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Autore: Merry brandybuck    09/02/2021    0 recensioni
Ingredienti per far saltare una cenetta romantica:
Una famiglia molto grande di immigrati italiani
I mondiali di calcio
Una fan fiction su come ci si possa divertire in tanti davanti ad un televisore
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Fëanor, Figli di Fëanor, Figli di Finarfin, Figli di Fingolfin, Finarfin, Fingolfin, Haleth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: in questa mia storia ambientata negli Stati Uniti in una sera estiva del 2014, i figli di Finwe e le loro famiglie sono degli immigrati italiani quindi ( a meno che non sia specificato nel testo) i dialoghi tra i personaggi sarebbero in inglese. Detto ciò, Enjoy ! 

In anticipo… 

 

Ad Halet piaceva essere in anticipo: la faceva stare senza l’ansia di poter aver un benché minimo ritardo per colpa degli imprevisti che le capitavano sempre prima degli appuntamenti. Anche oggi era pronta e si trovava davanti al luogo in cui avrebbe dovuto incontrare il suo accompagnatore; tre mesi prima aveva incontrato un ragazzo castano, con i capelli lisci e lunghi fino alle spalle, gli occhioni grigi e la muscolatura perfetta, mentre era ad una competizione di boxe ufficiosa e mista: era salita sul ring e quando l’arbitro aveva dato il via, aveva dato una serie di cazzotti così forti che l’avversario era volato in terra. Anche lei aveva ricevuto dei pugni che le avevano tagliato il fiato, ma alla fine dei, in questo caso, sei round era stata proclamata la parità; fuori dagli spogliatoi il giovane era venuto a congratularsi con lei, come da regolamento: entrambi erano rimasti a bocca aperta per la bellezza dell’altro e lui l’aveva invitata a cenare in sua compagnia, dei suoi genitori e dei suoi sei fratelli al McDonald vicino alla palestra. Da quella sera avevano continuato a uscire come ottimi amici e oggi le aveva chiesto se le garbava andare a mangiare da soli in un posticino più carino; lei aveva accettato con una prontezza allarmante: come si faceva a dire di no a Caranthir… 

