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Autore: Sheep01    10/02/2021    2 recensioni
[IT, Principalmente Movieverse, possibili accenni a Doctor Sleep]
Ogni giorno gli sembrava andasse un po' meglio, fino a quando non si trovava di nuovo a pensare a cosa avrebbe potuto fare per impedire quell'orribile, definitivo epilogo.
Se solo quel drammatico giorno avesse interpretato in modo fulmineo quello che le luci gli avevano suggerito. Quello che aveva visto, attraverso l'infinito mistero dei Pozzi Neri. Ma Eddie lo aveva strappato al suo tragico destino troppo presto, troppo rapidamente perché potesse assorbire appieno quello che la sua coscienza sul futuro gli stava rivelando.
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9

 

Questa volta Richie riuscì a riconoscere il sogno.

La stessa identica atmosfera che aveva permeato la sua precedente incursione onirica. La sola differenza, questa volta, era che se ne stava seduto su una vecchia amaca, in quello che era il vecchio ritrovo dei Perdenti. Un luogo che di certo non si sarebbe dato la pena di raggiungere, a meno che non fosse improvvisamente diventato sonnambulo.

La luce filtrava in un caldo fascio di luce, attraverso la botola sull'esterno. Osservava il pulviscolo solare, che fluttuava nell'aria, e attese.

Non passò molto tempo che si rese conto di non essere più solo. Un'ombra tagliò il fascio di luce e qualcuno prese a scendere la precaria scaletta di legno che conduceva alla tana.

Richie sorrise riconoscendo Eddie. Non aveva alcun dubbio sul fatto che presto o tardi si sarebbe materializzato, di nuovo, nel suo sogno. O viceversa. O entrambi, per quello che poteva valere. Aveva imparato a non ragionare secondo uno schema, ormai. Si affidava a percezioni e istinto; aveva funzionato fino a quel momento, perché cambiare strada?

«Finalmente, pensavo di dover aspettare solo, qui sotto, in mezzo a vermi, terra e muffa...» esordì, rammentando senza indugio il sogno precedente. Pazzesco come lo avesse rapidamente dimenticato. Di tutto quello che era successo, una volta sveglio, non aveva ricordato più nulla. A parte il suggerimento della prova del fumo.

Eddie raggiunse la terraferma con un saltello che sollevò un po' di polvere che se ne stava adagiata sul fondo da chissà quanto tempo. Non lo raggiunse immediatamente, ma si limitò a rispondere al suo commento con un sorriso in controluce che Richie fece fatica a interpretare.

Si rimise in piedi, e i ganci dell'amaca cigolarono sinistramente al suo movimento. L'ultima volta che era stato lì, con gli altri Perdenti, Eddie era ancora vivo. Un brivido gli percorse la schiena e capì che forse non era il caso di tergiversare: aveva delle informazioni da condividere.

«Abbiamo un piano per riportarvi indietro», disse e finalmente Eddie sembrò scuotersi da quell'apatico silenzio, come finalmente anche lui rammentasse.

«La prova del fumo?»

Richie annuì.

«Ha funzionato...» lo sentì pronunciare a mezza bocca, con aria vagamente distante.

«Ha funzionato eccome», gli confermò «anche se le spiegazioni sono state piuttosto fantasiose, ma ne siamo venuti a capo. C'è solo una cosa che tu e Stan dovreste fare...»

Eddie gli puntò addosso uno sguardo preoccupato: «Pensi che mi ricorderò di questa conversazione, una volta sveglio?»

«Cosa? Penso... spero. Insomma, è necessario che lo ricordi.»

«Perché della scorsa non ricordavo più nulla...» lo sentì dire, una sorta di caustica delusione di fondo.

«Nemmeno io... ma...» il ricordo di un abbraccio della sensazione di assoluto conforto nel ritrovare Eddie fra le sue braccia, anche Eddie lo ricordava? Se ne vergognava, forse? «... della prova del fumo me ne sono ricordato. Forse sono queste le cose che contano in questi sogni», preferì concludere, prima di farsi sopraffare dal peso di quel ricordo.

«Dimmi cosa dobbiamo fare», tagliò corto Eddie, apparentemente più contrariato del dovuto, «Non sappiamo quanto tempo ci resti prima del risveglio.»

«La tartaruga ha detto...», cercò di rammentare le parole esatte, «ha detto che dovrete attraversare il portale nella casa, affrontare il dolore più grande e... credere.»

Eddie gli lanciò uno sguardo perplesso.

«E che diavolo significa?»

«Questo non lo so davvero.»

