Il
peggior San Valentino di Piton
Fu
la sveglia del suo compagno di stanza a svegliarlo
di soprassalto e, immediatamente, si alzò in piedi, eccitato.
Era
arrivato, finalmente!
Non
riusciva a contenere i battiti del suo cuore.
Veloce
come il lampo, prese la divisa verde e
argentata e il piccolo sacchetto di tela legato con un fiocco verde,
per poi
correre velocemente in bagno, mentre i suoi compagni di dormitorio si
svegliavano, sbadigliando.
Una
volta dentro, si fece una doccia più veloce del
lampo, in modo che, per una volta, i suoi capelli non fossero unti come
al
solito, per poi indossare la divisa che, proprio la sera precedente
aveva
pulito con un incantesimo.
In
fondo, per quel giorno, poteva fare un’eccezione…
Con
il cuore che batteva a mille, si guardò allo
specchio e si mise a pettinarsi i capelli con un pettine, per poi
osservare
attentamente il risultato.
Adesso
sì che era presentabile… certo c’era
quello
stupido naso adunco che aveva ereditato da quello stupido vecchio
babbano di
suo padre, ma tanto ci aveva fatto il callo… inoltre, non
era così stupido da
farci qualcosa con la magia, anche se era più abile della
maggior parte degli
studenti del settimo anno… avrebbe rischiato di perderlo e
quello stupido
idiota di Potter ne avrebbe subito approfittato per prenderlo in giro
assieme
alla sua banda di deficienti.
Gli
pareva già di vederlo, con quella sua aria
arrogante, quei capelli scompigli e il sorrisetto dirgli:
“Ehi, Mocciosus, sei
molto più bello adesso! Perché non te lo sei
fatto sparire prima, il naso?”
E
tutti a ridere come idioti!
Perché
era il più popolare, perché era abile a volo,
perché i suoi erano ricchi sfondati, perché era
un Grifondoro…
Era
così furioso, da non accorgersi nemmeno di aver
stretto la bacchetta con forza, ma, alla fine, si calmò.
Non
doveva farsi prendere dalla rabbia… quello era il
suo giorno!
Si
era preparato con così tanta cura e passione per
quel giorno… oggi nessuno, nemmeno quel cretino di Potter,
glielo avrebbe
rovinato!
“Ehi,
Piton! Ne hai per molto?! Qui c’è gente che
vorrebbe usarlo il bagno, sai?!” urlò una voce
maschile dall’altra parte della
porta e il giovane, con una faccia seccata, sbottò:
“Ho quasi finito!”
Dopo
essersi dato una sistemata, il giovane aprì la
porta e sguisciò via, dirigendosi in Sala Comune.
“Sul
serio?! Oh, Lucius, è molto carino da parte
tua…”
esclamò una voce femminile proveniente proprio dalla Sala
Comune, facendolo
fermare di colpo.
Prudentemente,
si affacciò sulla Sala, cercando di non
farsi vedere e vide un ragazzo coi capelli biondi e la divisa da
Prefetto che
stava mostrando ad una ragazza del quarto anno una collana con degli
smeraldi
che sembrava davvero preziosi.
“Oh,
è solo un semplice pensierino per questo giorno
speciale… ho pensato che si abbinasse
all’incarnato della tua pelle, al colore
dei tuoi capelli…” continuò Lucius con
un sorriso arrogante che a Severus
ricordò troppo quello di Potter, mentre la ragazza, con
finta aria imbarazzata
e timida, rispondeva: “Ma ti sarà costato un sacco
di galeoni, non dovevi…”
Eppure,
dallo sguardo, il ragazzino capì subito che,
in realtà, lei era ben felice del dono ricevuto e non vedeva
l’ora di mostrarla
alle amiche.
