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Autore: The Blue Devil    14/02/2021    1 recensioni
Avete presente la poesia, l'armonia, la magia, la simpatia, la fantasia e l'allegria che ci tiene compagnia? E quel sogno colorato, quell'ingenuità e quel cucciolo smarrito nel bosco e tra le case di città? Questa è la sua storia... la sua "vera" storia...
Avvertenza:
Per la comprensione della storia, e delle citazioni in essa contenute, a partire dal titolo, è necessario possedere:
un’ottima conoscenza dell’anime e del libro "Candy Candy Final Story";
un’ottima conoscenza del mondo delle sigle televisive degli anime;
una buona cultura (generale, televisiva e letteraria);
una conoscenza scolastica della lingua inglese (in un caso).
Tutto questo per evitarvi una lettura poco comprensibile.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete presente la poesia, l'armonia, la magia, la simpatia, la fantasia e l'allegria che ci tiene compagnia? E quel sogno colorato, quell'ingenuità e quel cucciolo smarrito nel bosco e tra le case di città? Questa è la sua storia... la sua "vera" storia...

Non è uno scritto a scopo di lucro alcuno per cui non si infrangono Copyrights.
I personaggi presentati, nomi e situazioni, sono di proprietà degli aventi diritto: Kyoko Mizuki (Keiko Nagita) per il soggetto; Yumiko Igarashi per la resa grafica dei personaggi; Toei Animation Co., Ltd, per la serie TV e Kappalab per l'edizione italiana dei romanzi di Kyoko Mizuki/Keiko Nagita.


Buona lettura
 
 
 
C’ERA UNA VOLTA RICCIOLI D’ORO...
(Storia di una bambina che svoltava sempre l’angolo...)


