo nel vocabolario, appare un tuo bassorilievo.”
Tirò dalla sigaretta con un gesto che voleva essere molto sensuale e fu soltanto molto goffo.
“Non ci posso pensare che Jimmy si sposa.”
“Devo andare a fare una cosa importante con Ria, tu va’ da lui.”

 

Ria era seduta sul bordo del letto con la testa tra le mani.
Zacky era venuto a trascinare via Jimmy, e Shadows era rimasto con lei; non era molto credibile, come fata madrina. Sentì sua sorella che urlava facendosi spazio in qualche punto remoto del corridoio.
“Sarà la cosa più imbarazzante che io abbia mai fatto.”
“Sarà una cosa divertente che, per fortuna, non dovrai fare mai più.”
“Che fai, citi Foster Wallace?”
“Perché, la cosa ti stupisce?”
Le cinse le spalle con le braccia, la attirò a sé e gli sembrò più che mai una bambina. Cercò di mettere in fuga il pensiero di lunghi pomeriggi di sole ad Huntington Beach con lei che strappava le foglie degli ulivi per farne segnalibri ed intrecciava per loro piccoli bracciali di cotone come portafortuna per le serate importanti. Si ricordò che Jimmy l’aveva presa sulle spalle fino ai dodici anni, quando lei era diventata troppo alta per scongiurare con sufficiente certezza l’ipotesi di un grave incidente. Pensò che se non fossero stati circondati da bambine che li adoravano forse non avrebbero avuto quella familiarità con la tenerezza che li aveva resi uomini decenti, oltre che rissosi musicisti metal.
Splinter entrò reggendo un sudario. Un sarcofago? Shadows ci mise un attimo a capire che era opportuno alzarsi ed aiutarla.
“Cos’è?”, chiese Ria.
Mentre lui reggeva quel grosso involto, Splinter fece scorrere una cerniera e svelò un lungo abito bianco con scollo a barca, né elegante né casual, e soprattutto nuovo.
“Sapevo che non avresti mai accettato di indossare il vestito di Delilah, quindi te ne ho fatto fare uno. Ce l’ho da un bel po’, a dire il vero; tu sei sconfinatamente imprevedibile, ho imparato che è meglio essere pronti.”
Non gli dispiacque essere lui ad estrarre l’abito dalla custodia, sfoggiando una delicatezza che nessuno gli avrebbe mai attribuito, ed appenderlo allo specchio.
“È molto bello, Splinter.”
Ria non disse niente. Aspettò che sua sorella le si sedesse accanto per stringerle la mano, guardando ovunque tranne che lei.
“Ti ho portato anche un’altra cosa.”
Le porse una specie di diario, e Ria riconobbe il taccuino che condividevano da bambine. C’era un piccolo fiore a segnare due pagine.
Oggi Jimmy e i ragazzi sono tornati dal tour. Ci hanno portato tantissime caramelle e dei fiocchi per capelli con dei teschi sopra. Non trovavo più Ria e alla fine l’ho trovata in camera di Jimmy insieme a lui. Sono rimasta un po’ lì a studiare una cintura che mi piace molto, con piccole borchie dorate. Jim stava quasi dormendo ma mia sorella gli stava facendo un sacco di domande e lui le rispondeva sempre. Alla fine però si è addormentato. Ria mi ha chiamata per farmi avvicinare. Stava ferma ferma con il naso sul torace di Jimmy. Mi ha detto lo senti? Questo è il profumo di casa.

 

