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Autore: lapacechenonho    09/02/2021    9 recensioni
L’anziana coppia che abitava ormai quella casa da moltissimi anni, era seduta nella veranda che molto tempo addietro era stato uno degli elementi fondamentali per la scelta dell’abitazione. Per volere di lei, ovviamente, lui si sarebbe accontentato di vivere sotto un ponte purché al suo fianco ci fosse lei. Si godevano la brezza fresca di quel primo settembre, una data che nel tempo era stata un momento importante, e adesso riguardavano a tutti quei momenti con un pizzico di malinconia tipico degli anziani quando ripensano alla loro vita.
Questa storia partecipa alla challenge “Things you said“ indetta da Juriaka sul forum di EFP
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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51- 042: Things you always meant to say but never got the chance (Le cose che avresti voluto dire ma non hai mai avuto l’occasione).
Ginny Weasley in Potter aprì gli occhi quella mattina, come tutte le altre precedenti. Il sole stava iniziando a sorgere e la stanza era in penombra. Socchiuse gli occhi, sorrideva come non faceva da tempo. Aveva appena fatto un sogno bellissimo, si sentiva di nuovo giovane e bella, finalmente energica come lo era stata in passato. Nonostante gli acciacchi dell’età, si sollevò lentamente dal letto matrimoniale e percorse piano le scale di casa sua, ormai consumate dal tempo. Sua figlia Lily insisteva per ristrutturare la casa, «Se non vuoi persone estranee in casa ci mettiamo io, James ed Al» diceva sempre, ma sia Harry che Ginny si erano sempre opposti.
La loro casa era così e così sarebbe rimasta.
Scese in cucina, mise sul fuoco delle uova per due con un velo di malinconia negli occhi, e poi iniziò a strapazzarle, al punto giusto, poi, aggiunse il bacon. Uova strapazzate e bacon erano da sempre la sua colazione preferita. Col tempo aveva scoperto che quella colazione era diventata un momento solo con Harry in cui godersi la calma della casa prima che i ragazzi si svegliassero e iniziassero a combinare pasticci. Persa nei ricordi, quasi stava per bruciare le uova. Con un colpo di bacchetta spense il gas e divise la colazione mettendone metà su un piatto e metà lasciandola nella pentola.
Il sole, nel frattempo, era sorto in quella giornata autunnale. Il giorno in cui ad Hogwarts tutto cominciava, le lezioni, il primo giorno di volo per i ragazzini del primo anno, l’ennesimo discorso di Neville – che adesso era preside da una manciata di anni. Harry e Ginny si chiedevano spesso quando sarebbe andato in pensione, ma Neville rispondeva che sarebbe morto dando il meglio che poteva alla Scuola, con grande disapprovazione di Hannah che voleva un po’ di pace almeno durante la vecchiaia.
«Mamma!» la voce squillante di James interruppe i pensieri dell’anziana donna.
«Ciao tesoro» rispose lei calma mente la figura del figlio avanzava verso di lei. Una volta vicino le lasciò un bacio tra i capelli. Ginny dovette ricacciare le lacrime indietro. Aveva decisamente ragione Harry: con l’età si era ammorbidita.
Guardò il figlio, ormai era un uomo. Non si era mai sposato ma le aveva dato ugualmente un nipotino, che ormai aveva finito Hogwarts da una decina d’anni. James aveva intorno ai cinquant’anni, quasi con dolore si accorse di un riflesso argentato tra i suoi capelli.
«Cominci ad avere i capelli bianchi, come me e papà» disse condividendo ad alta voce la sua osservazione.
«Ma rimango sempre il figlio più bello e più amato» rispose facendo sorridere Ginny. La donna ringraziò Merlino e i quattro fondatori che nonostante i capelli bianchi, James sarebbe rimasto sempre James proprio per quelle sue battute vispe e allegre che facevano ridere tutti.
