AUTORE: SHUN
DI ANDROMEDA
TITOLO: Coming back to you all
FANDOM: 9-1-1 & 9-1-1 Lone Star
GENERE:
Sentimentale, Hurt/Comfort
PERSONAGGI: 118,
126, Eddie Diaz, Evan Buckley
RATING:
Verde
COMING BACK TO YOU ALL
"AFD,
siamo qui per aiutarvi!"
Fu
una voce davvero familiare a spingere Buck ad aprire gli occhi,
esausti; una
luce accecante li colpì ma il tocco gentile sulla spalla e
un volto conosciuto calmarono
l'uomo ferito, che stringeva il corpo afflosciato del bambino al suo
fianco.
"AFD,
la polizia ha preso in custodia i vostri rapitori, i paramedici stanno
arrivando e... Evan?!"
Buck
sorrise debolmente quando T.K. Strand lo guardò con un
cipiglio confuso e
sorpreso: "Ciao, amico... grazie per essere qui... Potresti per favore
portare mio figlio fuori da questo buco? È stata una lunga
settimana…” biascicò
l’uomo.
"T.K.,
cosa sta succedendo?"
La
voce di Owen fu un balsamo per l'anima di Buck mentre il vecchio Strand
entrava
nel magazzino quasi completamente bruciato: "Non lo sappiamo, Cap.
Sembra
che T.K. conosca la vittima.” disse Judd prima di rivolgersi
di nuovo verso T.K,
"Ragazzo, dobbiamo portarli fuori in fretta, non sono sicuro di quanto
questo posto possa resistere prima di crollare.”
Owen
raggiunse Marjan e la sua torcia e finalmente vide i lineamenti esausti
di Evan
Buckley: "Figliolo,
sei
un disastro. Sono sicuro che Bobby non fosse d'accordo con questo
viaggio in
Texas.” disse infine il capitano prima di ripescare la radio
dalla cintura,
"126 a Centro di Controllo, contattate Los Angelese e comunicate che
abbiamo qualcuno che potrebbero riconoscere come uno di loro.”
La
voce di Grace riempì la stanza carbonizzata: "Capitano
Strand?"
"Abbiamo
trovato due vittime che hanno bisogno di assistenza medica, conosco uno
di
loro, Grace. Evan Buckley della caserma 118 di Los Angeles, e un
bambino.”
"Christopher...
è mio figlio..." sussurrò Evan mentre la sua
presa sul corpo del bambino
diventava più forte: "Christopher Diaz-Buckley- Owen... La
famiglia di mio
marito vive a El Paso, potreste contattarli, per favore...?"
"Non
appena vi porteremo entrambi fuori da questo posto. T.K., Marjan,
aiutate il
ragazzo, Judd ed io ci prenderemo cura di Evan. Mateo, Paul, andate per
primi.”
Facendo
attenzione alle evidenti ferite che Buck aveva praticamente ovunque sul
corpo,
Judd lo sollevò
e
si mise il braccio del giovane dietro il collo; Owen fece lo stesso con
l’altro
braccio.
Accanto
a loro, Marjan aiutò T.K. con Christopher che stava ancora
dormendo e presto si
misero in cammino, con Mateo e Paul ad occuparsi delle torce; fu una
marcia
straziante, lenta e angosciante, a causa dei lividi e delle ferite di
Evan, ma
raggiunsero l'esterno e l'aria fredda della notte, che odorava di
benzina e di
natura selvaggia.
Con
cautela, Judd mise il proprio assistito su una barella e Michelle
iniziò
efficientemente ad esaminarlo mentre il resto della squadra assisteva
Marjan e
T.K. con Christopher: "Soffre di paralisi cerebrale... Potrebbe essere
un
po' disorientato..." sussurrò Buckley alla donna sopra di
lui.
Michelle
annuì: "Non preoccuparti, è in buone mani...
Owen, dovresti chiamare
qualcuno, no?” disse lei prima di voltarsi verso il suo
collega capitano,
"L'ho sentito alla radio, devi chiamare El Paso. Lasciaci lavorare. Ho
bisogno di spazio.”