you’re in the wind, I’m in the water
nobody’s son, nobody’s daughter

“Jim?”
“Che c’è?”
Brian rise senza aspettarselo e senza volerlo, scoprendo per caso l’unico modo in cui vale la pena ridere.
“Vieni qua, stai facendo un disastro con quel nodo alla cravatta. Allora, sei pronto per il fatidico ?”
“No.”
Sentirono bussare alla porta, ed era Splinter.
“Ti prego, Jimmy, levati quella cosa. Mi inquieti e non sembri tu. Invece mia sorella vuole sposare proprio te.”
Gli sfilò la cravatta con un gesto esperto e gli aggiustò il colletto della camicia, aprendo un paio di bottoni. Poi gli spolverò la giacca, che non ne aveva alcun bisogno, e gli porse un diario come quello che aveva già mostrato a Ria, ma un po’ più recente.
“Tieni, fatti una lettura edificante.”
Fece per infilare di nuovo la porta lasciando sposo e testimone alla scoperta di recenti echi del loro personale medioevo germanico scritti da lei medesima.
“Vivienne?”
Splinter Entwistle in Molko ruotò di centottanta gradi fissando Jimmy con enorme intensità.
“Grazie. Sei sempre insostituibile.”
“Non c’è di che. Tu invece sei sempre mio cugino, vero?”
“Non mi sembra di aver rassegnato le dimissioni.”
Jimmy la guardò andar via, poi lanciò una lunga occhiata a Brian e si sedette in poltrona a leggere, partendo dalle pagine più recenti ed andando a ritroso.
Hanno litigato di nuovo. Non riesco a farmi dire niente di sensato o coerente, se non che non sa cosa fare. Non vuole mangiare, non vuole parlare; mi stavo chiedendo se prenotare un aereo e correre da lei, ma Jimmy mi ha chiamato ed è già in aeroporto. Gli ho detto che le serve un fidanzato migliore e Jim mi ha risposto che l’unica cosa che le serve è lui. Spero si concentri esclusivamente su di lei senza andare a cercare il responsabile, questa volta non sarebbe facile tirarlo fuori di galera.
e ancora
Sto cercando di parlarle da mezz’ora, ma è impegnata in una telefonata interminabile con Jimmy. Non che si stiano dicendo qualcosa di importante; discutono di libri e deliri, di Caipirinhe sbagliate, di un particolare tramonto che non riesco a contestualizzare e di una canzone che lui ha scritto e non gli piace. Mi chiedo se riderà mai con questa stessa leggerezza anche con Bellamy.
e ancora
È bello essere in California. Ria e Jimmy hanno suonato il pianoforte a quattro mani per tutta la famiglia, dopo cena. Erano un po’ ubriachi e continuavano a urtarsi e ridere sottovoce, le teste vicine come quando dieci anni fa si sussurravano segreti che nessun altro poteva conoscere.
Poi siamo andati al Johnny’s Saloon e Ria ha cantato con Brian che l’accompagnava alla chitarra. L’aria profumava di arance come tanti anni fa. La canzone era chiaramente per Jimmy; lo so, lo guardava dritto negli occhi. Mi sono sforzata di capire cosa provasse lui, ma con mio cugino non è mai facile. A me sembra che a tutti stia sfuggendo qualcosa di fondamentale.

e ancora
Siamo appena arrivate. Ria è stata molto triste per tutto il volo; era già triste quando siamo partite.
L’aria è istantaneamente cambiata appena abbiamo varcato la soglia di casa, incredibile quanto bene riescano a farsi quei due soltanto stando nella stessa stanza.
Ho sentito mio cugino che diceva: non è illogico supporre che quel racconto di Edgar Poe abbia un fondamento di verità nella sua esperienza personale.
Ma che cazzo dici, James!, gli ha risposto mia sorella, Chi vuoi che muri accidentalmente la moglie morta ed un gatto vivo dentro una parete nello scantinato!
per ultimo, lesse un passaggio di cinque anni prima
Zio Joe mi ha presa da parte e mi ha detto: tu lo sai che Ria e Jimmy sono innamorati da sempre, vero?
Non è possibile, gli ho risposto. Certo si vogliono molto bene, quindi in un certo senso si amano, ma questo è tutto. Pensi che non conosca mio figlio?, ha ribattuto lui. Non gli ho detto niente, ma avrei voluto informarlo che anche io conosco mia sorella.
“Lo metti, l’eye-liner?”
Jimmy chiuse di scatto il diario e guardò Brian come attraverso una nebbia.
“Non è un po’ eccessivo?”
“Ricordi cosa ha detto Splinter? Lei vuole sposare te.”
Si sorrisero.
“Va bene. Me lo metti tu?”
“Oh Jim", si commosse Brian, "pensavo non me l’avresti mai chiesto.”


“Mia figlia ha sempre detestato l’idea dei matrimoni in albergo.”
“Tua figlia ha sempre detestato l’idea dei matrimoni in generale, John. Lo sta facendo per noi. Per rispetto, e per farci mettere l’anima in pace.”
“Ma tu pensi che sia giusto, Joe?”
“Che i nostri ragazzi si sposino? Non so se è giusto, ma so che non sta a noi giudicare.”
“Che direbbe il tuo dio di una cosa del genere?”
“La stessa cosa che direbbe il tuo: che James si farebbe ammazzare per Ria, e che Ria non è mai neppure riuscita ad immaginare una vita senza di lui. Tanto basta, non credi?”
John Montague si strinse nelle spalle del completo italiano di magnifica fattura che indossava per un giorno sul quale i suoi sentimenti continuavano a darsi battaglia.
“Sì”, disse infine, “Immagino di sì.”

