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Autore: Animer_otaku    12/02/2021    3 recensioni
Rimase immobile davanti alla porta chiusa per qualche altro momento, mentre il cuore le si serrava nel petto. Poi abbassò la maniglia ed entrò.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:‌ ‌Questi‌ ‌personaggi‌ ‌non‌ ‌mi‌ ‌appartengono,‌ ‌ma‌ ‌sono‌ ‌proprietà‌ ‌di‌ ‌Rumiko‌ ‌Takahashi;‌ ‌questa‌ ‌storia‌ ‌è‌ ‌stata‌ ‌scritta‌ ‌senza‌ ‌alcuno‌ ‌scopo‌ ‌di‌ ‌lucro.‌




 

«Kohaku!»

«Setsuna!» L’aria corrucciata gli abbandonò il volto e Kohaku rialzò la testa, sorridendo. Anche lui l’aveva riconosciuta subito.
Il ragazzo si spostò in disparte per fare due chiacchiere senza intralciare il resto della gente. «Vieni da scuola, vedo.»


«Sì. Towa è stata messa in punizione.»

«La solita rissa, immagino...»

«Immagini bene.»

Kohaku era uno dei pochi amici di famiglia. Aveva saputo non indispettire nemmeno Sesshomaru. E anche lei, nonostante il carattere stoico preso dal padre, gli voleva bene. Era simpaticissimo con il suo sorriso, i suoi capelli arruffati e i suoi modi un po’ impacciati. Lo conosceva fin da quando era nata. Kohaku era uno dei pochi con cui anche lei sapesse aprirsi e concedersi qualcuno dei suoi rari sorrisi. Senza contare la stima per essere riuscito, da semplice umano, ad andare a genio anche a uno come Sesshomaru.

Kohaku sorrise e fece per dire qualcosa, ma improvvisamente sembrò ricordarsi di qualcosa e d’un tratto perse tutta la sua allegria. Gli occhi tornarono ad adombrarglisi. Setsuna si irrigidì e la sua mano si contrasse attorno alla custodia del violino.
A così poche settimane di distanza non riuscivano ancora ad affrontare una chiacchierata senza cadere sul tema.
Lei e Kohaku soprattutto. Soltanto incrociarsi in quel posto significava fin troppo per entrambi.

«Allora... ci vediamo, Setsuna. Stammi bene.» Kohaku le batté amichevolmente la spalla. Nonostante la gentilezza del gesto non fu un momento felice per nessuno dei due.


«Ciao, Kohaku.» Setsuna non riuscì più a sostenere il suo sguardo e gli diede le spalle in fretta, tornando a concentrarsi sui suoi pensieri mentre si presentava in sala d'attesa e sbrigava le formalità richieste.

Non dovette attendere molto.

«Ciao, Setsuna. Puoi venire.» Un giovane infermiere dai capelli neri legati in un codino basso fece capolino dalla porta e le fece cenno di seguirla. La ragazza non disse nulla e lo affiancò con il passo felpato dei mezzodemoni. Un piccolo sorriso comprensivo comparve sul volto del ragazzo. «Prenditi tutto il tempo che vuoi. Non ci sono problemi, lo sai.»

«Ti ringrazio, Hisui.»

A furia di visite, il rapporto tra lei e il nipote di Kohaku da semplici conoscenti era di fatto passato all’amicizia. Era stata una strana coincidenza ricordare che l’ospedale in cui ora avevano un motivo per cui recarsi ogni giorno era lo stesso in cui il giovane nipote di Kohaku aveva trovato lavoro da poco.

Pur conoscendo da una vita anche Sango e Miroku e tenendo molto a Kohaku, Setsuna non aveva mai tentato di avvicinarsi ai loro figli. Towa e Moroha erano allegre e amichevoli quanto lei era riservata e impassibile, ci avevano pensato loro a stringere amicizia. Nessuno l’aveva mai obbligata a socializzare contro la sua volontà.

Ma, alla fine, Hisui era tranquillo e gentile, discreto. Per ogni volta in cui si erano incontrati in quelle circostanze non c’erano mai stati una parola fuori luogo o un discorso irrispettoso. Se per Towa le visite quotidiane in ospedale aveva significato un rafforzamento della loro amicizia, per lei era stato un buon inizio. Lo apprezzava.

