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Autore: Lady R Of Rage    08/02/2021    2 recensioni
Per celebrare il millesimo capitolo di One Piece, ecco sette storie diverse, ma con un punto in comune: la rivoluzione.
Episodio del Mare Orientale: "Non è molto, ma è quello che posso fare. Non sono un medico come te, Kaya."
Episodio della Baroque Works: "Bentornato, Mr.0. Noi siamo pronti. Comandate. Dove andiamo?"
Episodio di Perona e del fu Gecko Moria: "Dormi bene, papà. So che ti piaceva. Addio."
Episodio dell'Imperatrice Boa Hancock: "Avete un aspetto radioso, Principessa Serpente. Sono lieta che il vostro cuore sia guarito."
Episodio del Vicedirettore Magellan: "Io sono curiosa di sapere come urla di dolore un Drago Celeste."
Episodio di Shakuyaku la Piratessa: "Assistere in battaglia una leggenda come la Regina Sanguinaria... per me è un onore."
Episodio della Famiglia Donquixote: "Se le cose succedono è perché devono succedere."
I Rivoluzionari attaccano, il Governo Mondiale trema, e nessuno può sfuggire all’ondata del cambiamento.
[Storia in pausa indefinita per smarrimento del file con i capitoli 4-7, vedrò di ricominciare quanto prima]
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Boa Hancock, Crocodile, Donquijote Family, Perona
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Episodio di Perona e del fu Gecko Moria

Rating: rosso
POV: Perona
Altri personaggi: Gecko Moria
Pairing: // 
TW: gore, crocifissione, sangue, menzione di tortura, menzione di violenza sessuale 
Altri avvertimenti: Perona è sempre Perona, ma... non è esattamente la dolce ragazzina fantasma che abbiamo conosciuto a Thriller Bark. Ha imparato qualcosa.


Non è giusto.
L’ombra del crocifisso, l’ultima che getterà, svetta su lei come una mano pronta a ghermirla. Il sangue gli scorre dalla bocca lungo il viso rovesciato, accanto al naso rotto, l’occhio chiuso da un livido nero e viola e blu o quello aperto, lucido, profondo di dolore e paura; la fronte corrugata e sudata, i capelli sozzi e spettinati, e gocciola lento dalle punte della sua acconciatura, fino alle crepe della terra ancora fumante.
Perona rinfodera il coltellino, carezzando appena l’impugnatura a teschio di coniglio. A Moria piacerebbe di certo, se potesse vederla. Gliela mostrerebbe battendo le mani, sventolandola davanti agli occhi socchiusi di sonno. Ho trovato un’arma graziosa come me, hai visto? L’ho fatta io. Si toglierà i guanti, per mostrargli le cicatrici sulle dita. E poi torneranno a Thriller Bark, nelle loro vecchie stanze. A Gecko Moria piace tanto dormire.
-Moria, signore-
-Mi hai trovato…- Quando Moria respira, il Jolly Roger inciso sul petto a rovescia si colora di un rosso agghiacciante. Non c’entra niente con i suoi colori, con il suo mondo, con quello che fu Thriller Bark. E quando ride, Kishishi-coff-shi, diventa quasi nero, una tinta marcia e sporca. Persino la risata suona spenta, rauca – morente.
-Come si è permesso?- Quelle tre teste inconfondibili la fissano dalla carne del suo capitano come per prenderla in giro. Prega che Teach o chi per lui l’abbia scavato in fretta, quello schifo. La voce di Moria che urla non suona per niente graziosa.
-Il tuo potere…- e nemmeno la sua è graziosa, così rauca e bagnata. -Perché non l’hai usato?-
-Non ce l’ho più. Teach conosce certi trucchi…-
Perona solleva la mano: lei non è mai nemmeno andata a Marineford, ma Dracule Mihawk sapeva raccontare molto con poche parole. L’ex capitano contrae il viso, ansima, si rattrappisce sulla pelle pallida. Il sangue schizza dalle corde che lo legano alla croce.
-E non solo quelli. Ho male, molto male.-
Ansima di nuovo, gonfiando la pancia sotto i pantaloni stracciati. Perona pesta di nuovo per terra.