«Queste le mangio io mentre vai a prepararti» disse prendendosi le uova rimaste nel pentolino. Rubare la colazione ai genitori era ciò in cui erano più specializzati i suoi figli. Ancora ricordava le lettere piene di indignazione da parte di Harry per aver concepito dei figli così famelici, quando capitava che lei era in giro per qualche trasferta e lui doveva rimanere a badare ai piccoli. Non lo sapeva nessuno ma erano ancora tutte conservate e spesso la sera le capitava di rileggerle qualche volta, mentre si sentiva invadere le narici dall’odore della gioventù che quella stessa carta emanava.
Ginny si preparò, non mise il rossetto, come facevano tutte le donne della sua età, riteneva che la facesse apparire più vecchia di quanto già fosse. Diede un bacio ad Harry e poi scese da suo figlio che nel frattempo aveva finito le uova e sparecchiato la tavola. L’anziana donna non aveva più l’età per smaterializzarsi, per questo ogni qualvolta avesse bisogno di qualcosa, chiedeva aiuto ai figli. Una volta fuori dalla casa, prese il braccio del figlio e si smaterializzarono.
Apparirono esattamente dove apparivano quasi ogni mattina, davanti a quel Monumento ai Caduti che, per i maghi che vivevano lì, ricordava il sacrificio di James e Lily. La statua si trasformò sotto i loro occhi e Ginny per qualche momento ebbe l’irrefrenabile desiderio di tornare a quella sera del 1981, quel momento in cui il destino aveva deciso che loro due si dovevano incontrare, quando ancora non sapeva cosa sarebbe successo. Desiderava tanto tornare a quell’istante in cui tutto doveva ancora iniziare, non come adesso in cui tutto era destinato a finire.
«Sai, stanotte io e tuo padre abbiamo parlato molto» raccontò Ginny mente entravano nel piccolo cimitero di Godric’s Hollow.
«Mamma…» sospirò il figlio.
«Abbiamo rivissuto tutta la nostra storia d’amore dal giorno in cui ci siamo incontrati fino al giorno in cui abbiamo visto l’ultimo di voi salire sul treno» continuò senza badare alle parole di James.
«Mamma…» tentò di nuovo.
«Abbiamo fatto tanta strada io ed Harry, sai? Prima che entrassi nella squadra di Quidditch manco si era accorto di me!» esclamò divertita.
«Mamma» disse con tono fermo James. «Non hai parlato con papà tutta la notte».
Stava per chiedere spiegazioni ma la loro camminata all’interno del cimitero era finita. Erano fermi davanti a due lapidi.
«Ho sognato tutto» capì al volo. «Ho sognato tutta la nostra storia d’amore. Di nuovo» continuò mentre gli occhi le si riempivano di lacrime rendendo i nomi di Lily, James ed Harry sfocati.
«Non ti preoccupare» la rassicurò James abbracciandola.
C’era una domanda che non aveva lasciato in pace Ginny per tutta la mattinata. Dapprima non l’aveva capita, ma ora aveva senso. Prima che Ginny aprisse gli occhi, Harry le aveva chiesto: «Quali sono le cose che non hai mai avuto l’occasione di dirmi?»
Ginny guardò il nome inciso sulla lapide, le lacrime ormai erano tornate indietro. «A tuo padre ho detto sempre tutto quando era in vita. Tutto. Quando andava male e quando andava bene. Solo una cosa non sa e mi rammarico di aver impiegato troppo tempo a capirla e a dirgliela» cominciò.
«Cosa stai dicendo?» chiese confuso James.
«Lui mi ha salvato la vita, James. E non solo quella notte nella Camera del Segreti o il 2 Maggio quando ha battuto Voldemort. Lui mi ha salvato la vita perché mi ha scelto. Mi ha salvato la vita il giorno del nostro matrimonio, mi ha salvato la vita quando siete nati voi, mi ha salvato la vita ogni volta che mi ha abbracciato quando sentivo di non farcela, mi ha salvato la vita ogni volta che mi ha sostenuto durante una partita di Quidditch. E io l’ho capito solo adesso, mentre sono vecchia e lui è morto e io non posso più dirglielo» spiegò con un velo di rammarico nella voce.
