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Autore: Ghostclimber    08/02/2021    2 recensioni
[SK8 the Infinity]
Joe riflette sul suo strano rapporto con Cherry Blossom.
Ispirata ad una canzone di Bon Jovi.
Fandom: SK8 the Infinity
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Joe si svegliò nel letto vuoto.

Il lato di Cherry era ancora caldo, per cui presumibilmente si era alzato da poco. Joe accarezzò le pieghe del lenzuolo che ancora serbavano il calore del suo corpo e forse sentì o forse immaginò di sentire il suo delicato profumo.

Sbirciò l'orologio e scoprì che erano quasi le sei del mattino; a breve si sarebbe dovuto comunque alzare, per cui scalciò via le lenzuola e si mise addosso una vecchia felpa. Si ravviò i capelli, raggiunse la cucina e accese il fuoco sotto al bollitore, poi cominciò ad esplorare la casa: Cherry era molto indipendente, a volte restava, a volte no.

Carla era sotto carica, collegata alla presa del salotto, per cui Joe andò nel posto in cui sapeva di trovare Cherry: il balcone, affacciato su una vecchia foresta di larici.

Era lì, a scrutare nel buio appena striato dalle prime luci dell'alba; scherzando, una volta Joe gli aveva chiesto se si svegliava per parlare con i fantasmi, perché il suo silenzio e la sua immobilità gli ricordavano quelli di un calmo gatto di casa che improvvisamente si risveglia e si mette a fissare un angolo vuoto. Cherry aveva alzato un sopracciglio con fare misterioso e aveva risposto con un sibillino “chissà”.

-Sto preparando del tè.- disse Joe a voce bassa. Cherry si voltò e gli rivolse un sorriso ancora pieno di sonno: -Grazie.

Senza aggiungere altro, Joe si appoggiò alla ringhiera del balcone con i gomiti e si mise a scrutare il bosco in penombra, alla ricerca di qualsiasi cosa ci vedesse Cherry. Non trovò nulla, se non degli impercettibili movimenti nel sottobosco, forse un leprotto in cerca di cibo, forse una volpe.

-Guarda laggiù.- disse Cherry, indicando un albero con un cenno del capo. Joe strizzò gli occhi; una vaga ombra si muoveva ritmicamente, appena illuminata dal riflesso giallognolo di un lampione ancora acceso.

-È un picchio.- spiegò Cherry, -Mi ricorda quel Langa. Snow.

-Ci vedi fino a lì e ha i capelli a caschetto azzurri?

-Devi sempre fare il deficiente, sei senza speranza.- sospirò Cherry, -Parlavo della determinazione. Se ne sta lì a picchiare per ore con quel suo becco aguzzo fin quando non riesce a perforare un albero. Quel Langa è uguale, insiste fin quando non riesce.

-Mh.- mugugnò Joe, incerto su come ribattere.

-Mi ricorda te.

-Devo essere geloso?- chiese Joe, allargando un gomito per urtarlo.

-Innanzitutto, gli uomini mi piacciono più maturi, e poi credo che il suo amico, Reki, mi farebbe a pezzi se solo provassi ad avvicinarmi.

-Adam ci si sta avvicinando parecchio.

-Fin troppo.- Cherry annuì, -Comincio a chiedermi se non sia il caso di intervenire in qualche modo.- Joe alzò gli occhi verso di lui.

Una lieve brezza gli muoveva i capelli, legati in una coda morbida, e i primi raggi del sole si riflettevano sulle lenti dei suoi occhiali.

Era bellissimo.

Bellissimo e pericoloso, molto più di quanto la gente pensasse. Aveva dei fermi principi morali su cui non transigeva, le idee chiare e le palle per difenderle.

