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Autore: BlueFlame    11/02/2021    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Padre_Brown]
Tratto dal prologo:
Davanti alla St. Mary si era fermato un taxi dal quale scese una giovane donna che non avrà avuto più di 25 anni. Aveva la carnagione chiara, capelli lunghi castano scuro, quasi nero, ricci, legati in una coda di cavallo alta, occhi verdi, ma segnati da profonde occhiaie, che però apparivano comunque molto svegli e attenti, come se fosse un’ottima osservatrice alla quale nulla gli sfuggiva.
Padre Brown la osservò con curiosità per qualche minuto, cercando di capire che tipo di persona fosse.
-Buongiorno, ha bisogno di qualcosa? -alla fine le si avvicinò.
-Lei deve essere Padre Brown, io sono Chris, la persona che le hanno mandato i genitori credendo che cambiando aria le avrebbe fatto bene… comunque, i miei bagagli sono arrivati? -Chris parlò con tono leggermente infastidivo, il quale non era rivolto al prete.
-Siete una scrittrice, vero?
-In realtà scrivo e disegno fumetti-rispose lei-l ’avete supposto da questo, non è vero? -mostrò l’inchiostro sulle dita-mi avevano parlato della sua dote di detective.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo due…
 
Era una domenica mattina ed era appena terminata la messa, quando Padre Brown entrò nella sua cucina assieme alla signora McCarthy, Lady Felicia e Sid.
-Non ho visto Chris alla messa-osservò la signora McCarthy.
-La signora McCarthy ha ragione, dov’è la ragazza? -constatò Lady Felicia.
-Nemmeno io partecipo mai ad una messa, eppure non fate tutto questo casino-osservò Sid accendendosi una sigaretta.
-Perché ormai lo sappiamo-gli rispose Lady Felicia.
-Cos’è tutto questo casino? -domandò Chris entrando in cucina.
La ragazza aveva gli occhi rossi, segnati da profonde occhiaie, capelli spettinati che aveva legato per cercare di sistemarli. Indossava ancora il pigiama che fece inorridire la signora M., ma che invece Sid apprezzò. Aveva pantaloncini corti, molto corti, sul grigio con delle stelline dorate e il cordoncino color porpora, e una canottiera abbastanza attillata, sul porpora, con disegnato lo stemma delle quattro casate di Hogwarts, senza contare che era scalza.
-Ma come ti sei conciata? E perché stamattina non eri a messa? -le domandò la signora M, anche se più che altro sembrava un rimprovero.
-Prima di tutto, questo è un pigiama-dichiarò lei- secondo, è da tre…quattro giorni circa che non dormo, ieri avevo il termina di una consegna che dovevo assolutamente inviare, senza contare che mi mancava ancora più di metà storia, inoltre ho riscritto alcune parti varie volte perché non mi convincevano, così ho terminato il tutto ieri sera tardi, e non appena ho inviato tutto il lavoro accertandomi che fosse arrivato, ho appoggiato la testa sul cuscino e ho chiuso gli occhi che non ho riaperto che cinque minuti fa circa-terminò di spiegare, che nel frattempo si era avvicinata alla credenza e aveva tirato fuori una scatola di biscotti, ne prese uno e se lo mise in bocca non appena ebbe terminato di parlare.
-Ed ecco risolto l’arcano, signora M-disse Padre Brown.
-Ferma lì, cosa hai intenzione di fare? -disse la signora M. rivolta a Chris, la quale si fermò con un biscotto per metà in bocca guardandola come per dire “mi sembra ovvio cosa sto facendo”.
Spezzò quindi il biscotto coi denti, masticando quello che aveva già in bocca prima di parlare-Sto mangiando qualche biscotto, perché? Non posso? -e si infilò in bocca anche l’altra metà.
-Dobbiamo andare al picnic annuale che si tiene nella residenza degli Inglethorp, ti ho anche avvisata l’altro ieri e mi hai anche risposto-le spiegò la segretaria.
-Mm-si mise a pensare un attimo la fumettista-per caso le ho risposto un “sì, sì, va bene?” perché se è così sappia che non stavo ascoltando affatto, ero troppo presa dal lavoro, e ciò mi capita abbastanza di frequente quando ho un termine-spiegò poi grattandosi la testa-inoltre non so se me la sento, ero scesa solo per prendere qualcosa da sgranocchiare, ma avevo intenzione di riposare tutto il giorno-concluse infine.
-Chris ha ragione, non ha dormito per quattro giorni, è meglio se sta a casa a riposare-concordò Padre Brown.
-E poi cosa diciamo ai genitori, che l’abbiamo lasciata rinchiusa in casa di nuovo? Basta che non si fermi fino a tardi-disse la signora M.
-Sid può riaccompagnarla a casa prima quando non se la sente più di rimanere-aggiunse Lady Felicia.
-Non puoi rinchiudermi nel baule e lasciarmi lì a dormire, non è vero? -Chris si rivolse al ragazzo accanto a lei, il quale la guardò e sorrise.
-Se un giorno di questi vuoi staccare la spina e divertirti, fammi un fischio e ti porto dove ci si va a divertire-le disse poi.
-Bene, ora che abbiamo deciso, perché non ti vai a mettere quel grazioso vestitino azzurro? Sono sicura che per il picnic andrà benone-sorrise la signora M.
-Aspetta, perché dovrei mettere un vestito? Sarei più comoda con un paio di pantaloni…molto più comoda-disse la fumettista esasperata.
-Niente pantaloni, sei una ragazza, una gonna ti si addice di più!
Chris sbuffò, poi si rivolse di nuovo a Sid-Quando questa settimana?
Sid rise soltanto, mentre Chris si diresse nuovamente al piano superiore per cambiarsi.
 
