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Autore: DarkDarrik    13/02/2021    0 recensioni
Il mio progetto è quello di fare una versione romanzata della serie TV, aggiungendo delle parti inedite, che però non andranno a cambiare gli eventi della trama originale.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8 settembre 2009

Lee e la sua fidanzata, Elizabeth, stavano amoreggiando, in piena notte, in una tenda, situata nel bosco di Mystic Falls.

Il ragazzo e la ragazza avevano capelli e occhi scuri, lui indossava una camicia a strisce sottili blu e azzurra e un paio di jeans, mentre lei un maglione bordeux e un paio di pantaloni comodi e larghi dello stesso colore.

I baci tra i due fidanzati s’intensificarono sempre di più, mentre le mani del giovane percorrevano le curve di Elizabeth con tocchi famelici.

«Hai sentito?» domandò lei, fermando momentaneamente l’azione tra loro.

«No, cosa dovrei aver sentito?» brontolò irritato Lee cercando gli occhi di lei.

«Mi era sembrato il rumore della pioggia sui rami, se piove, non potremmo vedere bene la cometa!» affermò dispiaciuta Elizabeth.

«Non pioverà stai tranquilla!» la rassicurò Lee portando nuovamente le labbra su quelle della sua donna.

Lei ricambiò con passione, toccando la schiena e le braccia di lui, per poi scendere verso il basso, sbottonando i suoi jeans.

Il giovane portò le dita sotto il maglione di lei toccandole la schiena nuda, per poi baciarle il collo con insistenza.

«Vado a prenderli, gli ho lasciati in macchina» sussurrò con malizia Lee ad Elizabeth, che sorrise annuendo.

«Non ti bagnare! Perché sappi che pioverà!» lo avvisò ridacchiando la ragazza.

«L’unica bagnata qui sarai tu! Perché non pioverà!» ribatté perverso il giovane alzandosi e sistemandosi, per poi fare un occhiolino ad Elizabeth, che rispose con una smorfia divertita.

Il ragazzo uscì dalla tenda e s’incamminò nel bosco, diretto verso l’auto parcheggiata vicino al ciglio della strada principale.

Elizabeth restò stesa e si stiracchiò, pensando a quelli che sarebbero stati due giorni fantastici: la notte di oggi al campeggio e il giorno dopo, ovvero, la notte della cometa.

I minuti passavano, mentre era assorta nei pensieri e a un certo punto il rumore della pioggia sulla tenda, la fece sorridere pensando alla soddisfazione che avrebbe provato a dire a Lee “ te l’ avevo detto”.

Tuttavia il giovane non tornava, così Elizabeth prese la torcia e uscì dalla tenda, per vedere dove diavolo si fosse cacciato, perché se le avesse fatto uno scherzo l’ avrebbe pagata cara.

Una volta fuori, la giovane non vide pioggia, ma continuò a sentire  dell’acqua che picchiettava sulla tenda.

Sbarrò gli occhi, quando vide intense gocce rosse cadere da un ramo dritte sul tetto della loro capanna improvvisata.

Elizabeth alzò lo sguardo e notò con orrore il corpo di Lee sull’albero, da quale colava sangue da una ferita sul collo.

Il panico e l’orrore la pervasero in quel momento, riuscì solo a trovare la forza di gridare e di correre più forte che poteva verso l’automobile, che sapeva essere poco lontana.

La giovane corse con la torcia in mano più veloce possibile, calpestando l’erba del bosco senza mai voltarsi indietro, aveva perso Lee e ciò la sconvolgeva, tuttavia non poteva pensare, doveva solo agire in quel momento.

Finalmente raggiunse l’auto e lasciò di scatto la torcia portando le mani sulla portiera del veicolo, ma con suo orrore la trovò chiusa, così provo a battere con forza contro il vetro nel tentativo di romperlo, ma fu tutto inutile.

Poco dopo un rumore elettronico sbloccò le portiere della vettura, Elizabeth capì che quello voleva significare che le chiavi di Lee erano in mano al suo assassino e che egli era lì vicino.

La povera ragazza non poté più pensare a nulla, ma sentì solo una forza micidiale crollarle addosso dall’alto e poi una fitta lancinante al collo, in brevi attimi il cielo scuro sembrò risucchiarla e tutto divenne nero.

 

Elena era seduta vicino la finestra a scrivere i suoi pensieri sul diario, la giovane indossava un maglioncino di un blu chiaro, jeans e un paio di scarpe di tela nere.

Oggi si sentiva meglio che negli ultimi mesi, aver conosciuto Stefan le aveva aperto un mondo a parte, e in lei era ritornata la voglia di vivere a pieno le sue giornate.

Dall’altra parte della città anche Stefan si sentiva allo stesso modo, guardando dalla finestra, il vampiro era preoccupato nel sapere che Damon era in casa, ma era più felice che finalmente potesse interagire con Elena.

