Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: Europa91    12/02/2021    2 recensioni
[BakuDeku]
[Fantasy AU]
Molti secoli prima, un mago aveva maledetto i Bakugou per punirli della loro arroganza. In ogni generazione sarebbe nato all’interno del loro clan un bambino che avrebbe avuto la capacità di trasformarsi in drago. La persona che avrebbe ereditato quell’anatema sarebbe stata condannata a non poterne parlare con nessuno, ad esclusione della propria anima gemella.
[questa storia partecipa al Cow-t 11 di Lande di Fandom]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cow-t 11 – Prima settimana – M3

Prompt: Draghi

Fandom: Boku no Hero Academia

Rating: SAFE

Numero Parole: 3200

Note: siamo in un mondo Fantasy AU, dove Bakugou è un cacciatore di draghi con il peso di una antica maledizione sulle spalle e Midoriya è un suo amico d’infanzia. In realtà questa sarebbe una sorta di Missing Moment di una storia che ho in testa da un po' e che ora, fruttando il Cow-t ho finalmente iniziato a scrivere XD Siate clementi, qualsiasi critica o commento è ben accetto XD

 

 

 

 

 

 

L’amore è una maledizione che piomba addosso e resistere è impossibile”

Dino Buzzati

 

 

 

 

 

Katsuki non sapeva come la situazione avesse potuto degenerare fino a quel punto.

Teneva ancora Deku saldamente stretto tra le sue braccia, ma il sangue che continuava a sgorgare da quelle ferite non dava segno di volersi arrestare. Aveva tolto una delle frecce conficcata superficialmente nella spalla del più piccolo ma aveva preferito non estrarre quelle sul costato e sul fianco. Quel insopportabile essere che era Izuku Midoriya aveva ancora la forza di sorridergli nonostante tutto e lui lo odiava per questo. Odiava quel ragazzino con ogni fibra del proprio corpo.

“Va tutto bene Kacchan, sono riuscito a proteggerti”

Aveva allungato un braccio, quello meno martoriato e ora quel piccolo idiota stava tentando di accarezzargli una guancia. Bakugou lo odiava perché Deku si trovava in quelle condizioni solo per colpa sua. Quella situazione era il risultato di una lunga serie di scelte sbagliate e ora Midoriya ne stava pagando il prezzo. Per entrambi.

“Non parlare. Dannazione”

Non sapeva cosa dire o fare. Stava letteralmente per esplodere dalla rabbia. Doveva calmarsi. Il quel momento la cosa più importante era cercare di tamponare il più possibile quelle ferite.

“Tranquillo Kacchan”

Il tocco di Deku era sempre gentile. Anche ora che si trovavano in una situazione del genere lui sembrava avere tutto sotto controllo.

“I nostri amici verranno a salvarci. Andrà tutto bene, te lo prometto”

Katsuki lo odiava quando faceva così, quell’idiota aveva sempre creduto nell’amicizia, a volte era così buono da dargli il voltastomaco. Izuku sembrava essere il classico eroe delle favole, sempre pronto a salvare i più deboli e combattere contro le ingiustizie. Il cacciatore non sapeva chi o cosa doveva ringraziare per il fatto di aver avuto Deku nella sua vita. Sapeva di non meritarlo. Come sapeva di non poter accettare che ora quel idiota morisse per lui.

“Izuku ehi, apri gli occhi. Mi hai capito? Devi aprire gli occhi. Non puoi morire Izuku!! Izuku!”

 

***

 

Qualche anno prima

 

Katsuki era l’ultimo discendente del potente clan Bakugou. La sua, era un’antica famiglia di cacciatori di draghi e sebbene fossero trascorsi quasi cento anni ormai dall’avvistamento dell’ultimo esemplare, erano ancora molto potenti e rispettati.

Nel loro mondo c’erano molte leggende che si tramandavano di generazione in generazione fin dall’alba dei tempi; e in una di queste compariva proprio il nome della sua famiglia.

Secondo il mito, molti secoli prima, un mago aveva maledetto i Bakugou per punirli della loro arroganza. In ogni generazione sarebbe nato all’interno del loro clan un bambino che avrebbe avuto la capacità di trasformarsi in drago. La persona che avrebbe ereditato quell’anatema sarebbe stata condannata a non poterne parlare con nessuno, ad esclusione della propria anima gemella.