Chris si stava annoiando. Quei ricevimenti non erano proprio per lei, così si mise a girare tra la folla alla ricerca di Sid, l’unico che aveva un’età vicina alla sua, tutti gli altri o erano bambini con minimo 12/13anni, o adulti dai 40 ad oltre. Lo trovò vicino ad un albero con in bocca una sigaretta.
-Sai che fumare fa male alla salute-le disse Chris una volta che gli fu vicino.
-Vedo che non ti stai divertendo molto! -disse invece lui.
-Si, beh, o sono troppo piccoli, o troppo grandi, di età vicino alla nostra non c’è nessuno-anche lei si appoggiò all’albero.
Sid sorrise, poi espirò una volta dalla sigaretta prima di dire qualcosa-Ho saputo che hai aiutato Padre Brown a risolvere un caso d’omicidio.
-Te l’ha Lady Felicia o la signora McCarthy? Comunque, non è stato un caso complicato-rispose solamente lei.
-So che la polizia aveva arrestato nuovamente la persona sbagliata.
-Solo perché l’assassino gli aveva fatto credere che volessero uccidere qualcun altro…
-Però tu fin dall’inizio hai detto loro che la probabile vittima era la donna che effettivamente hanno ucciso e hai anche suggerito all’ispettore di cercare nel passato-la interruppe lui.
-Ok, è stato Padre Brown ha dirti tutto ciò-constatò lei. Stava per dire ancora qualcosa, quando un urlo arrivò alle loro orecchie. I due corsero a vedere da dove provenisse, trovandovi poi una scena piuttosto raccapricciante.
Una donna era riversa a terra con la testa mozzata, girata da un lato, e gli occhi spalancati dalla paura. Anche le braccia e le gambe erano staccate dal corpo, e ricomposte accanto al busto, come se all’improvviso l’assassino avesse avuto pietà della vittima. Chris si avvicinò per osservare meglio il cadavere, trovare informazioni, mentre Sid tentò di calmare la persona che aveva trovato il cadavere. Nel mentre, arrivarono anche altre persone, tra cui Padre Brown, il quale, nel vedere il corpo della donna, si mise in ginocchio e si mise a pregare, prima di sussurrare qualcosa alla fumettista.
-Non ho mai visto nulla di simile, chi può aver fatto ciò?
-Le parti sono state tagliate con estrema precisione, sicuramente si tratta di qualcuno molto meticoloso e preciso, con una grande conoscenza della natura umana, i tagli sono molto puliti, ma c’è qualcosa che non mi convince in tutto ciò-rispose lei.
-Cosa, il fatto che il killer abbia ricomposto il corpo? -le domandò lui.
-No, questo caso, ha un so che di familiare…ma non riesco a capire dove posso aver letto qualcosa del genere, perché sicuramente è qualcosa che ho letto-si mise una mano sotto il mento con fare pensieroso.
-Puoi aver scritto qualcosa del genere? -forse il killer aveva preso spunto da uno dei casi scritti dalla ragazza.
-No, impossibile, non ho mai scritto qualcosa del genere…un caso alla Jack lo Squartatore, si, preso spunto da altri serial killer della storia, anche, ma mai un caso del genere-rispose lei sicura di sé.
-Ne sei certa? -forse il non aver dormito molto in quei giorni le aveva fatto scordare qualcosa, o aveva scritto molte storie e qualcuna l’aveva scordata.
-Sicurissima, mi ricordo ogni storia che ho scritto-rispose lei sicura-inoltre non vedo alcuna borsa accanto a lei, e nemmeno alcun documento.
-Non appena l’ispettore Sullivan saprà che hai inquinato le prove andrà su tutte le furie.
-Tranquillo, Padre, non ho lasciato alcuna impronta su di esso-disse lei mostrandogli un fazzoletto che aveva utilizzato per toccare il cadavere.
Il prete sorrise solamente, poi entrambi si alzarono, avevano sentito la voce dell’ispettore Sullivan che stava raccomandando hai suoi uomini di delineare l’area.
-Bene, bene, eccola qui, Padre, e vedo che c’è anche la ragazza.
-Sa, ispettore, avrei un nome, e preferirei che lo memorizzasse! -disse lei un po’ accigliata.
-Chris, se non ricordo male.
Lei sorrise solamente.
-Spero non abbiate inquinato alcuna prova, altrimenti vi rinchiudo entrambi in cella! -li avvisò l’ispettore-Sapete chi è la vittima? -domandò poi.
-No, non aveva alcun documento con sé, non aveva con sé nemmeno la borsetta-gli rispose Chris pensierosa, quel caso le era famigliare, ma non riusciva a ricollegarlo da nessuna parte nella sua memoria.
-L’avrà presa sicuramente l’assassino…aspetta, avete toccato il corpo?
-Tranquillo, non ho inquinato alcuna prova-gli rispose lei con tranquillità-inoltre non mi sembra un caso di rapina andata a male, l’assassino l’ha uccisa, mozzato la testa, tagliato gli arti e ricomposto il corpo, se era una rapina andata a male ci sarebbero segni di lotta, e sarebbe morta a causa di un trauma alla testa per la caduta, ma dubito che sia così-spiegò lei molto chiaramente.
L’ispettore la guardò per un lungo istante. La volta precedente aveva avuto a che fare con lei solo occasionalmente, non avevano mai discusso così a lungo, di solito accadeva col prete, ma stavolta era lei a parlare, mentre Padre Brown stava solamente ascoltando. Sospirò. “Ecco, ne è arriva un’altra che vuole fare il lavoro della polizia,” pensò.
-Lascia fare il lavoro ai professionisti-le disse alla fine.
Lei sorrise, con quel suo sorriso sicuro di sé-Perché? Tu saresti un professionista?
-Cosa hai detto? -domandò lui che non sapeva se aveva capito bene o meno.
-Nulla-rispose semplicemente lei.
-E ora allontanatevi, tutti e due-disse infine l’ispettore.
Padre Brown e Chris si allontanarono, ma la ragazza continuava a guardarsi attorno, pensierosa, alla ricerca di qualcosa.
-O mio Dio, no! Sorellina! -era arrivata un po’ di gente mentre Chris e L’ispettore Sullivan stavano discutendo, e una donna, nel riconoscere il corpo, si era precipitata più vicino, mettendosi ad urlare, venendo però fermata dall’ispettore.
-Mi scusi, ma è meglio che non la veda, non è un bello spettacolo-le disse lui calmo-Può dirmi il suo nome? -continuò poi.
-Sono Amanda Inglethorp-rispose lei-quella è mia sorella, Jane Ryder-concluse.
-Signora Inglethorp, può dirmi da quando non vede o sente sua sorella?
-Ieri sera è uscita con degli amici, pensavo fosse rientrata tardi, e per questo non fosse presente al picnic di oggi pomeriggio-gli rispose piangendo.
-Che borsetta aveva preso ieri sera sua sorella per uscire? -si intromise Chris che aveva ascoltato la conversazione, anche se non era l’unica.
-Una clutch sul rosa ricoperta di brillantini-rispose confusa l’altra donna, mentre invece ricevette un’occhiataccia dall’ispettore.
-Grazie-rispose lei, per poi allontanarsi alla ricerca di essa.
-È meglio se torna a casa e si siede un attimo, anche bere qualcosa le farà bene, passerò più tardi per farle altre domande-le disse gentilmente l’ispettore.
-Grazie-rispose solamente lei allontanandosi.
Pian piano, la piccola folla che si era creata, se n’era andata, ma Chris, Padre Brown e Sid erano comunque rimasti.
-Ispettore, ho trovato la borsetta-urlò Chris, la quale stava guardando in alto, tra gli alberi.
L’ispettore, il prete e l’autista si avvicinarono, e guardando poi nel punto che la fumettista stava indicando loro.
In alto, impigliata tra un ramo con la cordicella, penzolava una borsetta rosa che luccicava.
-Come diavolo ha fatto a finire la sopra? -domandò confuso Sid.
-Non ne ho idea, comunque credo che sia meglio che qualcuno salga a recuperarla per accertarsi che sia della vittima-osservò l’ispettore-ehi sergente, mandi qualcuno a cercare una scala-ordinò poi ad uno dei suoi uomini.
-Una scala? Sul serio, nessuno di voi è in grado di arrampicarsi fin là in cima? -domandò stupita Chris.
-Guarda che nessuno è in grado di saltare così in alto-le rispose l’ispettore, mentre anche Sid e Padre Brown concordavano. In effetti il ramo più basso era comunque troppo alto per raggiungerlo saltando.
Chris sbuffo-Lo sapevo che avrei dovuto mettere un paio di jeans-disse più a sé stessa guardando in alto-Ispettore, ha un paio di guanti? -domandò poi, mentre Sid e Padre Brown si guardarono come per dire ma che intenzioni ha?.
-Perché? A cosa ti servono? -domandò confuso l’ispettore tirandone fuori un paio dalla tasca della giacca.
-Per non inquinare le prove, ovviamente! -rispose lei appoggiandosi a lui con una mano, mentre con l’altra si tolse i sandali col tacco, poi prese i guanti e li mise in bocca, si allontanò di qualche passo, infine iniziò a corre fino a quando non fu quasi davanti al ramo dell’albero, poi fece un salto ed afferrò il ramo più basso e con agilità si dondolò un attimo e tirò su col corpo. Continuò saltando di ramo in ramo, salendo, fino a quando non fu abbastanza in alto, da stare in piedi e prendere la borsetta.
-Non è stata una brillante idea salire con la gonna-le disse Sid.
Chris guardò quindi un attimo in basso, notando che l’ispettore aveva un filo di rosso ad imporporagli le guance, ed era girato a guardare altrove, mentre Padre Brown si era allontanato.
-È colpa della signora McCarthy, se mi vestivo come dicevo io non c’era alcun problema-spiegò lei pacata mentre di stava infilando i guanti. Poi prese la borsetta e l’aprì-Patente, contanti, chiavi, cellulare…sì, è la borsetta che apparteneva a Jane Ryder.
-Aspetta, chi ti ha detto di aprirla? -domandò l’ispettore alzando il volto per guardarla, ma subito lo riabbassò-riportala giù, e non prendere nulla!
-Non la inquino, vero, se la metto a tracolla per poter scendere? -domandò lei sorridendo, in un certo senso era una situazione divertente, certo, sarebbe stato meglio non ci fosse stato il cadavere. Chris iniziò quindi a scendere, facendo attenzione, arrivata al ramo più basso si lasciò cadere con tranquillità, atterrando come un gatto senza alcuna difficoltà.
-Ecco a lei, ispettore-gli porse la borsa. Poi stette ad osservarlo un attimo, aveva l’impulso di dirgli altro che non riguardava il caso, ma decise di trattenersi, almeno per il momento.
-Grazie, e spero tu non abbia preso nulla-le disse prendendo la borsa.
-Può stare tranquillo-rispose lei, per poi allontanarsi assieme a Sid e Padre Brown, con un enorme sorriso sulle labbra.
 
Anche l’ispettore Sullivan ebbe dei dubbi su quel caso, così inserì i dati nel database europeo per vedere se c’erano riscontri, anche perché, sentiva che quel caso non era come gli altri.
Dopo aver analizzato i dati, il computer gli diede un riscontro, un caso con lo stesso modus operandi accaduto in Italia all’incirca un anno e mezzo prima. Così prese il telefono e compose il numero che era accanto a quel fascicolo, e attese, fino a quando qualcuno rispose.
 
Padre Brown e Chris si stavano dirigendo a casa degli Inglethorp, un po’ per portare conforto, un po’ per scoprire qualcosa sulla sorella di Lady Amanda e chi potesse volerla morta.
Al loro arrivo notarono che la macchina della polizia era arrivata prima di loro, ma nonostante ciò, suonarono ugualmente al citofono per farsi aprire.
-Scusate portarvi cattive notizie, ma abbiamo trovato un riscontro con un altro caso avvenuto mesi fa in Italia…crediamo quindi che vostra sorella sia morta per mano di un serial killer…-stava raccontando l’ispettore. Chris e Padre Brown si guardarono un attimo, prima che il prete prendesse parole-forse è per quello che questo caso ti sembrava così famigliare.
-Forse…-la fumettista si bloccò nel vedere la figura femminile accanto all’ispettore Sullivan, quel volto le era molto famigliare, e con esso vennero a galla anche molti ricordi-Ora so perché questo caso mi è famigliare-disse infine in un sussurro.
Padre Brown la osservò per capire cosa potesse aver portato quel cambiamento d’umore, ma non ebbe il tempo di domandarglielo, che l’ispettore ed il resto dei presenti li notarono.
-Padre, ma che sorpresa vederla qui, mi dispiace deluderla, ma credo che stavolta il caso non sia nelle vostre corde, è meglio che lasci fare a noi della polizia, lei si occupi di ciò che riguarda il suo lavoro…-si rivolse poi verso i famigliari della vittima-ora dobbiamo proprio andare, spero di avere presto nuove notizie da darvi-disse infine, per poi andarsene seguito dalla donna.
Chris esitò un attimo, ma poi li seguì, venendo a sua volta rincorsa da Padre Brown, che voleva far luce su quella faccenda.
-Aspettate un attimo-urlò Chris, e i due si fermarono prima di entrare in macchina.
-Cosa vuoi, vi ho già detto di lasciar fare a noi, almeno questa volta.
La fumettista non rispose all’ispettore, non era per quello che li aveva inseguiti, anzi, il suo sguardo era rivolto all’altra donna, la quale sbuffò, poi sorrise.
-Sono felice di vedere che ti sei ripresa, anche se avresti potuto farti sentire qualche volta-le disse dolcemente.
-Mi dispiace, ma non volevo sentirvi, credevo che rimanermene rinchiusa in camera a lavorare fosse la cosa migliore…i miei non la pensavano così e qualche mese fa mi hanno spedita qui…e devo ammettere che avevano ragione, credo che pian piano sto riprendendo in mano la mia vita…ma chiamarvi…non ero ancora pronta-spiegò lei con gli occhi lucidi, rivederla aveva riportato alla mente il suo volto.
-Voi due vi conoscete? -domandò sorpreso l’ispettore.
-Era la fidanzata del mio defunto partner-spiegò la donna poliziotto, lasciando l’ispettore di sorpresa.
-Cosa? Quindi lei stava…insieme ad un poliziotto?
-Cosa c’è, ti sembra così strano? -domandò Chris.
-Ora credo di capire molte cose-parlò più a sé stesso.
-Se ti stai riferendo a quello che mi hai visto fare, al fatto che mi piace intromettermi nei casi della polizia, ti dico che è proprio a causa di ciò che ci siamo conosciuti…-nel dire ciò le venne in mente il loro primo incontro, o per meglio dire, scontro-ma è anche stata colpa mia ciò che gli è successo-concluse poi tristemente.
-Non è stata colpa tua-replicò la poliziotta.
-Credo che debba fare pace con sé stessa prima che ammetta che in fondo, ciò che è successo non è per causa sua-si intromise Padre Brown-comunque io sono Padre Brown-si presentò poi.
-Samantha Carling…ma può chiamarmi Sam-si presentò lei-Ora però, credo che sia meglio se andiamo, non crede ispettore Sullivan?
-Si, andiamo.
Entrambi salirono in macchina e se ne andarono.
-Era un suo caso, per questo ti sembrava così famigliare, non è vero? -domandò poi il prete, anche se già conosceva la risposta.
-Esatto…ora mi scusi, credo che andrò a casa-continuava però a fissare la macchia che ormai era un puntino lontano.
-Nessun problema vai pure.
Chris lo ringraziò e si allontanò anche lei.
 
