Crossover
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Autore: evil 65    10/02/2021    10 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco la prima parte di uno degli eventi più significativi della storia! Credeteci, è stato davvero difficile amalgamare tutti questi personaggi in una battaglia, ma tutto sommato pensiamo di aver fatto un buon lavoro. 
Vi auguriamo una buona lettura!


Capitolo 29 - La Battaglia di Trenzalore: Parte 1


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Quando Ruby aveva accettato di aiutare il Dottore a pattugliare l’orbita del pianeta, non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così… noioso.
Ma in fondo si sarebbe dovuta sentire grata della mancanza di potenziali minacce alla nave. Dopotutto, nemmeno lei avrebbe voluto combattere in solitaria un’intera flotta imperiale. Era coraggiosa, certo, ma non stupida: nessun Cacciatore sano di mente sarebbe mai stato così avventato da combattere anche solo uno Star Destroyer con una nave cargo come il Millennium Falcon. Tuttavia, questa consapevolezza non rendeva la situazione meno opprimente.
La ragazza gemette e si accasciò sonoramente sul sedile del velivolo, mentre Rowlet sonnecchiava placidamente accanto a lei. Poco distante, il Dottore era apparentemente impegnato a giocherellare con il suo cacciavite sonico.
Delusa, la Cacciatrice fece per chiudere gli occhi… ma ecco che un sonoro brusio riecheggiò per tutta la lunghezza della nave, facendola sobbalzare e svegliando il suo compagno alato.
Il Dottore si drizzò di scatto e aggrottò la fronte. << Ma che… >>
Prima che la Cacciatrice potesse chiedere chiarimenti, l’uomo si lanciò subito verso la cabina di guida e cominciò ad armeggiare con i controlli. Dopo qualche minuto speso ad analizzare ogni pulsante o bobina, si passò una mano tra i capelli.
<< Questo non promette affatto bene >> borbottò con un cipiglio.
Ruby e Rowlet si lanciarono occhiate preoccupate.
<< Che cosa intendi? >> domandò la mietitrice << Che è successo? >>
<< Ho perso le comunicazioni con la squadra >> disse il Signore del Tempo, mentre tirava un calcio al pannello del Falcon.
Ruby sentì il cuore affondare. << Pensi che siano nei guai? >>
<< Possibile… ma che sto dicendo? Sicuramente è così >> sospirò il Dottore, per poi chinarsi sotto i controlli << Fammi vedere se riesco a recuperare il segnale. >>
Guardando di lato, la Cacciatrice vide che Rowlet aveva gonfiato le piume in allarme e si affrettò subito ad accarezzargli le piume, nel tentativo di calmarlo.
<< Tranquillo, Rowlet, sono sicuro che Fire sta ben-… >>
Si fermò di colpo e puntò lo sguardo verso il vetro della cabina di pilotaggio. Era sicura di aver visto un’ombra multicolore schizzare di fronte al muso della nave. Rimase completamente immobile, gli occhi fissi in direzione dello spazio che si stagliava al di là della cabina. Fu allora che notò un puntino grigio che stava volando a tutta velocità verso di loro.
<< Ehm… Dottore >> balbettò, attirando l’attenzione del Signore del Tempo << Che cosa, in nome di Salem… è quello?! >>
L’alieno inarcò un sopracciglio e si alzò in fretta e furia da sotto il pannello di controllo, girandosi verso la direzione in cui Ruby guardava, e allora sentì un freddo brivido attraversargli la spina dorsale.
<< Oh, no >> sussurrò, mentre un aereo da battaglia cybertroniano si fermava proprio di fronte al muso del Falcon.
Il velivolo rimase sospeso nel vuoto per qualche secondo, prima di assumere la forma di un robot dalla figura snella e dai perfidi occhi color sangue. Sorrise malignamente in direzione del trio e puntò contro di loro le braccia, sopra cui spiccavano una coppia di missili.
<< Salve… locuste! >>
 