“Oh,
non preoccuparti… per la mia famiglia, i soldi
non sono importanti… inoltre, quando finirò la
scuola, otterrò un lavoro molto
prestigioso… ho già trovato un ottimo
contatto… il quale mi permetterà di
restare nella storia dei maghi per
l’eternità… pensa, forse,
combatterò in
prima persona per far sparire quegli schifosi Sanguemarcio dal
mondo…” continuò
Lucius finché una voce femminile stizzita non
commentò: “Ah! Credi davvero che
uno come te sarà in grado di attirare l’attenzione
di quel tizio che si fa
chiamare Voldemort? Ma fammi il favore…”
Sdraiata
mollemente sul divano e con le braccia sotto
alla chioma corvina, c’era una ragazza del settimo anno che
guardava con aria
arrogante e seccata i due fidanzati e, subito, la bionda rispose:
“Su, Bella,
non dire così… Lucius è molto
intelligente e dotato… sono certo che lui sarà
molto contento di averlo tra i suoi uomini.”
“Sì,
sì, certo… chissà, poi, cosa ci
trovano quegli
idioti in uno come lui… ha una faccia… ma che
cavolo si è fatto per ridursela
così? Bah, roba da matti…”
Cercando
di non farsi notare, il piccolo Severus provò
a scivolare verso la porta, ma la bionda lo intercettò
subito: “Ehi,
nanerottolo, sbaglio o hai un aspetto migliore del solito?
Cos’è, speri di
dichiararti ad una ragazza con quel naso? Ah ah ah! Nemmeno una babbana
ti
vorrebbe!”
Fumando
di rabbia, Severus fece per tirare fuori la
bacchetta, ma Lucius si mise in mezzo ai due litiganti: “Su,
su, Cissy, non
fare così… è uno degli studenti
migliori della scuola e uno dei cocchi di
Lumacorno a Pozioni, assieme a quella babbanastra della
Evans… potrebbe essere
utile al tu-sai-cosa.”
Per
tutta risposta, Cissy diede un’occhiataccia di
supponenza al ragazzino.
Non
ci voleva un genio per capire che la disgustava
perché suo padre era un babbano, in fondo era una Black e
lui, coi Black, aveva
già un brutto rapporto…
“Lui?
Utile? Ah, Lucius, questa è proprio bella! Ha un
aspetto troppo malaticcio per poter combattere… scommetto
che è il primo a
crepare! Anzi, ti dirò di più, il giorno, se mai
dovesse arrivare, in cui gli
chiederò aiuto, significherà che sono
impazzita!” rise, divertita, Cissy,
mentre Bella, si era messa a leggere una rivista, totalmente
indifferente.
Se
c’era un argomento che non le avrebbe mai potuto
fregare di meno, era proprio quello di Voldemort e dei suoi tirapiedi!
Furioso,
Severus le fece un’occhiataccia, mentre si
dirigeva fuori.
Oh,
come gli sarebbe piaciuto trasformarla in un
rospo…
“Mi
dispiace per il comportamento di mia sorella…”
esclamò, alle sue spalle.
Severus
si voltò e vide una ragazza coi capelli
castani e un dolce sorriso, anche lei con indosso la divisa di
Serpeverde.
Il
ragazzino la riconobbe subito: era Andromeda, la
sorella maggiore della fidanzata di Lucius Malfoy, la quale era del
sesto anno,
l’unica tra tutti i Serpeverde gentile con lui e
l’unica, in quella famiglia di
fanatici dei Black, che tollerasse.
“Allora,
sei pronto?” gli domandò, dolcemente, la
ragazza e Severus annuì con la testa.
“Ottimo.
Buona fortuna.” Gli augurò la giovane e,
proprio in quel momento, un Tassorosso del sesto anno che passava
davanti a
loro, inciampò su una piega del tappeto e cadde per terra
rumorosamente, mentre
il contenuto della sua borsa si spargeva da tutte le parti.
Ancora
prima che il giovane fosse caduto per terra,
Severus aveva già capito chi era, dato che la fama lo
precedeva: quello era
Edward Tonks, meglio conosciuto col suo soprannome, ovvero Ted, e per
la sua
incredibile capacità d’inciampare e di far cadere
tutto quanto.
“Ted,
tutto bene?” domandò, immediatamente, Andromeda,
preoccupata, e il Tassorosso, massaggiandosi il naso dolorante, la
rassicurò:
“Tranquilla, tranquilla. Sto bene.”
