Fanfic su artisti musicali > Faith No More
Ricorda la storia  |      
Autore: Kim WinterNight    05/02/2021    2 recensioni
[Sequel di "Voyeuse".]
Bill non se l’era dimenticata quella conversazione.
Tutto era stato goliardico, divertente, scherzoso e leggero, ma certamente non gli era sfuggito l’imbarazzo negli occhi della ragazza mentre confessava quali erano le sue più segrete e scabrose fantasie.
Lui era rimasto per un attimo sconvolto, poi una punta di qualcosa di simile alla gelosia l’aveva colto; come suo solito, aveva mascherato tutto dietro battute sconce e ammiccanti, lasciando da parte la sua emotività. [...]
Già, inizialmente lui l’aveva considerata una di famiglia, ma col tempo aveva finito per formulare pensieri ben diversi su di lei.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bill Gould, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'You're my flavor'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
What I’d do to make you mine?
 
 
 
 
 
 
Bill non se l’era dimenticata quella conversazione.
Tutto era stato goliardico, divertente, scherzoso e leggero, ma certamente non gli era sfuggito l’imbarazzo negli occhi della ragazza mentre confessava quali erano le sue più segrete e scabrose fantasie.
Lui era rimasto per un attimo sconvolto, poi una punta di qualcosa di simile alla gelosia l’aveva colto; come suo solito, aveva mascherato tutto dietro battute sconce e ammiccanti, lasciando da parte la sua emotività.
In fondo, però, era un ragazzo sensibile e non era riuscito a mettere da parte quei pensieri.
Se Hazel fosse stata una groupie qualunque, non ci avrebbe pensato su due volte e ci avrebbe provato sfacciatamente con lei; una groupie qualunque avrebbe accolto volentieri le sue avances, anche se probabilmente sarebbe andata a letto con lui nella speranza di poter arrivare a Mike.
Il loro dannato cantante aveva un fascino incredibile, riusciva ad attirare frotte di ragazze come lui non sarebbe mai stato in grado, eppure non sembrava affatto interessato a nessuna di quelle fan.
Hazel, tuttavia, non era una fan qualunque: collaborava con la band, seguiva i loro spostamenti durante i tour e si occupava di pulire il bus, cucinare quando necessario, fare commissioni per loro e – a volte – trascorreva dei momenti con i membri della band, come un’amica o una sorella.
Già, inizialmente lui l’aveva considerata una di famiglia, ma col tempo aveva finito per formulare pensieri ben diversi su di lei.
Lo affascinava anche se non era una tipa appariscente: gli piacevano i suoi capelli castani a caschetto, davano un’aria sbarazzina a quel viso rotondetto dall’aria un po’ infantile, in cui erano incastonati due occhi color cioccolato talmente grandi da fargli girare la testa. La carnagione olivastra le conferiva un aspetto esotico e le sue forme ben delineate gli facevano venir voglia di prenderla tra le braccia e saggiarne la morbidezza.
Hazel non era magra e minuta, era formosa e forse aveva qualche chilo di troppo, ma lui non riusciva a vedere quell’aspetto come un difetto, anzi; trovava ancora più intrigante la sola idea di affondare con le dita e trovare la pelle di lei soffice, tenera, profumata…
Bill scosse il capo e incrociò le braccia al petto, guardando fuori dal finestrino del tour bus. Ormai le date si stavano esaurendo e presto la band sarebbe tornata a San Francisco, pronta per pensare a un nuovo album in studio.
Non era certo di come avrebbe reagito quando si sarebbe allontanato da Hazel, non sapeva neanche se la ragazza sarebbe stata ancora parte del loro staff nel successivo tour; i roadies tendevano a cambiare spesso, specialmente quando non erano tecnici a cui i musicisti si affezionavano particolarmente.
Ma come avrebbe potuto pretendere che un’insignificante tuttofare tornasse a tutti i costi on the road con loro senza dare nell’occhio?
Puffy si lasciò cadere al suo fianco e lo distolse dai suoi pensieri, sbadigliando rumorosamente.
«Puff» lo salutò Bill, rivolgendogli un sorriso dietro cui nascose tutte le emozioni che lo stavano tormentando.
«Ehi. Non vedo l’ora di arrivare, ho bisogno di una doccia e di un vero letto!» affermò il batterista stancamente.
