Giochi di Ruolo > Eldarya
Ricorda la storia  |      
Autore: elesti    15/02/2021    0 recensioni
||Spoiler: ambientato durante Eldarya New Era + una versione mia di come si evolveranno gli eventi ||
Non si sarebbe mosso.
Sarebbe rimasto li. In attesa di Ewelein. In attesa di lei.
Li, ad osservare con insistenza la porta dell’infermeria finché non avrebbe saputo le condizioni di Erika.
Neppure l'andar a dire ‘’ ve lo avevo detto ’’ a Lance e Huang Hua lo avrebbe schiodato da li. Che Erika non poteva andare in missione. Che non stava bene.
E non era solo perché non l’aveva ancora perdonato o il non aver ancor parlato di quello che era successo in spiaggia.
Perché non voleva piu che Erika non fosse al sicuro. Perché voleva che lo fosse dove lui potesse vederla.
Ma questo doveva ancora capirlo lo stesso Nevra.
Seguito di: Same Sun, Another Sunrise
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashkore, Erika, Nevra
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era lì a fissare la porta dell'infermiera da... Non ricorda quanto tempo. Forse da quando l’aveva saputo? Ma molto probabilmente pure da quando Lei era entrata  dentro. Perché ovviamente, Erika non riusciva ad evitare di finire in infermeria dopo una missione. 

Ma hey, era normale, anche lui o addirittura Jamon o Lance, finita una missione passavano in infermeria. Ma a differenza loro, non avevano lunghi trascorsi di cuori che si fermano, avvelenamenti, eccesso di mana che gli impedivano di respirare, pozioni per diventare sirene finite male e molto, molto altro ancora. Nevra scommetteva che nessuno avesse una cartella clinica cosi disastrosa come quella di Erika. 

Quindi, i fatti avevano fatto intendere, che se Erika finiva in infermeria, difficilmente era per qualcosa di semplice o futile. Come oggi. 

Un diamine di...Come lo avevano chiamato? ‘’Proiettile’’?  Che qualcuno le aveva lanciato addosso ( Mathieu aveva usato la parola “sparare”?) ad Erika, nella spalla. E quella cosa le era rimasto conficcato dentro di lei. 

Il colmo eclatante era che quel colpo era per Lance, a detta dei presenti. Ma Erika valorosamente (o stupidamente?) si era messa in mezzo. E aveva preso il colpo. 

Per Lance. 

LANCE. 

LEI L'AVEVA PROTETTO. 

SI ERA PRESO QUEL DANNATO COSO AL SUO POSTO. 

Aveva protetto una persona che fino a qualche mese prima non riusciva nemmeno a vedere o avere nella stessa stanza . La stessa persona che aveva accettato rassegnata di coesistere. 

Ed ora eccolo qui. Ad aspettare che Ewelein varchi la porta per comunicare a tutti (o precisamente lui, essendo solo lui li ad attendere mentre tutti gli altri erano rientrati nelle proprie stanze per riposare) che l'estrazione di quella cosa umana era riuscita. Che lei stava bene e come al solito starà riposando e che non sarebbe stato possibile parlarle o sgridarla per la sua incoscienza. Anche se forse quella sarebbe stata la reazione di  Nevra più che degli altri.  

Voltò l'attenzione verso l'entrata del QG.  

Era da dopo il tramonto che erano arrivati qui (a detta di Chrome), mentre ora era notte inoltrata. Bel modo creativo per passare la notte.  

In preoccupazione e sbuffando contro qualcuno a più non posso come una vecchia stufa .  

Verso chi ancora non sapeva. 

Lance? Era assurdo, il colpo era indirizzato a lui, di certo non voleva che un soldato, della sua guardia soprattutto, rimanesse ferito. Stesso pensiero venne esteso verso il capo della Guardia D’Ossidiana.  

Per quanto volesse, prendersela con Leiftan non sarebbe servito a nulla, era rimasto insieme a programmare con Huang Hua. Non poteva nemmeno incolparlo che non stava facendo nulla. 

Con quest'ultima? Forse. Aveva già esposto il suo pensiero sul perché non mandare in missione Erika, che non stava "bene" come continuava a dira tutti, su quello successo in spiaggia. Su come Erika faceva finta non fosse mai successo. Su come evitava la discussione se ne parlava lui (o per lo meno quando provava a parlarne in generale). Su come Erika avesse casualmente cambiato nascondiglio e che addirittura inseguire il famiglio dell'interessata era inutile per trovarla. 

Quindi ore l'intero mese non aveva fatto altro che sorvegliarla quanto poteva. Chiedeva a Karenn o Chrome di parlarle. A Karuto di magari farsi aiutare da lei in cucina. A JAMON DI TENTARE DI FARE PIU TEORIA CHE PRATICA NEI LORO ALLENAMENTI. 

È vero, non ha mai controllato se tutto ciò che aveva proposto ai suoi amici fosse accaduto. Non aveva nemmeno chiesto. Non voleva venire a scoprire che non era riusciti a coinvolgerla. (a parte ciò che aveva chiesto a Huang Hua, visto che la assegnava ancora alle missioni sul campo)  

Ma una volta, l'aveva vista. Erika finalmente rilassata, in pace forse con  stessa. 

Stava superando i giardini per raggiungere il rifugio quando la vide li, seduta nel prato affiancata da Jamom, davanti al ruscello che percorreva i giardini, con entrambi le spalle rivolte a lui. 