Padre Brown rientrò in casa accompagnato da Sid, che lui stesso aveva chiamato per dargli dei compiti da svolgere, quando Chris scese in cucina con in mano un paio di fascicoli della polizia.
-Questo caso è strano, e continua a ricordarmi qualcosa, ma non riesco ancora a ricordare cosa…comunque ho trovato un altro caso simile, c’è qualche differenza, ma credo che sia il primo omicidio di questo assassino.
-Dove hai preso quei fascicoli? -domandò incuriosito Sid.
-Diciamo solo che non ho consegnato tutti i fascicoli quando è morto il mio fidanzato, ne ho tenuti alcuni, quelli coi casi più interessanti e non ancora risolti-spiegò lei innocentemente-e a mia discolpa dico che hanno dato solo un’occhiata veloce quando li ho riportati in centrale, e li hanno poi messi in magazzino-continuò poi, dopo un’occhiata dal prete.
-Beh, allora diamo un’occhiata a questi casi-disse semplicemente lui.
-Padre…prima o poi finirà nei guai-disse ridendo l’autista.
Chris passò quindi i due fascicoli al prete, il quale li lesse.
-Chris ha ragione, questo non è il secondo caso, ma il terzo…ed è vero, anche a me ricorda qualcosa-disse poi pensieroso.
-Ma hanno detto all’ispettore che è solo uno il caso simile-disse dubbioso Sid.
-Ci sono alcune differenze, lievi, ma come ha notato Chris, deve essere stato il suo primo omicidio…solo la testa era mozzata, mentre braccia e gambe avevano solo lievi segni…o ha avuto paura, oppure è stato interrotto-spiegò poi.
-Inoltre, la donna trovata morta aveva uno strano segno sulla spalla, che ha quanto pare non era presente sulle altre due.
-Però qui mi sembra che ci sia segnato qualcosa di strano-disse Sid, il quale si era messo anche lui ad osservare le foto sul fascicolo.
I due si misero quindi ad osservare meglio la foto del secondo cadavere, notando infatti un piccolo particolare che gli era sfuggito. Il prete prese quindi la lente d’ingrandimento e la posiziono sulla foto per notare meglio il simbolo impresso sulla pelle.
-Questo è il simbolo della beta-dissero in coro-forse l’altro è…Alpha-dopo aver osservato attentamente anche l’altra foto “La serie Infernale!” -conclusero poi.
Sid li guardò con sguardo confuso.
-Eh??? -domandò poi.
-La Serie Infernale è un libro della Christie in cui vengono uccise 4 persone che rispettivamente hanno nome e cognome che inizia per A e anche il paese dove avviene il delitto, poi una vittima inizia per B e via dicendo-iniziò Chris.
-Solo che la vera vittima era solo una nel romanzo, le altre morti servivano solo per far confondere la polizia-concluse il prete.
-Anche in un fumetto di Conan l’autore prende spunto da essa…e a quanto pare anche il nostro killer…solo una cosa è strana, nel libro l’assassino avverte sempre Poirot dei suoi crimini…
-Quindi chi è la vera vittima delle tre? -domandò quindi Sid.
-Se è chi pensiamo noi, è Jane Ryder-concluse il prete.
-Che farete, avvertirete la polizia?
-Così verrebbero a sapere che ho tenuto qualche fascicolo-disse Chris.
-Se davvero ti conoscono, lo possono immaginare-rispose il prete-e comunque è meglio che anche la polizia debba conoscere questo particolare, e indagare su chi volesse morta Jane Ryder da più di due anni.
-Ha ragione, Padre, l’importante ora è scoprire chi è l’assassino…anche perché nel libro c’è un uomo innocente che crede di essere lui il killer…spero solo che il nostro assassino non lo faccia-Già, meglio avvisarli prima che ciò accada, anche se dubito ci diano molto ascolto! -concluse.
-Ti accompagnerà Sid alla polizia, io andrò a fare qualche altra ricerca.
-Ok Padre, ci aggiorniamo stasera-disse Chris mettendo nella borsa i fascicoli, poi, si avviò insieme a Sid fuori, per andare in centrale.
 
Sid parcheggiò la macchina accanto alla centrale, poi scese e si accese una sigaretta, lasciando Chris un po’ titubante. Nella mente della ragazza stavano passando molte immagini. Era da quando se n’era andata via dall’Italia che non metteva più piede in una stazione di polizia, ed era forse ciò a turbarla un po’. Un altro fattore era Sam, che le ricordava ciò che aveva perso, la promessa che si era fatta quella notte, anche se poi, grazie a Padre Brown aveva capito che doveva semplicemente essere chi era, ma forse, non voleva del tutto essere la persona che era in Italia, ma non voleva nemmeno cambiare, però, forse lì avrebbe potuto ricominciare essere chi davvero era, senza essere legata ad una parte di sé che era stata un tempo. Sospirò, poi uscì dalla macchina e si avviò dentro l’edificio.
-Ma bene, cosa ci fate qua? -domandò l’ispettore, il quale stava rientrando nel suo ufficio dopo essere andato a prendere una tazza tè.
-Abbiamo delle informazioni per lei, sempre se vuole ascoltarci-gli disse Chris.
-Sentiamo-disse quindi lui.
-Possiamo parlarne nel suo ufficio? A proposito, Sam non c’è? -disse poi la fumettista guardandosi attorno.
-È andata a prendere un caffè, tornerà tra cinque minuti circa-rispose l’ispettore-ma prego, accomodati, Carter può stare fuori, dubito che abbia qualcosa da dire su questo caso.
-Ehi-disse lui un po’ offeso-comunque secondo me è solo una scusa per stare da solo con lei…ti aspetto fuori, Chris-e mentre usciva si mise un’altra sigaretta in bocca.
-Lasciamo perdere quello che ha detto Carter-le aprì la porta dell’ufficio e aspettò che entrasse per prima, per poi entrare a sua volta e richiudere la porta-allora, che informazioni ha? Ma prego, si accomodi-le indicò la sedia di fronte alla scrivania e poi andò a sedersi sulla sua sedia-le informazioni che ha riguardano forse qualche osservazione che il suo fidanzato aveva fatto in sua presenza? -domandò poi.
-No, sinceramente non ero a casa in quel periodo, ma fuori per lavoro, quando sono tornata il caso era già stato archiviato…comunque, non c’è bisogno che si comporti con riguardo con me solo perché ha saputo del mio fidanzato-specificò lei-comunque, credo che in Italia non abbiano fatto il collegamento con un altro caso, neanche a quello ero presente, facendo quindi diventare questo il terzo omicidio, e non il secondo-spiegò poi.
-Cosa le fa credere che ci sia stato un altro omicidio simile? Nel database non c’è nulla.
-Presenta varie differenze, ma solo perché è stato il primo, e forse è stata un’esitazione del killer, ma sfogliando i fascicoli dei casi, ho potuto constatare, assieme a Padre Brown, che si tratta dello stesso assassino-spiegò.
-Aspetti, quando avrebbe…anzi, dove si sarebbe procurata quei fascicoli?
-Suppongo che anche lei si porti a casa i fascicoli dei casi irrisolti, a volte, magari per darci un occhio, o anche no, non lo so, ma il mio fidanzato lo faceva, e diciamo, che per forza dell’abitudine, quando ho dovuto consegnare le sue cose, io abbia istintivamente tenuto qualche fascicolo coi casi più interessanti…e tra essi può darsi chi ci fossero i riscontri con questo caso-spiegò lei.
-E quanti altri fascicoli avreste tenuto? No, aspetta, non lo voglio sapere-disse poi-lì ha con lei? -domandò quindi.
-Si, eccoli-li tirò fuori dalla borsa-vede, in questo caso le hanno solo mozzato la testa, hanno iniziato con le braccia e le gambe, senza finire il lavoro, io e Padre Brown non sappiamo il motivo, forse era inesperto, forse è stato interrotto, ma se vede, sulla spalla destra, c’è il simbolo dell’Alpha, mentre sul secondo quello della beta…supponiamo che ci sia quindi un simbolo anche sulla terza vittima, supponiamo sia l’omega, e crediamo ci sarà anche una quarta vittima, e questi casi hanno anche similitudini con qualcos’altro-mentre parlava gli mostrava tutto ciò, e l’ispettore ascoltava attentamente.
-In effetti ha ragione, hanno molte similitudini-pensò infine-ha detto che assomigliano a qualcos’altro, posso sapere a cosa?
-La Serie Infernale di Agatha Christie!
-Aspetta, sta dicendo che il killer ha preso spunto da un libro? -non ne era molto convinto-crede quindi che solo una delle tre donne sia la probabile vittima del killer, mentre le altre due sono state scelte a caso?
-Avete letto il libro? -Chris era sorpresa.
-Perché la cosa la sorprende tanto?
-Non mi aspettavo che leggesse libri del genere…cioè, volevo dire che essendo un poliziotto pensavo leggesse un altro genere di libri perché ne avesse abbastanza di omicidi-spigò semplicemente lei.
-Si, beh, mi stavo annoiando e l’ho preso in mano per caso un po’ di tempo fa…bel libro, fino alla fine credevo che il colpevole fosse un altro.
-Si, quel libro ti mette in crisi…comunque crediamo che la vittima designata si Jane Ryder…
-Visto che lei e Padre Brown sembriate aver già risolto metà del caso, sapete anche qual è il movente e chi è l’assassino?
-No, non siamo ancora a quel punto-disse lei tranquillamente, senza aver voluto badare alla nota di sarcasmo dell’ispettore.
-Senta, grazie…
-Dammi del tu, lo preferisco-lo interruppe lei, non le piaceva che le dessero del lei o del voi.
-D’accordo, senti, grazie per le informazioni, ma ora è meglio che tu e Padre Brown lasciate fare a noi della polizia…può essere pericoloso per dei civili-disse lui.
-Grazie della tua preoccupazione-sorrise lei-ma ormai…-non ebbe tempo di terminare la frase che entrò Sam.
-Ciao Chris, come mai qui? -domandò la donna.
-Ha trovato similitudini di questo caso con un altro ed è venuta qua ad informarci-spiegò l’ispettore al posto della fumettista.
-Come hai trovato quel caso? -domandò dubbiosa.
L’ispettore, senza essere visto, coprì i fascicoli che Chris gli aveva dato, con altri che aveva sul tavolo.
-Ha detto di averlo trovato su un vecchio giornale e le sembrava simili, così è venuta ad avvisarci per far sì che noi verificassimo la cosa-spiegò poi, cercando di essere il più convincente possibile.
Chris lo guardò un attimo, di certo non si aspettava che coprisse il fatto che aveva tenuto qualche fascicolo, cosa che sicuramente il suo fidanzato non avrebbe fatto, visto che la conosceva e come gli altri sapeva com’era fatta. Quel gesto suscitò qualcosa in lei, qualcosa che non aveva provato da tempo, o forse mai, curiosità, interesse, e molto altro verso quell’ispettore. Ma non era sicura che la sua storia avrebbe retto se lei non avesse detto nulla, così, con tutta calma e con la sua solita bravura di raccontare storie come fossero la verità, si voltò verso l’altra donna, perché sapeva che il contatto visivo era fondamentale per far credere che ciò che si racconta sia vero.
-Si, ho fatto qualche ricerca su internet, sfogliato diversi giornali perché non riuscivo a togliermi dalla testa cosa mi ricordasse questo caso. Alla fine ho trovato un paio di casi simili, certo, non avete dato tutte le indicazioni per paura che non saltasse fuori un emulatore, ma ho capito comunque che erano collegati, così ho deciso di venire a farvi conoscere le mie deduzioni, mie e di Padre Brown, ovviamente-sapeva che per creare una bugia convincente doveva metterci dentro qualcosa di vero-comunque, ora è meglio che vada, altrimenti povero Sid, non so per quanto tempo è rimasto la fuori ad aspettarmi, ci vediamo Sam…e grazie ispettore…per aver ascoltato le mie supposizioni-salutò entrambi rimarcando un po’ il grazie all’ispettore, poi uscì e se ne andò.
 
