Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: armen66    10/02/2021    0 recensioni
Un moderno universo dei giovani leoni.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~L'anti vigilia di Natale Jaime la trascorse in camera sua, da solo, eccetto un veloce pranzo con il fratello in un pub; la casa di famiglia  in città  era piena di ricordi della sua infanzia che facevano male e allo stesso tempo erano dolci, ogni stanza aveva rappresentato un momento della sua crescita, sempre con Cersei a fianco, ed ora tutto era deserto.
Jaime si svegliò  la vigilia di Natale con una sensazione strana che conosceva bene, ma che da alcuni mesi aveva dimenticato,  per la tensione della missione e per il trauma dell'amputazione.
Si sentiva  un fremito in tutto il corpo, la mente non riusciva a concentrarsi, il  cuore batteva con un ritmo diverso. Significava una sola cosa.
Cersei.
Qualcosa le stava succedendo, Jaime ne era sicuro.
La chiamò, nel loro linguaggio privato,   gridò in silenzio al cielo  che aveva bisogno di lei, nonostante Robert, il matrimonio, la fine del loro amore. Cersei era la sua gemella e sempre lo  sarebbe stata.
Scese in cucina dove Tyrion aveva preparato un brunch, il fratello indossava  un cappello da elfo che fece sorridere Jaime; seduti al bancone della cucina, parlarono del più e del meno finchè Tyrion  iniziò a mettere i piatti nella lavastoviglie, poi si girò di scatto verso Jaime. 
“La cena di stasera è offerta da Robert. Dobbiamo andarci!”
Aggiunse rapidamente, vedendo il fratello afferrare con una mano il bordo del mobile e con il moncone l'aria.
“Non ci sono scuse. Nostro padre sarà in videochiamata  e gli zii e i cugini vogliono vederti.”
Jamie si sentiva incastrato, costretto da ogni parte ad accettare il tormento di rivedere la sorella.
“Per favore, puoi dirgli che la mano..”
“Jaime,  non hai capito! Non abbiamo possibilità di scelta.”
Jaime appoggiò i gomiti sul tavolo e  prese la testa tra i polsi, dondolando,  il lamento di un animale ferito.   
Tyrion si sedette accanto al fratello, con le gambe penzolanti e quel torso troppo piccolo per abbracciare il suo eroe, l'uomo che l'aveva protetto fin dalla nascita e che ora era distrutto nel corpo e nell'anima.
“Tyrion, per favore.”
“Non posso, lo so cosa stai provando, perché sono l'unico a cui l’avete detto. Ma nostro padre ha ordinato di fare questa cena perché vuole vederti e soprattutto verificare la tua reazione con Cersei. Devi essere più forte e più furbo di lui. Se lo fai vincere, vi separerà ancora.”
“Che differenza fa? Ormai lei è sposata con quel puttaniere.  Ha venduto sua figlia per denaro!”
Tyrion desiderò qualcosa da bere,  ma era troppo presto; avrebbe anche voluto dare a Jaime un tranquillante,  ma ne teneva gli effetti collaterali con le medicine che  stava  prendendo e Jaime doveva restare lucido per la prova che lo attendeva.
Con parole accorate lo convinse, per Cersei  Jaime decise di accettare tutto, anche il proprio cuore spezzato,  per vederla felice. Se Robert poteva aiutarla a realizzare i suoi obiettivi, Jaime si sarebbe fatto da parte.
Perché Tyrion gli aveva fatto vedere  i risultati dell'azienda, il marketing innovativo della sorella aveva aumentato il fatturato del settore tessile e c'erano progetti per una nuova linea di prodotti.
Tywin aveva elogiato  la figlia durante un consiglio di amministrazione per la prima volta e Jaime  sapeva quanto fosse importante per Cersei, era il  riconoscimento dei suoi meriti che tanto desiderava e meritava.


