Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Jane P Noire    05/02/2021    2 recensioni
Rowan Monroe ha sempre fatto di tutto per passare inosservata. Non vuole fare nulla che possa attirare l'attenzione sulle persone che l'hanno cresciuta, i Vigilanti, angeli caduti dal Paradiso e costretti a restare sulla Terra per proteggere la razza umana, e soprattutto su se stessa. La sua vera identità deve restare un segreto perché il sangue che le scorre nelle vene la rende una creatura pericolosa e imprevedibile.
Liam Sterling è l'ultimo ragazzo per cui dovrebbe provare attrazione per una serie infinita di ragioni: perché è un umano, perché a scuola è popolare, perché l'ha sempre ignorata, e soprattutto perché suo fratello è appena stato ucciso in maniera misteriosa e orribile da un demone. Ma quando lui la implorare di aiutarla a scoprire la verità e dare giustizia al fratello, Rowan accetta anche se è consapevole che questa scelta potrebbe essere la fine di tutto ciò per cui ha lavorato negli ultimi diciotto anni della sua vita.
Genere: Horror, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Epilogo
 
 
 
 
 
 
Sentivo caldo, ma non quel tipo di caldo afoso e insopportabile che si avverte solitamente nei pomeriggi di piena estate. Quello che provavo ora era piacevole e avvolgente, come quello emanato dal fuoco che scoppiettava in un camino in una serata di inverno.
Non riuscivo a distinguere o riconoscere la stanza in cui mi trovavo in quel momento, perché la luce bianca che mi avvolgeva era troppo forte e abbagliante per riuscire a mettere a fuoco qualsiasi dettaglio. Eppure mi sembrava un luogo familiare e accogliente. Un posto sicuro.
Quando era stata l’ultima volta che mi ero sentita al sicuro? Non esitai un secondo a rispondermi: quando ero stata tra le braccia di Liam.
Liam.
Il mio cuore perse un battito al ricordo dell’ultima volta in cui l’avevo visto e dell’espressione di puro dolore che gli aveva stravolto i lineamenti del viso quando gli avevo detto tutte quelle bugie orribili per allontanarlo.
Mi guardai intorno in preda ad un panico che ormai conoscevo bene. Dio, che cosa avevo fatto? Che cosa era successo?
Cercai di ricordare come fossi finita in quel posto indefinito, ma nella mia mente c’era solo il volto di Liam e la sua voce tremante di passione mentre mi implorava di restare con lui e dirgli cosa mi stava succedendo. Ma non potevo dirglielo, perché lui non avrebbe voluto credermi. Si fidava troppo di me e non credeva che avrei potuto scatenare la maledizione dei Nephilim e ucciderlo.
Ma… ora non potevo più fare del male a nessuno.
Capii solo in quel momento dove mi trovavo. Ero morta. E per qualche strana ragione a me sconosciuta mi trovavo nel Paradiso. No, non era possibile. Scossi la testa con fare risoluto. Non potevo essere lassù. Ci doveva essere un errore.
«Nessun errore. Sei esattamente dove dovresti essere», replicò una voce alle mie spalle. Era un suono melodioso e vellutato, come una musica.
Mi voltai lentamente.
Di fronte a me c’era un uomo che mi veniva incontro. La luce era molto più intensa attorno alla sua figura, ma mentre si faceva sempre più vicino cominciai a riconoscere i lineamenti del suo viso affilato e del suo corpo slanciato. Sussultai e feci un passetto indietro. Wow. Quello era Viggo Mortensen, uguale identico a quando interpretava il suo ruolo ne Il Signore degli Anelli.
Ricordavo di aver avuto una specie di ossessione per lui da quando ero una bambina e, in una notte in cui gli incubi mi impedivano di prendere sonno, Seth mi aveva costretto a vedere l’intera trilogia. Ricordavo anche di aver desiderato che Aragorn fosse mio padre e…
Porca merda!
«Tu… sei…» Deglutii a vuoto, mentre sgranavo gli occhi e il cuore perdeva qualche battito. «Cavolo, e chi si immaginava che mio padre era davvero Viggo Mortensen!»