Il piccolo Katsuki non credeva alle favole e soprattutto non credeva a quella storia. Lui era figlio unico e il solo nato nella sua generazione, quindi, a rigor di logica sarebbe dovuto essere un drago? Il solo pensiero lo mandava su tutte le furie. Lui era un cacciatore, non una bestia selvaggia e senza controllo. Un giorno sarebbe cresciuto, diventato un potente guerriero e avrebbe protetto tutti come un vero eroe, come avevano fatto suo padre, suo nonno e i suoi antenati.

La vita del piccolo Bakugou era destinata a cambiare in una fredda mattina di primavera.

Quello che sembrava essere un giorno come tanti si rivelò essere l’inizio di tutto.

Una nuova famiglia si era appena trasferita nel loro villaggio e Katsuki aveva accompagnato sua madre nell’ingrato compito di ricevere i nuovi arrivati. Era stato in quell’occasione che aveva visto Midoriya per la prima volta. A quei tempi erano entrambi dei bambini di cinque anni ma Izuku sembrava essere ancora più piccolo, mentre cercava di nascondersi dietro la gonna della madre. Inizialmente lo aveva pure scambiato per una bambina vista quella folta chioma di ricci ribelli, solo in un secondo momento, quando si erano presentati, aveva capito che in realtà Midoriya fosse un maschio.

“Katsuki perché non accompagni il piccolo Izuku e gli mostri il nostro villaggio, potresti presentargli anche gli altri bambini”

Odiava quando sua madre provava ad essere gentile in pubblico. In realtà quella donna era solita urlare da mattina a sera, ma una volta uscita di casa si trasformava nella più dolce delle creature. Più di una volta Katsuki aveva pensato che fosse proprio lei il drago della generazione precedente.

Il piccolo Izuku lo aveva seguito quasi timoroso, con le lacrime agli occhi e il naso che colava. A Bakugou faceva saltare i nervi dal tanto che sembrava piccolo e indifeso, per questo aveva deciso di soprannominarlo “Deku”. Ad un certo punto era pure inciampato e Katsuki era stato costretto ad afferrarlo per evitare che rovinasse a terra.

Izuku non aveva più lasciato la sua mano, dopo avergli sorriso e mormorato un timido “grazie”.

Lo aveva seguito docilmente per tutto il villaggio riempiendolo di complimenti e ammirazione per ogni cosa che faceva. Aveva iniziato a chiamarlo “Kacchan” perché da moccioso qual era, non riusciva nemmeno a pronunciare correttamente il suo nome, ma al biondo quel nomignolo non dava affatto fastidio. In poco tempo si era abituato a quella carrellata infinita di: “che bello Kacchan, sei incredibile Kacchan”.

Izuku lo vedeva come un eroe, un esempio da imitare. Decretò quello stesso giorno che Kacchan gli piaceva e che sarebbero diventati grandi amici.

Forse, se a quel tempo Bakugou avesse saputo come sarebbe andata a finire tra loro avrebbe agito diversamente o forse no, in linea di massima il giovane cacciatore aveva compreso che non sarebbe mai stato in grado di abbandonare Deku a se stesso. Nonostante fosse arrivato ad odiarlo per gran parte della sua vita, c’erano troppe cose tra loro che non poteva e non voleva dimenticare. O cancellare.

 

***

 

Dopo quel primo incontro erano diventati inseparabili, o meglio, Deku aveva preso a seguirlo come un cagnolino fedele. Ovunque Katsuki andasse dopo qualche metro ecco comparire anche la zattera di ricci ribelli di Izuku.

“Hai intenzione di continuare così ancora per molto? Hai bisogno di qualcosa?”

Katsuki non aveva mezze misure, ma d’altronde era sempre stato viziato e coccolato da tutti, per questo non si rendeva conto dei propri atteggiamenti bruschi. Gli altri bambini al villaggio lo seguivano perché spaventati da lui, Deku però era diverso;

“Voglio essere tuo amico”

Bakugou si era bloccato di colpo e lo aveva fissato negli occhi, prima che potesse anche solo pensare ad una risposta, Izuku era partito a raffica inondandolo di altre parole;

“Sei il migliore Kacchan, sei fortissimo. Un giorno voglio essere figo come te. Sei come gli eroi delle leggende, sei come All Might!”

Gli occhi di Deku avevano iniziato a brillare dopo aver pronunciato quel nome e anche Katsuki non aveva potuto fare altro che trattenere il fiato, l’aveva davvero paragonato ad All Might? Il più grande eroe di tutti i tempi? Oppure si era immaginato tutto?

“Come All Might?”

Aveva risposto confuso cercando lo sguardo dell’altro. Izuku si era avvicinato e gli aveva preso la mano. Regalandogli l’ennesimo, luminoso, sorriso.

