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Autore: vanity_gemini    05/02/2021    3 recensioni
Anno 2355, il pianeta Terra è completamente sovrappopolato, per cui parecchi dei suoi abitanti si sono trasferiti da tempo a vivere su delle enormi stazioni spaziali, che gravitavano attorno a quest'ultimo.
La vita sia sulla Terra che sia sulle stazioni stava procedendo nei migliori dei modi possibili, soprattutto grazie ai tanti progressi tecnologici che l'uomo aveva fatto in quei ultimi tempi. Questi avevano aiutato notevolmente la popolazione anche per fare le loro piccole cose quotidiane. Ma purtroppo, una grande minaccia era in procinto di arrivare come se fosse stata un fulmine a ciel sereno, sconvolgendo le esistenze di tutti loro, nessuno escluso. Era a tutti ben chiaro che da quel momento in poi la cosa più importante per chiunque era quella di cercare almeno di sopravvivere!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Shion, Gemini Aspros, Gemini Kanon, Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: Lime, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15.
 
A fatica riuscì a scendere da Gemini, poi senza degnare di un misero sguardo i presenti, prese ad avviarsi verso la plancia di commando, dove sapeva che sicuramente ci avrebbe trovato Shion.
Barcollava, a fatica riusciva a reggersi su entrambe le gambe, e Kanon che era appoggiato alla ringhiera della passerella cercò di fermarlo, ma lui di contro tirò dritto per la sua strada, però prima di lasciare definitivamente l’hangar volse i propri occhi ancora leggermente annebbiati verso la sagoma di Sagitter, constatando che il Mobile Suit dell’amico era davvero ridotto male, e la colpa di tutto ciò era solo attribuibile a lui, e alla sua precaria situazione psico-emotiva.
Appena arrivò in plancia ad accoglierlo ci furono suo zio e sua madre, mentre di Shion non ve ne era nessuna traccia.
Artemide, con gli occhi stracolmi di lacrime prese ad andargli incontro, e quando lo ebbe raggiunto calorosamente lo strinse a sé. Saga dopo un po' staccandosi da quell’abbraccio materno, domandò guardando entrambi, dove poteva trovare il Capitano Ling.
Questi gli risposero che lo avrebbe trovato all’interno del suo studio, dove si ci era rinchiuso, subito dopo terminata quella lunga e molto faticosa battaglia.
Sorridendo lievemente ad entrambi, prese la via che lo avrebbe portato nella zona della nave dove vi erano sistemati gli alloggi di Shion e di Aspros.
Durante il tragitto, camminando sempre a testa bassa, si imbatté in Shura.
L’ispanico lo mise al corrente che Aiolos, durante quella battaglia aveva riportato una ferita al braccio, e in quel momento era in una delle tante sale mediche di bordo. Saga, dopo averci pensato su, decise per prima cosa di avviarsi dal capitano, poi in un secondo momento di andare a trovare e vedere come in realtà stesse, l’amico di sempre.
Salutato Shura, prese ad avviarsi per un lungo corridoio, poi alla fine di questi voltando a destra si trovò davanti alla porta dell’ufficio presieduto dal Capitano Ling.
Emise un lungo respiro, poi bussò.
 
  • Avanti – fece una voce particolarmente stanca.
  • Shion, posso? – sporse lievemente la testa, aprendo un poco la porta.
  • Si – si mise più comodo – In effetti ti stavo aspettando, entra pure – Saga fece quello che gli aveva detto di fare, entrò dentro e sempre continuando a guardare l’uomo che era seduto oltre la scrivania, prese a sedersi sopra ad una sedia che era posta davanti a quest’ultima – Immagino che mi devi fare rapporto su quanto è successo? Anche se, le condizioni di Sagitter parlano più che chiare – lo guardò dritto negli occhi.
  • Ovvio – Saga abbassò un poco lo sguardo – Ma ho anche altro da dirti – fece iniziando a tremare lievemente – E non credo che ti piacerà.
  • ….. Shion lo guardò accigliato ma allo stesso incuriosito, poi sospirando – Dimmi, poi vedremo se mi piacerà o meno.
  • Ho preso una decisione – Saga lanciò, sempre tenendo il proprio sguardo puntato in quello del suo interlocutore.
  • Sentiamo – si appoggiò con entrambi i gomiti al ripiano della scrivania, intrecciando le mani tra loro – Parla figliolo, non avere timore – lo esortò, perché si rese conto che Saga tentennava.
  • Ho deciso – si bloccò nuovamente, poi – Ho deciso di lasciare la federazione – Shion a sentire ciò spalancò gli occhi, ma lo lasciò continuare – Ho capito che non sono più in grado di combattere, anzi – si fece particolarmente serio – Sono un pericolo per i miei compagni. Aiolos, per poco ci lascia la vita a causa mia, e non posso più permettere che accada una cosa del genere – i suoi occhi presero a luccicare – Shion, non me lo perdonerei mai e poi mai – detto ciò mise sulla scrivania, la pistola laser e il distintivo che contraddistingueva loro dai soldati semplici della flotta stellare. Istantaneamente gli occhi di Shion, presero a posarsi su entrambi gli oggetti.
Sempre continuando ad osservare quello che aveva davanti a sé, il capitano della USS Athena, prese a pensare, poi alzando lo sguardo lo puntò in quello del ragazzo che per lui era come fosse stato un vero figlio.
  • Saga – fece serio come mai lo era stato – Sei arrivato a questa conclusione dopo tutti i grandi sacrifici che hai fatto? Posso saperne in parte il motivo?
  • ……… Saga prese a sospirare, poi passandosi stancamente una mano sulla fronte, decise di fornire al suo superiore una misera, si perché il vero motivo di quella sua scelta non glielo avrebbe mai e poi mai detto, giustificazione – Non sono più in grado di reggere il peso di una battaglia, e tanto meno di usare Gemini al massimo della sua potenza. In quest’ultima battaglia me ne sono reso conto – fece con convinzione, ma di contro Shion non pareva proprio esserlo. Il capitano però decise di non insistere, quindi saggiamente optò per altro.
  • Mi spiace, ma di contro non posso obbligarti a fare una cosa, che non ti senti più di fare – asserì, poi guardandolo quasi paternamente – Saga ascoltami, prenditi del tempo per pensare – poi correggendosi – Anche se purtroppo per noi il tempo a nostra disposizione non è abbastanza, ma almeno in queste giornate che stiamo aspettando l’arrivo del resto della flotta, tu cerca di pensare un po' più a te. Riposati a livello sia fisico e sia mentale e poi ne riparleremo – gli sorrise – Io al momento al generale supremo Sage, non dirò nulla di questa tua decisione, poi si vedrà – fece alzandosi raggiungendo il ragazzo da lui cresciuto, dall’altra parte della scrivania. Anche Saga si alzò, Shion lo abbracciò a sé – Ora va a riposarti. Sento nel tuo corpo ancora l’adrenalina e la tensione della battaglia appena passata.
  • Va bene – si staccò dal quel caldo abbraccio – Mi andrò a riposare, ma prima passo da Los, voglio accertarmi delle sue condizioni di salute.
  • Certo, fai bene – Shion gli sorrise e Saga sempre un poco barcollando si diresse verso la porta di quell’ufficio.
Il capitano lo seguì con lo sguardo, pensando a quanto volesse bene a quel ragazzo, poi quando quest’ultimo si tirò dietro le proprie spalle la porta, gli occhi di Shion si posarono nuovamente su quei due oggetti che erano stati lasciati sopra alla sua scrivania. Prese entrambi tra le mani, e i suoi occhi inevitabilmente iniziarono a lacrimare.
 
