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Autore: Soul Mancini    10/02/2021    5 recensioni
[Modern!AU - ambientata nello stesso universo di "Play the Game".]
Sono trascorsi mesi da quando l'amicizia tra Roger, Brian, Freddie e John si è consolidata.
Sono passati mesi da quando John e Freddie si sono fidanzati.
E sono passati mesi da quando Roger ha cominciato a provare dei sentimenti nei confronti del castano, mettendo a repentaglio l'equilibrio del gruppo.
Ormai il biondo sembra aver accettato la sua condizione; tuttavia le cose sono destinate a stravolgersi ancora quando lui e John si ritrovano a dover svolgere una ricerca di biologia in coppia.
- NONA CLASSIFICATA (insieme a "There's another round for you" e "Telefono senza fili") al contest fiume "Acquerelli" indetto da Juriaka e valutato da BessieB sul forum di EFP.
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Deacon, Roger Taylor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Teen age, so strange'
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Dealor
Quella scintilla nei suoi occhi
 
 
 
 
 
Got a thing about you
And it won't go away, no
It won't go away
 
 
 
Mi richiusi la porta alle spalle e sbuffai, facendo scorrere lo sguardo tra gli innumerevoli e polverosi volumi ammassati sugli scaffali in metallo. “Io non so da dove cazzo cominciare!”
Senza fiatare, John avanzò di qualche passo fino a ritrovarsi al centro della stanza e si guardò attorno a sua volta. Per uno studente modello come lui, quella che ai miei occhi appariva come una noiosa aula adibita a biblioteca doveva essere una miniera d’oro.
“Allora, su che argomento facciamo la ricerca?” domandai, incrociando le braccia al petto.
Il mio amico ci pensò su, una smorfia di concentrazione sul viso delicato. “Pensavo a qualcosa sulla riproduzione delle cellule animali” propose, avvicinandosi al ripiano su cui erano stipati i libri di scienze.
Presi posto a un banco. “Cellule? Cazzo… io ricordo soltanto quel tizio che aveva studiato i piselli, che a volte uscivano gialli e altre volte verdi…” bofonchiai, sforzandomi di riportare alla mente quella manciata di pagine che avevo studiato insieme a Brian qualche mese prima.
John si illuminò e schioccò le dita. “Oh, Mendel! D’accordo, anche la genetica è molto interessante, possiamo presentare quell’argomento allora!”
Mi strinsi nelle spalle e presi a osservarlo mentre rovistava tra i libri, facendo scorrere le dita e lo sguardo sulle copertine colorate. Non potei fare a meno di pensare che fosse davvero adorabile con quell’espressione affascinata e le ciocche ribelli che di tanto in tanto gli piovevano sul viso arrotondato.
Dopotutto ero grato alla professoressa Rochester di avermi messo in coppia con lui per quella stupida ricerca di biologia. Inizialmente, quando aveva parlato di lavoro in due, avevo sperato di capitare insieme a Brian – non solo perché il mio migliore amico aveva i voti più alti della classe, semplicemente io e lui facevamo tutto insieme – ma mi ero dovuto ricredere quando avevo scoperto con chi avrei dovuto lavorare.
John era uno studente in gamba, oltre che uno dei miei migliori amici.
E poi, anche se cercavo di negarlo, la sola idea di trascorrere un po’ di tempo da solo con lui mi stuzzicava parecchio. Non avrei mai dovuto formulare quei pensieri, dal momento che il castano era impegnato da quasi un anno in una storia, ma non potevo nemmeno impedirmelo.
“Credo che in questi tre libri dovremmo trovare il materiale che ci serve per mettere su una relazione” ruppe il silenzio John, riportandomi alla realtà; posò alcuni volumi sul piano in formica e si sedette proprio di fronte a me.
Presi un manuale e lo guardai con fare scettico. “Come si chiamava il tizio?”
“Mendel. L’argomento è la genetica.” John intanto aveva aperto un quaderno, pronto a prendere appunti, e già sfogliava con movimenti veloci il tomo più grande.
Sbuffai e cominciai a consultare svogliatamente l’indice, ma di tanto in tanto il mio sguardo fuggiva nella direzione di John.
Dovevo assolutamente trovare un modo per togliermelo dalla testa: sapevo di non avere speranze con lui. Quasi un anno prima mi ero invaghito di lui, e quasi un anno prima lui si era fidanzato con Freddie; era stato difficile per me dissimulare i miei sentimenti per tutto quel tempo, ma reprimerli lo era altrettanto. Io, Brian, Freddie e lui avevamo formato un quartetto molto unito, eravamo amici ed ero costretto a vederlo tutti i giorni.
Per alcuni minuti fummo circondati soltanto dal silenzio, interrotto soltanto dal fruscio delle pagine e i miei sospiri annoiati.
Stavo ancora tentando di districarmi tra strani nomi di scienziati e biologi quando mi accorsi che John mi osservava di sottecchi. All’inizio non ci feci troppo caso, convinto che si trattasse solo di una mia impressione, ma secondo dopo secondo le sue occhiate si facevano sempre più insistenti.
