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Autore: Streganocciola    11/02/2021    3 recensioni
Quante amicizie sono state sacrificate sull'altare dell'amore? E davvero ci innamoriamo solo delle persone che meritiamo?
Storia Partecipante al Contest “Revival – A volte ritornano” indetto da BellaLuna95 sul forum di EFP.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’AMORE CHE MERITIAMO




Il primo pensiero che Daniel formulò fu il più banale che potesse esistere: odio gli ospedali.


Banale, sì. Perché chi poteva amare quei posti? Neanche chi ci lavorava, probabilmente. Quelle pareti di un bianco nauseante, l’odore acre del disinfettante e dei farmaci, i pazienti che si trascinavano faticosamente, chi poteva farlo, con le loro vestaglie tutte uguali, mettevano un senso di angoscia e depressione che premevano sullo stomaco come un invisibile lastra di metallo.


E la cosa peggiore era che la persona che stava andando a trovare non era in grado di trascinarsi, né di fare alcun movimento.


Si sentiva la testa staccata dal corpo, mentre percorreva quasi in trance quei corridoi labirintici. Arrivò finalmente a destinazione e li vide tutti lì, parenti ed amici. Kelly gli corse subito incontro, gli occhi gonfi di lacrime, il volto pallido.


“Come sta?” chiese Daniel subito.


“Ha avuto fortuna.” replicò lei, con la voce spezzata.


Si voltarono verso la stanza. Jason era lì, con tutti quei fili e tubi che gli spuntavano dalle braccia, gli occhi chiusi, i capelli color paglia sparsi sul cuscino. Faceva davvero impressione.


Era passata solo mezz’ora dalla telefonata, ma a Jason sembrava trascorsa una vita. Si sentiva come uno che stava passeggiando tranquillamente al parco e si ritrova di colpo all’inferno.




Pronto?”


Salve. Potrei parlare con Jason, per favore? Sul cellulare non sono riuscito a contattarlo.”


Silenzio all’altro capo del filo.


Sei un suo amico?”


Ehm… sì.”


Ancora silenzio.


Io sono suo zio. Lui...ora...ora è in ospedale. Ha avuto un incidente con la macchina.”




Un incidente, certo. Daniel lo sapeva che non era così. Tutti lo sapevano.


“Perchè?” pianse Kelly. “Perchè ha fatto una cosa del genere?”


Daniel non parlò per qualche minuto.


“Non perché.” disse infine, stringendo i pugni.”Ma per chi.”




Jason si era innamorato per la prima volta. Quella era l’unica attenuante che Daniel era riuscito a concedergli per essersi rincoglionito in quella maniera. Aveva dei prosciutti a forma di cuore sugli occhi e non riusciva a vedere ciò che per loro era lapalissiano: Vera non lo amava, lo stava solo usando.


Ma nello stesso modo in cui avevano capito quello, avevano compreso di non poter dire nulla a Jason, pena litigate tremende ed insulti pesantissimi. Così, tutti gli amici si erano ritrovati ad un bivio: parlare col rischio di perdere la sua amicizia o stare rassegnati e muti. E pronti a raccoglierne i cocci. La stragrande maggioranza aveva scelto la seconda opzione.


Era stato come osservare un sonnambulo camminare inesorabilmente verso un precipizio e quando la cosa era finita come tutti avevano previsto si sarebbe conclusa, con lei che lo mollava e lui completamente distrutto, erano stati abbastanza scaltri da evitare il “Te l’avevo detto.”


Ma Daniel era consapevole che sarebbe stata solo questione di tempo prima che commettesse qualche stronzata. Non pensava, però, che sarebbe arrivato a tanto.







                                                                                                      II










Il dottore gli posò una mano sulla spalla, facendolo sobbalzare.


“Su, figliolo, va a casa.”


“No.” Daniel scosse la testa con vigore.”Voglio restare qui, potrebbe svegliarsi.”


“Hai bisogno di riposare.”