«Avevi parlato di interpretazioni fantasiose, speravo potessi darmi qualcosa con cui lavorare.» gesticolò nella sua direzione.

«Ho fatto la mia parte, ho capito quello che dovevamo fare noi, speravo che l'illuminazione divina colpisse anche te, per la parte che vi riguarda.»
«L'unica cosa che ho capito è che dobbiamo entrare nella casa di Neibolt, cercare di non creparci e sperare di uscirne illesi! Non mi sembra qualcosa su cui poter davvero lavorare, Richie.»

«Perché te la prendi con me? Ti sto solo riportando le parole di una tartaruga spaziale che vomita universi!»

«Confortante!»

«Lo è! Considerato che per arrivarci mi sono quasi affumicato e dovrò portarmi appresso i vostri indumenti sporchi di sangue per aiutarvi a tornare indietro!»

Eddie sembrò sul punto di ribattere ma si fermò all'improvviso, osservandolo con tanto d'occhi.

«I nostri... cosa?»

«I vostri... niente», scosse la testa, pentito di aver dovuto rivelare quel macabro dettaglio, «Senti... so che non è molto, ma...»

«Dove li avete presi i nostri indumenti... sporchi di sangue?»
«Non è importante, Eddie, tanto non lo ricorderesti comunque.»

Lo vide placarsi ma non nascondere quella sua espressione contrariata.

«Se niente di quello che diciamo o facciamo qui è importante, allora tanto vale svegliarsi...»

Richie scosse la testa.

«Non era quello che volevo dire...»

«Però sei così sicuro che ricorderò tutte le informazioni che mi hai dato, e solo quelle. Ma questa potrebbe essere l'ultima volta che ci vediamo... prima che sia... tutto finito, in un modo o nell'altro.»

A Richie si bloccò il respiro in gola. All'eventualità che fosse l'ultima non ci aveva nemmeno pensato.

«Farò in modo di essere lì con voi, quando sarete alla casa di Neibolt, Eddie. Non vi lascerò soli.»
«Nella tua Derry non esiste più nessuna casa a Neibolt. E se usciremo da qualche parte non sarà da lì.»

Richie ci rifletté un istante senza trovare soluzioni.

«... ma Neibolt e i Barren sono collegati da un lungo tunnel che conduce alle fogne.» gli arrivò in aiuto Eddie, «vedi di ricordare questo», sospirò e si portò una mano alla fronte, l'aria esausta di chi non riposa come si deve, da giorni.

«Sarò comunque a Neibolt, Eddie. Sarò con voi, prima che entriate là dentro. Tenterò di ricordare anche questo. Lo prometto.»

Lo guardò sollevare uno sguardo colpevole e annuire.

«Non mi entusiasma rientrare in quel posto. Se è spaventoso anche solo la metà di quel tunnel...»

Richie rammentò il racconto di Stan e dei suoi tentativi di usare proprio il tunnel che lo aveva scaraventato fuori per tornare. Forse non sarebbe andata allo stesso modo. Forse avevano preso la via del ritorno dalla parte sbagliata.

«Verrei a riprendervi io stesso se solo potessi, lo sai questo, vero?» era importante che Eddie lo capisse. Era importante che percepisse che non stava sottovalutando affatto il problema.

Ma Eddie non sembrava preoccupato per quello.

«Hai già fatto abbastanza. Anzi... scusami per essere stato aggressivo.»

«E quando mai non lo sei?» lo prese in giro e gli regalò un sorriso quando Eddie gli restituì uno sguardo contrariato.

«Ero solo... preoccupato, suppongo. Sono giorni che aspettiamo, settimane? Dio, non so più nemmeno quanto tempo è passato da quando sono finito qui.»

«Ho provato a contattarvi ma qualcosa sembra ostacolarci», ci tenne a precisargli, «Doc dice che forse stiamo forzando una situazione già di per sé... complicata. E diventa sempre più difficile trovarti, come abbiamo fatto le prime volte.»

«Doc?» Eddie inarcò un sopracciglio.

«Sì, Danny. Danny Torrence. Il...»

«Il tizio del paranormale che vi sta aiutando», concluse Eddie per lui, ricordando le loro precedenti conversazioni.

Richie si limitò ad annuire. Improvvisamente avrebbe desiderato che si conoscessero. Che Eddie e Danny si incontrassero, finalmente di persona. Danny, forse l'unica persona a cui era riuscito a confessare, in qualche modo, tutto quello che Eddie rappresentava per lui. Non era certo che anche gli altri Perdenti sapessero, ma a essere sinceri, arrivati a quel punto, nemmeno gli importava più. Voleva solo che Eddie tornasse. Che vedessero pure. Che capissero pure.