*
 
Prima di entrare nella stanza presieduta da Aiolos, Saga si imbatté proprio nel fratello di quest’ultimo. Aiolia ne stava uscendo ed era in compagnia di Marin, e come vide davanti a sé la figura di Saga, il suo sguardo si indurì, ma non riuscì a dire nulla, perché la sua compagna tirandoselo dietro di sé glielo impedì.
Appena Saga entrò all’interno, vide l’amico che era adagiato sopra ad un lettino.
Al fianco di questi vi era Kanon.
Aiolos, durante quell’ultima battaglia aveva riportato una brutta ferita al braccio destro. Nonostante che l’abitacolo di Sagitter fosse come dire ben protetto all’interno di un guscio in carbonio, quando il Mobile Suit, fu colpito e privato quindi del braccio destro, il suo pilota a causa del contra colpo, venne balzato più volte all’interno di questi, e appunto in quell’occasione si fece male.
 
  • Come stai? – gli occhi di Saga erano fissi in quelli di Aiolos.
  • Bene dai – l’altro sorrise – Poteva andarmi peggio.
  • Appunto – abbassò lievemente lo sguardo – Non me lo sarei mai e poi mai perdonato.
  • Saga ora però non fartene un cruccio. Sono cose che durante una battaglia possono capitare.
  • Lo so – asserì lui, poi guardando prima uno e poi l’altro – Ma io non sono più in grado di poter combattere!
  • Ma va – s’inserì Kanon, alzandosi e affiancandosi a lui – Su con la vita, fratello! – gli diede una leggera pacca sulla spalla, mentre l’altro si fece ancora più cupo e pensoso.
  • Saga, ha ragione Kanon. I momenti negativi possiamo averceli tutti! – Aiolos, come al suo solito cercò di tranquillizzare l’amico. Mentre quest’ultimo pareva essere davvero troppo pensoso. Difatti lanciò tutto d’un fiato.
  • Ho deciso di lasciare la flotta stellare! – sganciò la bomba. A sentire ciò sia Kanon che Aiolos, spalancarono i loro occhi. Erano entrambi scioccati.
  • COSA!!!??? – Kanon quasi urlò – COSA, hai deciso di fare! – gli si mise davanti, mentre Aiolos, si drizzò su dal letto.
  • Di lasciare il mio incarico nella flotta stellare – ripeté – Ho già lasciato pistola e distintivo a Shion – rivelò – Non mi sento più in grado di reggere il peso di una battaglia – poi con gli occhi lucidi e la voce tremolante – E ciò che è successo a te Los, amico mio, è la diretta conseguenza.
  • NO! NO! E NO! – Kanon urlò per la seconda volta – Fratello, ascolta – gli si mise davanti – Cosa ci siamo promessi appena ci siamo conosciuti, all’interno del tendone su Endor? Per caso lo hai già dimenticato?
  • No, non l’ho affatto dimenticato solo che…. – Kanon non gli lasciò terminare la frase.
  • Che hai paura!? Bè, quella l’abbiamo tutti, è normale. Appena usciamo dall’hangar della nave non sappiamo se ve ne faremo mai più ritorno, ma questo lo sapevamo fin da subito, da l’inizio, da quando abbiamo accettato di fare questa vita!
  • So anche questo, ma non è quello il motivo, c’è dell’altro….
  • Allora diccelo. Saga, io sono il tuo gemello e lui – Kanon indicò Aiolos, che se ne stava in religioso silenzio – E’ il tuo migliore amico, quindi con noi puoi parlare, anzi, devi parlare, solo noi due ti possiamo aiutare.
  • Hai ragione, ma vedi, io…. io so quello che ci siamo ripromessi di fare quella volta. Assieme e con l’aiuto dei nostri compagni noi dobbiamo a tutti i costi sconfiggere nostro zio, e ripristinare così la pace e la tranquillità in tutte le galassie, ma io, io sono troppo confuso…. – a quel punto sia Kanon che Aiolos, lo guardarono accigliati.
  • Scusa, ma confuso da che cosa? – Kanon volle sapere.
  • Da, da, quella…. – Saga farfugliò, mentre nel frattempo la porta si aprì, e da questi si palesò Artemide.
 
La mamma dei gemelli con un sorriso si rivolse ad Aiolos, chiedendogli come stesse, preoccupandosi per la sua condizione di salute, poi amorevolmente donò a quest’ultimo un lieve bacio sulla fronte. Il ragazzo sorrise imbarazzato, guardandosi coi di lei figli. Dovette ammettere, che essendo rimasto orfano in tenera età, quell’affetto materno sia a lui che ad Aiolia, era davvero mancato.
Staccandosi da Aiolos, la donna volse la propria attenzione verso uno dei suoi due figli, poi prese una sedia posta da un lato della stanza, e si mise a sedere vicino a Saga, che però stava in piedi.
Da giorni lo stava studiando e da donna, ma soprattutto da madre, aveva così capito cosa si stava muovendo nell’animo di uno dei suoi due amati figli.
Il suo pensiero e quello di lui, dopotutto, per motivi ben diversi, era sempre rivolto alla stessa, identica persona.
Kanon in silenzio guardò entrambi, poi fece per alzarsi. Aveva capito che la madre forse stava per rivelare qualcosa di grosso, di importante, qualcosa che purtroppo non poteva più tenersi dentro di sé, ma di contro avrebbe turbato ancora di più l’animo già di per sé parecchio inquieto di Saga.
Su un primo momento, Kanon a dire il vero voleva proporre ai due di andare a parlare altrove, ma poi decise, che forse era meglio che restassero lì, almeno lui sarebbe stato da supporto per il fratello, se mai ce ne fosse stato di bisogno.
 
