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Autore: kibachan    14/02/2021    1 recensioni
settima OS della serie. lo dico subito: è LA MIA PREFERITA in assoluto.
Brando e Fabio hanno 24 anni e iniziano a capire che crescere significa anche conciliare la loro storia con le loro vite che cambiano
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MISS YOU

 

 

 

GIUGNO 2026

 

Fabio fremette d' impazienza mentre faceva l'ennesima fila per passare nell'ennesimo termoscanner. Gli arrivi internazionali erano un incubo di burocrazia. Aveva perso il conto di quante volte aveva già esibito i suoi documenti o di quante volte aveva dovuto spiegare che, sì, in quella tracolla enorme c'erano solo macchine fotografiche.

Guardò l'orologio.

Era atterrato da quasi 20 minuti. Dopo un volo di secoli e un viaggio in Thailandia di due mesi, quei 20 minuti extra, che lo avevano ancora separato da Brando, gli erano sembrati eterni.

Certo era stata una proposta che non aveva potuto rifiutare, quando il giornale per cui lavorava gli aveva chiesto, dopo appena un anno, di fare lui il report del viaggio in Thailandia gli era sembrato troppo bello per essere vero. Ma stare due mesi lontano da casa, coi contatti ridotti all'osso, vista la quasi totalità del viaggio passata in regioni selvagge, era stata davvero dura.

Non vedeva letteralmente l'ora di rivedere Brando. Aveva quasi paura... gli tremavano le mani solo all'idea.

 

 

Brando guardò le porte scorrevoli degli arrivi internazionali ancora inesorabilmente chiuse. Buttò un occhio all'orologio e poi al tabellone luminoso che indicava i voli in arrivo.

Forse aveva letto male l'ora.... ma non doveva essere atterrato da mezz'ora quel fottuto aereo???

Poi di colpo le porte a vetri si spalancarono e, contemporaneamente all'uscita dei primi passeggeri, tutti che trascinavano enormi trolley con sorrisi stanchi dipinti sul viso, una piccola folla di persone si accalcò intorno a lui, in attesa dell'arrivo dei proprio cari.

Brando si guardò un attimo intorno e poi esibì senza vergogna il suo cartello, che aveva preparato apposta. Non era il solo ad averne uno.

 

Fabio varcò la soglia delle porte scorrevoli col cuore in gola, e si bloccò per un attimo quando riconobbe la testa riccia di Brando tra la folla. Rise scuotendo la testa quando gli vide tenere in mano un cartoncino bianco con su scritto a caratteri cubitali: COGLIONE. Lo vide allargare un sorriso a sua volta quando si accorse che lo aveva visto.

 

Brando sentì una stretta allo stomaco che lo sorprese, mentre gli si avvicinava. Cazzo era consapevole che gli fosse mancato ma non si era reso conto di quanto. Lo studiò: era abbronzato, parecchio. Gli erano cresciuti i capelli e ora si vedeva chiaramente che pure i suoi erano ricci. Gli era cresciuta anche la barba. I braccialetti al suo polso sinistro (aveva preso l'abitudine di comprarsene uno in ogni posto nuovo che visitava) erano aumentati in maniera considerevole.

Fabio affrettò il passo mano mano che gli si avvicinava, quando gli fu davanti buttò per terra il grosso zaino che aveva sulle spalle, mollò uno schiaffo allo stupido cartello per toglierlo di mezzo e lo abbracciò di slancio, strettissimo. Brando ricambiò la stretta chiudendo gli occhi contro la sua spalla, respirando il suo odore, ora un po' più forte del solito per l'urgenza di una doccia, ma che a lui piaceva comunque. “bentornato” gli disse.