Jenna percorse il corridoio del secondo piano di casa Gilbert per cercare Elena, da cui voleva un consiglio sul come presentarsi all’incontro con i docenti di Jeremy.

«Ti sembro un’adulta rispettabile?» domandò la donna alla giovane.

Jenna indossava un abito viola scuro a tubino che le arrivava alle ginocchia e un paio di scarpe col tacco scure.

Elena la guardò e poi annuì prontamente, trovando la zia in grande forma.

«Dipende, dove devi andare?» domandò ridendo la giovane seguendo Jenna che stava andando a specchiarsi lì vicino.

«Devo andare a parlare con gli insegnati di Jeremy» rispose la donna.

«Come sto con i capelli in alto?» chiese la zia alla nipote, portandosi su la chioma con la mano destra.

«Hostess Sexy!» commentò divertita la giovane.

Jenna fece ricadere i capelli mogano e mossi sulle spalle e guardò Elena.

«Casalinga disperata!» sentenziò la ragazza contrariata.

«Allora li terremo su! Ti vedo felice oggi, sei solare più del solito!» notò con gioia Jenna.

La donna non vedeva da qualche tempo sua nipote così di buon umore, lei si era presa cura di lei e del fratello dopo la tragedia famigliare e stava facendo del suo meglio.

Tuttavia via i nipoti erano sempre tristi e scoraggiati, non riuscivamo a superare il lutto e neanche la stessa Jenna, ma lei doveva essere forte e sperava di vedere Elena e Jeremy tornare a vivere un giorno e forse quel momento era arrivato.

«Sì sono di buon’umore, il che è molto raro! Perciò ho deciso di sorridere alla vita, passeggiare felice sotto al sole e via dicendo!» disse sorridente Elena.

«Dov’è Jeremy?» chiese infine la ragazza.

«Stamattina è uscito molto presto! Mi ha detto di avere una lezione di bricolage» rispose Jenna finendo di sistemarsi i capelli.

Elena rimase in silenzio per qualche attimo, mentre la zia aveva capito di essere stata presa in giro.

«Nessuna lezione di bricolage vero?» domandò seccata la donna.

La nipote le rispose con una smorfia eloquente del viso sospirando poco dopo.

 

Jeremy aveva passato la notte insonne quel giorno, era troppo in pensiero per Vicki, e voleva andarla a trovare. Appena possibile il giovane si era alzato e vestito con gli abiti scuri della sera prima ed era sceso al piano di sotto per poi andarsene di casa. Camminò spedito verso l’ospedale di Mystic Falls, sperando che l’avrebbero fatto passare e vedere la sua amica.

In parte il giovane si sentiva in colpa, per averla fatta allontanare da sola, poteva anche succedere il peggio e lui avrebbe avuto il rimorso. Il bosco poteva essere pericoloso, l’unico problema della loro tranquilla cittadina erano gli animali selvatici che a volte avevano anche ucciso dei poveri malcapitati.

Alla televisione avevano detto di  Darren e Brooke, due giovani, uccisi da un leone di montagna ai confini della città.

Jeremy ebbe i brividi a quel pensiero e intanto era giunto al piano dell’ospedale, dove era stata ricoverata Vicki. Un’infermiera di colore, dai capelli corti e scuri, con indosso la classica uniforme medica color turchese accolse il giovane .

«Come posso aiutarti giovanotto?» chiese cordiale la donna, sulla sua targhetta distintiva c’era scritto “Haynes”.

«Signorina Haynes, posso vedere come sta la mia amica? Si chiama Vicki Donovan» chiese dolcemente il ragazzo, mentre guardava la donna.

L’infermiera entrò nella stanza della sorella di Matt e la vide dormire, poi sospirò e torno da Jeremy.

«Sta riposando, ma ti faccio entrare cinque minuti, mi raccomando non svegliarla.» concluse infine allontanandosi dalla stanza.

 Jeremy entrò e rimase a debita distanza, preoccupato ma felice di vedere che Vicki stava bene.

 

Liceo di Mystic Falls

Neanche la classica noiosa lezione del professor Tanner poteva rovinare quel giorno a Elena, che non ascoltava il docente intenta a lanciare qualche sguardo e sorriso a Stefan, che ovviamente ricambiava con piacere.

Il vampiro non vedeva l’ora di smettere di sentire parlare quell’uomo di cose che non solo sapeva, ma che aveva vissuto più di un secolo prima.

Elena era semplicemente desiderosa di parlare ancora con il ragazzo che in quel paio di giorni sembrava averle ridato la voglia di vivere.

«La cometa che questa sera vedremo luminosa nel cielo, non era  visibile a Mystic Falls da ben 145 anni. Fu scoperta oltre cinquecento anni fa.» Affermò il signor Tanner mentre girovagava per la classe.