Per
un attimo, Severus ebbe l’impressione che le punte
dei capelli di Ted da biondi fossero diventati rossi, ma
scrollò le spalle.
Doveva
essere stato un effetto della luce, non c’era
altra spiegazione… i capelli di una persona non cambiavano
così su due piedi e
senza un incantesimo, soprattutto nel caso di un Nato
Babbano…
In
ogni caso, non gliene importava niente dei capelli strambi
di Ted… aveva una cosa più importante da fare.
Mentre
scendeva le scale per raggiungere in fretta la
Sala Grande, sentì una voce fastidiosa che lo costrinse a
nascondersi dietro ad
un’armatura, per non doverlo sentire.
“…San
Valentino è la mia festa preferita. La festa
dell’amore… quest’anno
riceverò un sacco di valentine, proprio come
l’anno
scorso… e, d’altronde, come potrebbe non essere
così? Coi miei capelli biondi,
il mio sorriso affascinante e il mio splendido viso… tutte
le studentesse della
scuola cadranno ai miei piedi, vedrete! Ho anche provato a chiedere al
professor Vitious di fare una festa, ma non me l’ha voluta
fare… che peccato… e
pensare che avevo preparato per l’occasione un abito rosa
perfetto!” blaterò,
senza fermarsi un attimo, il Corvonero del quarto anno coi capelli
ondulati
biondi, mentre i suoi compagni di Casa facevano una smorfia che era un
misto
tra lo seccato e l’esasperazione, e Severus li capiva
perfettamente.
Non
avrebbe mai creduto possibile che nella scuola ci
fosse qualcuno che odiava tanto quanto James Potter e i suoi amichetti,
ma
Gilderoy Allock era riuscito ad ottenere quel risultato.
Odioso,
spocchioso e insopportabile… perfino i suoi
compagni di Casa e gli insegnanti non lo sopportavano.
Fece
un ghigno, ricordando di aver sentito Lucius
Malfoy ridacchiare sul fatto che l’anno scorso, nonostante
dichiarasse di
averne ricevute migliaia, Allock aveva avuto una sola Valentina, da
parte di
sua madre.
Stava
per uscire dal suo nascondiglio, quando vide una
ragazza del quarto anno grassottella che camminava verso la Sala Grande.
Quella,
per certi versi, era persino peggio di Allock…
un’impicciona di primo grado e più stupida di un
troll!
Non
si sarebbe di certo stupito se, un giorno, avesse
saputo che Bertha Jorkins avrebbe fatto una brutta fine!
Intanto,
però, era meglio evitare che quella stupida
oca scoprisse cosa avesse in mente di fare o, in pochi secondi,
l’avrebbe
saputo l’intera scuola!
Una
volta che l’ebbe superato, Severus uscì dal suo
nascondiglio e si mise una mano in tasca.
Sorrise
non appena sentì il tessuto ruvido del suo
sacchetto.
Tutto
era al suo posto, non poteva fallire!
Adesso
doveva solo…
“Ciao,
Sev!” lo salutò, all’improvviso, una
voce
cristallina e pura alle sue spalle, facendolo trasalire.
Si
voltò lentamente e vide la più bella ragazzina su
tutta la Terra, la cui pelle pallida sembrava brillare alla luce del
sole, i
lunghi capelli rossi che sembravano fatti con mille petali di una rosa
dallo
stesso colore del sangue e gli occhi di un verde così bello
intenso e profondo
da sembrare un prato.
Se
c’era una cosa che a Severus adorava di Lily, anche
se, ad essere sincero, lui adorava tutto di lei, erano i suoi occhi.
Così
belli, profondi… rischiava sempre di perdersi,
ogni volta che li guardava…
“Allora,
andiamo a far colazione? Muoio di fame…”
esclamò l’amica, completamente ignara del
turbamento che gli stava procurando
nell’animo, prendendolo per un braccio e Severus, cercando di
nascondere il
fatto che quella presa gli stava facendo perdere i battiti del cuore.
Si
ritrovò a camminare in maniera automatica verso la
Sala Grande, ma, proprio quando stava per varcare la soglia, il
ragazzino si
ricordò del pacchetto.