-Sid, tu sai dirmi qualcosa sulla vittima? O sui suoi famigliari? -domandò Chris pensierosa uscendo dall’edificio.
-No, non molto…conosco di vista Amanda Inglethorp per via di Lady Felicia, ma non sua sorella-rispose l’autista alzandosi in piedi, siccome per tutto il tempo che era rimasto ad aspettarla si era seduto su un muretto accanto al distretto-però sono sicuro che la Signora McCarthy sappia qualcosa su di lei-aggiunse poi, avviandosi assieme a lei alla macchina.
-Allora andiamo a farle qualche domanda, almeno per avere un quadro generale sulla vita della vittima per sapere chi potesse avercela con lei da aver architettato un piano così efferato e molto lungo, visto che per ucciderla ci sono voluti circa tre anni-disse Chris salendo in macchina.
-A proposito, l’ispettore Sullivan si è arrabbiato per via dei fascicoli? -domandò incuriosito mentre accese il motore.
-Veramente no-rispose lei-devo ammettere che mi ha lasciato sorpresa per il suo comportamento, senza contare che mi ha coperto con Sam su dove avessi trovato le informazioni per capire che di casi collegati in Italia ce ne siano stati due e non uno, nascondendo i fascicoli, certo, gli ho dovuto dare una mano per reggere la sua storia, ma devo ammettere che mi ha colpito.
-In effetti non mi sembra molto da lui, magari gli piaci-disse lui maliziosamente.
-Ci siamo incrociati un paio di volte, praticamente non ci conosciamo…e comunque, nemmeno il mio fidanzato mi avrebbe mai coperto, avrebbe semplicemente detto: “Chris ha preso i miei fascicoli, ecco come è arrivata a tali conclusioni” -gli fece il verso sbuffando.
-Se non altro credo che tu abbia colpito l’ispettore, e non mi riferisco al panorama di ieri, ma del salto, dell’acume, e altro…anche se credo che sia un po’ infastidito come lo è con Padre Brown.
La fumettista sorrise solamente, infastidire un poliziotto era sempre divertente per lei, ed era forse una delle cose che mai avrebbe smesso di fare.
Il resto del viaggio fu piuttosto breve, in fondo la signora M. non abitava molto lontano dalla chiesa. Sid parcheggiò ed entrambi scesero, poi Chris suonò il campanello.
-Guarda chi si vede, cosa posso fare per voi-domandò la segretaria una volta aperta la porta-cara, come ti sei conciata?
Chris sospirò, perché non poteva girare come voleva lei senza che le dicesse che non andava bene vestita così? In fondo indossava dei normalissimi jeans molto scuri, ok, strappati però, e una normalissima maglietta maniche corte, ok, forse nemmeno quella tanto normale, bianca, corta (lasciava intravedere un filo di pancia), leggermente strappata, soprattutto sulla schiena che era strappata a metà (fatta così), dei Rolling Stone, ma in fondo, che ci poteva fare? A lei piaceva quello stile, senza contare le scarpe da ginnastica nere, brillantinate, alte. Questo era tutto. Non poteva di certo andare in giro con la gonna tutti i giorni.
-Vorremmo chiederle se sa dirmi qualcosa su Jane Ryder, che tipo di persona fosse-domandò Chris lasciando perdere la questione sul suo abbigliamento.
-Certo che so che persona fosse Jane Ryder, si dicono cose molto interessanti su di lei in giro…ma entrate-la signora M. si scostò per farli entrare.
-Allora, cosa può dirmi su di lei? Che tipo di vita conduceva? -domandò la fumettista una volta entrati.
-Non starete per caso indagando tu e Padre Brown-disse con sguardo severo.
-Che c’è di male? -domandò semplicemente lei.
-Vado a fare un tè e prendere le mie famose focaccine appena fatte-sparì in cucina.
Chris si mise una mano in faccia con fare esasperato, mentre Sid ridacchiava.
-A me il tuo abbigliamento piace-le disse poi.
-Grazie-rispose semplicemente lei, anche perché la signora McCarthy era tornata.
-Ecco qua…assaggia le mie famose focaccine-le porse il piatto e Chris ne prese una.
-Grazie-dopo di che addentò la focaccina alle fragole-Sono favolose-si complimentò lei.
-Grazie-disse lei orgogliosa-allora, volete sapere qualcosa su Jane Ryder…Beh, è la minore di due sorelle, fin dall’adolescenza ha creato problemi, era una vera ribelle, tutto il contrario della sorella, cambiava sempre lavoro e non aveva mai un uomo fisso, usciva la sera tardi e frequentava spesso uno strano bar, un po’ fuori Kembleford…uno di quei bar che è meglio stare alla larga, però non ricordo il nome-spiegò la segretaria-a sì, che smemorata, ho anche sentito che è stata arrestata, grazie all’influenza del marito della sorella ha avuto solo una condanna, lieve.
-Cosa aveva combinato? -ecco, era questo che stava cercando, molto probabilmente gli avrebbe rivelato come mai la volevano morta.
-Non lo so, non è mai stato reso pubblico-spiegò lei.
-Quanto tempo fa è successo? -domandò Chris pensierosa.
-Tre anni e mezzo fa-rispose lei.
-Mm…allora credo che il motivo per cui sia stata arrestata centri con il suo omicidio-disse più a sé stessa.
-Dobbiamo solo scoprire cosa ha fatto…vuoi forse chiedere al tuo nuovo amico, l’ispettore Sullivan? -la prese in giro Sid.
-Nuovo amico? -domandò curiosa la signora M.
-Lasciamo perdere-disse Chris, la quale non aveva la minima voglia di rendere pubbliche certe questioni personali- Un’altra persona che sa qualcosa è la sorella, ma dubito che uno dei due ci dica quello che vogliamo sapere.
-Forse Amanda Inglethorp a Padre Brown qualcosa dirà-disse la signora M.
-Si, ha ragione-rispose Chris-la ringrazio signora M…e ancora ottime queste focaccine-disse lei prendendone un’altra e mettendola in bocca, per poi uscire seguita da Sid.
-Forse anche a te l’ispettore Sullivan dice qualcosa se glielo domandi-le dice Sid.
-Dubito che sappia qualcosa, siccome è arrivato qui poco prima di me, e dubito mi mostri quel fascicolo-rispose lei.
-Questo è vero-disse semplicemente Sid salendo in macchina. Poi si diressero alla St. Mary.
 
-Salve Padre Brown, scoperto qualcosa? -domandò Chris entrando in casa.
-Ho visitato nuovamente la scena del crimine, ma non ci sono molti indizi-rispose lui-tutto bene invece alla polizia?
-L’ispettore Sullivan ha voluto parlare con lei da solo-rispose Sid-credo che abbia interesse per lei-aggiunse poi venendo squadrato dalla fumettista.
-Siamo anche stati dalla signora McCarthy per avere qualche informazione sulla vittima, sapeva che Jane Ryder è stata arrestata circa tre anni e mezzo fa? È stata poi rilasciata, e la cosa non è stata resa pubblica, ma credo che quel fatto centri col movente-spiegò Chris.
-Avevo sentito delle voci, ma non so per cosa…forse è meglio che glielo domandi alla signora Inglethorp, forse riesco ad ottenere qualcosa-disse pensieroso il prete-puoi domandare all’ispettore Sullivan di mostrarti il fascicolo di quel caso? -le domandò poi.
-Perché io? E comunque dubito che me lo mostrerà-rispose lei.
-Sid ha detto che è interessato a te, magari ti mostra il fascicolo-spiegò il prete.
-Ok, domani mattina vado a domandarglielo, ma solo se non c’è in giro Sam! -accetto rassegnata lei-e comunque credo che sia solo incuriosito da me, nel giro di poco tempo mi tratterà come tratta lei-aggiunse infine, anche se a dire la verità, persino lei era incuriosita da lui dopo il suo comportamento.
-Bene, visto che siamo tutti d’accordo direi che possiamo mangiare-disse infine Padre Brown.
 
