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Autore: sallythecountess    06/02/2021    0 recensioni
In questo capitolo finale della saga della famiglia Jimenez tutti i nodi verranno al pettine. Juan ritroverà la sua natura oscura e darà inizio ad una guerra che incendierà Los Angeles solo ed esclusivamente per amore di Mina. John dovrà affrontare non solo la fine della sua relazione con il suo amato Ethan, ma un enorme dolore che lo manderà totalmente in crisi e lo costringerà a crescere. I tre ragazzi Jimenez, infatti, si troveranno da soli a combattere con la paura di diventare orfani e inevitabilmente diventeranno adulti.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Mìmi'
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Capitolo 1: per ogni goccia di sangue
Miguel Ferrario, il noto boss del narcotraffico californiano, era totalmente sconvolto. In poche ore cinque magazzini del suo clan erano saltati in aria e lui non aveva la minima idea di cosa fosse successo, ma stava per scoprirlo.
Aveva convocato una riunione d’urgenza di tutte le famiglie affiliate, per cercare di capire quale fosse il problema, ma lo capì immediatamente sentendo il notiziario.
“Da un rapido aggiornamento pare che la nota attrice Mina Shatner, sia ancora in sala operatoria. Le sue condizioni appaiono molto critiche. Ricordiamo che la Shatner è stata colpita da numerosi colpi di arma da fuoco durante il funerale di suo cognato Carlos Jimenez a Chino…”
Ferrario capì in quel momento cosa esattamente stava succedendo: qualcuno, forse per vendetta, per prendere il suo posto o semplicemente per incasinargli la vita, gli aveva messo contro l’uomo che chiamavano tutti Alma negra, ossia Juan Jimenez. Aveva temuto da subito che lui lo accusasse dell’omicidio di suo fratello Carlos, detto Calavera, perciò aveva costretto tutti a presenziare a quel funerale, in segno di rispetto per il morto, ma anche di alleanza con il sadico fratello del deceduto, che gli metteva i brividi. Lo temeva, lui come molti altri, perché aveva avuto modo di metterlo alla prova pochi anni prima, e ne era uscito con una mascella fratturata, svariati denti finti, il naso rotto e anche una costola, solo per aver osato insinuare che forse potevano minacciare la sua famiglia. Miguel aveva presenziato a parte del funerale di Calavera, aveva porto le condoglianze alla vedova e alla madre, ma poi era stato costretto ad allontanarsi per degli affari e non sapeva nulla di ciò che era successo a quella donna.
Fece il suo ingresso nella sala dove erano riuniti tutti i boss con un atteggiamento molto spaventato, e a sorpresa si trovò un uomo totalmente imbrattato di sangue all’altro lato del tavolo. Juan era furioso, spaventato a morte e addolorato come mai nella sua vita. L’aveva tenuta tra le braccia fino all’arrivo dell’ambulanza, aveva disperatamente cercato di frenare l’emorragia, ma lei aveva troppe ferite e lui solo due mani, perciò non era riuscito a bloccare il sangue, che ora tingeva di rosso i suoi vestiti e anche i capelli.
“…Siamo molto dispiaciuti don Juan…” provò a dire Ferrario esitante, ma quando lui alzò i suoi occhi su di lui, non ebbe la forza di dire nulla. Aveva un’espressione impassibile, indecifrabile e quasi diabolica, ma disse piano “…non avete idea di quanto lo sia io, ma lo capirete presto, se non viene immediatamente fuori chi ha sparato a mia moglie…”
I boss si fissarono estremamente confusi, ed iniziarono a vociare, ma Juan non aveva voglia di sentire le loro becere giustificazioni, così alzò una mano per interromperli e ruggì “Il sangue che ho addosso è della cosa più preziosa della mia vita. Se non mi dite subito chi è l’autore di questo scempio vi garantisco che, per ogni goccia di sangue versato dalla mia Mina, ucciderò uno dei vostri cari. Madri, bambini, mogli, amanti…non mi fermerò davanti a niente, finchè non saprò chi ha toccato Mina”.