Owen
era in dubbio ma comprese che aveva del lavoro da fare e che anche
Michelle lo
aveva, perciò si fece da parte con le mani alzate: "Ok,
ok... chiamo El
Paso e spero che mi mettano in contatto con la famiglia.”
concesse il Capitano Strand
mentre si avviava verso la camionetta più vicina, dove si
era spostata anche la
sua squadra; T.K era pallido e Marjan e Mateo cercavano di tirarlo su
di
morale.
Quando
il membro più giovane della squadra vide il capitano,
cercò di sorridere un
po': "Il ragazzo sta bene, Capitano. Solo lividi e stanchezza, ma
vivrà.
Come sta il padre?"
"Credo
bene. Michelle mi ha mandato via. T.K., dobbiamo chiamare El Paso, il
marito di
Buck ha famiglia lì."
"Chiederò
a Carlos di chiamarli. Devo andare con Evan... Non se la cava bene da
solo,
papà, lo conosci.”
"Un
altro ex fidanzato?" chiese Paul con espressione dubbiosa.
"No...
Evan Buckley è di Los Angeles, T.K. l'ha incontrato durante
una settimana di
addestramento congiunto a cui ha partecipato prima di che noi venissimo
qui,
quando eravamo ancora a New York. Il suo capitano e lui sono stati con
noi per
una settimana e Evan e T.K hanno legato molto. Bobby Nash, il suo
capitano, è
un brav'uomo e da come interagivano tra loro… Sono sicuro
che reputi Evan come un
figlio... Devo chiamare anche loro, se Grace non riesce a trovare la
caserma..."
"Chiamo
mia moglie, ci pensiamo noi, Cap.”. Judd fermò
Owen con un gesto: "Buckley
ha detto che è stata una lunga settimana... La loro famiglia
deve essere
spaventata e preoccupata se sono stati nelle mani di quei pezzi di
merda per
così tanto tempo.”
"Grazie
Cowboy... Per favore porta gli altri a casa, io accompagnerò
Buck e Christopher
all'ospedale con T.K. e Bobby Nash può chiamarmi
lì.”
"Ricevuto,
Cap."
"Vi
aspettiamo in caserma".
"Vi
preparo qualcosa da mangiare".
"Grazie,
ragazzi. Papà, dobbiamo andare."
§§§
"Carlos,
grazie per essere qui".
"Non
c’è problema, Tigre. Tu o la 126 siete feriti?"
"No,
per niente. Ma abbiamo bisogno di un favore.”
Carlos
e T.K. sedevano fianco a fianco nella sala d'attesa vuota dove gli
Strand
stavano aspettando notizie su Evan e suo figlio; l'alba stava per
spuntare ma
non c'erano altri aggiornamenti oltre al primo e vago "Stanno bene".
"Si
tratta dei due che avete salvato ieri sera? Paul mi ha chiamato ed
era...
preoccupato. Mi ha detto
che
il padre è un tuo amico, giusto?"
"Sì...
Buck... Buck ed io eravamo nella stessa squadra durante una settimana
di
addestramento congiunto a NY alcuni anni fa, il suo capitano e mio
padre erano
in un'altra. Siamo diventati amici e mi ha invitato al suo matrimonio,
ma è stato
subito dopo la sparatoria, così... non ho potuto essere
lì, ma ho mandato un
regalo..."
T.K.
ricordava quei giorni a NY, ricordava quando il suo nuovo amico gli
aveva
mostrato un mucchio di foto con quel ragazzo carino, quello che poi
sarebbe
diventato suo marito, si ricordò di quando aveva ricevuto
l'invito al
matrimonio e ricordò
anche la lunga e
sentita telefonata che si erano scambiati quando T.K. aveva dovuto
rifiutare.
"Non
preoccuparti, amico... ci sono passato anche io... Chiamami quando
starai
meglio e ti manderò un biglietto aereo per venirci a
trovare. Chris ti adorerà,
un altro zio!"