La mattina seguente Chris sgattaiolò fuori di casa perché nello scendere le scale sentì la voce della signora McCarthy e non aveva alcuna voglia di ascoltare la sua ramanzina su come fosse vestita e che era meglio se indossava una gonna. Ma non poteva farci nulla a lei piacevano i jeans strappati, senza contare che li trovava comodi. Stavolta erano neri, e sopra aveva una canottiera di pizzo bianca, anche questa leggermente corta, e una giacca di pelle nera maniche tre quarti, e ai piedi le sue solite scarpe da ginnastica nere brillantinate.
La mattina era fresca come sempre, e lei questo lo apprezzava. Sicuramente in Italia iniziava il caldo soffocante dove non si riusciva più nemmeno a respirare. Si incamminò verso la stazione di polizia, le piaceva fare due passi, e quel paesino era tranquillo, non molto trafficato, ma non mancavano mai i turisti, anche perché sembrava che Kembleford si fosse fermato agli anni Cinquanta, anche se ovviamente non mancavano le tecnologie e le innovazioni del XXI secolo. Si fermò davanti ad una pasticceria che aveva appena sfornato brioches fresche, e si disse di fermarsi a fare colazione visto che non aveva ancora mangiato un boccone.
Fece con calma, sapeva che era ancora presto e sicuramente l’ispettore non era ancora arrivato al lavoro. Mentre sorseggiava il tè si perse nei suoi pensieri, ripensando agli eventi del giorno precedente. Quando era andata alla centrale, era sicura ci fosse anche Sam e sapeva perfettamente come avrebbe reagito nel venire a conoscenza che lei aveva tenuto dei fascicoli. Invece vi aveva trovato solo l’ispettore Sullivan, il quale l’aveva poi sorpresa nel coprirla, e ora, era curiosa di saperne il motivo, e sapeva che sicuramente oggi glielo avrebbe chiesto. Sospirò e si abbandonò allo schienale della sedia, quando intravide una figura famigliare entrare nella pasticceria, così decise di divertirsi un po’.
-Ehi ispettore, siamo venuti a comprare qualche ciambella? Allora è vero quello che si dice sui poliziotti-disse lei scherzosamente.
L’ispettore, per tutta risposta si girò nella sua direzione, visto che sapeva esattamente chi avesse parlato, inoltre, a quell’ora, c’erano solo loro due.
-Posso sapere cosa ci fai qui? Pensavo che ti sfamassero da Padre Brown-lui si avvicinò e appoggiò una mano sulla sedia guardandola. Lei odiava essere guardata dall’alto in basso.
-C’era la signora McCarthy e non avevo voglia di discutere con lei su come io debba vestirmi-sbuffò-e siccome dovevo venire alla centrale per parlarti, mi sono fermata a fare colazione, tu invece cosa ci fa qui? -domandò dopo avergli spiegato.
-Per lo stesso motivo-spostò la sedia e si sedette di fronte a lei-allora, di cosa volevi parlarmi ancora? Hai forse trovato un altro caso simile nei fascicoli del tuo ex? -domandò spostandosi in avanti.
-No…a proposito di quello, come mai mi hai coperta con Sam, non che non te ne sia grata, ovviamente, ma sono curiosa-rispose lei con un’altra domanda, osservando attentamente i suoi lineamenti e vedendo quanto fosse differente dal suo defunto fidanzato.
-Sinceramente non lo so, anche se credo tu debba inviarglieli in forma anonima-rispose lui. In effetti era vero, non sapeva perché aveva aiutato quella strana donna, forse perché la incuriosiva. Era misteriosa. Non sapevi cosa le passasse per la testa. O meglio, un attimo prima sembra una donna normale, l’attimo dopo ti stravolge spiegandoti accuratamente tutti i dettagli che ha notato e arrampicandosi su un albero senza alcun problema, e pudore. Forse era questo il motivo per cui lo intrigava tanto.
-Non ha senso inviarglieli in forma anonima, se gli arrivano sanno sicuramente che sono io a mandarglieli-precisò lei.
-Questo è vero-bevve un sorso di tè che gli era appena arrivato-e invece, per che altro volevi vedermi.
-Era per chiederti un favore, in realtà, Padre Brown mi ha quasi costretta perché pensa che forse, se sono io a chiedertelo, non riceviamo un no…comunque, siamo venuti a sapere che tre anni e mezzo fa, circa, Jane Ryder è stata arrestata, uscita quasi subito e la storia è stata praticamente insabbiata, ma crediamo che in centrale il fascicolo ci sia ancora, quindi…
-Quindi speravate che io ti facessi vedere quel fascicolo-continuò lui per lei-aspetta un secondo, come fai a sapere dell’arresto? Nemmeno io lo sapevo, e credete che centri col suo omicidio? -domandò poi.
-La sinora McCarthy…e si, ne sono sicura, altrimenti sarebbe una strana coincidenza.
-In effetti è vero…mm-stette ad osservarla per qualche secondo-se io ti faccio vedere quel fascicolo, tu però poi devi farmi un favore-disse poi.
Chris lo osservò stupita. Non si aspettava una cosa del genere. Ok, forse perché al suo defunto fidanzato non l’avrebbe chiesto, si avrebbe fatto da sola, ovviamente.
-Di che favore si tratta? -per decidere se accettare o meno doveva sapere quale tipo di favore chiedeva.
-Diciamo che potrei chiedertelo al prossimo caso, non necessariamente a questo, in pratica devi accettare a scatola chiusa-le disse.
Lei lo osservò dubbiosa, ma poi si decise-D ’accordo-rispose solamente.
-Bene, allora andiamo, prima che arrivi la tua amica Sam, perché credo tu non voglia farti vedere da lei-sorrise lui alzandosi e avviandosi per pagare.
-Aspetta, come lo sai…ehi, posso pagare per me! -aggiunse, vedendo che stava pagando anche la sua colazione.
-Nessun problema…e quello è una mia certezza, credo che vederla ti faccia soffrire per via del ricordo che si porta dietro-rispose lui. Voleva anche aggiungere che era come un libro aperto, ma il suo istinto gli diceva che si sbagliava, quella ragazza non era affatto un libro aperto.
-Grazie-rispose solamente lei, per poi seguirlo all’esterno.
 
Nel frattempo, Padre Brown stava parlando con la signora McCarthy.
-Ma quella ragazza quanto dorme? -domandò la segretaria non avendo ancora visto scendere Chris.
-Credo sia già uscita, doveva andare in centrale a parlare con l’ispettore Sullivan-le rispose il prete, il quale aveva intravisto Chris uscire e notato il modo in cui era vestita, capendo il motivo per il quale non si era fatta vedere.
-Che maleducata, senza nemmeno salutare o dire una parola…
-Non voleva incrociare la sua amica poliziotta in centrale, per questo è partita di fretta.
-Lei invece quando andrà a parlare con Amanda Inglethorp?
-Tra un’oretta, mi sembra ancora presto per andare a fargli una visita-rispose.
 
-Padre Brown è venuto a farvi visita-disse il maggiordomo agli Inglethorp entrando in salotto accompagnato dal prete.
-Salve Padre, cosa possiamo fare per voi? -domandò il signor Inglethorp.
-Sono venuto a vedere come stavate dopo l’accaduto, assicurarmi che steste bene-rispose il prete-e anche per sapere se avete qualche suggerimento per l’elogio di vostra sorella, Amanda.
-È dura, ero legata a mia sorella, anche se era uno spirito libero-era ancora molto provata dall’accaduto-chi può averle fatto questo? -domandò poi arrabbiata.
-Uno psicopatico, tesoro, venuto qui dall’Italia-il marito l’abbracciò.
-Posso farle una domanda? -domandò il prete-posso chiedervi cosa ha fatto vostra sorella per finire in prigione tra anni e mezzo fa?
-Voi, come osate…-iniziò l’uomo arrabbiato.
-Crediamo che sia la causa della morte di Jane, crediamo che la vittima designata sia sempre stata lei, ha ucciso le altre due donne per sviarci e farci credere che fosse uno psicopatico, quando invece è un meticoloso, spietato e freddo assassino-spiegò Padre Brown il motivo di tale domanda.
-Mia sorella ha combinato un casino, ha frequentato un ragazzo sbagliato che gli faceva frequentare una compagnia sbagliata, la faceva bere e drogare, e ha combinato un casino, dopo ciò l’abbiamo mandata in una clinica specializzata-spiegò Amanda.
-Crede davvero che quel caso centri con la morte di Jane? -domandò quindi il marito.
-Si, ne sono più che sicuro, e venire a conoscenza di ciò può avvicinarmi all’assassino.
-Quella sera, come ogni altra, l’ex di mia sorella le aveva fatto mischiare alcol e droga. Erano in un locale e lei lo ha visto ballare in modo molto equivoco con un’altra donna. Hanno litigato, lei se n’è andata arrabbiata. Ha preso la macchina, ma nelle sue condizioni non era evidentemente in grado di guidare. Ci fu un incidente, una ragazza è rimasta uccisa…vedendo le sue condizioni il giudice ha decretato che sarebbe dovuta andare in una clinica specializzata, e così è stato fatto…non è mai stata cosa pubblica perché abbiamo deciso di mantenere una certa discrezione, e anche il giudice e la polizia hanno accettato, un po’ meno la famiglia della vittima-raccontò la signora Inglethorp.
-Lo sappiamo che abbiamo sbagliato ad insabbiare tutto, ma non volevamo che Jane ne soffrisse una volta uscita da quella clinica, provava già rimorso verso sé stessa, non c’era bisogno che anche la gente di Kembleford la guardasse dall’alto in basso.
-Ho capito, grazie-rispose il prete-sono sicuro che riusciremo a trovare il suo assassino ora-concluse.
 
