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Autore: An13Uta    14/02/2021    1 recensioni
"...E tu sei tutto ciò che mi rimane al mondo."
Un viaggio attraverso Termina, alla caccia di risposte nascoste in una visione dal sorriso dolcissimo.
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Ambientata dopo Twilight Princess
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Happy Mask Salesman, Link, Skull Kid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'occhi d'ambra'
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Che sia discendente del Capitano, dell'eroe di guerra, non vi è dubbio. Ha il suo viso, il suo fisico, il taglio degli occhi, il colore dei capelli, la stazza, lo spirito.

Gli assomiglia in tutto e per tutto, fino alla fine - fino al destino.

Fino alla lotta contro lo stesso nemico.

È morto - morto tempo fa.

Nessuno, al villaggio, si ricorda di averlo mai visto vivere, lì - ma lo hanno visto, visto sì; e tutti annuiscono e concordano, sì, che è tale e quale a lui.


Come il riflesso di uno specchio.


È suo padre: molto probabilmente è suo padre. Lo deve aver avuto avanti negli anni; ma deve essere suo padre. Nessuno lo ha mai visto vivere lì, ma tutti si ricordano sua madre. Povera donna. Povera, povera donna.

Morire così presto, senza vedere neanche i denti del suo bimbo.

Senza vedere il marito ritornare.

Povera, povera donna.


Non è stata sua madre.


Non è chiaro.


Nessuno lo ha visto vivere, al villaggio - ma i suoi uomini, loro sì; e nei loro quaderni scrivono, Il Capitano sogna.


Il Capitano sogna, e quando sogna a volte parla. Si agita appena e a volte mormora. Parla con il suo sposo. Gli dice, sei bellissimo. Gli dice, mi manchi. Chiede del bambino nel suo grembo. Tenta di abbracciarlo. Sogna.


Scrivono anche: Il Capitano ha una moglie. Ha moglie, e tra poco figlio. Le manda lettere veloci, che firma con ogni affetto. La ama. La ama con tutto il cuore. Gli manca.


I soldati parlano alle donne e agli uomini che si prendono cura di loro; e le donne e gli uomini parlano tra loro, e con altri. Il Capitano ha uno sposo. Uno sposo e una sposa. Presto avrà un figlio. Due figli? Solo uno. Chi dei due lo porta? Non è chiaro. Sono due? Sono una persona sola? No; due. Si conosce la moglie; non lo sposo. Com'è fatto? Non è chiaro. Non ne parla. Sogna. Chiedete. È chiesto: non risponde. Chi ha il figlio? Non è chiaro. Dov'è lo sposo? Non è chiaro. Non ne parla. Sogna. Chiedete. È chiesto: non risponde. C'è davvero? È solo un sogno? Non è chiaro.

Sogna e mormora: sei bellissimo.


Il Capitano piange quando il figlio ha tre settimane. La moglie muore quando ha tre mesi. Povero bimbo.


Era incinta? Forse. Non è ricordato. C'era un uomo con lei? Non si sa. Forse si è visto qualcuno entrare. Non è chiaro.


Il Capitano sparisce nel bosco per tre giorni. Torna coperto di terra, con gli occhi arrossati. Sogna. Piange nel sonno.


Muore in battaglia.


Lui è suo figlio.

Quello è certo.

Chi lo ha dato alla luce - non è chiaro.


Ma è suo figlio.


La Foresta è quieta.


Le rovine del tempio gli raccontano di anni passati. Anni e anni. Dicono che il Capitano fosse più di vecchio di quel che sembrava. Che il Capitano sembrasse più vecchio di quello che era. Chissà quante volte avrà visto la facciata del tempio. Ora è solo grigia pietra sbocconcellata dalla vegetazione.

La spada dorme sul suo piedistallo. La Foresta si è allungata - piano, verso l'alto, verso il basso, attorno a sé stessa. Si espande a macchia d'olio, adagio, adagio, e mangia piano ciò che incontra. La spada dorme; muschio si arrampica sul piedistallo.


L'ha mai tenuta in mano, il Capitano? L'ha mai brandita?

Non è chiaro.


Ne accarezza l'impugnatura. La afferra appena - qualcosa, dietro di lui, ne sente lo sguardo sulla schiena, il palmo si chiude attorno al metallo e lo libera dalla roccia mentre si volta fulmineo pronto all'assalto e non c'è. Le sue ginocchia si piegano, le dita si allentano, la spada è pesante, il corpo si abbassa, come fosse un bambino, e guarda con occhi grandi e confusi.


Non ha un viso - o forse sì; ma è tutto così confuso, e non riesce a riconoscerne i tratti.


Gli si avvicina senza paura e allunga la mano: in essa raccoglie la sua guancia, con una tenerezza infinita. La sua bocca si muove con suoni di una lingua che non ha mai sentito prima. Lo chiama per nome, sorridendo con tutto l’amore del mondo, e lo chiama per nome in quella lingua che non conosce. Lo chiama per nome, e lo chiama: Crepuscolo.


Osserva la persona davanti a sé come se fosse immensa. Ha contorni sfocati - per quanto ci provi non riesce a concentrarsi su di essa.


La sua bocca si apre e chiede, in quella lingua che non comprende: Chi sei?


Un altro palmo gli cinge il capo, e due pollici accarezzano le sue guance, soffici, gentili, coperti di vecchi minuscoli solchi lasciati da graffi e cicatrici. Dita scure passano attraverso i suoi capelli biondo sporco, li arricciano, li lisciano, li tengono.

Ha un sorriso dolcissimo.


Io sono Oitesch, dice in quella lingua che non può aver mai conosciuto, E tu sei tutto ciò che mi rimane al mondo.


Come acqua fredda sulla pelle.

Sbatte le palpebre veloce, più e più volte; barcolla indietro, quasi inciampa nel piedistallo - il braccio si torce per tenere salda la spada.

Non c’è nessuno.

È solo.


Solo.


Il fogliame bisbiglia nelle sue orecchie.

Tutto ciò che mi rimane al mondo.

La spada sfila nel taglio della roccia senza un rumore. Se ne va in fretta.


La Foresta si allunga piano, piano, piano.





(piccola nota - avendo vaghi ricordi del fatto che ogni Zelda sia diviso dagli altri da circa 100 anni, dubito che in realtà il Link di Twilight Princess possa effettivamente essere il figlio dell'Eroe del Tempo. Ho comunque deciso di ignorare questo dettaglio per questa storia, anche perché, alla fine, sempre fanfiction è; e io scrivo anche per sentirmi un po' miyamoto nell'anima ogni tanto.)

   
 
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