«A chi lo dici!»
I due rimasero in silenzio per un po’, scrutando il paesaggio all’esterno senza realmente vederlo.
«Mi fate spazio?»
Bill alzò gli occhi scuri e mise a fuoco la figura di Hazel: la ragazza li aveva appena raggiunti e gli sorrideva tranquilla, stringendo tra le mani qualche lattina di birra.
Il bassista si appiattì contro la parete e Puffy la fece accomodare tra di loro, rubandole poco dopo uno degli oggetti che aveva con sé; aprì la lattina e prese a sorseggiare il liquido ambrato in silenzio, socchiudendo le palpebre pesanti.
Hazel si appoggiò con la testa alla spalla di Bill e ridacchiò, osservando Puffy che sembrava in procinto di addormentarsi mentre beveva. «Che rammollito!» lo prese in giro.
Il batterista si riscosse appena e le lanciò un’occhiata stralunata. «Voglio dormire…»
«Ti serve un cuscino?» strillò Roddy, facendo capolino dalla sua cuccetta con un sorriso malizioso stampato in viso.
«Un… cuscino?» biascicò il batterista.
Bill si batté una mano sulla fronte e tentò di non muoversi, voleva a tutti i costi evitare che il corpo di Hazel entrasse maggiormente in contatto con il suo.
«Mi sa che è meglio portarlo a letto» commentò la ragazza, chinandosi per scrutare meglio l’espressione stravolta di Puffy.
Roddy li raggiunse e cercò di sollevare di peso il batterista afferrandolo sotto le ascelle, ma dovette desistere. Sospirò e si guardò attorno, ma proprio mentre stava per dire qualcosa Puffy fece per alzarsi e si aggrappò al suo braccio, lasciando cadere la lattina di birra ancora mezzo piena.
Hazel sbuffò. «E ora chi pulisce? Indovinate un po’!» ironizzò.
Bill sghignazzò. «Ragazzina, sei pagata per questo, non te lo ricordi?»
Lei gli mollò una gomitata e si rimise in piedi, stiracchiandosi appena.
E gli occhi di Bill scivolarono lungo la sua schiena, per poi fermarsi a contemplare i glutei fasciati da un paio di pantaloni comodi e un poco consunti; desidero di allungare le braccia, prenderla per i fianchi e farla sedere sulle sue ginocchia, per averla vicina e avvertire il calore di quel corpo contro il suo.
Si strofinò il viso con una mano e abbandonò la testa all’indietro contro lo schienale, socchiuse le palpebre e sospirò.
Doveva darci un taglio.
 
 
«Io voglio dormire, che cazzo ci fate tutti in camera mia?!» sbraitò Puffy, una volta uscito dal bagno della sua stanza d’albergo.
Il viaggio aveva sfiancato tutti e per fortuna il concerto si sarebbe tenuto soltanto la sera successiva, così i ragazzi avrebbero avuto modo di riposare.
«Si dà il caso che questa sia anche camera mia» gracchiò Bill contrariato, scambiando un’occhiata divertita con Jim.
«Anche mia» fece notare il chitarrista.
Puffy alzò gli occhi al cielo. «Allora vado a dormire da Patton e Bottum» fece in tono minaccioso.
Hazel sgranò gli occhi e si schiarì la gola, a Bill non sfuggì quella strana reazione e la annotò mentalmente, anche se non sapeva a cosa gli sarebbe servito.
«Mike sta componendo qualcosa, non credo che vorrà essere disturbato» mormorò Roddy, sdraiato prono su uno dei letti dei colleghi.
«Se dormo come posso disturbarlo?»
Il tastierista sospirò. «Fa’ come vuoi, ti cedo volentieri il mio letto» si arrese, nascondendo il viso tra le braccia incrociate.
Puffy li salutò con un cenno rapido della mano e uscì dalla stanza.
Jim, stravaccato sul proprio letto, accese la tv e cominciò a fare zapping. «Vediamo che cazzo ci propone questo affare» commentò in tono piatto.
Roddy mugolò e, in un gesto quasi involontario, si tirò addosso la coperta e vi si arrotolò dentro, assumendo l’aspetto di uno scomposto bozzolo.
Dean, il tecnico delle tastiere, si mise in piedi. «Io me ne vado a letto. Hazel, tu che fai?»