                                                                                                                               * * *
 
Il mondo divenne un riecheggiare di colpi d’arma da fuoco, e Angel si ritrovò separato dagli altri. I droni non cessavano di bersagliarlo con le loro raffiche, allontanandolo sempre di più dal punto d’impatto e costringendolo sulla difensiva. Infine, stanco di continuare a schivare, decise di passare al contrattacco.
Prese un lungo respiro e scagliò un potente fulmine dalle mani, friggendo tutte la macchine che lo circondavano e guadagnandosi un attimo di respiro.
<< Stai bene? >> gli chiese Blue, preoccupato.
Angel si limitò ad annuire per poi guardarsi intorno. La potenza dell’esplosione lo aveva catapultato in una zona montuosa piena di rovine. Ora, la prima cosa che doveva fare era cercare di riunirsi con gli altri. Tentò di percepirli con l’Haki, estendendo la sua osservazione per diversi chilometri, ma presto si rese conto che nella zona vi erano troppi bersagli in movimento.
<< Maledizione >> borbottò, incapace di distinguere i nemici dai suoi alleati.
<< Angel, non vorrei metterti fretta >> fece Blue  << ma al momento abbiamo altre preoccupazioni. >>
Il Time Warrior girò la testa e si ritrovò a fissare dritto in un paio di occhi color sangue.
<< Quindi sarebbe lui il famoso soleano? Lo credevo più grosso >> commentò Berserker, il volto accigliato da un’espressione visibilmente delusa.
<< Informazione: ricorda che la sua specie è in grado di modificare le sue apparenze per mimetizzarsi >> ribatté Soundwave, atterrando affianco al compagno Decepticon.
Fu presto seguito da Shatter, la cui mano destra venne prontamente sostituita da una lama metallica. << Sono sicura che Shockwave si divertirà a dissezionarlo >> commentò, lanciando all’adolescente un sorriso appena accennato.
Angel fissò incredulo i suoi avversari. Decepticon. Non ne aveva mai visto uno prima di quel giorno… e ora ne aveva ben tre davanti.
<< Sono sorpreso >> ammise il rosso, cercando di assumere un atteggiamento disinvolto << Ho fantasticato spesso sulla possibilità di incontrare la vostra razza. Ma vi immaginavo un po’ diversi. >>
Berserker scoppiò in una risata graffiante. << Credimi, ragazzino. Ogni cosa che hai sentito su di noi… è assolutamente vera! >>
Detto questo, il mech scattò in avanti e gli assestò un calcio. Angel fu scagliato all’indietro, finendo contro ciò che restava di una parete rocciosa. L’impatto proiettò una nuvola di polveri e detriti verso l’alto, a cui seguì un cupo silenzio. Non si sentì nulla, solo il vento soffiare per quella landa.
Berserker inarcò un sopracciglio metallico. << È stato davvero così facile? >> borbottò incredulo.
Anche Shatter parve delusa. << E questo sarebbe un Soleano? Il grande Megatron ci ha scomodato per un avversario del genere? >>
<< Avviso: non sottovalutate l’avversario >> li avvertì Soundwave, impassibile << Ho analizzato la registrazione dell’attacco, e sembra che si sia lasciato colpire di sua iniziativa. >>
<< Aspetta… stai dicendo che un debole organico si è fatto colpire apposta? Deve essere più pazzo di quanto pensassi >> fece Berserker, visibilmente divertito.
<< Possiamo dire di sì >> disse una voce familiare, mettendo subito il trio in allerta.
Una saetta partì dalle rovine e puntò dritta verso di loro. Soundwave fu rapido a piazzarsi di fronte ai suoi compagni e intercettò il colpo con una delle sue lame, mentre la figura del rosso camminava oltre la nube di detriti. Ora sfoggiava un lungo taglio sulla fronte e numerosi lividi sparsi nelle parti scoperte del corpo… ma sembrava più che capace di combattere.
<< Sei stato sconsiderato, lo sai? >> commentò Blue da dietro di lui, per poi lanciargli la sua lancia.
<< Volevo solo capire quanto fossero forti >> disse il ragazzo, afferrandola al volo << Spero che quello non fosse il tuo massimo… o potrei restarci male. >>
Gli occhi di Berserker si assottigliarono. << Parole grosse, per un sacco di carne! >>
Senza perdere altro tempo, il Decepticon si lanciò furioso verso Angel, e questi fece lo stesso. Shatter si preparò ad unirsi alla mischia, ma ecco che Soundwave le posò una mano sulla spalla, intimandole di fermarsi.
<< Informazione: quando Berserker combatte non fa distinzione tra nemici ed alleati. Meglio essere a debita distanza da lui >> spiegò con la sua voce calma e robotica.
Berserker caricò furioso il suo avversario, calando un poderoso gancio destro. Angel fece altrettanto, lanciandogli un montante avvolto dall’Haki dell’armatura. Lo scontro tra i due pugni generò un forte spostamento d’aria ed entrambi gli avversari vennero spinti all’indietro. 
Angel si controllò la mano e notò che le nocche gli si erano sbucciate. Nessun problema… aveva sopportato di peggio.
Berserker si accorse che sull’appendice metallica era ben visibile il segno del pugno avversario. Tornò a fissare il soleano, e i suoi occhi rossi si fecero più luminosi.
<< Consideri un disonore che ti abbia lasciato un segno? Be', per me lo è non sapere il nome di chi sto combattendo >> disse Angel, fissandolo severo.
La rabbia del Decepticon continuò a crescere. Quel pezzo di carne lo stava deridendo? Che ne poteva sapere lui di disonore!? Tuttavia, aveva ragione su un punto.
<< Io sono Berserker, fedele soldato di Cybertron e tra i più fidati del sommo Megatron >> ringhiò attraverso le appendici metalliche.
Angel sorrise soddisfatto e spostò lo sguardo verso gli altri due avversari.
<< Non mi aspettavo un simile rispetto di etichetta da parte di un organico, ma meriti una risposta. Sono Shatter, fedele di Megatron >> disse l’unica femme del gruppo, rimanendo immobile.
<< Presentazione: sono Soundwave, informatore del grande e potente Megatron >> si presentò l’altro.
<< Molto lieto >> disse Angel, mentre il suo aspetto iniziava a mutare nella sua forma soleana << Di sicuro sapete chi sono, ma permettetemi di presentarmi a dovere. Sono Angel Arthur Hikaru… Calak’ant blu e membro della Resistenza. >>
L’adolescente fissò il suo primo avversario con uno sguardo fermo, mentre impugnava saldamente la sua fedele lancia.
Ma prima di attaccare, offrì loro un piccolo sorriso. << E quello dietro voi due è il mio amico Blue. >>
Soundwave e Shatter si allertarono di colpo. Ebbero appena il tempo di voltarsi, proprio mentre venivano colpiti da una potente zampata. 
<< Molto piacere, ragazzi. Facciamo a botte! >> ruggì Blue, scagliandosi verso di loro.
Berserker strabuzzò gli e fissò il giovane avversario con rinnovata furia. << Osi prenderti gioco di noi?! >>
Con un ringhio metallico gli si scagliò contro, e il rosso riuscì a schivare l’attacco per un pelo.
<< Tre contro uno ti pare onorevole? Ho solo bilanciato le cose >> gli rispose lui, per poi colpirlo al petto con un calcio rivestito di Haki.
Berserker indietreggiò di diversi metri e rimase senza parole. A parte Thor e Vader, non avrebbe mai immaginato potesse esistere un altro organico in grado di tenergli testa fisicamente.
“Qualcosa che rettificherò all’istante” pensò con sadico piacere.
Sfoderò i suoi cannoni posteriori, ma ecco che Angel gli si parò davanti, tagliandoli con un colpo netto della sua lancia. Berserker saltò all’indietro. Il solo contatto con quell’arma gli aveva causato un forte senso di oppressione, qualcosa che nemmeno un incrociatore imperiale in pieno assetto da combattimento era mai riuscito a fargli provare. Che razza di preda stava combattendo?
Non ebbe modo di porsi altre domande, perché venne investito in pieno da un potente getto d’acqua. Angel lo osservò con sguardo gelido, completamente preso dalla battaglia. Fardelli e dubbi non esistevano più, sostituiti dal desiderio di combattere questa minaccia.
 << Ora sì che si comincia a ragionare! >> urlò Berserker, sfoderando le sue armi da taglio.
Il rosso lo accolse a braccia aperte serrando la presa su Gae Bolg e iniziando uno scambio di colpi. Angel indietreggiò sotto la potenza di ogni assalto. Doveva dargli credito, aveva una forza decisamente fuori dal comune, capace perfino di contrastare il suo Haki. Non poteva prenderlo alla leggera.
Fece scattare la lancia in avanti, ma ecco che il cybertroniano deviò l’affondo con una delle sue lame, mentre con l’altra puntava dritto al fianco dell’avversario. Il soleano reagì d’istinto e balzò di lato, ma la punta dell’arma riuscì comunque infliggergli un taglio superficiale.
L’adolescente schioccò la lingua. Non solo il suo avversario poteva picchiare duro, ma era anche un ottimo spadaccino. Ebbe appena il tempo di elaborare quel pensiero e sollevò di scattò la lancia, parando un altro attacco.
<< Coraggio, ragazzo, non abbiamo ancora finito! >> ringhiò Berserker, gli occhi rossi adornati da un luccichio famelico << Fammi divertire ancora di più! >>
Mentre i clangori della lotta riecheggiarono per le rovine, lo scontro tra Soundwave, Shatter e Blue procedeva con violenza.
La femme evitò agilmente i tentativi della bestia di agguantarla e infilzò una delle sue zampe, facendolo ruggire di dolore. Non era stata fornita alcuna informazione sulla presenza di un drago all’interno del gruppo… ma non aveva alcuna importanza. Era solo un altro avversario da abbattere. Con questo pensiero, sfoderò il suo cannone e fece fuoco. Blue sorrise arcigno, e questa volta le armi si limitarono ad attraversarlo, sorprendendo la Decepticon.
Soundwave si alzò subito in volo e lanciò una potente onda sonica verso la creatura. Anche questa volta, però, Blue sembrò del tutto inalterato dall’attacco.
<< Avete fatto qualcosa, lattine ambulanti? >> chiese con tono derisorio.
Soundwave inclinò la testa di lato, curioso. Nessuna creatura vivente era mai uscita indenne dalle sue onde soniche. Come era possibile che quel drago non ne risentisse gli effetti? Mentre lo analizzava, notò qualcosa di strano: non emanava calore corporeo o altri segni vitali. Era come se non fosse nemmeno lì.
Eppure li aveva colpiti… e Shatter era riuscita a ferirlo, quindi doveva trattarsi di un essere vivente. A meno che…
<< Allora, ammassi di bulloni? Volete giocare a un due tre stella o attaccarmi? >> li provocò nuovamente il drago, con tanto di ghigno sul muso << Spero che non sia tutto qui quello che sapete fare, lattine, perché se faticate contro di me, come pensate di fare con il mio protetto? >>
Detto questo, spalancò le ali e partì spedito verso di loro. Al contempo, sulla visiera di Sounwave cominciarono a formarsi una serie di algoritmi in rapida successione, a cui seguì l’immagine di una lunghezza d’onda sonica.
Il Decepitcon puntò ambe le mani in avanti… e sparò una coppia di missili a lunga gittata. I proiettili saettarono a tutta velocità verso il drago, che si limitò a incontrarli con un sorriso beffardo. Continuò a puntare verso i due avversari, fiducioso che anche questa volta sarebbe fuoriuscito indenne da quell’attacco. Invece, sentì un forte dolore nell’istante in cui i missili lo incontrarono a mezz’aria, a cui seguì il forte rumore di un esplosione.
Il corpo della creatura venne scagliato all’indietro, fumante. Gran parte della sua pelle era coperta di bruciature e aveva pure alcuni frammenti di metallo conficcati nelle carni, vicino al punto d’impatto.
Stordito, alzò lo sguardo verso Soundwave.
<< Come… come hai fatto? >> sussurrò incredulo.
Erano passati molti anni dall’ultima volta in cui qualcuno era riuscito a colpirlo quando era incorporeo. Per un essere incapace di usare la magia doveva essere un’impresa impossibile!
La risposta di Soundwave giunse rapida e monotona.
<< Affermazione: in base ai dati raccolti e alle analisi effettuate dalle registrazione, la conclusione più logica è che tu sia uno spirito >> disse con tono pratico << Un essere vivente bloccato in una forma incorporea, legato a questo piano di esistenza da un contratto mortale. >>
