Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MadMary    12/02/2021    0 recensioni
Aceto Doppio era sempre stato affascinato dagli Strip Club, ma non si era mai osato.
Quella sera, però, si sentiva diverso: una forza non troppo sconosciuta lo stava spingendo ad entrare, a sperimentare. Doppio sentiva di aver bisogno di contatto umano, come se la sua vita dipendesse da quello.
Entrando nel locale capì di aver fatto la scelta giusta, quando posò gli occhi su di lei e la forza sovrannaturale lo spinse a prenderla.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Diavolo, Doppio Aceto, Ghiaccio, Prosciutto, Risotto Nero
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Threesome, Violenza
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Dopo essersi calmata e sciacquata accuratamente il viso, decise titubante di uscire dal bagno, per tornare nel salone, dove erano tutti riuniti. 

Entrando nella stanza, si rese conto di aver passato molto più tempo del previsto chiusa ai servizi igienici, trovando il divano e le poltrone vuote, con solo Risotto ad aspettarla. 

Posando il libro che era intento a sfogliare, l’uomo si voltò quando sentì i passi leggeri della ragazza dirigersi verso di lui, osservandola con la solita espressione fredda e distaccata, con i suoi occhi infuocati. 

-Sei sparita per un’ora senza nemmeno scusarti.- le disse, incrociando le braccia muscolose e poggiando la schiena contro la libreria, dietro di . 

Celeste abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro e iniziando a sfregarsi nervosamente le mani: l’idea di averlo fatto innervosire, dopo i nuovi ordini ricevuti dal loro boss, la terrorizzava.  

-Scusami... non mi sono sentita particolarmente bene.- provò a giustificarsi, mentre il cuore accelerava il proprio battito e le saliva in gola, percependo quella figura imponente approcciarla, con fare sicuro e intimidatorio. 

-Non è una buona motivazione. Non accetto tali mancanze di rispetto nei miei confronti e nei confronti dei miei uomini.-  

Sentì una mano grande quanto il suo viso sollevarle il mento, senza troppa delicatezza, costringendola a guardarlo in volto. 

-Mi dispiace...- guaì, quasi piangendo, terrorizzata da quello che le avrebbe potuto fare. 

La stanza venne avvolta dal silenzio, con unicamente il suono della pioggia a riempire le loro orecchie, mentre i due si fissavano intensamente negli occhi; lei col fiato sospeso, in attesa della prossima mossa, mentre lui pareva rilassato, come se fosse abituato a simili situazioni. 

-Non puoi sperare di uscire dai tuoi problemi con solo delle parole...- quasi sussurrò, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, piegandosi verso di lei -bisogna pagare per i propri errori.- 

La sua vista iniziò a sfocare qualsiasi cosa la circondasse, mantenendo il fuoco unicamente sul viso duro di quell’uomo, sui suoi occhi profondi, sui suoi tratti marcati e sulle sue labbra carnose, che si avvicinavano sempre di più alle proprie, fino a posarsi su di esse, per la seconda volta da quando era arrivata. 

Poté assaggiare sulla sua lingua, che si fece strada in maniera meno violenta quella volta, ancora il forte aroma dell’alcol consumato poco prima.  

Provò a indietreggiare, tendando qualche passo indietro, ma la mano dell’uomo si stacco dal suo mento per afferrarle con veemenza la spalla, costringendola a rimanere immobile sotto di lui. 

Celeste iniziò a lamentarsi, lasciandosi sfuggire dei gemiti di disapprovazione, mentre spingeva, con scarsi risultati, il petto dell’uomo, facendo pressione coi palmi, che risultavano quasi come quelli di un bambino sulla pelle abbronzata e bollente del suo assalitore. 

Quando l’uomo ruppe il bacio, la ragazza indietreggiò di scatto col capo, nel tentativo di fuggire da quella situazione, che sicuramente sarebbe solo andata peggiorando con lo scorrere del tempo. 