«Non ti sembra strano che siamo finiti proprio qui stavolta?» Eddie interruppe i suoi pensieri, accantonando le formalità ora, lasciando che il sogno proseguisse senza fretta. Lo guardò avvicinare l'amaca su cui si era ritrovato seduto qualche istante prima.

«Strano? Definisci strano, perché francamente, in questo periodo è più facile elencare le cose normali che quelle... strane.» Eddie si limitò a stringersi nelle spalle. «Magari è solo perché è un posto che conosciamo entrambi, qui a Derry.» si risolse a dire, cercando di sedare qualsiasi dubbio Eddie stesse avendo.

«... o qualcosa che è caro a entrambi», lo guardò sedersi sull'amaca che cigolò appena sotto il suo peso. Constatò che Eddie era esattamente come lo ricordava, come lo aveva visto l'ultima volta. Ancora in vita e in salute. Pallido e stanco ma... vivo. Dio, ancora così vivo e dolorosamente irraggiungibile.

«Io ricordo solo che qui ci passavamo un sacco di tempo per sfuggire a Bowers e la sua squadra di stronzi.»

«Io ricordo molto più di questo.»

Richie si rese conto di aver sminuito l'importanza del loro rifugio. Un luogo in cui potevano sentirsi al sicuro, dove poter essere loro stessi senza paura che qualcuno intervenisse a interrompere il loro idillio fanciullesco. Un luogo di giochi, risate, screzi, ozio e confidenze.

«Ti va di sederti qui con me, finché non... ci svegliamo?» gli chiese Eddie e Richie se ne restò lì impalato come se non avesse davvero capito la domanda.

«Ma se preferisci restare in piedi a fare il palo della luce...» lo sentì ritrattare, tossicchiando appena, in evidente imbarazzo.

«Oh. Se proprio ci tieni, Spaghetti», cercò di sdrammatizzare i toni, «anche se non sono sicuro che questa cosa reggerà il nostro dolce peso.»

«È un sogno, dubito che si possano applicare le normali leggi della fisica, qui.»

Richie fece un gesto di noncuranza e si avvicinò all'amaca aggrappandosi a uno dei ganci, per evitare di lasciarsi andare a peso morto. L'amaca cigolò di nuovo e vacillò con un paio di scossoni, facendo quasi perdere l'equilibrio a entrambi.

«Fa' attenzione!»

«Te lo avevo detto che siamo diventati troppo grossi.»

«Tu sei diventato troppo grosso! Non scaricare su di me la responsabilità!»

«Non sono così grasso!»

«Non ho detto che sei grasso, sei solo massiccio», lo blandì Eddie, assestandosi alla bell'è meglio con una gamba sull'amaca e l'altra a terra. Richie stava dalla parte opposta in una posizione speculare alla sua. Ed ebbe una specie di déjà vu.

«Massiccio, mh? Cos'è, un complimento, Spaghetti?»

«Niente del genere. Solo un dato di fatto.»

«Bè, mi spiace. Solo perché tu non sei cresciuto abbastanza, non significa che...»

«Piantala! Sono cresciuto quello che serve. Sei tu che sei...»

«Massiccio.»

Eddie annuì con un grugnito che divertì Richie più del necessario. Ma la sensazione svanì, quando la consapevolezza che le loro gambe si stavano sfiorando era più reale di qualsiasi sogno avesse mai avuto. Ancora una volta. Avrebbe voluto aggrapparsi a lui per portarselo via, attraverso quello stupido sogno. Avrebbe voluto toccarlo ancora, come l'ultima volta, ma gli mancava il coraggio. Stupido vigliacco.

«Spiegami quella cosa degli indumenti sporchi di sangue.» Eddie riportò a galla l'argomento. Piccolo bastardo, poco incline ad accantonare discussioni in sospeso.

«Non è così importante...»

«Invece lo è. Se è un rituale voglio capire di che si tratta. Non importa se non lo ricorderò, Rich...»

Richie si sistemò stancamente gli occhiali sul naso. Nemmeno nei sogni riusciva a sbarazzarsi dei suoi occhiali.

Il fatto che forse di quella conversazione, di quel momento onirico, non sarebbe rimasto un bel niente, avrebbe dovuto infondergli coraggio. Ma evidentemente era più difficile di quanto pensasse. Sempre così difficile. Dove era finita tutta la risoluzione di diventare una persona più trasparente? Dove i suoi buoni propositi?