Puntò il volto inespressivo verso Angel, ancora impegnato a scambiarsi colpi con Berserker.
<< Le molecole di ogni creatura esistente operano in base ad una determinata frequenza sonica. Gli spiriti come te non fanno eccezione >> Soundwave tornò a fissare il drago << Mi è bastato comparare i dati raccolti nell’istante in cui hai colpito Shatter, e rielaborarli per creare una frequenza capace di stabilizzare la tua forma fisica. Un processo complicato… ma non per un membro della mia specie. >>
Il drago strinse gli occhi. Quel cybertroniano era riuscito ad arginare la sua difesa principale in soli pochi minuti? Doveva essere un combattente incredibilmente scaltro. Tuttavia…
<< Pensate davvero che questo basterà a sconfiggermi? >>
<< Voi non siete altro che prede >> gli rispose freddamente Shatter << Non importa quanto proverete a lottare. Il risultato finale è inevitabile… alla fine sarete abbattuti. >>
Si lanciò verso di lui, presto seguita da Soundwave. Il drago spalancò le fauci e scagliò una saetta contro i due  avversari, ma questi riuscirono ad allontanarsi con una manovra evasiva. Fatto questo, puntarono all’unisono i cannoni verso la bestia.
Blue ghignò soddisfatto e chiuse la zampa destra a pugno.
<< Ora! >> esclamò a gran voce.
Un attimo dopo la sua figura fu sostituita da quella martoriata di Angel. Troppo sorpresi per poter reagire in tempo, i due Decepticon non riuscirono ad evitare una coppia di potenti getti d’acqua che scaturì direttamente dal corpo del rosso.
Nello stesso momento, Berserker si trovò davanti il drago, il quale gli assestò un poderoso montante alla testa, facendolo finire al suolo.
<< Scusa, l’abbiamo fatto apposta >> disse il drago beffardo.
Il cybertroniano fissò incredulo il nuovo avversario. << E quello che diavolo era? >>
<< Angel utilizza le rune e scambiarsi con un compagno è solo uno dei tanti modi per usarle >> gli rispose il drago << Spero che il mio protetto non ti abbia fatto troppo male… o potrei annoiarmi! >>
Berserker strinse furente il pugno.
 << Un avversario vale l’altro >> ringhiò minacciosamente << Se abbatto te che sei il più forte, uccidere l’organico sarà ancora più facile. >>
Blue scoppiò a ridere. << Temo che tu sia in errore, mio amico metallico. Non sono io la forza di Angel… ma l’esatto contrario. >>
Il Decepticon non si preoccupò di argomentare. Il suo compito era quello di abbattere coloro che minacciavano la sovranità di Lord Megatron… e avrebbe perseguito quell’obiettivo con spietata efficienza.
<< Ti divorerò il cervello >> sussurrò sadicamente.
Sfoderò le armi e si lanciò verso questo nuovo nemico, mentre un’altra battaglia prendeva luogo sopra di loro. Soundwave riprese quota e puntò le sue ottiche in direzione di Angel.
<< Analisi fallita. Problema di elaborazione rilevato. Riavvio… >>
In quel preciso istante, Angel comparve di fronte al cybertroniano e gli tirò un calcio alla testa. Soundwave fu rapido a parare l’assalto, ed evitò un colpo di lancia con una rapida piroetta su se stesso. A quel punto, Angel calò un fendente e il Decepticon lo intercettò con una delle sue lame, provocando un forte clangore.
Mentre i due avversari cominciarono a bersagliarsi di colpi, Shatter tentò di attaccare il rosso da dietro. Con la lancia che teneva impegnato Soundwave, il soleano si voltò di scattò e le tirò addosso un fulmine. La femme non si fece trovare impreparata e fece fuoco con il cannone, abbattendo quell’attacco improvviso e generando una densa nube di vapore.
Quando la coltre si diradò, scoprì che Angel era sparito e Soundwave stava cercando di localizzarlo con il visore. Si accorse solo all’ultimo di una presenza familiare sopra di lei. Alzò lo sguardo e una sfera di acqua la colpì appena in pieno tempo, scagliandola a terra.
La Decepticon recuperò la funzionalità un attimo prima di sfracellarsi al suolo e attivò i suoi propulsori al massimo, riuscendo a recuperare la quota necessaria per atterrare senza subire ulteriori danni. Fu presto seguita da Soundwave, mentre Angel si posizionava a metà strada tra i due cybertroniani, mantenendo una calma quasi glaciale.
Shatter fissò intensamente l’avversario, le ottiche assottigliate. Aveva preso parte a numerose cacce durante la sua lunga vita… ma quella preda era di sicuro una delle più difficili con cui avesse mai combattuto. I suoi pensieri furono interrotti da un tonfo alla sua sinistra. Si voltò giusto il minimo per non perdere di vista il soleano e vide Berserker a terra. Aveva subito non pochi danni, ma sembrava poter ancora combattere.
Blue notò il suo protetto e gli si avvicinò rapidamente. << Sembra te la stia passando bene. Come ci si sente ad essere tornati in carreggiata? >>
<< Non lo sono ancora del tutto. Questo livello non basta per battere Vorkye, figurarsi il Maestro >> gli rispose Angel, stringendo il pugno.
<< Si vede che necessiti di un altro po’ di ginnastica, allora. >>
Per alcuni istanti, Shatter dilatò le sue pupille robotiche. Aveva capito bene? Quell’organico non era ancora al massimo della sua forza? Eppure, nonostante questo, aveva messo in seria difficoltà ben tre guerrieri Decepticon.
Soundwave, d’altra parte, fissò il soleano con sguardo inalterato. A differenza della compagna, sapeva che lo scontro stava influenzando il ragazzo molto più di quanto cercasse di darlo a vedere. Nel suo modo di parlare erano presenti tutte quelle micro reazioni tipiche di una persona che cercava di guadagnare tempo.
Mentre era impegnato ad elaborare una nuova strategia, Berserker si risollevò in piedi e scrutò rabbiosamente la coppia di Time Warriors. Doveva ammetterlo, quel drago gli aveva sicuramente dato del filo da torcere… ma ora i tre Decepticon erano nuovamente riuniti e avevano appena circondato i due avversari.
<< Siamo in trappola! >> esclamò Blue. Eppure, sul muso non vi era il minimo segno di preoccupazione.
<< Davvero? Credevo il contrario >> commentò Angel, che tese la mano destra in avanti.
La Gae Bolg di Angel reagì all’istante e tornò nella sua presa. Al contempo, i tre Decepticon si prepararono ad attaccare.
<< Operazione: sottomissione >> sussurrò la voce robotica di Soundwave << Formazione d’attacco 1-3-2. >>
<< Eseguo >> fu la calma risposta di Shatter, seguita da un grugnito di Berserker.
Senza perdere tempo, i tre cybertroniani scattarono in avanti all’unisono. Soundwave attivò subito la frequenza di disturbo e  sparò un paio di missili contro Blue. Il drago riuscì a evitarli per un pelo, ma ecco che Shatter lo colpì da dietro con la lama, provocandogli un profondo taglio sulla schiena.
La bestia ruggì di dolore e Angel si voltò di scatto, allarmato dal grido del compagno. Questo era esattamente ciò che Berserker stava aspettando.
Con una velocità sorprendente per un individuo della sta stazza, approfittò del momento di distrazione del ragazzo per colpirlo con entrambi i pugni. Malgrado l’uso dell’Haki dell’armatura, il rosso venne scagliato all’indietro e Soundwave lo intercettò, afferrandogli la testa con la mano metallica e sbattendolo violentemente al suolo una, due, tre volte, fino a generare delle profonde crepe nell’area circostante.
L’adolescente sentì qualcosa rompersi dentro di sé, ma strinse i denti e cercò di rimanere cosciente. Sollevandolo in aria, il cybertroniano lo scagliò con forza verso Shatter, la quale lo colpì con un forte calcio laterale, spedendolo contro Blue. Il drago afferrò il compagno e grugnì per la forza d’impatto, indietreggiando.
Subito dopo, il trio di Decepticono spararono all’unisono le loro armi contro la coppia, proiettando un’altra nube di detriti verso il cielo. Quando la polvere cominciò a ricadere a terra, tuttavia, dei Time Warriors non era rimasta neanche l’ombra.
<< Dove sono quegli insetti? >> ringhiò Berserker.
<< Sono qui! >> esclamò una voce familiare sopra di loro.
I tre Decepticon sollevarono gli sguardi all’unisono e incontrarono gli occhi azzurri di Angel. Il soleano era interamente rivestito dall’armatura del Balance Breaker, mentre potenti bagliori cremisi avevano cominciato a scaturire dalla sua lancia.
<< Quella non è una semplice picca. Ha qualcosa di strano >> borbottò Berserker, ricordando la sensazione che aveva provato quando l’aveva toccata.
<< Hai ragione. È quasi come se fosse una creatura vivente >> concordò Shatter.
Angel sorrise sotto il casco, malgrado il dolore che sentiva in tutto il corpo. << Non sbagli. La mia non è una semplice lancia: è un’arma nata dalle ossa di un Leviatano… e ora è pronta per divorarvi! >>
In seguito a quelle parole, la picca emise un bagliore ancora più forte, quasi come se la belva da cui era stata creata si fosse appena risvegliata.
<< Vai libera… Gae Bolg Alternative! >>
Il rosso la scagliò. Un istante dopo sembrò scomporsi in un totale di sette lame, da cui cominciarono a diramarsi altrettante picche.
I tre Decepticon si resero conto solo allora di essere in grave pericolo. Soundwave e Shatter accesero i propulsori al massimo e si allontanarono più velocemente possibile da quell’attacco. Berserker, privo della capacità di volare, puntò il suo cannone verso l’alto… ma poi lo abbassò.
In quel momento, comprese finalmente il significato delle parole del drago… e si preparò ad accogliere la propria fine.
<< È stata… una bella lotta… >>
BOOM!
Furono queste le sue ultime parole, prima che le infinite punte della lancia si abbattessero su di lui, facendolo a pezzi.  
Mentre una potente esplosione risuonava per tutta la lunghezza del campo di battaglia, Soundwave e Shatter furono costretti ad atterrare a causa dell’onda d’urto conseguente. Quando la polvere si diradò, videro che l’intera piana era stata sostituita da un cratere.
<< Analisi completa: ampiezza danno… cinquecento metri. Segnale di Berserker completamente sparito >> comunicò l’informatore del gruppo.
Shatter strabuzzò le ottiche e puntò lo sguardo in direzione di Angel, ancora sospeso a mezz’aria.
Il soleano ansimò profondamente, visibilmente colpito dall’uso del suo attacco. Era ricoperto di tagli e lividi su tutto il corpo, ma il dolore era ancora sopportabile. Per quanto riguardava le riserve di energia magica… erano ancora buona, ma drasticamente ridotte. Tuttavia…  sentiva molto più in forma di quando aveva affrontato Vorkye.
Erano passate meno di 24 ore da allora, eppure sentiva che qualcosa in lui era diverso. Che fosse stato merito della “cura” a cui era stato sottoposto dal Dottore? O dell’allenamento molto breve a cui si era sottoposto? O forse, dall’esperienza onirica che aveva vissuto? A ripensare a quell’esperienza si sentiva più leggero. Ma quello non era certo il momento di distrarsi. Non se lo poteva permettere.
<< Le ferite sono un problema? >> gli chiese Blue, apprensivo.
<< No, tranquillo >> lo rassicurò il rosso, tendendo nuovamente la mano destra.
Rispondendo alla chiamata del suo padrone, la lancia staccò le zanne dal terreno e, recuperate le sue normali dimensioni, tornò nella mano del rosso.
<< Ora come pensi che agiranno quei due? >> chiese il drago, curioso.
<< Credo che lo scopriremo presto >> gli rispose il ragazzo, tornando a fissare i due avversari.
Shatter strinse il pugno. Per quanto avesse compreso di trovarsi davanti a un avversario pericoloso, non poteva accettare la perdita di un compagno con cui aveva combattuto per milioni di anni. In un modo o nell’altro… sarebbe stato vendicato.
<< Soundwave, come sono i suoi parametri vitali? >> chiese la Decepticon.
Il compagno rimase in silenzio per qualche istante. << In calo. Quel colpo deve averlo prosciugato della maggior parte delle sue energie. Non sarà capace di replicarlo per un po’ >> si voltò verso di lei << Suggerimento: spostiamo la battaglia in cielo, così da mantenere il vantaggio. >>
<< Buona idea >> concordò la femme, e presto entrambi partirono spediti verso il soleano.
La battaglia era tutt’altro che finita.
 