-No. Non può aver…- le gira la testa. -Non può essersi spinto così in basso.-
-Lui, e anche loro…-
Perona soffoca un urlo nella mano. La violenza di carne, l’ultima delle bassezze: i mali di Marshall D. Teach non conoscono limite. Le lacrime scendono lungo il suo mento e si mischiano alla pozza di sangue. Gecko Moria contorce il volto, come se anche respirare gli causasse un male senza fine.
-È c-così che combattono i pirati, Perona. Portano via tutto, tutto, tutto…-
E lasciano uno scheletro che non basta nemmeno per farci uno zombie. Così il suo capitano è diventato, e non basta la pelle che ha ancora addosso, né il sangue che ancora gli gocciola dalla bocca e dagli altri spazi, a ricordarle che è umano.
-Ma non è giusto!- le si spezza la voce, stridula e bagnata. -Non è giusto! Non posso nemmeno tirarti giù da lì.-
Si sente minuscola, mentre grida, frigna quelle parole. Una ragazzina che vuole fare la dura, con i suoi codini buffi e una mazza chiodata rosa che gocciola sangue di chissà chi. Teach non ha sterminato tutti, in quell’isola sfortunata. Forse sperava che la vista dei sopravvissuti spaventasse i curiosi, svergognando Moria per l’ennesima volta con la tristezza di una tomba solitaria.
E hai fallito: vaffanculo, non ti darò l’ultima parola.
-Comunque non mi va di muovermi,- sussurra Moria. -Ormai non ho più niente da fare. Sei stata molto cara a venire qui per me, dopo tutto questo.-
Perona pesta i piedi nel sangue, schizzandoselo fino alle caviglie.
-Ucciderò Teach, Moria, signore. Lo giuro. Porterò la sua testa…- Tossisce, e si asciuga le lacrime con i guanti di pizzo. -La porterò qui. Vedrai, signore…-
Come se avesse già accettato che Moria non si schioderà da lì, e che il suo sogno regale è scomparso prima ancora di nascere. Gli carezza la guancia, e gli occhi lucidi dell’ex capitano si voltano assieme verso di lei.
-Lascia stare Teach. Kuma. Cerca Kuma.-
Ancora Kuma, sempre tra i piedi quell’orso. Perona deglutisce. -E dove lo trovo?-
-Dove…-
Si irrigidisce di nuovo contro il legno della croce, tossendo e lacrimando. Perona abbraccia forte il vuoto Kumacy. Forse Moria scivolerà via prima che possa fargli vedere che l’ha ritrovato, e che con un paio di cinghie anche uno zombie purificato può rendersi utile. Si è portata da mangiare, dentro lo zainetto che era il suo orsacchiotto, e nonostante non possa dargli il suo adorato caviale, forse un bocconcino di panino potrà recargli conforto nei suoi ultimi momenti.
Quel pensiero la fa tremare.
-Aspetta, no!-
-Dove qualcuno ha bisogno di essere liberato.- La voce dell'uomo crocifisso scorre fuori come un rigagnolo, zoppicante e ineguale. Perona espira, abbracciando lo zainetto Kumacy come una bambina piccola. Moria piange lacrime nuove, muovendo il collo avanti e indietro contro il legno della croce. La collana a forma di pipistrello scivola lungo il suo collo e atterra nel sangue con un rumore viscoso.
-Prendila,- sussurra Moria. -Su.-
Mordendosi le labbra, Perona si china sulla pozza rossa e raccoglie il ciondolo macchiato fino alla catena. Se lo infila attorno alla spalla, come una borsa a tracolla. Non riuscirà mai a portarsi appresso in battaglia un affare grosso quanto lei, ma starà bene sull'albero della sua barchetta. Come un Log Pose da seguire per sempre, in ricordo dell’uomo che l’ha resa lei.
-Moria, signore?-
-Shhh. Sto cercando di dormire…-
Perona mormora un va bene che sicuramente Moria non ha nemmeno sentito. Depone lo zainetto Kumacy contro al legno della croce, la mazza insanguinata lì accanto. I coltelli rimarranno alla cintura, e con essi le pistole. Nessuno verrà a disturbare i suoi ultimi momenti.