Che
stupido idiota… per poco se n’era
dimenticato…
l’ultima cosa che voleva era consegnarlo davanti a
tutti…
“Lily,
aspetta!” esclamò, con improvvisa e inaspettata
determinazione, il ragazzino, fermandosi di colpo, e l’amica,
guardandolo
sorpresa, gli domandò, leggermente preoccupata:
“Cosa c’è, Sev? Non stai bene?
Vuoi che ti accompagni in infermeria?”
“N-no…
io… ecco… io… io…”
Cercando
di calmarsi, il giovane fece un respiro.
“La
verità è che io v…
vole…” balbettò il giovane, ma,
proprio in quel momento, un gufo si appoggiò sulla sua
spalla.
“Ehi,
Sev, c’è un gufo sulla tua spalla.” Fece
notare,
sorpresa, Lily, e l’amico, tentando di scacciarlo con la
mano, esclamò: “Dubito
che sia per me, Lily… nessuno mi manda mai una
lettera…”
Aveva
appena finito di dire quelle parole che altri
due gufi gli si appollaiarono su di lui, uno sull’altro
braccio e l’altro sulla
testa.
“Ma
si può sapere che cosa vogliono questi gufi?!”
sbuffò Severus, maledicendoli mentalmente.
Possibile
che, proprio quando stava tentando di fare
la confessione della sua vita, dovevano arrivarne?!
A
peggiorare il tutto, ci pensò un altro gufo, il
quale, stavolta, atterrò sulla spalla di Lily e, prima che
Severus avesse il
tempo di mandarlo via, la rossa prese la lettera legata alla zampa.
“E’
per te?” domandò, immediatamente, Severus,
cercando di contenere la forte gelosia che gli stava cominciando ad
artigliare
con forza e decisione il suo petto, come la zampata di un Ippogrifo
offeso.
Nessuno
si doveva anche solo azzardare ad inviare una
lettera d’amore alla sua Lily…
“No,
affatto. Anzi, è per Allock.” Esclamò,
stupita,
la rossa e Severus fece mentalmente un respiro di sollievo.
Il
gufo si era semplicemente confuso sul destinatario…
meno male…
“Non
capisco…” commentò, sempre
più incredula, Lily
“Perché il gufo mi ha inviato una lettera per un
altro?”
“Boh,
si sarà smarrito…”
“Ascolta,
Sev, posso consegnare questa lettera ad
Allock? Dopotutto, è sua…”
“M-ma
certo, nessun problema!”
“Oh,
grazie mille. Faccio in un lampo!”
Non
appena si fu girata, Severus fece un ringhio per
la seccatura.
Perché,
proprio quando stava per dare il suo regalo a
Lily, era successo quello?!
Maledetto
idiota che aveva mandato un uccello stupido
e confuso…
“Oh,
mamma…” esclamò, proprio in quel
momento, la
rossa e, immediatamente, Severus corse verso di lei, domandandole,
preoccupato:
“Che c’è? Che succede?”
L’unica
cosa che riuscì a fare Lily, la quale aveva
un’espressione incredula sul viso, fu d’indicare
con l’indice davanti a sé.
Non
appena il ragazzino ebbe guardato nella direzione
indicata, sgranò gli occhi, incredulo.
Il
tavolo dei Corvonero era letteralmente sommerso di
gufi.
Non
c’era un solo centimetro senza uno di essi… e la
cosa peggiore era che non accennavano affatto a diminuire, anzi,
tutt’altro!
In
attesa che arrivasse il loro turno, i gufi che
entravano sempre più a frotte andavano sugli altri tre
tavoli, i quali stavano,
a loro volta, trovandosi con sempre meno spazio libero e più
di una persona
cercava di scacciarli o tentava di salvare, inutilmente, la colazione.
Con
un ghigno, vide uno dei gufi la cui zampa si era
impigliata ad una ciocca di capelli di Bellatrix Black, la quale urlava
a
squarciagola, tentando di staccarsi di dosso l’animale,
mentre le sorelle
minori cercavano di aiutarla, per poi notare Alice Fortescue,
Grifondoro del
secondo anno, conosciuta per essere una ragazzina parecchio
maldestra e pasticciona, inciampare
sul suo stesso mantello e cadere rovinosamente per terra, mentre una
civetta
marrone si posava sulla sua testa, venendo poi aiutata a rialzarsi dal
suo
compagno di Casa Frank Paciock.