  • Ragazzi ascoltatemi – iniziò Artemide guardando i tre, poi rivolgendosi solo ad uno di loro – Saga ascoltami, è arrivato il momento che ti devo rivelare una cosa decisamente piuttosto importante – asserì fin troppo seriamente – Ma mi rendo perfettamente conto che questo non sia un momento propriamente adatto, ma sento la necessità di dovertelo dire – i tre erano in religioso silenzio, nessuno fiatava, mentre Artemide spostando leggermente lo sguardo verso Aiolos, lanciò – Ragazzi, dovete sapere che la ragazza che vi ha liberato è mia nipote, la figlia secondogenita di mio fratello – i tre a sentire ciò rimasero completamente scioccati, Saga ovviamente più di tutti. Era diventato bianco in volto così com’era il lenzuolo del letto dove Aiolos vi era sistemato sopra. Il primo tra loro che riuscì a dire una sola parola fu Kanon, mentre Saga sembrava essere totalmente assente.
  • Non ci posso credere! – asserì il gemello minore, guardandosi appena col fratello, che dallo sconvolto che era si dovette sedere, per evitare di finire a terra.
  • Invece mio caro è proprio così.
  • Mamma, cosa aspettavi a dircelo!?
  • Kanon, credimi per me non è stato affatto facile – guardò Saga, che sempre più sconvolto guardava pensoso il pavimento davanti a sé – Solo ora, solo arrivati a questo punto, mi sono decisa – asserì, poi con tono preoccupato e guardando sempre il gemello maggiore – Anche sé forse ho sbagliato – a quel punto la donna si alzò chinandosi sul figlio, poi con fare amorevole prese ad accarezzargli il volto – Mi spiace, mi spiace, averti detto tutto ciò. Ma mi sembrava giusto che tu – e guardò anche Aiolos – Che voi dovevate sapere chi vi ha lasciati liberi. Anche sé mi rendo perfettamente conto che questa notizia sia molto sconvolgente, soprattutto perché ho capito, compreso bene i sentimenti tuoi Saga – lo guardò negli occhi – E pure quelli di Katya.
  • …….. Katya, si chiama Katya, colei che mi sta confondendo, colei che mi sta scombussolando sia la mente che il cuore. Si disse Saga a più riprese dentro di sé. Poi alzandosi, e facendo leggermente allontanare la madre da sé.
  • Bene! Meraviglioso! Perfetto! – fece con un sorriso amaro, guardandosi con Kanon – Mi sono innamorato della figlia del mio peggiore nemico, di mia cugina – poi con fare quasi da pazzo, rivolgendosi al gemello – Kanon – gli puntò gli smeraldi nei suoi e mettendogli entrambe le mani sopra alle spalle – Tu non trovi che sia una cosa davvero divertente!!!! Su, dai, parla? Dimmi cosa ne pensi? – poi guardando Aiolos, che di rimando lo stava osservando con gli occhi sbarrati – E tu, amico mio cosa ne pensi? È divertente, io che mi sono innamorato di mia cugina, Kanon di nostra cugina! Roba da matti!!!! – fece delirando e sudando freddo, mentre Artemide si rese perfettamente conto di aver sbagliato completamente la tempistica. Doveva aspettare che Saga stesse meglio a livello psicologico, almeno così avrebbe assorbito quella scioccate rivelazione in maniera totalmente diversa. Mentre in quel momento stava proprio delirando. Rideva e piangeva allo stesso tempo, difatti in un impeto di follia, si era tolto la maglia della tuta rimanendo così a torso nudo.
 
Saga, sempre continuando a delirare prese ad uscire così com’era dalla stanza, percorrendo il corridoio, sbraitando, ridendo, piangendo, attirandosi così le attenzioni di tutti i presenti, soprattutto quelle di Mu, che udendo tutto quel baccano frettolosamente si era precipitato fuori dalla sala medica con tanto di siringa in mano, poi vedendo tutto ciò, scrollando un poco il capo si era nuovamente rintanato all’interno della stanza.
Artemide, Aiolos e Kanon si guardarono per un lunghissimo istante, poi Kanon si rivolse alla madre, ammonendola.
Hai sbagliato, ora uscirà fuori di testa del tutto!
La donna nel sentire ciò scoppiò a piangere e senza dire nulla, prese a seguire il figlio, che sempre continuava a portare avanti in proprio teatrino.
Artemide si mise a correre all’impazzata, e non appena raggiuse Saga, cercò di avere da parte di quest’ultimo un po' della sua attenzione, che faticando parecchio dopo un bel po' riuscì ad ottenerla.
 
  • Saga ascoltami, per favore ascoltami – lei lo implorò.
  • Che hai da rivelarmi ancora? Quello che mi hai detto è già più che sufficiente!
  • Saga – lo strinse a sé – Non ti ho detto la cosa più importante.
  • La cosa più importante – ripeté lui a Pappagallo – E quale sarebbe? – i suoi occhi erano sempre piuttosto annebbiati.
  • Vieni, sediamoci qui – lo condusse verso una piccola panchina, poi appena presero entrambi posto – Vedi Saga, devi sapere che Katya però in realtà non è la figlia naturale di tuo zio, cioè del mio fratello gemello – lui spalancò gli occhi, ma stette in silenzio – Lei e suo fratello, che è più grande di due anni, sono stati adottati quando erano molto piccoli. Entrambi i loro genitori perirono in un incidente, quindi Alone che a quel tempo ricopriva la carica di consigliere, ed era sotto le direttive del governatore di Hades, padre appunto dei due piccolini, alla morte di quest’ultimo decise di prendersi cura lui stesso dei di lui figli, adottandoli entrambi. Quindi tu e Katya, non avete nessun legame di parentela, se questo è quello che ti fa stare male – poi amorevolmente – Ho capito il perché vi abbia liberato, perché lei si è innamorata di te – poi baciandolo sulla guancia – E tu sei innamorato di lei, vero? Dico bene?
  • Si mamma – la strinse a sé – Dici benissimo, ci siamo innamorati entrambi.
  • Già – concordò lei, poi staccandosi leggermente – Ora però sono in pena per lei. Katya si è esposta troppo, ho paura che le accada qualcosa di grave, sia a lei che a Radamante!
  • E chi sarebbe questo Radamante?
  • Il fratello maggiore di Katya – poi alzandosi, e guardando il figlio intensamente – Saga, io temo sia per te e per Kanon ogni volta che uscite in combattimento, ma sei davvero sicuro a voler lasciare la flotta stellare? Shion, mi ha raccontato di tutti i grandi sacrifici che negli anni hai fatto per arrivare ad essere quello che sei, e soprattutto arrivare a fare quello che fai. Ascoltami, io non ti voglio obbligare, ma a questo punto pensaci bene – poi tendendogli la mano – Ora vieni con me, andiamo un po' a riposarci, che ne abbiamo tutti e due un gran bisogno.
 