C’era una volta una bimbetta dai riccioli d’oro e dai brufoli che parevan lentiggini, che correva felice su un prato, nel suo mondo che pareva fatato, risvegliandosi di colpo di già ragazzina: e te credo con quei due, qualche volta tre... no, aspetta... questa aveva gli occhi azzurri, non è lei! Già, questa è Georgina, sua cugina.
Quindi, la bimbetta correva nella grande prateria, felice nel vento, con fiori, animali e con tanto amore sul viso e nel cuore... e si portava pure gli amici a gustarsi mille avventure e... no, questa non era bionda... era quella a cui il padre accoppa il cane rabbioso, i pellerossa le incendiano la casa – tra l’altro piccola, in mezzo alla prateria – e la sorella diventa cieca, fonda una scuola per ciechi e bruciano pure quella: porca miseria che sfigata!
Dov’è l’errore? Ma sì, certo, quella giusta non correva, andava a spasso col suo gatto – che se lo chiamavi gatto, s’inalberava – mangiando zucchero filato, era curiosa e felice e delicata come un fiore! Sì è lei! Ma perché passeggiava invece di correre come tutte le sue coetanee? Era forse per via di quel gruppo di "lumache che strisciano" in cui si era imbattuta quando era piccina piccina? Aveva paura di calpestarle forse? Ma andiamo avanti...
Dunque a questa bimbetta, da tutti chiamata "Candeggina", era stato detto di essere stata abbandonata dai genitori, stufi della sua acidità, in un orfanotrofio chiamato "Casa di Pony", che sorgeva nella "Valle di Pony" ai piedi della "Collina di Pony", sulla quale campeggiava... il grande "Albero di Pony"? No, stranamente questo si chiamava "Grande Papà Albero" ed era, in realtà, il vero padre di Candeggina.
La biondina brufolosa aveva anche l’abitudine di svoltare sempre agli angoli, seguendo il consiglio di una pia donna, non concludendo mai nulla, perché, a furia di svoltare, si ritrovava sempre al punto di partenza.
Tra le persone care a Candeggina vi erano anche sua nonna, un Pony, e sua madre, Suor Mariana. No, qualcosa non va, una suora non può avere figli... ma non si possono neanche scambiare i ruoli, perché se Mariana fosse nonna, il Pony sarebbe sua figlia e saremmo da capo; quindi, mantenendo il Pony come mamma, la suora... è la zia, sì!
Queste due pie signore erano le sue vere mamma e zia, ma le avevano fatto credere di essere stata abbandonata da altri per potersene liberare senza problemi... sempre per quella questione dell’acidità, che le avevano rivelato per fare in modo che non le venisse in mente di cercare i suoi veri genitori... furbe le pie donne!
Candeggina trascorse un’infanzia felice con la sua amichetta dai capelli rossi, Anna, che pure l’abbandonò appena poté – e si indovini il perché – e poi, conosciute le pene d’amore, cominciò a soffrire. Ma le sue sofferenze, per la verità erano cominciate un attimo prima, per via di Neal e Iriza (la celebre "Iriza di Rivombrosa"), due bambini che provavano invidia nei suoi confronti, a causa della sua acidità: lei era acida naturale, loro si dovevano impegnare per essere alla sua altezza; poi, si sa, c’è posto per un solo gallo nel pollaio!
Ma Candeggina conobbe anche tanti bravi ragazzi, di cui divenne ben presto amica inseparabile; unico suo cruccio fu di non esser riuscita a conquistare l’affetto della loro simpatica prozia. Sarà stato mica per il fatto di averle portato una mucca in casa che le aveva distrutto tutto il mobilio antico? Oppure per il fatto di aver trascinato il suo prediletto nipote Totò in paese, a scazzottarsi con cowboy e gestori di McDonald’s (il gentilragazzino pretendeva forchetta e coltello per mangiarsi un cheeseburger...) e a rischiare il collo in un rodeo? O forse era per il fatto di averglielo assordato, il nipotino, facendolo rintronare da una campana, in cima al campanile cittadino?
E a proposito di quest’ultimo fatto, fu uno dei motivi per il quale, secondo la simpatica prozia, Totò era morto: ormai sordo, non s’era accorto in tempo dell’arrivo di un volpino, intento com’era a cercar di capire cosa volesse da lui la brufolosa, con quella stramba storia del "Principe", nel bel mezzo di una battuta di caccia.
La poverina non seppe mai darsi una risposta, ma portò sempre nel cuore quella memorabile giornata in cui accaddero gli eventi descritti sopra. Ma accadde anche un’altra cosa: dovendo spendere gli ultimi spiccioli della paghetta di Totò, lui e Candeggina, incontrati anche i cugini, decisero di giocarseli con "la zingara", una vecchia befana.
Candeggina superò tutte le manches e riuscì a vincere diecimila dollari, guadagnandosi anche una bella predizione del futuro.
"Tu avrai un futuro bianco e splendente, vivrai a lungo e troverai l’amore", le predisse la befana.
Allorché la biondina esclamò:
"Questo vuol dire che avrò un futuro roseo?".
La vecchina si accigliò e rispose:
"No, bimbetta, non mettermi in bocca parole che non ho pronunciato: il tuo futuro non sarà roseo, ma come ti ho già detto, sarà bianco e splendente!".
Per molti anni a venire, Candeggina non seppe spiegarsi l’ostinazione della vecchia befana su quel punto, finché un giorno, rompendo gli indugi, volò in aereo da Stratford upon Avon (sua residenza ancor oggi) fino a Chicago e, rintracciata la zingara, ormai ultracentenaria, le chiese spiegazioni. Forse, finalmente, aveva capito:
"Intendevate, cara vecchina, alludere al colore dei fiori del mio antico fidanzato in contrasto con quello dei fiori del mio attuale compagno?".
Questa fu la risposta, alquanto piccata, della vecchia:
"Intanto cara vecchina lo vai a dire a tua nonna, cavalla o suora che sia! E adesso dimmi cara: era o non era, il tuo amico Totò, un coltivatore di rose? Ed è o non è, il tuo attuale compagno di cui ignoro il nome, un coltivatore di narcisi?".
"Ah, allora è come pensavo... roseo e bianco e splendente... ma, car... ehm... signora zingara, Totò creò per me la Dolce Candeggina, che è bianca, quindi...".
"Stupidella, te la sei portata a Stanford And Son quella scemenza che hai menzionato? No, vero? Vedi che ho ragione? E poi, suvvia, la Candeggina non può essere dolce!".
Candeggina ci pensò su e chiese ancora:
"Ma perché splendente? Non bastava bianco?".
"Neanche ti rispondo... il destino nel nome...".
"Un’ultima cosa: che indovina siete se non sapete neanche il nome del mio compagno?".
"Vediamo di fare meno gli spiritosi qua: nessuno lo sa, neanche l’autrice, neanche lui stesso e... neppure tu! Tant’è vero che, correggimi se sbaglio, è stato in analisi per striplamento di personalità: credeva di essere uno e trino; Alberto, Terenzio, Romeo...".
"Già, uno e trino, come quell’altro psicopatico, che pretendeva di portarmi in casa una puzzola! Ma tutti a me?", concluse la bionda.
Ritornando a quel giorno, il secondo fu Arcibaldo: anche lui vinse contro la zingara e si guadagnò la predizione.
"Mio baldo giovine tu sarai arci in tutto: arci-bello, arci-ricco, arci-forte, arci-mboldo e arci-baldo".
"L’ultimo lo sono già", pensò il ragazzo, mentre la vecchina completava la predizione:
"Anche tu troverai l’amore e vivrai sempre felice".
Arcibaldo diede un’occhiata a Candeggina, ma la zingara gli fece cenno di guardare altrove.
Giunse il turno di Alistir:
"Mio caro tu spiegherai un giorno le tue grandi ali e spiccherai il volo; il tuo volo sarà però interrotto due volte...".
"Mi state dicendo che precipiterò?", la interruppe l’occhialuto inventore in erba.
"Non m’interrompere figliolo che perdo la concentrazione... sì, c’è anche quello, ma lo supererai. Il tuo volo sarà interrotto dall’arrivo di una tizia allevatrice di tartarughe, e tu troverai l’amore quando ti toglierai gli occhiali".
"Ah! Ho capito, inventerò le lenti a contatto; già ci sto lavorando... e la seconda volta?".
"No, ma lasciamo perdere... la seconda volta sarà per l’arrivo di una moltitudine di donne festanti e gioiose per la tua nuova invenzione...".
"E sarebbe?".
"Il ferro da stir a caldaia... quando si dice il destino nel nome".
A Totò andò male. Trovò subito "La Luna Nera" e fu eliminato. La zingara gli accordò una seconda possibilità, ma non servì. Il ragazzo avrebbe voluto riprovarci ancora, ma i soldi erano finiti e la zingara li cacciò tutti.
La biondina brufolosa colse in quell’eliminazione un oscuro presagio e fece un fioretto alla Madonna, promettendole di donare la somma vinta ai bambini poveri. Ma dietro l’angolo si nascondeva l’imponderabile: la simpatica prozia, per festeggiare il compleanno di uno dei nipoti, confezionò una torta con le sue mani e, al primo morso, oltre a rendersi conto che i dolci non erano arte sua, si ruppe la dentiera; Candeggina per guadagnare punti, dimenticandosi del fioretto, lo ruppe e donò i diecimila dollari alla prozia per l’acquisto di una nuova dentiera... e così Totò morì cadendo da cavallo durante, come detto, una battuta di caccia alla volpe. Se solo Candeggina non avesse svoltato a quell’angolo...
Ma la vita andò avanti e riservò sorprese alla nostra beniamina: tutti si ritrovarono a Londra, compresa la rediviva Anna dai capelli rossi (che però se li era tinti di nero), e le predizioni della zingara si avverarono.
Arcibaldo trovò l’amore per merito di Candeggina: lei lo convinse a mettersi con l’amica Anna, al solo scopo di levarselo dai piedi, e incitò Anna ad accettarne la corte; Alistir trovò l’amore nel momento in cui si tolse gli occhiali e si fidanzò con un’allevatrice di tartarughe.
E Candeggina? Beh, accadde che, alla partenza per Londra, all’aeroporto, la nostra non riuscisse a entrarvi a causa del suo solito vizio di svoltare l’angolo: prese velocità nelle porte girevoli e continuò a girare in tondo. Un ragazzo, che rischiava di perdere il volo – anche lui era diretto a Londra – si spazientì, s’intrufolò nelle porte e, con la sua grande forza, riuscì a fermare il vortice. Candeggina, frastornata dal tanto girare gli cadde fra le braccia; fu amore a prima vista, nel momento in cui lui le disse:
"Ma lo sai che hai un sacco di brufoli? Ma te li curi o li scoppi?".
Quel misterioso ragazzo bruno le aveva aperto gli occhi e tolto un peso dal cuore: le orribili efelidi te le devi tenere, mentre i brufoli si possono curare! E i suoi erano brufoli!
La loro storia d’amore iniziò così e proseguì tra alti e bassi, superando miriadi di ostacoli e... e niente, non si seppe mai se andò a buon fine.
 