Ovviamente,
la cosa non era sfuggita agli insegnanti,
infatti, la McGranitt, Vitious, la Sprite, Lumacorno e Silente stavano
cercando
di far mantenere la calma generale, ma l’unico che era
effettivamente calmo era
Xenophilius Lovegood, il quale se ne stava tranquillo a mangiare il suo
porridge, guardando per aria con la sua solita espressione stralunata.
Severus
avrebbe scommesso il vecchio libro di pozioni
di sua madre che quello stava cercando cose o creature che esistevano
solo
nella sua testa… magari qualcosa che giustificasse
quell’ammasso di gufi…
Nel
frattempo, gli studenti stavano tentando di uscire
correndo dalla Sala oppure si nascondevano sotto ai tavoli, sperando
che la
baraonda finisse presto.
“Ma
che diavolo succede?! Perché ci sono tutti questi
gufi nella Sala Grande?!” esclamò, allibita, Lily
e Severus rispose, adirato:
“Scommetto che il responsabile è James Potter
assieme alla sua banda!”
“Mi
sa che hai ragione, Sev… solo loro potrebbero
ordire un simile pandemonio…”
“Sono
lusingato dal fatto che mi consideri degno di un
tale scompiglio, Evans, ma, purtroppo, non sono io il responsabile e
nemmeno
uno dei miei amici… anche se devo ammettere che mi sarebbe
piaciuto fare uno
scherzo del genere…” ridacchiò una voce
arrogante e sicura di sé alle loro
spalle.
Facendo
un ringhio soffocato, Severus si voltò e vide
davanti ai suoi occhi, il muso più brutto e più
odioso dell’universo… il solo
vederlo, gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Doveva
sempre trattenersi per non lanciargli una
maledizione tutte le volte che vedeva quella sua brutta
faccia…
“Beh,
devo ammettere che è davvero un capolavoro di
scherzo, non c’è che dire…”
commentò James, guardando in silenzio, la Sala
Grande mentre Sirius Black, il secondo individuo che più
odiava in tutta la
scuola, aggiunse: “Già, dovrebbero dare un premio
a chi ha combinato tutto
questo… e io che già mi preparavo ad un San
Valentino noioso… ma questo è
davvero una forza!”
“Già,
davvero divertente… proprio il genere di scherzo
che organizzereste voi due…” sibilò
Lily, ma un giovane con il volto pieno di
cicatrici fece capolino da dietro James e Sirius e le disse:
“Vero, ma stavolta
non centrano niente con tutti questi gufi, Lily, te lo
assicuro.”
“Davvero?”
“Sì.”
Mentre
Lily tornava a guardare la Sala Grande,
preoccupata, Remus si avvicinò a James e Sirius e
sussurrò: “Voi due non
centrate niente con questa storia, vero?”
“No,
Remus. Avevamo in mente un altro scherzo per San
valentino, ma qualcuno ci ha preceduti.” Ammise James, mentre
Sirius,
mettendogli un braccio intorno al collo, ridacchiava:
“Sarà per l’anno
prossimo, amico.”
“Già,
potremmo mandare una lettera d’amore a
Mocciosus…”
“Meglio
di no, amico, sennò ci schiatta per
l’emozione!”
“Ottimo,
così libereremo il mondo da un mostriciattolo
insopportabile untuoso e col nasone! Chissà, magari chi
danno un premio per
aver fatto un simile favore alla comunità!”
James,
Sirius e un ragazzino grasso scoppiarono a
ridere a crepapelle, mentre Remus cercava, con aria imbarazzata, di
farli
smettere, anche se piuttosto debolmente: “Ragazzi…
su, ragazzi… non è molto
divertente…”
Nessuno
si accorse che gli occhi di Severus stavano
mandando lampi, mentre nella sua mente apparivano varie maledizioni con
cui
poteva farla pagare a quei dannati idioti…
Proprio
in quel momento, i gufi della Sala Grande
cominciarono a riunirsi nel corridoio, generando ancora più
confusione rispetto
a prima, tanto che Lily esclamò: “Qui è
un vero e proprio inferno! Andiamocene,
Sev!”