“Non sono stanco.” in realtà era sfinito, non mangiava da tutto il giorno. Però non gli importava.


“Va a casa.” ripeté il dottore, bonario. “Per ora non ci sono novità, ma quando si sveglierà sarai il primo a saperlo.”


“Lei crede che si riprenderà, dottore?”


“Sono ottimista. Poteva andargli davvero male. Non ci sono lesioni ad organi vitali. È un ragazzo forte.”


Daniel fece una smorfia.


“No, non lo è. Per questo è qui.”


L’altro sorrise.


“Con un amico come te, sono certo che riuscirà a superare tutto.”


Daniel sorrise, pallido. Poi si stiracchiò.


“Forse ha ragione, dottore. Sarà meglio che vada a dormire almeno per qualche ora.”


Inizialmente il movimento fu talmente lieve che Daniel pensò di esserselo solo immaginato. Poi lo vide chiaramente. Jason aveva sollevato la mano.


“Jason!” si precipitò nella stanza e quasi si buttò sull’amico.


“Oh, grazie a Dio, grazie a Dio!”


Le lacrime cominciarono a rotolargli sulle guance.


“Daniel...” gemette lui, in tono bassissimo.


“Sì, sono qui, fratello. Sono qui, non avere paura, adesso va tutto bene. Andrà tutto bene. Hai sete? Ecco, aspetta non fare sforzi, ti prendo dell’acqua, Ci penso io. Penso a tutto io!”




                                                                                                III




“Ti stai riprendendo a meraviglia.” gli sorrise Daniel qualche giorno dopo.


Jason fece una smorfia.


“Mi conviene. Vorrei tornare a mangiare qualcosa di decente.”


“Beh, hai voluto andare in giro a fare stronzate? Questa è la punizione.”


Fra loro calò un silenzio che durò qualche attimo.


“Sta arrivando la predica, vero?”


“Certo che no. Voglio solo sapere come cazzo ti è venuta in mente una cosa del genere.”


Jason chinò la testa.


“Conosci già la risposta.”


“Sì. Ma è talmente assurda che non riesco a crederci. Porca puttana, Jason! Per quella bastarda?”


L’altro si morse le labbra.


“Perchè le persone scelgono di amare chi fa loro del male?”


Daniel appoggiò la mano sulla spalla dell’amico.


“Ognuno di noi accetta l’amore che pensa di meritare.”


Un singhiozzo sfuggì dal petto di Jason. Daniel cominciò ad accarezzargli teneramente la schiena.


“Quindi me lo sono meritato?”


Daniel scosse la testa.


“Volevi solo che lei ti amasse, Jason. Volevi credere con tutto te stesso che lei ricambiasse, che provasse le stesse cose. È normale. È umano. Ma ora è finita.”


Jason gli appoggiò la testa sulla spalla. Daniel lo abbracciò poi lo scostò con delicatezza.


Lo guardò negli occhi.


“Ora potresti trovare davvero l’amore che meriti. E che ti merita.”


Alzò la mano e gli sfiorò una guancia.


“E magari è più vicino di quanto pensi.”


Rimasero per un attimo lì, immobili. Poi Daniel si riscosse.


“Scusami, ora devo andare.”







                                                                                                        IV



Idiota.


Questo si ripeté nei giorni seguenti. Doveva scegliere proprio quel momento per fargli capire i suoi sentimenti? Che figura ci aveva fatto? Dello sciacallo che saltava addosso alla preda agonizzante? Dell’approfittatore?


Eppure, le cose stavano così e lui non era più riuscito a nasconderlo. Per tanto tempo lo aveva considerato solo un grande amico, ma negli ultimi mesi ciò che provava si era evoluto in qualcosa di più profondo, un qualcosa che aveva cercato di negare, poi di sopprimere ed che infine aveva accettato, pur sapendo che si trattava di un sentimento senza futuro.


Però lui si sarebbe accontentato di fare l’amico, non era una recita, né un ruolo che gli pesava, gli bastava stargli vicino. E ora aveva rovinato tutto.


Non andò più a trovarlo in ospedale, era troppo imbarazzato ed era certo che lui avesse capito e che non volesse vederlo.


Si teneva però informato sulle sue condizioni e fu quello che gioì maggiormente quando venne dimesso.


Un bel giorno di sole suonò il telefono.


“Pronto?”


“Daniel?”


Il cuore gli balzò in petto.


“Ciao Jason!”


“Come stai?”


“Io sto bene. E anche tu stai bene, sono davvero felice che tu sia tornato a casa.”


“Non ci vediamo da un bel po’.”


Daniel rimase in un silenzio imbarazzato per qualche attimo..


“Già.” disse infine, con tono vago.


“Per questo ti ho chiamato.”


L’altro deglutì.


“Ah, sì?”


“Mi stavo chiedendo se noi due...”


“Noi due...”


“Se ti andava di uscire a bere qualcosa. È da tanto che non lo facciamo.”


Daniel sorrise.


“Hai ragione. Non lo facciamo da molto.” un’altra delle cose per cui doveva ringraziare la simpaticissima Vera.


“Allora, ci vediamo?”


“Perfetto.” rispose Daniel, felice come non lo era da mesi.










Daniel correva. Il cuore gli batteva nel petto come un tamburo. Aveva la nausea. Sentiva l’altro che lo chiamava, ma non voleva girarsi. Non voleva ascoltarlo. Mai più.


Si fermò davanti a casa e prese le chiavi, ma le mani gli tremavano talmente tanto da non riuscire ad infilare nella serratura. Jason ne approfittò per raggiungerlo.


“Daniel, ti prego, parliamone.”


“Vattene via.”


“Per favore, lasciami spiegare.”


“Spiegare cosa? Ho capito benissimo, sai? Non sono stupido come credevi, o meglio speravi! Mi hai portato in quel bar solo per avere la scusa di vedere lei! E se questo avrei potuto, con molta fatica, accettarlo...” la voce gli si spezzò. “Ciò che è successo dopo no. Mi hai baciato, ti rendi conto? Mi hai baciato per attirare la sua attenzione e farla ingelosire! “ gli occhi gli si riempirono di lacrime.”Come hai potuto? Sapendo cosa provavo per te… ti credevo un amico, come cazzo hai potuto?!”


“Io...” Jason si morse le labbra.”Io la amo. Mi dispiace, va bene? Ma non riesco ad accettare che mi abbia lasciato. Stavamo così bene insieme...io voglio che torni da me. Sono certo che è stato un momento di sbandamento, lei...”


“Tu…tu non puoi parlare seriamente! Ma che cazzo hai nella testa? Che cazzo di persona sei diventata?” Daniel era incredulo.


“Mi dispiace. Io non sarei mai voluto arrivare a questo. Ma non potevo proportelo perché tu non avresti mai accettato, così sono stato costretto ad agire così. Insomma, è anche colpa tua, non ti sei comportato da amico, se l’avessi fatto tutto questo non sarebbe mai successo.”


Daniel aveva esaurito le parole.


Jason fece un passo avanti.


“Ascoltami.”


L’altro si ritrasse.


“Stammi lontano.”


“Daniel...”


“Ti ricordi quando ti ho detto che ognuno sceglie l’amore che pensa di meritare? Beh, quanto è vero! Tu te la meriti, voi vi meritate a vicenda, siete uguali.” non c’era rabbia né sofferenza nella sua voce, non più, il suo era un tono piatto e gelido. “Ma io no. Io non mi merito questo amore. Non mi merito te. E tu, Jason, tu non meriti me.”


“Daniel ...” le chiavi scattarono. Daniel entrò in casa senza nemmeno guardarlo, poi si voltò un ultima volta.


“Addio, Jason. Spero ne sia valsa la pena. “ la porta si chiuse con un amaro tondo definitivo




 
   
 
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