«Credo che tu glielo abbia dimostrato ogni giorno in cui vi siete stati accanto. Nei miei ricordi non esiste un momento in cui siete stati distanti o non vi siete aiutati l’un l’altro. Siete l’esempio di amore perfetto, e forse è per questo che non ho mai trovato una donna capace di stare al mio fianco. Perché il mio esempio di amore siete voi e io non posso accettare un briciolo in meno di quello che avevate voi.
«Avete costruito la nostra famiglia da zero, ci avete sempre raccontato di averci messo anni a rimettervi insieme dopo la guerra. Non ci avete mai fatto pesare il fatto di essere delle pesti, che io fossi pessimo a scuola, che mi vantassi di essere il figlio di Harry Potter. Non ci avete mai fatto pesare i nostri errori, anzi, ci avete aiutato a comprenderli e sinceramente, mamma, il vostro esservi scelti ogni giorno è quanto di più bello potesse capitare a me, Albus e Lily» Ginny non riuscì a trattenere un singhiozzo mentre si tuffava tra le braccia del figlio per farsi consolare da quel dolore troppo grande. «Papà lo sa» continuava a ripetere. «Lo ha sempre saputo».
Tra le braccia di James, Ginny chiuse gli occhi, l’odore della primavera invase le sue narici, Harry era seduto sotto l’albero in giardino che guardava i loro tre piccoli giocare, gli occhi verdi scintillavano da dietro le lenti tonde degli occhiali, i capelli sbarazzini si muovevano spinti dalla leggera brezza. La stava guardando, come faceva di solito prima di dirle che era bellissima.
«Ragazzi, guardate chi è tornata!» esclamò richiamando l’attenzione dei tre figli. I bambini corsero ad abbracciarla, Lily si appiccicò alle sue gambe, perché la bassa statura non le permetteva di andare oltre.
«Sei a casa, finalmente» sospirò Harry una volta che i bambini furono tornati a giocare. «Non so come farei senza di te» aggiunse abbracciandola e baciandola.
Ginny sorrise ricambiando il bacio.
C’era Harry che la teneva per mano e c’erano i bambini che si divertivano. Sorrise contenta di ciò che aveva, e si rese conto che anche in quell’insulso pomeriggio primaverile, Harry le aveva salvato di nuovo la vita.
 
 
Amare veramente un’altra persona
vuol dire accettare che lo sforzo di amarla
valga il dolore di perderla.
(The Haunting of Bly Manor).
 
Note finali: non so come dirvi che sono in lacrime. Non solo perché siamo arrivati alla vera conclusione di questa storia, ma per il capitolo stesso. Vi confesso che è stato uno dei primi capitoli a nascere e ho un chiaro ricordo di me seduta sulla poltrona a piangere mentre scrivevo. Ho pianto anche oggi mentre lo correggevo, quindi se ci sono errori, non è colpa mia, è colpa delle lacrime che mi annebbiavano la vista!
Finito il delirio per superare il trauma, ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno recensito, dalle più fedeli che recensiscono dal primo capitolo, a chi si è aggiunto in corso d’opera, a chi è arrivato negli ultimi tempi. Grazie a chi l’ha inserita tra le seguite, preferite e ricordate, siete in tanti e davvero vorrei ringraziarvi ad uno ad uno. È vero che le storie le scrivo un po’ per me, però credetemi, sapere di avere gente a cui piacciono è un piccolo, grande incentivo.
Grazie a Juriaka, per aver indetto la challenge sul forum, grazie alla zona rossa di novembre che in qualche modo mi ha convinta a dare speranza a questa raccolta che avevo abbandonato a fine estate. Grazie a chi ha letto ed ha apprezzato e anche grazie a chi ha letto e poi ha abbandonato perché non è piaciuta.
Spero di ritornare presto con delle nuove storie e spero di tornare con Harry e Ginny, che sono sempre una sorta di faro in mezzo al mare.
Grazie a tutti.
A presto,
Chiara.
   
 
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