“Si proprio come lui. È il mio eroe. Un giorno anche io voglio diventare forte come All Might. Ha salvato interi villaggi, regni, è in assoluto il migliore”

Katsuki lo aveva osservato, incapace di articolare una qualche risposta sensata. Era stato letteralmente travolto dal entusiasmo del più piccolo.

“Io provengo da una famiglia di cacciatori di draghi” non sapeva nemmeno lui perché glielo stesse confidando proprio in quel momento;

“Un giorno potrei diventare ancora più forte di All Might” concluse sperando di impressionare Deku.

“Diventeremo entrambi degli eroi Kacchan?”

Katsuki improvvisamente era arrossito. Izuku era così vicino, poteva contare ogni singola lentiggine sul suo volto. Da quella prospettiva aveva notato pure che Deku aveva due adorabili fossette agli angoli della bocca che si formavano quando sorrideva, proprio come stava facendo in quel momento. Aveva caldo, ma era un tipo di calore gentile, che non aveva mai provato prima.

“Certo. Una volta cresciuti diventeremo degli eroi e proteggeremo tutti”.

 

***

 

L’anno seguente Katsuki iniziò col suo addestramento ufficiale da cacciatore. Izuku lo vedeva allontanarsi con suo padre e gli altri adulti del clan di prima mattina per poi rientrare solo in tarda serata quando ormai, per i bambini, era tempo di andare a letto. Non trascorrevano più così tanto tempo insieme, si vedevano a stento, ed entrambi iniziavano a soffrire per questa situazione.

Quando un giorno, Izuku, impegnato ad aiutare sua madre nelle faccende di casa, si ritrovò davanti proprio Katsuki non poteva credere ai propri occhi. Dallo spavento finì persino con il rovesciare il secchio che teneva tra le mani.

“Kacchan ma cosa?”

Non ebbe modo di dire altro che il bambino lo afferrò per un braccio e trascinò nella foresta con sé.

“Mi stai spaventando Kacchan dove stiamo andando?”

Solo quando decise che ormai fossero sufficientemente lontani Bakugou si fermò e lasciò la presa. Come prevedibile Deku era sull’orlo delle lacrime.

“Kacchan dove siamo? Ho tanta paura!! E non ho nemmeno detto alla mamma dove stavo andando. Come mai sei qui Kacchan? Oggi non hai l’addestramento?”

Superata la sorpresa iniziale Ikuzu era tornato ad essere il solito, logorroico, fiume in piena di parole.

“Sono scappato”

Fu la risposta di Katsuki. Deku lo guardò inizialmente senza capire, poi il suo sguardo si fece improvvisamente serio;

“Cosa è successo Kacchan?”

Perché doveva per forza essere successo qualcosa. Katsuki desiderava diventare un cacciatore, era impensabile che potesse abbandonare così, senza un motivo apparente, il proprio addestramento. Il bambino biondo si guardò intorno per qualche secondo, poi una volta sicuro che fossero soli, fece un paio di passi indietro allontanandosi da Izuku. Non disse nulla.

All’improvviso dalle sue mani iniziò ad uscire del fumo che presto si tramutò in piccole esplosioni controllate.

Midoriya sgranò gli occhi. Bakugou era già pronto alla crisi di pianto che sarebbe avvenuta di lì a poco. Invece, contro ogni possibile previsione il più piccolo si mise ad urlare tutto eccitato;

“Kacchan sei stato fighissimo! Sei il migliore! Sono i tuoi poteri da cacciatore?!”

Di fronte ad un tale entusiasmo Katsuki non ce la fece a dar voce ai propri pensieri. Non poteva confidare a Deku che i cacciatori non avevano quel tipo di poteri. Quelle sfere di fuoco potevano significare solo una cosa: che lui era un drago. Era maledetto.

 

***

 

Presente

 

Midoriya era privo di sensi ma respirava ancora, e per Bakugou questo era sufficiente. Come quell’idiota aveva previsto, i suoi amici li avevano raggiunti. Quella donna insopportabile, quella Uraraka, glielo aveva letteralmente strappato dalle braccia e aveva iniziato a curarlo con la sua arte di guaritrice, rivolgendogli solo uno sguardo carico d’odio mentre dava disposizioni a tutti su come muoversi. Katsuki non poteva biasimarla, sapeva che era solo colpa sua se Deku si trovava in quelle condizioni. Non lo aveva protetto. Non era stato l’eroe che Izuku meritava di avere al proprio fianco.

“E ora dove pensi di andare cacciatore?”

Gli aveva chiesto mentre stava per abbandonare la grotta dove si erano rifugiati.