La sala privata prenotata da Robert, con ampia vista sull’estuario,  era ancora vuota, Tyrion aveva ingannato Jamie,  anticipando l'ora della cena per arrivare prima di tutti.
Fecero il giro del  tavolo, riccamente allestito in toni di argento, nessuna traccia dei colori  di casa Lannister.
Jamie iniziava ad essere impaziente, camminando su e giù davanti al camino sopra il quale era lo schermo da cui il padre li avrebbe salutati;  per il vecchio leone le festività non erano più importanti dopo la morte della moglie.
Zio Kevan e la famiglia arrivarono con sacchetti pieni di regali, incartati in rosso e con fiocchi dorati, zia Dorna volle abbracciare Jaime subito e  asciugò qualche lacrima alla vista del moncherino.
Jaime non voleva compassione, si liberò dalla stretta con la scusa che Tyrion aveva bisogno di aiuto per spostare un grosso pacco e fare spazio  sotto l’albero di Natale davanti la vetrata.
Tyrion aveva preparato  regali per tutti,  uno a nome suo, uno  a nome di Jaime.
Che i familiari  credessero o no che Jaime nei pochi  giorni trascorsi a casa avesse avuto il tempo di fare acquisti non era importante.
L’orecchio di Jaime era puntato verso la porta, per captare per primo i tacchi di Cersei: tra mille donne avrebbe riconosciuto la camminata spavalda e decisa della sorella.
“Ti chiamo domani, Stannis, abbraccia Shireen per me.”
La voce possente di Robert al telefono con il fratello, erano arrivati i Baratheon.
Jaime si spostò in modo che Cersei non vedesse subito il moncherino, era insicuro  e si vergognava della deformità che l’esplosione gli aveva causato.
Dietro Robert, imponente in un abito scuro,  apparve sua sorella, in un cappotto rosso vivo che aggiungeva soltanto splendore alla criniera bionda. Zia Dorna si avvicinò per aiutarla a togliere l’indumento e Jaime vide.
Il ventre rotondo, pieno, stretto in un abito fasciante pure rosso che non lasciava spazio a illusioni: Cersei era incinta, Robert l’aveva resa sua.
Jaime si appoggiò alla spalliera della sedia più vicina, senza rendersi conto  che muovendo d’abitudine il braccio destro aveva esposto la sua menomazione.
Cersei non guardava la mano mancante,  ma gli occhi di Jaime, che non riusciva a mantenere il contatto.
“Benvenuta,  sorellina.” La voce di Tyrion spezzò la tensione “ Ecco, è arrivata  zia Genna.”
La sorella di Tywin, precedendo marito e figli, andò subito  dal nipote preferito.
Nessuna parola, soltanto un caldo abbraccio che permise finalmente a Jaime di piangere.
Non gli importava di Robert o di apparire  debole, di  soffrire le pene dell’inferno; la scusa era la ferita, lo avrebbero compatito tutti, tranne il cognato.
Jaime aveva perso tutto, aveva perso Cersei.

 

Dopo gli antipasti, in attesa del collegamento con il padre, Jaime prese Tyrion per la spalla e lo diresse verso il bagno, senza trovare resistenza; lo spinse dentro e chiuse la porta.
“Lo sapevi!”
Tyrion abbassò lo sguardo, certo  sapeva, ma se avesse parlato Jaime non si sarebbe mai presentato alla cena.
“Non mi hai detto nulla!”
Jaime pestò il moncherino contro lo specchio sopra il lavabo, cercando il dolore che sapeva sarebbe scaturito dal gesto violento.
“Cosa dovevo dirti?  Avevo paura, dopo la tua mano…”
“Di cosa? Che mi suicidassi? Oh ci ho  pensato, certo, ma non volevo dare la soddisfazione al grande leone di apparire  debole.”
Parole che facevano male al cuore di Tyrion, l'idea di perdere il fratello maggiore era la sua più grande paura, aveva sofferto parecchio quando Jaime era stato cacciato da casa e ancora di più alla notizia del ferimento.
“Jaime, ragiona,   non poteva essere, siete gemelli. Papà non vi avrebbe mai permesso…”
“Al diavolo lui. Al diavolo tutti.  stavo trattando con i Tyrrel per avere un lavoro  da loro,  volevo traslocare  e diventare indipendente!”
Jaime si appoggiò contro il piano di marmo, sentendosi improvvisamente svuotato.
“Non  so cosa fare,  Tyrion.”
“Non c’è nulla da fare. Andiamo a onorare il genitore poi prepariamoci a diventare zii.”

 