Il docente indossava una camicia blu scura con righe sottili di colore bianco e pantaloni eleganti neri.

L’uomo non aveva dimenticato il brutto scherzo che gli aveva tirato Stefan all’ultima lezione, e non perse occasione per punzecchiare lui e la sua amica Elena.

«Vi sto annoiando? Signor Salvatore? Signorina Gilbert?» incalzò Tanner passando gli occhi scuri da uno all’altra rapidamente, entrambi non dissero nulla e la campanella salvò i due dalla classica ramanzina arrogante del professore di storia.

Stefan non perse tempo e uscì rapidamente dalla classe con Elena per poter scambiare con lei quattro chiacchiere.

Il vampiro indossava una T-shirt nera e un paio di pantaloni scuri, oltre all’avere al dito il suo classico anello, portava una tracolla marrone con dentro i libri di scuola, estrasse un libro abbastanza vecchio e lo porse ad Elena.

«Ti avevo detto che te lo avrei portato!» esordì  sorridente.

«Cime tempestose di Ellis Bell! Sai faccio fatica a credere che avesse usato uno pseudonimo!» rispose Elena prendendo e osservando il libro.

«Tutte le scrittrici lo facevano all’epoca, non erano ben viste nell’ottocento» rispose il ragazzo.

«Come lo hai avuto?» domandò la giovane notando l’antichità del libro.

«Oh è una seconda edizione, un cimelio di famiglia!» affermò Stefan alzando le spalle.

«Lo leggo e te lo ridò allora!» disse la ragazza mettendo il libro in borsa.

«Tanner ci ha punzecchiato anche oggi» sentenziò il vampiro camminando insieme a Elena nel corridoio.

«Siamo partiti col piede storto con lui, potevi evitare di umiliarlo!» lo canzonò Elena ridacchiando.

«Ho solo studiato durante le vacanze estive! Tutto qui!» ribatté lui divertito.

«Stasera allora ci incontriamo per vedere la cometa?» chiese lei cambiando discorso.

«Certo! Sperando che questa volta non succedano tragedie!» scherzò Stefan, che in cuor suo aveva paura che Damon potesse combinarne un’altra delle sue.

Il vampiro voleva tenere lontano il fratello da Elena il più possibile, sperando che egli non facesse qualche stupidaggine, anche se in parte dubitava che Damon potesse fare del male a qualcuno uguale a Katherine.

«Allora ci vediamo stasera!» concluse infine Elena riportando Stefan alla realtà, il vampiro si limitò ad annuire e si allontanò pensieroso.

 

Bonnie e Caroline stavano camminando verso l’uscita della scuola mentre conversavano amabilmente.

La ragazza di colore aveva una maglia grigio chiaro con uno scollo a V, sopra la quale vi era il disegno stilizzato di un angelo dalle ali nere e sotto di essa calzava dei pantaloni scuri.

La bionda indossava una camicia a quadri smanicata blu scura e bianca e una gonna dello stesso colore.

«Quindi sei una medium o una chiaroveggente?» domandò scettica Caroline ala sua amica.

«Tecnicamente mia nonna dice che siamo streghe, ma a volte beve troppo perciò non le do retta!» rispose divertita Bonnie, che tuttavia dopo le strane sensazioni degli ultimi giorni, era in realtà inquietata a parlare di queste cose.

«Sentiti libera di evocare il ragazzo che ho visto ieri sera allora!» affermò ridendo la bionda, pensando a Damon.

Purtroppo non era riuscita a parlargli più di tanto, ma era sicura che dagli sguardi che le aveva lanciato, avrebbe avuto sicuramente la possibilità di conoscerlo meglio.

«L’hai visto solo tu non io!» rimbeccò la giovane con un sorrisetto.

«Magari stasera verrà a vedere la cometa!» affermò speranzosa Caroline.

«Forse potrò conoscere qualcuno di carino anch’io!» sentenziò Bonnie alzando le spalle.

«Potrebbe essere la nostra serata! Che la cometa ci porti fortuna allora!» esclamò festante la bionda.

«A stasera allora! Prevedo un successo!» scherzò infine la ragazza afroamericana per poi salutare l’amica e incamminarsi fuori dalla scuola.

 

 

 

Matt e Tyler erano nel cortile con il moro che stava convincendo il biondo a conoscere due sue amiche da portare a vedere la cometa la sera stessa.

Tyler indossava una polo grigia e pantaloni scuri, mentre Matt un giubbino leggero marrone, una camicia a quadrettini bianca e nera e un paio di jeans chiari.

«Sono amiche di Caroline, una vuole conoscerti e con l’altra ci ho parlato un po’ alla festa dell’altro giorno» disse il ragazzo alzando le spalle fissando l’amico.

«Non sono dell’umore adatto, Vicki è in ospedale e credo di passare la serata con lei. Inoltre lo sai come la penso sul fatto di conoscere un’altra!» rispose malinconico Matt con aria triste.