“A finire ciò che ho iniziato” avrebbe fatto il possibile per liberarsi da quella maledizione, per questo era partito alla ricerca del mago che aveva dannato il suo clan.

“Sai vero che Deku chiederà di te? Sarai il suo primo pensiero quando riaprirà gli occhi”

Ammise con una punta d’invidia. Izuku era stato il suo primo amore, una semplice cotta non corrisposta. Ochaco aveva capito di non aver nessuna speranza quando aveva visto per la prima volta Deku in compagnia di Katsuki, anzi del suo Kacchan. Aveva dolorosamente accettato di farsi da parte, trasformando i suoi sentimenti per Izuku in una bellissima amicizia.

Però ora, Deku era quasi morto e la colpa era di Bakugou.

Il minimo che il cacciatore potesse fare era essere presente quando Midoriya avrebbe ripreso conoscenza.

“Non so cosa sia successo Kacchan”

Il ragazzo prese a ringhiare. Odiava quando gli stramaledetti amici di Deku lo chiamavano in quel modo. Uraraka però non si fece intimorire.

“Dicevo, non so cosa sia successo, ma so cosa ho visto mentre curavo le ferite di Izuku. Non erano solo frecce, quei tagli, erano impronte di artigli”

Bakugou fissava diritto davanti a sé, non si era nemmeno voltato. Non aveva bisogno che quella mocciosa venisse a fargli la predica. Lui sapeva di aver fallito. Per quello doveva andarsene.

Non poteva affrontare Deku. Non sarebbe riuscito a sostenere il suo sguardo, non dopo ciò che gli aveva fatto. Forse la parte più dolorosa in tutta quella storia era la consapevolezza che Izuku lo avrebbe comunque perdonato.

Katsuki lo sapeva perché lo conosceva.

Midoriya lo avrebbe guardato, poi avrebbe sorriso e lo avrebbe confortato dicendo che sarebbe andato tutto bene, perché lui era fatto così. Si comportava sempre da eroe.

Un tempo Katsuki si era illuso di poter essere l’eroe di Deku. Come lo era stato da bambino. In realtà crescendo i ruoli si erano invertiti. Per quanto gli costasse ammetterlo, e mai lo avrebbe fatto ad alta voce, Izuku era il più forte tra loro, era lui il vero eroe.

Quando poco prima, Bakugou aveva perso il controllo e si era trasformato in drago, era potuto tornare in forma umana solo perché Deku era lì. Aveva potuto sentire la sua voce, la sua vicinanza, aveva avvertito il suo tocco e il suo calore anche attraverso le squame. Solo per quel motivo era potuto ritornare al suo vero aspetto, ovviamente dopo aver ucciso gli uomini che li avevano imprigionati.

Izuku era già gravemente ferito ma lo aveva salvato.

Katsuki si era trasformato dopo che aveva visto l’ennesima freccia trapassare il corpo di Midoriya. Quell’idiota si era lanciato su di lui e gli aveva fatto da scudo. In quel momento la rabbia aveva preso il sopravvento, una furia cieca e primordiale aveva guidato i suoi movimenti. Non aveva risparmiato nessuno, ma aveva finito col ferire anche Deku ad un braccio.

Per questo non era degno di lui. Era stato salvato per l’ennesima volta da Izuku.

Non era una questione di orgoglio, non più almeno.

Aveva capito anni prima di essersi completamente fottuto il cervello. Non sapeva quando avesse iniziato a trovare Deku attraente, forse gli era sempre piaciuto, ma comunque non gli importava. Quando aveva scoperto di essere un drago Izuku era lì. Non era scappato spaventato, gli aveva sorriso e gli era rimasto accanto. Nonostante tutto.

Era stato Bakugou ad abbandonarlo, a lasciare il villaggio. Aveva paura del suo potere e quello che era successo quel giorno era solo la conferma di ciò che più di ogni altra cosa avrebbe voluto evitare. Aveva ferito Deku.

“Non puoi abbandonarlo, non di nuovo”

Uraraka aveva ragione. Lo stava lasciando ma non poteva fare altrimenti, era per il bene di Deku. Quegli uomini volevano lui, volevano catturare il drago. Izuku era finito in quella situazione per causa sua. Anche se i suoi artigli non lo avessero ferito prima ancora erano state le frecce di quei mercenari a farlo.

Deku non poteva rimanere al suo fianco. Non potevano più camminare insieme. Il tempo dei giochi era finito.