«Volevo prima fumare una sigaretta. Chi mi fa compagnia?» replicò la ragazza.
Dean alzò le mani. «Ho smesso, grazie. Ci si vede» concluse, lasciando a sua volta la camera.
Jim parve completamente ipnotizzato da un qualche programma non meglio identificato, mentre Roddy ormai era sprofondato in un sonno indistruttibile.
Bill e Hazel si scambiarono un’occhiata e si sorrisero divertiti.
«Se proprio insisti, ti accompagno io a fumare» propose il bassista.
Lei si strinse nelle spalle. «Andiamo sulle scale antincendio? Se ci fossero i balconi in queste stanze, sarebbe stato meglio.»
Lui annuì e la precedette in corridoio, svoltando subito a destra e raggiungendo a lunghe falcate la porta antipanico che si affacciava sulla struttura in ferro fatta di gradini che si immergevano nell’oscurità della notte.
Si sedettero fianco a fianco sul primo scalino e Hazel accese una sigaretta, prendendone un lungo tiro. Poi sorrise e la passò a Bill, espirando lentamente e perdendo lo sguardo chissà dove.
Lui rabbrividì. «Fa freddo» borbottò.
«È colpa del tasso di umidità. Certo che però potevi metterti una felpa» rispose Hazel, osservando scettica la sua leggera t-shirt bianca a maniche corte.
Lui ghignò e le restituì la stecca di tabacco. «Tieni, non mi va. E comunque i veri stalloni non hanno mai freddo» scherzò.
«Allora non sei un vero stallone, guarda che brividi che hai!» lo schernì Hazel.
Si guardarono negli occhi e lei non distolse lo sguardo neanche quando si portò nuovamente la sigaretta alle labbra – Bill avrebbe voluto tuffarsi su quella bocca carnosa e invitante, invidiava profondamente quella dannata stecca di tabacco.
«Di’ un po’» riprese a parlare, non sapendo se fosse il caso di porre quella domanda ma desideroso di farlo comunque. In fondo era bravo a mascherare le emozioni, non per niente veniva considerato ambiguo da un sacco di persone.
«Cosa?»
«Hai ancora quelle fantasie erotiche su Mike e Roddy?»
Hazel espirò bruscamente e lo colpì con un pugno sul braccio. «Sei ritardato o cosa?»
Lui sorrise. «Era tanto per chiedere, calmati!»
«Erano solo stronzate, ma secondo te?»
«Non ti credo.» Bill si sporse per rubarle la sigaretta, improvvisamente aveva voglia di cercarvi il sapore di lei.
«Non hai detto che non ti andava?» lo rimproverò.
«Ho cambiato idea» mormorò, facendo un lungo tiro. La guardò negli occhi e ghignò ancora. «Non hai risposto.»
«Ma devo davvero risponderti?»
«Certo! Cosa c’è di male?»
Hazel si strinse nelle spalle e venne attraversata da un brivido. Si avvolse il corpo con le braccia e distolse lo sguardo, perdendolo nella notte che li circondava, illuminata solo da lontane e fioche luci artificiali; l’albergo si trovava in una zona un po’ distante dal centro, un luogo tranquillo in cui poter ricaricare le batterie prima del concerto della sera successiva.
Bill prese un altro tiro dalla stecca d’erba, poi la schiacciò contro il ferro della scala antincendio. «Allora?»
«Sai che non sono affari tuoi?» rispose piccata la giovane.
Lui scosse il capo e continuò a mantenere lo stesso sorriso ironico. «Ti sbagli, ragazzina.»
Hazel gli lanciò un’occhiata confusa e corrucciò le sopracciglia ben definite. «Che cazzo stai blaterando, Gould?»
D’improvviso il bassista scattò in avanti e, agguantandola per i polsi, la spinse all’indietro fino a farla aderire con la schiena contro la ringhiera.
Lei si dimenò e imprecò tra i denti, ma poco dopo si fermò e lo fissò spaesata. «Che ti prende? Sei ubriaco?»
«Ma no. Senti, so che non dovrei, però…» Le liberò i polsi e appoggiò le mani sui suoi fianchi, sentendoli finalmente morbidi e accoglienti come li aveva sempre immaginati.
«Cosa fai?»