                                                                                                                               * * *  

L’adrenalina iniziò a pompargli nelle vene a velocità vertiginosa, mentre il laser dei droni e dei Decepticon piombavano contro di lui a gran velocità, realizzando un fuoco incrociato diretto praticamente in tutte le direzioni.
All’inizio, Royal Noir aveva cercato di fare del proprio meglio per rimanere nei ranghi serrati… almeno finché uno dei cybertroniani non aveva deciso di prendersela direttamente con lui, bersagliandolo senza sosta.

<< Coraggio, ragazzo! Vieni dallo zio Mohawk! >>
Fire si scansò per evitare un’altra raffica di colpi, corse a zigzag, saltò, schivò, mosse il braccio per generare dei fasci di luce verde e li sparò senza sosta, mentre il rombo degli spari e il rumore della vettura volante gli rimbombava nelle orecchie.
Ad un certo punto, riuscì ad individuare un complesso di alte e grosse rocce disseminate: senza nessuna esitazione, le raggiunse e vi si riparò dietro, infilandosi negli anfratti più stretti. Ad un certo punto, udì la sparatoria interrompersi, e il suono del motore dissolversi lentamente.
Gattonando lentamente, osò sporgere la testa oltre la roccia, e allora imprecò sonoramente a mezza voce. Il Decepticon era sparito lasciandogli la via libera… peccato gli fosse appena successo quel che lui e i suoi compagni avevano cercato di evitare fin dall’inizio: perdersi di vista e separarsi. L’aveva attirato in un luogo lontano dalla battaglia che imperversava al centro del punto d’impatto, fra botti, lampi di luce e fumo che s’innalzava.
Accidenti a quei maledetti robot! Avevano teso una trappola a tutti loro, li avevano colti di sorpresa… e sicuramente quell’attacco era stato indirizzato apposta a farli disperdere.
Premette il palmo dell’indice sull’auricolare infilato nell’orecchio. << Ehi? Sono Royal! Mi ricevete? Ehi? Qualcuno mi sente? Ehi! >>
Niente da fare. Dall’auricolare scaturì l’inconfondibile ronzio delle cose rotte e inutilizzabili. Probabilmente si era danneggiato mentre fuggiva, o qualcuno l’aveva disattivato dalla distanza: in fondo, quelli erano Decepticon, non escludeva potessero essere capaci di una cosa del genere.
Lanciò un’altra fila di imprecazioni fra i denti, poi prese un respiro profondo. Non era il momento di disperarsi. Forse aveva perso gli altri… ma aveva ancora una missione da compiere. Non poteva restarsene lì con le mani in mano.
Si sollevò lentamente in piedi, l’arco sulla schiena, sporgendosi appena dalla roccia, controllando e studiando il campo innanzi a sé. Poi, come dal nulla… udì un familiare respiro metallico provenire dalle sue spalle.
Il fiato gli si mozzò in gola, seguito da una morsa allo stomaco. Si voltò rapidissimo, e così, per l’ennesima volta, vide la figura del Signore dei Sith ritta davanti a lui: non aveva idea di come fosse arrivato lì senza farsi udire né vedere, ma adesso quello era l’ultimo dei suoi problemi.
Darth Vader fissava il giovane arciere attraverso la sua maschera. Il suo respiro lento e marcato pareva essere l’unico suono udibile in quella landa desolata. Ancora una volta, come quando l’aveva visto nella cabina… non era in posizione d’attacco.
Inclinò appena la testa di lato e le sue orbite rosse incontrarono gli occhi fiammeggianti dell'arciere. Sembrava curioso… e sorpreso della sua presenza tanto quanto lui.
All’improvviso, sollevò la mano destra, 
puntandola verso il ragazzo. << Mi dirai dove ti trovi >> ordinò. 
Istintivamente, Fire sussultò, si irrigidì e si portò le mani alle tempie… ma non accadde nulla. Il dolore che si aspettava avrebbe dovuto colpirlo mentalmente non arrivò.
Per qualche istante, rimasero entrambi sbigottiti. Vader stette in silenzio per qualche secondo, come bloccato nel tempo. Poi abbassò lentamente il braccio.
Al contrario, Royal risollevò il capo per fulminarlo con lo sguardo attraverso la maschera di gufo e sollevò minacciosamente il pugno intriso di ronzante energia verde.
<< Riprovaci e questa volta ti prendo in pieno >> sibilò.
<< È un’azione che ti sconsiglio caldamente >> commentò freddamente in risposta il Sith << Credimi, lo sforzo potrebbe ucciderti. >>
Passò brevemente lo sguardo alla sinistra e alla destra dell’arciere incappucciato.
<< Dimmi… riesci a vedere quello che ho intorno? Io vedo solo te. >>
La domanda colse l’adolescente alla sprovvista, oltre al fatto che la suddetta situazione era surreale. Perché non lo colpiva e basta come prima, dannazione?
La risposta gli salì spontanea nella mente: perché era curioso. Curioso di fronte a qualcosa di completamente nuovo che palesemente riguardava i propri poteri di cui, ormai era chiaro, sapeva pochissimo, curioso di capire cosa diavolo stesse succedendo.
Lo fissò meglio, e contro ogni buonsenso, abbassò il pugno e fece svanire l’energia, lo stupore e lo sconcerto in volto. Perché adesso che guardava meglio... si rendeva conto che Vader si trovava all'interno di una stanza grigia rettangolare, cozzante completamente con l'ambiente desertico tutto intorno nel quale ora Fire si trovava.
L’intuizione gli salì spontanea alle labbra.
<< Tu non sei qui >> realizzò, gli occhi strabuzzati << Ti vedo all’interno di una stanza, situata chissà dove. Non capisco… è un’illusione? >>
<< No >> rispose prontamente il Sith, mentre si guardava attorno << è qualcosa di diverso… una connessione attraverso la Forza. >>
<< La cosa? >>
<< La Forza >> declamò Vader, con una vaga punta di solennità fanatica << è un campo di energia che circonda tutti gli esseri viventi. Energia plasmabile in molteplici abilità. il cui limite dipende solo da coloro nati con la capacità di utilizzarla. Noi due… siamo ormai gli unici in grado di farlo. >>
Fissò il ragazzo dritto negli occhi.
<< Al fine di poter collaborare meglio durante le missioni, stabilii un legame telepatico fra me e tua madre. In questo modo potevamo sentire i pensieri l’uno dell'altra… ma non abbiamo mai raggiunto uno stadio così avanzato della connessione. Il legame che unisce te e me, al contrario, dev’essere nato nel momento in cui le nostri menti sono venute a contatto per la prima volta >> spiegò pazientemente << È come se l’avessi ereditato… perché hai dentro di te una parte di entrambi. Sei davvero il figlio di tuo padre. >>
Ecco spiegato come, quella notte, fosse stato in grado di comprendere la verità della parentela, ed ecco, in qualche modo, spiegata l’origine dei propri poteri.
Royal percepì nel tono – e nella mente – del Sith il compiacimento e la soddisfazione che quella situazione gli provocava. Era bramoso nell'avere il figlio accanto, nell'avere qualcosa che li legasse così indissolubilmente al di là del sangue, quasi come il tutto fosse un’universale 
assoluta rivendicazione della sua proprietà su di lui.
Il paragone gli provocò un moto di nausea. Abbassò il capo, come se avvertisse tutto ciò come un peso sulla nuca.
<< Tu non sei mio padre >> mormorò in un inconscio deja vu, serrando i pugni << io non ho niente a che fare con te. >>
<< Eppure stiamo comunicando l’uno con l’altro proprio adesso… a chissà quanti anni luce di distanza. Cos’è questa… se non la prova definitiva del legame che ci unisce? >>
Detto questo, il Sith compì alcuni passi in direzione del giovane.
<< Mi chiedo cosa succederebbe se provassi a toccarti. Se potessi afferrarti… verresti tu da me… o finirei io da te? >>
Quelle parole lo scossero nell’immediato, facendogli risollevare lo sguardo: proprio come nel suo incubo, una parte di Fire era spaventata di fronte a quell’idea, e un’altra… attratta, all’idea di abbracciare suo padre di sangue, di seguirlo…
Un brivido gelido gli avvolse la schiena, mentre d’istinto portava una mano all’arco ancora sulla schiena.
<< Mi sembrava di averti detto di non toccarmi e di starmi lontano >> gli ricordò in tono minaccioso.
Il Signore Oscuro abbaiò una risata bassa e gutturale che si unì al respiro della maschera, paralizzando il giovane sul posto: non che avesse fatto alcun movimento, finora, per allontanarsi dal Sith.
<< I tuoi pensieri ti tradiscono, figlio mio. Per quanto tu stia cercando di negare la verità… non puoi nascondere quello che sei. Non a me… e nemmeno ai tuoi compagni. >>
Il giovane sentì un nodo disgustato alla gola: aveva ragione. Lo sentiva… come al solito, era assurdo e difficilissimo da descrivere, ma era come avere dentro la testa qualcosa che punzecchiava e instillava la verità sensitiva: sapeva che Vader poteva sentire i suoi pensieri e le sue sensazioni, e così Fire poteva fare ugualmente, come accaduto prima. Era logico collegare tutto questo a quel misterioso fenomeno in cui lo vedeva dinnanzi a sé, quando era evidente che si trovava da tutt’altra parte.
Nonostante tutto, non voleva cedere. Lo fissò di traverso, una volta che gli arrivò davanti, a sovrastarlo con la sua alta figura.
<< Ho accettato il fatto che sia stato tu a mettermi al mondo e che sei colui che ho cercato per tanto tempo, ma non spetta a te né ai miei cosiddetti compagni determinare chi io sia davvero. >>
Alle sue parole, Vader sorrise sotto la maschera. << Non fingere che l’opinione dei tuoi compagni di squadra non t’importi. Lo sai anche tu… pensi davvero che ti accetteranno, una volta scoperta la tua discendenza? Che ti accoglieranno a braccia aperte nel momento in cui realizzeranno chi sei davvero? Il figlio di Darth Vader… il braccio destro del Maestro… l’esecutore dell’Impero… colui che ha assassinato la madrina di Kirby Earth… e ha quasi ucciso il tuo migliore amico. >>
Gli occhi di Fire si strabuzzavano ad ogni parola, mentre il Sith concludeva, spietato:
<< Com’è che si chiama? Accelerator, se non sbaglio. I tuoi pensieri hanno tradito anche lui! >>
<< No! >>
Il fiato si era mozzato in gola al giovane, agghiacciato da quanto Vader fosse stato in grado di recepire dalla sua mente, come si fosse appropriato di ogni suo pensiero attuale riguardo tutta quella situazione e l’avesse tradotto ad alta voce, senza che lui potesse fare niente per impedirglielo.
La rabbia prese il sopravvento: se già odiava un approccio del genere da parte di Shen, il fatto che lo facesse il Sith lo imbestialiva, specialmente perché le menzogne erano completamente escluse quando c’era la mente completamente esposta. Perché non riusciva a bloccarlo, dannazione? Perché lui non riusciva a leggerlo completamente? Perché non poteva fargli provare un po’ della sua stessa medicina? Gli bastava qualsiasi cosa, un minimo, insignificante appiglio a cui aggrapparsi…
<< Perché indossi quella maschera? >>
La domanda gli era sfuggita dalla bocca spontaneamente. Sembrava un’idiozia, ma, a conti fatti, ritrovandosi a sostenere il suo sguardo per cercare qualcosa con cui ribattere, quella cosa era lì, in bella mostra, perciò sembrava quasi naturale domandarsi quale fosse la sua origine.
La figura del cyborg sembrò irrigidirsi di fronte a quella domanda.
<< Per molteplici ragioni >> fu la risposta << È un simbolo che uso per incutere timore e rispetto tra i miei ranghi. In più… mi aiuta a separare la mia vita militare da quella ordinaria. >>
Royal rimase senza parole. Aveva sperato di tormentarlo a sua volta con qualcosa… ma quella risposta l’aveva spiazzato. Perché, inutile girarci intorno, era esattamente lo stesso motivo per cui lui indossava le vesti del Vigilante Mascherato, sebbene il ruolo, gli obiettivi e le motivazioni fossero completamente opposti rispetto a quelli di Darth Vader. Anche se lo ripugnava, era una sensazione piacevole avere un’affinità: non poteva non essere lieto di avere qualcosa che lo legasse all’unico parente che aveva davvero, era più forte di lui.
La sua risposta venne troncata sul nascere dallo sparo di un missile che fischiò sopra il suo capo ed esplose qualche metro accanto a lui, colpendo le rocce dietro cui era riparato, le quali franarono sopra la sua testa: si coprì il capo e ruzzolò di lato evitando il tutto per il rotto della cuffia, mentre la polvere e il fumo s’innalzavano per qualche istante.
Tossì e imprecò sonoramente, poi si risollevò in piedi: la figura del Signore Oscuro era ancora lì, accanto alla sua sinistra, intatta e immacolata.
<< Sembra che tu sia caduto in una situazione alquanto sfortunata, figlio mio. >>
<< Ma come può venirvi in mente una simile idea, eminenza? Dopotutto sono nascosto qui, nell’insenatura di queste rocce, perché sto una favola >> lo rimbeccò l’arciere nel suo classico sarcasmo tagliente, senza riuscire a trattenersi.
Con sua grande sorpresa, Darth Vader rilasciò una risata divertita.
<< Sai, in quanto secondo in comando del Maestro in persona, potrei richiamare l’attacco. Ne ho l’autorità, dopotutto. Ovviamente, necessito che tu e i tuoi amici vi arrendiate a me >> continuò il Sith, con fare quasi disinteressato << Prometto che sarò clemente nei loro confronti. >>
<< Mi credi veramente così stupido? L’ho provata sulla mia pelle, la tua presunta clemenza >> replicò il ragazzo con una smorfia << La tua fama parla per te. Tu stesso hai parlato per te, poco fa, elencando cos’hai fatto, specialmente ai miei compagni! Credi davvero che sia pronto a fare finta di nulla, e che te li venderei su un piatto d’argento, solo perché sei il mio padre biologico? Dopo… dopo che mi hai abbandonato?! >>
Vader sussultò e compì un passo all'indietro, come schiaffeggiato, sorprendendo ancora una volta l’adolescente, sorpreso e sbigottito da un gesto tanto umano. Sembrava così fuori luogo per l’individuo che aveva davanti. Era come se le sue parole lo avessero… ferito. No, l’avevano chiaramente fatto: poteva sentire il toccante dolore di cui il Sith adesso era intriso, il suo senso di colpa e la sua tristezza.
Royal non poté biasimarlo, e da una parte si sentì in colpa: la propria voce era stato uno sfogo diretto, carico di amarezza, risentimento, sprezzo e rabbia repressa. Non aveva potuto farci niente, tutto ciò era amaro da dichiarare e faceva male, ma, anche se era stato brusco, era stata la cosa giusta da fare. Perché Thor aveva ragione: la sua famiglia era colui che l’aveva amato e cresciuto come un figlio. Non coloro che l’avevano generato, non una che l’aveva abbandonato in orfanotrofio con solo uno stupido anello come identificazione per poi sparire misteriosamente, e di certo non uno che non sapeva nemmeno della sua esistenza fino a qualche giorno fa e adesso se ne usciva con la voglia di fare il padre.
Avvertì un istintivo groppo alla gola, ma prima che potesse aprire bocca, il Signore Oscuro fece un passo avanti, tornando a fronteggiarlo.
<< Non farlo. Non pensarlo nemmeno per un istante. Se solo avessi saputo… avrei sradicato ogni pianeta dalla faccia dell’intera galassia, prima di lasciare che lei ti portasse via da me >> sibilò attraverso la maschera.
Il giovane abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello delle lenti dell’uomo, mentre brividi di dubbia natura gli scorrevano in ogni parte del corpo.
<< Ho passato i miei primi otto anni di vita >> scandì in un sussurro, senza alzare gli occhi << a chiedermi perché mi aveste abbandonato e che cos’avessi mai fatto per meritarlo. >>
<< Poteva essere diverso. Avresti potuto vivere come un principe, non ti avrei fatto mancare niente >> mormorò Vader, accorato << Darei qualsiasi cosa per poter tornare indietro, così da poterti dare l’infanzia che hai sempre meritato. >>
<< Anch’io… >> Fire avvertì le lacrime annebbiargli gli occhi e rigargli le guance, inesorabili << Una parte di me lo desidera ardentemente più di ogni altra cosa. >>
<< Allora lascia andare tutto, figlio mio. Possiamo ancora rimediare, devi solo volerlo completamente… >>
<< Non posso. Non voglio. >>
<< Perché!? Cosa devi tu a queste persone!? Possibile che non ti rendi conto di come saranno tutti pronti a pugnalarti alle spalle, una volta che scopriranno chi sei davvero!? >>
L’adolescente socchiuse le palpebre e strinse i pugni. Solo allora sollevò lo sguardo e lo puntò dritto nelle lenti scure del guerriero nero.
<< Qui non si tratta solo di loro. Sai perché porto questa maschera? Per via del governo che servi e il mondo infame che avete contribuito a plasmare, per il quale ho dovuto mettere a tacere ogni dubbio e reprimere ogni debolezza, per il quale ho dovuto nascondere il mio potere per non essere costretto a diventare un’arma nelle vostre mani. Io non sono altro che uno fra i tanti, una delle tante bestie da soma che avete allevato. Ho sofferto per non averti avuto accanto e per non averti mai conosciuto, ma sono sopravvissuto a questo. Perché ho avuto dei raggi di sole a illuminare la mia vita, e sentirli sulla mia pelle mi ha reso felice. Non posso ignorare quello che hanno fatto per me… come non posso ignorare come quei raggi hanno sempre brillato soffusi, attraverso le sbarre. Perché questa è la sofferenza che porta la prigione del Maestro. Non sarebbe cambiato nulla al tuo fianco, sarei stato solo ignaro di quelle sbarre. E se ora venissi con te... diventerei cieco di fronte ad esse. >>
Vader rimase in silenzio. Per un attimo, una quiete inesorabile sembrò calare nelle profondità del pianeta. Il suono delle esplosioni divenne improvvisamente flebile e distante, così come il suono del respiratore del Sith.
<< Figlio mio, io... >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase. Un paio di mascelle irte di denti attraversarono la figura del Sith di colpo, liberando un ruggito spaventoso tale da scuotere i capelli e gli abiti del giovane.
L’attimo dopo… si lanciarono contro di lui, accompagnate da un ringhio grottesco.

