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Autore: sweetstrvwberries    14/02/2021    0 recensioni
Qualcosa luccicava sul marciapiede di fronte a lei. Una moneta sedeva lì abbandonata, il bronzo in contrasto con il color sabbia del cemento e le macchie nere di vecchie gomme da masticare. Hiyori la raccolse, passando un dito sul bordo liscio. Una moneta da 5 yen. Probabilmente era piena di germi, ma era già tra le sue mani. E così scrollò le spalle e la infilò in una tasca. Che fortuna.
[Traduzione]
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiyori Iki, Yato, Yukine
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Vivere da sola aveva reso Hiyori un poco paranoica. Ma a parte i brividi notturni quando il vento faceva strusciare le fronde degli alberi contro la sua finestra –kree kree– la cosa non la suggestionava più di tanto. Chiudeva la porta d'ingresso quando tornava a casa e la controllava due volte prima di andare a dormire. Bastava quello per calmarle i nervi; il suo appartamento era al terzo piano, quindi Hiyori era salva da intrusi.

O almeno così pensava.

Camminando lungo il corridoio, con i capelli gocciolanti per via della doccia e un asciugamano intorno alla vita, ad Hiyori arrivò l'inconfondibile suono della finestra in camera sua che si apriva. Questo implicava tre cose: 1) era proprio dove aveva lasciato il telefono, quindi non aveva modo di chiamare la polizia; 2) se fosse andata dai vicini a chiedere aiuto con addosso solo un asciugamano non l'avrebbero più guardata in faccia; e 3) se avesse voluto affrontare il potenziale ladro avrebbe dovuto farlo praticamente nuda. 

Ma se Touno-sama, il suo idolo e campione di MMA, combatteva con indosso solo un paio di boxer di lattice blu elettrico, allora lei sarebbe riuscita ad avere la meglio su un banale ladro mentre indossava un asciugamano. 

Hiyori tirò su il tessuto, sperando che le sue coppe C lo tenessero fermo, prese un grosso respiro e aprì la porta con un calcio. 

Il colpevole era disarmato e stava rovistando nel suo comò. Tre cassetti erano già aperti e esaminati, e il quarto era... 

"Allontanati dal mio cassetto delle mutande, maniaco!". Con un salto volante perfezionato dopo anni passati a guardare match di wrestling e urlando "Jungle Savate!" Hiyori colpí il ladro allo stomaco, scaraventandolo dall'altro lato della stanza. Uno dei suoi libri di testo era appoggiato sulla scrivania, e Hiyori lo afferrò mentre si avvicinava al criminale, le braccia alzate e pronte per colpire. 

Avrebbe ucciso quell'uomo con un libro di medicina di tre chili, uno di quelli col Giuramento d'Ippocrate stampato sulla copertina interna. 

"Per piacere, abbi pietà!" implorò il ladro, scivolando contro il muro da seduto. La luce della lampada sulla scrivania illuminò il suo viso, e Hiyori fu sorpresa nel vedere che l'uomo aveva la sua stessa età, con capelli corvini e occhi dello stesso blu elettrico dei pantaloncini di Touno. 

Erano ipnotizzanti, e ci volle un momento prima che Hiyori notasse che le stava parlando. "... volevo. Tu mi hai rubato una cosa, ero solo venuto a riprendermela, ladra!" 

Hiyori alzò leggermente il libro e assottigliò gli occhi. 
"L'unico ladro che vedo qui sei tu, pervertito." 

"Dico sul serio! Senti, mi sono caduti dei soldi stamattina, ma prima che potessi dire qualcosa tu li hai presi e sei scappata. Quindi ti ho dovuta seguire fino a casa per riprendermeli." 

Hiyori ripensò a quella mattina, ignorando per un attimo il discorso contorto di quell'uomo. Effettivamente aveva trovato cinque yen. Ma quella storiella non era comunque credibile. Chi è che irrompe in casa altrui per così pochi soldi? Hiyori guardò l'uomo negli occhi. La sua espressione era sincera, supplichevole. 

Sospirando, Hiyori lanciò il libro sul letto, sul quale rimbalzò un paio di volte prima di aprirsi su una pagina di anatomia maschile. Giustamente. "Beh, vorrei crederti, ma questa storia è ridicola. Cinque yen sono pochi per irrompere in casa di qualcuno. E poi, avresti potuto semplicemente bussare alla porta e chiedermeli." 