«So che non dovrei, però… sai che c’è? Non me ne frega un cazzo.» Avvicinò il viso a quello di lei e incrociò le sue iridi color cioccolato, immergendosi al loro interno e godendosele per la prima volta tanto da vicino. «Mi interessa molto sapere se pensi ancora a quei due quando ti tocchi…»
Hazel sollevò di scatto il capo e per poco le loro labbra non si scontrarono. Rimase ferma, mentre un sorriso divertito le illuminava il viso rotondetto. «E perché ti importa? Ti ho già detto che sono affari miei.»
Bill le sfiorò il mento col dorso della mano. «Sbagliato.»
D’improvviso Hazel compì un gesto che il bassista non si aspettava: lo prese per le spalle e lo spinse indietro, mettendosi velocemente in piedi. Lo guardò dall’alto in basso, ma sul suo volto non c’era traccia di rimprovero: gli sorrideva serena e tranquilla, tenendo le mani sulle sue braccia.
«Che succede? Cazzo, ho fatto qualcosa di sbagliato?» bofonchiò lui.
Hazel scosse il capo e si chinò a lasciargli un breve bacio sulla guancia. «Meglio andare a dormire, domani avrai dimenticato ogni cosa» suggerì, poi si avviò verso la porta antipanico e scomparve all’interno del corridoio.
Bill rimase seduto immobile per un po’, le dita a sfiorare il punto in cui le labbra della ragazza si erano posate poco prima e il cuore in subbuglio.
Poi scrollò le spalle e sbuffò. «Donne: chi le capisce è un genio!» borbottò, decidendo di buttarsi a letto.
Era decisamente sfinito, anche se il suo corpo continuava a reagire al solo pensiero di Hazel.
 
 
Si risvegliò accaldato e sudato.
Non era tanto la temperatura all’interno della stanza a essere elevata, bensì quella del suo intero corpo in fiamme per via del sogno profondamente erotico che aveva appena fatto.
Si mise a sedere sul letto, si passò le mani sul viso stravolto e cercò di scacciare le immagini che lentamente scivolavano via dalla sua memoria; non aveva chiare le dinamiche del sogno, ma le sensazioni rimanevano ancorate a ogni sua cellula e lo mandavano in confusione.
Si guardò attorno e notò che Roddy dormiva profondamente, avvolto nella coperta proprio come l’aveva lasciato la notte precedente, mentre il letto di Jim era vuoto. Registrò la mancanza di Puffy e si ricordò che era andato a dormire in camera di Mike, scambiandosi di posto con il tastierista.
Ringraziò mentalmente il fatto di essere l’unico sveglio all’interno della stanza, perché l’erezione mattutina che gli fremeva tra le gambe era qualcosa di imbarazzante che non avrebbe voluto condividere con qualcuno – solo con lei.
Scosse vigorosamente il capo e si alzò in punta di piedi, per poi chiudersi in bagno e sospirare di sollievo quando finalmente liberò il suo membro congestionato. Era dannatamente eccitato, non avrebbe potuto cominciare la giornata senza darsi piacere e sciogliere la tensione che attanagliava tutto il suo corpo.
Rimase chiuso in quella stanza per un po’, e quando ne riemerse nulla era cambiato: Roddy sembrava morto sul materasso, così gli si accostò e prese a scrutarlo, giusto per assicurarsi che respirasse.
Le ciglia del biondo fremevano appena e il fiato gli usciva pesante dalle labbra semiaperte; Bill ghignò notando un sottile filo di bava che colava da un angolo della bocca, avrebbe voluto con sé una macchina fotografica per immortalare quel momento e sputtanare il suo amico alla prima occasione. Sicuramente Mike sarebbe stato disposto ad aiutarlo, non si tirava mai indietro quando c’era da giocare uno scherzo a qualcuno.
Si riscosse quando sentì bussare alla porta; si precipitò ad aprire e mise a fuoco il viso di Hazel illuminato da un sorriso.
«Ehi, ragazzina» la salutò. «Già sveglia?»
«Sono qui per avvisare te e Roddy che tra un’ora avete un’intervista nella sala riunioni dell’hotel» esordì lei in tono professionale, sbirciando all’interno della stanza.