Saga senza fiatare, anzi ricomponendosi indossò la sua maglia, che la madre aveva portato con sé. Poi facendosi guidare, si fece accompagnare dalla donna all’interno della propria cabina, prendendo così posto, dopo essersi completamente privato di tutti gli abiti, sul morbido lettone.
Artemide a quel punto decise di lasciare solo il figlio, che a fatica però riuscì a prendere sonno, dato che davanti ai suoi occhi gli apparivano degli occhi verdi un poco malinconici, un sorriso leggermente felice, un bel volto contornato da lunghissimi capelli color del grano.
 
*
 
Arrivata all’interno dell’hangar, puntò dritto verso il veicolo che suo padre molto di sovente utilizzava.
Faticando un poco riuscì ad installare su quest’ultimo il localizzatore che si era portata dietro. Poi non appena terminò di fare quello che si era prefissata di fare, sempre in religioso silenzio fece ritorno verso la propria stanza, e una volta che entrò in quest’ultima prese a privarsi di tutti gli abiti che indossava, mettendosi comodamente sotto le calde coperte.
Alone, proprio il giorno successivo decise di andare a controllare di persona come stavano procedendo i lavori nella nuova base.
Quest’ultima era stata chiamata dall’imperatore stesso, Dark Base, e a quel punto bisognava dire che quel nome era proprio appropriato, dato che rispecchiava alla perfezione la personalità oscura, dell’imperatore stesso.
Katya sempre restandosene all’interno della sua stanza, ben lontana da occhi indiscreti, con l’aiuto di quel dispositivo di controllo, riuscì a scovare la famosa base segreta che il padre teneva ben nascosta sia a lei che a suo fratello.
Sorridendo con una buona dose di malignità, decise di aspettare il ritorno del padre lì su Hades, per poi agire in quella che era la seconda parte del piano che si era prefissata nella mente di portare a compimento.
Alone, dopo poco tempo fece ritorno su Hades, sempre ignorando la figura della figlia. Quindi quest’ultima, avendo le coordinate della nuova base, sempre durante la nottata prese nuovamente ad allontanarsi da Hades, per puntare dritto in direzione di quest'ultima, poi una volta che vi ci fu arrivata, vi installò al suo interno un grosso localizzatore, di quelli con ancora più maggior portata e raggio d’azione.
Fatto ciò, fece nuovamente ritorno su Hades, incrociandosi proprio con Pandora, dato che quest’ultima era di ritorno da New Texas, dove appunto vi era stata per accompagnare la madre.
Come al solito, le due “primedonne” si guardarono a lungo, scrutandosi.
La prima ad infilarsi nella sua camera e chiudercisi dentro a doppia mandata fu proprio Katya. Meno interloquiva con la cugina, per lei meglio era!
 
*
 
Kanon dopo essersi congedato da Aiolos, anche perché quest’ultimo si era lievemente appisolato, decise di estraniarsi da tutti gli altri, andando così a rifugiarsi in un posto tranquillo e molto appartato della nave.
L’Athena, dopo tanto faticare era arrivata su Delta Vega, e poco alla volta venne raggiunta dalle altre navi superstiti della flotta, tra queste vi era anche la USS Valhalla.
Come spesso succedeva, i capitani di tutte le navi presenti si erano incontrati. Anzi, erano ancora tutti radunati nella grande sala assemblea che era presente all’interno della nave comandata dall’ammiraglio Riise.
Stavano decidendo una strategia d’attacco, mentre che aspettavano l’imminente arrivo delle altre navi che il generale supremo Sage aveva fatto salpare dalla Terra.
In quel momento, il gemello minore era particolarmente pensieroso.
I suoi occhi verdi erano puntati verso il cielo parzialmente stellato che si poteva intravvedere attraverso quelle grandi vetrate di quell’altrettanto grande cupola.
Ovviamente, il suo pensiero era sempre rivolto a Saga.
Inutile, lo aveva visto stare troppo male, e in fondo lo capiva, ma di contro, voleva anche che il suo gemello reagisse a tutto ciò, che non si facesse proprio travolgere in pieno dagli eventi, anche se era abbastanza normale che ciò accadesse, visto tutto quello che era successo, ma soprattutto che da loro madre era stato rivelato. Certo, che a pensarci bene era davvero una cosa, per certi versi ovvio, abbastanza anomala, ma non del tutto strana. La forza dell’amore, più delle volte non aveva confini, barriere, ma passava sopra a tutto e a tutti!
Una voce piuttosto conosciuta, ad un tratto lo distolse dai suoi pensieri, quindi voltò appena il capo, trovandosi davanti la splendida figura del maggiore June. Superfluo dire che a quella vista, sorrise.
 