L'auto non si accendeva e dopo una decina di tentativi Tyrion dovette ammettere che la batteria della Jaguar era scarica;  la notte di Natale il soccorso stradale dava priorità agli incidenti con mezzi da spostare e feriti, così  Tyrion lasciò l’auto nel  parcheggio del ristorante.
“Zio Kevan,  tu porti Tyrion e noi il giovane leone. Non può guidarlo, poverino,  ma può salire sul  mio mostro.”
In assenza di Tywin, Robert Baratheon si atteggiava a capofamiglia,  era inorgoglito dal trofeo biondo al suo fianco, avvolta in  caldi tessuti  per proteggere il pancione.
Cersei non aveva parlato per tutta la cena,  gli occhi bassi sul piatto, spostando il cibo, fingendo di mangiare.
Lei desiderava andare via al più presto, invece Robert faceva in modo di allungare il suo tormento tenendola vicino a Jaime, che   appariva distrutto, annullato, mutilato,  disperatamente bisognoso  di conforto e lei non poteva aiutarlo,  prigioniera di Robert e delle circostanze.
Su uno schermo appeso al muro Tywin era apparso austero e minaccioso più del solito, mentre dichiarava che il bambino era il futuro delle loro famiglie;  il primo di molti eredi, aveva detto  e Cersei si era  sentita morire dentro ancora di più.
Robert beveva, vino d’annata, champagne, liquori, solo Tyrion gli stava dietro, Jaime non aveva toccato una goccia di vino.
Al comando di Robert, Jaime salì sul sedile posteriore dietro la sorella, che aveva difficoltà a prendere posto sul SUV.
Robert non l’aiutava, restando in piedi a guardare il proprio telefono, fumando.
Cersei si lasciò sfuggire un lamento chiudendo la portiera;  erano soli, per pochi attimi. Jaime non poteva non preoccuparsi per lei.
“Stai bene?”

 

“Si, ma  sono stanca. Robert e Tywin mi costringono a uscire tutte le sere, una cena di rappresentanza dopo altra.”
“Nelle tue condizioni è...”
“Shh! Sta arrivando.”
 I passi di Robert sul terreno ghiacciato e la sua voce che salutava i Lannister in partenza.
“Dannato inverno! Non so come Ned Stark sopporti il  Nord. Non vedo l'ora che la casa in Costa Azzurra sia pronta, il prossimo Natale saremo  lì. Magari ci vivremo sempre.”
Per Jamie era un altro colpo al cuore l'idea che i Baratheon si trasferissero  in un'altra nazione. Robert sedette pesantemente al posto di guida e prese dalla tasca la  fiaschetta di acciaio, offrendo a Jamie un assaggio.
“Riserva speciale, 24 anni. Non lo vuoi? Allora  bevo anche il tuo.”
“Robert,  devi guidare.”
 Cersei  aveva osservato ogni mossa del marito al tavolo e quanto avesse bevuto, ma di scatto  Robert si girò verso di lei e lo diede uno schiaffo.
“Non dirmi cosa devo o non devo fare!  Zitta  e pensa solo a fare in fretta questo figlio. Sono stufo di vederti grassa. Almeno la pancia è così grossa che non può essere  un nano come lo zio.”
Cersei   si rannicchiò su se stessa, in silenzio; Jaime sì senti ancora più inutile, non riusciva ad aiutarla.
Che  uomo era,  se due mesi prima aveva affrontato i ribelli e adesso non sapeva tenere testa ad un’ubriaco?
Robert era una minaccia pericolosa, doveva eliminarlo, decise Jaime; in un modo o nell'altro doveva liberare sua sorella, anche se con in grembo il figlio di Robert non avrebbero potuto cancellarlo del tutto e Tywin non li avrebbe mai lasciati liberi di stare assieme.
Due lunghi sorsi  prima che Robert facesse partire la BMW, orgoglioso del nuovo giocattolo che si era regalato per Natale,   disse a Jaime con voce un po' impastata; la strada era illuminata ma poche auto circolavano nel tratto tra il mare e la città.


Jaime sentì la cintura tirare di scatto e gli sembrò entrasse nella sua carne, tanto forte era stato l'impatto dopo la brusca sterzata.
Riuscì a fare solo respiri brevi e frequenti, aveva dolore alla nuca  che aveva sbattuto violentemente contro la portiera.
L’airbag gli ostacolava la vista, non vedeva il resto dell'abitacolo, ma sentiva  aria gelida sulla schiena.
Cercò a tentoni di slacciarsi la cintura e aprire la portiera, per andare da Cersei che si lamentava.
Si accesero le luci interne  e Jaime scese con cautela, la testa gli girava e il piede finì in un avvallamento a lato della strada.
Chiamò la sorella, aprendo la portiera anteriore, il volto di Cersei  era una maschera di dolore e lei  si stringeva il ventre.
“Jaime,  mi fa male!”
“Stai tranquilla chiamo subito aiuto.”
Cersei si aggrappò al braccio del fratello.
“C'è la scatola nera.”
Gli disse mentre Jaime a fatica digitava il numero di emergenza. Stava arrivando qualcuno da dietro due fari, chiedendo se c’erano feriti.
In quel momento squillò il vivavoce,  ma Robert  non premette il tasto al volante per rispondere.
Jaime alzò lo sguardo e vide: un ramo aveva sfondato il parabrezza dal lato del guidatore, infilandosi nel collo di Robert, che appariva quasi decapitato.
Occhi sbarrati, bocca aperta in un grido silenzioso, Robert Baratheon  non respirava più.

 

   
 
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