Bill ringraziò di aver già dato sfogo alla propria eccitazione, perché Hazel quella mattina era ancora più attraente con i capelli legati in una piccola coda di cavallo e un leggero filo di matita sugli occhi enormi.
«Che palle!» si sentì rantolare da dentro.
Bill si voltò e notò che Roddy si era risvegliato e si stropicciava gli occhi.
«Cosa volete che vi dica?» Hazel si strinse nelle spalle.
«Chi cazzo l’ha deciso?» brontolò ancora il tastierista.
«Non lo so, credo sia stato Puffy ad aver accettato» replicò la giovane.
Bill alzò gli occhi al cielo. «Dev’essersi vendicato perché l’abbiamo sfrattato dalla sua stanza ieri notte» commentò, appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta e rivolgendo tutta la sua attenzione alla ragazza che ancora stazionava nel corridoio.
Roddy sbuffò rumorosamente e si alzò a fatica, per poi uscire dalla camera. «Vado a fare una doccia, se sono fortunato trovo anche un po’ di caffè da rubare a Patton» concluse, allontanandosi lentamente.
Bill e Hazel lo osservarono per un istante, poi si scambiarono un’occhiata.
Lei ridacchiò. «Beh, ti lascio. Preparati con calma» disse.
Bill tuttavia non aveva intenzione di farsi sfuggire nuovamente l’occasione di stare un po’ con lei. Allungò la mano e la afferrò per il polso, piantando le iridi in quelle color cioccolato di lei.
Si fissarono intensamente per un po’, poi il bassista la trasse gentilmente dentro la stanza, richiudendo la porta.
Hazel tremava appena ed era premuta contro il suo petto ampio, il capo chino per evitare di incrociare ancora i suoi occhi.
Bill le passò le braccia attorno alla vita e la abbracciò più forte, facendo scivolare le dita lungo la sua schiena. Con l’altra mano risalì fino a sfiorarle le guance morbide e rotondette, sentendole bollenti – avrebbe scommesso che fossero arrossate.
Sentiva il respiro di Hazel leggermente accelerato e a sua volta si sentiva emozionato, non l’aveva mai avuta vicina in quel modo.
Rimasero immersi nel silenzio, illuminati dal sole velato del mattino.
«Pensavo ti saresti dimenticato di quello che è successo ieri notte» mormorò la ragazza.
Bill trattenne il fiato per un istante, poi espirò lentamente. «Non faccio che pensare a te» buttò fuori, l’imbarazzo a divampare sulla pelle come una fiamma ardente.
Generalmente era un tipo spavaldo, espansivo e di compagnia, ma quando si trattava delle emozioni che provava si faceva timido – proprio come quando era un ragazzino e aveva difficoltà ad approcciarsi con le ragazze.
Hazel sollevò il capo, un gesto cauto e misurato, immergendo finalmente i grandi occhi nei suoi; il bassista si godette le guance arrossate, le labbra piene, le sopracciglia lievemente inarcate. «Mi prendi in giro?» lo accusò.
«Per niente, ragazzina. Prima però devi rispondere alla mia domanda, quella di ieri.»
Hazel poggiò i palmi delle mani sul suo petto e per un attimo Bill temette che volesse spingerlo via – ancora.
Lei sospirò. «Sì, Billy, penso a loro in quei momenti.»
Le portò una mano sotto il mento e lo carezzò appena. «Non ho speranze, vero? Non posso provare a farteli dimenticare?»
Lei ridacchiò. «Veramente ti interessa una che ha certe fantasie perverse in testa?»
Bill annuì con forza. «Ognuno di noi ha i suoi sogni erotici, ragazzina. E non sono certo la persona più adatta per giudicare il prossimo.» Fece una pausa e ghignò, mascherandosi ancora una volta dietro la sua facciata di ironia e malizia. «Sapessi cosa ho sognato io stanotte…» buttò lì, scostando appena un lembo della felpa di lei per solleticarle il fianco.
La sentì rabbrividire e premersi istintivamente contro di lui.
Non gli sembrava vero, non poteva credere che non lo stesse respingendo.
«E cos’hai sognato?» domandò lei in un tono che voleva essere innocente ma che risultò tutt’altro che ingenuo.
I loro occhi si scontrarono ancora una volta con intensità, poi Bill si chinò su di lei e rimase con il viso a pochi millimetri dal suo, il respiro corto e il corpo teso.