«Mi hai fatto capire che Vicki è off-limits! E quindi pensavo di conoscere queste due ragazze, devi farmi da spalla dai! Magari ti dimentichi anche di Elena!» continuò Tyler.

«A proposito di lei, dobbiamo vederci fuori da scuola tra poco, quindi ti lascio alle tue amichette!» concluse infine Matt, con un mezzo sorriso.

«Vedi almeno di concludere qualcosa con lei!» incalzò Tyler mentre il biondo si allontanava.

«Fanculo!» rispose con un mezzo sorriso Matt mentre andava verso l’entrata della scuola, al suo appuntamento con Elena.

Le ragazze di cui parlava Tyler si avvicinarono a lui, una era bionda con gli occhi azzurri, che indossava un top rosso e un paio di leggings neri e l’altra era con i capelli e gli occhi castani e vestiva una felpa verde e un paio di jeans stretti.

«Alla fine ci sei solo tu? Matt non c’è? » domandò la bruna dispiaciuta.

«Mi dispiace, ma se volete, posso fare per due!» affermò malizioso il moro fissando la bionda, che fece una smorfia divertita.

 

Jeremy arrivò al cortile e notò Tyler alle prese con due ragazze, prima pretendeva di stare con Vicki e ora faceva lo scemo con altre due?

Il fratello di Elena era fuori di se, lui era andato a trovare in ospedale quella che doveva essere la ragazza di Tyler, mentre lui non aveva perso tempo per provarci con le altre.

«Tyler! Scusami se ti interrompo, ma volevo sapere come stava Vicki, so che voi due siete intimi» esordì Jeremy per far fare una figuraccia al suo rivale davanti a quelle due ragazze.

«Sta bene, ma ora levati di torno» tagliò corto il moro seccato e infastidito dal giovane Gilbert.

«Volevo sapere il numero della stanza. Senti, ma quando sei andato a trovarla? E come l’hai trovata, credi uscirà presto?» domandò Jeremy a raffica fissando Tyler.

«Ora ti prendo a calci» minacciò il moro fissando Jeremy con rabbia.

«Parli tanto ma quando hai intenzione di farlo» Fallo adesso dai!” lo provocò Jeremy spingendolo.

Il figlio del sindaco sapeva che se avesse messo le mani addosso a Jeremy, si sarebbe saputo e suo padre non né sarebbe stato contento.

«Vattene. Questa è l’ultima volta che ti avvero» sentenziò infine annoiato Tyler fissando l’altro torvo.

«No, sono io che ti avverto l’ultima volta! Se non la finisci di prendere in giro Vicki e di ferirla, io giuro che ammazzo!» ringhiò Jeremy, per poi andarsene in preda alla  rabbia.

«Avete visto? Mi ha minacciato di morte!» ridacchiò il giovane Lockwood divertito, riportando la sua attenzione sulle due ragazze.

Matt ed Elena camminavano nel cortile della scuola mentre parlavano di Vicki.

«I medici hanno detto che vogliono assicurarsi che non abbia un’infezione, ma domani dovrebbe tornare a casa» disse il biondo preoccupato mentre osservava la giovane.

«Buone notizie finalmente, ci siamo spaventati moltissimo quando l’abbiamo trovata nel bosco» rispose angosciata la ragazza.

«Per fortuna che l’avete trovata» affermò Matt sorridendo appena.

«Hai chiamato tua mamma?» domandò Elena curiosa.

«Si, ci ho provato. Ho lasciato un messaggio, ora dovrebbe essere in Virginia con il fidanzato. Sono curioso di quando si degnerà di tornare.» ribatté amareggiato Matt.

Il giovane notò Stefan poco lontano, seduto a un tavolo, fece finta di nulla e continuò a parlare con la sua ex fidanzata.

Il vampiro stava sentendo tutto, grazie al suo udito speciale, doveva sapere come stava quella ragazza attaccata da Damon.

«Sai mia sorella è stata fortunata, ho sentito che due campeggiatori sono spariti questa notte e non sono tornati a casa» disse il giovane preoccupato.

«Ti ha detto che tipo di bestia l’ha aggredita?» chiese Elena.

«Ha detto che è stato un vampiro! Chissà quanto era ubriaca!» ridacchiò amaramente Matt, mentre Stefan sobbalzò appena alle parole del giovane.

Damon era stato così maldestro da farsi notare prima di colpire?

Non era il suo stile, c’era sotto qualcosa e lui doveva rovinare il piano del fratello.

«Sì, in effetti, è un po’ strana e imbarazzante come cosa» mormorò Elena stranita, poi notò Stefan e si fermò per un attimo.

Forse non voleva che lui la vedesse con il suo ex, avrebbe potuto pensare che lui fosse solo un pretesto per fare avvicinare di nuovo Matt.

