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Autore: Tomoe_Akatsuki    08/02/2021    1 recensioni
Sappiamo come prosegue. E forse come finirà - anche se io spero di no -. Ma non come iniziò.
Bucky e Sam sono rispettivamente il braccio destro e il sinistro di Steve, e lui tiene molto ad entrambi. Ma all'inizio si odiavano. Profondamente. Allora com'è che è cambiato tutto quanto, tanto ad arrivare ad essere inseparabili?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Sam Wilson/Falcon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Sambucky's collection'
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Sam odiava Bucky. Su questo non c'era dubbio.
Ogni frase, ogni parola che gli rivolgeva - diretta o indiretta - emanava dalle sue inflessioni odio allo stato puro. 
Il perché, Bucky non l'aveva ancora capito. Sapeva di non averlo trattato molto delicatamente la prima volta che si erano incontrati - qualcosa come aver cercato di ucciderlo con un volo di una ventina di metri e le ali guaste - ma era sotto il controllo dell'Hydra - il che non lo faceva sentire meno in colpa, consapevole di quello che aveva fatto, ma pensava che avrebbe potuto diminuire leggermente l'odio che scorreva tra i due - solo leggermente, forse per allievare il suo senso di colpa, ma solo leggermente.
Ovviamente era una cosa reciproca, poiché il modo in cui lo trattava era diverso, non come quando parlava con Steve. Mancava la complicità, la cieca fiducia - sostituita dalla cieca diffidenza - e il tono di voce era completamente neutro. 
«Puoi spostare il sedile?» chiese, il tono probabilmente un po' apatico.
«No.» rispose Sam secco, sprizzando odio con quella singola sillaba.
A tutto c'era un limite, e Bucky era vicino a superare il suo della sopportazione. Incredibile la velocità a cui aveva raggiunto il suo - un intervallo di tempo simile ad un paio di giorni.
Si spostò sul sedile affianco, in modo da aver più spazio per le gambe che precedentemente erano costrette in uno spazio troppo ristretto per esse, non proprio sottili come ramoscelli.
«Perché?» chiese, sottintendendo la vera domanda, il vero concetto, e nel tentativo di evitare che il limite venisse superato e portasse ad azioni difficili da rimediare. Il Soldato era ancora lì, nella parte più oscura di sé, in agguato nella sua mente, pronto a scattare al primo segnale di minaccia. E quell'odio costante lo percepiva come tale, sommato alla fuga continua.
Ma Sam non rispose subito, e Bucky pensò che avesse ignorato la domanda.
«Perché è colpa tua» disse infatti Wilson poco più tardi «se siamo in questo casino, costretti a fuggire da coloro che chiamavamo compagni. Colpa tua, colpa della tua fama precedente e del tuo cervello rimescolato che può uccidere a comando.»
In realtà c'era anche il rancore - che era il seme di tutto -, sempre presente, come una cicatrice. Rimembrava, ma non completamente. Era solo un appunto, uno dei tanti del passato.
«Cervello rimescolato è il termine giusto.» commentò James.
Sam, che aveva portato lo sguardo sullo specchietto retrovisore interno, lo vide curvare leggermente le labbra - in un movimento praticamente impercettibile - in un sorriso ironico.
In un certo senso capì - grazie a quel piccolo impercettibile gesto - che forse tutto l'odio che riversava verso di lui non era totalmente meritato. Il rancore aveva diritto di restare - il trattamento a lui riservato non sarebbe stato facile da dimenticare - ma l'odio doveva andarsene, sparire, evaporare, poiché non giusto. Anche se in quel momento capire quello che era giusto non era semplice.
Ma quella fu solo una piccola consapevolezza - piccola come il gesto che l'aveva causata - che rimase sepolta dentro di lui, principio di un cambiamento graduale, che avrebbe portato ad un miglioramento del rapporto tra i due.
Sam riportò lo sguardo davanti a sé - forse con una certa difficoltà, visto che lo fece lentamente - e non potè trattenersi dal sorridere nel vedere la scena che si trovò davanti.
«Non so se ne approfitta o è fortunato.» commentò.
Bucky - immerso nei suoi pensieri e sensi di colpa - uscì dalla sua testa a quell'affermazione, portandolo nuovamente alla realtà e spostando lo sguardo anche lui sulla figura di Steve e Sharon che si stavano baciando. Sorrise anche lui.
«È il fascino delle Carter. Per lui sono irresistibili.» commentò di rimando.
Sentì Sam ridacchiare.
«Allora dovranno fare attenzione.»ribatté Wilson.
Il sorriso di Bucky si allargò, seppur solo millimetricamente.
«Ovviamente. Ma in famiglia lui è famoso.»
L'ironia sembrò un buon compromesso. 
Cela - il rancore e il senso di colpa -, ma non completamente, rivelandone una piccola parte - con Bucky e Sam è tutto fatto di piccole parti, piccoli indizi per orientarsi nell'altro - dando un appiglio, per iniziare la scalata, la scoperta a vicenda.
Sì, sia Sam che Bucky arrivarono alla conclusione che l'ironia - per il momento - era una buona soluzione.

 

   
 
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