L’Arcangelo Michele con la faccia di Viggo Mortensen piegò la testa di lato, mentre i suoi occhi diventavano completamente bianchi e luminosi. Immaginai che non fosse contento del mio sarcasmo.
Si fermò esattamente di fronte a me, così vicino che i suoi piedi nudi sfioravano i miei avvolti negli anfibi. «Io sono un Arcangelo e parte integrante dell’essenza del Regno di Dio, figliola.» Feci una smorfia a quell’ultimo appellativo. «Posso assumere l’aspetto che tu preferisci, avere l’odore di ciò che più ami e parlare con la voce che ti rassicura di più.»
«Mia madre…» Sentii le lacrime salirmi agli occhi al solo pensare a lei. «Lei come ti vedeva?»
Michele/Viggo distolse i suoi occhi bianchi e inquietanti dal mio viso, per rivolgerli su un punto non ben definito oltre le mie spalle. «Osservavo tua madre da quando era una bambina. La sua purezza e la sua bontà erano una rarità in un mondo sempre più crudele ed egoista come quello in cui vivi. Non sarei mai dovuto scendere per incontrarla, ma… volevo conoscerla.»
Non era affatto una risposta alla mia domanda, ma… Cavolo! Non mi aspettavo affatto quella specie di confessione. Sapevo bene che gli Arcangeli non avevano un’anima e quindi non potevano provare emozioni umane, ma da come lui parlava di mia madre sembrava proprio che quanto meno tenesse a lei.
«La amavi?» domandai senza potermi fermare prima.
Michele/Viggo tornò a guardarmi. I suoi occhi emanavano un bagliore bianco e magnetico. Mi inquietavano da morire, ma allo stesso tempo non riuscivo a distogliere lo sguardo. «Lei ti ha amato più della sua stessa vita, più di qualsiasi altra cosa al mondo.»
Ancora una volta non aveva affatto risposto alla mia domanda. Abbassai lo sguardo sulla punta delle mie scarpe, i denti che torturavano il labbro inferiore. «Lo so.»
«Il suo sacrificio è stato un’altra prova della sua sconfinata purezza.»
«Lei è lassù?» Le lacrime mi offuscavano la vista giù confusa dal bagliore che emanava la presenza di mio padre. «Ti prego, dimmi che è lassù e che è felice.»
«Fino a che sarai in vita, non ti è permesso ricevere queste risposte.»
«Aspetta un momento!» Sgranai gli occhi e allungai le braccia per fare il gesto della pausa con le mani. «Non sono morta? Perché a me pare di ricordare che… l’Ordine mi ha iniettato del vischio e io sono svenuta. Seth è un bravo combattente, ma dubito seriamente che sia riuscito a salvarmi da quel casino.»
Michele/Viggo fece un cenno del mento che mi sembrò molto poco angelico. «Non sei morta. Non ancora.»
«E allora dove cavolo siamo?»
«Siamo in un luogo di transazione.»
«Tipo il limbo?»
«Non proprio.»
«Allora, sto… sognando?»
«Se preferisci chiamarlo “sognare”, puoi farlo.»
Okaaay. A quanto pareva, mio padre era il re delle non risposte. Era meglio lasciar perdere e non insistere troppo con le domande, soprattutto perché i suoi occhi completamente bianchi mi mettevano un po’ di paura.
«Rowan, non mi è permesso intervenire nella tua vita. La possibilità che ti è stata data al momento della tua nascita ti è stata concessa per tua madre, e non per me.»
Lo fissai, mentre le sue parole mi entravano nel petto e mi scavavano un buco gigantesco nel cuore. «Tu… volevi uccidermi?»
«Tua madre era così pura e… Padre ha creduto che la sua benevolenza potesse aiutarti a intraprendere un cammino diverso da quello dei tuoi predecessori.»
«E quando lei è morta», aggrottai le sopracciglia, «non sei stato tu a chiedere ad Elias di crescermi e proteggermi, vero? È stato… Dio?» Sgranai gli occhi e mi strozzai con la saliva, mentre lo vedevo annuire con aria solenne. Porca merda! «Cioè, proprio Dio in persona?»