«Cosa c’è tra te e il tizio nuovo?» domandò brusco il fratello di Vicki, notando la reazione della giovane.

Elena non ebbe più tempo di pensare e riportò l’attenzione sul biondo.

«Matt, ascolta io non voglio ferirti…» iniziò Elena a disagio.

«Senti lascia perdere, devo andare da Vicki, voglio vederci chiaro sulla storia dell’altra sera» tagliò il corto Matt e salutò la sua ex ragazza, per poi allontanarsi.

Era ferito, non poteva credere di essere stato lasciato per uno sconosciuto, aveva bisogno di Elena in quel momento difficile e lei sembrava esserci per lui sono con la testa, ma per niente con il cuore.

Incamminandosi verso l’ospedale Matt guardò il cellulare, sperando di avere notizie della madre, ma non notò nuovi messaggi.

Elena guardò il suo ex ragazzo andare via e poi cercò Stefan con lo sguardo, ma non lo trovò.

Aveva fatto un’altra delle sue magiche sparizioni, sembrava sensibile e onesto perciò non poteva credere che si fosse arrabbiato solo  perché lei era con Matt visto la situazione delicata.

Sicuramente non voleva disturbare e si era allontanato, sapendo che si sarebbero visti quella sera.

 

 

Stefan camminava a passo spedito verso l’ospedale, quando aveva sentito la conversazione tra Matt ed Elena, era partito in quarta per vedere Vicki.

La ragazza non doveva dire a nessuno la parola “vampiro” poiché erano a Mystic Falls e la storia della città era risaputa, da chi veramente sapeva cosa si era celato nella piccola cittadina.

Le strade a quell’ora erano piuttosto affollate e Stefan non poteva usare la sua velocità da vampiro, ma doveva battere Matt sul tempo.

Il suo piano era quello di usare il soggiogamento vampiresco su Vicki e farle dimenticare da chi era stata ad aggredirla.

 

Matt era andato spedito verso la camera di ospedale di Vicki, ma non l’aveva trovata nel letto, poco dopò la notò dietro di lui e sobbalzò.

La vide come in trans e cercò di calmarla, ma lei inizio a urlare istericamente senza controllo.

Il giovane corse nel corridoio per cercare aiuto e lasciò la sorella nella stanza in preda a una crisi isterica.

Stefan notò la scena e azzardò l’uso della sua velocità da vampiro, afferrò Vicki per le spalle e inchiodò il suo sguardo in quello di lei.

«Calmati e rilassati, l’altra sera ti aggredito un animale selvatico, un leone di montagna. Non è stato nessun vampiro, ora mettiti a riposare e stai serena» disse velocemente Stefan con tono calmo e pacato, per poi saettare fuori dalla stanza.

Vicki eseguì gli ordini e in pochi secondi era coricata con gli occhi chiusi senza dire nulla.

L’infermiera Haynes e Matt tornarono di corsa in camera e videro la giovane riposare.

La donna di colore guardò Matt stranita.

“Sei sicuro di sentirti bene? Tua sorella è serena” domando confusa l’infermiera.

«Io…si vede che si è calmata subito» mormorò stranito Matt per poi rilassarsi e andare dalla sorella, mentre Mrs. Haynes usciva dalla camera.

Il ragazzo seguì la donna afroamericana, per lasciare sola Vicki a riposare, s’incamminò verso il corridoio e gli parve di vedere Stefan.

Il biondo era parecchio incuriosito nel vedere il nuovo arrivato lì all’ospedale, così cerco di raggiungerlo per parlargli, lo segui mentre lui entrava in una camera per le trasfusioni.

Una volta dentro la stanza, non vi era traccia del giovane, Matt cercò anche vicino alla finestra, ma non lo trovò.

Pensando che la mente gli avesse tirato un’ altro brutto scherzo, tornò pensieroso alla stanza di Vicki.

 

Stefan aveva dovuto saltare dalla finestra e correre via, per non cedere alla tentazione del sangue fresco che inebriava tutti i suoi sensi.

Il vampiro era provato, ma era scampato al pericolo e ora Vicki non avrebbe detto a nessuno di essere morsa da un vampiro.

 

Bonnie, Elena e Caroline erano sedute a un tavolino esterno del Mystic Grill e chiacchieravano amabilmente del più e del meno.

«Sapete mia nonna mi ha detto che questa cometa porterà disastri! L’ultima volta che è passata di qui sono morte molte persone!» affermò preoccupata Bonnie.

La giovane aveva sempre più paura delle cose “strane” che le erano capitate negli ultimi giorni. e sua nonna di certo non la stava aiutando!

«Si certo, poi si è scolata un’altra bottiglia e ti ha parlato degli UFO?» commentò ironica la bionda.