Risotto, allora, vedendola allontanarsi, la spinse verso di sé, bloccandola fra le sue braccia, stringendola sino a farla sussultare. 

-Mi... mi fai male!- si lamentò lei, respirando affannosamente. 

Provò inutilmente a divincolarsi, mentre l’uomo portava una delle sue mani verso i suoi glutei, per stringerli possessivamente, facendola guaire ulteriormente. 

-Risotto...!- gemette, ottenendo come risposta un grugnito da parte sua –Per favore, mi stai davvero facendo male!-  

Ma lui non si fermo, continuando a spremere e massaggiare il muscolo morbido e carnoso sotto le sue dita, per poi iniziare a vagare verso il basso, dirigendosi verso l’intimità vestita della ragazza. 

-No... no! Fermati ti prego!- pianse, affondando il viso nel suo petto, lasciandosi scuotere dai primi singulti e tremori, mentre l’uomo le sussurrava ancora all’orecchio. 

-Pensavi davvero di poter essere al sicuro, qui?- 

Celeste alzò gli occhi pieni di lacrime verso quelli dell’uomo. 

-Ti supplico...- esalò, con voce strozzata. 

Subito dopo, si ritrovò premuta contro il muro e sollevata da pavimento. Fu costretta a stringere le proprie gambe longilinee attorno alla vita sottile dell’uomo, aggrappandosi a lui per non cadere, mentre egli la teneva per i fianchi, senza alcuno sforzo, e le baciava avidamente il collo. 

Iniziò a premere la sua erezione contro di lei, facendole stringere involontariamente la presa delle cosce, nella speranza di coprire il suo sesso dalla pressione non desiderata. Tentò ancora una volta di allontanarlo da sé, spingendolo dalle spalle, ma non riuscì a smuoverlo nemmeno di un millimetro; si ritrovò quindi totalmente impotente e alla totale mercé di quel mostro, permettendogli ancora una volta di poterle fare del male. 

I movimenti del bacino dell’uomo si fecero più irruenti e profondi, accompagnati dalla morsa sui fianchi della ragazza che si fece più stretta e dai piccoli gemiti gutturali che iniziarono a sfuggirgli dalle labbra. 

-Non ricordo nemmeno più l’ultima volta che ho scopato...- ansimò leggermente, borbottando a sé stesso più che a lei parole incomprensibili -...cazzo.- gemette, spingendo particolarmente contro le labbra della ragazza, sentendole dischiuse, così pronte per accoglierlo. 

Celeste sentì la propria schiena lasciare il muro, mentre l’uomo staccava il viso dal suo collo oramai violaceo e, continuando a portarla in braccio, si spostava, uscendo dalla sala e camminando nel lungo e buio corridoio. 

-Risotto, per favore... lasciami andare, ti prego...- provò a supplicarlo ancora, singhiozzando nell’incavo della sua spalla, mentre la bagnava con le sue lacrime bollenti. 

Ma lui la ignorò. 

Con una mano aprì la porta di una stanza in cui lei non era mai entrata e si ritrovò nella camera da letto dell’uomo. 

Non riuscì a studiare con attenzione lo spazio che la circondava: le luci spente lasciavano tutto nella più totale oscurità. In più, in un momento simile, Celeste non si ritrovò capace di concentrarsi su un qualcosa che non fosse il membro pulsante dell’uomo premuto contro la sua intimità e il leggero fiato caldo che le soffiava sul collo.  

Calò nuovamente il silenzio quando lui si fermò a fissarla intensamente, con solo la pioggia ad accompagnarli. 

Lei lo guardò con aria affranta, affranta nell’anima. I suoi occhi azzurri e gonfi, il suo naso arrossato e le labbra tremanti. La pelle del suo collo marchiata dai morsi, le sue piccole mani che si aggrappavano disperatamente alle cinghie sul petto dell’uomo. Le sue soffici, ma livide cosce strette attorno a lui.  