-Jane Ryder, ecco qui il fascicolo della sua cattura-disse l’ispettore Sullivan estraendo tale documento da una cassettiera.
Chris richiuse la cassettiera che stava guardando (si trovavano in archivio) e si avvicinò all’ispettore.
-Wow, vedo che aveva un tasso alcolico molto alto, ed era pure drogata, ma dubito che sia stato questo che abbia spinto qualcuno ad ucciderla-commentò lei mentre guardava il fascicolo che l’ispettore teneva ancora in mano.
-Guarda, è stata arrestata per aver ucciso una ragazza, Olivia Watkins, 22anni-lesse lui più avanti.
-Aspetta, ho visto prima il suo fascicolo-si avvicinò alla cassettiera che stava guardando prima, la aprì, guardò un attimo tra le schede e ne estrasse una, poi si avvicinò nuovamente con essa all’ispettore-era fuori per il suo addio al nubilato.
-La storia è stata insabbiata, e Jane Ryder si è fatta tre anni in una clinica per disintossicarsi-lesse ancora l’ispettore-quindi, chi può avercela con lei? Il fidanzato o la famiglia?
-Dubito che siano stati i genitori, ma ha lasciato un paio di fratelli, un gemello e uno più grande di lei di un paio d’anni.
-Quindi abbiamo minimo tre indiziati e il motivo per cui l’assassino non abbia ucciso subito miss Ryder.
-Già, trovandosi in una clinica era troppo sorvegliata, per cui meglio esercitarsi prima su altre donne, ma perché in Italia, e perché prendere spunto da un libro-domandò più a sé stessa.
-Lo scopriremo, andiamo, devo andare a parlare con i tre sospettati.
Rimisero a posto i fascicoli, poi uscirono dall’archivio e tornarono verso l’ufficio dell’ispettore.
-Chris, cosa fai nuovamente qui? -domandò Sam vedendola.
La fumettista sospirò-Sono venuta a chiedere alcune informazioni all’ispettore Sullivan-rispose semplicemente lei.
Sam stava per dire qualcosa, quando uno strano ometto entrò nella centrale.
-Scusate, dovrei denunciare una persona di omicidio-disse semplicemente rivolto al gruppetto.
-Sono l’ispettore Sullivan, mi dica pure, chi deve denunciare? -domandò lui un po’ sconcertato.
-Me stesso, e per essere più preciso di tre omicidi, tra cui quello di Jane Ryder! -dichiarò infine, lasciando il trio scioccato.
 
-È assurdo, non può essere stato lui, andiamo, è impossibile, non mi sembra affatto la persona che commettere tre omicidi efferati-osservò Chris che girava per l’ufficio dell’ispettore.
-Ha confessato lui stesso di aver ucciso quelle donne, e anche il modo in cui lo ha fatto, non c’è alcun dubbio che sia lui il nostro uomo-disse l’ispettore davanti all’evidenza.
-Ma andiamo, questo Bartholomew Harris è insicuro, paranoico…insomma, non è il killer freddo e meticoloso che può aver mozzato testa gambe e braccia e poi aver ricomposto il corpo, trema tutto, è impaurito, no…non è lui! -spiegò lei.
-Ascolta, forse abbiamo perso tempo a credere che miss Ryder fosse la vittima designata, abbiamo controllato, quest’uomo è stato in Italia nello stesso periodo in cui sono state uccise le due donne-spiegò lui, ricevendo un’occhiataccia da Chris.
-No, io non ci credo affatto-e detto questo uscì.
-Forse dovresti lasciare in sospeso quell’uomo, tenerlo in custodia ma aspettare ad incriminarlo-Sam decise di parlare.
-Ha confessato di essere lui il colpevole, è attendibile in tutto, perché dovrei quindi lasciarlo in sospeso e aspettare ad incriminarlo? -domandò lui.
-Chris-rispose semplicemente lei.
-Non ti seguo-ora era confuso.
-In Italia, Chris ci ha aiutato spesso, era una specie di consulente non pagata-iniziò-a volte nemmeno la interpellavamo, ma quando lui portava a casa un fascicolo per gli ultimi accertamenti, e lei per sbaglio, o più per noia e curiosità, gli dava un occhio, se avesse avuto qualche dubbio sulla risoluzione di esso, il mio partner avrebbe riesaminato tutto il caso, le prove, mandava tutto il lavoro a soqquadro solo perché lei aveva qualche dubbio-spiegò tristemente.
-Solo perché la sua fidanzata aveva qualche dubbio? Come ho già ripetuto ho il colpevole ed è stato lui stesso a confessare, senza alcuna pressione, non rimando il tutto solo perché lei ha un dubbio, può sempre sbagliarsi! -disse lui sicuro.
-Non si è mai sbagliata…anche noi all’inizio eravamo scettici, ma tutte le volte che lei aveva un dubbio si rivela tutto fondato, il colpevole non era chi pensavamo noi-gli disse guardandolo dritto negli occhi.
-Ok, le d’ho il beneficio del dubbio, e continuo a trattare il caso come se fosse miss Ryder la vittima designata, ma se non salta fuori nulla entro 24ora, il signore Harris va a processo.
-Ok-sorrise. Poi fece un lungo sospiro-Sono felice di vedere che si sta riprendendo, credo che venire a Kembleford le abbia fatto bene-guardò fuori dalla finestra mentre diceva ciò.
-Si, beh, pian piano tornerà quella di prima-rispose semplicemente lui.
-Io non credo, anzi, ad essere sincera, si sta comportando in modo leggermente differente di quando era in Italia e interagiva con noi, credo che stia cambiando, anzi, ricominciando in un posto dove nessuno la conosce e non può avere pregiudizi su di lei, sta finalmente diventando chi veramente è, e questo mi rende felice, e credo anche che lei la incuriosisca un po’-disse invece lei.
-Pregiudizi? In che senso? E comunque anche lei mi incuriosisce un po’, sembra il tipo di persona che un momento prima sembra dirti tutto, l’attimo dopo scopri che invece nasconde qualcosa.
-Non voglio influenzarla, non sarebbe giusto, né per lei, né per voi, ispettore…voglio che lei impari a conoscerla per chi è davvero…voglio che lei sia felice, glielo devo, sia a Chris che al mio vecchio partner-rispose solamente Sam. Già, aveva intuito che Chris aveva iniziato a provare interesse per l’ispettore Sullivan, e che era reciproco, certo, non era amore o altro, ma credeva che col tempo lo sarebbe diventato, anche perché sapeva che l’amica aveva un certo interesse per i poliziotti, ma sapeva anche che raccontare all’ispettore del suo passato non le avrebbe giovato perché ora era cambiata, ora poteva ricominciare, ricominciare a vivere, e stavolta, trovare qualcuno che si interessasse a lei per chi fosse veramente. Non che il suo defunto partner non l’amasse o altro, anzi, aveva anche sacrificato la sua vita per lei, ma sapeva che c’erano volte che lui la usava per il suo talento, per questo portava a casa i fascicoli quando lei non partecipava ad un caso, per sapere se andavano o no nella giusta direzione. Invece, aveva il sospetto che lì non sarebbe successo perché nessuno conosceva quella parte di lei che era stata un tempo, e che c’era ancora, certo, ma che ora si stava amalgamando alla parte di lei che in Italia mostrava solamente, all’altra facciata che tutti conoscevano. Sapeva che un giorno l’ispettore e tutti gli altri l’avrebbero saputo, ma sapeva anche che avrebbero continuato a trattarla come sempre, come ora, ed era quello che lei voleva per Chris, una vita dove non aveva bisogno di nascondere chi fosse, ma di essere chi davvero era.
-D’accordo, se lo dice lei-rispose solamente lui. Al che lei sorrise.
 
-Scoperto qualcosa, Padre? -domandò Chris non appena Padre Brown entrò in cucina.
-Si, la sorella mi ha detto che miss Ryder in quel periodo frequentava una brutta compagnia, aveva un ragazzo poco raccomandabile che la faceva bere e drogare e quella sera hanno litigato, lei è uscita dal locale in cui si trovavano, ovviamente in stato di ebrezza e sotto effetto di droga e ha ucciso una ragazza, il giudice l’ha condannata in una clinica specializzata per disintossicarsi dove è rimasta per tre anni, hanno anche insabbiato il tutto perché non volevano che la sorella ne soffrisse una volta uscita per via degli sguardi della gente-spiegò il prete.
-La ragazza rimasta uccisa si chiamava Olivia Watkins, aveva 22 anni ed era fuori per il suo addio al nubilato. Chi poteva avercela con Jane Ryder erano i due fratelli di lei e il fidanzato…però-si fermò un attimo pensierosa, era ancora un po’ alterata per ciò che era successo quella mattina.
-Però cosa? -domandò Padre Brown visibilmente curioso.
-Un uomo è venuto a confessare gli omicidi mentre ero lì, un certo Bartholomew Harris, un tipo insignificante, quasi paranoico, insicuro…l’opposto della persona che può aver commesso quegli omicidi, ma ovviamente, secondo l’ispettore Sullivan il caso è chiuso, ha già il colpevole, ma se gli farebbe fare una valutazione psichiatrica vedrebbe che avrebbe qualche problema, anche se Bartholomew Harris crede davvero di aver commesso l’omicidio, non ha mentito…però…-è sì, ovviamente era ancora arrabbiata per quella mattina, così si sfogò in un fiume di parole con il prete.
-Però non può essere lui, forse glielo hanno fatto credere, come ad Alexander Bonaparte Cust-disse il prete al suo posto.
-Già, lo credo anch’io, bisogna solo capire chi dei tre lo ha spinto a credere di essere lui il killer-si dondolò esasperata sulla sedia sfregandosi la testa.
-Dobbiamo fare una ricerca sui tre sospettati, per caso, ti ricordi i loro nomi?
-Il fidanzato si chiamava William Ascher, il fratello maggiore George Watkins mentre il gemello James Watkins-rispose lei senza alcun problema.
-Mm, bella memoria…ma aspetta, hai detto che aveva un gemello, forse è stato lui, tra gemelli non c’è forse quel legame particolare?
-Probabile, anche se a volte credo che sia solo fantasia letteraria, comunque, bisogna assolutamente scoprire che lavoro fanno e se sono stati in Italia.
-Andremo a parlare con la famiglia Watkins allora, sicuramente sapranno dirci qualcosa anche sul fidanzato della figlia defunta-si stava alzando, ma Chris lo bloccò.
-Aspetti Padre, c’è un modo più semplice per scoprire qualcosa su di loro senza andare a turbare la famiglia con supposizioni-disse lei.
-E in che modo? -domandò il prete incuriosito.
-Al giorno d’oggi tutti pubblicano la loro vita sui social, certo, non avranno sicuramente dichiarato di aver ucciso, però, possiamo scoprire che lavoro fanno, dove sono andati, ecc.… ecco, guardi qui, George Watkins, 26 anni…mm, mica male, non è mai stato in Italia negli ultimi tre anni, si sta per sposare e lavora come architetto, peccato…
-Si, avevo sentito dei social in qualche confessione, ma non avevo mai avuto interesse ad usarli per le indagini, preferisco parlare con le persone…questo vuol dire che anche tu hai un profilo.
-Si, ma solo per via del mio lavoro, anche se preferirei farne a meno, e comunque lo aggiorno una volta alla settimana se me lo ricordo, e non ci scrivo nulla di persona, ci tengo alla mia privacy, inoltre anch’io preferisco parlare con le persone, perché così posso leggerle, vedere il loro sguardo, capire se mentono, studiarle in pratica, è così che rendo veri i miei personaggi, mentre suoi social non sai mai se mentono o dicono la verità, però ora voglio usarli per farmi un’idea delle persone perché abbiamo poco tempo e voglio restringere il cerchio-spiegò lei.
-Interessante, proseguiamo allora.
Chris sorrise e digitò il prossimo nome.
-Ed ecco il gemello, abbiamo la stessa età…lui è stato in Italia un paio di volte, ma non sembra fare un lavoro che gli dia una conoscenza dell’anatomia umana per mozzare così gli arti di una donna…anche se è vero che uno che fa lo scrittore si documenta, però è un novellino, per il momento ha scritto appena un libro…
-Però anche tu che scrivi e disegni storie gialle utilizzi le indagini per raccontare una storia, cambiando alcune cose, è vero, ma sono comunque molto verosimili-osservò Padre Brown.
-Ha letto i miei fumetti? Ne sono onorata-disse lei-e comunque ha ragione, inoltre ha dimestichezza coi libri è può aver utilizzato uno di essi…ed ora è il momento del fidanzato…ma guarda, William Ascher, psicologo, anche lui è stato in Italia…interessante, potrebbe persino aver avuto in cura il signor Harris e avergli fatto così capire di essere stato lui ad aver ucciso quelle donne…
-Ma anche uno scrittore può averlo fatto…dobbiamo parlare con i due indiziati-disse il prete.
-Perfetto, allora io parlo con lo scrittore, facciamo lavori simili, magari posso agganciarlo…ecco infatti è in linea, gli lascio un messaggio, gli scrivo che voglio conoscerlo per curiosità professionale, così forse sarà più disposto ad incontrarmi…lei può andare a parlare con lo psicologo, in fondo, entrambi ascoltate i peccati delle persone e ne mantenete il segreto.
-Buona idea, ci aggiorniamo stasera, quindi-Padre Brown uscì di casa, mentre Chris stava digitando messaggi al computer.
 
