Una cosa importante: la mia amica Emmastory mi ha dato il permesso di utilizzare quello che lei ha inventato per la sua saga fantasy Luce e ombra, in cui lo fa vedere ai personaggi dei suoi libri. Il cartone si intitola Pixie Club ed è stata lei a darmi il nome per il film citato, di cui ha detto che parlerà in una sua futura one shot. È stata lei a suggerirmi di utilizzarlo ed era molto felice quando ho accettato. I nomi delle pixie sono anche opera mia: li abbiamo inventati io e lei per un altro progetto che pubblicheremo in futuro.

IN UN POMERIGGIO DI PIOGGIA

Era l'inizio di dicembre. Mackenzie, Demi e Hope se ne stavano sedute sul divano a guardare la televisione. Quel giorno davano Pixie Club: Il segreto dei sette gioielli. Pixie Club era un cartone che le bambine adoravano. Parlava di sette pixie, fatine piccole, che vivevano in un bosco in cui affrontavano ogni giorno un'avventura diversa. C'era Emery, che aveva i poteri della natura, Ada controllava il vento, Alisha l'acqua e indossava un vestitino azzurro lungo fino ai piedi, Ember, il cui potere era quello del fuoco e aveva i capelli rossi, Tesia, legata al potere della terra e con la chioma bruna e, infine, Atlas e Daria, due gemelle identiche. La prima utilizzava l'energia della luna e l'altra quella del sole. Ma i produttori avevano deciso di farci anche un film e quello era il risultato. A tredici anni, ognuna delle pixie era diventata una fata vera e una leggenda raccontava che una caverna bellissima nascondesse sette gioielli, ognuno del colore e della forma dei loro elementi.
"Secondo voi riusciranno a trovarla?" chiese Demi alle figlie, mentre le pixie partivano per il loro viaggio.
Secondo me sì scrisse Mackenzie. Sono intelligenti.
"Ma come fanno se non hanno una mappa?" mormorò Demi, che però non lo disse a voce più alta per evitare che le figlie la sentissero.
nei film di quel genere non tutto doveva essere chiaro o ben spiegato, né realistico, trattandosi di una cosa per bambini.
Un cane stava abbaiando. Sembrava trovarsi molto vicino al cancello della casa delle tre.
"Vado a vedere" disse la cantante, anche se immaginava si trattasse soltanto di un cane che stava passeggiando con la padrona e si era messo ad abbaiare a un gatto o a un altro della sua specie.
Si diede un'occhiata intorno. Batman era sdraiato davanti ai piedi di Mackenzie e Danny, il gattino rosso che avevano preso qualche mese prima in un rifugio, dormiva beato in poltrona. La ragazza aprì la porta. In effetti, c'era un cane davanti al suo cancello. Pioveva e lui guaiva e grattava il ferro. Lì intorno non c’era nessuno.
"Dylan?" Era il Cocker dei vicini di fronte. "Che ci fai qui? Bambine, aspettatemi un momento."
Demi prese l'ombrello, uscì in ciabatte e si diresse, con il cane, di fronte alla sua casa. Il cancello era aperto e le tapparelle abbassate. Suonò più volte, ma come sospettava non c'era nessuno.
"Vieni con me."
Guidò Dylan fin dentro casa.
"Cane! Cane!" esclamò Hope.
Mamma, che ci fa Dylan qui?
"I suoi padroni non ci sono e hanno dimenticato il cancello aperto. Pensavo che avremmo potuto tenerlo con noi fino a quando smette di piovere. Ora mando un messaggio alla proprietaria, così sa che il cane è con noi e può passarlo a prendere."
La donna ringraziò Demi e le disse di non essersi nemmeno accorta di aver lasciato il cancello aperto. Sarebbe venuta il prima possibile.
Mentre il film proseguiva, Dylan ricevette un biscotto per cani, dell'acqua e tante coccole. Leccò e annusò le mani di tutte. Aveva il pelo marrone e morbidissimo e le orecchie pelose e soffici come lana. Batman lo guardò male, ma non gli abbaiò contro e Danny gli soffiò facendolo guaire, ma poi il gatto si calmò e tornò a riposare.
Mamma, è bellissimo! Possiamo avere un Cocker anche noi?
"Forse un giorno, Mackenzie, ora no. Un cane e un gatto sono già abbastanza."
La bambina annuì, sapeva che prendersene cura non era sempre facile.
Alla fine le pixie scoprirono la caverna e ci entrarono. Trovati i gioielli, seppero davvero di contare le une sulle altre, dato che li avevano scovati grazie alle loro abilità unite.
"Ce l'abbiamo fatta!" esclamarono alla fine, poi arrivarono i titoli di coda.
Evvai! I loro poteri e l’amicizia le hanno aiutate scrisse Mackenzie.
Intanto, Dylan si era addormentato fra le braccia di Demi, coccolato dalle manine delle bambine.
"Bello, bello" disse Hope, che ripeteva spesso quella parola quando si trattava di animali.
"Hai ragione, amore."
In quel momento suonò il campanello e il cane corse verso la porta, abbaiando. Demi aprì a Pam, la sua padrona, una signora sulla cinquantina con i capelli neri e gli occhi scuri, vestita sempre elegante, quel giorno con pantaloni attillatissimi una maglia con il collo alto, entrambi blu.
"Ciao" la salutò la cantante.
"Ciao, scusami ancora. Ha fatto il bravo?"
"Non preoccuparti. Sì. Gli ho dato dell'acqua e un biscotto di Batman, spero non sia un problema."
L'altra le sorrise.
"No, figurati, anzi grazie per tutto. Non so come ho fatto a essere così sbadata. Dylan, perdonami, non succederà più!"
Il cane le corse incontro e le saltò addosso. Poco dopo, siccome aveva smesso di piovere, i due tornarono a casa.
"Che esperienza particolare!" esclamò Demi rientrando. "Chi è così irresponsabile da dimenticare il cancello aperto con un animale in casa?"
Aveva appena giudicato, cosa che di solito non amava fare, ma era stato più forte di lei.
Hai visto com'era tranquillo con noi, mamma? Come se ci conoscesse da sempre.
"Già."
Quella sera, ognuna nel proprio letto, madre e figlie ripensarono al tempo trascorso insieme. Dylan era stata una gradita sorpresa e che avevano passato in famiglia un bel pomeriggio di pioggia.