Sollevai un sopracciglio e mi schiarii la gola. “Deaky?”
“Sì?”
“Perché mi stai fissando?”
Lui abbassò lo sguardo e arrossì. “No, è che…”
Il mio cuore perse un battito: era così tremendamente carino quando si lasciava prendere dall’imbarazzo in quel modo.
Lo scrutai curioso, piegando appena il capo.
“Hai qualcosa sulla felpa e stavo cercando di capire cosa fosse” spiegò tutto d’un fiato dopo qualche secondo.
Abbassai lo sguardo. “Dove?”
“Sul braccio sinistro” specificò, accennando a un punto poco sopra il gomito.
“Oh, questo intendi?” chiesi conferma, posando il polpastrello su un piccolo buchetto che offendeva la stoffa scura. “Lo sapevo già.”
Lui mi guardò interrogativo. “Hai una felpa rotta e continui a usarla?”
“Non è proprio rotta, ci è solo finita sopra una scintilla. Un giorno l’ho messa ad asciugare vicino al caminetto, il fuoco scoppiettava un po’ troppo e questo è il risultato” spiegai con una scrollata di spalle, per poi accennare un sorriso.
John si sporse per esaminare la piccola bruciatura, puntellando i gomiti sul banco.
“Ho pensato di buttarla via, ma non ne ho il coraggio: è il primissimo regalo che Brian mi fece, poco dopo esserci conosciuti.”
John sgranò gli occhi. “Sul serio?”
Annuii. “È solo una stupidissima felpa blu notte con un leoncino bianco.” Passai due dita sul piccolo stemma all’altezza del petto, sulla sinistra. “Ma ehi, avevamo tredici anni, ancora non ci conoscevamo bene… eppure lui mi fece questa sorpresa per Natale. Ci sono molto affezionato.” Sorrisi nostalgico al ricordo delle prime festività natalizie trascorse con Brian.
Era incredibile: eravamo amici da poco più di cinque anni, eppure mi sembrava di non aver passato neanche un secondo della mia vita senza di lui. Eravamo come fratelli.
John sorrise a sua volta, ma subito dopo il suo sguardo si rabbuiò. “Avresti preferito fare la ricerca con lui, vero?”
“Ma non dire stronzate!” Scoppiai a ridere e gli battei una pacca sul braccio, poi presi a frugarmi nelle tasche dei jeans.
Non poteva nemmeno immaginare quanto fossi felice per il compagno che mi era stato assegnato.
“Che fai?” indagò, vedendomi armeggiare col cellulare.
“Metto su un po’ di musica. Mi rompe i coglioni stare qui a lavorare in silenzio” spiegai con ovvietà, facendo partire la mia playlist dei brani preferiti su Spotify.
Il mio compagno si allarmò subito. “Sei impazzito? E se un professore passa di qui e ci scopre?”
“Sei troppo paranoico, Deaky.” Posai il cellulare sul banco e, canticchiando tra me, continuai a spulciare il libro di scienze.
Qualche secondo dopo sentii il castano ridacchiare e sollevai lo sguardo.
“Quindi ti stanno ancora gli stessi vestiti di quando avevi tredici anni?”
Mi strinsi nelle spalle. “Non è che io sia cresciuto poi tanto nel frattempo.”
Continuammo a lavorare per alcuni minuti, ma entrambi eravamo ormai distratti: non perdevamo occasione di chiacchierare, commentare le canzoni che si susseguivano, puntare la nostra attenzione altrove.
Dal canto mio, sentivo ancora lo sguardo di John addosso e la cosa mi stava mandando fuori di testa. Non sapevo se fosse solo una mia impressione, ma ogni volta che scambiavo un’occhiata con lui trovavo le sue iridi calde e complici.
Certo, eravamo sempre andati d’accordo, ma sotto lo sguardo vigile di Freddie.
Freddie, che era così geloso e possessivo nei confronti del suo ragazzo.
“Basta, io mi arrendo! Ma questo fottutissimo Mendel non poteva semplicemente piantare delle patate, farsi il suo orticello e lasciarci in pace?” sbottai a un certo punto in preda all’esasperazione, lasciando la matita tra le pagine.
“Ehi Rog, tranquillo” tentò di rassicurarmi John col suo solito fare pacato. “Cosa non capisci?”
“Veramente non ci sto capendo un cazzo in generale. Cosa c’entra il colore col fatto che i piselli fossero lisci o rugosi?”
Lui ridacchiò e si mise in piedi. “Okay, fammi vedere.”
Mi affiancò, chinò appena il capo per poter leggere e riprese la matita tra le dita.
Avrei dovuto tenere gli occhi sull’inchiostro che riempiva la carta, avrei dovuto almeno tentare di darmi un contegno, e invece non potei fare a meno di scrutare John, che si trovava col viso a pochi centimetri dal mio.
Non avrei mai e poi mai dovuto incrociare il suo sguardo, eppure lo feci.
E ciò che trovai nelle sue iridi quando si scontrarono con le mie mi lasciò senza fiato.
La vidi, la scorsi: era una scintilla, come se qualcosa fosse scattato in lui in quel momento – assomigliava alla scintilla che mi stava incendiando il cuore.
Fu in quel momento che smisi di riflettere e agii d’istinto: azzerai la distanza tra i nostri visi e posai le labbra sulle sue, mi lasciai solleticare la pelle del viso dalle sue ciocche lunghe e castane, assaporai ciò che per troppo tempo mi era stato negato.