Comunque, adesso si trovava davanti all’ingresso d’ebano dell’abitazione e non poteva più tornare indietro; prese un bel respirone profondo e battè un paio di colpi di nocche sull’elegantissima porta lignea: dovette attendere un paio di minuti prima che un alto figuro venisse ad aprirle. Era fulvo di chioma, ricciolino, circa ventisettenne , un filin abbronzato, carino ( Maedhros era il suo nome, se non rammentava male) e portava una mano guantata poiché, le era stato spiegato, si era ustionato gravemente dodici anni prima, quando era ancora in Italia “ Benvenuta ! Mio fratello non è ancora pronto, ma intanto puoi entrare a conoscere i nostri cugini; sai stasera gli azzurri giocano ai mondiali e sono venuti per fare il tifo” il suo accento inglese era perfetto anche se aveva vissuto per molto tempo in un altro paese e la giovine entrò, timorosa, tirata per un braccio dal primogenito: la casa era bella e confortevole, particolarmente pulita anche se abbastanza disordinata. Dopo l’ingresso contenente solo un attaccapanni e una scarpiera, si passava in una mega stanza in cui vi erano le scale che portavano alle camere da letto, il divano, tre librerie, il televisore, una pila di videogiochi, alcuni giocattoli e una scaffalatura che divideva il soggiorno dalla sala da pranzo ( un tavolo e delle sedie), confinante con la cucina e col corridoio che portava al bagno e alla stanza per gli ospiti; in sintesi un enorme piano terra. Seduti sul pavimento e dove c’era posto davanti all’apparecchio elettronico, stavano tredici persone: cinque di loro, lei ricordava, erano fratelli del suo amato mentre gli altri le erano sconosciuti; uno di questi, moro e con i capelli che gli arrivavano al petto, nel vederli pronunciò una frase in una lingua straniera che le suonò così: “ Amore, muoviti che sta per suonare l’inno” il ramato si chinò su di lui e gli diede un bacio a fior di labbra. Subito un altro ragazzo si alzò e, dopo averla guardata ed essersi inchinato, tirò un’ esclamazione comprensibile anche a chi non spiccica una parola di italiano: “ Mamma beida, che figa !” Un rossore le prese le guance e non sapeva come ribattere ( se prenderlo a schiaffi o tramortirlo riempiendolo di insulti ) fino a che l’interlocutore non venne preso a scappellotti da quella che sembrava essere sua sorella: “ Scusalo, Turgon è un idiota; comunque sia, io mi chiamo Aredhel, la cugina di Carnastir, lui è Fingon…” puntò il dito contro l’innamorato di Nelya “ … e lui…” indicò un bambino che giocava con Amrod e Amras “ … è Argon, il nostro fratellino” disse nella lingua che, finalmente, era parlata anche da lei; un sospiro di sollievo lasciò la bocca della castana nel sentire un briciolo di gentilezza nei suoi confronti “ Piacere di conoscervi. Come va ?” provò a chiedere. L’altra iniziò a ridere e rispose: “ Bene ma non benissimo: cerco lavoro ma ho fatto l’artistico”; dopo circa un minuto di silenzio, la corvina si rimise sul divanetto e alla TV partì quello che doveva essere l’inno di Mameli. La figlia di Haldad si ritrovò con i tifosi che cantavano con la mano appoggiata sopra il cuore e nessuno che la calcolasse: decise di levarsi di torno e andare momentaneamente in cucina. Appena varcò la soglia per entrare nella cucinetta uno strano calore e un forte odore di cibo la investirono; una donna ramata e robusta stava preparando da mangiare, in compagnia di un uomo con la capigliatura nera, mentre insieme canticchiavano una canzone della loro terra natia: quando si accorsero di lei, ammutolirono, la signora le si avvicinò e le mise un braccio intorno alle spalle “ Te devi essere la fidanzata di Moryo; piacere di conoscerti, noi siamo la mamma e il papà in caso non ti ricordassi di noi” era molto gioviale ( come tutti gli abitanti della penisola, dopotutto) e sfoggiava un sorriso che passava da un orecchio all’altro, a differenza del marito a cui sembrava avessero tirato or ora un calcio in uno stinco. Nerdanel la condusse vicino ai fornelli, sempre tenendola per il polso ( nessuno che sapesse tenersi le mani in tasca in sta’ famiglia !) , aprì il coperchio di una pentola e ne tirò fuori una cucchiaiata di salsa calda: “ Assaggia gioia, che devo capire se il sugo per la pasta è venuto bene” Nemmeno il tempo di dire bah, che il mestolo di ragù le fu in bocca: un’esplosione di sapori le invase la gola e un sentore di benessere le prese tutto il corpo: “ Buono, neh ?” anche il signor Fëanor stava iniziando a sciogliersi, specialmente dopo aver visto la faccia estasiata della futura nuora, e si era già preparato a farle mangiare altre cose che bollivano in pentola. Dopo qualche prova dei bocconi prelibati che i due coniugi continuavano ad offrirle, Haleth iniziava a sentirsi nel paradiso: quelle pietanze e l’aria di “ casa” che rendevano quella famiglia così accogliente ancora più piacevole, le stavano dando alla testa neanche fossero cocaina e la facevano stare molto bene; era ancora rintontita da tutta quella miscela di sensazioni e di