                                                                                                                      * * * 

Emil scattò in avanti e colpì con forza l’ennesimo drone. La macchina perse quota all’istante e si abbattè violentemente al suolo, spargendo detriti e pezzi di roccia ai piedi del neo cacciatore.
<< E questo era l'ultimo >> disse soddisfatto, osservando la massa di metallo e circuiti fumanti ai suoi piedi, mentre Yang riemergeva da un cumulo di rottami.
I due artisti marziali, seppur separati dal resto del gruppo, erano riusciti a sbarazzarsi con relativa semplicità della maggior parte dei droni. Ora speravano solo che sarebbero riusciti a tornare in fretta dagli altri Time Warriors, probabilmente impegnati con qualcosa di peggio.
<< Lo ammetto, per un attimo ho sperato che sarebbe stato un lavoretto facile facile >> commentò la bionda, mentre ricaricava le munizioni di Ember Celica << Stai bene? >>
<< Non posso lamentarmi. E tu? >> chiese Emil con non poca preoccupazione nella voce, legata per lo più a come Ruby avrebbe reagito se anche una sola delle sue compagne fosse stata gravemente ferita.
Aveva già perso suo padre. Se fosse successo qualcosa a un membro del team RWBY sotto la sua supervisione… non sarebbe più riuscito a guardarla in faccia per la vergogna.
Yang agitò una mano. << La mia aura è ancora al 80%. Puoi rintracciare gli altri? Il mio comunicatore non funziona. >>
<< Pure il mio >> ammise Emil << Ma potrei avere un’alternativa. >>
Il ragazzo cominciò ad annusare i dintorni, alla ricerca delle tracce degli altri Time Warriors, ma il puzzo d’olio delle macchine appena distrutte era troppo forte. Anche le poche tracce di Aura erano confuse, troppo agitate dal fluire della battaglia per poter essere isolate.
<< Non ne sono sicuro… ma credo che siano a qualche centinaio di metri in quella... >>
<< Guarda chi si rivede >> lo interruppe una voce familiare.
Emil si girò di scatto, attivando la sua forma bestiale. I suoi occhi si posarono subito sull’imponente figura di Xanxus, in piedi su una grossa roccia… e con le pistole puntate rispettivamente su di lui e Yang.
<< Oh, mamma, non lui >> sussurrò Yang, riconoscendo all’istante uno dei cacciatori di taglie più pericolosi di tutta Renmant.
La ragazza aveva sentito parlare di lui molte volte e in molti modi diversi. Perfino sua madre e suo padre le avevano raccontato quando erano stati coinvolti in uno scontro con il termocineta, perdendo quasi la metà del loro equipaggio originale.
Solo alcuni dei più abili e armati Cacciatori potevano vantarsi di essere quasi al suo livello con le armi da fuoco, per non parlare della sua abilità da esper, come Emil aveva già avuto modo di vedere mesi prima.
<< Volete conversare un po', prima di spararci a vicenda… o possiamo cominciare subito? >> domandò sardonico il pistolero, facendo girare la sua arma e puntandola direttamente alla fronte di Emil.
<< Preferisco la seconda opzione >> disse il fauno, mirando coi Vulcan Tyrant al cacciatore e sparando un missile congelante in contemporanea al primo colpo di Xanxus.
L'impatto tra i due attacchi fu sufficiente a distruggere buona parte del terreno circostante con un'immensa esplosione, costringendo i due combattenti marziali a separarsi.
Riatterrando con un balzo, Emil sollevò alcune rocce con la sua Semblance e le scaraventò contro l’avversario. Una dei massi fu prontamente distrutto da un raggio di fuoco, ma le altre impattarono tutti contro il petto di Xanxus, che incassò con l'Haki senza troppe difficoltà. Fatto questo, sparò un’altra raffica di proiettili esplosivi in direzione della coppia.
Yang imprecò e si lanciò all'attacco contro il cacciatore di taglie, ingaggiandolo in un corpo a corpo molto serrato. Sfruttando l'Haki dell'osservazione, il cacciatore di taglie evitò ogni colpo con relativa facilità e passò all’offensiva.
Con una rapidità disarmante, deviò l’ultimo pugno e affondò le nocche nello stomaco della bionda, a cui seguì il suono di qualcosa che si spezzava. Yang sentì un forte dolore al petto, ma prima che potesse difendersi fu spedita a terra con un calcio.
Alzando lo sguardo, vide un ragazzo dai capelli grigi che la osservava con un sorrisetto beffardo.
<< Scusa, biondina, niente di personale >> disse Mercury, preparandosi ad attivare le bocche da fuoco negli stivali.
La giovane cacciatrice fu più rapida e gli afferrò un piede per sbilanciarlo. Fatto questo, balzò verso l’altro e gli tirò una forte testata al mento, costringendolo ad indietreggiare.
L’assassino di Salem incassò il colpo e partì al contrattacco con un rapidissimo calcio volante, seguito da una raffica di pugni. Ben presto, la coppia di combattenti si ritrovò coinvolta in un serrato corpo a corpo, a cui presto si unirono raffiche di proiettili da ambe le parti.
Nel frattempo, Emil e Xanxus avevano ripreso a bersagliarsi, come se ormai non potessero più fare altro. Il fauno combatteva con rapide combinazioni di calci e pugni che impattavano sull'Haki di Xanxus, il cui viso passava da espressioni di piacere maniacale a pura rabbia mentre continuava a sparare fasci fiammeggianti nel tentativo di colpire il Time Warrior. Se non fosse stato per la sua Semblance incredibilmente versatile, l’adolescente dubitava che sarebbe riuscito a durare così a lungo.
Il suo ennesimo pugno affondò nello stomaco di Xanxus, mentre quest'ultimo gli sparava contro una potentissima palla infuocata. L’attacco scagliò il fauno a diversi metri di distanza, spedendolo contro un masso.
Grugnendo per il dolore, si alzò da terra e offrì all’uomo un sorriso pieno di sete di sangue.
<< Complimenti, piccolo bastardo. Sei sicuramente migliorato dal nostro ultimo scontro >> disse il cacciatore di taglie, pulendosi del sangue dal labbro e caricando un’altra fiammata.
<< E tu sei rimasto lo stesso figlio di puttana dalla pelle dura >> ansimò Emil, mentre raggruppava un po’ di Aura all’estremità delle sue armi.
Xanxus era decisamente molto abile nel corpo a corpo. L'Haki lo rendeva un titano piuttosto sfuggente… ma non aveva ancora raggiunto la finezza appresa da Emil dopo anni passati a studiare le tecniche secolari del tempio. E il fauno avrebbe puntato proprio su questo.