«Dimmi solo se posso provare a farti dimenticare quei sogni» sussurrò.
Hazel, in tutta risposta, si sporse in avanti e fece entrare in collisione le loro labbra, mentre le sue mani premevano più forte sull’ampio torace di lui.
Bill si sentì per un attimo spaesato, poi la prese meglio tra le braccia e ricambiò il gesto, non potendone più di averla distante. Schiuse appena la bocca e sfiorò lievemente quella di Hazel con la punta della lingua, e subito lei fece lo stesso.
Si assaporarono piano, i primi istanti furono all’insegna della timidezza, ma poco dopo entrambi furono colti da un’improvvisa ondata di passione che li portò ad assaporarsi con impeto.
Le mani di Bill correvano sul corpo formoso della giovane, mentre la sua mente pian piano si annebbiava e registrava pigramente di aver avuto ragione: era così morbida, accogliente, calda… i polpastrelli affondavano in quella carne soffice coperta da abiti leggeri, non incontravano soltanto ossa spigolose e affilate.
Era stupendo poterla finalmente avere su di sé in quel modo, così vicina e tremante d’aspettativa. Ogni tocco di lui la increspava in un brivido, ogni bacio era una nuova scoperta.
Quando si staccarono, i loro occhi si incrociarono di nuovo e Bill trovò consapevolezza e gioia in quelle iridi color cioccolato così calde e immense.
Le fece scivolare le dita tra i capelli sottili legati nella coda di cavallo e le regalò un sorriso che – ne era certo – lo stava facendo sembrare un perfetto idiota.
«Penseranno che sono una groupie» esalò Hazel, ma sul suo viso non esisteva traccia di preoccupazione.
«Che pensino il cazzo che gli pare» replicò bruscamente il bassista, appoggiandosi con la schiena contro la parete e tirandola ancora più vicina a sé.
Hazel appoggiò la guancia sul suo petto e lo strinse in un abbraccio morbido e accogliente; Bill prese ad accarezzarle piano il viso e il collo, sentendosi incredulo ed euforico come fosse ancora un ragazzino.
Aveva trent’anni e si percepiva come uno stupido adolescente.
 
 
Erano sul tour bus, di nuovo in viaggio.
Nuova data, nuova città, nuovo albergo uguale a qualunque altro.
Solo che in quel momento i pensieri di Bill erano vaporosi, come se stesse viaggiando su una nuvola anziché su un furgoncino sgangherato.
Se ne stava rilassato sul sedile, le braccia incrociate dietro la nuca e gli occhi socchiusi; certo, era stanco, stremato e avrebbe voluto avere almeno una settimana libera per potersi riposare a dovere, buttato a letto senza alcun pensiero in mente.
Accanto a lui, Puffy sonnecchiava con un monumentale paio di cuffie alle orecchie, collegate al suo adorato walkman.
Il bassista sentiva Roddy discutere con Jim da qualche parte sul bus, ma per il resto il mezzo era piuttosto silenzioso: solo una stazione radio dalla frequenza disturbata gracchiava dalla parte anteriore.
L’attenzione di Bill si risvegliò quando Hazel e Mike comparvero acanto a loro, un paio di tazze fumanti tra le mani e delle risatine a fuoriuscire dalle loro labbra.
Si raddrizzò e li osservò mentre si sistemavano sui sedili di fronte a lui e sorseggiavano un caffè caldo che il cantante doveva avere appena fatto – l’ennesimo.
«Potevate anche darmene un po’» borbottò il bassista, passandosi una mano sul viso.
Hazel gli sorrise dolcemente e gli allungò la propria tazza. «Prendi» lo esortò.
Mike spostò gli occhi dall’uno all’altro, poi si strinse nelle spalle e si godette il suo momento di relax e caffeina.
Bill si allungò e prese un sorso di liquido scuro, storcendo il naso per la presenza di troppo zucchero. «Che schifo, ragazzina! Ci hai sciolto dentro un pacco di caramelle gommose?» commentò, rabbrividendo per la brutta sensazione dolciastra che gli si era incastrata sulla lingua.
«Devo assumere zuccheri in mancanza di nicotina» scherzò lei, facendogli l’occhiolino.