"Ehi,
Buckley, non sono abbastanza vecchio per essere uno zio, un fratello
maggiore
forse!"
"Credici,
Strand.”
"È
un buon amico e voglio aiutarli. Ha detto che la famiglia di suo marito
è a El
Paso. Judd e Grace stanno cercando la loro famiglia a Los Angeles.
Voglio
essere qui per loro e comunque credo che preferiscano ricevere notizie
dalla
polizia piuttosto che da un vigile del fuoco, c'è un
protocollo, anche se conosco
una delle vittime.”
"Sì,
non si dovrebbe mai chiamare la famiglia di una vittima.”
sussurrò Carlos prima
di tirare fuori una cartella dalla borsa che aveva con sé:
"Michelle mi ha
dato tutti i dettagli che aveva e li ho trovati. Helena e Ramon Diaz
hanno un
figlio, Edmundo, il quale è pompiere a Los Angeles, e un
nipote di nome
Christopher.
Quest’ultimo è stato adottato da un certo Evan
Buckley, il marito di suo padre.
Ho il loro numero di telefono proprio qui.” il poliziotto
mostrò il cellulare
che aveva in mano.
“A
El Paso è abbastanza presto ma suppongo che vogliano essere
avvisati al più
presto se vogliono venire qui.”
"Ok,
chiamali. Ma per favore, metti il vivavoce.”
§§§
"9-1-1,
qual e' la sua emergenza?"
"Centrale
di Controllo di Austin, sto cercando la caserma 118 di Los
Angeles.”
"Parlate,
Austin, c'è qualcosa in cui possiamo aiutarvi?"
"Grace
Ryder di Austin, i nostri Vigili del Fuoco, la squadra della caserma
126, ha
soccorso due vittime la scorsa notte e una di loro è un
vigile del fuoco della
caserma 118 del Dipartimento dei Vigili del Fuoco di Los Angeles, ho
bisogno di
parlare con il capitano Robert Nash il prima possibile.”
"Josh
Russo, vi prego, ditemi che avete trovato Buck, sua sorella
è la mia migliore
amica.”
"Sì,
e anche suo figlio. Stanno bene e il capitano della 126 è
con loro. Ho bisogno
di parlare con il
Capitano
Nash per aggiornare anche lui.”
"Ti
metto in contatto con il loro sistema, Grace. Resta in attesa. E
grazie."
“…”
"Robert
Nash, caserma 118."
"Capitano
Nash? Mi chiamo Grace Ryder, della Centrale di Controllo di Austin."
"Come
posso aiutarti, Grace? L’operatore della nostra Centrale
era… agitato."
"Una
delle nostre squadre ha salvato uno dei suoi uomini, capitano. Ora
è al
General, ma mi hanno detto che sta bene.”
"Uno
di... vuoi dire Buck?! Buck è ad Austin?"
"Sì,
è stato salvato da un magazzino con suo figlio, stiamo
cercando di contattare alcuni
parenti che dovrebbero avere a El Paso ma Owen Strand ha detto che
avreste
apprezzato la notizia.”
"Chiamo
subito il capitano Strand... la mia squadra è impegnat in
una chiamata.”
"Vi
serve il suo numero di telefono? L'ha cambiato l'anno scorso.”
"Grazie...
Sono scomparsi lunedì; non riesco a immaginare..."
"Va
tutto bene, capitano Nash. Stanno bene. Mio marito era sul posto, mi ha
detto
che suo figlio voleva
chiamarla
personalmente, ma i paramedici volevano portarlo al General
perché erano preoccupati
per l'ipotermia e la disidratazione".
"E
Christopher?"
"Christopher
dormiva durante il salvataggio, ma era in condizioni molto migliori
di... Buck,
giusto?"
"Grazie
per l'aggiornamento, Grace. Davvero. Chiamerò Strand e spero
di parlare presto
con il mio ragazzo.”
"Prego.
Il suo numero di telefono personale è..."