Joe ebbe improvvisamente di nuovo voglia di fare l'amore, come se non l'avessero fatto per tutta la notte. Il dualismo di Cherry lo intrigava da impazzire: così delicato, un fiore che sembrava pronto ad essere distrutto dal primo soffio di vento troppo forte, dal primo torrente di pioggia lungo la canaletta di scolo. Ma, ad un'occhiata più ravvicinata, bastava poco per comprendere la sua insita resilienza: un piccolo fiorellino, sì, ma abbastanza testardo da mettersi in testa di sbocciare da una microscopica fessura nel marciapiede, un sottile stelo che tutto solo si batteva per abbattere la civilizzazione intera, scavando e spaccando l'asfalto con la sola forza delle proprie minuscole radici.

Joe sapeva che la maggior parte delle persone vedeva Cherry più come una rosa, fraintendendolo, e sapeva anche che Cherry faceva apposta a farsi fraintendere: non aveva bisogno di particolari cure, ma amava dare l'idea di essere complicato, difficile, irraggiungibile, perché così teneva a distanza chiunque non volesse avere intorno. Mentiva, mentiva consapevolmente, nascondeva se stesso dietro a quella maschera nera che Joe aveva sempre visto come un'epitome del suo intero essere: il colore dell'anonimato che diffidava il prossimo dall'avvicinarsi, ma abbastanza aderente da concedere a chiunque fosse stato abbastanza coraggioso per farlo di vederci attraverso.

Joe si soffermò a ricordare il loro primo grosso litigio, come al solito nato da una piccolezza insignificante: si erano urlati dietro per ore, erano quasi arrivati alle mani, poi Joe se n'era andato con l'intenzione di non tornare mai più.

La sua risolutezza era durata esattamente due ore e mezza, poi era tornato strisciando da Cherry, pronto a supplicare il suo perdono: già gli mancava come l'aria.

Cherry aveva aperto la porta di casa, non gli aveva dato neanche il tempo di salutare e l'aveva trascinato in camera da letto, dove gli aveva spiegato con il proprio corpo che sarebbero sempre stati come fuoco e benzina, pericolosi da soli ed esplosivi insieme. E mentre entrava dentro di lui, Joe si sentiva sicuro che avrebbero potuto incendiare e radere al suolo l'intero universo, se solo avessero deciso di farlo.

-Direi per ora di stare a guardare. Se Adam va troppo oltre, interverremo.- disse Joe, rispondendo all'implicita richiesta di un parere di Cherry. Dopo anni, lo conosceva quasi completamente, aveva imparato a decifrare i segreti nascosti tra le righe del suo compagno e sapeva capire quando era necessario che lui parlasse.

Non sempre rispettava i suoi ritmi, per puro divertimento: adorava scalfire la sua facciata di elegante impassibilità, come un bambino dispettoso si diverte a cercare di sradicare i fiori selvatici dalle fessure dei marciapiedi. Quando le piccole ma potenti radici di Cherry emergevano, trascinando con sé terra, ghiaia e fango, aprendo un varco verso il terreno sottostante, Joe era certo di essere il propulsore adatto a far scattare la sua seducente determinazione. E spingerlo a mostrare se stesso di fronte alla gente, al ristorante o alla pista, era un atto quasi catartico di possesso, era come annunciare: lui è potente ed è mio.

Cherry meditò sulla sua risposta, poi annuì impercettibilmente. Indossava già un elegante kimono blu che nascondeva il suo corpo slanciato, e Joe lanciò un'occhiata alla pendola del salotto per capire se ci fosse il tempo per un ultimo giro tra le lenzuola, per darsi la carica necessaria a sopravvivere alla giornata fino a sera.

Non c'era tempo.

Il bollitore si mise a fischiare, e Cherry precedette Joe in cucina. Versò l'acqua in una teiera, lasciò aperto il coperchio per lasciarla raffreddare appena, preparò il tè per l'infusione e lo immerse, controllando l'orologio. Joe lo osservò, amando i movimenti delle sue spalle sotto alla seta del kimono; i suoi muscoli allungati gli ricordavano in ogni istante quanta potenza c'era sotto alla sua pelle, pronta ad essere rilasciata in un fiume in piena di aggressività, così volgare e così distante dalla sua eleganza e tuttavia così sua, così Cherry, così Kaoru.