-Non dormo bene, così ribaltato. Perché non mi…- ansima, la lingua penzoloni. La morte per asfissia, la crocifissione, l’ultima delle sevizie di Teach, e Perona deve stringere forte i suoi pantaloncini per non urlare. -…non mi racconti cos’hai fatto i-in questi due lunghi anni? Sono… sono davvero curioso.-
Perona mormora un sì nell’orecchio del suo povero capitano, e annuisce anche, come se potesse vederla. Gli carezza i capelli, la mano che sprofonda fino al gomito nelle ciocche rosse e appiccicose. Forse c’è un sorriso, sulla sua bocca zannuta, quando menziona la parola Mihawk – o è un’illusione che si è inventata per stare meglio, perché in fondo è una bambina e le piace che le cose vadano a modo suo. E a Moria, dannazione, vuole bene.
Quando arriva alle Isole Sabaody, sotto un glaciale cielo blu cobalto, si accorge che Moria guarda fisso dinnanzi a sé, e che il suo petto scarnificato non si muove più.

Qui giace Gecko Moria: esala il suo ultimo respiro su un’isola nel mezzo del nulla, straziato nel corpo e nella mente, ad opera di un cane senza onore. Le piaceva leggere gli epitaffi, nel cimitero di Thriller Barks. Le tombe parlavano persino meglio di Kumacy. Racconti di abbandoni, di amanti, di ricordi, di gente straordinaria come il capitano John. Ma nessun signor Moria, neanche lontanamente: nulla più che sottoposti di un uomo più grande, o almeno così sembrava.
-Svegliati…- mormora Perona come una stupida. È tornata a Thriller Barks, per un attimo. Svegliati, Moria, signore, abbiamo tante cose da fare. Ci aspettano tutti i nostri amici, un cimitero tutto per noi. Kumacy ha preparato il tè, nelle tazzine rosa che mi hai regalato tu. Andrò a prendere Cindry e lo berremo insieme, perché tra migliori amiche si fa così. Hogback si arrabbierà, perché lei appartiene a lui, ma a me non frega niente e lo sanno tutti. E Absalom riderà di lui, perché sono scesi allo stesso livello.
Ma a Gecko Moria piace dormire, gli piace da che lo conosce. Forse Marshall D. Teach gli ha fatto un favore, e si roderà nel saperlo. Deve essere così, ma non placa le lacrime sul viso di Perona.
Muore a testa in giù, insepolto, finché di lui non rimarrà che uno scheletro dalle braccia divaricate che non butta ombra.
Svegliati, Moria, signore. Non uno, ma due imperatori di cui vendicarsi. La fortuna non ha incrociato la strada di Gecko Moria, e qualunque possibilità di cambiare la sorte è scivolata via assieme al suo Frutto del Diavolo. Lo chiamavano pigro, eppure non ha mai smesso di lottare, di provare, piegando a piacimento la morte, tessendo le ombre e giocando con i cadaveri senza vergogna.
Ma la morte si è presa l’ultima parola. E forse ride, a guardarla: che urla, strilla, pesta i piedi e piange come se a Kuraigana non fosse ancora andata.
Svegliati, Moria, signore: ti sto infradiciando la faccia, non ti da nemmeno un po’ fastidio?

L’alba le porta un Moria freddo come il mare al contatto della sua mano priva del guanto di pizzo nero. Labbra dischiuse in un’espressione addolorata, volto bianco come la luna, due occhi fissi nel vuoto e ormai opachi. Gli occhi di Perona, invece, bruciano come se il bastardo barbuto le avesse conficcato là dentro un tizzone ardente.
-Svegliati, Moria, signore…- un ultimo tentativo, ormai rauco, che ricade su orecchie più sorde che mai. Qui giace Gecko Moria: due volte capitano, due volte sconfitto, mai dimenticato da chi lo amava davvero. Mihwak rimarrà a Kuraigana e non saprà mai cos’è accaduto, che cos’è diventato il suo vecchio compagno della Flotta dei Sette. Hogback è scomparso, Absalom giace sotto terra da prima che Moria si facesse rivedere. Spazzati via, tutti quanti, come gli zombie quando sorge l’alba. E Perona, che veste carne viva e non pelle riempita d’ombre, rimane sola.
Gecko Moria luccica come la luna al bagliore dell’alba, come uno dei quadri macabri di cui aveva adornato la Thriller Bark. Forse sarebbe fiero di morire con quelle sembianze, una morte gotica in linea con l’estetica che tanto amava. Allunga la mano per chiudergli gli occhi, ma quando ha finito non osa allontanarsi. Moria c’era sempre stato, sempre, e se Teach osasse tornare non basterebbe la sua mazza ad allontanarlo, né i coltelli che Mihawk le ha mostrato come lanciare.
