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Autore: Maqry    11/02/2021    2 recensioni
[Barbari/Barbaren]
"L’autunno, a Roma, è solo un pallido riflesso di quelli rigidi e di fuoco della sua terra, questo Ari lo capisce subito.
Non ha lo stesso gusto di quelli trascorsi in Germania, che tanto ha amato."

{Arminius/Thusnelda}
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché sei tu

 

 

A S., per tutto.

 

 

 

 

 

L’autunno, a Roma, è solo un pallido riflesso di quelli rigidi e di fuoco della sua terra, questo Ari lo capisce subito.

Non ha lo stesso gusto di quelli trascorsi in Germania che tanto ha amato. È un autunno mite, scolorito, solo un prolungamento delle estati roventi dell’Urbs, e pian piano si scioglie in un inverno che a stento Ari avrebbe riconosciuto come tale, se non gli avessero detto che si trovano nella stagione della luce e della natura che muore.

L’autunno, a Roma, è il lamento di una nostalgia che torna ogni ciclo di sole a mordergli le ossa.

 

*

 

L’autunno, in Germania, è il verde cupo del muschio e dei prati, secco e crepitante sotto i piedi nudi. È il colore dei pomeriggi sempre più corti passati a rincorrere il vento e stringere un patto contro il tempo e la lontananza, il coltello di Thusnelda che affonda nella mandibola del lupo e con presa sicura toglie i tre denti per il rito – fili d’erba perché siamo figli della terra, ossa perché siamo membra di uno stesso corpo, sangue perché siamo un unico popolo.

È l’oro delle foglie intrecciate tra i lunghi capelli di Thusnelda alle feste del villaggio, oro che le cola sulle spalle e le irradia il volto, splendente e felice mentre si inseguono pestando rovi e seguendo orme – pugnale e lancia tra le mani, Folkwin da sempre più veloce avanti a loro.

È il freddo che prepara alla lunga notte del sole, che di rado farà capolino tra nubi e boschi per i mesi a seguire, freddo quanto il fianco di Ari quando non ci sono più Folkwin e Thusnelda a scaldarlo camminandogli accanto. Ed è il freddo che gli tiene avvinto il cuore e non lo dona a nessun’altra, che quando torna nella sua terra si scioglie per lasciarlo battere di nuovo per quel popolo perduto – ma mai dimenticato, vuoto costante e silenzioso nel petto degli anni a Roma.

È la fiamma del falò del villaggio, acceso per scacciare quel freddo, e fiere e spiriti maligni che ritornano nel Mondo dei Vivi. Ed è la fiamma della risata di Thusnelda, le labbra che si curvano e si aprono e accarezzano il suo nome – Ari, Ari, non è mai stato tanto bello, il suo nome, come quando a chiamarlo è lei.

 

*

 

L’autunno, a Roma, è stato solo un pallido riflesso degli autunni in Germania che Ari ha sempre ricordato di amare, anche se gli sfuggiva il motivo. Quando stringe e bacia e scopre Thusnelda, la loro vera prima notte da sposo e sposa – re e regina delle tribù –, di colpo tutto trova un senso.

L’autunno, a Roma, non aveva lo stesso sapore perché non c’era Thusnelda.

 

Thusnelda è tutti gli autunni di Germania.

 

 

 

 

 


Note alla storia: questa brevissima flashfic è un piccolissimo regalo per una persona a me molto cara, che spero di cuore possa apprezzare questa cosina sulla sua coppia preferita (ma non temere, abbiamo tutta la seconda stagione per convincerti che io e il buon Tacito abbiamo ragione e l’OTP suprema sono Arminius e Germanico – e Thusnelda/Folkwin, of course).
Ho mescolato un po’ le versioni della serie tv “Barbari”, punto di riferimento principale (anche perché amo troppo il personaggio di Folkwin per non inserirlo), e il romanzo “Teutoburgo” di V. M. Manfredi, in cui Arminius è da sempre innamorato di Thusnelda e anche durante gli anni a Roma, pur andando con altre donne, riserva il proprio cuore solo a lei sognando il giorno in cui potrà rivederla e sposarla. Ho svolto ricerche sulle usanze del tempo, ma ho preferito tenermi il più vaga possibile nei riferimenti precisi alla cultura del tempo per concentrarmi sulla natura e il legame di Ari con Thusnelda. La scena del “patto” tra i tre ragazzi, presente nella serie quando si scambiano i denti di lupo per sigillare la loro amicizia, è stata qui rielaborata e inventata da me con quella sorta di simbologia di erba/ossa/sangue, a metà tra un rito inventato da dei bambini/qualcosa di più profondo, spero mi si concederà la licenza.
La storia, inizialmente, doveva partecipare al contest “Falling in and out of love contest” indetto da inzaghina.EFP/inzaghina sul forum di EFP, che chiedeva di scrivere una storia dove l’autunno fosse elemento dominante narrando d’amore. Purtroppo non sono riuscita a usare né uno dei pacchetti né le citazioni proposte, e tantomeno a raggiungere il numero minimo di parole, ma a lei vanno ovviamente i credits per la spinta che ha dato alla stesura della storia.
Grazie di cuore per il vostro tempo dedicato alla lettura!
   
 
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