Ora, nel suo castello a Stratford etc., Candeggina è solita ammirare un quadretto, trovato in un mercatino da "colui-che-non-si-nomina" (l’"Innominato" di Manzoniana memoria o il "Voldemort" di Rowlinghiana memoria?), raffigurante i luoghi della sua infanzia, e commentarlo così:
"Sempre cara mi fu, quest’erma collina...".
Le era stata così cara che, quando si era trovata su una nave in compagnia dell’amico Biscotto, in procinto di affondare, se l’era immaginata, pensando che, con quella immagine nella mente, le sarebbe stato "dolce naufragar in questo mare"... un paio di schiaffi di Biscotto l’avevano riscossa e convinta a darsi da fare...
Ogni sera si ripete la stessa scena: "Lui" arriva e apre le braccia per accoglierla, mormorando, "Per me non è cambiato niente", e lei gli risponde:
"Neanche per me... me lo vuoi dire il tuo nome, sì o no?".
E lui:
"Te l’ho sempre detto: accendi ‘sta cavolo di luce, no? Così mi vedi e mi riconosci...".
La di lei risposta giunge sempre puntuale e raggelante:
"Hai pagato la bolletta?".

 
FINE
 
 
© 2021, The Blue Devil
 
 
 
Spero che tutti i lettori abbiano potuto cogliere tutte le citazioni e i riferimenti nascosti tra le righe...
   
 
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