«Serviva qualcosa che legasse ancora te e Stan... a questo mondo», cominciò a spiegare, ogni parola una fatica che si spinse ad affrontare, «qualsiasi cosa significasse. Ma abbiamo spedito le tue valige a New York, a tua moglie, disperavamo di trovare qualcosa di tuo. Poi è stato chiaro non era un oggetto, ciò di cui avevamo bisogno. E quando la moglie di Stan, Patty è venuta fino a Derry portando un asciugamano ancora sporca del sangue di suo marito...»

«Patricia Uris è a Derry?» domandò Eddie, piuttosto sorpreso della scoperta.

Richie annuì: «Un'altra cosa che fa parte del rituale. E' impressionante come i pezzi si siamo mossi per finire insieme, senza che facessimo poi molto per arrivarci.»

«Continua...»

«Bè... una volta capito questo, ho immaginato che la mia scelta di usare la mia camicia sporca di sangue fosse... ciò che serviva.» Eddie sembrò confuso, nei primi istanti dopo la confessione. «La camicia che avevo addosso il giorno in cui abbiamo ucciso IT. C'era... c'era anche il tuo sangue lì sopra. Il sangue di quando... insomma, quando sei stato...»

«Oh...» sembrò comprendere, la dolorosa consapevolezza gli accese il viso di vergogna o rabbia o frustrazione, questo Richie non seppe dirlo.

«Bè. È tutto. La spiegazione rapida e indolore.»

Eddie serrò le labbra e lo scrutò a lungo, in silenzio. Tanto che Richie quasi ebbe paura di aver detto qualcosa di tremendamente sbagliato o di averlo offeso in qualche assurdo modo.

«Significa che hai conservato quella camicia... lurida per tutto questo tempo?»

Richie sgranò gli occhi, perché non era esattamente quella la reazione che si aspettava.

«Bè... non avevo comunque più intenzione di indossarla. Giuro.»

«No, ma l'hai conservata.»

«Bè. Sì. Insomma...» oh. «Sì.» concluse, senza tergiversare più.

«Perché?» incalzò Eddie. Cercò di leggerci disgusto o un rimproverò nascosto nella sua voce, nella sua espressione, ma dovette desistere, perché non ne trovò. Sembrava solo curioso, di capire.

«Non lo so. Io...» sospirò, arreso «immagino perché fosse l'unica cosa che mi restava. Di te.» non alzò lo sguardo, non era sicuro di voler cercare ancora qualcosa nell'espressione di Eddie. Il sangue che Eddie aveva sacrificato per lui. Per tutti i Perdenti, era l'unica cosa che gli restava. Forse lo aveva fatto solo perché era destino che lo facesse. Che l'istinto o le decisioni che avevano influenzato le ultime settimane della sua vita fossero solo il frutto alle perverse decisioni di un branco di tartarughe spaziali. Questo non lo sapeva. Ma sapeva di aver conservato quella camicia perché era convinto che fosse l'unica cosa che gli avrebbe ricordato Eddie, per sempre, a prescindere da tutto.

«Richie...»

«Lo so. Lo so, è disgustoso, bla bla bla...» rispose, ancora senza alzare lo sguardo.

«Mi fai spazio?»

Richie alzò la testa un po' confuso, finché non vide Eddie sollevarsi dall'amaca con la chiara intenzione di sdraiarglisi accanto. Quando sentì il peso del suo corpo sul proprio, più che accanto, si scostò quel tanto che bastava per dargli quello spazio che Eddie, volontariamente, gli aveva chiesto. Si rese conto che erano anni che non lo facevano. Stare così, sdraiati uno vicino all'altro, in bilico su quell'amaca, le testa vicine a leggere fitto fitto uno di quei giornaletti sui supereroi.

Ricordava che, anche all'epoca, il cuore gli batteva così forte.

«Comodo?» disse solo, senza alzare troppo la voce. La paura di tradire le sue emozioni.

«Non molto. Hai ragione: siamo troppo grossi per starci comodi.»

«Ah, no. Io sono grosso. Tu sei cresciuto quello che serve...»

Lo sentì ridacchiare appena, la testa poggiata alla sua spalla, una gamba di entrambi a penzoloni giù per quell'amaca che non si sarebbe certo distrutta in uno stupido sogno.

«Pensi che funzionerà?» lo sentì chiedere, la vibrazione della sua voce che gli arrivava distinta, lì, sul proprio torace. Troppo vivida.

«Funzionerà.» gli rispose.

«Pensi che sarò in grado di fare quello che devo?»

«Certo che lo sarai», disse, «hai già dimostrato di essere...»

«Più coraggioso di quello che penso.»

Richie sorrise appena. Il coraggio lo aveva pagato caro, ma era stato fondamentale, per tutti loro.