«Padre dà sempre una seconda possibilità.»
Wow.
Insomma, cos’altro c’era da dire?
«Ho promesso ai miei fratelli che non mi sarei fatto coinvolgere come avevo fatto con tua madre e lasciare che fossi tu a fare le tue scelte», continuò lui.
Mi guardai la punta delle scarpe come se fosse la cosa più interessante del mondo. «Però, scusa se te lo faccio notare, adesso tu sei qui e mi stai parlando.»
Michele/Viggo non parlò.
E io proseguii, perché proprio non riuscivo a sopportare quell’imbarazzantissimo silenzio che si era creato fra di noi: «Anche se onestamente mi sembra che stiamo facendo due conversazioni diverse, visto che io dico una cosa e tu replichi con una che non c’entra assolutamente niente.»
«Tu le somigli così tanto, Rowan», disse.
Per la prima volta in vita mia, rimasi senza parole. Lo fissai, con la bocca spalancata e la lingua completamente paralizzata.
Ingoiare il nodo che mi serrava la gola e le lacrime che mi erano salite agli occhi fu quasi impossibile. Avrei tanto voluto poter dare sfogo al pianto e gettare le braccia al collo di mio padre, e poter piangere come una bambina in cerca di affetto. Ma rimasi immobile, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e i pugni stretti con così tanta forza che le unghie mi erano entrate nella carne dei palmi. Michele non era il padre affettuoso e dispensatore di abbracci di cui avevo bisogno in quel momento.
Però aveva detto una cosa bellissima. Tutto ciò che io avevo sempre voluto era poter assomigliare alla mamma. Essere bella come lo era lei, con i suoi capelli color grano e il sorriso capace di illuminare un’intera stanza. Essere generosa come lei, che lasciava sempre mance anche fin troppo generose ai camerieri e faceva passare avanti alla fila al supermercato le persone anziane. Essere buona come lei, che si alzava per far sedere una donna incinta sul bus anche se era stanca morta dopo una lunga giornata di lavoro.
«La tua anima è corrotta dal mio errore, ma è anche luminosa e pura come quella di tua madre», continuò. La sua mano si posò sulla mia spalla e il peso di quella pressione mi fece ingobbire. «Per questo infrangerò ancora una volta le regole.»
«Davvero?»
Michele/Viggo posò i suoi spaventosi occhi bianchi sul mio viso e rimase in silenzio per eterni istanti prima parlare con voce greve e profonda, una voce che mi fece rabbrividire anche se avevo caldo: «Presto dovrai fare una scelta, Rowan. Una che cambierà completamente la tua vita. Non posso dirti quando succederà, né cosa scegliere.»
«Lo immaginavo», commentai alzando gli occhi al cielo.
«Ma devi essere preparata a quello che ti succederà quando ti sveglierai.» Fece una pausa, durante il quale io deglutii a vuoto il sapore acido e metallico della paura che mi era salito sulla lingua. «Ci sarà un momento in cui vorrai uccidere qualcuno e un altro in cui vorrai morire. Implorerai la tua morte, o quella di qualcun altro.»
«Quindi…» Ignorai la paura che mi scorreva nelle vene come acqua gelata. «Il punto è sempre quello: o mi trasformerò in un vero Nephilim, diventando quello che tutti hanno sempre temuto che diventassi, o dovrò morire.» Lo guardai in viso, ignorando il brivido che mi provocavano i suoi occhi bianchi e luminosi. «Non ho altre possibilità?»
«Hai molte scelte di fronte a te.» Mio padre distolse lo sguardo ancora una volta. «E ognuna rappresenta un cammino diverso, una fine diversa.»
«Però quello che mi stai dicendo è che ci sarà per forza una fine, no?» Lui non rispose. Allora io, anche se la sua pelle era calda da farmi male, avvolsi una mano attorno al suo braccio e lo costrinsi a tornare a guardarmi. «Maledizione, dammi una risposta che io possa capire. La fine di cui parli… è la mia, vero? Io dovrò morire?»
«C’è sempre una fine per ogni cosa, figlia mia.»
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Jane P Noire