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Autore: dontworryabout_me    05/02/2021    0 recensioni
" -Puoi aiutarmi?- Samara sprofondò nell’imbottitura pregiata della poltrona, sentendosi tutto ad un tratto fragile e vulnerabile.
-Forse- rispose enigmatico Solas. Samara rabbrividì quando, distogliendo l’attenzione dall’ambiente intorno a sé, incrociò gli occhi del mago.
-Sei già stata nell’oblio, non sarà pericoloso- iniziò a spiegare. Samara ebbe un sussulto. Benché anche lei fosse una maga, non aveva molta familiarità con quella dimensione fatta di spiriti e demoni.
-Posso provare a rendere i tuoi sogni più tranquilli- "
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inquisitore, Solas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Inquisitore- la voce profonda di Solas risuonò tra le mura di quella stanza. L’ampio salone circolare stava iniziando a prendere forma: le pareti erano state dipinte da esperti artisti al soldo dell’ambasciatrice Montilyet , i pochi mobili erano stati puliti e rifiniti, e alle finestre erano stati aggiunti pesanti tendaggi provenienti da Val Royeaux.
Samara rimase per un attimo ferma sulla porta. Non aveva nemmeno varcato la soglia, come poteva Solas essersi accorto di lei? Osservava il cielo che andava scurendosi fuori dalla finestra, apparentemente perso nei suoi pensieri. L’Inquisitore percorse lentamente alcuni passi, fermandosi allo scrittoio posto al centro della stanza.
-Puoi essere meno formale, Solas. Josephine non arriverà a bacchettarti perché non hai elencato tutti i miei titoli per intero-
Solas si voltò verso di lei, mantenendo la sua aria estremamente pacata.
-Apprezzo che tu sia venuta a farmi visita- lo spettro di un sorriso gli illuminò il volto per una frazione di secondo, ma scomparve subito dopo. -A cosa devo il piacere?-
Samara sospirò, sfiorando con le dita le copertine dei tomi poggiati sullo scrittoio. Notò che la maggior parte di questi trattavano di Oblio, demoni e affini. Tese la mano verso Solas -il marchio- si limitò a dire.
Il volto dell’eretico si dipinse di preoccupazione. Destandosi improvvisamente dai suoi pensieri, percorse a grandi falcate il salone.
-Ha ricominciato a fare male- spiegò Samara -Da qualche giorno ormai-
Solas assottigliò gli occhi e le fece cenno di sedersi sulla poltrona posta di fronte allo scrittoio. -Il marchio è instabile- osservò -Hai avuto incubi, di recente?- Samara annuì. -Erano tremendamente… vividi. Il cuore mi balzava in gola non appena aprivo gli occhi e…-
-E il braccio che pulsava dalla punta delle dita?- Ancora una volta Samara rimase sorpresa dalla sconfinata conoscenza di Solas.
-La tua abilità nel controllare gli squarci nell’Oblio sta aumentando, ma il potere che controlli è molto pericoloso, oltre che instabile, come ho detto prima. Se l’Ancora continua ad allargarsi…-
Solas prese la mano sfregiata di Samara fra le sue, cercando di studiare più da vicino quel marchio così affascinante e mortale allo stesso tempo.
-Puoi aiutarmi?-  Samara sprofondò nell’imbottitura pregiata della poltrona, sentendosi tutto ad un tratto fragile e vulnerabile.
Il peso di tutte le responsabilità che aveva sulle sue esili spalle iniziava a farsi sentire. Rivolse lo sguardo al soffitto, decine di metri più in alto. A quell’ora la torre doveva essere completamente deserta, forse con la sola eccezione di Leliana.
-Forse- rispose enigmatico Solas. Samara rabbrividì quando, distogliendo l’attenzione dall’ambiente intorno a sé, incrociò gli occhi del mago.
Quell’elfo era un mistero. Nessuna in quella fortezza si fidava completamente di lui, nonostante avesse dato più volte prova della sua dedizione alla causa.
-Sei già stata nell’oblio, non sarà pericoloso- iniziò a spiegare. Samara ebbe un sussulto. Benché anche lei fosse una maga, non aveva molta familiarità con quella dimensione fatta di spiriti e demoni.
-Posso provare a rendere i tuoi sogni più tranquilli- Samara percepì le mani gelide e magre di Solas stringere per una frazione di secondo la sua, prima di lasciarla andare.
-Conosco a fondo le antiche magie, ma è troppo pericoloso cercare di intervenire direttamente sull’Ancora. Potrsti rimetterci le tue capacità… o addirittura la vita- il tono grave di quelle parole la lasciò senza fiato. Davvero la sua vita era così minacciata?