§§§
"Casa
Diaz, chi parla?"
"Señora
Diaz, mi chiamo Carlos Reyes, del dipartimento di polizia di Austin.
Sono
spiacente di chiamarla a quest'ora assurda, ma ho una notizia
importante da
comunicarvi."
"Per
favore... non mi dica..."
"Señora,
no se preocupe. Sì, hanno salvato suo genero e suo
nipote, ma stanno bene.
Sono al General Hospital e saranno qui per tutto il giorno, stiamo
cercando di
contattare anche suo figlio ma, nel frattempo, se lei e suo marito
volete
venire qui..."
"Gracias,
mijo, gracias... Prenderemo il primo volo e saremo
lì prima di
mezzogiorno... è possibile parlare con Buck... ?"
"Il
dottore sta ancora facendo degli esami, ma sta bene. Christopher dorme.
Ma
posso riferire un messaggio, se ne ha uno."
"Solo...
digli che mamma Helena sta arrivando.”
"Lo
farò, di sicuro.”
"Gracias...
RAMON! RAMON!"
§§§
"Strand,
non sai quanto sono felice di sentirti in questo momento.”
"Lo
so, Nash, lo so. Cos'è successo? Quel ragazzo era a pezzi e
non ho potuto
chiedergli nulla.”
“In
realtà non lo sappiamo. Buck avrebbe dovuto lasciare Chris a
scuola lunedì
mattina ma non sono mai arrivati. Abbiamo trovato la macchina due
giorni dopo, completamente
bruciata. Abbiamo ricevuto una lettera ieri... Diceva che erano..."
"Stanno
bene, Bobby, te lo posso assicurare. Mio figlio è
all'ospedale con loro, sai
quanto T.K. voglia bene a al tuo ragazzo, sono come fratelli.”
"Ne
ha passate tante, il nostro Buck. Aspetta, la squadra è
tornata... EDDIE!
EDDIE! NEL MIO UFFICIO, ORA!"
Strand
sentì del movimento in sottofondo e poi una voce maschile e
rauca parlò al
telefono: "Pronto?"
"Parlo
con Edmundo Diaz? Sono il capitano Strand di Austin. Non c'è
modo di dirlo
meglio, quindi sarò breve. Abbiamo trovato suo marito e suo
figlio, sono vivi e
vegeti e i suoi genitori sono stati già avvisati, saranno
qui in
mattinata".
"Eddie,
se vuoi svenire, fallo sul divano, per favore. Oppure, puoi cambiarti,
prendere
la borsa che sono sicuro Hen e Chimney stanno preparando in questo
momento e
aspettare che io ti accompagni all'aeroporto.”
"P-prima
devo chiedere..."
"Vi
chiamo appena si svegliano.”
§§§
Con
Carlos al seguito, Helena e Ramon Diaz attraversarono l'ingresso
visitatori
dell'Austin General Hospital con un’espressione ansiosa
stampata sui loro
volti; il giovane poliziotto si era presentato alla sala arrivi per
accompagnarli all'ospedale, risparmiando loro la fatica di trovare un
taxi o
un'auto a noleggio.
"Seguitemi.
T.K., la persona che è rimasta con loro mi ha detto che sono
svegli.”
Ramon
strinse con forza la mano della moglie ed entrambi seguirono Carlos
lungo il
corridoio, l'intero ospedale era tranquillo e il sole splendeva
attraverso le
finestre: una giornata splendida, davvero.
La
porta davanti alla quale si fermarono era l'ultima ed era aperta: sul
letto,
potevano vedere Christopher- avvolto in un camice d'ospedale troppo
grande - rannicchiato
contro suo padre, il quale sembrava essere in condizioni peggiori, e
entrambi
erano sorvegliati da un giovane pompiere dai capelli neri ancora in
uniforme.
Helena
ebbe un sussulto e si coprì la bocca con una mano, i suoi
occhi erano pieni di
lacrime.
Ramon
sorrise, ma era chiaramente sopraffatto anche lui, notò
Carlos.