Lui scalciò con le gambe, come un bambino capriccioso. "Non potevo, sarebbe stato troppo imbarazzante! Avresti pensato che fossi un povero fallito che non sopporta neppure di perdere cinque yen!" adesso era in piedi, mostrando le sue gambe snelle. 
"Pensa come mi possa sentire ad essere così indigente! Ho un ragazzo ma sfamare, io!" Frugò nella tasca posteriore dei pantaloni e tirò fuori un telefono a conchiglia rosso. Le sue dita ballarono un momento sulla tastiera prima di voltare lo schermo per mostrarlo a Hiyori. Era una foto di lui e un altro ragazzo – probabilmente nei primi anni dell'adolescenza. L'uomo aveva un braccio intorno al suo "bambino" e l'altro teso per scattare la foto. Il ragazzo sembrava tanto imbarazzato quanto disgustato, ma Hiyori riusciva a vedere l'accenno di un sorriso agli angoli della sua bocca. 

Era una bella foto, ma si trattava chiaramente di una frottola. "È decisamente troppo grande per essere tuo figlio!" 

"È adottato!" urlò lui. "E comunque, come posso pagargli il college se ogni volta che mi cadono dei soldi una ragazza se li prende e scappa? Restituiscimeli e ti lascerò in pace, promesso." L'uomo giunse le mani in segno di preghiera. 

Hiyori aprì la bocca per parlare, ma si fermò non appena si rese conto della ridicolaggine di quella situazione. Stava discutendo con un intruso per cinque miseri yen e con indosso nulla se non un asciugamano. Improvvisamente e dolorosamente consapevole del fascino dell'uomo, Hiyori si voltò, le guance infuocate. Con una mano che teneva saldamente il suo vestito improvvisato (sarebbe stato un disastro se le fosse caduto adesso) prese il portapenne sulla sua scrivania, frugando tra gli spiccioli che ci teneva dentro. "Ecco." Hiyori gli lanciò una moneta. "Fuori dalla mia stanza." 

L'uomo l'afferrò agilmente, facendole fare un giro per aria con il pollice prima di riprenderla. "Grazie per la comprensione. È un piacere fare affari con...? 

"Hiyori." rispose lei di riflesso. Ah, sul serio aveva detto il suo nome a un maniaco? 

"Hiyori," sorrise lui, assaporando la parola. "È stato un piacere conoscerti. E se mai avessi bisogno di aiuto..." si frugò di nuovo nella tasca, questa volta estraendone un biglietto da visita. "Fammi uno squillo." la salutò. 

Hiyori prese il biglietto sempre più esterrefatta dall'assurdità di quella conversazione. Passò il pollice sul testo scritto a mano: 'Yato, Dio a Domicilio!' prima di parlare. "Yato, vuoi che ti –" le parole 'accompagni alla porta' le morirono sulle labbra non appena vide l'uomo riaprire la finestra e strisciare giù per un lato dell'edificio. 

"Sinceramente," disse tra sé e sé. "Certa gente è proprio..." ma il lamento le morì sulle labbra. Aperto in mezzo al pavimento c'era il portafoglio di quell'uomo. Hiyori voleva richiamarlo, ma ormai se n'era già andato. Sospirando, raccolse la pelle consumata da terra e si mise a curiosare. C'era un'altra foto di Yato e del suo "bambino". Sarà stato qualcun altro ad avergliela scattata, perché erano entrambi ripresi per intero, sorridendo e tenendo... era per caso un piccione con una bandana? Hiyori scosse la testa, continuando a rovistare finché non trovò un documento. Per sua fortuna, l'indirizzo era sulla strada che percorreva ogni giorno andando a lezione. 

Chiuse il portafoglio e lo lanciò sulla scrivania. Non aveva altra scelta; gliel'avrebbe dovuto restituire quella sera stessa. Altrimenti correva il rischio che Yato ritornasse a casa sua per riprenderselo. Ma prima doveva asciugarsi e vestirsi. Non aveva intenzione di farsi vedere quasi nuda per una seconda volta nella stessa giornata. 
X

"Li ho ripresi!" urlò Yato, sfilandosi gli stivali prima di entrare nell'appartamento che condivideva con Yukine. 

"Fai sul serio? Che idiota." Ah, sì. Il suo amato figlio. Il biondo continuò, chinandosi nuovamente sul tavolino dove stava facendo i compiti. "Non pensavo che l'avresti fatto davvero. Dovrei tenerti chiuso in casa."