  • Disturbo? – lei fece timidamente, avviandosi verso di lui di qualche passo.
  • Non dirlo neppure.
  • Ben a sapersi – poi sorridendogli – Pensavo avessi voglia di stare da solo.
  • Non pensavi male – sorrise – Ma posso sempre fare qualche eccezione.
  • …… nel frattempo lei si sedette al fianco di lui, ma in quel momento June stranamente non riuscì a trovare le parole giuste per intavolare un discorso sensato, cioè senza cadere troppo nel banale o nello scontato, così facendo l’indifferente si mise anche lei col naso all’insù, cercando di ammirare quel poco cielo stellato che si intravedeva.
Il suo cuore però iniziò a batterle nel petto a dei ritmi accelerati, sperò quindi che lui non se ne accorgesse, ma dal sorrisetto ironico che teneva su quelle labbra perfette, pareva proprio che Kanon avesse capito lo stato d’animo della ragazza. Difatti, dopo un bel po' di tempo fu proprio lui a prendere parola, o meglio a sbloccare quella situazione decisamente troppo strana.
  • Ti piacciono le stelle?
  • Eh!? – fece confusa, girandosi appena.
  • Ti ho chiesto se ti piacciono le stelle? Guarda ora si sta aprendo – indicò il cielo sopra di loro, entrambi erano sdraiati su delle comode sdraio – Bene, così si vedono meglio – lei si avvicinò appena, mantenendo sempre una certa distanza di sicurezza, che ovviamente venne subito annullata da lui, che senza farsi troppi problemi prese ad avvicinarla a sé.
  • Vedo – fece lei puntando il proprio sguardo nocciola, dove lui le indicava.
  • Quelle sono due stelle binarie – proferì lui – Anzi gemelle, ad essere precisi. E si chiamano, quella più a destra Mebsuta, mentre quella leggermente più a sinistra Geminga – in quel momento le loro guance si stavano sfiorando e lei si sentì il volto andare in fiamme.
  • Ti piace l’astrologia, non l’avrei mai detto – lanciò tanto per lanciare qualcosa.
  • Sì molto – lui sorrise – Difatti quando ho dovuto scegliere il ramo su qui specializzarmi ho scelto appunto l’astrologia, e tu invece che ti piace? – i loro occhi si incrociarono per un lungo tempo.
  • Io sono più filosofica, ma anche qualcosina di astrologia so, poco a dire il vero.
  • Bene, allora a questo punto posso sempre insegnarti qualcosa – i loro volti erano praticamente molto vicini, l’uno con l’altro.
  • Si. Volentieri – fece con voce tremolante, ma non riuscì più a dire nulla, perché la sua bocca venne del tutto tappata dalle calde labbra di Kanon, che dopo un primissimo momento di esitazione, poi insinuò all’interno della bocca di June la sua lingua alla ricerca disperata di quella di lei, iniziando così una lunga e voluttuosa danza di piacere, che riuscì a far inebriare ad entrambi completamente tutti i loro sensi.
 
Presa da un forte impeto si alzò di scatto dalla sua postazione e senza starci troppo a pensare prese posto sulla sdraio di lui, anzi, si mise proprio a cavalcioni sopra di lui, continuando a baciarsi senza tregua e senza sosta alcuna, mentre lui, preso dai suoi d’istinti, iniziò a passare le proprie mani lungo tutta la spina dorsale di lei, andandosi poi alla fine a soffermare sopra ai glutei sodi che la ragazza aveva.
June ovviamente non rimase di certo con le mani in mano, anche lei prese ad accarezzare con una certa bramosia, quegli addominali perfettamente scolpiti, al di sotto della camicia di lino bianca che Kanon stava indossando.
Amoreggiarono in quel posto, lontano da occhi curiosi, ancora per un bel po', poi decisero di passare allo step successivo, quindi per poter fare tutto ciò in estrema riservatezza, si eclissarono all’interno della cabina presieduta dalla ragazza.
Li dentro dettero libero sfogo a tutta la loro grande passione!
 
*
 
A bordo dell’Anoha, Katya in compagnia della sua sempre fidata Kyoko, lasciò la base di Hades per fare rotta verso Bespin.
Durante l’arco di quelle giornate, la bionda ragazza ci aveva pensato su parecchio, arrivando quindi a decidere che quello era davvero il momento giusto, il momento adatto per mettere in azione il piano che da tanto tempo, troppo, aveva pensato, studiato, in tutti i suoi minimi particolari.
Non appena il radar dell’Anoha avvistò Bespin, quest’ultima puntò dritta in una posizione particolare del pianeta, dove appunto vi erano riuniti coloro che la bionda comandante doveva incontrare.
La grossa nave fermò i suoi motori sopra ad un grosso spiazzo, circondato da quel poco che restava di un vecchio e ormai fatiscente ed abbandonato stadio olimpionico. Dalla nave ne uscirono fuori solamente le due ragazze, che a bordo di una piccola macchinetta, scartando le varie rovine sparse un po' ovunque, presero ad avviarsi verso una piccola stradina secondaria. Questi era davvero stretta, e piena di buche.
Percorsero circa una decina di chilometri, continuando a balzare all’interno della macchinetta, quando ad un tratto arrivarono davanti all’entrata di quella che pareva essere una vecchia miniera sotterranea abbandonata.
Senza esitazione alcuna entrarono all’interno di questi, accesero anche le luci giusto per vederci meglio, dato che lì dentro vi era il buio più totale.
Transitarono per lungo tempo fino a quando non arrivarono alla fine del tunnel, dove ad attendere le due vi era un folto gruppo di persone.
Kyoko bloccò il mezzo ed entrambe scesero da questi, avviandosi verso i presenti, che subito con fare benevolo e del tutto amichevole si avvicinarono a loro.
 
  • Ben arrivate – disse alle due quello che pareva essere il capo del gruppo.
  • Scusateci per l’attesa, ma dovevo limare ancora qualche dettaglio – Katya, tese la sua mano destra al giovane ragazzo che le era di fronte, subito ricambiata da quest’ultimo.
  • Venite, da questa parte – il ragazzo indicò loro una specie di tenda, le due presero a seguirlo, subito però imitate dal resto del gruppo, che su un primissimo momento rimase un poco più in disparte.
 