«Richie...»

«Sì, Eds?»

«Non chiamarmi Eds...»
«Sì, Spaghetti?»

Lo sentì stronfiare qualcosa e di nuovo gli venne da ridere.

«Volevo dirti una cosa ma credo che non lo farò...»

«Ma davvero? Crei la suspense e non la risolvi?»

«Non meriti altro che questo.»

«Sei crudele, Eduardo.»

«Piantala con i soprannomi.»

«Ma sono speciali, tutti per te.»

Lo sentì fare un altro verso strano ma da quella posizione non riusciva a vederlo bene in viso.

«Tutti per me, certo. E anche per Doc.» e quel Doc lo disse con un certo sottile disgusto.

Richie inarcò un sopracciglio.

«Scusa?»

«Doc. Danny Torrence. Deve essere speciale anche lui. Quanti ne hai dati a quel Torrence?»

Richie si scostò appena.

«Eddie Kaspbrak, non starai facendo il geloso, con me?»

«No... ?»

«No?»

«No!» lo vide cercare di rimettersi seduto, ma lo trattene per evitare che lo spostamento fulmineo li facesse caracollare a terra entrambi, alla faccia delle regole della fisica. Le braccia lo avvolsero più del necessario forse, ma lo sentì allentare la resistenza e rilassarsi così, nel suo goffo abbraccio. Il respiro vagamente più affannoso.

Era normale quello che stavano facendo? Era consentito? O era forse concesso in base alle regole oniriche che stavano pilotando quel sogno?

Decise che non gli importava, dopotutto.

«L'unico motivo per cui puoi essere geloso di Doc...» sussurrò così, vicino al suo orecchio, il capo di Eddie poggiato sulla sua clavicola.

«Non sono geloso di...»

«... è perché lui sa qualcosa che ancora tu non sai.» concluse, a occhi chiusi, come se, facendolo, fosse al sicuro, in una bolla di oscurità dove non poteva avere paura. Dove poteva dire quello che voleva, come lo voleva. Come avrebbe sempre voluto. «Ma ti prometto che quando tutto questo sarà finito, ti dirò tutto. Come si deve. Come avrei dovuto fare da un sacco di tempo.»

Sentiva il petto di Eddie alzarsi e abbassarsi, più accelerato del solito. Sperò, pregò di non essere andato troppo oltre, di non averlo spaventato. Non voleva spaventarlo. Voleva solo essere trasparente, cristallino. Così come si era ripromesso di fare. Così come aveva promesso alla memoria... di Eddie.

Lo sentì sospirare, prendere fiato di nuovo e lasciarlo andare ancora, come se stesse facendo uno di quegli strani esercizi di respirazione che faceva da bambino per placare i suoi attacchi di panico, travestiti da asma.

Poi la sua mano andò a finire sopra quella di Richie, e cercò le sue dita, tentativamente, intrecciandole alle sue. Facendo fremere Richie fin nelle viscere.

«Allora aspetterò anch'io», lo sentì mormorare e qualcosa, nel proprio petto esplose di sorpresa e trionfo.

Quando riaprì gli occhi, si rese conto che la luce che filtrava dalla botola si stava affievolendo e così anche la consistenza del corpo di Eddie.

Nel suo subconscio qualcosa gridava: no, non ancora.

Dall'altra parte, qualcosa gli diceva che era ora di svegliarsi.

 

*

 

Quando Eddie aprì gli occhi, l'eco di una frase ancora stava rimbalzando fra le pareti della sua coscienza.

«Attraversare il portale nella casa, affrontare il dolore più grande e... credere», disse a mezza voce.

«Eddie?» la voce di Stan, dall'altra parte della stanza.

Aprì del tutto gli occhi e rimettendosi seduto, ricordò tutto a un tratto dove si trovasse. I residui di un sogno stavano scivolando via, lentamente, lasciandogli addosso sensazioni contrastanti.

Fuori era appena spuntato il giorno.

«Attraversare il portale...» disse, di nuovo, strofinandosi la fronte con una mano, mentre le lenzuola sul divano letto gli scivolavano via dalle gambe. Ricordava che era stato Richie a dirglielo. E che si sarebbero ritrovati a Neibolt. E ricordava...

«Stan...» lo richiamò «Credo di sapere cosa dobbiamo fare.»

L'uomo gli venne incontro, fra le mani una tazza di caffè, fumante.

Non indagò oltre ma annuì, improvvisamente risoluto.

Eddie strinse una mano a pugno, la sensazione di un calore non suo, ancora vivo, e pulsante, sulla sua pelle.

 

Continua...

  
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