“mamma mia che bello vederti” ammise Fabio continuando a tenerlo stretto, perchè più ancora di Roma, erano quelle braccia casa sua. Si separarono di qualche centimetro e Brando studiò il suo viso. Fabio si lasciò guardare sorridendo divertito di quell'ispezione. Lo vide dardeggiare lo sguardo sui suoi capelli, che erano cresciuti parecchio e sfidando la forza di gravità, gli vide fare un vago sorriso tenero mentre gli passava velocemente il dorso di un dito sulla mascella, per sottolineare la presenza della barba. Si abbracciarono di nuovo. Brando a quel punto si accorse che poteva tranquillamente toccarsi i gomiti dietro la sua schiena, corrugò la fronte, stringendolo per un attimo di più intorno alla vita quasi stesse misurando la sua circonferenza con le braccia, poi si staccò da lui guardandolo un po' stranito “hei... ma hai mangiato?” gli chiese afferrandogli un passante dei pantaloni con un dito a strattonandoglieli per mostrare quanto spazio avanzava “te ne caschi dentro ai vestiti” commentò. Fabio ridacchiò “beh non è che la cucina locale mi facesse impazzire” gli disse riprendendo lo zaino da per terra “il piatto tipico sono le cavallette allo spiedo” aggiunse facendo fare a Brando un'espressione schifata. Il riccio mise su un broncio tastandogli per un paio di secondi il giro vita “non c'è rimasto più niente da toccare qua...” si lamentò. Fabio scoppiò a ridere. Lo squadrò a sua volta mentre si incamminavano. Lui non era cambiato granchè, d'altra parte aveva fatto la solita vita in quel periodo, forse al contrario suo aveva messo su un paio di chili... non che gli stessero male dato che era sempre stato scheletrico “tu invece nessun problema di cavallette vedo eh?” lo prese bonariamente in giro battendogli un paio di pacche leggere sulla pancia. Brando gli mollò una spinta facendolo barcollare di lato “senti... me mancavi va bene?” esclamò facendolo ridere di nuovo. Fabio gli si rifece vicino abbracciandogli la vita “guarda che sei bellissimo come al solito” gli disse. Il riccio buttò aria fuori dal naso fermandosi per cercare le chiavi della macchina “ecco, vai leggermente meglio così” concesse. Lo vide con la coda dell'occhio che poggiava lo zaino per terra vicino all'auto e si guardava intorno, un attimo prima di metterglisi davanti. Sollevò la testa incrociando i suoi occhi che ora lo fissavano più seri. Gli sorrise leggermente “non t'ho ancora baciato perchè se comincio poi non mi fermo più” gli disse. Fabio gli guardò le labbra, quella bocca così bella che aveva. Scosse la testa “mi sa che corro il rischio” soffiò bloccandogli il viso tra le mani e spingendo, senza nessuna possibilità di difesa, la bocca sulla sua. La sensazione di morbido delle labbra di Brando premute sulle sue gli sembrò nuova e familiare al tempo stesso. Gliele baciò per qualche secondo, mentre sentiva le farfalle nello stomaco per quel contatto tanto desiderato. Tuttavia si accorse che lui non si lasciava andare, rispose solo con un paio di bacetti a labbra serrate e poi gli mise le mani sui fianchi, ma per allontanarlo delicatamente da sé, non per altro “Fà... rimandiamo a quando siamo a casa, sul serio” gli disse a bassa voce, facendo un piccolo sorriso davanti alla sua espressione di contrariato stupore. Fabio annuì, nonostante non fosse per niente d'accordo, domandandosi se quella riluttanza non dipendesse dagli sguardi curiosi dei passanti, che inevitabilmente si era sentito addosso da quando si erano incontrati.

Caricò lo zaino e la tracolla sui sedili posteriori e salì in macchina dal lato passeggero.

 

Durante il tragitto Fabio aveva abbandonato ogni elucubrazione sul suo comportamento dietro le spalle, e si era lanciato nel racconto di vari aneddoti sui posti pazzeschi e le persone che aveva incontrato. Brando ascoltava, girandosi di tanto in tanto dalla sua parte per lanciargli un'occhiata. Fabio si era rilassato quando un paio di volte aveva spostato la mano destra dal cambio per lasciargli una carezza sulla coscia. Sorrise nel vedergli tenere, come al solito, solo una mano sopra al volante. Riconoscere tutti quei piccoli dettagli di normalità lo faceva sentire più tranquillo.

“insomma stavamo su questa canoa microscopica e io impanicato ogni volta che la nostra guida di 200 chili si muoveva! C'avevo paura che...” si bloccò sentendo il cellulare che gli vibrava nella tasca “accidenti mi ero quasi dimenticato che suono faceva...” scherzò guardando vicendevolmente in basso e poi Brando, mentre lo tirava fuori dalla tasca.

 

In quei due mesi aveva potuto comunicare quasi solo con il telefono satellitare fornito dal giornale. Ripetitori non ce n'erano laggiù e i piccoli scampoli di wi fi non erano sufficienti ad intrattenere conversazioni via whatsup o skype, al massimo potevi sperare nell'invio di un breve messaggio.

 

“pronto?” disse accostandosi il telefono all'orecchio. Brando ridiede tutta la sua attenzione alla strada mentre gli sentiva dire “ciao! Ciao papà... si sto bene” Fabio occhieggiò il riccio alla sua sinistra “Sì, sì... m'è venuto a prendere Brando” ci fu qualche istante di silenzio “no.... non penso di passare stasera pà...so stan...” si bloccò di nuovo. Brando lo vide con la coda dell'occhio che alzava gli occhi al cielo con un mezzo sorriso disperato, arrossiva un po' e poi lo guardava “sì ecco appunto, so due mesi... e allora se lo sai non chiedere no???” esclamò ridacchiando, facendo scuotere al riccio la testa “sì, promesso vengo domani” concluse sorridendo, anche se Giovanni non poteva certo vederlo. Poi lo salutò e attaccò. Spense il telefono e lo lanciò sul sedile posteriore “incombenze finite, mo chiunque altro mi vuole aspetta” commentò. Brando prese un profondo respiro, silenziosamente. Era inutile temporeggiare ancora