Il suo sesso così caldo. 

Risotto esalò rumorosamente dal naso, deglutendo. 

La gettò senza troppa grazia sul suo letto matrimoniale, salendo sopra il suo corpo indifeso qualche istante dopo, inchiodandole i polsi contro il materasso, mentre si insinuava fra le sue gambe, forzandole ad aprirsi. 

-Lasciami andare! Lasciami, cazzo!- urlò, mossa da un impeto improvviso di energia, realizzando solo in quel momento quello che le sarebbe accaduto. 

L'uomo le prese entrambi i polsi fra le dita di una mano, premendoli contro le lenzuola, mentre afferrava il fondo della maglia nera della ragazza e la sollevava, costringendola a sfilarsela dal corpo. 

Con la mano libera, cominciò a massaggiarle il seno sinistro, già violaceo dal giorno precedente, e, sentendo il capezzolo indurirsi sotto il suo tocco, iniziò a pizzicarlo con le dita, facendola contorcere. 

-Basta! Smettila! Smettila!-  

Non poté fermare le lacrime che ricominciarono a scorrerle lungo il viso. 

Le aprì senza troppa difficoltà il reggiseno e le fece sfilare anche quello, prima di chinarsi su di lei, per prendere il capezzolo fra le labbra, cominciando a succhiarlo. 

Celeste si lasciò andare in un pianto disperato, continuando a gridare aiuto e ad agitarsi, nella speranza di farlo smettere in qualche modo. 

Le sue urla vennero bloccate da una mano che le avvolse il collo, stringendolo abbastanza forte da soffocare le sue lamentele, facendola annaspare per dell’aria, mentre divincolava le braccia. 

L’uomo si stacco dal suo seno, allentando la presa e guardandola negli occhi, con un’espressione infastidita. 

-Fai silenzio.-  

Lei annuì, deglutendo a fatica, mentre la morsa al suo collo se ne andava piano piano, lasciandola respirare liberamente.  

Le sue grida cessarono, ma non i suoi singhiozzi, né i suoi lamenti, o guaiti tremanti. 

Risotto si allontanò dal soffice petto della ragazza, torreggiando sopra di lei, mentre si toglieva con gesti rapidi il copricapo nero, svelandole per la prima volta i propri capelli bianchi, leggermente più corti ai lati rispetto al ciuffo che gli copriva la fronte. Passò poi alle cinghie sul suo addome, spogliandosi completamente la parte superiore del corpo. 

La osservò per qualche istante, mentre lei ansimava sotto di lui, contorcendosi a disagio, sentendo il membro gonfio pulsante premere insistentemente contro la sua intimità. 

-Togliti i pantaloni.-  

-Ti prego...-  

-Non farmi ripetere.- 

Guaì, scostandosi leggermente dall’uomo per iniziare slacciarsi i pantaloni rosa, facendoli scivolare lungo i fianchi, mentre si schiacciava contro il materasso. Arrivati alle caviglie, fu Risotto a buttarli dal letto, facendoli cadere sul pavimento. 

Rimase così esposta davanti a lui, ansimante e spaventata, tremante e sottomessa, totalmente indifesa. 

Risotto iniziò a toccarsi da sopra i propri calzoni trovandola così, trattenendo qualche sporadico grugnito. 

Celeste chiuse gli occhi, serrandoli, e voltò il capo quando percepì il suo assalitore avvicinarsi nuovamente, riprendendo a baciarle il collo. 

Le prese brutalmente i fianchi, stringendoli dolorosamente, mentre riprendeva i movimenti del bacino, sfregandosi ancora contro di lei, facendola gemere. 

-Cazzo...- bisbigliò, affondando il viso fra i seni della ragazza. 

Le morse lievemente la pelle delicata, prima di alzare il busto ancora una volta. Il rumore di una cinta che veniva slacciata le fece sbarrare gli occhi, nel più grande terrore. Iniziò a sentire dei brividi attraversarle la schiena, scuotendola sul posto, mentre le labbra tramavano. 

