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Autore: BabaYagaIsBack    14/02/2021    1 recensioni
In un' Europa dalle atmosfere steampunk e in cui la Chiesa ha tutt'altre connotazioni, un ordine di esorcisti si dedica alla creazione di vânător, cacciatori del sovrannaturale. E' da loro che Katarina impara i rudimenti per affrontare tutti i mostri che popolano la notte più scura, prefiggendosi come obbiettivo ultimo quello di uccidere Dracul, il Re di tutti i Vampiri.
Districandosi tra personaggi bizzarri e situazioni estreme, Miss Bahun cerca di mettere fine alla linea di sangue creata dai fratelli Corvinus, ergendosi al di sopra di tutti gli altri suoi compagni. Eppure qualcosa non torna, una nuova minaccia sembra voler sovvertire tutto ciò che lei conosce e, improvvisamente, gli amici diventano nemici. Di chi fidarsi,quindi, quando il genere umano è in pericolo?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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XII (I)

Se il giaciglio aveva ampiamente insoddisfatto le sue aspettative, Katarina non poté dire altrettanto della zuppa. All'inizio era apparsa scettica nell'afferrare il vassoio offertole dalla novizia, la stessa che l'aveva accolta quella mattina, ma dopo qualche minuto di contemplazione e un paio di cucchiaiate aveva finito con il divorare il pasto e desiderarne ancora un altro po' - peccato che le lancette del suo orologio da taschino non avessero smesso di avanzare, riducendo drasticamente il tempo a sua disposizione. Così aveva dovuto amaramente rinunciare a quella delizia per dedicarsi, piuttosto, ai preparativi; non che ci fosse molto da fare, a dire il vero. Se doveva essere sincera, non era affatto convinta che quella notte, con Lord Terry e Mister Whiteman al seguito, avrebbe fatto qualcosa di interessante. Tuttalpiù, pensò, la sua sarebbe stata una lunga e sfiancante passeggiata per le strade di Londinium, vista la compagnia, ma a prescindere da ciò, si sarebbe comunque preparata per ogni evenienza: in fin dei conti ancora non aveva escluso la possibilità di aggredire uno dei due colleghi - o entrambi.

Miss Bahun aveva quindi issato la propria valigia sul letto sentendolo cigolare sotto il suo peso, poi con il pollice e l'indice aveva fatto scattare le chiusure. C'era stato qualche tintinnio sospetto ad accompagnare quei gesti, ma nulla che sembrò preoccuparla - dopotutto conosceva il contenuto di quel bagaglio a menadito e, anche nel peggiore dei casi, sapeva che i danni collaterali sarebbero stati minimi. Così, con poca premura, alzò la parte superiore dell'involto permettendo alla struttura d'ottone ai lati delle due estremità di aprirsi a raggiera. Tanti piccoli spicchi intagliati si susseguirono come parti di un ventaglio, bloccandosi con un click poco dopo aver superato i novanta gradi. Si trattava di un meccanismo semplice, seppur estremamente curato e pratico, il cui scopo principale era quello d'impedire una possibile e involontaria richiusura della valigia - serviva a contrastare il peso di ciò che Katarina vi aveva nascosto dentro: fiale, arnesi, taccuini pieni di appunti e armi utili per qualsiasi esigenza. E stranamente, nel marasma di oggetti che la donna vi aveva ficcato dentro, vigeva un ordine quasi rigoroso - o per lo meno per lei. Ognuna delle cose presenti era ancorata al lato superiore del bagaglio attraverso un sistema di tasche e taschini sovrapposti l'un l'altro. Bastava staccare i bottoni ai lati del primo modulo per scoprire uno nuovo e poi un altro ancora.
Sotto, quasi a difesa, vi erano invece i suoi vestiti: due gonne, un pantalone che non indossava da anni, varie tipologie di calze e delle brache, qualche camicetta, dei guanti e infine un paio di bustini, tra cui proprio quello che stava cercando: una chicca che aveva commissionato anni prima e che, ancora quel giorno, riteneva il suo capo di maggior valore.