Per questo se ne stava andando. Per questo lui doveva andarsene. Sapeva che se Izuku fosse stato cosciente non glielo avrebbe mai permesso. Non gli avrebbe lasciato prendere quella decisione, anche se era per il bene di entrambi.

“Me ne vado per lui.”

Sperò che quelle poche parole servissero a calmare quella fastidiosa ragazzina.

“Deku verrà a cercarti. Ti ha ritrovato già una volta. Non sa cosa voglia dire arrendersi”

“Lo so. Non l’ha mai fatto con me.”

 

***

 

“Kacchan non è successo nulla”

Izuku era davanti a lui e gli sorrideva, erano entrambi completamente fradici ma al più piccolo non sembrava importare mentre si frizionava i capelli ancora bagnati.

“Per colpa delle mie sfere di fuoco siamo finiti nel fiume. Potevi annegare”

“Ahah andiamo Kacchan so nuotare, un futuro eroe come me non può annegare”

Non aveva smesso per un secondo di sorridere Deku. Perché doveva essere sempre così buono? Perché non aveva mai paura di lui?

“Non so ancora controllare i miei poteri. Un giorno potrei davvero finire col ferirti”

“Non sono così debole Kacchan, inoltre a me piacciono così tanto le tue esplosioni”

“Deku” Katsuki avrebbe voluto dirgli che non si sarebbe trattato solo di quello, presto o tardi i suoi poteri si sarebbero risvegliati completamente. Cosa avrebbe fatto Ikuzu davanti ad un drago?

“Guarda cosa ho trovato Kacchan!”

Il biondo aveva alzato lo sguardo, consapevole di incontrare il solito, accecante sorriso dell’altro. Il bambino gli stava mostrando qualcosa.

“Sono delle conchiglie”

Ammise. Non capiva il perché di tanto entusiasmo. Erano due conchiglie rosse, di una varietà piuttosto comune.

“Non ne avevo mai viste di questo colore Kacchan, non pensi che siano bellissime?”

Izuku proveniva da un’altra regione e si era trasferito solo l’anno prima. Non avevano mai giocato in quella zona, quindi era normale che per lui quegli oggetti fossero una completa novità. Bakugou non ci aveva pensato. Era abituato a dare molte cose per scontate, ma stava lentamente imparando come la vita potesse riservare sempre delle sorprese.

“Si, sono belle”

Era stato tutto quello che era riuscito a dire prima che Deku lo travolgesse con il solito entusiasmo.

“Una è per Kacchan e una per me”

Concluse, porgendogliene una. Katsuki la prese senza protestare.

“Appena torno a casa chiederò alla mamma di farmi una collana così potrò tenerla sempre con me. Non trovi che sia un’idea grandiosa Kacchan?”

Bakugou non ricordava cosa avesse risposto. Solo che una volta a casa aveva chiesto a sua madre di trasformare quella conchiglia in un bracciale, per poterla tenere sempre con sé.

Ed era proprio quell’oggetto che ora Katsuki si trovava a fissare. Aveva lasciato la grotta solo da poche ore e non poteva evitare di pensare a quell’idiota di Deku. Doveva aver perso completamente il senno.

 

***

 

Quando Midoriya riprese i sensi per prima cosa chiese del suo Kacchan. Una parte di lui si aspettava quello scenario, sapeva che prima o poi l’altro se ne sarebbe andato di nuovo. Al biondo cacciatore era sempre piaciuto giocare a fare l’eroe tragico, ma non aveva fatto i conti con la testardaggine di Izuku. Non si sarebbe arreso. Non poteva decidere anche per lui.

Kacchan era un drago ma a Deku non importava.

Non gli era importato quando erano bambini. Nemmeno quando lo aveva baciato la prima volta. O quando aveva perso la verginità tra le sue braccia.

Aveva sempre saputo cosa fosse Kacchan e non avrebbe cambiato una virgola di lui. Era perfetto così.

Deku non aveva mai avuto paura. Sapeva che il suo Kacchan non avrebbe mai potuto fargli del male, o almeno, non intenzionalmente.

Izuku era rimasto ferito solo dal suo comportamento. Erano le ferite del cuore a dolergli in quel momento, molto più di quelle fisiche. Una volta ristabilito sarebbe partito subito alla sua ricerca. Lo avrebbe trovato, non lo avrebbe lasciato solo. Kacchan aveva bisogno di lui.

Improvvisamente si toccò il petto, andando a recuperare la collana che conteneva la conchiglia della sua infanzia, era un ricordo prezioso e per fortuna non aveva subito alcun danno. Posò le labbra sul monile.

“Aspettami Kacchan, io ti troverò”.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Europa91