-Ma serannas, Solas- “Ti ringrazio”, mormorò.
L’espressione di Solas si addolcì, rivelando un lato meno glaciale della sua personalità, che Samara di rado aveva visto.
-Faccio il possibile, lethallan-
 
Samara osservava il soffitto dipinto a volta stellata.
-Dove mi trovo?- chiese istintivamente, nonostante avesse la sensazione di aver già visto quel luogo, e che le sue parole si fossero perdute nel vuoto non appena le aveva pronunciate.
-Devi dirmelo tu- benché improvvisa, la voce di Solas non la spaventò. -Ho solo seguito la tua mente- Samara spostò lo sguardo sulle proprie mani: il marchio era ancora lì, con la sua luce verdastra, ma non provava alcun dolore.
-L’ho già visto questo posto-
Solas rimase in silenzio, guardando l’Inquisitore ambientarsi in quel sogno. Durante i suoi interminabili viaggi nell’Oblio aveva perfezionato la sua abilità di ricreare ambienti sempre più realistici, così palpabili e verosimili da essere confusi con la vita vera.
Samara, fino a pochi prima concentrata solo sul cielo stellato dipinto sopra di lei, percepì l’ambiente formarsi, farsi meno sbiadito e confuso.
-La mia camera?- Solas inclinò la testa da un lato.
-A quanto pare ti senti al sicuro qui- disse lui, con l’aria di chi sapeva tutto già dall’inizio.
La luce filtrava attraverso le ampie finestre, inondando la stanza di piacevole tepore. A pensarci bene, Samara non si era mai sentita al sicuro come tra le mura della torre di Skyhold.
Ricordava perfettamente il continuo peregrinare del suo clan attraverso i Liberi Confini, i loro pochi avere stipati all’interno degli aravel, la continua insicurezza della sua vita. Nonostante la minaccia di Corypheus che incombeva su di loro e le immense responsabilità che aveva sulle spalle, Samara considerava Skyhold casa.
-E’ uno strano posto da considerare sicuro- Solas unì le mani dietro la schiena facendo alcuni passi lungo il tappeto decorato che copriva il pavimento di pietra grezza. Seguì con gli occhi gli intricati disegni dorati sullo sfondo blu notte.
-Posso farti una domanda… insolita?- Aprì le porte che davano sulla balconata, rimanendo quasi senza fiato di fronte al panorama.
I sogni e l’Oblio rendevano decisamente più semplice parlare e intrecciare rapporti con altri, sia che fossero persone fisiche o meno, ma era pur sempre uno scoglio difficile da superare. Aveva trascorso gran parte della sua vita in solitudine, con la sola compagnia degli spiriti e dei suoi pensieri. Non aveva mai sentito il bisogno di ancorarsi saldamente alla realtà, tantomeno a qualcuno.
Samara, l’Inquisitore, aveva sconvolto tutti quei piani.
-Ti fidi di me, lethallan?- 
Samara inarcò le sopracciglia, vagamente sorpresa da quella domanda.
-Certo. Non vedo perché non dovrei-
Un’ombra oscurò il viso del mago, turbando la sua apparente calma. Appoggiò i gomiti sul davanzale del balcone, facendo vagare lo sguardo sulle montagne.
-Li ho visti gli sguardi delle persone in questo posto. Ho udito le loro parole. Rimango sempre un elfo, un apostata. Una creatura disprezzabile quasi come un demone.-
A Samara parve di sentire il suo cuore spezzarsi. Quella era un’amara verità. Nessuno si fidava di quell’elfo silenzioso e solitario. C’era stata Lady Pentaghast che, poco dopo il loro arrivo a Skyhold, aveva suggerito di limitare le sue libertà, e di non dargli accesso alle informazioni più importanti dell’Inquisizione. O ancora Sera, che aveva accusato Samara di essere stata stregata da Solas, dai suoi malefici e dalle promesse di “antica gloria elfica”.
Samara scacciò quei pensieri dalla mente. -A me non importa. Finché sarò io al comando nessuno potrà metterti in gabbia. Tu sei un mio pari- Samara allungò il braccio, sfiorando la schiena di Solas. -Io mi fido di te. Sei forse l’unica persona di cui mi fido ciecamente in questa dannata Inquisizione. Mi hai salvato la vita, ricordatelo-
Solas non fu in grado di guardarla negli occhi.
Come poteva Fen’Harel, il temibile lupo, innamorarsi?
Percepì la stretta dei sensi di colpa aggredirgli il cuore.
Quel sentimento era l’unica verità in mezzo a quell’enorme inganno, e ormai era troppo tardi per ritornare sui suoi passi.
   
 
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