Bill fissò prima lei, poi Mike, infine sospirò. «Di fronte a me vedo due drogati: uno di nicotina, l’altro di caffeina… fanno pure rima.»
«Pensa per te» gracchiò Mike, leccandosi le labbra dopo l’ennesimo sorso.
Hazel finì di bere e si alzò, portando via la propria tazza e tornando poco dopo da loro; fece per passare tra i sedili e rimettersi a sedere nel suo posto, ma Bill le lanciò un’occhiata con la bloccò prima che potesse farlo.
Desiderava che Hazel gli stesse accanto e, dal momento che il posto accanto al suo era occupato da Puffy ormai addormentato, l’unica soluzione era farla sedere sulle proprie ginocchia.
Allungò le braccia e la afferrò per i fianchi, facendo leva per trascinarla su di sé.
Lei oppose un po’ di resistenza e Bill notò il suo sguardo allarmato mentre lo rivolgeva a Mike; poco dopo si lasciò abbracciare da dietro e si sistemò meglio contro di lui, puntando gli occhi fuori dal finestrino.
Mike li osservava curioso, intento a finire con calma il suo caffè. «Ah, questa mi è nuova!» esclamò con fare ammiccante.
Bill avvolse la vita di Hazel con le braccia e le lasciò un lieve bacio sulla guancia. «Infatti è recente» commentò senza scomporsi troppo.
Ci aveva riflettuto ed era arrivato alla conclusione che non aveva più quindici anni, non aveva alcun senso nascondersi e vivere una relazione clandestina: Hazel gli piaceva e non sarebbe riuscito a celarlo a lungo neanche se avesse voluto.
Il cantante si sporse leggermente in cerca dello sguardo di lei. «Ehi, perché non me l’hai detto?» la interrogò.
Lei si voltò per ricambiare l’occhiata e ridacchiò. «Beh…»
«Smetti di metterla in imbarazzo, Patton.»
Mike fece un gesto noncurante e allungò la mano per dare a entrambi una pacca sul braccio. «Mi fa piacere per voi» concluse.
Proprio in quel momento, Jim e Roddy li raggiunsero e Bill ebbe come l’impressione che Hazel volesse divincolarsi da lui e sottrarsi alle occhiate meravigliate dei nuovi arrivati.
Mike si alzò e sventolò in aria la tazza ormai vuota. «Vado a prenderne dell’altro! Chi ne vuole?»
Bill sospirò. «Fai schifo» lo accusò.
«Cos’è che hai detto prima? Caffeina e nicotina fanno rima, pensa alla tua fidanzata piuttosto» replicò prontamente il cantante, poi se ne andò.
Roddy e Jim si sedettero sui sedili di fronte e parvero non curarsi troppo dell’abbraccio tra Bill e Hazel, come se in fondo fosse normale o come se l’avessero sempre sospettato.
Il bassista la fece sistemare meglio sulle proprie ginocchia e si godette il meraviglioso calore di quel corpo morbido contro il suo – finalmente ce l’aveva addosso e poteva stringerla.
Aveva desiderato a lungo di vivere quel momento e non gli pareva ancora vero.
Appoggiò il mento sulla spalla di Hazel e socchiuse le palpebre, sentendosi finalmente rilassato al cento per cento.
Continuarono a chiacchierare con gli altri, cercando in tutti i modi di non svegliare Puffy, ma ben presto le battute e le risate si fecero più rumorose.
Mentre Jim si era lanciato in un lungo discorso che faticava a stare in piedi per la dubbia presenza di un senso logico, Puffy si riscosse di soprassalto e si guardò attorno allarmato.
«Che cazzo succede? Perché urlate?» Poi gli occhi gonfi di sonno si posarono su Bill e Hazel. «E tu cosa ci fai in braccio al mio amico?»
Tutti scoppiarono a ridere, ignorando il povero Jim che tentava invano di riportare l’attenzione su di sé.
Mike comparve al fianco del batterista e gli batté amichevolmente sulla spalla. «È la sua fidanzata. Ti rendi conto, Puff? Volevano nascondercelo!» sghignazzò.
«No, siete voi a essere troppo curiosi e a non farvi mai i cazzi vostri» disse la ragazza, chinandosi a tirare appena uno dei dreadlocks di Puffy.