Senza
farselo ripetere due volte, il piccolo
Serpeverde si mise a correre il più lontano possibile da
quel macello, assieme
a Lily, seguito a ruota da un centinaio di altri studenti appartenenti
a tutte
le Case, la cui unica cosa che desideravano era scappare da quel
manicomio.
“Il
prossimo!” tuonò, inferocita, la Sprite, in
direzione della lunga fila piena zeppa di studenti dal primo e dal
settimo
anno, tutti sporchi e coperti di piume di gufi, proprio come il
cappello
dell’insegnate d’Erbologia, il quale era sempre
sporco e malridotto.
Lentamente,
Severus si avvicinò alla donna, con il suo
piatto davanti a sé e la Sprite, di solito allegra e gentile
come una vera
Tassorosso, glielo afferrò bruscamente e lo
riempì, con fare furioso, con un
enorme cucchiaio di metallo, con la minestra contenuta
nell’enorme pentolone di
metallo, il quale veniva mescolato da due elfi domestici con la loro
magia.
Una
volta riempito, la Sprite passò il piatto al
ragazzino e ripeté, ancora adirata: “Il
prossimo!”
In
quel momento, si sentì un tonfo e, voltandosi,
Severus vide Ted steso per terra, coi frammenti del piatto e la
minestra sparsi
per il pavimento.
“Misericordia,
Tonks, ma non può stare attento un
attimo?!” urlò la Sprite, per poi rivolgersi a
Severus, immobile davanti a lei:
“E lei cosa ci fa ancora qui, Piton? Si sposti che sta
bloccando il passaggio!”
Severus
obbedì prontamente.
Di
solito, la Sprite era gentile, ma il macello che
era accaduto in Sala Grande mezz’ora prima, doveva averla
proprio seccata e non
le dava di certo torto… chiunque fosse stato il responsabile
l’avrebbe pagata
molto cara…
Severus
camminò con diverse difficoltà
nell’immensa
cucina del castello, la quale era piena zeppa di studenti che
mangiavano in
silenzio la loro “colazione”, invece dei soliti
elfi domestici che lavoravano
lì e degli studenti in punizione.
Finalmente,
Severus riuscì ad individuare la sua testa
rossa preferita e, veloce come il lampo, si sedette accanto a lei.
“Ciao.”
La salutò e Lily mugugnò, mescolando la sua
minestra distrattamente: “Ciao…”
“Credi
che Vitious riuscirà a pulire tutto?”
“Ma
certamente! E’ il nostro insegnate d’Incantesimi,
no? Farà sparire tutto in un baleno.”
“Vorrei
proprio sapere che diavolo è successo… magari,
Pix ha mandato qui i gufi della guferia per fare uno
scherzo…”
“Magari…”
“Che
intendi, Lily?”
“Intendo
dire che il responsabile di tutto questo
macello è quel Corvonero insopportabile e altezzoso,
addirittura peggio di
James Potter, e ce ne vuole! Gilderoy Allock!”
“Che
ha combinato, stavolta, quello stupido? Non gli è
bastato far apparire nel cielo notturno la sua stupida faccia grande e
luminosa
come il Marchio Nero, terrorizzando a morte sia il castello che i
dintorni?
Sono persino venuti qui i giornalisti della ‘Gazzetta del
Profeta’!”
“A
quanto pare, si è spedito da solo ottocento gufi
per dimostrare di avere delle ammiratrici… non credo di aver
mai visto tutto il
corpo docenti, compreso Silente, così arrabbiati…
persino Lumacorno era seccato
dal fatto che quei gufi avevano rovinato il suo vestito
migliore…”
Severus
si mise a mescolare la sua minestra,
sbuffando.
Per
colpa di quell’idiota vanesio, il suo tentativo di
regalare dei cioccolatini a Lily era sfumato nel nulla!