Ad una prima e rapida occhiata, comunque, a Katarina nulla sembrò essere fuori posto. Non c'erano lame disperse tra la stoffa né boccette di vetro andate in frantumi; ogni cosa pareva essere rimasta lì dove lei l'aveva lasciata - e non negò di esserne stupita. Dopo il viaggio, il trambusto della giornata e il rumore di poco prima si sarebbe aspettata almeno una fiala di polvere di belladonna rovesciata in mezzo ai vestiti o qualche pallottola a zonzo tra il resto dei suoi averi, eppure non ne trovò.


Così, annuendo con un certo compiacimento, si lasciò sfuggire un: «Meglio del previsto, non c'è che dire...» prima di portarsi le mani dietro alla schiena e sfilare il bottone dall'occhiello della gonna, facendola cadere con noncuranza ai propri piedi. La stoffa si raggomitolò sul pavimento della cella esponendo le gambe sottili della vânător, l'imbracatura in cuoio che saliva fino alla vita e le armi che ancora non aveva avuto modo di sfilarsi di dosso - da un lato la sua amata pistola a ruota, con sei pallottole d'argento puro a pesare nel caricatore, all'altro il pugnale con l'anima di cipresso ben fissato nel fodero - e poi, dopo qualche istante di gelo e autopersuasione, Miss Bahun si sfilò anche la parte superiore della mise. Sotto al cotone della camicia, un bustino liso fece la sua comparsa, rivelando la costrizione in cui il suo corpo era obbligato da ore e giorni, esattamente come prevedeva il buongusto della società. Il seno le era così compresso d'apparire persino più grande e tondo di quanto in realtà fosse e i fianchi, già di per sé prominenti, venivano accentuati attraverso una curva sinuosa, seppur evidentemente troppo rigida. E se per certi versi amava la visione del proprio corpo così imprigionato, nonostante non fosse mai stata una donna eccessivamente vanitosa, per altri odiava doversi sottoporre a simili supplizi per soddisfare i costumi di quell'epoca.

Ad ogni modo, dopo un respiro profondo, Katarina poggiò le mani sulla clessidra disegnata dal corsetto. Lo fece esitando appena, conscia di come il freddo le avrebbe minacciato la digestione e rovinato il ricordo di del suo primo pasto a Londinium, ma non per questo esitò - mancava poco al suo incontro con i due colleghi e, volente o nolente, doveva farsi trovare pronta. Afferrando le due estremità superiori dell'indumento, quindi, prese a sganciarne l'allacciatura frontale. Sentì con sollievo sempre maggiore la pelle staccarsi dalla stoffa lavorata e dalle stecche d'osso di balena, così come avvertì la pancia gonfia lasciarsi andare a quella breve libertà e, per un attimo, valutò l'idea di non sostituire quel tanto convenzionale strumento di tortura femminile con uno che, seppur nettamente più affascinante, era si sarebbe potuto definire meno inclemente. Nuovamente però, si ricordò che non farlo, soprattutto di notte e durante una ronda - e con il forte sospetto di poter fare a botte con qualcuno-, sarebbe potuto costarle la vita: così sospirò. Abbandonando il bustino ormai slacciato sul materasso accanto alla valigia, Miss Bahun riprese a fissarne il contenuto. Ogni cosa lì dentro la chiamava a sé, sirene tentatrici per tutti i fantasmi che si portava dentro e, in punta di dita, quasi stesse sfiorando qualcosa di incredibilmente fragile, quasi onirico, si mise ad accarezzare il cuoio ricucito in più punti che la fissava da dentro il bagaglio. Con i polpastrelli percorse quel materiale su e giù, ammirandolo con fin troppo trasporto e, di tanto in tanto, lasciandosi solleticare dal filo teso, si concesse il lusso di sibilare i nomi dei luoghi e delle creature che le avevano procurato quegli sfregi - morti evitate, c'era da sottolineare. Quel bustino, tra tutti i suoi averi, era l'oggetto che più preferiva, non poteva negarlo. Lo aveva ideato lei, dal primo dettaglio sino all'ultimo. Su uno dei suoi tanti taccuini aveva schizzato più volte i particolari, riportandovi affianco tutte le caratteristiche che desiderava avesse e, una volta raggiunta un'idea pressoché chiara e definitiva, lo aveva fatto confezionare da una delle sarte di Padre Costantino in cambio di... beh, qualcosa di certamente poco consono per le mura della Canonica.
Ciò che in particolare lo distingueva dagli altri corsetti in suo possesso era la parte interna, foderata con un sottile strato di maglia metallica che impediva a lame, frecce o artigli di conficcarsi nella carne e ferirla, se non addirittura ucciderla. Le ci erano voluti un paio d'anni per abbozzare un disegno che la soddisfacesse a sufficienza, e non negava di essersi più volte pentita di aver sprecato soldi nei suoi vizi piuttosto che in quel progetto, eppure alla fine, con una certa fatica e le giuste tecniche, aveva trovato qualcuno in grado di dar vita alla sua idea senza chiederle più di qualche moneta per i materiali - perché Roma era colma di sarti bravi, ma nessuno di loro si poteva certo dire a buon mercato, nemmeno quando il richiedente era un vânător. I prezzi nelle botteghe della capitale non scendevano più di qualche spiccio per i membri dell'Ordine e, se proprio doveva scegliere, Katarina preferiva spendere i suoi guadagni in alcol, armi e prostitute piuttosto che darli a quegli ingrati strozzini - quindi, seppur rendendosi conto di essere succube dei propri peccati, aveva finito con l'accumulare un ritardo di cui si era pentita, ma alla fine era comunque riuscita ad avere ciò che tanto aveva desiderato; insieme all'imbracatura, un extra per tutto ciò che di piacevolmente sconveniente gli occhi delle statue e degli affreschi della Canonica avevano dovuto vedere.

Miss Bahun si era creata il proprio guardaroba con minuzia, anno dopo anno perfezionandosi sempre più, e alla veneranda età di venticinque anni era riuscita a ottenere qualcosa di abbastanza apprezzabile - così, fiera di quella cognizione, afferrò il corsetto.
Lo allacciò con estrema facilità e, una volta tirati anche i lacci sulla schiena, avvertì nuovamente la voluttuosa quanto asfissiante costrizione delle stecche unirsi alla pressione della maglina. Il fastidio che provò venne presto scacciato della deliziosa consapevolezza di starsi preparando per una ronda, spesso e volentieri preludio della caccia, e quel pensiero le scatenò in lei un brivido.
C'era qualcosa di malato nelle reazioni del suo corpo e della sua psiche, lo sapeva bene; lo aveva scorto negli occhi di chi l'aveva vista all'opera, di chi aveva letto i rapporti e le testimonianze dei superstiti o aveva sentito qualche voce di corridoio, eppure Katarina aveva smesso da tempo di frenare quei pensieri e quelle sensazioni - la facevano sentire viva, motivata.

Uno alla volta, in un percorso a ritroso, tornò a indossare gli indumenti tolti poco prima, dalla camicetta agli stivaletti e, arrivata al cappotto, si premurò di fissare al proprio posto la spilla tolta durante l'inseguimento alla Fata; non era intenzionata a dare a Suzu Whiteman altri motivi per metterla con le spalle al muro e, inoltre, voleva che fosse ben chiaro ai membri del Mundi Obumbratio quale fosse il loro bersaglio. 



Yaga

Mi scuso per l'enorme attesa, la brevità dell'aggiornamento e l'enorme mole di dettagli e descrizioni di dubbia riuscita.
Sappiate che il tempo a mia disposizione al momento (per poter scrivere) è davvero limitato, ma ciò non mi ferma dal pensare a questa storia e ai capitoli che vi attendono!


 
   
 
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