“senti, ti devo dire una cosa” esordì con tono serio, parlando in fretta, come se temesse di perdere il coraggio. Fabio lo guardò incuriosito, e lievemente allarmato dal suo tono “cosa?” lo esortò “mi hanno anticipato la sessione di laurea” buttò lì. Fabio lasciò andare un piccolo sospiro “ah vabbè.... chissà che mi credevo” disse ridacchiando nervosamente “e a quando?” Brando sollevò la mano destra a toccarsi i capelli dietro la testa, come faceva sempre quand'era a disagio “ho già discusso... in realtà” Fabio si bloccò fissandolo, domandandosi se avesse capito male... ma no... era abbastanza chiaro “come?” chiese con un filo di voce. Il riccio gli buttò un'occhiata, facendo una smorfia della sua espressione ferita “sì, ho fatto la discussione, due settimane fa” e poi si affrettò ad aggiungere “ma tanto è solo la triennale ok? È una cazzata... ho già iniziato le lezioni nuove, c'ho i primi esami a settembre” Fabio però sembrava non lo stesse già ascoltando almeno da 5 secondi. Poggiò la schiena, dritta e rigida al sedile, deglutendo e poi strofinandosi una mano sulla fronte “non era una cazzata” lo bloccò “era la tua prima laurea... e l'hai fatta senza di me” Brando aprì la bocca e la richiuse, colpito dal suo tono accusatorio “non è che potessi scegliere eh??” ribattè “non mi hanno mica chiesto se mi andava bene!” aggiunse sulla difensiva. Fabio scosse la testa, guardando fuori dal finestrino “beh però non mi hai nemmeno avvisato!” replicò voltandosi a fulminarlo con lo sguardo “potevi scrivermi, o dirmelo al telefono... avrei...” “che cosa??” gli parlò sopra a quel punto Brando che, anche se aveva immaginato ci sarebbe rimasto male, si stava infastidendo per il suo fare la vittima “non potevi fa un cazzo comunque!” gli gridò “stavi in un posto talmente inculato che a stento riuscivo a sapere se eri ancora vivo! Non ti azzardare a farmi sentire in colpa perchè partire è stata una tua scelta” Fabio fece un sbuffo di risata amara “ecco” esclamò “mi sembrava strano che non me lo avessi fatto pesare!” Brando irrigidì la mascella serrando la presa sul volante “e il tuo modo di farmela pagare è escludermi dalle tue cose?” lo incalzò Fabio “mo ho capito perchè non hai voluto baciarmi prima, si vede che non ti sentivi a posto nei miei confronti” aggiunse. Brando si voltò di scatto per rivolgergli uno sguardo feroce, poi sbuffò fuori aria “sei veramente uno stronzo” commentò amaramente. Fabio chiuse gli occhi girandosi verso il finestrino, si sentiva ferito, ma anche in colpa per quello che gli aveva appena detto. Si abbracciò il busto poggiando la fronte al vetro, desiderando che la conversazione non avesse mai preso quello piega.

 

Il resto del viaggio lo fecero in un denso silenzio arrabbiato. Quando Brando fermò la macchina sotto casa e tirò il freno a mano Fabio scese senza neanche aspettare che spegnesse.

Arrivarono al pianerottolo senza neanche guardarsi in faccia, poi appena entrati Fabio buttò lo zaino per terra e fece per raggiungere il bagno, ma Brando a quel punto lo bloccò per un polso tirandolo verso di sé, facendolo voltare
“senti, il motivo per cui non potevo baciarti per bene prima è che..” “non mi interessa” lo interruppe in tono secco Fabio, divincolandosi dalla sua mano “come a te non te è fregato niente che io ci fossi o meno, alla tua laurea” aggiunse facendo una smorfia e sollevando le spalle “adesso stai esagerando” la voce di Brando era fredda, si capiva che era più arrabbiato di prima “anzi sai che ti dico ti ringrazio” lo incalzò Fabio a quel punto “dovevo dirti anch'io una cosa ma non sapevo come fare, ora che so come stanno le cose non ho più alcuna remora a dirtela!” Brando lo guardò stranito “cosa?” gli chiese scuotendo la testa “devo partire di nuovo tra un mese” vomitò tutto d'un botto. Tuttavia l'espressione ferita che fece Brando a quel punto gli accartocciò le budella dal dolore anche a lui, così si affrettò ad aggiungere “solo per... 15 giorni, però” “e... per dove?” gli chiese con un filo di voce il riccio “Perù” rispose Fabio, cercando strenuamente di conservare il tono risoluto. Brando contrasse la mascella, distogliendo lo sguardo da lui “bene... di nuovo a fanculo praticamente” borbottò tra sé e sé, chiedendosi se lo avrebbero mai spedito a fare reportage a Melburne o in Canada, o in qualche altro fottuto posto civilizzato “bella vita di merda che faccio, tutto il tempo ad aspettare che torni” commentò in tono duro, cattivo quasi. Fabio divenne rosso dalla rabbia “non ti ho mai chiesto di aspettarmi mi sembra!” proruppe di botto, pentendosi un'istante dopo averlo detto, e serrando i denti come se avesse voluto mordersi la lingua, ma ormai era tardi. Brando gli rivolse un'occhiata rovente, di puro astio “sai che c'è? Vaffanculo!” gli scandì chiaramente, arraffando poi uno dei cuscini del letto e lanciandoglielo addosso “so due mesi che dormo da solo, non farà differenza qualche giorno in più, vattene di là!” gli intimò, superandolo poi, senza lesinargli una spallata nel passaggio. Fabio chiuse gli occhi maledicendosi, mentre gli sentì sbattere la porta del bagno talmente forte da far tremare la finestra.

 

 

Fabio si fece la doccia. Stette sotto al getto una buona mezz'ora, per lasciar portar via dall'acqua due mesi di docce gelate da campo... e tutta la rabbia e la tristezza accumulate durante la lite. Quando ne uscì, con indosso una maglietta pulita e un comodo pantalone della tuta, il sapone e il getto bollente avevano fatto miracoli con la sua rabbia. In compenso la tristezza, trovato largo spazio, aveva invece preso ogni angolo della sua mente.

Dopo tanto tempo... com'era possibile che tutto ciò che era stato in grado di dirgli fossero cattiverie?

Perchè s'era arrabbiato così?

Andò in cucina e scavò nel frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare. Si stupì di trovarlo in condizioni più decenti di quanto si era aspettato. In genere ci pensava lui alla spesa... ma si vede che di necessità virtù, Brando aveva imparato a fare da solo anche quello.

Abbassò gli occhi coprendoli subito dopo con una mano. Lo richiuse senza prendere nulla.

Si avvicinò alla porta del bagno e si fermò sulla soglia aperta. Guardò Brando che si lavava nervosamente i denti. I loro sguardi si incrociarono nello specchio, ma il riccio distolse subito il suo dai suoi occhi tristi, iniziando ad ignorarlo palesemente.

Fabio sospirò, poi gli si avvicinò, titubante, fino a stargli a un passo e lentamente lo abbracciò intorno alla vita, da dietro, quasi timoroso che potesse scansarsi. Appoggiò la fronte alla base del suo collo sospirando leggermente

“non volevo litigare con te” esalò contro la sua pelle, ad occhi chiusi “non ti vedo da due mesi” “hai litigato da solo praticamente” affermò Brando con voce fredda, ma tuttavia non scansandolo. Si guardò allo specchio continuando a spazzolarsi i denti. Fabio strofinò la fronte lì dove la teneva appoggiata, con delicatezza “il fatto è che mi sei mancato tanto” ammise “e mi dispiace di essermi perso questa cosa tua, sono momenti che non tornano e io... non c'ero. Ce l'ho con me stesso in realtà, non con te. Ti prego perdonami.” Brando alzò gli occhi al cielo, sapendo già che quando faceva così non era capace di tenergli il muso nemmeno volendo. Si sciacquò la bocca, chiuse il rubinetto e spinse la testa indietro, contro la sua fronte, come se volesse accarezzarlo “questa è la vita che ti sei scelto Fà” gli disse piano, stavolta con voce tutt'altro che dura “e a me sta bene, però..” aggiunse “posso prometterti di non toccare nessun altro, ma non di non fare assolutamente niente mentre non ci sei. Lo capisci no?” gli chiese girando un po' la testa di lato, per tentare di guardarlo. Fabio sorrise contro il suo collo, mentre i riccioli morbidi di Brando si mischiavano coi suoi, solleticandogli la fronte “sì. Hai ragione” disse in un soffio. Il moro si voltò lentamente nel suo abbraccio, per guardarlo in faccia, mentre lui scioglieva le dita e si appoggiava con entrambe la mani al lavandino imprigionandolo lì “fermi tutti” esclamò Brando sorpreso “mi hai appena dato ragione? Questa sì che è una novità!” scherzò smorzando una mezza risata. Fabio fece altrettanto facendo crollare per un attimo la testa tra le spalle, in imbarazzo. In effetti di solito era lui quello assennato che faceva ragionare la sua testa calda, non il contrario.

Ritirò la testa su, guardandolo con un sorriso, prima di staccare le mani dal lavandino, permettendogli di fatto di andarsene, se voleva

“senti...” gli disse a bassa voce, guardandolo da sotto in su “sei ancora dell'idea di voler dormire da solo?” gli chiese con un lieve tono malizioso nella voce. Brando allargò un sorriso sornione, prima di scuotere lentamente la testa “no che non voglio” gli scandì lanciandogli una finta occhiataccia “sto talmente in astinenza che tra un po' lo infilo in una presa di corrente!” ammise facendolo ridacchiare e poi guardare di nuovo, intensamente, come se ci fosse solo il suo viso da guardare al mondo.

Voleva dirglielo. Con gli occhi, con la bocca, con tutto se stesso... quanto era pazzo di lui, dopo anni ancora, quanto fosse profondamente innamorato.

Brando abbassò lo sguardo per prendergli una mano nella sua, Fabio notò che tremava leggermente mentre gliela stringeva, tanto non vedeva l'ora di averlo di nuovo vicino. La tirò su e se la portò vicino al viso appoggiandoci la guancia sopra, chiudendo gli occhi e sospirando febbrilmente “non potevo baciarti nel parcheggio” ripetè di nuovo, dato che prima non lo aveva lasciato spiegarsi “tu non hai idea della voglia che c'ho di te, se ti baciavo.. t'avrei scopato lì davanti alla macchina” ammise guardandolo dritto negli occhi. Fabio sentì il cuore esplodere a quelle parole intrise di desiderio “due mesi Fà... la sai che significa?” insistette ancora Brando, premendosi di più la sua mano sulla guancia “eh..” sospirò Fabio sorridendogli “che me so consumato la mano a pensarti..” ammise a sua volta, facendogli sollevare un sopracciglio sorpreso “perchè fai quella faccia? Pensi che per me sia diverso?” aggiunse portandogli anche l'altra mano sul viso. Si divorarono con gli occhi ancora solo per un istante, prima di muoversi nello stesso momento per far incontrare le loro labbra, in quel contatto tanto desiderato. Si baciarono con foga, divorandosi la bocca a vicenda. Brando lo strinse forte a sé iniziando a passargli le mani addosso con qualcosa di simile alla disperazione. Premeva le dita sulla sua pelle, stringendo di tanto in tanto lì dove toccava, come se avesse potuto farlo suo col solo tocco delle mani. Fabio lo afferrò per la maglietta iniziando a trascinarlo, camminando all'indietro mentre lo baciava con tutto il trasporto che l'attesa di quel momento aveva maturato. Gli strappò via la maglietta da sopra la testa, riuscendo ad allontanarsi solo un secondo dalle sue labbra, prima che lui lo riafferrasse per la nuca riattaccandosi a lui. Raggiunsero la camera a tentoni. Brando si staccò quel tanto che bastava per liberare anche lui della maglietta, per poi scendere a baciargli la guancia, il collo, la spalla. Lo morse per un attimo lì dove aveva poggiato le labbra, facendolo sospirare forte. Fabio era sopraffatto e quasi sorpreso dalla furia che ci metteva il riccio nel toccarlo. Percepiva dal tocco delle sue mani quanto aveva patito la distanza, quanto si era trattenuto fino a quel momento, da quando lo aveva rivisto. Lo strinse forte contro di sé con un braccio mentre con l'altra mano vagava sul suo torace, sui fianchi, sulla schiena, prendendo quello che poteva. Si sentiva andare a fuoco, l'erezione che gli premeva nei pantaloni era quasi dolorosa, gridava di essere soddisfatta il prima possibile, lui non vedeva l'ora di averlo dentro di sé di nuovo. Quando toccò il bordo del materasso con il lato del ginocchio si spostò davanti a Brando e gli afferrò una spalla, spingendolo giù per farlo mettere seduto sul letto, poi senza aspettare un secondo di più, gli salì a cavalcioni sopra sedendosi sulle sue gambe. Il suo inguine scivolò da solo in avanti, mentre gli allacciava le gambe dietro la schiena, mandando la sua erezione a contatto con quella di Brando. Il riccio chiuse gli occhi, come se sentisse dolore, lasciando andare un sospiro disperato, lo strinse a sé mentre Fabio gli circondava il collo con le braccia e iniziava a strusciarsi su di lui “Fabio...” esalò piano mentre accompagnava i movimenti dei suoi fianchi con le mani “Fabio..” lo chiamò di nuovo, un attimo prima di rincollare la bocca alla sua, mentre lui gli affondava le mani nei capelli. La sua voce bassa e profonda era come un droga per lui, gli provocava una stretta allo stomaco, ogni volta che lo chiamava con quel tono. Non riusciva a dire niente in compenso, era totalmente sopraffatto dall'intensa fame che aveva di lui. Brando sentiva che non avrebbe retto ancora a lungo, se continuavano a sfregarsi in quel modo, così di colpo serrò le braccia sotto i suoi fianchi e con un unico gesto secco si tirò su, alzandosi in piedi, tenendoselo per qualche attimo in braccio. Fabio serrò di più la presa delle gambe intorno ai suoi fianchi, per dargli una mano, anche se non ce n'era bisogno. Adorava come lui riuscisse a sollevarlo così, come se non avesse peso. Brando si girò nel verso opposto in cui stava, facendo in modo che fosse Fabio dal lato del letto adesso, poi lo buttò sul materasso di schiena, accompagnando la sua caduta con le braccia di modo da finirgli quasi sopra, con il bacino tra le sue gambe. Si riavventò sulle sue labbra continuando a strofinare le mani sul suo torace con foga. Fabio gli bloccò il viso tra le mani a quel punto “Brando... non ce la faccio più” sospirò “ti prego vieni, vieni subito” gli disse con urgenza. Il riccio lo guardò un istante, con gli occhi liquidi dal desiderio, poi si alzò in piedi liberandosi freneticamente dei pantaloni, mentre Fabio faceva altrettanto, sdraiato sul letto. Si chinò su di lui, premendogli la bocca sulla sua forte, ancora per un attimo, in un bacio incoerente poi, con la testa ormai completamente fuori, lo girò su un fianco in modo brusco, abbandonandoglisi sopra di peso, e entrò dentro di lui subito, con un'unica botta secca. Fabio emise un sospiro forte, come se gli si fosse mozzato il fiato e Brando iniziò a muoversi da subito con spinte forti e veloci tenendolo stretto a sé con un braccio, con il viso sprofondato nei suoi capelli ricci e chiari. Fabio si aggrappò al lenzuolo stringendo gli occhi, e sentendo in tutto il corpo come se avesse il fuoco al posto del sangue. Lo desiderava da matti. Lo desiderava così, desiderava anche quel minimo dolore che gli provocava l'irruenza che ci stava mettendo, purchè provenisse da lui.

Tutto si consumò in poco, era da troppo tempo che non stavano insieme perchè durassero chissà quanto. Fabio venne giusto un attimo prima di Brando. I gemiti cessarono di colpo ed entrambi rimasero fermi, con il respiro affannoso, incapaci di parlare perchè senza fiato. Brando poggiò un bacio delicato sulla nuca di Fabio, per poi sollevare una mano e fargli una carezza sui capelli con le dita che ancora gli tremavano “scusami” gli disse con un filo di voce chiudendo gli occhi e poggiando la fronte alla sua testa, rendendosi conto di non avergli usato la benchè minima premura prima, troppo travolto dalle sue emozioni “non scusarti” rispose Fabio subito “era così che lo volevo” Brando sorrise per un attimo, ancora col respiro pesante, poi scivolò fuori da lui piano, ma rimanendogli semi sdraiato sopra, con un braccio che lo stringeva intorno alla vita e l'altro sotto la sua testa e quella di Fabio. Gli prese la mano intrecciando le dita alle sue.

“mi mancavi” gli sussurrò con gli occhi chiusi “mi mancava il tuo profumo addosso, il sapore della tua pelle... sei mio cazzo” esalò con un ultimo respiro profondo “sono tutto tuo” ribadì Fabio in tono dolce, quasi volesse rassicurarlo su quella cosa, e ammirando ancora per un po' le loro mani, intrecciate insieme.

 

 

MEZZ'ORA DOPO

 

Si erano messi sotto al lenzuolo anche se era Giugno, ma senza rivestirsi per niente.

Fabio rise, accomodandosi meglio contro la spalla di Brando, mentre il riccio scorreva con il dito sullo schermo del telefono, facendogli vedere una serie di foto.

“avevi ragione” ridacchiò Fabio “con la corona d'alloro sei buffo, ma chi te l'aveva presa così grande?” chiese tirandosi su un gomito e poggiando il mento sulla mano “mia sorella” rispose Brando ridendo a sua volta dell'espressione buffa che gli era uscita nella foto successiva “secondo me lo ha fatto apposta perchè non faceva che sghignazzare, quella stronzetta” aggiunse. Fabio osservò le foto che il riccio gli faceva scorrere davanti: lui che discuteva la tesi, lui con quella ridicola coroncina, prima da solo e poi in varie pose e selfie con un sacco di gente.

“me l'ero quasi scordato quanto stai fottutamente bene con la giacca” commentò senza vergogna, portando un dito sul display per ritornare di una indietro, dove era inquadrato a figura intera. Con le spalle ampie che si ritrovava quel capo d'abbigliamento gli donava parecchio, eppure non ne indossava una da quando aveva finito il liceo. Brando fece un sorrisino ironico “modestamente..” disse impettendosi, di quello che lo sa di essere bello. “dai fammene vedè altre!” insistette Fabio addossandosi di più al suo fianco. Il riccio cambiò velocemente cartella “ecco queste so quelle che mi hanno mandato” spiegò. Ce n'era una con Niccolò, che lo baciava su una guancia, parecchie di gruppo con i suoi compagni di corso, in pose più o meno volgari, e diverse con la sua famiglia, ce n'era persino una con suo padre “ma guarda!” esclamò Fabio a quel punto “papà!” “sì è venuto” confermò Brando e aggiunse “mamma m'ha detto che alla proclamazione ha tipo pianto... che roba” commentò facendo una smorfia divertita “beh lo sai che ti vuole bene no?” replicò Fabio con un mezzo sorriso “sì sì, per carità, pure io... però che vergogna!” ridacchiò imbarazzato. Fabio lasciò andare un sospiro “certo pure lui non mi ha detto niente eh” commentò gettando ancora un'occhiata al telefono. Brando lo scosse su una spalla “oh mo non te n'cazzerai di nuovo ve?” gli chiese fulminandolo con lo sguardo “tanto non potevi venì, t'abbiamo voluto fa sta tranquillo, senza fattece rimanè male, ok? Discorso chiuso” aggiunse in tono secco, ma cercando i suoi occhi con espressione dolce, come a sincerarsi che avesse capito “sì sì” si affrettò a rispondere Fabio sorridendogli “ma infatti a posto, sul serio, sto tranquillo adesso” e poi aggiunse “certo che ste foto fanno un po' cagare però eh?” Brando sollevò un sopracciglio divertito “in che senso?” Fabio si sistemò meglio accanto a lui “beh, metà so sfocate, le altre v'hanno tagliato o le gambe o un pezzo di testa! Ma chi le ha fatte era ubriaco?” rise. Il riccio finse di offendersi “oh senti!” ribattè “io me lo so fatto il fidanzato fotografo, ma quello se ne va a spasso!” Fabio rise mettendogli una mano sulla faccia e spingendogli la testa sul cuscino “alla specialistica te le faccio io, promesso” gli disse. Brando si ritirò su, lo afferrò per i ricci e gli stampò un bacio con lo schiocco “no amore, tu alla specialistica nelle foto stai vicino a me e non rompi er cazzo, ok?” poi a quel punto si sedette in mezzo al letto “a proposito.. la vuoi vedè la corona d'alloro? Me la so conservata” gli chiese. Fabio annuì “sì! Dai mettitela un attimo” lo esortò. Brando gli mollò il telefono in mano e scese dal letto, completamente nudo, andando nell'altra stanza. Fabio rivolse un piccolo sorriso al punto in cui lui era sparito, prima di ridare attenzione al telefono, riprendendo a scorrere le foto avanti e indietro, finchè non si soffermò su una che prima Brando aveva lasciato scorrere veloce, insieme alle altre delle slide della presentazione power point della tesi. Più precisamente era l'ultima, quella con i ringraziamenti ai professori ecc. In basso al centro, notò, spiccava una frase, una dedica:

 

-a Fabio, che anche quando non c'è, è e sarà sempre il mio punto fermo-

 

Fabio sentì il cuore andargli a fare cincin con le tonsille a leggere quelle parole, e un lieve pizzicore agli occhi che mandò via scuotendo la testa.

La inoltrò e se la inviò velocemente su whatsup, prima che tornasse, perchè voleva conservarsela. Tipico di Brando scrivergli una dedica simile e poi non fargliela neanche vedere. Aveva quel modo tutto suo, di essere diversamente romantico.

“beh che è quella faccia?” gli chiese il riccio a bruciapelo facendolo quasi sobbalzare, beccato a rimirare ancora lo schermo del telefono. Fabio si cancellò al volo il sorriso ebete dalla faccia, spegnendo il cellulare e gettandolo di lato “niente, stavo...” la frase gli si bloccò a metà e si tramutò in una risata a pernacchia quando, nel sollevare lo sguardo si ritrovò davanti Brando, ancora nudo, e con quell'enorme cespuglio di alloro in testa. Il riccio sorrise a sua volta nel vederlo sganasciarsi dalle risate “beh...” boccheggiò Fabio “devo ammettere che con quella cosa in testa e il batacchio di fuori sei davvero ridicolo!” Brando scoppiò a ridere, togliendosela e buttandola da una parte, scuotendo i ricci per rimetterli a posto.

Entrambi erano felici che la casa fosse di nuovo piena delle loro risate.

Fabio, sospirando per calmarsi, gli rivolse una squadrata generale, indugiando sulla perfetta V che formavano i suoi addominali, convergendo verso l'inguine. Aveva pure messo su un po' di peso ma non aveva perso un millimetro di definizione, si vede che si era ammazzato di palestra in quei due mesi. Nonostante fossero stati insieme neanche un'ora prima Fabio avvertì lo stesso il suo amico del piano di sotto reagire a quella vista. Gli rivolse un sorriso malizioso “vieni qua va” gli disse a voce bassa, battendo un paio di piccole pacche sul materasso accanto a lui.