La grande terrazza era già piena di ospiti.
Un gruppo di ragazze occupava le sedie della terza fila.
“Chi se lo sarebbe mai aspettato?”
“Io”, rispose Andrea O’Malley, “Io, e non ho gli occhi dietro la testa, cazzo. Io l’ho sempre saputo.”
“Come fai a dirlo?”
Jimmy e Brian arrivarono ridendo tra loro, ed alle spalle gli apparve Joe Sullivan con la moglie aggrappata al braccio. La depositò su una sedia in prima fila, diede una pacca sulla schiena al figlio e prese il posto che gli spettava.
“Officerà lui la cerimonia?”, si informò Malaga Walsh sfilandosi gli occhiali da sole.
“A quanto pare.”
Nonna Willow arrivò sottobraccio ad una signora anziana che le somigliava in modo inquietante. Le videro abbracciare entrambe Jimmy e bisbigliargli qualcosa prima sedersi accanto a Barbara.
“Chi è quella donna?”
“Una certa signora Teresa che Jimmy dice di aver conosciuto in aereo.”
“Quel pazzo non finisce mai di stupirmi.”
Ann si sentì afferrare per le spalle da una stretta familiare.
“Bellamy!”
In tutto il suo sempre discusso splendore, il frontman dei Muse si ergeva alle spalle delle sue groupie, con Dominic, Chris e Fiorellino in un viluppo di bambini urlanti.
“Non avrei mai pensato di vederti qui.”
“Vengo a rendere l’onore delle armi al Reverendo. Poi lo sai, quanto tengo a lei.”
“Sei un cretino ed un masochista.”
“Anche un poeta.”
“Quello sempre.”

Shadows aveva le lenti specchiate d’ordinanza e masticava una gomma. Fischiò in modo plateale quando Ria gli apparve davanti in abito da sposa nella stanza inondata di luce.
“Sei così bello che fai quasi schifo, Shadows.”
“A Jimmy verrà un colpo, quando ti vedrà così.”
“Spero vivamente di no, è un’esperienza che nessuno di noi vuole rivivere.”
“Intendevo in senso figurato, è chiaro.”
Splinter, che lui si aspettava di vedere agitatissima, era invece un placido lago d’acqua pura dai capelli rosso fiamma.
“Ria”, disse a sua sorella, “Ho parlato con John e… non se la sente di portarti all’altare. Però sarà accanto a Jimmy e Brian. Non sono riuscita a convincerlo, mi dispiace. La nonna gli sta facendo un cazziatone in questo istante.”
La sposa tacque. Shadows si sfilò gli occhiali. “Ti porto io.”
“Come?”
“Ho detto che ti porto io.”
Splinter sospirò, ma sorrise. “Che famiglia bellissima e disfunzionale”, disse.

 