                                                                                                                       * * *

Kirby rigirò tra le mani la Warp Star nella sua forma di scudo, la sua coroncina avvolta da una fredda energia azzurra. Si guardò attorno, constatando soddisfatto che gli unici droni rimasti erano quelli che al momento giacevano inermi ai suoi piedi.
Poteva avvertire tutto attorno le energie dei suoi compagni e altre che non conosceva scontrarsi e mutare in continuazione. Tuttavia, l’unica che riuscì a distinguere bene fu quella di Thor, apparentemente impegnato ad affrontare un avversario altrettanto potente.
Se fosse andato ad aiutarlo sarebbe stato più d'intralcio che d'aiuto, quindi scelse di dirigersi verso quelli che sperava fossero i suoi compagni cacciatori.
All’improvviso, un forte applauso fece eco nella zona, lento e pacato. Il rosato si guardò subito intorno, in cerca della provenienza di quel suono, finché non sentì una risata echeggiare alle sua spalle. Una risata alquanto lunga e macabra... uno strillo acuto e gracchiante che non avrebbe mai potuto dimenticare.
<< Vedo che il pargolo è cresciuto, finalmente >> disse la voce, che ora aveva preso le sembianze di un largo e grottesco sorriso.
Kirby strinse il pugno fin quasi a incrinarsi le ossa, mentre la sua Aura rosata riprendeva vita, avvolgendolo da capo a piedi mentre si voltava.
<< Una voce nella testa mi ha detto che saresti venuto anche tu su questo pianeta. Personalmente temevo di dover aspettare ancora molto tempo prima di poterti incontrare. E se c'è una cosa che proprio non mi piace fare… è aspettare. >>
Joker fuoriuscì dall’oscurità delle tombe, vestito nel suo classico completo viola.
<< Finalmente ho la possibilità di incontrare il figlio del mio vecchio amico! Lo sai… a volte sento tanto la sua mancanza. Tu non la senti mai? Oh che domande, immagino di sì, stiamo comunque parlando del papà morto ammazzato! >> E, detto questo, scoppiò in un’altra risata.
Una lacrima rigò lungo il viso di Kirby, mentre ricordava il giorno successivo alla battaglia a Nova. Non era riuscito a dormire per tutta la notte, impegnato com’era stato a seguire le notizie sull’evento nonostante Luna avesse tentato di tenerlo lontano da qualsiasi fonte. Era stato col cuore in gola che lo aveva accompagnato a battaglia ormai finita per aiutare i soccorsi, e un medico legale li aveva chiamati per identificare il corpo di Meta. Non avrebbe mai dimenticato le sue ali strappate.
<< Questo sarà il giorno in cui smetterai di ridere… >> sussurrò freddamente << DANNATO CLOWN! >>
Si lanciò verso di lui, e il Principe del Crimine di Battleground lo accolse a braccia aperte.

                                                                                                                         * * *
 
Lo scontro tra Yang e Mercury stava proseguendo in maniera non meno brutale di quello dei rispettivi partner.
Il lacchè di Salem era incredibilmente agile, forse anche più di Ruby, e il suo gioco di gambe non offriva il minimo scampo. Dal canto suo, Yang aveva un’enorme resistenza, con ben pochi rivali nella sua fascia d'età, e colpo dopo colpo il suo potere aveva continuato ad aumentare.
Mercury si ritrovò un gancio devastante dritto nella mascella, e venne spedito all'indietro. Riprendendo l'equilibrio con una capriola, atterrò a qualche metro di distanza e diresse uno sguardo rabbioso all'avversaria, che si limitò a scrocchiare le spalle. Poi piantò i piedi a terra e gli fece un cenno di sfida.
L'albino digrignò i denti si rimise in guardia. << Senti, ragazza… prima di partire per questo buco ho fatto un patto con alcuni amici. Mi sarebbero venuti a prendere se le cose si fossero messe male. >>
Strinse gli occhi in un paio di linee sottili.
<< Quindi ti propongo un accordo: tu dirai ai tuoi amici che sono morto… e io me ne andrò senza infastidire oltre te e i tuoi amici >> disse muovendosi in circolo assieme a Yang, la cui espressione si fece improvvisamente sospettosa.
<< Perché dovrei crederti? >> domandò la pugile, dandogli un calcio e costringendo l’avversario ad indietreggiare ancora una volta.
<< Perché mi sono rotto il cazzo di fare quello che mi dicono gli altri… e voglio salvare una certa persona a me cara >> rispose il ragazzo con un tono rabbioso, ripensando ad Emerald.
Scattò in avanti e incontrò il successivo pugno della bionda con uno dei suoi calci, a cui presto seguì una potente onda d’urto. Alla fine, entrambi furono spinti indietro da quella dimostrazione di energia e ansimarono per alcuni secondi, le loro Auree che scintillavano minacciosamente.
Yang alzò la testa e lo scrutò da capo a piedi, come se stesse cercando di leggergli dentro. Mercury si sottopose a quell’esame senza vacillare, in attesa di sapere quale sarebbe stato il suo verdetto.
<< Se davvero non hai interesse a continuare… vattene >> ringhiò Yang, preparandosi nel caso quello fosse stato solo un trucco << sono venuta qui per aiutare a recuperare il Tardis, non voglio uccidere nessuno. >>
Mercury la guardò con espressione sbieca e la ragazza fu certa che avrebbe ripreso il combattimento. Invece, si limitò a voltarsi e correre via in cerca di Emerald.
La ragazza sospirò si sollievo e puntò lo sguardo verso un cumulo di massi poco distante. Il suono di un’esplosione le confermò che Emil doveva trovarsi lì.

                                                                                                                       * * *

Emil  scattò in avanti, utilizzando una spinta gravitazionale per aumentare lo slancio. Xanxus sorrise e si preparò ad intercettare la carica, ma ecco che Emil saprò verso il terreno, proiettando il suo corpo verso l’alto.
Sorpreso, il cacciatore di taglie cercò di aggiustare il tiro in fretta. Al contempo, Emil utilizzò un’altra spinta gravitazionale per cambiare direzione e lo colpì alla testa con un potente calcio imbevuto di Aura. A salvarlo dal ritrovarsi il cranio rotto fu unicamente l'Haki dell'armatura, ma il contraccolpo fu comunque abbastanza forte da spedirlo al suolo.  
Il fauno non perse tempo e concentro la propria Semblance nella mano destra, che schiantò con forza sul volto del cacciatore di taglie. Attorno all’uomo cominciarono a diramarsi numerose crepe lungo il terreno, mentre il suo corpo veniva avvolta da fiamme color sangue.
Emil balzò all’indietro, ma Xanxus fu altrettanto rapido. Allungò ambe le mani verso di lui e riversò un torrente infuocato contro il fauno, a cui seguì una violenta esplosione. Quando la numbe di detriti si diradò, al posto del giovane era rimasto solo un cratere fumante.
<< Peccato… avrei voluto durasse più a lungo >> borbottò deluso.
Si voltò e fece per andarsene… e fu allora che ricevette un forte pugno al naso, imbevuto di un’aura dorata.