Il capo dei ribelli di Bespin si chiamava Siegfried. Questi da parecchio tempo assieme a quelli che da sempre erano i suoi amici, avevano formato il gruppo, cercando di contrastare il più possibile Alone e i suoi fedeli seguaci.
Con Katya avevano fin da subito stretto una buona amicizia, quella che appunto servì loro, per essere risparmiati da parte della ragazza, ma soprattutto, quest’ultima aveva capito che il loro aiuto al momento opportuno le sarebbe di certo servito, quindi aveva fatto credere di averli sistemati in modo definitivo, mentre lei stessa gli aveva dato la possibilità di potersi rifugiare in un posto sicuro e soprattutto poco conosciuto. Veramente in pochi sapevano dell’esistenza di quella miniera.
Il gruppo capitanato da Siegfried, era di quelli ben saldi. Le loro idee di pace li avevano da sempre uniti, per ottenere lo scopo tanto caro a tutti loro.
Erano anche ben addestrati, ma soprattutto non avevano paura e timore di nulla e di nessuno.
Gli altri membri si chiamavano: Hagen, Luxor, Mime, Megres, Alcor e Mizar.
Oltre a questi vi erano presenti anche tre ragazze. Quest’ultime avevano una parte davvero operativa all’interno del gruppo. Le tre erano Lithia, Helena e Freya.
Katya, dopo averne parlato privatamente con Siegfried, ed essersi accordata con questi sulle nuove strategie da seguire, tenne un discorso collettivo, rendendo così partecipi anche tutti i restanti.
Tutti loro dovevano per forza di cose sapere in cosa consisteva il piano che il loro capo e la bionda comandante avevano appena ideato, per poter così effettuare un grande attacco ai danni del di lei padre e di tutti coloro che seguivano quest’ultimo.
Le due si salutarono con tutti i presenti, rimanendo d’accordo che gli avrebbero aspettati dov’era ormeggiata la loro nave, ma non appena quest’ultime lasciarono il nascondiglio dei ribelli, ecco che qualcuno era prontamente sulle loro tracce.
Si trattava difatti di Pandora, questi le aveva seguite di nascosto fin da quando loro avevano lasciato Hades.
Senza esitare, Pandora sparò alle ruote della macchinetta, facendo quasi volare quest’ultima per l’aria. Kyoko, per un lungo tempo rimase riversa sul manto stradale priva di sensi, mentre Katya si riprese subito, trovandosi però davanti la minacciosa figura della cugina, che dall’alto della sua posizione la guardava con uno sguardo carico di odio.
Erano arrivate al dunque, allo scontro finale.
Ovviamente, mentre che Pandora si stava occupando delle due, un folto numero di suoi soldati aveva fatto irruzione all’interno del covo dei ribelli, venendo però prontamente decimato da questi.
Ma ritornando alle due.
La mora Pandora non indossava uno dei tanti suoi vestiti, o meglio abiti, lunghi e poco utili per i combattimenti, ma bensì aveva addosso una sempre nera, tuta attillata, che mostrava le sue forme femminili a dir poco perfette.
Katya sempre puntando i suoi occhi in quelli di Pandora si issò in piedi, e continuando a guardarsi, sfidandosi con solo lo sguardo, le due in contemporanea estrassero le loro spade laser.
La prima ad attaccare a testa bassa fu Pandora, che senza esitare si fiondò sulla cugina, ma il suo primo attacco non andò a buon fine. Katya era anche lei un abile spadaccina, suo fratello le aveva insegnato diverse mosse, quelle appunto per resistere e poi respingere gli attacchi diretti, o meglio gli attacchi nervosi com’era appunto quello di Pandora.
Difatti, si poteva benissimo notare di come le due stessero combattendo.
Katya era calma e tranquilla, ponderava ogni fendente, mentre Pandora sembrava essere indemoniata, combatteva poco lucida e ciò poteva benissimo costarle caro.
 
Stavano combattendo all’arma bianca già da un bel po', quando ad un tratto Katya indietreggiando andò ad inciampare in un grosso masso che fuoriusciva dal terreno, già abbastanza sconnesso di suo.
A quel punto la bionda cadde all’indietro e Pandora approfittò di quell’occasione, per attaccarla con ancora più foga e ferocia, a fatica Katya cercò di respingere quell’attacco, ma lei era quella che si trovava essere molto più in difficoltà essendo a terra. Pandora invece si fece ancora più determinata.
Aveva capito che sua cugina ormai non poteva più fare nulla e lei ce l’aveva in pugno.
Attaccando sempre a testa bassa, riuscì a privare Katya della sua spada, e subito dopo puntò a quest’ultima la sua, dritta alla gola. Si guardarono per un lunghissimo istante, ma Katya però non si era scossa, mostrava alla cugina il suo sguardo sempre fiero, nonostante la palese situazione di svantaggio.
Ad un tratto tra loro due si mise proprio Kyoko, che ripresasi si accorse che il suo comandante non se la stava passando affatto bene. Pandora intimò a quest’ultima di mettersi da parte, di farsi per una volta gli affaracci suoi, perché lei doveva sistemare una volta per tutte la sua situazione con la cugina, e non voleva avere nessuno tra i piedi.
Ovviamente Kyoko era di parere completamente diverso, difatti senza starci troppo a pensare su partì all’attacco, scagliandosi contro Pandora.
Come prima, anche queste due combatterono senza esclusione di colpi. Sembravano essere il ritratto personificato della rabbia, mentre Katya si rimpossessò della propria spada, nel mentre che si teneva una gamba, che risultava essere lievemente ferita, per fortuna solo di striscio.
Ad un tratto proprio Katya udì un urlo, e voltandosi appena vide Kyoko cadere a terra. Pandora l’aveva oltrepassata da parte a parte con la propria spada.
 
  • Kyoko!!!!!! – urlò Katya alzandosi e avviandosi verso l’amica di sempre, per prenderla tra le sue braccia, mentre Pandora lievemente sanguinante si stava tenendo la spalla sinistra.
  • Katya – la sua voce era tremolante, e i suoi occhi erano stracolmi di lacrime.
  • Ma perché lo hai fatto? Perché hai fatto tutto ciò? – Kayta le domandò tra le lacrime.
  • Io, io – non riusciva a parlare, mentre Katya prese ad accarezzarle il volto, stringendola ancora di più a sé – Io l’ho fatto perché ti ho da sempre amato, ti ho da sempre amato tanto, ma tu…. – non riuscì più a dire nulla, i suoi occhi rimasero fermi, spenti, inespressivi, spirò tra le braccia della persona che da sempre aveva amato, ma che non era mai stata ricambiata.
  • Kyoko, io – disse Katya tra le lacrime mentre prese a pulirle la bocca da un rivolo di sangue, poi appoggiando la sua amica al suolo, con occhi indemoniati si voltò dalla parte di Pandora – Adesso a noi due! – e come un fulmine la raggiunse, brandendo nuovamente la sua spada laser.
 