Kuma, trova Kuma. La voce stridula del suo capitano morente risuona nella sua testa, e le lacrime ricominciano a scendere, nere di trucco.
-Sì, va bene.- La mano che giaceva sui suoi occhi scende lungo il volto di Moria, lungo il naso spaccato, la bocca, i menti ripiegati l’uno sull’altro, in un’unica carezza lenta, fredda e infelice.
-Dormi bene, padre. Ricordo che ti piaceva. Addio.-
Il sangue di Moria, una pozza vermiglia e viscida grande abbastanza da potervisi sdraiare, schiocca e gorgoglia contro i suoi anfibi nuovi. La macchia rimarrà per sempre, rossa e densa e viscosa, e in fondo va bene così. Che chiunque la vedrà passare sappia che c’è stato un Gecko Moria. Che la sua ombra, anche rivoltata, anche mutilata, viva con lei in ogni suo passo. Nel rintocco della sua nuova mazza chiodata – rosa, naturalmente, con buona pace di Mihawk e dei pirati che con essa ha ammazzato – e negli occhi vuoti del suo Kumacy, bagnati delle sue lacrime come se anche lui piangesse la fine di colui che un tempo gli diede la vita.
Che Marshall D. Teach la incontri, e scopra che il Cacciatore di Pirati non è il solo ad essersi allenato per due anni sotto Occhi di Falco.
Intanto troverà Kuma, lassù nella Città degli Dei, e rimetterà a posto almeno un errore. Si infila in spalla le cinghie che ha legato alle zampe di Kumacy, raccoglie la mazza, e volta le spalle allo sfacelo del suo capitano. Moria dorme, e non ama essere svegliato. È giunta l’ora di andare.
Uno scarafaggio striscia sulla punta dello stivale e pasticcia la macchia di sangue. Perona solleva il piede e lo schiaccia finché non smette di muoversi.

A.A.:
Di tutti i racconti di La Notte del Giudizio, questo è forse quello a cui sono più affezionata.
Di recente, complice la riscoperta del loro ritorno sulle scene post-Reverie, mi sono molto avvicinata ai villain principali di Thriller Bark. Dico principali perché Hogback mi va bene in piccole dosi (molto lo fanno i suoi tacchi, lo ammetto), mentre Absalom... diciamo che sta bene dove sta, nella tomba e il più lontano possibile da qualunque individuo di sesso femminile del mondo di One Piece. 
Moria ha un po' una tendenza alla sfiga, quindi non è del tutto improbabile che finisca così male. Avevo in futuro intenzione di tornare sul personaggio con una long, incentrata su Perona e sulla sua crescita, quindi non escludete un piccolo lieto fine per il signore di Thriller Bark o presunto tale.
Dal racconto di Moria dovrebbe estrapolarsi che, tra quello che ha passato, figura anche la violenza sessuale: ho mantenuto tutto sul vago, ma spero comunque di non mancare di rispetto alla questione e alle sue vittime. Nella vita reale i pirati tendevano ad avere un codice molto rigido che vietava le violenze sessuali e le puniva con la morte. Questo "errore" storico è quindi un bashing a Teach che alla sua cattiveria. 
Il nucleo della faccenda vorrebbe comunque vertere su Perona, che sarà anche la protagonista della mia long in arrivo. L'interpretazione comune del suo rapporto con Dracule Mihawk tende a vertere in due differenti direzioni: padre/figlia e coppia romantica. Io scelgo il terzo partito: maestro/allieva. Trovo risibile l'idea che dopo due anni con il più grande spadaccino di tutte le terre Perona non si sia mai allenata e non abbia imparato nulla. 
Sono talmente affezionata a questa storia da aver commissionato un disegno a tema: potete trovarlo qui al blog @nicorobean. Ve lo raccomando caldamente, poiché fa un sacco di ottime commissioni. 
Sia l'outfit che le armi di Perona sono ispirate a Pinterest. Non voglio anticipare molto, ma nella long di Perona lei darà un nome a ciascuno dei suoi coltelli.
Vi saluto e vi auguro miglior fortuna di Moria, poverino. 
Lady R
  
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