Prima ancora di averne la conferma, realizzai di star commettendo la più grande stronzata della mia vita, ma in quel momento non mi importava: tramite quello sguardo complice John aveva dato il via libera.
Forse dopotutto un briciolo di speranza c’era. Forse lui non mi avrebbe rifiutato.
Fu un bacio delicato perché, anche se avrei voluto molto di più, non avevo il coraggio di prendermelo. Durò pochi istanti, forse meno di un secondo, poi John si allontanò di scatto da me.
Lo osservai mentre, barcollante e con gli occhi sgranati, si portava una mano sulle labbra.
Allora capii di essere stato un enorme coglione, di aver frainteso tutto. Ma quale scintilla mi ero illuso di vedere?
Avevo rovinato tutto, l’avevo sconvolto.
“Roger, io…” balbettò, le guance in fiamme.
Sospirai e spostai lo sguardo sulle punte delle mie scarpe. “Non dire niente, lo so già. Scusami.”
Volevo sotterrarmi.
“Io sto con Freddie” sussurrò qualche istante dopo, sovrastando appena la musica.
Solo in quel momento ci feci caso: nell’aria si stavano diffondendo le note di Real Love Song, brano di un gruppo niente male che avevo scoperto per caso. Una canzone che parlava di amore non corrisposto.
Certo. Dovevo accorgermene prima di farmi prendere dall’istinto, come al solito.
“So anche questo. Deaky, mi dispiace, non avrei dovuto” mi scusai nuovamente, sforzandomi di sollevare lo sguardo.
Lui ricambiava quasi spaventato.
Accennai un sorriso. “Ehi, non ti faccio niente, stai tranquillo. Ho capito che devo stare al mio posto, non capiterà mai più.”
“Perché… perché l’hai fatto?”
Sospirai e mi presi la testa tra le mani. “C’è solo un motivo per cui qualcuno fa una cosa del genere.”
Perché mi piaci, Deaky. Mi piaci talmente tanto che non riesco nemmeno a dirtelo.
“Perché sono una testa di cazzo” dissi.
“Rog…”
“Ce l’hai con me?” gli chiesi.
“No. È che… non me lo aspettavo.” Si passò una mano tra i capelli, in difficoltà, e mosse un piccolo passo verso di me. “Noi due siamo amici, io ti voglio molto bene, ma… sto con Freddie, sono davvero felice con lui.”
Sapevo anche questo, ma la mia impulsività mi aveva portato a ignorarlo del tutto.
E allora che diritto avevo di essere triste e buttarmi giù in quel modo? Se mi ero cacciato in quella pessima situazione era soltanto colpa mia, dunque spettava a me rimediare.
Sollevai il capo e mi sforzai di sorridere. “Sono felice per voi. Senti, se sei d’accordo possiamo dimenticare tutto, fingiamo che nulla di tutto ciò sia successo! Ci stai?”
Lui annuì appena.
Sollevai un sopracciglio. “Ne sei sicuro?”
“Sì.”
Mi misi in piedi e mi feci estremamente serio. “Ti giuro che non si ripeterà mai più. Non voglio che tu abbia paura di me o che la nostra amicizia si rovini per questa… stronzata. D’accordo?”
John annuì di nuovo, stavolta con più decisione. “D’accordo.”
Dio, quanto avrei voluto abbracciarlo. Ma ormai l’avevo combinata grossa e non potevo permettermi un gesto del genere.
“Non lo dirò nemmeno a Freddie, okay? Dopo tutta la fatica che avete fatto per andare d’accordo, non voglio che litighiate di nuovo a causa mia” aggiunse.
Sorrisi. “Tutto quello che è successo nell’ultima ora non è mai esistito! Comprese le coltivazioni di piselli di quel deficiente!”
John ridacchiò e la tensione cominciò a scivolar via anche da lui.
Con la scusa di tornare sui libri, distolsi lo sguardo; qualche secondo più tardi, tuttavia, la campanella annunciò l’inizio dell’intervallo, il che significava che la nostra ora in biblioteca era giunta al termine.
“Siamo lontani anni luce dal concludere questa ricerca” brontolai, richiudendo i libri e spegnendo la musica.
“Non importa, posso lavorarci anche questo pomeriggio.”
Ci scambiammo un sorriso complice.
Mentre uscivamo dall’aula, poco prima che varcassi la soglia, John mi posò una mano sul braccio per attirare la mia attenzione – le sue dita indugiarono appena su quel piccolo buchetto nato da una scintilla in una sera invernale.
Mi voltai verso di lui e attesi che parlasse.
“Roger, perché l’hai fatto?”
Oh, Deaky…
“Te l’ho detto: perché sono una testa di cazzo!” lo liquidai in fretta, interrompendo quel contatto e procedendo a passo spedito lungo il corridoio, in direzione della nostra aula.
Per quanto mi sforzassi di sorridere e apparire solare come al solito, quel giorno il mio umore era sotto la suola delle scarpe. Mi ero illuso, avevo frainteso, avevo sperato e alla fine il mio cuore era stato preso a pugni, e la colpa era tutta mia.
John stava con Freddie, punto.
 Sicuramente quegli sguardi complici non volevano dire niente.
E nemmeno il fatto che John, anche se solo per una frazione di secondo, si era abbandonato a quel bacio e aveva ricambiato non significava niente.
Scossi il capo e mi morsi appena il labbro inferiore prima di entrare in classe, canticchiando e facendo finta di niente.
Non importava, davvero. Avrei incassato in silenzio, avrei raccolto i cocci del mio cuore e sarei andato avanti: lo stesso Roger raggiante, esuberante e allegro di sempre.
 