In quel momento, vi era solo una che combatteva con una certa ferocia.
Certo i suoi occhi continuavano a lacrimare, ma la forza che metteva in quei fendenti era davvero tanta, se considerata la sua esile figura.
Pandora si trovò essere in parecchia difficoltà, perché la ragazza che aveva davanti a sé era completamente tutt’altra persona rispetto a quella che poco prima aveva incrociato. Katya non le dava tregua, per incidere maggiormente aveva preso anche la spada di Kyoko, mettendo così la rivale in seria difficoltà.
Andarono avanti per parecchio, sudavano, ansimavano, l’adrenalina era salita alle stelle, poi Katya usando un pizzico di furbizia, quella che forse mancava all’altra, riuscì anche aiutata dal fatto di avere due spade, a far credere una cosa a Pandora ed invece farne un’altra. Per la mora fu la fine.
La spada di Katya le si conficcò dritta nel petto, più o meno l’aveva colpita come lei aveva colpito la povera Kyoko.
Pandora, si accasciò a terra, la sua spada le cadde e con entrambe le mani prese a tenersi il petto sanguinante, guardò per l’ultima volta la tanto odiata cugina, poi i suoi occhi neri si chiusero, per sempre.
Nel frattempo arrivarono sul posto Radamante, in compagnia dei fidati Minos, Aiacos e Kagaho. Questi avevano seguito la nave di Pandora, ed erano stati guidati in quel luogo dal gruppo di Siegfried.
Alla vista di tutto ciò, Radamante era disperato, subito corse da Pandora, prendendola tra le sue braccia, mentre Katya si chinò nuovamente su Kyoko, imitando il gesto del fratello, stringendo a sé l’amica.
I tre generali invece si guardarono attorno. Erano del tutto sconcertati.
 
  • Sorella, perché è successo tutto questo? Dimmelo perché? – Radamante si rivolse a Katya tra i singhiozzi.
Lei a quel punto, sempre piangendo la morte dell’amica, prese a raccontargli tutto quello che a quel punto suo fratello doveva sapere.
 
Flashback.
Acquattandosi prese a seguire la cugina. Ultimamente lo faceva abbastanza di sovente dato che i loro rapporti non erano mai stati troppo amichevoli, anzi, erano tutt’altro.
In quelle giornate aveva più volte notato che il suo amato fratello, passava molto meno tempo con lei, e ciò la faceva soffrire in modo alquanto particolare.
Troppo, essendo lui l’unico componente della sua famiglia ad esserle rimasto.
Seguendo Pandora, venne quindi a scoprire della storia proprio tra questi e suo fratello, ma la cosa non la meravigliò più di tanto, essendo che qualche indizio qua e là, lei lo aveva già raccolto. Doveva solamente averne la conferma.
Senza starci troppo a pensare su, anzi con una certa foga, andò immediatamente a riportare quella sua scoperta al padre. Sapeva che questi a certi tipi di legami era fermamente contrario, quindi quale occasione migliore per rovinare la festa all’adorata cuginetta. Inoltre per rendere la cosa più vera, scattò anche qualche foto, giusto per far vedere al padre che quei suoi racconti non erano solo frutto della fantasia di una ragazzina di quattordici anni.
Alone dopo aver sentito e ascoltato tutto il suo racconto, prese amorevolmente Katya tra le sue braccia.
Tesoro.
Le disse, mentre che lei piangeva.
Stai tranquilla, ci penserò io ad impedire loro di vedersi. Non devono farlo perché ora comunque sono cugini!
Detto ciò, Alone dopo aver cercato di calmare un poco la figlia, decise di chiamare a rapporto figlio e nipote, e mettere in chiaro le posizioni di tutti loro.
Con fare imperioso, Alone ordinò ad entrambi di interrompere immediatamente la loro relazione, in caso che non lo avrebbero fatto, lui stesso avrebbe preso nei loro confronti dei seri e rigidi provvedimenti. Poi senza aspettare una loro possibile replica, o protesta, prese ad avviarsi all’interno dei suoi appartamenti.
Radamante se ne stette senza replicare, mentre Pandora no, lei volle dire la sua. Anche perché aveva ben capito chi era stato ad informare l’imperatore, suo zio, su quella storia.
Senza esitare seguì lo zio all’interno dei suoi appartamenti, ma non fu la sola a fare ciò. Anche Katya imitò il suo gesto, andandosi però a nascondere sotto ad una lunga tavola, posta in un lato di quell’immenso salone, e soprattutto ben coperta dalla tovaglia che copriva quest’ultima, arrivando a toccare a terra.
Li drizzò per bene entrambe le orecchie.
Con una certa veemenza, Pandora chiese allo zio perché avesse adottato i due, cosa era stato a spingerlo a fare quel passo, perché se lui non l’avesse fatto, ora lei e Radamante potevano vivere il loro amore.
Quest’ultimo però non le diede una risposta esaudiva, tergiversò, cercò più volte di sviare il discorso portandolo su altri argomenti, invece di contro Pandora continuò con le stesse domande. Lui stufandosi delle richieste della nipote si infuriò, ordinandole minaccioso, peggio del suo solito, di uscire da lì dentro, ma soprattutto di non immischiarsi in faccende e questioni, che a lei non erano date di sapere!
A quel punto, Pandora anche se un poco riluttante decise di lasciare libera della sua presenza quella grossa sala, quindi senza dire più nulla allo zio si avviò verso la porta, oltrepassandola e tirandosi con un tonfo dietro alle proprie spalle quest’ultima.
Katya, invece che era sempre ben nascosta sotto al tavolo, in quel momento era però impossibilitata di uscire dal proprio nascondiglio. Acquattandosi ancora di più si mise in religioso silenzio, aspettando il momento propizio per uscire allo scoperto. Mentre Alone, credendo di essere solo, prese ad urlare alla propria immagine, in quel momento riflessa nello specchio in cui lui stesso si stava rispecchiando.
IO li ho dovuti adottare, perché IO stesso li avevo resi orfani!
E con ciò, con fare piuttosto sconvolto oltrepassò pure lui una porta, quella che lo avrebbe portato ai suoi appartamenti privati.
Katya, rimase immobile, anzi le si bloccò completamente il respiro.
Aveva capito tutto, i loro genitori non erano morti quindi in un incidente, o meglio, erano deceduti sì in un brutto incidente, ma questi era stato “volutamente” causato, era stato appositamente provocato. Non era il fato o il destino che aveva agito, ma era stata quella persona che ora lei e suo fratello avevano tutti i giorni al loro fianco, quella persona che loro due avevano sempre chiamato padre!
Fu proprio in quel momento che cominciò a capire tante cose, poi scoppiò a piangere senza un minimo di freno.
Le lacrime solcavano libere lungo il suo viso da adolescente.
A causa di quell’uomo lei e il fratello, non avevano avuto la possibilità di crescere tra le braccia amorevoli dei loro genitori, e di loro ovviamente non si poteva ricordare nulla, visto che quando perirono era troppo piccola per poterlo fare.
Una bimba di un anno, cosa mai si sarebbe potuta ricordare? Nulla, e così valeva anche per Radamante che di anni ne aveva tre.
Uscendo allo scoperto, dopo essersi accertata che non ci fosse nessuna presenza, si posizionò proprio davanti allo specchio, dove poco prima lo stesso Alone, aveva fatto quella sua rivelazione.
Sguardo ben puntato in questi, entrambi i pugni chiusi.
Alone, me la pagherai cara, questa è la mia promessa! Ora come ora sono troppo piccola per poter solo pensare di fartela pagare, ma non appena diventerò più grande e potrò, vedrai che la mia vendetta sarà pesantissima, garantito!
Disse, poi sempre con le lacrime agli occhi uscì da quel salone, per prendere ad avviarsi verso la sua stanza.
Per prima cosa decise di non dire nulla al fratello. Loro erano solamente due ragazzini, per cui cosa mai avrebbero potuto fare contro il potere e la malvagità che da sempre Alone esercitava? Nulla di che, loro al momento non potevano fare proprio nulla, mentre più avanti, quando sarebbero cresciuti e avrebbero avuto anche loro un certo potere, forse potevano anche pensare di poter adempiere alla loro vendetta.
Katya, aveva vissuto tutti quei anni, con quell’unico e solo pensiero che spesso le vorticava in testa!
Fine flashback.
 