                                                                                                                   * * * 

I droni avevano allontanato Thor dal campo di battaglia, una grave onta per il suo cuore da guerriero. Non si aspettava certo che quei marchingegni futuristici potessero distrarlo a tal punto, si era rilassato troppo ed era stato preso alla sprovvista.
Tuttavia, non voleva perdersi in simili pensieri. Avrebbe posto rimedio a quell'errore, perché dopotutto cos'erano un branco di patetiche macchine davanti a un dio? Alzò il martello al cielo e una scarica di fulmini colpì i droni, facendoli esplodere in una vampata di fuoco e cocci di metallo.
Sebbene fosse stato estremamente semplice, Thor sentiva che c'era qualcosa che non andava. Il suo istinto guerriero gli sussurrava di un pericolo imminente.
Tenendo la guardia alzata, fece per ritornare dai suoi compagni, ma ecco che un’ombra lo avvolse come una coperta di tenebra e la figura di un drago prese forma di fronte a lui in tutta la sua squamosa gloria. I ciuffi bianchi sulla sua testa sembravano rendere le mascelle ancora più minacciose di quanto già non fossero, e al tempo stesso gli conferivano un’aura di saggezza millenaria, unita a un’estrema conoscenza e sapienza.
La coda si muoveva lenta e placida con movimenti circolari come le acque di un fiume, ma al tempo stesso con costanza, quasi a preparare un colpo; un fiume pronto a straripare in qualunque momento.
Gli occhi bianchi e opachi come due madreperle, splendenti di luce proprio, si posarono sull’asgardiano e la sua voce profonda e regale fece eco nell’aria. Una voce calma e potente al tempo stesso, ricolma di forza e saggezza, che rispecchiava completamente il suo essere.
 << È un onore per Grugaloragran incontrarti, principe di Asgard >> disse il dragone assumendo la sua forma umanoide: un uomo anziano dalle lunghe orecchie - simili quelle di un elfo - e ammantato di una cappa marrone scuro.
Si mise in posizione di guardia allargando le gambe e abbassando il baricentro, il tutto mentre portava un braccio in avanti e l’altro dietro la schiena.
<< Anche se non significa molto, voglio tu sappia che non ho alcun odio nei tuoi confronti. >>
Non era la prima volta che l'asgardiano incontrava un drago, e non era la prima volta che ne vedeva uno assumere sembianze umanoidi. Molti secoli fa ne aveva conosciuto uno di nome Fafnir. Erano molto simili, ma quello che aveva davanti non gli era familiare. Aveva detto di chiamarsi Grugaloragran, e questo nome gli era nuovo. Non poté fare a meno di notare le sue orecchie elfiche e, istintivamente, pensò si trattasse di un elfo mutato da qualche magia vanir.
Il tono della sua voce faceva trasparire forza, saggezza e rispetto, dunque il Tonante lo avrebbe ricambiato.
<< Nemmeno io provo odio per te, drago, per questo ti invito a dipartirti e a lasciarmi passare. I miei compagni di battaglia sono in pericolo e hanno bisogno del mio aiuto. Lasciami passare, cosicché io possa prestare loro soccorso. >>
<< Non mi è possibile accontentarti. Il mio popolo è sopravvissuto grazie all'elemosina del Maestro, offerta in cambio dei miei servigi. E ora tra i miei doveri c'è anche il doverti eliminare. Combatti al tuo meglio, perché Grugaloragran non si tratterrà >> avvertì il drago, muovendosi talmente veloce da sparire dalla vista di Thor, finché non riapparve a lato della sua testa per tentare un calcio avvolto da fiamme scarlatte.
Il biondo guerriero si sorprese di quella mossa così fulminea. Essendo la divinità del tuono e del lampo era capace di spostarsi a velocità ipersoniche e anche di poter percepire movimenti tanto veloci, ma quella era la prima volta che qualcuno riusciva ad eluderlo in quel modo.
Bloccò il suo calcio con il martello, ma fu una mossa pressoché fortunata e la forza del contraccolpo fu tale da allontanarlo di qualche metro. Si ricompose immediatamente, accorgendosi che il suo avversario era qualcuno che non poteva sottovalutare.
Senza tergiversare un solo istante, contrattaccò caricando il proprio martello e lanciandolo contro di lui, ma in un momento di rara arroganza, il saggio drago ricoprì la mano di una strana energia turchese e sferrò un pugno al martello poco prima che questo lo colpisse. Si sentì un forte boato, il cui urto ricordò quasi quello del rombo di un tuono, e il vecchio venne scaraventato indietro di diversi metri; la potenza di quella collisione fu tale che anche alcuni degli altri combattenti poterono avvertirla.
L’elfo dai capelli bianchi riuscì però a rialzarsi e rivolse gli occhi al dio. Come sospettava, Thor era molto più forte e resistente di lui. Era chiaro che quella contesa non poteva essere risolta dall’utilizzo della forza bruta e dell’abilità in combattimento, ma solo dalla loro astuzia e velocità. Sarebbero state queste virtù a decidere l'esito della battaglia, dunque sfoderò le sue ali per muoversi attorno al rivale e scagliare dalla sua bocca delle autentiche palle di fuoco scarlatto.
<< Hai sottovalutato il potere di Mjolnir, drago >> dichiarò Thor, richiamando subito la sua fidata arma e deviando quanti più attacchi possibili << Questo maglio ha disseminato timore nei cuori di molti draghi nel mio mondo… ed esattamente come tutti loro assaporerai il suo tuono! >>
Lo alzò al cielo e si udì un forte rombo accompagnato dal fulmine, ed ecco che una delle ali di Grugaloragran fu bucata dalla prima folgore. Il drago cadde a terra, ma a parte un grugnito di dolore non riportò altri danni, e riuscì a schivare le saette successive, riatterrando ed eseguendo varie giravolte con una grazia ipnotica.
Mentre compiva la sua danza aerea, iniziò a cantilenare una preghiera rituale.
<< In nome della dea Elatrop evoco le antiche forze dell'universo, in nome della dea Elatrop evoco le antiche forze dell'universo... >> sussurrò, il tutto mentre le sue dita si trasformavano in artigli affilati.
Scattando verso Thor, si portò davanti al suo avversario e cominciò un serrato corpo a corpo con lui, schivando quando poteva e approfittando di qualsiasi buco trovasse nella guardia del dio. Decisamente il circolo del Maestro aveva avuto su di lui un'influenza anche peggiore di quanto si aspettasse.
Thor, nel mentre, fece del suo meglio per resistere ai colpi. La velocità del drago era drasticamente aumentata e ora faceva davvero fatica a vedere i suoi movimenti. Gli artigli del grande rettile penetravano le difese della sua armatura come burro, la sua carne veniva squarciata e il sangue zampillava a fiotti. Ogni volta che cercava di contrattaccare, Grugaloragran si teletrasportava nei suoi punti ciechi.
Thor ringhiò per il dolore e per la rabbia, spalancò le braccia e con un urlo di guerra evocò un enorme fulmine, abbastanza grande da avvolgere sia lui che il vecchio rettile.
Un'urlo di dolore rieccheggiò per l'intera zona mentre ogni singola cellula del drago veniva caricata all'inverosimile di energia elettrica. Resistendo a quell’agonia, l’antica bestia unì le mani davanti al petto di Thor, formando tra esse un'abbagliante sfera di fuoco.
Con l'ennesimo urlo, questa si allargò in un ampio cono di fiamme che avvolse il suo avversario in maniera non dissimile dal suo ultimo attacco, esplodendo in un terribile boato multicolore. Quando fu nuovamente possibile vedere i due contendenti, la casacca di Grugagloragran era stata quasi totalmente incenerita, mentre lui ansimava pesantemente. Con un ultimo grugnito, trasformò una delle braccia in un possente arto roccioso, mentre l'altra diventò un lungo tentacolo con ventose dentate.
A causa di quel potente colpo, Thor era finito scaraventato contro il fianco di una montagna; l'armatura superiore del corpo andò in pezzi, lasciando il petto scoperto e più esposto ai danni, con alcuni lembi di pelle bruciati dall'entità dell'esplosione. L’addome esposto presentava ancora i tagli degli artigli, ma il sangue aveva finito di colare grazie al suo corpo divino. Fu soddisfatto, poiché essi sarebbero diventati delle ottime cicatrici, le medaglie di un guerriero.
Si rialzò, pronto a combattere ancora, mentre assisteva alla nuova trasformazione della bestia.
<< È la prima volta dalla nascita di Battleground che Grugaloragran deve usare la sua abilità di cambiare forma in questo modo. Mio fratello Phaeris si sarebbe davvero divertito a combattere con te. >>
 << Se tuo fratello è forte quanto te, allora sarebbe stato un vero onore. Era da molti anni che non venivo messo alle strette in questo modo. I tuoi colpi sono potenti… se non forse anche più potenti del Gigante di Giada, mio amico nel vecchio mondo. Preparati, Grugaloragran, perché se è la gloria suprema che cerchi, allora Thor te la donerà! >>
L'intera zona, per diversi chilometri, si oscurò con nubi nere dalle quali fuoriuscivano lingue saettanti accompagnate dalla melodia dei tuoni, il tutto fu contornato dalla pioggia scrosciante.
<< Il cielo canta per noi, possente drago! Canta del nostro scontro e versa lacrime di pura estasi! Per Battleground! >> gridò il guerriero, tenendo ben saldo e Mjolnir e spiccando il volo a tutta velocità contro il drago.
La sensazione che l’antico saggio avvertì non fu molto diversa dal colpo ricevuto in precedenza. Il suo corpo aveva già avuto un assaggio del puro potere di Thor e ora lo poteva sentire permeare tutta l'aria che respirava e l'acqua che cominciò a lambire la sua pelle color pece.
Ringhiando come se fosse ancora nella sua forma draconica, il combattente ricoprì il tentacolo con un velo di fiamme e corse verso il suo nemico. I due impattarono uno contro l'altro e lo scontro generò un violento terremoto che risuonò per diversi chilometri.
L'onda d'urto generata spazzò via ogni traccia di piante, rocce e tombe nella zona, creando solo una gigantesca conca di terra. Il martello incrociò le fiamme solide in una prova di forza tale che le montagne iniziarono a franare. Quel testa a testa si concluse senza un vincitore, e la seconda onda d'urto li separò.
Thor caricò il martello col fulmine e lo scagliò, Grugaloragran lo schivò e lo colpì al viso con un fortissimo montante. Il dio reagì con pugno allo stomaco, richiamò l'arma e fece per colpirlo alla testa, ma l'avversario lo schivò, portandosi indietro.
Fatto questo, allungò la sua mano verso il petto del Time Warrior ed evocò una seconda sfera di fuoco che lo investì pieno… ma ecco che il Tonante, seppur con dolore, resistette all’impatto e lo colpì al mento col suo martello, facendolo allontanare di molti metri.
Rimasero ancora un attimo fermi a studiarsi, e la millenaria mente di Grugagloragran passò in pochi secondi ad elaborare numerosi piani e strategie. Uno scontro diretto col Tonante sarebbe stato inutile. Riprendere la sua vera forma lo avrebbe solo reso un bersaglio più facile, ma siccome la ritirata non era un'opzione, non poteva far altro che continuare ad attaccare… almeno finché gli altri componenti della spedizione non avrebbero concluso coi propri bersagli.
I suoi muscoli cominciarono quindi a gonfiarsi e la mascella si allungò, mentre riprendeva il suo reale aspetto, completando il processo con un fragoroso ruggito che avrebbe paralizzato la maggior parte dei guerrieri.
Thor rimase qualche secondo a mirare la sua forma draconica e ne rimase quasi affascinato, poiché solo pochissime volte un avversario gli aveva regalato simili emozioni. Tutto questo gli riportò alla mente i tempi antichi, in cui coi suoi compagni partiva per spedizioni in tutti i Nove Mondi, viaggi nei quali avevano affrontato pericoli e bestie di ogni tipo, anche i draghi. Lui in compagnia di Sif, Balder, i Tre Guerrieri e… sì, anche di Loki.
Anche se i suoi pensieri furono rivolti al fratello, per una volta non ci badò, concentrandosi solo sulla gloria di quella visione.
