Perché
sei tu
A
S., per tutto.
L’autunno,
a Roma, è solo un pallido riflesso di quelli rigidi e di
fuoco della sua terra, questo Ari lo capisce subito.
Non
ha lo stesso gusto di quelli trascorsi in Germania che tanto ha amato.
È un autunno mite, scolorito, solo un prolungamento delle
estati roventi dell’Urbs, e pian piano si
scioglie in un inverno che a stento Ari avrebbe riconosciuto come tale,
se non gli avessero detto che si trovano nella stagione della luce e
della natura che muore.
L’autunno,
a Roma, è il lamento di una nostalgia che torna ogni ciclo
di sole a mordergli le ossa.
L’autunno,
in Germania, è il verde cupo del muschio e dei prati, secco
e crepitante sotto i piedi nudi. È il colore dei pomeriggi
sempre più corti passati a rincorrere il vento e stringere
un patto contro il tempo e la lontananza, il coltello di Thusnelda che
affonda nella mandibola del lupo e con presa sicura toglie i tre denti
per il rito – fili d’erba perché siamo
figli della terra, ossa perché siamo membra di uno stesso
corpo, sangue perché siamo un unico popolo.
È
l’oro delle foglie intrecciate tra i lunghi capelli di
Thusnelda alle feste del villaggio, oro che le cola sulle spalle e le
irradia il volto, splendente e felice mentre si inseguono pestando rovi
e seguendo orme – pugnale e lancia tra le mani, Folkwin da
sempre più veloce avanti a loro.
È
il freddo che prepara alla lunga notte del sole, che di rado
farà capolino tra nubi e boschi per i mesi a seguire, freddo
quanto il fianco di Ari quando non ci sono più Folkwin e
Thusnelda a scaldarlo camminandogli accanto. Ed è il freddo
che gli tiene avvinto il cuore e non lo dona a nessun’altra,
che quando torna nella sua terra si scioglie per lasciarlo battere di
nuovo per quel popolo perduto – ma mai dimenticato, vuoto
costante e silenzioso nel petto degli anni a Roma.
È
la fiamma del falò del villaggio, acceso per scacciare quel
freddo, e fiere e spiriti maligni che ritornano nel Mondo dei Vivi. Ed
è la fiamma della risata di Thusnelda, le labbra che si
curvano e si aprono e accarezzano il suo nome – Ari,
Ari, non è mai stato tanto bello, il suo nome,
come quando a chiamarlo è lei.
L’autunno,
a Roma, è stato solo un pallido riflesso degli autunni in
Germania che Ari ha sempre ricordato di amare, anche se gli sfuggiva il
motivo. Quando stringe e bacia e scopre Thusnelda, la loro vera prima notte
da sposo e sposa – re e regina delle tribù
–, di colpo tutto trova un senso.
L’autunno,
a Roma, non aveva lo stesso sapore perché non
c’era Thusnelda.
Thusnelda è tutti gli
autunni di Germania.
Note alla storia: questa brevissima flashfic è un piccolissimo regalo per una persona a me molto cara, che spero di cuore possa apprezzare questa cosina sulla sua coppia preferita (ma non temere, abbiamo tutta la seconda stagione per convincerti che io e il buon Tacito abbiamo ragione e l’OTP suprema sono Arminius e Germanico – e Thusnelda/Folkwin, of course).
Ho mescolato un po’ le versioni della serie tv “Barbari”, punto di riferimento principale (anche perché amo troppo il personaggio di Folkwin per non inserirlo), e il romanzo “Teutoburgo” di V. M. Manfredi, in cui Arminius è da sempre innamorato di Thusnelda e anche durante gli anni a Roma, pur andando con altre donne, riserva il proprio cuore solo a lei sognando il giorno in cui potrà rivederla e sposarla. Ho svolto ricerche sulle usanze del tempo, ma ho preferito tenermi il più vaga possibile nei riferimenti precisi alla cultura del tempo per concentrarmi sulla natura e il legame di Ari con Thusnelda. La scena del “patto” tra i tre ragazzi, presente nella serie quando si scambiano i denti di lupo per sigillare la loro amicizia, è stata qui rielaborata e inventata da me con quella sorta di simbologia di erba/ossa/sangue, a metà tra un rito inventato da dei bambini/qualcosa di più profondo, spero mi si concederà la licenza.
La storia, inizialmente, doveva partecipare al contest “Falling in and out of love contest” indetto da inzaghina.EFP/inzaghina sul forum di EFP, che chiedeva di scrivere una storia dove l’autunno fosse elemento dominante narrando d’amore. Purtroppo non sono riuscita a usare né uno dei pacchetti né le citazioni proposte, e tantomeno a raggiungere il numero minimo di parole, ma a lei vanno ovviamente i credits per la spinta che ha dato alla stesura della storia.
Grazie di cuore per il vostro tempo dedicato alla lettura!