Chris entrò nel bar dove aveva appuntamento con James Watkins. Si guardò in giro pensierosa, sapeva di dover scoprire se fosse stato lui ad uccidere quelle donne cercando di non destare sospetti. Sorrise, in fondo quella era una sua specialità, anche se di solito usava metodi meno consoni ma più divertenti. Lo intravide in un angolo del bar e si diresse verso di lui. Ora che poteva guardarlo meglio, a dispetto di una fotografia, decise che era un bel giovane, senza contare che aveva anche la sua età, ma c’era qualcosa in lui che non la convinceva.
-Salve signor Watkins, sono Chris…
-Chiamami James, in fondo avremmo pressappoco la stessa età-la interruppe lui-piacere di conoscerti-si alzò in piedi e le allungò una mano che lei strinse-ma prego, accomodati.
-Grazie-si sedette e poco dopo arrivò la cameriera e i due ordinarono.
-Quando mi hai contattato ho curiosato un po’ sulla tua pagina Facebook, sono rimasto stupito nello scoprire che sei una fumettista, ti devo confessare che sto leggendo i tuoi fumetti, disegni veramente bene, e le storie che racconti sono molto appassionanti, faccio spesso fatica a trovare il colpevole-confessò James.
-Ne sono onorata, ho visto che tu invece fai lo scrittore, libri gialli, ho visto che ne hai pubblicato uno.
-Si, anche se devo ammettere che non sono alla tua altezza, l’hai letto? Forse mi puoi dare qualche dritta-domandò speranzoso.
Lei sorrise tristemente, sapeva che se doveva tirargli fuori la storia di sua sorella, raccontargli qualcosa di lei l’avrebbe smollato.
-Veramente è stato un anno difficile, per questo sono venuta a vivere momentaneamente a Kembleford-iniziò con calma-il mio fidanzato era un poliziotto, è da lì che ho preso spunta per gran parte delle mie storie, utilizzo casi reali, modificandoli per non far capire a nessuno quello che rappresentavano in origine…purtroppo lui è morto l’anno scorso e prima che mi mandassero qui ho passato un anno rinchiusa in camera a lavorare senza mai uscire fuori da essa…per questo non ho avuto occasione per leggere il tuo libro-spiegò lei.
-Mi dispiace, so come ci si sente, anch’io ho perso qualcuno che amavo-eccolo, aveva abboccato all’amo.
-Davvero, chi era? Una fidanzata forse? -non aveva ancora perso il suo tocco magico.
-No, mia sorella gemella, l’hanno investita più di tre anni fa, e la cosa peggiore è che la colpevole è stata rinchiusa per tre anni in una clinica per disintossicarsi visto che hanno usato la scusa dell’alcol e della droga-spiegò lui arrabbiato.
-Mi dispiace, so come i senti, il farabutto che ha ucciso il mio fidanzato è morto poi in uno scontro a fuoco, senza poter pagare i suoi crimini.
-Io ho letto che anche chi ha ucciso mia sorella è morta…non doveva andarsene via così, anche se un po’ se lo merita.
Chris lo osservò, quell’uomo era in collera, ma per il momento non le aveva fatto intendere che abbia ucciso lui quelle donne.
-Forse è meglio cambiare discorso…ho letto sul tuo profilo che sei stato in Italia un paio di volte, come ti è sembrata? Sai, visto che io vengo da lì sono curiosa di conoscere cosa ne pensa qualcuno che viene da fuori.
-Bella, ricca di storia…sono venuto lì per fare delle ricerche per il mio romanzo-sembrava essersi rasserenato un po’.
-Mm, ora mi hai incuriosita, di cosa parla il tuo romanzo?
-Perché non lo leggi? Ne ho proprio qui una copia, cosi poi mi fai sapere cosa ne pensi, e come posso migliorare per far sembrare più interessate il prossimo-gli porse il libro.
-Ne sarei onorata-lei lo prese.
-Ora mi devo scusare, ma devo andare, ho un altro impegno-si alzò in piedi, e lo stesso fece lei-spero di risentirti presto-la salutò e se ne andò.
Lei si risedette, diede uno sguardo al libro e, solo per curiosità, lo aprì e iniziò a leggere le prime righe.
 
Padre Brown entrò nell’ufficio di William Ascher. Era un piccolo ufficio, molto accogliente per essere uno studio psichiatrico.
-Salve Padre, le serve forse qualcosa? È preoccupato per qualche suo parrocchiano? -un uomo piuttosto alto col camice bianco uscì dal suo ufficio e si avvicinò al prete.
-A dire il vero sì, ma non credo che qualcuno di loro abbia bisogno dello psicologo-rispose Padre Brown.
-Allora cosa è venuto a fare qui? -domandò quindi incuriosito lo psicologo.
-Avrei bisogno di parlare con lei di una questione piuttosto delicata riguardante il tragico incidente di Olivia Watkins e del recente omicidio di Jane Ryder-rispose il prete.
Lo sguardo di William Ascher si rabbuiò un attimo prima di parlare nuovamente-Andiamo a parlarne nel mio ufficio-gli indicò il suo ufficio.
Padre Brown entrò nella stanza che gli era stata indicata, seguito poi dallo psicologo.
-Allora Padre, mi dica, cosa vuole sapere? -domandò una volta aver chiuso la porta ed essersi seduto.
-Ha saputo che recentemente è stata uccisa Jane Ryder? Io e un’altra persona crediamo che il suo omicidio sia collegato con la morte di Olivia Watkins.
-Volete quindi sapere se sono coinvolto? È vero che l’incidente mi ha provocato molta rabbia, e anche l’insabbiamento di tutta la questione, ma me ne sono fatto una ragione-spiegò.
-Ha idea di chi altri avrebbe voluto morta miss Ryder? -domandò il prete guardandosi attorno pensieroso.
-Molte persone, credo…ma non posso dirlo con certezza-rispose l’altro uomo.
-Conosce un certo Bartholomew Harris? -domandò quindi il prete.
-Mai sentito nominare, Padre, perché me lo domanda?
-Nulla di speciale…vedo che ha il libro scritto da James Watkins-Padre Brown vide il libro appoggiato sopra la scrivania.
-Si, sono ancora in contatto con la famiglia di Olivia, e il fratello mi ha mandato il libro per cortesia-spiegò William.
-Beh, grazie per aver parato con me! -Padre Brown si alzò e gli strinse la mano, poi uscì dall’ufficio facendo roteare il suo ombrello.
 
Quando Padre Brown rientrò in casa, Chris era seduta nel suo ufficio immersa nel libro di James Watkins.
-Lettura interessante? -domandò Padre Brown.
-Mm, si, abbastanza…-era leggermente pensierosa.
-A cosa stai pensando? -il prete si stava incuriosendo.
-Descrive perfettamente i tre omicidi, sembra quasi una confessione…ha anche detto che è stato in Italia per fare ricerche-rispose ancora pensierosa-mentre a te come è andata? Cosa ti ha detto William Ascher?
-Niente di che, ha detto che ha provato rabbia ma che è andato avanti, e ha detto che non conosceva nessun Bartholomew Harris, anche se credo abbia mentito, inoltre aveva una copia del libro di James Watkins.
-Mm, interessante, quindi, o è stato il fratello, oppure lo psicologo ha preso spunto dal libro…dobbiamo parlare con il signor Harris, da lui sapremo con chi ha avuto a che fare.
-Allora mi aggiorna una volta che ci ha parlato?
-Perché non vai tu a parlarci?
-Perché è lei il prete e può confessarlo, e non le faranno domande su cosa gli ha detto, a me lo possono chiedere, inoltre voglio sapere come va a finire questo libro-spiegò lei tornando alle pagine del libro.
-Allora a più tardi-Padre Brown la salutò e poi uscì nuovamente.
 
-Allora Padre, lei vuole parlare con Bartholomew Harris, le d’ho 10 minuti- l’ispettore Sullivan lo accompagno alla cella del sospettato e gli aprì la porta-10 minuti! -rimarcò nuovamente lui, aspettando che il prete entrasse per richiudere la porta e andarsene.
-Salve signor Harris, sono Padre Brown-si presentò il prete.
-Non ho richiesto la presenza di un prete-disse l’altro uomo.
-Sono venuto per porle qualche domanda, ho sentito che stamattina ha confessato di aver ucciso tre donne, e …-iniziò il prete.
-E quindi? Si, ho ucciso tre donne, due in Italia e una qui a Kembleford-rispose lui nervosamente.
-Conosce per caso William Ascher o James Watkins? -domandò il prete.
-Si, conosco James, perché?
-Da quanto tempo? -il prete iniziava a preoccuparsi.
-Era un mi studente alle superiori-rispose Bartholomew incuriosito da tali domande.
-Lo sente ancora? A per caso letto il suo libro? -domandò quindi incuriosito il prete.
-Ci siamo rincontrati poco dopo la morte della sorella e siamo rimasti in contatto, mi ha mandato una copia del libro quando è stato pubblicato, come mai me lo domanda?
-Grazie…agente-chiamò Padre Brown battendo sulla porta. Poco dopo arrivò un agente ad aprirgli la porta e lui uscì di corsa.
 