 
 
Did it slide into your heart?
I guess not
I still want your love a whole lot
[Nothing But Thieves – Real Love Song]
 
 
 
 
♣ ♣ ♣
 
 
T______T
Io non lo faccio apposta, ve lo giuro! Voglio un sacco bene a Roger, non voglio farlo soffrire, ma proprio di Deaky (che sta con Freddie) si doveva invaghire????
Ragazzi, non ci credo nemmeno io che sono nuovamente tornata in quest’AU e in questa serie a distanza di un anno dalla prima shot! Alla fine, ogni tanto, cedo alla tentazione e mando avanti le vicende di questi scapestrati liceali che ormai mi hanno rubato il cuore ^^
Per chi non avesse letto Play the Game e non conoscesse gli antefatti, spero di aver reso la storia comprensibile! Vi basti sapere che in questo modern!AU i Queen sono quattro adolescenti alle prese con la scuola e le piccole grandi avventure di tutti i giorni. Il quartetto di amici si è formato a seguito di un acceso torneo scolastico di tennis, in cui Deaky&Freddie sfidavano Brian&Roger; inizialmente tra le due coppie di amici vi era una rivalità anche a livello personale, ma alla fine l’occasione ha dato ai ragazzi la possibilità di conoscersi meglio, andare d’accordo, stringere amicizia… e anche innamorarsi!
Per questi difficili trascorsi John accenna al fatto che Rog e Fred abbiano fatto molta fatica a seppellire l’ascia di guerra ^^
Entrambe le citazioni (inizio e fine storia) appartengono al testo di Real Love Song, brano dei Nothing But Thieves che ho nominato anche durante la storia – mi piace troppo immaginarla come colonna sonora della scena *-*
E niente, dovrebbe essere tutto! So già che i fan della Dealor (Kim, Carmaux, voi ne sapete qualcosa?) mi odieranno e adesso staranno venendo a cercarmi per picchiarmi, quindi meglio se mi defilo e vado a cercare un angolino sicuro in cui nascondermi AHAHAHAHA!
Grazie a tutti coloro che sono giunti fin qui e alla prossimaaa! ♥
 
 P.s: chi se lo ricorda l'esperimento di Mendel, padre della genetica moderna, sulle varietà di pisello? Devo ammettere che lo amai quando lo studiai a scuola, per questo ho deciso di inserirlo ^^ e quindi, Rog, non rompere XD

   
 
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