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Autore: NotFreddie    14/02/2021    0 recensioni
Juice non c'è, eppure Chibs lo sente sempre accanto a sé.
Songfic ambientata tra la 7x12 e il post-finale, la mia personale interpretazione di quelli che potrebbero essere i pensieri, le reazioni e i sentimenti di Chibs rispetto agli eventi dell'episodio 12 della settima stagione.
ChibsxJuice; accenni Tig/Chibs, Fiona/Chibs, Kerrianne/Chibs
Spoiler 7x12
Major character death
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Chibs Telford, Juice Ortiz, Tig Trager
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Talking to the Moon

 

A tutti quelli a cui è stato spezzato il cuore, ma che sono riusciti a trovare il coraggio, e l’incoscienza folle, di amare di nuovo.

 

 

 

I know you're somewhere out there
Somewhere far away
I want you back, I want you back
My neighbors think I'm crazy
But they don't understand
You're all I had, you're all I have

 

È sempre al suo fianco: quando dorme, quando mangia, quando si sbronza, quando guarda l’alba e anche quando Chibs corre senza meta sulla sua Dyna per sfuggire al dolore, Juice è con lui: gli sta sotto la pelle, nelle vene al posto del sangue, dentro ai polmoni Chibs ha racchiuso quel suo odore di caramello mischiato alla polvere da sparo e alla birra; nelle dita la sensazione fantasma della sua pelle ambrata che morbida si dipanava sotto di esse, sciogliendosi e contraendosi e rabbrividendo; nelle orecchie ha la voce morbida di Juice, le sue risate argentine, i suoi gemiti di piacere, tutte le volte in cui lo ha chiamato Chibbie e quelle in cui ti amo gli ha sussurrato con la faccia vicinissima alla sua, talmente tanto che Chibs si rispecchiava nei suoi occhi, e le mani chiuse a coppa intorno alle sue guance sfigurate; negli occhi, quel suo sorriso luminosissimo e contagioso, la sua espressione concentrata mentre era al pc e mai nemmeno una volta è successo che non si sia voltato a guardare nella sua direzione, come per controllare che ci fosse ancora: Chibs gli avrebbe quindi sorriso di rimando e, in una serata-tipo in cui non era ancora tanto ubriaco, gli sarebbe andato vicino per suggerirgli di fare una pausa. Juice, in una serata-tipo tranquilla e senza emergenze, avrebbe adocchiato la bottiglia dalla quale stava bevendo, scippandogliela dalle mani un attimo dopo, e poi ne avrebbe bevuto un lungo sorso di solito con gli occhi incatenati a quelli di Chibs, a cui non rimaneva altro che tentare di nascondere la mezza erezione che a questo punto aveva sicuramente nei pantaloni. Poi Juice avrebbe posato la bottiglia, chiuso il pc e da lì la serata poteva concludersi solo in due modi: o andavano dritti verso le camere (o il bagno, a seconda di quanto romantici si sentissero), oppure si sarebbero spostati sul divano, avrebbero bevuto un paio di bottiglie di scotch, qualche birra, e poi sarebbero andati a casa di Chibs. Non lo sa perché, ma dopo una di queste serate, la meta ultima era sempre casa sua: avrebbero parcheggiato velocemente le loro motociclette dietro l’edificio, rincorrendosi attraverso l’erba dall’aspetto malaticcio delle aiuole e le sudicie rampe di scale fino ad arrivare alla porta del suo appartamento; soltanto una volta al riparo da possibili sguardi indiscreti Juice avrebbe preso a baciarlo e carezzargli la pelle man mano che lo spogliava: nel suo letto avrebbero fatto l’amore e poi si sarebbero addormentati agganciati l’uno all’altro, puliti e profumati altrimenti l’OCD di Juice sarebbe irrimediabilmente partito in quarta impedendo ad entrambi di dormire. E poi la mattina dopo avrebbero fatto colazione nella sua cucina: sarebbe stato Juice a cucinare, e Chibs avrebbe tentato in tutti i modi di distrarlo e dissuaderlo, asserendo che per lui anche solo una tazza di caffè andava bene e che quello era tutto tempo sprecato, che lo si poteva utilizzare meglio (leggasi: facendo sesso). Juice avrebbe tentato di resistere, dicendogli che era vecchio ed aveva bisogno di una dieta bilanciata, poi avrebbe riso all’espressione offesa di Chibs e gli sarebbe probabilmente saltato in braccio, e avrebbero fatto di nuovo l’amore, stavolta sul tavolo della cucina sgomberato in fretta e furia.
Si sta torturando, lo sa, ma è una tortura bellissima: solo nei propri ricordi riesce a vedere ancora Juice in ogni suo dettaglio, Chibs sogna raramente e quando lo fa sogna sempre dell’Irlanda. Juice, purtroppo, non è ancora mai apparso.
Ma Juice è sempre con lui proprio come quando era ancora in vita perché, alla fine, il club era solo un misero contorno a loro due: anche quando Juice era solo un prospect qualunque, Chibs non faceva che pensare a lui, trascorrere intere ore insieme per insegnargli, suggerirgli, aiutarlo in qualcosa.
Quando era insieme a Juice, Chibs era davvero felice.
E adesso anche se non c’è più, gli sta comunque sempre vicino, e Chibs gli parla in continuazione: seduto sul tetto del clubhouse a guardare la Luna gli fa domande, gli racconta cose, gli dice che lo ama.
Il suo petto brucia, s’incendia, si spacca in due quando al posto di Juice trova solo la Luna, muta e lontanissima, a vegliare sui suoi errori e rimpianti.

Aveva giurato di proteggerlo, di aiutarlo, di guardargli sempre le spalle. Non ce l’ha fatta.
È soltanto una mera questione di numeri, le volte in cui lo ha deluso, quelle in cui avrebbe potuto fare di più e invece non ha fatto niente in opposizione alle volte in cui non gli ha voltato le spalle, in cui non l’ha tradito: numeri, appunto, come quelli impressi su una lapide di marmo nel retro di Stockton dove Chibs si inginocchia, le mani e le ginocchia nel terreno, la testa bassa e lo sguardo sempre fisso sulla scritta detenuto 5732.
È stato cresciuto come cattolico dalla sua famiglia, ma ora non riesce più a ritrovare la propria fede: cosa gli è rimasto, urla dentro di sé, se ha perso tutto? In cosa dovrebbe avere fede? Juice era il suo nord, sud, est, ovest; il tenerlo al sicuro il suo credo: senza questi cosa resta?

 

At night, when the stars light up my room
I sit by myself
Talking to the moon
Trying to get to you
In hopes you're on the other side, talking to me too
Or am I a fool, who sits alone, talking to the moon?

 

È un desiderio ardente quello di riaverlo indietro, anche solo per qualche secondo, e Chibs ripete la scena nella propria mente più e più volte: innanzitutto gli chiederebbe perdono, poi gli ricorderebbe sicuramente che lo ama e che non riesce ad andare avanti senza di lui. Darebbe qualunque cosa pur di poterlo stringere a sé un’ultima volta, perché è proprio questo a mancargli più di tutto, e per rimangiarsi le ultime parole nei suoi confronti, se io fossi in te prenderei quella pistola, me la metterei in bocca, e premerei il grilletto, così gelide e fuori luogo, così lontane da quello che avrebbe dovuto dirgli: la rabbia e la frustrazione avevano agito da filtro, traducendo i suoi pensieri in parole che non pensava davvero e che, alla fine, avevano avuto un tragico esito. Chibs non riesce a non torturarsi pensando a come debba essersi sentito Juice quella notte, convinto di essere stato abbandonato non solo dal club ma anche da colui che avrebbe dovuto stare al suo fianco sempre e per sempre: non riesce a superare questa cosa, il peso del rimorso gli opprime il petto in un modo indescrivibile quasi come se lo volesse soffocare.
Sa che è stata una morte veloce quella di Juice, ma anche il sapere che non ha sofferto nei suoi ultimi istanti non lo aiuta a non andare in pezzi: Chibs lascia andare un singhiozzo, con la testa poggiata contro la lapide e le mani sommerse dal terreno come se volesse raggiungere Juice e giacere per sempre al suo fianco implorando perdono, perché sa anche che Juice ha dovuto subire molte cose spiacevoli a Stockton, in gran parte grazie a Jax e alla sua alleanza con Tully, in minor parte grazie soltanto a Tully.
E, davvero, non vuole assolutamente che questo succeda perché lo odia più di ogni altra cosa al mondo, ma la sua mente produce scene molto vivide tratte dai racconti sugli ultimi giorni di vita di Juice all’interno di Stockton nei momenti in cui vuole torturarsi nel modo più crudele possibile: quando questo succede, Chibs è come fermo immobile in mezzo all’oceano, zavorrato da un enorme peso fantasma affonda attimo dopo attimo mentre l’istinto di sopravvivenza non interviene mai, lasciandolo affogare lentamente ed inesorabilmente.
Il dolore lo sommerge in queste occasioni, e a lui non rimane altro da fare se non lasciarsi andare ad esso, lasciando che lo inglobi per intero: e allora non ci sono parole, non c’è persona al mondo che possa riportarlo su in superficie, Chibs avverte distintamente le proprie carni straziate dalla sofferenza, inerme spettatore del mostro che pasteggia indisturbato col suo cuore.
“Juicey” singhiozza aggrappandosi alla terra umida sotto di sé “Juicey...” e non sa se sperare che Juice ci sia o no dall’altro lato, che gli risponda o meno.

 

I'm feeling like I'm famous, the talk of the town
They say I've gone mad
Yeah, I've gone mad
But they don't know what I know
'Cause when the sun goes down, someone's talking back
Yeah, they're talking back, oh

 

“Chibbie...”
Chibs alza immediatamente la testa, guardandosi intorno smarrito: ha sentito davvero quella voce o era solo il soffio del vento?
Aspetta per qualche secondo, immobile e con i sensi in allerta, poi dà un ultimo buffetto affettuoso alla lapide, mormora un ti amo sconsolato, si rimette lentamente in sella e se ne va.
Il vento fresco sulla pelle del viso sembra quasi una carezza e, per la prima volta, gli sembra una cosa bellissima.

 

C’è profumo di noce moscata, chiodi di garofano, cannella e miele: prima ancora di scorgerne i tratti del volto, Chibs sa che quella figura che parla con Tig è Fiona. Un respiro tremante gli sfugge dalle labbra mentre si riavvia i capelli dietro le orecchie con dita tremanti una volta smontato dalla moto e si prepara mentalmente a qualunque assurdità stia per abbattersi su di lui.
“Filip” proferisce lei tristemente e poi “a ghrá mo chroí” aggiunge subito dopo, scansando Tig nel mezzo del discorso per corrergli incontro e accoglierlo in un abbraccio: Chibs si irrigidisce ma lascia comunque che le braccia della propria ex moglie lo stringano saldamente, che le sue mani risalgano fino alla propria nuca, carezzandone la pelle sensibile. Chiude per un attimo gli occhi inspirando quel profumo che gli è mancato e che ha desiderato e rimpianto per tantissimi anni, poi si costringe ad abbracciarla a sua volta e “Fee” mormorare piano, non sicuro che la propria voce possa reggere per molto.

Nessuno lo capisce quando prova a spiegare di avere fisicamente bisogno di continuare a parlare con Juice: è stato Tig a chiamare Fiona quando lo ha sentito casualmente intrattenere una conversazione a senso unico con Juice, allarmato e preoccupato per la sua sanità mentale. E ora Chibs si ritrova al clubhouse con sei paia di occhi - Tig, Fiona, Kerrianne - a scrutarlo torvi ed apprensivi come se fosse una bomba ad orologeria sul punto di scoppiare.

Nessuno può capire il legame che aveva con Juice: lui per Chibs era un concetto così vasto e completo, che andava così tanto oltre i tradizionali concetti di amico, fratello, amante, convivente, famiglia che sarebbe impossibile da spiegare a chi non l’ha mai vissuto. È per questo che scioglie la seduta alzandosi in piedi e “ho bisogno di un drink per questo. O forse dieci” dicendo, mentre il fantasma di Juice ride alla stessa battuta, ma cinque anni fa. Sente uno spasmo nel proprio petto che lo fa barcollare e poi, quando finalmente riesce a sedersi su uno sgabello e versarsi due dita di scotch, sente una mano che si posa gentilmente sulla sua spalla.
“Papà” mormora dolcemente Kerrianne con la mano ancora ferma sul suo kutte e, quando Chibs si volta a guardarla, nota che Tig e Fiona li hanno lasciati soli “loro non possono capirti, ma io sì.”
La confusione si fa largo sul volto di Chibs e, prima che possa chiedere ulteriori spiegazioni “anche io mi sono sentita così” prosegue Kerrianne, fermandosi un secondo per sedersi di fronte a lui e spostare le proprie mani sulle sue gambe: sono piccole e affusolate e caldissime, Chibs ne sente il calore anche attraverso i jeans neri, e nella propria vita non si è mai sentito così vicino a sua figlia come in questo momento.
“Ero abbastanza grande per capire, quando Jimmy...” le si spezza la voce in gola a questo ricordo, così tossisce piano in un pugno chiuso prima di riprendere il proprio discorso “... e quando ti sei dovuto trasferire qui a Charming per me è stato uno shock vero. Quando stavi a Belfast potevo sempre sperare di incontrarti, fantasticare sullo scappare via per venire al clubhouse, ma l’America? Mi è sempre stata inaccessibile.”
Chibs deglutisce piano, posando a sua volta le mani su quelle di Kerrianne e stringendole dolcemente, rapito dal suo racconto.
“Così ho iniziato a parlarti: a volte puntavo il mappamondo sulla California, altre volte prendevo una tua foto, altre volte invece facevo finta che tu fossi al mio fianco: ti ho raccontato di tutto negli anni, ti ho fatto promesse, ho riso con te, pianto per te, promesso che non ti avrei mai lasciato andare. Ho perfino ascoltato i tuoi racconti di Charming. Era il mio modo di affrontare il dolore della perdita, mi ha dato la forza di sopportare la vita con Jimmy... eri l’unica cosa a tenermi ancorata alla realtà, per quanto assurdo possa sembrare.”
È la prima volta che Chibs piange davanti a sua figlia, e lo fa in grande stile: singhiozzi sfuggono incontrollabili alle sue labbra, mentre tremante e col viso inondato di lacrime si rifugia nell’abbraccio di Kerrianne, che “ti manca Juice” sottolinea con una semplicità disarmante nella voce che le si spezza nuovamente sull’ultima parola “gli volevi bene... e lui ne voleva a te. Non sei pazzo, mio Dio, circa un milione tra canzoni, libri e poesie sono stati scritti sull’argomento! È la storia più vecchia del mondo: il dolore incommensurabile che prova un uomo che perde la persona di cui è innamorato.”
Non ha mai visto suo padre così vulnerabile, mai, nemmeno quando Jimmy gli tagliò la faccia, ma non ne è affatto spaventata: al contrario, la conforta sapere che suo padre sia ancora capace di esprimere emozioni. Il gelido silenzio, il vuoto, l’apatia totale sarebbero state peggio: il rimorso, le lacrime, persino la rabbia, significano che non tutto è perduto.
“Kerri...”
“Sono qui, dadaí. Sono qui.”
“L’ho ucciso io, amore, l’ho ucciso io... l’ho ucciso io il mio Juice.”
Kerrianne stringe più forte a sé il corpo di Chibs senza sapere bene cosa dire: ascoltando i singhiozzi sconnessi di suo padre inizia a capire davvero cosa sia l’amore.

 

Do you ever hear me calling?
'Cause every night, I'm talking to the moon
Still trying to get to you
In hopes you're on the other side, talking to me too
Or am I a fool, who sits alone, talking to the moon?


Deve lasciarlo andare. Anche se non crede di farcela, anche se non vuole, deve: il kutte di Juice brucia lentamente mentre intorno a lui si stringono Fiona, Kerrianne, Tig, Happy e qualche altro che Chibs oggi non si è preso la briga di identificare. Di Juice rimangono solo gli anelli, attualmente alla sua mano sinistra, e la moto che ogni tanto, quando la sua mancanza si fa troppo forte da sopportare, ancora cavalca: Chibs crede che da queste cose non se ne separerà mai. Ma in fondo va bene così, si dice: non può cancellare del tutto dalla propria vita una delle persone più importanti, più fondamentali per lui. Può solo cercare di perdonare Juice, e di perdonare se stesso, e di andare avanti un passo alla volta.
Inutile dire che amerà sempre Juice, come amerà per sempre Fiona o Kerrianne, che gli mancherà nello stesso modo egoistico e colpevole in cui gli mancano Opie e Bobby, che lo seguirà per sempre il rimpianto di non essere riuscito a salvarlo: e quando arriveranno quegli inevitabili momenti in cui si sentirà più solo e disperato che mai, Chibs salirà ancora una volta sul tetto del clubhouse e rivolgerà alla Luna tutte le proprie parole, sperando, in fondo, che dall’altro lato Juice lo stia ancora aspettando.

I know you're somewhere out there,
somewhere far away.


N.d.A.
Scritta in una notte mentre ascoltavo a ripetizione, appunto, Talking to the moon del mio amatissimo Bruno Mars. Ho realmente pianto mentre la scrivevo e, anche se probabilmente è super super OOC, secondo me Chibs potrebbe decisamente essere il tipo di persona che usa i propri rimpianti per farsi del male, e che in primis possiede molti rimpianti: uno è sicuramente quello di non essere riuscito a salvare Juice dal baratro.
Questa storia, scritta chiaramente secondo il mio punto di vista, nasce per rimediare alla mancanza di dettagli sulle emozioni di Chibs circa il tradimento e la morte di Juice, ed è il mio regalo di San Valentino per voi.

  
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