«Chi, noi?!» finse di inorridire Roddy, dando di gomito a Jim che intanto si era chiuso nuovamente nel suo mondo e mostrava un’espressione seria e indecifrabile.
Mike lo notò e si accovacciò al suo fianco, fissandolo con sguardo indagatore. «Ti sei offeso, Big Jim?»
«Vacci piano» lo ammonì Bill.
Il chitarrista si sottrasse agli occhi scuri del cantante e si mise lentamente in piedi, per poi allontanarsi.
Mike si lasciò cadere accanto a Roddy e gli circondò le spalle con un braccio, insolitamente espansivo in quanto a contatto umano. «Stavolta che ho fatto?»
Roddy lo incenerì con un’occhiata e sbuffò. «Fatti un esame di coscienza!»
«Quale coscienza?» se ne uscì Hazel.
Bill e Puffy scoppiarono a ridere e il bassista la strinse ancora più forte, lasciandole un lieve bacio fra i capelli.
In fondo, anche se all’interno della band c’erano sempre dei problemi o delle discussioni, si sentiva a casa in mezzo a quella gabbia di matti fuori di testa.
Lasciò scorrere lo sguardo su Mike che rideva e punzecchiava Roddy, su quello strano modo in cui gli si era avvicinato, e pensò che fosse veramente giunto il momento di far dimenticare alla giovane tra le sue braccia le improbabili fantasie erotiche che aveva su cantante e tastierista.
Si abbandonò contro lo schienale del sedile e chiuse gli occhi, sentendo Hazel accoccolarsi contro il suo petto.
Cullato dai battibecchi dei suoi amici, dalle vibrazioni del motore del bus e dal calore di Hazel, scivolò in una piacevole fase di dormiveglia che lo fece sentire tranquillo e appagato.
Se esisteva qualche problema al mondo, beh, avrebbe aspettato.
 
 
 
 
 
 
♥ ♥ ♥
 
Carissimi lettori!
Lo so che questa storia è banale e piena di cliché, ma credetemi se vi dico che da quando ho ideato il racconto Voyeuse nel quale la protagonista era proprio Hazel, ho sentito una voglia matta di scrivere qualcosa su lei e Bill perché – non so il motivo preciso – ho preso a shipparli totalmente a caso e mi piaceva l’idea di incentrare qualche racconto di questa serie anche su qualcosa che non fosse la Suprema Pattum! XD
Come forse ricorderete, nella sopracitata Voyeuse si viene a scoprire che Hazel – collaboratrice dei FNM durante il tour promozionale di Angel Dust tenuto tra il ’92 e il ’93 – una volta si è ritrovata a spiare Mike e Roddy in uno dei loro momenti di intimità. Come mi ha fatto notare Soul, del resto la mia mente ha creato questa ragazza per avere qualcuno che shippa questa coppia insieme a me AHAHAHAHAH XD
E qui ritroviamo Hazel alle prese con Bill che pare aver perso la testa per lei *-*
Non so, forse qui non ho approfondito bene il loro rapporto, ma volevo giusto dare un’infarinatura di come tutto è cominciato; spero di trovare in futuro altra ispirazione per scrivere su questi due, perché mi piacciono troppo!
E non potevo evitare di far comparire anche gli altri della band: Mike e il suo solito atteggiamento un po’ stronzetto e che punzecchia chiunque, Jim che viene un po’ ignorato e maltrattato – giusto per rimanere coerente con le tensioni che dovevano esserci a quei tempi –, Roddy che è semplicemente Roddy, Bill e il suo essere ambiguo e incline a mascherare le emozioni dietro una facciata impertinente, e Puffy che non fa che dormire per tutta la storia… che tenero *____*
Il racconto è ambientato nella prima metà del 1993, anno in cui appunto Bill è diventato un simpatico trentenne XD
Per finire, il titolo è un verso del brano This guy’s in love with you di Herb Alpert, coverato dai Faith No More e da un sacco di altri artisti nel corso degli anni ^^
E niente, che altro posso dire? Mi pare di aver spiegato un pochino di cose anche durante la storia, ma come sempre non esitate a esprimere eventuali perplessità in recensione ^^
Grazie a chiunque sia giunto fin qui e, anche se so che la storia non è un granché, mi auguro che vi sia piaciuta almeno un pochino :D
Alla prossima ♥
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Faith No More / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight