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Autore: My smile is Niall    11/02/2021    0 recensioni
Quando una punizione troppo severa e un semplice battibecco finito male fanno avvicinare pericolosamente Joelle Pacey, ex giocatrice di pallavolo, e Zachary Andrews, palleggiatore titolare del liceo che frequentano, la vita di entrambi cambia radicalmente e in modo del tutto inaspettato.
Rivalità, risentimenti, segreti, feste, lacrime e piccoli gesti la fanno da padrona nella vita di questi due ragazzi alle prese con il loro ultimo anno di liceo.
Come li affronteranno? Ne usciranno vittoriosi o ci perderanno la testa?
TUTTI DIRITTI RISERVATI ALL'AUTORE.
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 1, come tutto ebbe inizio.
 

L'odore delle noccioline tostate gli ricordava sempre le storie d'amore contrastate da un qualcosa, era sempre stato così, ineluttabile.
Era proprio quello l'odore che stava inalando in quel preciso momento, mentre camminava tra i corridoi della propria scuola per arrivare alla palestra, dove erano raggruppate tantissime persone, pronte a guardare l'avvincente  partita di pallavolo regionale che si sarebbe svolta di lì a poco. Si guardò intorno una volta arrivata in quell'enorme spazio dell'edificio, alla ricerca dei propri migliori amici che, dall'alto degli spalti, cercavano di farsi riconoscere agitando le mani al vento. Sorrise, felice di non aver perso molto tempo in quell'azione e si diresse verso di loro con un piccolo pacco pacco di pop corn, portato rigorosamente da casa propria, tra le mani; l'odore del mais cotto era così diverso dall'odore delle noccioline tostate che fino a poco prima le aveva inebriato la mente e, si ritrovò a pensare, non era neanche di suo gradimento, ma li aveva portati sotto costrizione di John, con la minaccia di non riservarle un posto.
Quando li raggiunse li salutò in poco tempo, non aveva molta voglia di perdersi in chiacchiere quando poco più in là del proprio naso si disputava una partita di pallavolo decisamente importante per la sua scuola, lasciò i popcorn tra le mani di Ginevra e si concentrò su quelle divise rosse.

Era sempre stato il suo obiettivo indossare la divisa e scendere in campo con l'appellativo di "capitano", aveva passato la sua intera infanzia e prima adolescenza a rincorrere quell'appellativo, allenandosi sempre anche tralasciando di tanto in tanto lo studio, e, in realtà, per un momento ci era riuscita; era al suo penultimo anno quando riuscì a coronare quel piccolo sogno, accanto a sé aveva delle compagne di squadra con cui andava d'accordo, con cui amava giocare e con cui aveva un affiatamento per nulla male, tant'è che erano anche riuscite a qualificarsi per i tornei nazionali scolastici in pochissimo tempo. Joelle, però, doveva immaginarlo che non tutte le cose belle durano per sempre, infatti a fine anno fu comunicato all'intera squadra e a lei che, per mancanza di fondi, la scuola avrebbe dovuto chiudere alcuni club e, essendo uno di quelli con poche iscrizioni, toccò al loro essere uno dei tanti a chiudere i battenti. Joelle in quel momento guardò il Sig. Anderson con le lacrime agli occhi, ma decise di non piangere e apparire forte, pensando che fosse quello il dovere del capitano, poi si alzò e con un "arrivederci" uscì dalla presidenza, luogo in cui si era tenuto il colloquio.

A riscuoterla dai suoi pensieri fu un urletto stridulo a fine di un'azione della squadra di casa; si voltò in direzione della fonte e notò con non poca sorpresa che anche Liv O'Connell, a capo delle cheerleader della scuola, fosse nella palestra a fare il tifo per i ragazzi in divisa rossa, anche se di pallavolo lei non ne capiva assolutamente nulla... In compenso però, Liv, ne capiva di ragazzi e sicuramente era quello il motivo della sua presenza quel giorno. 
« È incredibile che quella sia sempre tra i piedi » disse John, il suo migliore amico, mentre lei notava come la bionda cercasse in tutti i modi di distrarre il capitano dalla partita, volendo attirare la sua attenzione.
« Ed è incredibile il fatto che venga agli incontri solo per Zachary Andrews e non per godersi la partita » gli rispose successivamente, prima di tornare con gli occhi sulla palla. In quel momento Zachary, il capitano della squadra, si stava preparando per battere e lei sperò in tutti i modi che non sbagliasse, in fondo mancava davvero poco alla fine del secondo set che i RedDragons stavano dominando in modo ineccepibile. Era pronta ad esultare per l'ace appena fatto quando Ginevra decise di parlare e dirle qualcosa che proprio non avrebbe voluto sentire, 
« Bhe, io in realtà la capisco, Zachary è tra i ragazzi più belli della scuola, anche io vengo alle loro partite per rifarmi un po' gli occhi  » John alzò gli occhi sapendo che al ritorno sarebbe spettata ad entrambi una paternale dall'ex giocatrice. 

La partita si era conclusa troppo velocemente per Joelle, la squadra avversaria sembrava troppo intenzionata a farsi distrarre da Liv e le sue amiche di tifo per prestare veramente interesse alle giocate dei RedDragons ed era giunto fin troppo facilmente il 3-0 per la squadra di casa.
I tre amici si apprestarono a scendere dagli spalti con calma non essendoci più nessuno in quell'enorme palestra, infatti come al solito avevano aspettato che tutti gli altri si accalcassero per andare a congratularsi con i giocatori che avevano portato a casa la partita prima di uscire anche loro; John si stiracchiò allungando le braccia verso il soffitto mentre scendeva le scale prima di chiedere alle due amiche se andasse loro di andare a mangiare qualcosa da Nando, il pub italiano a pochi passi dal centro. La presidentessa del consiglio studentesco sembrò illuminarsi a quella proposta, iniziando a saltellare di gioia spiegandone i motivi
« Sì, John, andiamo immediatamente! Sicuramente ci saranno i ragazzi della squadra e non potrei mai perdere l'opportunità di essere notata da Nathan! » esclamò la ragazza e il povero amico alzò gli occhi al cielo: Ginevra Williams aveva una cotta per Nathan Lewis dal terzo anno di liceo e non c'era stato verso di fargliela passare, neanche quando ad inizio anno si era presentato mano nella mano con la sorella di Zachary Andrews, Samantha.
« Mi sa che io passo, ragazzi » annunciò, invece, Joelle che, dopo aver sceso tutte le rampe di scale che dividevano gli spalti dal campo, posò la sua roba su una delle panchine delle squadre; i due amici la guardarono sofferenti, era da un anno a quella parte Joelle rischiava di esser mandata in presidenza poiché usava la palestra in orari non consentiti dopo le partite della squadra maschile.
« Preferirei sorbirmi la tua paternale su quanto sia bello seguire le partite per il gioco e non per i ragazzi » disse Ginevra, cercando di convincerla, sapendo però che fosse tutto inutile a prescindere e quindi chiese aiuto con lo sguardo a John che, non si sa come, era quello che Joelle ascoltava di più tra i due.
«  Jo, ti prego, vieni con noi perché per me e Ginevra potrebbe essere un disonore avere la miglior amica cacciata a calci nel sedere dal preside perché deve sempre fare dei palleggi »
« Nando tra poco non avrà più posti a sedere e voi siete ancora qui » disse di tutta risposta la ragazza, finendo di raggrupparsi i capelli in una coda alta e andando verso la cesta dei palloni per prendere una palla; i due amici sbuffarono e scrollarono le spalle per poi intimarle di far sapere loro quando avrebbe finito e fosse tornata a casa.

Era una mezzoretta buona che era rivolta al muro facendo dei palleggi con la palla, le mancava terribilmente indossare quel completino, che stava usando in quel momento dopo essersi cambiata pochi minuti prima, per le partite e gli allenamenti, ma anche se avesse potuto portare indietro la squadra di pallavolo raccogliendo dei soldi con delle raccolte fondi sarebbe stato tutto inutile dato che le ragazze con cui giocava avevano deciso di cambiare scuola o sport non appena il club aveva chiuso i battenti; sospirò a quel ricordo molto doloroso per lei e lasciò cadere la palla ai suoi piedi.
« Ma guarda un po' chi c'è qui! » sentì esclamare alle sue spalle e per poco non le prese un infarto; si voltò in direzione della voce e quasi sorrise a notare che non fosse il vecchio Peter, il custode, ad aver urlato quelle parole.
Il capitano della squadra maschile, Zachary Andrews, le stava andando incontro e solo dopo alcuni secondi notò il suo abbigliamento, aveva ancora il completino della squadra che gli fasciava i muscoli delle spalle e delle gambe e i capelli completamente spettinati. Nonostante  Joelle fosse abbastanza alta il ragazzo era decisamente alto anche per lei, dall'alto del suo metro e ottantotto la guardò dall'alto verso il basso una volta abbastanza vicino, la scrutò e sul suo viso spuntò un sorriso abbastanza sornione, tant'è che anche il suo sopracciglio destro si inarcò.
« Non vedevo una divisa di pallavolo femminile dallo scorso anno, decisamente un peccato » le disse, mentre continuava a fissarla; la ragazza sbuffò prima di riprendere tra le mani il pallone dai colori sgargianti, giallo e blu, della Mikasa. 
« Cosa ci fai qui, Andrews? Non dovevate andare a festeggiare da Nando? » gli chiese mentre si dirigeva verso la rete che divideva il campo in due parti, volendo alzare qualche pallone; il ragazzo la guardò per poi scrollare le spalle e aspettando che lei prendesse l'iniziativa.

I due ragazzi non erano mai andati molto d'accordo, anzi erano del tutto indifferenti l'uno all'altra, c'era solo una profonda stima per il loro lavoro in campo come "capitano" della squadra, poi da quando era successo quel che era successo con la squadra femminile avevano troncato qualsiasi rapporto, neanche si salutavano in mezzo ai corridoi; eppure erano in quella palestra da ore ad alzarsi la palla a vicenda per fare qualche schiacciata, senza proferire parola: si sentiva solo il rumore delle loro scarpe stridere contro il pavimento e il rumore della palla cadere con forza contro di esso. 
« In che ruolo giocavi Pacey? Non ricordo  » chiese ad un certo punto il ragazzo e lei lo guardò non proprio convinta.
« Seriamente non ricordi? »
« Dovrei?»
« Beh, in realtà sì. Alla nostra ultima partita ti sei anche congratulato con me per le alzate » rispose poi a quel punto, voltandosi per andare a recuperare un pallone finito quasi fuori la porta d'ingresso della palestra.
« Ah » iniziò il ragazzo mentre le fissava le spalle e, di tanto in tanto, il culo « probabilmente mentivo ed era cortesia, perché queste alzate non erano un granché » continuò poi, volendo vedere la reazione della ragazza.
Joelle si irrigidì, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo non volendo litigare con qualcuno che in realtà non meritava né il suo tempo né i suoi nervi; decise di scrollare le spalle prima di riaprire gli occhi. Essendo ancora rivolta verso l'esterno della palestra, verso il corridoio scuro, notò un filo di luce che ondeggiava pian piano, avvicinandosi sempre di più: sgranò gli occhi mettendo anche a fuoco la figura scura che teneva tra le mani quella fonte di luce, Peter il custode.
« Merda, merda, merda! » esclamò voltandosi di corsa e correndo a prendere la propria roba su una delle panchine e rivolgendosi al ragazzo che la guardava, ancora in mezzo al campo, confuso. 
« Muoviti! Sta arrivando Peter il custode! » gli disse prima di correre verso di lui e prendergli una mano, correndo nella direzione opposta a quella dell'uomo di mezz'età, per dirigersi verso gli spogliatoi maschili; Zachary non oppose resistenza, una volta entrati negli spogliatoi prese il suo borsone e le disse di seguirlo, "conosco una scorciatoia" proferì con tono piatto e iniziò a camminare verso un angolo degli spogliatoi della palestra che la ragazza non aveva mai visto. 
«  Ma sei sicuro di sapere dove stiamo andando? Io non ci sono mai stata qui » disse a quel punto Joelle ricevendo come risposta un semplice sbuffo da parte del ragazzo che alzando una mano, le mostrò una chiave minuscola.
« Questo perché a differenza di tuo fratello, a quanto pare, non hai mai infranto le regole più di tanto, se non per fare l'apatica, alzando al muro » le disse, fermandosi dinnanzi ad una porta ed inserendo la chiave appena mostrata nella serratura. Aveva una voglia matta di rispondergli Joelle, una voglia matta di rispondergli in malo modo, ma fu bloccata sul nascere da una porta che si apriva in malo modo e la figura di Peter il custode, affannato, ad ostruire il passaggio.
« Finalmente ho capito da dove scappi, Andrews,  e ti ho anche anticipato  » disse tra un sospiro pesante e l'altro, la ragazza si voltò a guardare Zachary, pronta dirgliene quattro, ma quello la stoppò sul nascere con una scrollata di spalle e un semplice "di certo non potevi essere così stupido a non capirlo, dopo 5 anni" e lei voleva semplicemente ammazzarlo.
Voleva ammazzarlo perché quella battutina del cavolo avrebbe costato un accompagnamento anche a lei dal preside, avendo riso in modo neanche tanto velato. 
Si stavano dirigendo, uno accanto all'altro, nell'ufficio del preside Anderson che nel mentre aveva chiamato anche il coach della sguarda di pallavolo, Gregory Pitt, sperando che almeno quest'ultimo trovasse una soluzione per entrambi.
Bussarono alla porta prima di chiedere in contemporanea il permesso ed entrare, senza aspettare la risposta dell'uomo anziano che li guardò torvo, per poi intimarli a sedersi.
Joelle era seduta sulla poltrona al centro, proprio dinnanzi all'uomo con i baffi, mentre Zachary Andrews si era stravaccato sulla poltrona al suo fianco, senza badare più di tanto al decoro, e Mr. Gregory Pitt li guardava divertito accanto alla finestra che dava sul cortile, posta al lato nella stanza.
« Io davvero non so cosa fare con voi, entrambi continuate ad esser mandati in presidenza dal custode Peter che, poverino, ha 80 anni  » iniziò, riservando un'occhiataccia al ragazzo seduto sulla poltrona, zittendolo sul nascere di una battuta che, in realtà, avrebbe fatto ridere anche lui.
« Dato che siete entrambi due teste calde, che non vogliono rispettare ciò che viene detto, ho deciso di darvi una punizione esemplare  » continuò, guardando poi il professore che allenava la squadra, invitandolo a prender parola.
« Dato che non posso perdere il mio capitano proprio in questo periodo, in cui ci stiamo allenando per le competizioni, il preside mi ha chiesto consiglio » e Joelle, a quelle parole, tirò un sospiro di sollievo, prima di illuminarsi completamente alla proposta del professore,
« Ho proposto al sig. Anderson di renderti manager del club di pallavolo maschile »
« Ma dato che non la reputo una punizione adeguata, soprattutto perché si tratta esclusivamente della signorina Pacey, ho deciso di accettare sì la proposta di Mr.Pitt, ma farvi fare anche qualcos altro  » si intromise il preside, a quel punto, e Zachary che fino a quel momento era rimasto in silenzio stampa esordì con un "come se non fosse una punizione vederla tutti i giorni", ma la ragazza non capì quella battutina, non avendo mai avuto nulla a che fare con il ragazzo e non avendogli fatto praticamente nessun torto in passato se non rompergli qualche gioco della play ogni volta che i genitori, amici da una vita, organizzavano una cena insieme a casa di una o dell'altra famiglia.
« Dato che tra qualche mese ci saranno anche degli eventi scolastici  » continuò il preside ignorando ciò che il ragazzo aveva appena detto « voi dovrete organizzare l'open day del liceo, dato che ho bisogno di alleggerire il consiglio studentesco che ha già troppe mansioni, vi occuperete di tutto voi due, dopo l'orario scolastico » finì, ricevendo come risposta dai due ragazzi una faccia sconvolta, dagli occhi strabuzzanti e le guance gonfie.

«AH, non voglio sentire obiezioni. INIZIERETE DOMANI, DEVE ESSERE PERFETTO. Ora potete andare.  »

  
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