E
pensare che ci aveva lavorato per una settimana
intera, aiutato da Andromeda Black e dagli elfi domestici…
“Quindi,
per quanto riguarda San Valentino…”
cominciò
il ragazzino, ma la rossa lo interruppe: “Non parlarmi di San
Valentino!!!!”
L’urlo
fu così forte, da far voltare, per lo spavento,
alcuni studenti.
Diventando
rossa come i suoi capelli, Lily borbottò,
imbarazzata: “Scusami, Sev, non volevo urlarti
contro… t-tu non hai nessuna
colpa… è solo che è stata una giornata
così… così
orribile…”
“No,
figurati… mi dispiace…”
“Non
so cosa diamine avesse in testa quello scemo…
Vitious e Silente sono di sopra e, francamente, spero che lo
strapazzino per
bene! Se poi, venisse anche la McGranitt, formerebbero la serie
d’assi
perfetta.”
“Secondo
me, andrà con loro… ho visto la McGranitt
poco fa, ed era furiosa. Scommetto che non vede l’ora di dire
la sua sul
pasticcio.”
“L’unica
buona notizia è che, per la prima volta da
secoli, tutte le Case sono completamente d’accordo su
qualcosa: questo è stato
un San Valentino da dimenticare e Gilderoy Allock è un
totale idiota!”
“Su
questo non ci piove per niente, Lily…”
“Ehi,
Evans!” esclamò una voce odiosa e fin troppo
familiare alle loro spalle e i due amici, voltandosi, si trovarono
davanti a
James Potter, col suo solito stupido ghigno e la sua solita banda,
anche se, in
mezzo ai capelli ribelli c’erano due piume di gufi, che
esclamava: “Visto che
non centravamo niente col disastro della Sala Grande?”
“Sì,
stavolta non centrate niente, ve lo concedo… ma
scommetto tutti i miei galeoni che non resisterete a combinare uno
scherzo di
maggiori proporzioni!” sbuffò Lily e James, con
aria divertita, la provocò: “E
se, invece, scommettessimo un tuo bacio?”
Quelle
parole bastarono a rendere furioso Severus.
Come…
come osava quel… quel viscido arrogante,
insopportabile, idiota di un Grifondoro…
Con
la faccia livida dalla rabbia si alzò in piedi e
si avvicinò furente, mentre Remus, cercava di sgridare,
ancora una volta in
maniera piuttosto vana, l’amico: “Su, James, non
esagerare… basta solo un
galeone…”
“Smettila
d’infastidire Lily!” gli sibilò Severus,
non
appena so trovò davanti alla sua nemesi, e
l’altro, con un ghigno, ribatté: “Potrei
prenderti anche sul serio… se non fosse per quel tuo grosso
e brutto nasone che
usi fin troppo spesso per impicciarti di cose che non ti
riguardano.”
“Piantala
di prendere in giro Sev! Lui è di gran lunga
più bravo di te, a Pozioni, mentre tu, non fai altro che far
esplodere il
calderone!” gli rispose la rossa, furiosa.
Nessuno
aveva il diritto di prendere in giro il suo
migliore amico per il suo aspetto fisico!
Certo,
non era l’uomo più bello del mondo, ma era
molto intelligente e studioso… e lei, francamente, preferiva
una persona umile,
gentile ed intelligente ad una arrogante, fin troppo sicura di
sé e casinista
come quella di Potter!
“Piton,
Potter, Evans! Smettetela di litigare! E’ già
una giornata pesante per tutti!” l’interruppe,
proprio in quel momento, la voce
seccata della Sprite.
Severus
si diresse verso la porta, mentre Lily gli
domandava: “Dove vai, Sev?”
“A
lavarmi. Grazie a quell’idiota di un Corvonero,
sono tutto sporco…”
“Ma
se sei più bello del solito!” lo
schernì Sirius,
facendo scoppiare a ridere James e il ragazzo grasso, guadagnandosi
un’occhiataccia da parte di Lily.
Dandogli
a sua volta uno sguardo furioso e disgustato,
Severus uscì, furente, dalle cucine, dirigendosi verso il
bagno.