Con voce fiera gli parlò: << E così è questo il tuo vero aspetto, Grugaloragran, il tuo vero io. Hai quindi deciso di onorarmi mostrando finalmente la tua vera natura e imponenza? >>
<< È la mia migliore possibilità di sopravvivere >> rispose semplicemente il drago, camminando lentamente fino al principe asgardiano e guardandolo coi suoi enormi occhi bianchi << E ti ringrazio… perché sono anni che Grugaloragran non si sentiva così vivo. >>
La gioia e la gloria furono presto sostituite da tristezza e amarezza. Senza distogliere lo sguardo dal suo imponente avversario, gli mostrò i suoi occhi colmi di dolore per quel triste fato che aveva deciso di colpirlo.
<< Dimmi perché, Grugaloragran? >>
Sebbene la voce di Thor riflettesse il suo stato d’animo, non aveva perso il tono di rispetto. Quell’anziano drago non necessitava di compassione o pena, ma solo di ammirazione.
<< Dimmi perché un essere di sì fatta forza e valore combatte al fianco del Maestro? Perché metti il tuo indomito onore al servizio di un tale codardo? È uno spreco dei tuoi doni. >>
Lui chiuse gli occhi ed eruttò uno sbuffo di fumo nero dalle narici, pensando ai suoi simili che avevano perso la vita prima che concludesse il suo accordo col Maestro. << Sebbene detesti la cosa, il Maestro è diventato un ingranaggio fondamentale nella sopravvivenza di Battleground e di noi tutti. Ci fossimo incontrati in circostanze diverse, Grugaloragran ti avrebbe detto di più, ma gli è stato proibito di rivelare oltre. >>
Thor abbassò il capo, privo di speranze. Non era una questione di corruzione, di ostaggi o devozione, era per la salvezza. Il Maestro teneva in pugno i draghi suoi simili e non poteva fare altro che obbedire. Non poteva dargli torto, poiché anche i suoi fratelli asgardiani erano costretti a servire Loki, e ribellarsi sarebbe stato solo controproducente.
L'unica speranza era obbedire... e attendere.
 << No, Grugaloragran, se ci fossimo incontrati in circostanze diverse saremmo potuti essere grandi amici. È inutile che io ti proponga di venire col Dottore, poiché il Maestro farebbe soffrire il tuo popolo. Non abbiamo altra scelta, quindi... >>
Si allontanò da lui di qualche metro e sollevò il Mjolnir appena sopra la testa, mettendosi in una posa di guardia.
<< Riprendiamo il nostro scontro, onorevole anziano… e che gli Dei Antichi ci guardino e benedicano la nostra battaglia. >>
<< E che i bardi delle epoche future ne cantino per i secoli a venire >> concluse il signore dei draghi, inchinandosi rispettosamente davanti a Thor.
Fatto questo, alzò il busto con gli stessi riflessi mostrati nella sua forma umana, preparando una fiammata che nulla aveva da invidiare al più grande vulcano di Battleground, per poi abbatterla sul Tonante senza la minima pietà.
Quella vampata di fuoco era tanto grande da annientare un’intera città, ma Thor non si scoraggiò e tenne stretto il manico di cuoio del suo martello con entrambe le mani. Lo sollevò e lo abbatté contro le fiamme con tutta la forza di cui era capace.
Il fuoco si scontrò contro il duro metallo del Mjolnir in una prova di resistenza titanica. Il dio piantò saldamente i piedi a terra, spingendo con tutte le sue energie. Dal maglio scaturì un gigantesco fulmine che fece indietreggiare la fiamma, e ora quella lotta si era trasformata in una prova di resistenza tra elementi: cosa avrebbe prevalso? Il fuoco o il fulmine? Entrambi i contendenti lanciarono un grido che riecheggiò per tutta la zona, e i due attacchi esplosero in un ciclopico fungo di fumo nero, cenere e lapilli.
La forza esplosiva fu tale da scaraventare Thor e Grugaloragran a diversi chilometri di distanza l’uno dall’altro. Il drago perse i sensi per una frazione di secondo, ritrovandosi al risveglio sotto diverse tonnellate di roccia… e stava sanguinando. I colpi dell'avversario avevano scalfito le sue scaglie. Ringhiando, circondò il proprio corpo con un'ondata di energia e riuscì a liberarsi.
Anche il Tonante rimase incosciente per qualche secondo. Il suo corpo non aveva mai subito tante ferite e il pensiero di avere nuove cicatrici lo allietava, specie se a infliggergli quelle medaglie era stato un avversario di tale valore. Si accorse di un’ombra sopra di lui e, alzando lo sguardo vide l’immenso corpo di Grugaloragran, ora trasformato in un enorme golem.
Non perse altro tempo e protese le braccia in avanti per evitare di essere schiacciato. Quando la schiena del colosso impattò su di lui, Thor dovette fare appello a tutta la sua forza per non finire schiacciato. I suoi piedi stavano sprofondando nella roccia sottostante, ma riuscì comunque a fare leva con le gambe e alzò di più le braccia.
Le vene dei suoi grandi bicipiti si gonfiarono, i nervi scricchiolarono e l’adrenalina circolò in tutto il suo corpo, conferendogli nuova forza e vigore. Con un altro urlo di guerra riuscì a sollevare la bestia e a farla cadere.
L’impatto del colossale corpo sul suolo generò un terremoto, e Grugaloragran si ritrovò ancora una volta sorpreso dal l'incredibile forza dell'Aesir. Per un attimo, si chiese se Odino non fosse riuscito a passargli un po' del proprio potere prima di morire. Tuttavia, dovette subito scartare questa ipotesi.
La Forza di Odino, il mistico potere che plasmava la realtà del mondo, nulla aveva a che fare con quella lotta epica. Non vi era dubbio alcuno, la forza che scorreva nei pugni di Thor e nel suo maglio era tutta naturale, poiché lui era il guerriero più forte e valoroso di tutta Asgard, ed era questo il vero potere di un dio.
Un drago contro un dio… Grugaloragran non poteva aspirare a gloria più grande. Gli dei del suo mondo erano misteriosi, antiquati e poco propensi ad interessarsi del mondo umano, troppo egoisti per pensare ai propri figli, ma non Thor… lui era diverso, lui era quello che avrebbe riconosciuto formalmente come divinità.
Ricompostosi, il gigante cercò di formare nuovamente dei tentacoli per afferrare il Tonante, ma si ritrovò invece nella sua forma naturale. Stava cominciando a indebolirsi, poteva solo finire tutto con un colpo ravvicinato… a costo di uccidersi assieme a Thor.
Il drago inspirò profondamente e chiuse la bocca, gonfiandola sempre più mentre si alzava in volo, agitando la coda per creare grossi nuvole di polvere.
L'Aesir era agli sgoccioli. Ormai aveva capito che il prossimo colpo sarebbe stato l'ultimo e avrebbe dovuto dare il tutto per tutto per poterlo contrastare. Contro Grugaloragran non poteva permettersi di trattenere i suoi colpi. Il suo avversario era tra i più valorosi mai affrontati… e mai avrebbe osato insultarlo offrendogli meno della sua piena potenza. Quel drago era degno di misurarsi contro la sua vera forza, lo meritava.
Ringraziò le Norne per aver messo sul suo cammino un simile avversario, perchè questa lotta sarebbe stata incisa sulla dura pietra della sua saga…un’opopea che gli scaldi avrebbero cantato per sempre nelle Sale Dorate. Ma quello non era il tempo per sognare. Quella canzone doveva giungere al termine… e lui l’avrebbe onorata nel miglior modo possibile.
Impugnò la stringa di cuoio sul manico del Mjolnir e lo fece vorticare per dissipare la polvere, dopodiché assorbì un fulmine al suo interno, caricandolo al massimo.
Il suo avversario approfittò subito del tempo che la sua piccola distrazione gli aveva offerto, aprendo le fauci per ingoiare il potente guerriero. Egli stesso detestava quello stratagemma degno al massimo di una preda, ma non aveva altra scelta.
Le zanne della creatura si chiusero su Thor, la cui pelle fu quindi sommersa da fiamme non meno calde di quelle sputate poco prima, mentre il drago si dimenava all'inverosimile. Esse si scontrarono sia con l'incredibile vitalità di Thor che col fulmine da lui evocato, risultando dopo pochi minuti in una devastante esplosione che costrinse Grugaloragran ad aprire la bocca. L'enorme creatura non poté che sputare il Tonante, ricoperto da una bava molto simile a pece bollente. Il corpo del dio rotolò a una ventina di metri di distanza e si accasciò a terra, incapace di qualsiasi altro movimento.
Dopo quello che sembrò un tempo interminabile, l’asgardiano si risollevò da terra osservò il corpo di Grugaloragran inerme. Camminò verso di lui, e ogni passo gli procurò dolore a causa delle ustioni e delle ferite. Appena fu vicino, appoggiò una mano sul suo muso.
<< Non so se puoi sentirmi, potente drago… ma io ti ringrazio. Ti onoro, Grugaloragran e te lo prometto... ti aiuterò a salvare il tuo popolo. Questa è la promessa di Thor di Asgard, il suo giuramento. Non dovrai più soffrire, e farò sì che un giorno le valchirie possano scortarti nella Grande Sala, dove io ti accoglierò a braccia aperte come un amico... un compagno. Combatteremo ancora uno contro l'altro come veri fratelli, insieme innalzeremo cornucopie dorate e intoneremo le canzoni della nostra saga, in modo che tutti gli eroi di Valhalla sappiano di Grugaloragran, del primo drago che abbia mai messo piede in quelle sale. Del primo drago che ha mostrato a un dio di che pasta è fatta una vera leggenda. >>
Nel dire quelle parole i suoi occhi cominciarono a inumidirsi. Gocce salate di commozione, devozione e tristezza caddero ai suoi piedi, tutte rivolte al triste fato di quel valente guerriero, costretto a porre il proprio valore al servizio di un verme.
<< Ti ringrazio, figlio di Odino >> disse la vecchia e stanca voce di Grugagloragran mentre alzava lo sguardo per scrutare negli occhi quell'incredibile combattente << non potrei chiedere di meglio che trascorrere l'eternità assieme ai guerrieri di cui tu sei il più grande esponente. Ora fai il tuo dovere… e liberami dalla mia vergogna. >>
<< Nessuna vergogna, potente drago, non sminuirti. La colpa non è tua, e chiunque avrebbe agito allo stesso modo nella tua situazione. Devi vivere, Grugaloragran… devi vivere per i tuoi compagni e il tuo popolo. Non è giunta la tua ora! Quando questa storia sarà finita, potrai abbracciare ancora i tuoi cari, e se mai siederò sul trono... io ti prometto che proteggerò il tuo popolo, e diventerete amici e protetti di Asgard. I draghi non dovranno più temere alcun male, e insieme potremo condividere sapienza e cultura. Molto abbiamo da imparare dai tuoi fratelli. >>
Si allontanò di un passo.
<< Ora riposa, grande titano, su questa terra maledetta che io benedirò con la pioggia. Un corpo tanto possente e valoroso non merita di sdraiarsi su una landa così tetra… meriti di meglio. >>
La pioggia continuò a cadere, ma stavolta con un ritmo più placido e ritmico, come se il dio stesse intonando una poesia. L’acqua lavò via le ferite dei due potenti guerrieri, rimasti l’uno accanto all’altro in religioso e rispettoso silenzio. La canzone del loro duello era finita, l’Aesir aveva trionfato, ed essa sarebbe stata incisa sulla pietra della sua saga, che sarebbe stata incorporata a sua volta insieme a quella di Grugaloragran. Di questo ne era sicuro.
Fece per allontanarsi… e fu allora che un proiettile di luce viola lo colpì in pieno petto, scaraventandolo contro un cumulo di rocce.
Il dio del tuono sentì qualcosa rompersi dentro di sé, a cui seguì un fischio acuto nelle orecchie. Quando sollevò la testa, si ritrovò a fissare nei freddi occhi scarlatti di una figura molto familiare.
<< Be', è stata sicuramente una scena molto commovente >> disse una voce che l’asgardiano avrebbe potuto riconoscere anche tra mille altri suoni << Ma se è una fine degna che cerchi, figlio di Odino…ti assicuro che Megatron di Cybertron non ti deluderà! >>





Dum, dum, duuuuuuuuuum!
E così si chiude la prima parte di questa battaglia.
Per i personaggi che non sono comparsi nel capitolo, non preoccupatevi... avranno modo di rifarsi nel prossimo!

 
  
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