«Quindi l’altra sera… tu e Stefan?» chiese maliziosa Caroline, cercando di capire a che punto fossero lei e il nuovo ragazzo che le piaceva.

La biondina sembrava essersi arresa dopo il diretto rifiuto di Stefan, ma era comunque curiosa, dove si fosse spinta la sua amica.

Se lei si fosse tirata indietro, Caroline non lo avrebbe fatto.

«Niente, abbiamo solo parlato» rispose Elena facendo spallucce.

«Parlato? Niente baci o toccatine proibite?» domandò ancora più maliziosa la bionda.

«No! Niente di niente» replicò nuovamente la sorella di Jeremy.

«Avanti Elena! Siamo tra amiche, puoi condividere i dettagli piccanti!»  insistette Caroline.

«Abbiamo parlato per un bel po’, tutto qui!» tagliò corto la giovane.

«Saltagli addosso! Vi piacete! Se a te piace lui e a lui piaci tu! Sesso!» affermò peccaminosa la biondina con un’espressione provocante.

«Molto profonda!» commentò cinica Elena.

Poco dopo la ragazza si alzò e guardò le amiche.

«Dove vai?» chiese Bonnie, che era stata mentalmente assente tutto quel tempo.

«Caroline ha ragione! Devo andare da lui, conoscerlo meglio e vivermi questa nuova conoscenza al massimo!» sentenziò convinta la giovane guardando le altre due.

Con un sorriso le salutò e si voltò di spalle.

«Ricordati di fare sesso protetto!» disse ironica Caroline, ricevendo un richiamo da Bonnie.

Elena non si voltò e scosse la testa, arrendendosi all’esuberanza della sua amica bionda.

 

Jeremy stava scendendo le scale di casa, voleva passare nuovamente da Vicki per le visite serali e sperava di trovarla sveglia.

«Jeremy! Ho preso dei tacos, li mangiamo insieme?» disse Jenna maneggiando una busta sul tavolo.

«No, zia, sto uscendo, mangio dopo!» rispose il giovane, dirigendosi verso la porta di casa.

«Ok è una scusa! Voglio parlarti!» sentenziò la rossa velocemente.

Jeremy si limitò a guardarla torvo e a sbuffare, ma si sedette di fronte a Jenna.

«Al liceo, quando avevo la tua età mangiavo tutta questa roba quando ero in fame chimica. Quando fumavo un po’ troppo mi ingozzavo di tacos!» narrò la donna fissando il nipote.

«Ti facevi?» chiese divertito il fratello di Elena, con un sorrisetto di ammirazione sul viso.

Jeremy non credeva che la zia fosse  una ribelle ai suoi tempi.

Jenna iniziò a mettere mano ai piatti e ai tacos per preparare la tavola.

«Si mi facevo, volevo evadere dalla realtà e sentirmi fuori dalla solita routine, per un po’ funzionava. Ma poi capivo che era uno spreco di salute e di soldi perciò… » la donna parlò e poi si fermò notando che Jeremy si era dileguato alla prima distrazione di lei.

I colloqui con gli insegnati del giovane erano stati pessimi, perciò lei voleva provare a essere comprensiva e parlare con lui, ma se questi erano i risultati, avrebbe  usato le maniere forti.

 

Vicki guardava inorridita il cibo dell’ospedale davanti a se, poi si voltò a fissare Matt appisolato su una sedia lì vicino.

La giovane prese una mela dal vassoio davanti a lei e lanciò  al fratello svegliandolo.

«Che diavolo…» brontolò il biondo intontito.

«Finalmente ti sei svegliato dormiglione!» affermò lei divertita.

Vicki era felice di poter contare sempre su suo fratello e sapeva che sarebbe stato sempre l’unico a non deluderla mai.

«Ti senti bene? Mi hai fatto preoccupare prima con tutte quelle urla» disse Matt guardando la sorella.

Vicki pareva confusa e alzò le spalle.

«Di che parli? Io sto bene!» mormorò la giovane.

«Meglio così! Il dottore ha detto che domani tornerai a casa» affermò contento il biondo.

«Cosa ti ha aggredito di preciso?» domandò interessato Matt.

«Un animale, credo un leone di montagna, cosa poteva essere secondo te?» ribatté scettica Vicki.

Matt era dubbioso, a sua sorella stavano capitando cose strane e lui non riusciva a venirne a capo, ma ci sarebbe riuscito.

Jeremy fece capolino dalla porta, salutando i due timidamente, il biondo fece un’espressione divertita e ricambiò.

«Io vado a prendermi un caffè e farmi un giro!» disse per poi allontanarsi dalla camera ridacchiando, aveva capito che il giovane Gilbert aveva una cotta per Vicki e la cosa lo divertiva.

«Che ci fai qui?» chiese un po’ a disagio la ragazza, che indossava quell’orribile camice da paziente.