Tuttavia,
ad un tratto, si fermò e si sedette, furioso
per terra, tirando fuori dalla sua tasca il pacchetto che aveva
preparato
apposta per Lily.
Gli
era passata la voglia di festeggiare San
Valentino… proprio come a tutta la scuola!
Non
appena lo ebbe aperto, cominciò a prendere i
cioccolatini e a mangiarli, con espressione adirata e borbottando, tra
un
boccone e l’altro: “Stupido Corvonero…
stupido San Valentino… stupidi gufi…
stupido disastro… stupido Corvonero… stupida
giornata… stupidi biglietti…
stupido Potter… stupida festa… stupido
Corvonero… un giorno io… io gli darò
una
lezione per quello che ha combinato… gli lancerò
un Expelliarmus così potente
da farlo sbattere il muro! Così impara a mandare in fumo i
miei progetti con la
sua vanità e stupidità! Oh, se me la
pagherà… lui e quell’altro deficiente
di
Potter… la vedremo, un giorno! Stupido
Corvonero…”
Severus
stava camminando per il parco della scuola,
per raggiungere Lily così da fare due chiacchiere insieme,
quando una
fastidiosa voce familiare lo raggiunse: “…Non
riesco proprio a capire come mai
Silente e Vitious mi abbiano sospeso per un mese dal Quidditch in modo
da
aiutare Gazza solo perché ho ricevuto un sacco di
Valentine… temo che sia stato
la professoressa McGranitt ad insistere su questa punizione…
non le sono mai
piaciuto… probabilmente è per il fatto che sono
di gran lunga migliore di lei a
Trasfigurazione… ma anche perché così,
in questo modo, può permettere a Grifondoro
di vincere la coppa di Quidditch… sapete, senza di me e la
mia bravura,
Corvonero è segnato… dopotutto, sono
così bravo che di certo farò parte della
squadra nazionale, prima di diventare il Ministro della Magia
più giovane di
tutti i tempi…”
Severus
si voltò, chiaramente infastidito e anche
leggermente allibito, guardando Allock che stava parlando senza sosta a
Lovegood, il quale se ne stava con un’espressione imbambolata
a guardare il
cielo, immerso in chissà quale stupidaggine alla Lovegood.
Era
impressionante come quel cretino riuscisse a
parlare con così tanta tranquillità e
naturalezza, mentre tutti gli studenti di
tutte le Case, non appena lo vedevano, si mettevano a fissarlo con puro
odio e
risentimento per tutto quello che aveva combinato tre giorni fa a San
Valentino, camminando persino a testa alta come una specie di nobile!
Quanto
gli dava sui nervi…
Prese
la bacchetta e, con un’espressione omicida, la
puntò verso Allock, continuava a blaterare senza sosta su
quanto la scuola
fosse ingiusta, dato che non comprendevano appieno il suo talento, e
quanto era
bravo in qualcosa.
A
dir la verità, intendeva provare quell’incantesimo
che aveva ideato il mese scorso su Potter, ma con Allock avrebbe fatto
volentieri un’eccezione… soprattutto dopo aver
mandato al diavolo il suo
tentativo di dare il suo regalo di San Valentino a Lily…
“Languelingua.”
Sibilò Severus e, immediatamente,
Allock s’interruppe e cominciò a toccarsi la
bocca, incredulo, mentre Lovegood
continuava a guardare il cielo, con la sua solita aria idiota,
incurante di
quello che stava succedendo a pochi metri di distanza da lui.
Severus
fece un sorrisetto di vittoria.
Il
Principe Mezzosangue aveva colpito ancora…
Sempre
con un grosso sorriso, l’undicenne si voltò e
si diresse verso Lily.
Non
appena l’ebbe raggiunta, con ancora il sorriso
stampato sulla faccia, esclamò: “Ah, è
una splendida giornata, non trovi anche
tu, Lily?”
“Hai
proprio ragione, Sev. E’ davvero ottima per
essere Febbraio…” ammise la ragazza con un sorriso
e Severus esclamò: “Già…
inoltre, senza rumori insopportabili e molesti riesco a sentire il
canto degli
uccellini…”