Brando non se lo fece ripetere e si sdraiò accanto a lui sotto al lenzuolo, mettendosi su un fianco per stargli di fronte. Fabio gli mise le mani sulla vita per avvicinarsi un po' a lui e poi si sporse in avanti premendo la bocca sulla sua e iniziando subito dopo a baciarlo col dolcezza, solo con le labbra. Lo sentì rispondere al bacio subito, mente gli accarezzava con una mano il collo. Fabio si staccò da lui qualche attimo dopo e gli fece un sorriso breve, un po' malinconico “non ci posso pensare che tra un mese devo partire di nuovo, ti giuro che non mi va” gli disse guardandolo negli occhi, sperando ci credesse. Brando sospirò accarezzandogli una guancia e poi il dietro della testa, con grande sollievo di Fabio sembrava un po' triste magari, ma non arrabbiato “è lavoro.. non puoi farci niente” lo consolò “ma non c'è limite a sta cosa?” gli chiese “possono chiederti di partire di continuo?” Fabio si sistemò meglio con la testa sul cuscino “in realtà la politica aziendale è massimo due trasferte lunghe all'anno, a rotazione” gli spiegò mentre gli sfiorava su e giù la mano sul fianco “e 15 giorni è considerato lungo?” lo incalzò Brando corrucciando un po' le sopracciglia. Fabio fece spallucce “sì... credo... spero” si corresse all'ultimo, poi si girò a pancia in su sospirando. Brando lo guardò per un lungo momento, poi poggiandogli una mano sulla pancia gli disse “senti ma se m'accollo?” Fabio lo guardò senza capire “che intendi?” “se vengo con te...” spiegò il riccio facendo una smorfia ovvia “se po fa? Posso venire?” Fabio si girò di nuovo verso di lui sul fianco, agitato da quella prospettiva bellissima ma che gli sembrava irrealistica “sì... immagino di sì, ma...” titubò “insomma Bra, tu in Perù?” gli disse scettico e facendogli tuttavia un sorriso tenero “non mi sembri il tipo adatto a questo genere di posti” aggiunse. Brando era assolutamente un animale metropolitano, non ce lo vedeva proprio a salire sopra a Machupichu a dorso di lama. Lui corrugò la fronte offeso “beh neanche tu eri esattamente Robinson Crusoe fino a poco fa, si impara no?” ribattè. Fabio si mosse a disagio, ma cominciando a sentirsi pervadere da una calda sensazione di felicità “si certo” sussurrò “ma... insomma... lo faresti davvero? Solo per stare con me?” gli chiese in tono quasi timido adesso. Brando scosse la testa ridacchiando “mi pare ovvio, cretino, per chi altri mi cimenterei a mangiare cavallette secondo te!” esclamò mollandogli un paio di schiaffetti leggeri sulla guancia. Fabio scoppiò a ridere “non si mangiano le cavallette in sud America!” “oh grazie a dio!” esalò Brando girandosi a pancia in su e portandosi una mano ad asciugarsi del finto sudore dalla fronte. Fabio rise di nuovo, poi lo afferrò con una mano sulla vita girandolo di nuovo verso di sé. Gli diede un bacio a stampo, un po' più lungo di un secondo “grazie” gli disse sorridendogli, per poi baciarlo di nuovo 3, 4, 5 volte. Dei baci singoli, solo di labbra, ma umidi e intensi.

“senti...” gli disse con voce bassa a quel punto “non è che... ne hai ancora per un po'? Magari..” Brando sorrise maliziosamente “vuoi scherzare? To sentì qua” replicò prendendogli la mano e portandosela con molta disinvoltura sul davanti del suo inguine, facendogliela posare sulla sua erezione. Fabio ridacchiò “accidenti, già stai così? Dopo due bacetti?” lo prese in giro, bonariamente “tu non hai capito” gli disse a quel punto in tono serio Brando, portandogli una mano ad accarezzargli tutta la lunghezza della schiena per poi fermarsi sul suo sedere, spingendolo un po' verso di sé “io devo recuperà tutto l'arretrato che c'ho, anzi fai una cosa” aggiunse in tono pratico “chiama tu padre e digli che da lui ci andiamo DOPOdomani” Fabio scoppiò a ridere per un secondo, prima di farsi di nuovo serio, rimanendo solo con un vago sorriso compiaciuto mentre iniziava a muovere la mano, che aveva lasciato laddove lui gliela aveva messa, accarezzandolo delicatamente ma insistentemente. Brando chiuse gli occhi, sospirando leggermente, mentre spostava la sua mano da dietro sul davanti, iniziando ad accarezzarlo nello stesso modo. Fabio lasciò che i loro sospiri si mischiassero in questo modo per qualche minuto, poi si mosse per andargli sdraiato sopra, chinandosi poi su di lui per baciarlo, in modo approfondito ma calmo, Brando iniziò a ricambiare il bacio nello stesso modo, accarezzandogli le labbra con le sue lentamente, e lasciando le loro lingue ad assaporarsi con calma. Fabio lo sentì avvolgergli la schiena con le braccia, ma accarezzarlo con dolcezza stavolta. Sorrise contro le sue labbra. Non c'era più l'urgenza di prima adesso. Adesso potevano godersi a vicenda con tutta la calma del mondo.

 

  
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