Ma non fosse stato in queste circostanze, ne sarei stata più felice.

I loro passi si fermarono davanti a una porta sul corridoio silenzioso. Nonostante il suo autocontrollo, Setsuna non poté fare a meno di sussultare e per poco non scattò sulla difensiva, prima di ricordarsi di non poter scattare contro una porta.


«Allora a presto, Setsuna.» Non si era accorto di nulla. Hisui fece un cenno col capo e un breve sorriso e sparì in qualche altro corridoio. Setsuna rimase immobile davanti alla porta chiusa per qualche altro momento mentre il cuore le si serrava nel petto. Poi abbassò la maniglia ed entrò.

La luce del tardo pomeriggio entrava dalla finestra.
Rin era sdraiata sul letto nella stessa posa da ormai sei settimane, le mani abbandonate lungo i fianchi, i capelli sparsi in ordine sul cuscino e il volto rilassato come se stesse dormendo. Soltanto quello le permetteva di non sparire tra i macchinari medici che ingombravano la stanza d’ospedale, monitorando parametri e ogni minimo cambiamento in lei.

Sembrava addormentata. Anche la luce morbida nella stanza le dava quasi un'atmosfera di fiaba, magari una di quelle che raccontava a Setsuna e a sua sorella quando erano piccole.

Nel silenzio della stanza, la giovane mezzodemone non disse una parola e aprì la custodia che si era portata dietro. Setsuna portò violino, mani e archetto in posizione e iniziò a suonare.
 

§
 

Era successo tutto in fretta. In un giorno normalissimo lei e Towa erano appena tornate da scuola e Rin, rientrata dal lavoro prima di loro, le accoglieva a casa con un sorriso.

Setsuna aveva appena avuto il tempo di alzare lo sguardo e di sorridere a sua madre che, alla finestra alle spalle di Rin, aveva intravisto una strana figura dai lunghi ricci rossi e da una maschera d’osso sul volto che le osservava. Poi il potere demoniaco aveva travolto madre e figlie.

Il sangue demoniaco nelle loro vene aveva impedito a lei e alla sua gemella di subire danni più pesanti, lasciandole soltanto stordite sul pavimento. Ma Rin non aveva mai avuto sangue demoniaco. Attraverso le palpebre rimaste aperte a fatica, Setsuna aveva visto sua madre perdere il sorriso e crollare a terra priva di conoscenza.

Erano appena riuscite a rialzarsi sulle loro gambe, chiamando con voce angosciata la loro madre, quando Sesshomaru era comparso nella stanza. Aveva preso in braccio Rin e con un’espressione terrificante che gli stravolgeva i lineamenti si era precipitato in ospedale. Lei e Towa lo avevano seguito, sua sorella che tentava di restare calma ma che già aveva gli occhi colmi di lacrime. Quando li avevano informati che Rin respirava ma era caduta in coma, per un attimo il volto di Sesshomaru si era trasformato in una maschera di dolore. Per quanto ormai i demoni facessero parte della società, la medicina moderna non poteva ancora quasi nulla contro danni provocati da poteri demoniaci. Nemmeno i poteri dei demoni cane potevano qualcosa in quel frangente.
Quella sera suo padre aveva abbracciato lei e sua sorella, e poi era andato a cercare il demone che aveva ridotto Rin in quello stato. Inuyasha, Kagome, Kohaku -il migliore amico di Rin da una vita- si erano stretti attorno a loro. Nemmeno Moroha era riuscita a mantenere il suo sorriso. Towa aveva pianto, Setsuna si era rifugiata nella sua camera e non ne era uscita per un giorno.

Quando qualche giorno dopo, ancora più pallido del solito, Sesshomaru era tornato senza aver trovato nulla, per un attimo aveva davvero creduto di morire.

Ormai d
a sei settimane, all’uscita da scuola lei e Towa raggiungevano l’ospedale e visitavano Rin in coma. Setsuna prendeva il violino e suonava per lei mentre gli occhi di entrambe si facevano lucidi e, tra le lacrime, le gemelle chiedevano a Rin di risvegliarsi.
 