Cherry versò il tè in due tazze e lo portò al tavolo della cucina. Lo bevvero in silenzio per un po', poi Joe chiese: -Passi al ristorante, oggi?

-Non credo di avere tempo. Ci vediamo direttamente all'S.

-Mh.

-Che c'è, ti manco già? Che razza di femminuccia...

-EHI! Parla quello che passa le ore a lavarsi i capelli!

-Intanto i miei non sembrano il nido di un uccello privo di senso estetico.

-MA COME TI...- Joe prese un profondo respiro. Non era il solo che si divertiva a provocare, e conoscendo Cherry sapeva che, se l'avesse lasciato continuare, l'altro lo avrebbe eccitato a dismisura per poi lasciarlo in bianco fino a notte fonda.

-Adesso devo proprio andare.- disse Cherry, nascondendo un sorriso malizioso dietro alla tazza da cui bevve l'ultimo sorso di tè.

Joe si alzò insieme a lui, lo guardò staccare Carla dalla presa e riavvolgere con cura il caricabatterie, poi lo accompagnò alla porta.

Sulla soglia, lo prese per i lembi del kimono e lo baciò aggressivamente; Cherry rispose al bacio sporgendo la lingua nella sua bocca, e dopo una breve lotta per la supremazia che come sempre terminò con un solenne pareggio si scostò.

-Testa di cazzo, mi hai di nuovo sgualcito il kimono.

-Oh, mi scusi, Vostra Maestà.- Cherry gli rivolse un mezzo sorriso e un cenno del capo e si accomiatò.

Joe lo guardò allontanarsi lungo il vialetto, pensando a quanto in fretta le sue fan l'avrebbero piantato per Cherry se avessero saputo quale energia atavica si nascondeva dietro alla sua maschera nera, pensando che avrebbe potuto avere chiunque solo schioccando le dita; eppure aveva scelto lui. Forse perché Joe aveva capito che ricoprirlo di attenzioni otteneva solo l'effetto di soffocarlo e farlo fuggire, forse perché Joe sapeva che il suo turpiloquio durante il sesso era il suo modo di dirgli che l'amava, forse perché Joe era un'altra erbaccia come lui e come tale era un partner.

Guardò l'orologio, contando le ore che lo dividevano dal successivo incontro, e si domandò come sempre se sarebbe stato in grado di sopravvivere alla siccità fin quando Cherry non sarebbe tornato a fargli ombra, rimpiangendo di non poterlo incatenare a sé.

Non si erano mai rivolti parole d'amore convenzionali, si giravano intorno e condividevano sempre e solo il presente; il passato, per Cherry, non era nulla di cui parlare, solo un ricordo lontano e a volte doloroso, e il futuro non era che un'ipotesi. Joe si era da tempo adattato a cogliere solo e soltanto l'attimo, sia che fosse un litigio, una pacata conversazione all'S o un selvaggio rapporto sessuale inframezzato da parole turpi che suonavano come un rituale di sex magik in cui si legavano l'uno all'altro ancora una volta.

Rientrò in casa e sorrise, versando l'ultimo goccio di tè nel lavello: quel deficiente beveva tè verde come se non ci fosse un domani, mentre Joe preferiva il caffè. Se ne preparò una tazza, fingendo di non notare che l'acqua rimasta nel bollitore si fosse già raffreddata, e si preparò ad affrontare la giornata.

Dopotutto, nonostante la totale mancanza di promesse tra loro, Joe sapeva che Cherry sarebbe tornato e che, a modo suo, sarebbe rimasto.

Perché Cherry davvero si alzava per parlare con i fantasmi del passato mentre Joe dormiva, e perché Joe sapeva e non lo giudicava.

Nessun altro sapeva.

Ed era giusto così.






Yeheeee sono la prima, sono la prima!
Credo.
Insomma, tra i fandom richiesti non c'era, quindi suppongo di essere la prima.
Chiedo scusa, soffro di eiaculazione precoce letteraria e non sapendo praticamente un cacchio dei personaggi eccomi qui a cianciare su di loro.
Spero vi sia piaciuta questa fic, se avete gradito battete un colpo!
   
 
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