meraviglie, quando dal salotto giunse in imprecazione urlata ad altissima voce “ Ma porca di quella porca…”  I presenti corsero nella stanza accanto e si ritrovarono davanti ad uno spettacolo abbastanza strano: un ragazzetto sui quindici anni ( molto probabilmente quello doveva essere Curufin, se la mente non le giocava un brutto scherzo) che sbraitava contro il portatile che aveva lasciato su un cuscino poco prima per andare in bagno; la neo arrivata provò ad avvicinarsi pian piano e a stringergli le spalle, ma lui la fulminò con un'occhiata furente. Stranamente quando la madre gli tirò un leggero schiaffetto, il giovane si calmò un po’ e decise di spiegare per quale motivo si era scaldato tanto e aveva iniziato a dar di matto: “ Mentre salvavo la mail da mandare al mio professore di latino è partito il ripristino !” Suo padre si strinse il setto nasale e stava per dare un ceffone al figlio, quando un altro dei suoi eredi prese il computer; quello che, forse, era Maglor si mise a smanettare col dispositivo sotto gli occhi attenti dei fratelli e dei cugini. In pochi minuti riuscì a mettere a posto il PC e la futura cognata ce la fece a trovare il coraggio necessario a fare una battuta per scaricare la tensione: “ Certo che anche se sei evirato hai due balle così per riparare qualunque cosa in un battito di ciglia !” Tutti scoppiarono a ridere e il ventiseienne, ancora in mezzo alle lacrime provocate dal riso, le rispose: “ Alla fine non ho mai fatto l’operazione, perché la mia voce non si è mai modificata, ma comunque grazie mille per il complimento” La ragazza voleva sotterrarsi per l’imbarazzo e stava per prendere la via della cucina, quando una ragazza bionda e particolarmente esaltata la bloccò, iniziando a squadrarla dal capo ai piedi; fu un attimo che le diede un abbraccio ( la vittima mormorò sottovoce un “Aridaje” una delle poche parole che il suo fidanzato le aveva insegnato): “ Vieni a fare il tifo con noi ! Ti diamo anche la maglia; Ty vai a prendere la tua vecchia…” “ Ma no, no, grazie; tanto adesso io e Caranthir dobbiamo uscire” Ogni tentativo di resistenza fu inutile, dato che anche degli altri biondini si misero in mezzo a perorare la causa a lei contraria: quella che poi apprese essere Galadriel, la trascinò tra gli altri tifosi, mentre Celegorm era andato di sopra e aveva portato giù una maglietta azzurra un po’ sgualcita; il suo vestitino nero lungo fino alle ginocchia, così tanto bello, sparì sotto l’indumento enorme e pregno dell’odore mascolino del suo moroso “ Scusami, ma la mamma ha messo a lavare la mia quindi ho preso quella del “ Fosco”: spero non sia un problema” le disse Turcafinwe. Non ebbe il tempo materiale di ribattere che i gemellini la atterrarono sul tappeto; visto che la telecronaca era finita, la partita stava iniziando e il divano era già tutto occupato decise che sarebbe rimasta lì “ Tanto non riusciranno a far aumentare la mia voglia di sotterrarmi più di quanto non abbiano già fatto” pensò ma era ineluttabile che ce la potessero fare; Altariel e Finarfin le si sedettero in fianco, con grande soddisfazione per Mae che potette stendere un pochino di più le gambe ( per estenderle all'intera lunghezza non bastava tutto il sofà), e decisero di insegnarle qualche piccola accortezza: “ Allora se il tricolore segna e vince esultiamo tutti insieme, ok ? Se, invece, quelli con l’uniforme gialla, la Spagna, fanno goal devi usare un paio di frasi che adesso ti diciamo…” In qualche minuto il signor Curufinwe fu sulla porta della cucina e disse qualcosa in italiano: “ Vostra madre dice a Maitimo di venire ad aiutare a portare di qua la roba” Russandol e Findekano si diressero verso l’uomo; dopo essere spariti tra i vapori delle pietanze ritornarono con un’enorme ciotola strabordante e delle forchette. Le posate vennero distribuite e, finalmente, tutti si accomodarono davanti alla tele… 

 

Non si può biasimare la faccia stupita che fece Morifinwe quando vide la sua fidanzata con indosso la sua maglia da calcio, davanti ad un bacile di pasta al ragù, attorniata dalla sua famiglia; ancora più sconvolto fu quando al gol del sessantatreesimo minuto lei e tutti i suoi cugini urlarono: “ Borboni di merda !” in Siculo. Adesso che la cenetta romantica era andata a monte era meglio approfittare della situazione: si mise al fianco dell’amata, la strinse con un braccio muscoloso e iniziò a riempirsi le guance di tutto quel ben di Dio. Quella visione d’unità di una famiglia stampò sul volto dei suoi genitori un’espressione indelebile: erano tornati in Italia. 

 

La tana della scrittrice 

Привет ! как дела ? Questa storia è in onore di quella buonanima che era mio nonno, colui che riuscì a farci unire tutti sotto un unico tetto per vedere i Mondiali: non credo ci sia molto altro da aggiungere XD. Come sempre mi scuso per eventuali errori nel testo o se non è stato di vostro gradimento. 

Saluti e baci hobbit 

 

Merry 

   
 
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