Chris arrivò all’ultima pagina del libro, e rimase leggermente scioccata per ciò che lesse, capendo molte cose, così uscì di corsa per andare in centrale.
 
Chris entrò di corsa alla centrale e andò a scontrarsi con l’ispettore.
-Ehi, calma, come mai tutta questa fretta? -le domandò una volta che lei si fu leggermente allontanata.
-Padre Brown è ancora qui? -domandò girandosi verso il corridoio che portava alle celle.
-Si, perché? Sta ancora parlando con il sospettato-teneva ancora una mano appoggiata sulla spalla di lei.
-Ho appena finito di leggere il libro scritto da James Watkins…dobbiamo fare presto, sta per accadere qualcosa di brutto…devo parlare con Padre Brown-rispose cercando di andare verso le celle.
-Aspetta un attimo, calmati e spiegati, perché non ci sto capendo molto.
-Ispettore, so chi è il colpevole…Chris, come mai sei qui? -il prete aveva notato la ragazza.
-Ho appena finito il libro, ha descritto perfettamente ogni passo, ogni omicidio, e anche come ha fatto a far credere al suo professore che è stato lui, ma il libro termina in modo differente dalla Serie Infernale, e non c’è tempo da perdere, James ha intenzione di fare qualcosa di brutto, dobbiamo raggiungerlo immediatamente!
-Ok, ora non ci sto capendo più nulla! -disse l’ispettore più a sé stesso.
-James Watkins è stato in Italia nel periodo in cui quelle donne sono morte, per fare ricerche, mi ha detto, ed infatti è ciò che ha fatto. Ha ucciso la prima vittima perché l’ha vista salire in macchina ubriaca, si è arrabbiato vedendo ciò e ricordando cosa fosse capitato alla sorella, così l’ha seguita e uccisa, non aveva però ancora la capacità di mozzargli gli arti, così ha inciso la prima lettera dell’alfabeto greco, l’Alfa, e se n’è andato. La seconda vittima era drogata, per cui è stato facile ucciderla, ma stavolta le ha mozzato gli arti con precisione, anche perché aveva studiato come fare, aveva provato su degli animali, ed ha inciso la Beta…non so perché ha poi atteso che Jane Ryder uscisse dalla clinica, l’ha seguita e l’ha uccisa, segnandola con la lettera Omega-spiegò Chris.
-Esatto, ed ha scritto il libro dove descriveva tali crimini come se fosse solo frutto della sua immaginazione, mandando una copia a Bartholomew Harris, suo professore, e a William Ascher, psicologo ed ex fidanzato della sorella, voleva far credere ad uno dei due di essere stato lui ad uccidere, ma col dottor Ascher non è stato, anche perché dubito che abbia letto il libro, mentre il signor Harris lo ha fatto, anche perché voleva dare un parere al suo studente-continuò Padre Brown con le spiegazioni.
-Anche perché il libro fa credere a chi lo legge e di essere stato lui, tuttavia una persona che non conosce i fatti crede sia solo un bel libro, ma uno come Harris ha creduto che stesse parlando di lui, gli ha indotto a credere di essere il killer, per questo è venuto qui ha confessare, ma è innocente…
-Quindi, chi veramente ha ucciso quelle donne è stato James Watkins, gemello di Olivia Watkins?
-Esatto! -risposero in coro i due.
-E se si attiene esattamente a ciò che ha scritto nel libro dovremmo sbrigarci, nel libro, al termine di tutto, il killer si uccide impiccandosi ad un albero con della lenza da pesca staccandosi la testa, morte orribile, e credo che sia ciò che voglia fare, quindi dobbiamo assolutamente sbrigarci-continuò poi Chris, facendo capire che avevano fretta.
-Dove pensi che avvenga ciò? -domandò l’ispettore mentre si stavano dirigendo alla macchina.
-Non so dove si trovi, nel libro descrive il luogo una vasta pianura fiorita, papaveri mi sembra, vicino sgorga anche una piccola sorgente d’acqua…era il posto preferito dalla sorella.
-Penso di sapere dove sia, giri a destra, ispettore-intervenne il prete.
 
Arrivarono al campo dopo dieci minuti, grazie alle indicazioni di Padre Brown. Per fortuna arrivarono in tempo, visto che il giovane non si era ancora impiccato, ma stava preparando il suo suicidio.
-James, non lo fare, Olivia non lo vorrebbe-Chris corse verso di lui tentando di fermarlo.
-Cosa ci fai qui? E loro? -domandò lui.
-Sappiamo che hai ucciso tu quelle donne-intervenne l’ispettore.
-Ho letto il libro, James, e ho capito…il libro, è una piena confessione, ma non deve per forza terminare in modo tragico-tentò nuovamente lei.
-Ah, ah, ah…cosa ne vuoi sapere tu, ho perso mia sorella, eravamo gemelli, ora non mi rimane più niente.
-Non è vero, ti rimangono i suoi ricordi, e te, che sei il gemello, mantieni in te una parte di lei, se tu te ne vai, le persone perderanno anche quel poco che lei ha lasciato-stavolta fu Padre Brown ad intervenire.
-Non ce la faccio più, ogni volta che vado per la strada ci sono persone che si drogano, si ubriacano e prendono in mano il volante, e qualche innocente ne rimane ferito, o anche peggio, e io cosa dovrei fare? Starmene lì buono senza fare nulla?  Perché è quello che fate voi della polizia.
-E uccidere quelle donne è stata la soluzione migliore? Ti ha fatto sentire meglio uccidere Jane Ryder? Di certo non ha riportato in vita tua sorella-domandò Chris.
-No, per questo voglio farla finita, fin dall’inizio sapevo che non avrei ottenuto nulla-lo disse con disprezzo.
-Quello che hai ottenuto e che continuerai ad ottenere è solo dolore, nient’altro. Dolore verso le famiglie delle due donne uccise in Italia, dolore per la famiglia di Jane Ryder, dolore per la tua famiglia-gli disse il prete.
-D’avvero, e allora cosa dovrei fare? Perché nulla di quello che faccio mi fa sentire bene.
-Andare avanti con la tua vita giorno per giorno, trovare la parte belle di ciò, e non aggrapparti al passato, e col tempo le cose miglioreranno-disse tristemente Chris.
-Disse colei che ha detto di essere stata rinchiusa in camera per un anno a lavorare dopo la morte del fidanzato-rispose lui con scherno.
-È vero, ma venire qui mi ha fatto bene, pian piano sto ricominciando a vivere, e forse, è ciò che ci vuole anche a te, cambiare aria e ricominciare da capo.
-Non posso farlo, la sua mancanza è quasi opprimente-continuò lui.
-Allora fallo, ucciditi, dai pure altro dolore hai tuoi famigliari-gli disse l’ispettore.
-La morte non è mai la scelta migliore-iniziò Chris avvicinandosi a lui per poterlo fermare-è solo quella più facile-gli tolse dalle mani la lenza da pesca e la gettò.
-È difficile-disse James per poi abbracciarla e piangere.
-Lo so-rispose lei rimanendo impassibile.
Padre Brown e l’ispettore Sullivan osservarono la scena senza dire nulla, sapevano che ormai tutta la storia era terminata. James Watkins avrebbe pagato per i suoi crimini, ma sarebbe andato in una clinica psichiatrica anziché in una prigione.
 
Chris stava fissando da più di un’ora i fascicoli chiusi di vecchi casi che aveva sulla scrivania e nel mentre stava ripensando alle parole dette a James il giorno precedente. Quelle parole valevano anche per lei, anche lei continuava a rimanere aggrappata al passato con quei fascicoli. Ad un certo punto lì prese e scese al piano inferiore per avvertire che sarebbe uscita.
-Buongiorno Chris, dormito bene? -domandò Padre Brown una volta scesa di sotto.
-In verità non molto bene-rispose lei entrando in cucina e prendendo un biscotto dal tavolo.
-Quelli sono fascicoli della polizia-notò i documenti in mano alla ragazza.
-Si, stavo ripensando alla conversazione avuta ieri, le parole che ho detto, una parte di esse era rivolta a me, se voglio ricominciare, credo che debba sbarazzarmi di questi, lì restituirò a Sam oggi, prima che parta…in fondo, mi sembra che nemmeno qui manchino i casi in cui possa indagare, non ho bisogno di vecchi casi italiani-sorrise lei tristemente.
-Scelta coraggiosa-disse solamente il prete.
-Grazie…ora è meglio che vada, non voglio arrivare tardi-uscì di casa.
 
Sam stava salutando l’ispettore Sullivan quando Chris si avvicinò.
-Ciao Chris, grazie per averci aiutato a risolvere il caso-sorrise lei-sei venuta qui per salutarmi?
-Si e no…ti ho portato questi-allungò i fascicoli verso l’altra donna.
-Sapevo che avevi tenuto qualcosa-disse mentre li prendeva.
-Si, beh, ora ci sono tutti…questa è stata l’ultima volta che vi aiuto…ho bisogno di ricominciare e non di rimanere aggrappata al passato, qui posso farlo-spiegò.
-Si, lo so…sono felice che tu ti stia riprendendo-era un po’ triste, lei era l’ultimo legame che aveva del suo ex partner, e ora la stava lasciando, ma in fondo era giusto così, lì aveva trovato un nuovo scopo di vita, e ciò la faceva sentire sollevata.
-Puoi salutarmi tu tutti al distretto? Dirgli addio da parte mia? -domandò Chris, era l’ultimo pezzo del puzzle prima che potesse ricominciare.
-Certo, lo farò con piacere…addio Chris, stammi bene- l’abbracciò e poi si avviò al taxi che l’avrebbe portata in stazione.
-Quindi hai smesso di indagare-domandò stupito l’ispettore, che per tutto il tempo se n’era stato in silenzio.
-No, io smettere? Mai! Ad aiutare loro, questo sì! -rispose lei-quindi, mi dispiace ispettore, ma non si libererà di me tanto facilmente-sorrise lei per poi andarsene.
  
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