-Risotto...- lo supplicò, facendolo guardare verso di lei, mentre si massaggiava il membro pulsante, ora vestito unicamente da dei boxer scuri -...per favore, non farlo...-  

La guardò negli occhi per qualche istante. Erano occhi disperati, affranti e distrutti, gli occhi di qualcuno totalmente arreso alla vita.  

Liberò il proprio pene dall’indumento intimo, accompagnato da un sospiro di sollievo, continuando a masturbarsi davanti a lei, che ora evitava il suo sguardo, voltando ancora una volta il proprio volto e ricominciando a piangere, sommessamente. 

Sentì il suo intimo trasparente venir abbassato lungo le cosce per poi essere totalmente rimosso e si ritrovò, questa volta, totalmente nuda sotto di lui, stesa sul suo letto, ansimante e arrossata, con le gambe divaricate e il proprio sesso esposto davanti a quel mostro. 

Una mano si posò sulla sua intimità, seguita dopo dalla penetrazione di due dita, mentre il pollice calloso iniziava a sfregare, con movimenti circolari e delicati, il clitoride. 

Questa volta gemette di piacere e si maledisse per ciò che il suo corpo stava provando in un momento del genere; si maledisse per come stesse reagendo, preparandosi così sfacciatamente al rapporto, lubrificandosi per limitare i danni, umiliandola in quel modo. 

-Basta... basta, ti prego...- provò a protestare, ricevendo come risposta solo l’intrusione di un terzo dito fra le sue pareti, facendola piagnucolare ulteriormente. 

Dopo pochi minuti, che parvero ore, passati in questo modo, sentendola abbastanza bagnata, Risotto rimosse le proprie dita, facendola sospirare di sollievo, solo per farle trattenere nuovamente il respiro quando sentì la punta del membro dell’uomo allinearsi fra le sue labbra umide. 

-No, no!-  

Lui non si mosse ulteriormente, lasciandola col fiato sospeso e gli occhi serrati per qualche istante, studiando il suo viso contorto e arrossato, segnato dalle lacrime e dalla disperazione. 

Celeste sentì la leggera pressione del sesso dell’uomo lasciarla e aprì con fare insicuro un occhio, spaventata, ma curiosa, di sapere cosa stesse accadendo.  

Risotto la stava fissando insistentemente, come se volesse attraversarle da parte a parte il cranio col suo sguardo penetrante. 

Si alzò e scese dal letto, rimanendone ai piedi, davanti a lei e col membro ancora eretto ed esposto, continuando a guardarla. 

-Inginocchiati.- le ordinò, facendole segno di sistemarsi sul materasso, difronte a lui, e così lei fece. 

Sentì le sue ginocchia sprofondare nel materasso morbido, mentre si sistemava dinanzi all’uomo, deglutendo duramente ed evitando il più possibile di guardarlo o di guardare il suo sesso pulsante ed eretto. 

-Succhialo.- le ordinò, afferrandone la base e stringendola leggermente, in attesa di sentire le sue labbra sulla punta. 

Celeste deglutì rumorosamente, trovando la propria gola incredibilmente secca e dolorante, mentre fissava incredula il pene arrossato e gonfio dell’uomo, leggermente umido e lucido.  

Non aveva idea di come reagire: doveva essere grata che avesse deciso di non penetrarla, oppure doveva essere disgustata per quello che la stava forzando a fare adesso? 

Si disse che la seconda era la reazione più corretta, ma altro non poteva fare se non assecondarlo. Quel mostro avrebbe ottenuto comunque ciò che voleva, era chiaro, tanto valeva darglielo senza provocare la sua ira ulteriormente. 

La ragazza si inumidì le labbra e vi avvolse delicatamente la punta del pene dell’uomo, facendolo trattenere il respiro.  

 

   
 
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