"Non sono un cagnolino!" sbottò Yato, evitando di calpestare la pila di libri e arrivando in cucina. "È stata davvero comprensiva. Si chiama Hiyori e mi ha rubato il cuore e ucciso il fegato. Un giorno di questi me la sposo."

Yukine fece un rumore a metà tra uno starnuto e un colpo di tosse, ma evitò di commentare oltre. "L'hamburger sembra buono." Yato parlava più che altro con sé stesso. Se anche Yukine si stesse chiedendo come mai cucinavano una prelibatezza del genere quando la loro cena spesso era ramen istantaneo, non lo fece notare. "Voglio provare una nuova ricetta per la salsa, va bene?" Yato cominciò a mormorare tra sé e sé, fremendo dall'ansia.

Cacciò fuori tutti gli ingredienti, fermandosi per bere un sorso di sakè dopo essersi assicurato che Yukine non stesse guardando. 

Yato stava tagliando le verdure in forme carine – la presentazione faceva tutto – quando il campanello suonò. 

"Vai tu." Entrambi i ragazzi parlarono nello stesso momento, per poi girarsi e mandarsi un'occhiataccia a vicenda. Yukine si alzò, accorciando la distanza tra loro e cacciò fuori un pugno. Yato imitò la sua posizione. 

"Ca... NO!" 

"Vincono le forbici!" Yato agitò la mano vittorioso, mimando delle forbici con l'indice e il medio e avvicinandoli. "Va' ad aprire la porta. La cena è quasi pronta." 

Yukine obbedì, brontolando. Fuori c'era una ragazza, forse un paio d'anni più giovane di Yato. Una mano era intorno alla cinghia della sua borsa, e nell'altra teneva... 

"È il mio portafoglio?"

"Yato!" Yukine diede una gomitata nello stomaco al suo tutore.
"Perché ho dovuto aprire io la porta se avevi comunque intenzione di impicciarti?" 
Si voltò alla ragazza che, a giudicare dalla reazione di Yato, non poteva che essere Hiyori. "Ah, entra pure."

Le guance di lei si colorarono. "Scusate l'intrusione. Sono qui solo per..." 

"Benvenuta a casa nostra!" Yato prese Hiyori per entrambi i polsi, dandole a malapena il tempo di togliersi le scarpe. "Wow, ho dimenticato il portafoglio per sbaglio? Grazie per averlo riportato! Accomodati. La cena sarà pronta in un attimo." 

"L-la cena?" Il suo viso divenne ancora più rosso, minacciando di confondersi con il rosa caldo dei suoi occhi. "Non posso rimanere! Volevo solo..." 

"Apparecchio io." disse Yukine, con un improvviso sguardo di realizzazione – e accettazione – sul viso. Questo gli fece guadagnare un pollice all'insù ufficiale da parte di Yato. Il suo ragazzo poteva essere uno stronzetto, ma era astuto, e sapeva essere un braccio destro. 

"Guarda caso, stavo proprio preparando una porzione in più!" chiamò dalla cucina il ragazzo dai capelli corvini. "Ti piace l'hamburger?" 

Hiyori balbettò, cercando di protestare per poi accettare miseramente la situazione. Era stata una giornata folle, del resto. Presto si trovò seduta tra Yato e il suo ragazzino – 'te l'avevo detto che non mentivo!' – e un piatto fumante di fronte a lei. 
"itadakimasu."

Yato la guardò fare il primo boccone, aspettando la sua reazione. Gli occhi di Hiyori si allargarono. "È buono!" 

Il suo apprezzamento lo rese felice come una mancia da 1000 yen. "Se ti piace, dovresti fare un salto al Little Luck. Lavorò lì part time come cuoco. Sono un uomo dai tanti talenti." 

La vide mentre faceva un altro boccone, cercando di non soffermarsi troppo sulla sua bocca. "Magari passerò," disse Hiyori, pensierosa. 

Magari sarebbe passata.



strvwberries's space <3

Buon San Valentino ai felicemente fidanzati e anche a chi come me è ancora single!! Avevo questa one-shot tradotta già da un po' e ho pensato di pubblicarla oggi che è San Valentino. Spero vi piaccia :D

Qui c'è il link della fanfiction originale:

https://archiveofourown.org/works/8531032

Come al solito ho chiesto il permesso prima di tradurre :)

 
   
 
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