Aveva pronunciato quelle parole con un tono inespressivo, totalmente vuoto, che fece davvero venire i brividi ai capi del clan, che allertarono immediatamente le loro guardie. Juan si trovò immediatamente sei pistole puntate contro, ma scuotendo la testa portò gli occhi al cielo scocciato.
Ci mise pochissimi secondi, ma stese con un colpo secco alla testa quattro dei sei addetti alla security che lo avevano minacciato, e portandosi una sigaretta alle labbra disse solo “…volete parlare di cose serie, o continuare con questo giochino? Perché non vi farò il favore di uccidervi ora. Non avete il diritto di morire prima di aver perso tutto quello che avete di caro nelle vostre vite, ma potrei comunque divertirmi…”
Fu in quel momento che Angelo Herrera, uno dei più giovani capi ebbe l’idea più stupida che si potesse avere: lo minacciò. Miguel Ferrario fu letteralmente scosso da un brivido, perché ricordò di quando anche lui aveva fatto lo stesso errore, e provò a bloccarlo, ma senza riuscirci.
“…magari dobbiamo prendere una delle tue tre signorine, eh Jimenez? Come si chiamano? Jane, John e…Johanna, no? Forse se ti tocchiamo quelle ti addolcisci…” ebbe il coraggio di dire, e Juan sorrise soltanto e in una frazione di secondo sparò alla sua gola, lasciandolo a dissanguarsi sul tavolo.
“Don Juan…”disse improvvisamente Miguel, terrorizzato, perché aveva imparato a sue spese che non era la minaccia la strategia giusta.
“…noi siamo estremamente dispiaciuti per aver perso Carlos e per l’incidente della signora Mina. Temo che non ci sia niente di più doloroso che rischiare di perdere due persone che ami a così breve distanza. Posso assicurarti che faremo qualsiasi cosa per tenere la tua famiglia al sicuro per tutto il tempo che trascorreranno in California, e ti offro personalmente i miei uomini per scoprire chi è stato a ferire la tua signora e aiutarti nella tua giusta vendetta…”
Juan lo scrutò serissimo, e si rese conto che davvero non aveva idea di cosa fosse successo a Mina. Osservò per un attimo gli altri, impauriti, tremanti e agitati e capì che probabilmente nessuno di loro aveva idea di cosa fosse davvero successo.
“Nessuno lo sa?” chiese di nuovo, più scocciato che altro, e tutti si proclamarono innocenti.
“Allora scopritelo. Avete ventiquattro ore, e pregate che lei resti in vita, perché altrimenti sono disposto a bruciare tutta questa fottuta città…” e detto questo si alzò per uscire, e decise di ignorare le loro suppliche.
Era letteralmente sconvolto, e morto di dolore. Mina era in sala operatoria da dieci ore, ormai, e lui si era allontanato dicendo ai suoi figli che doveva cambiarsi, ma non ce la faceva a stare in quel posto. Non riusciva a starsene lì senza fare nulla, così aveva richiamato gli uomini di suo fratello che lo temevano e rispettavano abbastanza da seguirlo, e aveva iniziato una guerra solo per lei, per la donna che gli aveva insegnato ad amare e che in quegli anni era diventata tutta la sua vita.
Si diresse verso casa allora, per cambiarsi e provare a togliersi quel sangue dalle mani, dal viso e dal corpo, ma ogni volta che chiudeva gli occhi la vedeva, ferita e sofferente che gli sussurra piano “… i bambini Junito…”.
Gli veniva sempre da piangere ricordando quei momenti, e ce l’aveva a morte con il destino, che lo aveva costretto di nuovo a sopportare di vedere una persona amata morire. Eppure Mina non era morta, almeno non ancora, e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenerla ancora in vita.
Nota:
Eccomi qua, come vi avevo promesso vi posto la terza e ultima parte della storia della famiglia Jimenez. Allora...questo inizio come vi sembra? Siete arrabbiati, dispiaciuti, sconvolti o magari pensate che sia banale? Se siete curiosi di sapere il seguito, sappiate che ho scritto già metà storia, quindi basta chiedere. Fatemi sapere, vi aspetto.
   
 
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