«Volevo sapere come stavi, sono passato stamane ma dormivi» rispose il giovane sedendosi sul bordo del lettino.

«Non dovresti essere qui! Hai visto la faccia di Matt? Se sospettasse qualcosa … insomma lo sai che non voglio che si sappia di noi!» affermò Vicki preoccupata.

«Non preoccuparti della gente» ribatté lui con un mezzo sorriso alzando le spalle.

«Tyler sta dimostrando interesse per me» iniziò Vicki ma Jeremy l’interrupe.

« Non devi neanche più preoccuparti di lui! Ho visto che faceva il galletto con le amiche di Caroline, non lo vedo così preoccupato per te. A meno che non si nasconda sotto il letto il Signor Preoccupato!» sentenziò ironico il fratello di Elena.

Vicki un po’ era infuriata della notizia, ma i modi di fare del ragazzo la facevano sorridere.

«Io sono più grande di te ed Elena e Matt darebbero di matto nel saperci insieme!» protestò la ragazza ridendo.

«Ti ho trovata io nel bosco, avrò il diritto di sapere come stavi, o no?» incalzò saccente Jeremy.

«Mi hai trovata tu?»disse  Vicki e divenne seria.

« Si ti ho presa in braccio e ti ho portata dove stavano gli altri» raccontò Jeremy.

«Grazie» rispose semplicemente lei con un sorriso malinconico.

«Di nulla!» concluse infine lui con un sorriso radioso.

Vicki apprezzava sinceramente tutto ciò che Jeremy faceva per lei e come s’interessava, ma lei aveva occhi solo per Tyler.

Tuttavia sapendo che lui non si era fatto e che Jeremy l’aveva salvata e poi continuava essere presente, faceva scattare qualcosa in lei per lui, ma la reprimeva.

Jeremy voleva dimostrare di essere un uomo migliore di Tyler e che i loro famigliari non fossero un problema per lui.

Matt ed Elena erano stati insieme, perché non potevano farlo anche lui e Vicki?

 

 

Elena conosceva di vista la pensione dei Salvatore, era un edificio conosciuto e frequentato in passato, veniva utilizzato come una specie di casa vacanze, ma tutto ciò prima che Elena nascesse.

La giovane sapeva che lì vi abitava Stefan con lo zio, Zach, perciò poiché lui era stato da lei un paio di volte, voleva ricambiare la visita per farsi vedere interessata.

Il ragazzo l’aveva vista con Matt fuori dalla scuola e poi era sparito, e lei voleva essere sicura che di sera si sarebbe presentato a vedere la cometa di Mystic Falls.

Elena bussò alla grande porta del pensionato quasi intimorita, nessuno rispose ma notò che la porta era aperta di un po’.

Chiamò Stefan un paio di volte e poi entrò a piccoli passi nell’abitazione, dopo qualche metro si guardò intorno e ne rimase incantata, vi erano molte stanze e tutte arredate in uno stile antico e particolare.

All’improvviso un corvo entrò dalla porta, passando vicino a Elena che sobbalzò, e poi uscì rapidamente da una finestra aperta.

La giovane rimase col cuore in gola, pensando ai suoi continui incontri con quegli inquietanti pennuti neri.

Elena non ebbe neanche il tempo di riprendersi che si spaventò di nuovo.

Un uomo stava di fronte a lei, senza che lei lo avesse sentito arrivare, egli aveva occhi color ghiaccio, capelli neri di media lunghezza e scompigliati, i suoi tratti erano mascolini e affascinanti.

L’uomo indossava una t-shirt nera con il colletto a V e jeans e scarpe dello stesso colore.

« Io…scusami se sono entrata così, ho trovato la porta aperta» mormorò confusa, affascinata e spaventata Elena.

La visione di quel tipo gli aveva provocato mille sensazioni, negative e positive allo stesso tempo.

«Non preoccuparti, preferisco la tua intrusione, invece che quella del corvaccio» disse Damon con un mezzo sorriso.

La ragazza si limitò a ricambiare il sorriso timidamente.

«Io sono Damon, il fratello di Stefan» si presentò il vampiro inclinando la testa di lato.

Il più grande dei Salvatore, aveva avuto l’ennesima conferma che quella ragazza era identica a Katherine, e la cosa lo sollevava e inquietava allo stesso tempo.

Aveva avuto una cosa in comune col fratello minore, aveva dovuto sorvegliarla a lungo prima di trovare il coraggio di farsi avanti, quel volto e quei modi di fare, gli ricordavano troppo il suo antico passato.

«Stefan non mi aveva detto di avere un fratello» affermò stupita la giovane fissando Damon.

«A mio fratello non piace vantarsi!» incalzò l’uomo con un sorriso sghembo.

«In ogni caso, vieni ti faccio vedere la casa, mio fratello tornerà a breve”» continuò il vampiro cordiale, camminando scortato da Elena fino al salotto.