Un
momento dopo, gli occhi di Buck si incrociarono con quelli di Ramon, e
i due
uomini si scambiarono un sorriso: "Ehi, piccolo, Nonna e Nonno sono
qui."
sentirono Buck sussurrare a Chris.
Helena
entrò nella stanza e si gettò sul letto,
abbracciando i due con tutta la propria
forza mentre Ramon chiudeva la porta dietro di loro.
"Grazie
per l'aiuto, agente Reyes."
"Lieto
di essere stato d'aiuto, pompiere Strand.”
Mentre
sua moglie stava ancora abbracciando i due ragazzi, Ramon si tolse gli
occhiali
e procedette a pulirli
con
un lembo del maglione: "Non siamo riusciti a contattare nostro figlio,
suppongo che stia venendo qui, giusto?"
T.K.
annuì: "Il capitano Nash e vostro figlio sono stati avvisati
dal mio
capitano, mi ha assicurato che dovrebbero essere qui in poche ore.
Carlos...
L'agente Reyes qui sarà anche il loro
accompagnatore.”
L'agente
roteò gli occhi ma annuì.
"È
stata una lunga settimana... Sono contento che la nostra famiglia si
stia
finalmente riunendo.” ammise Ramon: "Ma perché?
Non riesco a capire, non
siamo ricchi e anche Eddie ed Evan... non rientriamo nello schema
classico del
rapimento.”
"Non
sappiamo ancora niente.” Si accigliò Carlos: "I
rapitori che abbiamo
arrestato ieri sera non hanno ancora detto nulla. Abbiamo solo bisogno
di più
tempo. Possiamo solo ipotizzare una sorta di vendetta? Tuttavia, questo
è il
nostro lavoro, si prenda cura della sua famiglia, signor Diaz, hanno
bisogno di
lei.”
"Lo
farò..."
§§§
Due
ore e mezza dopo, Carlos era con T.K. nell'atrio dell'ospedale, intenti
a
scortare due stanchissimi vigili del fuoco di Los Angeles
dall'aeroporto: amava
il suo lavoro, davvero, ma di solito non era così
emotivamente drenante.
"Quando
abbiamo lasciato l'ospedale per venire a prendervi, la signora Diaz si
stava
occupando di loro.” spiegò T.K.: "Christopher
è così carino, amico. E Buck
lo adora così tanto che potrebbe uccidere per lui.”
"Sì...
Quel grosso Labrador... ucciderebbe per nostro figlio. Non riesco..."
Eddie
si fermò di botto in mezzo al corridoio, a pochi passi dalla
stanza giusta: "Non
riesco a capire perché... Non hanno fatto nulla di male per
essere rapiti e...
Ci hanno detto che eranovmorti; ho pensato che mio marito e mio figlio
fossero
morti senza salutarli... E ancora non so… Non so
perché!" gridò l'uomo più
anziano prima di dare un calcio al muro, "Pensavo di averli persi senza
un
motivo..."
"Non
ci hai persi, Eddie.”
Le
braccia di Buck circondarono il corpo di Eddie quando suo marito,
zoppicando un
po', lo raggiunse.
Entrambi
caddero sul pavimento, mentre Helena portava il nipote che si
divincolava,
seppur debolmente, per raggiungere il padre.
"Maldito
cabron..." La voce di Eddie era rauca: "Avevo tanta
paura..."
Buck
scosse la testa: "Ho protetto nostro figlio, Eddie, abbiamo tentato il
più
possibile di rimanere vivi, volevamo tornare a casa..."
"Siete
entrambi a casa... e io troverò quei bastardi..."
"Non
è importante, adesso... sono solo contento che stiamo
bene..."
"Tornerete
entrambi a casa il più presto possibile, tutta la famiglia
ci sta aspettando.”
Dopo
qualche minuto, entrambi gli uomini accolsero Chris tra le loro braccia.
Era
stata una settimana lunga e straziante ma erano di nuovo insieme e
nient'altro
aveva importanza.