Concluse quel brutto racconto tra le lacrime, tenendo sempre ben stretta a sé Kyoko, mentre Radamante era sbiancato, boccheggiava, cercò di dire qualcosa, ma le parole gli morirono in bocca.
Invece i tre generali si guardarono scioccati. Loro erano molto affezionati ai due fratelli, soprattutto a lui, dato che avendo la stessa età erano praticamente cresciuti assieme.
Appena si riprese, sempre tendendo tra le braccia il corpo inerme di Pandora, Radamante a sentire tutto ciò, decise pure lui di vendicarsi nei confronti di quella persona che aveva fatto loro tanto male, e continuava a farne.
Sempre tra le lacrime, prese in braccio la donna che aveva e che ancora amava, per dare a questi una degna sepoltura.
Mentre Minos e Kagaho presero tra le loro braccia la povera Kyoko. Aiacos, invece sorresse Katya che era sempre più sconvolta e disperata, ma allo stesso tempo si era sentita più libera, ora che aveva potuto raccontare al fratello quella verità che solo lei sapeva.
Decisero di seppellire le due ragazze, vittime entrambe di quel folle, in un posto tranquillo e ben appartato di Bespin, dopodiché presero a salire sulle loro astronavi. Aiacos, decise di unirsi a Katya, giusto per non lasciare quest’ultima da sola.
Prontamente furono seguiti ed affiancati dai veicoli dei ribelli di Bespin, quindi tutti assieme fecero ritorno su Hades.
Alone, fiutando l’imminente pericolo si era già allontanato dal pianeta, ma Katya comunque sapeva dove trovarlo, dove quel verme schifoso si sarebbe nascosto, assieme giusto ai suoi fidati generali e soldati. La sua guardia scelta, per la precisione.
Chi era rimasto sul pianeta era il solito lecchino e tirapiedi di Cheshire. Quest’ultimo decise di fermarsi ad aspettare il loro arrivo, ovviamente ben nascosto, ma giusto perché voleva capire, spiare, vedere cosa effettivamente stavano architettando, per poi riportare tutto ciò al suo padrone. Lo avrebbe fatto solo per messaggio dato che nemmeno lui sapeva di preciso dove il loro imperatore potesse essere.
Assieme a Cheshire, rimasero davvero in pochi e questi vennero subito catturati dai soldati che erano a bordo delle due astronavi e portati nelle segrete della base.
Katya era sempre piuttosto sconvolta, si sentiva addosso la responsabilità della morte della sua fidata e amica Kyoko, ma anche la rivelazione che questi le fece, praticamente in punto di morte, urtò parecchio la sua psiche che era già parecchio devastata di suo.
Ad un tratto, mentre che stavano facendo il loro ingresso all’interno della base, il cielo sopra di loro venne completamente oscurato.
Alzarono prontamente i loro occhi increduli verso questi e videro sopra alle loro teste, le grosse sagome che appartenevano alle quattro ammiraglie della federazione.
Tre di queste rimasero a debita distanza, mentre una la USS Athena, si avvicinò al gruppo che era a terra.
Katya la riconobbe, quindi con una certa urgenza, anche perché i grossi cannoni della nave erano puntati su di loro, prese dalla tasca interna della divisa da comandante un fazzoletto bianco, mettendosi quindi a sventolare quest’ultimo per aria. Il gesto della ragazza venne imitato dal fratello e dagli altri tre.
A quel punto, il capitano Ling comprese che quel gruppetto di soldati si stava arrendendo, così diede l’ordine di non sparare, ordinando al timoniere Degel di portare la nave a toccare il suolo di quel pianeta. Questi senza obbiettare eseguì l’ordine, mentre la Poseidone, l’Apollo e la Hermes, rimasero sempre ferme nella stessa, identica posizione.
Non appena l’Athena toccò il suolo, da uno dei suoi tanti portelloni ne uscì proprio Artemide. La donna si mise a correre e puntò direttamente sulla giovane nipote, e una volta che la raggiuse l’abbracciò ben stretta a sé!
 
Colei che scrive.
Innanzi tutto scusatemi per questo gran ritardo, ma è un periodo davvero full.
Passiamo al capitolo.
Questo come avevo già annunciato è un capitolo molto importante, anzi, mi scuso se è pure bello lunghetto, ma mi spiaceva dividerlo, così ve l’ho proposto in tutta la sua lunghezza.
Come avrete ben letto, ormai quasi tutti i nodi stanno venendo al pettine, e avrete ben compreso del perché Katya mostrasse sempre tutta quell’ostilità nei confronti di Alone.
Purtroppo essendo questa una guerra, la morte sia di Pandora e di Kyoko, era quasi inevitabile. Soprattutto perché le due ragazze era da tempo che erano ai ferri corti. Quindi ci sta.
Ora anche Radamante sa tutto e insieme alla sorella hanno deciso di portare a compimento la loro vendetta di famiglia, insomma i due stanno per vendicare entrambi i loro genitori.
Detto ciò, al momento mi fermo qua. Però come al solito vi lascio i miei più che sentiti ringraziamenti.
GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI!!!!!
Alla prossima.
Un abbraccio, Vanity!
 
   
 
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