§
 

La musica terminò. La ragazza ripose con delicatezza il violino nella custodia e guardò ancora una volta sua madre. Al di là dell’incoscienza, sul volto di Rin era comparso un piccolo sorriso.

Succedeva sempre così, quando lei suonava. Nonostante il coma, Rin avvertiva il suono del suo violino. Aveva sempre adorato la musica.
Era stata lei ad avvicinare Setsuna al violino qualche anno prima, applaudendola ogni volta che la bambina voleva farle ascoltare qualcosa e riprendendola con la fotocamera quando riusciva a farsi dare il permesso dalla Setsuna di dieci anni, incoraggiandola le rare volte in cui un brano non le veniva. Era facile che reagisse a un suono tanto caro per lei.


Alla sorpresa e alla speranza rinata, quando Rin aveva sorriso per la prima volta al suono del violino di Setsuna, erano tornate a subentrata la rabbia e la disperazione quando, nonostante il nuovo intervento dei medici, alla fine non c’era stato nulla di nuovo. Il sorriso non era stato abbastanza. Suo padre per poco non aveva strangolato sul posto il medico che aveva in cura Rin.

Il cuore in tumulto e gli occhi che iniziavano a pizzicarle, Setsuna si inginocchiò ai piedi del letto e prese la mano inerte di Rin tra le sue. Non ci fu alcuna risposta. Rin non si mosse e non aprì gli occhi su sua figlia, sorridendole come faceva ogni giorno.

Per quanto si fosse ormai abituata a non avere nessuna reazione al di là del sorriso e si fosse detta di non sperare inutilmente, l'incoscienza di sua madre la ferì ancora una volta. La ragazza si sentì un groppo in gola e tentò di sforzarsi ancora per qualche altro istante. «Ciao, mamma.»

Senza più musica, il sorriso dolce sul volto di sua madre scomparve e Rin tornò alla serietà dell’incoscienza. Fu l'unica reazione che la ragazza ebbe.

Fu troppo. La testa le crollò sulla coperta del letto e Setsuna iniziò a singhiozzare mentre le lacrime le bagnavano le guance e il lenzuolo. «Ti prego mamma, torna da noi… Ti prego, non ce la faccio… Mi manchi...» articolò a fatica tra i singhiozzi. Al suo fianco, sua madre non si mosse. Setsuna non riuscì a rialzare il capo e pianse ancora mentre non badava al tempo e, fuori dalla finestra, il sole iniziava a calare.

Sua sorella non era lì assieme a lei. Suo padre la amava e la capiva, ma era sempre più chiuso in se stesso dal dolore. Non poteva sperare anche solo di parlare con Kohaku, Hisui, i suoi zii o Moroha senza che il discorso si insinuasse nelle loro parole. Sua madre, rimasta al suo fianco per tutti i suoi quattordici anni, non era con lei.

Era sola.











 

Angolo autrice:
Buonasera a tutti!! Ho scritto questa fanfiction dopo aver visto il diciottesimo episodio di Yashahime, anche se come al solito è andata a finire che l’ho rimaneggiata un sacco di volte e di conseguenza ho continuato a procrastinare la pubblicazione… In realtà questa è la prima volta che scrivo una fanfiction completamente angst/triste, spero non vi abbia tediato… ^^”
Quando però nell’episodio Setsuna ha suonato il violino sotto all’albero e subito dopo è stata mostrata Rin non ho potuto fare a meno di pensare a un contesto come quello di questa fanfiction (sì mi voglio male, lo so, non sembra che Rin sia uno dei miei personaggi preferiti di Inuyasha...), mi stava facendo davvero troppa tenerezza :'((( Non intendendomene molto di medicina ho tentato di mantenermi il più possibile sul vago riguardo alle condizioni di Rin, spero di non aver scritto nulla di sbagliato!!
Grazie a chiunque si prenderà cinque minuti per leggere questa fanfiction!! >.< Davvero,
 anche se MOLTO diversa rispetto alle altre fanfiction più divertenti o comunque leggere, spero non vi sia risultata pesante... Ciao a tutti!! :3

Animer

   
 
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