La giovane era incantata da quella casa e cercava di carpire ogni dettaglio di essa.

«Questo è il vostro salotto?» chiese sbigottita.

«Se così si può definire. Sai guardandoti, ora capisco come mai Stefan è stranamente allegro in questi ultimi giorni. Io credevo che dopo l’ultima non si riprendesse più! Invece mi ha proprio smentito!» sentenziò Damon fissando Elena.

«L’ultima?» domandò stranito la giovane, a quanto pare non solo lei aveva un ex intorno, tuttavia lei era stata sincera almeno.

«Katherine, la sua ex. Strano non te ne abbia parlato, forse non l’ha fatto perché non vuole farti sentire un ripiego. Sappiamo tutti che le cose belle prima o poi finiscono» disse Damon alzando le spalle.

«Parli come se tutte le storie dovessero finire per forza» mormorò indispettita la ragazza.

«Sono un fatalista» ribatté sorridendo l’uomo.

«Ciao Stefan, sei un po’ inquietante lì dietro» continuò il più grande dei Salvatore, voltandosi appena, imitato da Elena.

Stefan fissava con rabbia il fratello, quasi non guardava la ragazza, il suo viso diceva tutto senza che parlasse.

La rabbia lo stava divorando, voleva quei due il più lontano possibile l’uno dall’altra.

«Elena, non mi avevi detto che saresti passata» esordì glaciale il giovane con sguardo duro rivolto verso Damon.

«Ti chiedo scusa, passavo di qua…» mormorò Elena dispiaciuta e imbarazzata.

La ragazza in quei pochi giorni di conoscenza, non aveva mai visto Stefan così freddo e distaccato.

«Non essere sciocca! Puoi passare quanto vuoi! Vero Stefan? Anzi se mi aspetti un attimo ti vado a prendere qualche vecchio filmino e foto di noi, ma ti avverto che da piccolo non era così carino» intervenne ironico Damon.

«Grazie di essere passata, è stato bello vederti» affermò distaccato Stefan senza spostare lo sguardo rabbioso da suo fratello.

«Io devo andare a prepararmi per stasera, ero passata solo per un saluto» tagliò corto Elena, un po’ in imbarazzo e in ansia per la situazione.

La tensione si tagliava con un coltello e lei non capiva quel modo di fare del ragazzo verso lei e il fratello, era forse geloso?

«Damon, è stato un piacere conoscerti!» aggiunse infine la giovane con un sorriso.

«Il piacere è stato tutto mio» ribatté lui con un delicato baciamano ottocentesco.

Stefan sembrava una statua, fermo e rigido puntato verso il fratello.

«Stefan? Stefan?» ripeté più volte la giovane impossibilitata a raggiungere la porta per uscire.

Dopo qualche istante il vampiro fece passare la giovane, che lasciò casa Salvatore con mille pensieri e dubbi su due misteriosi fratelli.

«Bella ragazza, ha carattere! Tu invece mi sembri stanco e provato. Sei stato in ospedale?» disse arrogante Damon fissando il fratello.

«Dovevo sistemare i tuoi casini» rispose secco Stefan giocherellando nervosamente col suo anello mentre fissava serio l’altro Salvatore.

«I trucchetti da vampiro hanno funzionato? Se non ti nutri bene, lo sai che diventano difettosi» mormorò fintamente preoccupato il moro.

Il punto di Damon era quello di dimostrare al fratello che doveva tornare a nutrirsi normalmente, gli aveva già dimostrato con la forza e con la velocità che si era indebolito e ora voleva fargli vedere che anche il suo potere coercitivo era instabile.

Stefan aveva altre preoccupazioni, era teso perché non sapeva quanto tempo Elena e Damon avessero condiviso.

Aveva capito che era stata lei ad andare al pensionato e non Damon che l’aveva portata li, il che era un bene, ma non sapeva cosa volesse realmente il fratello dalla giovane.

Sperava di non scoprirlo e di allontanarlo in qualche modo.

«Da quanto lei era qui?» chiese brusco Stefan.

«Che ti prende? Hai paura di rifare il remake del 1800? Per questo motivo giochi a fare l’umano alle superiori?» lo imbeccò Damon sardonico.

Il bruno s’incupì di colpo, odiava il suo passato e non voleva ripeterlo.

«Io non sto giocando affatto» affermò mesto il più giovane dei due fratelli.

Il moro si avvicinò all’altro vampiro lentamente e lo fissò intensamente.

« Invece si, lo sai bene che possiamo legarci agli umani solo per morderli e nutrirci, non c’è altro modo» sentenziò Damon cinico.

«Tu piuttosto a cosa giochi?» ribatté curioso Stefan.

«Ti basterà aspettare e vedere» concluse secco il moro, per poi lasciare la stanza e terminare la conversazione tra i due.               

   
 
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