Il cuore di Jimmy mancò un battito quando la vide.
Non faceva molto caldo, il sole era una luce gentile, la città una specchiera d’argento, ed un serpente di nome Richelieu si muoveva indisturbato tra le sedie allineate, strisciando tra i piedi degli invitati.
Era al braccio di Shadows ed il vestito riluceva di un bagliore perlaceo. Camminava piano, e le si apriva lo spacco a scoprire una gamba la cui consistenza conosceva a memoria da una vita. I capelli legati, i piccoli fiori in mezzo, la presa salda al braccio di M. Shadows, — suo compagno di morte e vita,— il bouquet di calle; l’unica nota di colore, con buona pace della tradizione che avrebbe prescritto qualcosa di blu, quel misterioso anello in corallo alla mano destra; Splinter dietro di lei, come un’ombra gentile. Bliss, che non diceva una parola da giorni. Quasi non si accorse che Brian non era più accanto a lui; ad un cenno di Shadows aveva imbracciato la Schecter e, insieme a Zacky Vengeance, stava suonando qualcosa che riconobbe come una marcia nuziale. Vacillò e sentì suo padre che gli stringeva una spalla. Poi piantò gli occhi in quelli di Ria, sempre più vicini, finché lei non lasciò il bouquet in mano a quell’ineffabile signora Teresa e gli prese le mani.
“Solo io e te.”, gli disse, “Ci siamo solo io e te.”
Joe officiò un rito breve e indolore.
Al momento del fatidico sì, lei disse: “Prometto di amarti, e onorarti, e disobbedirti per tutta l’eternità; e se la morte pensa di poterci in qualche modo separare, le faccio i miei migliori auguri di buona fortuna.”
“Io prometto solennemente di correre ogni volta che combini un guaio, e di baciarti sugli occhi prima di dormire, e di tenerti al sicuro. Di ballare con te anche se odio ballare, perché tu invece ami ballare. Di portarti a qualche concerto che vale la pena di vedere, e di sopportare le band che piacciono a te con tutta la dignità che le circostanze mi consentiranno. Prometto di non pretendere che mi ascolti, senza mai smettere, per questo, di parlarti. Di mettercela tutta, sempre, ad essere l’uomo che meriti. Ci fosse un’altra vita, la vorrei comunque vivere con te.”
Barbara Sullivan vide la fine di un’era e scoppiò a piangere sulla spalla di sua madre.
“Non è certo la prima volta — disse Joe — che ci capita di vedere un uomo e una donna che sono cresciuti insieme decidere di dirsi di sì. È chiaro che dirsi di sì è una cosa infinitamente più intelligente di dirsi di no, in certi casi; è un atto di coraggio che risparmia molte sofferenze e spesso cambia il corso di più d’una vita. Ma questi due li ho cresciuti io, mentre loro si crescevano a vicenda; io ho tirato su un brav’uomo che si è tirato su da sé innumerevoli volte per lei, sforzandosi di essere migliore; e lei ha sempre fatto più o meno tutto da sola, il nostro unico compito era cercare di essere un buon esempio. Non so se ci siamo sempre riusciti, ma ogni volta che abbiamo sbagliato c’è stato lui a porre rimedio. Abbiamo il dovere ed il sollievo di considerarci fortunati. Non accade spesso di essere toccati dal privilegio di vedere il lieto fine di un grande amore. Che sia anche un lieto inizio.”
Stroncò sul nascere un applauso.
“Un figlio che generi è già tuo, arriva e basta. Lo ami com’è, fai del tuo meglio per tenerlo al sicuro, e poi arriva il giorno che si tatua un paio di manette intorno al collo ed a te tocca imparare a prenderla a ridere; capire che non puoi proteggerlo per sempre, da se stesso o da qualsiasi altra cosa. Anche se vorresti. Ma un figlio che non generi non è poi molto diverso. Ne sono la dimostrazione gli uomini che oggi hanno suonato, nei quali non riesco a cancellare l’ombra dei ragazzini inquieti e inquietanti che travolgevano le siepi del mio giardino; perfino in quello che ha accompagnato all’altare questa ragazza, che è sempre stato il più assennato del gruppo. Oggi a lei ho offerto, per conto del mio unico figlio maschio, un cognome che è un simbolo che non le serve per sapere meglio ciò che già sa, e cioè che anche lei è sempre stata figlia mia. È stata figlia mia quando, piccina, si è rotta una gamba saltando una staccionata e le faceva così male che non è riuscita a chiudere occhio finché il mio irascibile figlio adolescente non l’ha presa in braccio, passando una notte in bianco a vegliarla scomodo perché potesse dormire. È stata figlia mia quando ha sfondato un cordone sanitario insieme al testimone, qui, incantando una vipera di caporeparto per restare accanto a James finché non si è svegliato, restituendogli lo stesso amore, la stessa cura, la stessa insonnia che lui le aveva dedicato tanti anni prima. È stata la garanzia che la sua testa calda non sarebbe mai diventata incandescente, perché Ria era troppo importante per mettere in pericolo la gioia immensa di passare la vita insieme a lei. Ha vinto una guerra che eravamo rassegnati a perdere. Ed oggi, davanti a Dio, agli amici ed alla famiglia, vi garantisco che non si sono promessi nulla di nuovo. Nulla che non si fossero già detti e dimostrati in tutti i modi possibili, per tutta la vita. Ed io sono così fiero di loro.
So bene che tutti viviamo nel mito della tranquillità, ma guardando questi ragazzi, — i miei ragazzi — il loro coraggio, il loro amore, tutto ciò che hanno passato insieme… Mi rendo conto che nella pace niente si impara, niente si scopre. Perciò, auguro a quanti di voi ancora stanno cercando un senso a questa strana cosa chiamata vita di imparare la bellezza nel solo modo che abbiamo a disposizione, e cioè scoprendo che, nel bel mezzo di qualsiasi disastro, se siamo fortunati, c’è una cosa per cui vale la pena di restare saldi.
Perché anche a voi tocchi in sorte il miracolo, io vi auguro la tempesta.”
Jimmy e Ria erano rimasti abbracciati e fermi per tutto il tempo, fronte contro fronte. Il silenzio che era calato sembrava l’epica privata di una vita degna; una della quale non puoi fare a meno di desiderare di far parte, anche solo per la durata di una bella storia.


Chiudete gli occhi 
e ricominciate.

Alejandro Jodorowsky

   
 
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