Una Erika cosi una volta era più facile vedere. 

A interrompere le sue riflessioni furono alcuni soldati che intravide entrare. 

Con forse troppa freddezza gli intimo di tornare nelle loro stanze se no durante il giorno gli avrebbe fatto rimpiangere si essersi divertiti durante quella serata.  

Rude, ma doveva sfogarsi. Non servi a sentirsi il petto più leggero, ma era già qualcosa. Ma per ciò che aveva non era abbastanza. Il peggio è che non era davvero solo quello il suo problema attuale che quella sensazione e quei sentimenti provocavano. 

Era frustrante non avvertirli nel modo sbagliato. 

Era frustante sentirli familiari. 

Perché non era solo la preoccupazione, ma anche il peso del senso di colpa. 

La stessa di quando le fece "prendere" la pozione con l'acqua di Lete. 

Stessa sensazione che si porto nel petto finché non ci fu l'incidente riguardante Colaia e ne riparlarono finalmente e gli fece quella promessa. Ma ancora no, non si sentiva bene, nemmeno dopo la decima, ventesima, centesima volta che lei lo rassicurava, nemmeno quando erano diretti sulla nave verso il villaggio dei Kappa e gli fece quella pazza idea sul futuro- 

Si diede un pugno nel petto, per frenare quel treno di pensieri. 

Era andato avanti. Lo aveva superato. Non andava davanti al cristallo da anni apposta. Per non pensarci. Per non vedere la sua ombra nel cristallo e pensare a tutto quello che potevano avere.  

Un altro pugno.  

Doveva smettere subito.  Smettere ti pensare al futuro non avuto.  

Un pugno.  

Smettere di pensare al cristallo e lei lo dentro con Leiftan che agli inizi gli provocava non poca gelosia. 

Un pugno.  

Smettere di vederla-.  

Il pugno si fermo a metà.  

Non poteva.  Lei era ovunque. Sia di presenza che di spirito.  

Nei respiri.  

Nei pensieri.  

Nelle azioni.  

Nella vita che tutti sono riusciti a continuare grazie a lei.  

Che fosse per questo che era... Diventato così? Perché cercava di andare avanti forzatamente senza riuscirci, in un mondo dove lei era ovunque?  

Si accascio contro il muro sbuffando 

Ormai non poteva far nulla.  Questo era e si doveva accontentare. Forse cominciava a capire davvero Ezareal.  

Riprese a guardare la porta dell'infermeria, trovandolo più redditizio che usare la propria mente al momento. 

Un'ora dopo, l’elfo femmina varco le soglie di quella cosi osservata porta, per comunicare ai presenti che l'operazione era riuscita con ottime probabilità che sarebbe stata meglio molto presto.  

Non sa cosa era cambiato nel comportamento di Ewelein, ma quando uscendo lo vide lì in attesa, non gli parlo come negli ultimi anni. Era più... Gentile? Accondiscendente? meno...critica nel suo solo essere lì? Nel mentre gli chiedeva se poteva vederla, già si aspettava un No categorico. Ma lo fisso, come faceva prima. Poi, gli disse di si, che poteva, di non disturbare gli altri pazienti che dormivano mentre lui era li.  

Come tutte le volte che quando Erika stava male gli era permesso essergli vicino, tenerle la mano, pregare che si riprendesse, invocare il suo nome numerose volte, dormire al suo capezzale, anche se contro le regole.  

Come in quella stessa infermeria.  

Come nella stanza dai Fenghuang.  

Come nella tenda a Memoria. 

Per paura che cambiasse idea, la supero ringraziandola silenziosamente e varco le porte dell'infermeria e si blocco subito dopo 

Finalmente, la vide. 

Li, in quel lettino, che riposava come se nulla fosse successo. 

Come se fosse nella ''sua'' stanza. Come se non avesse mai preso un colpo al posto di un suo superiore. (il che, si appunto nella sua mente, che doveva parlare con Lance.) 

Si sedette accanto a lei e continuò ad osservarla, non sapendo quando avrebbe mai potuto rivederla cosi con lui nelle vicinanze. 

Frenò il gesto (stava diventando un vizio frenare ogni cosa che il proprio corpo si spingeva a fare con lei) di prenderle la mano, ma ciò non significava che non voleva arduamente prenderle la mano. 

Perché non gli bastava vedere il suo viso calme, il petto che si alzava e abbassava, il suono dei suoi respiri. 

Voleva prenderle la mano per assicurarsi che era calda, che il sangue ancora scorreva in lei premendole un punto del polso, sentire i battiti del suo cuore. 

Ed assicurarsi che non cambiasse la temperatura. Perché era già successo. 

Oh se era successo, troppe volte per i suoi gusti. 

Ma si trattenne, lasciandosi mangiare anche dal dubbio insieme a già tutto ciò che gli comprimeva dentro il petto. 

Rimase lì per forse ancora un ora solo osservandola e assicurarsi che ogni respiro fosse regolare, il tempo che impiegava tra un respiro e l'altro, tutto ciò che potesse far intendere che Erika, era li, respirava, stava bene, fuori dal cristallo, viva.  

Ad interromperlo da questo suo pattugliamento furono i primi raggi del sole, che cominciarono a invadere tutto il QG. 

Si volto per vederlo, distraendosi. 

Senti i fasci di luce posarsi sul suo viso, sulla sua pelle, cominciando a scaldarla per quel poco di calore naturale che mai poteva avere. 

Ma, senti qualcosa che era mille volte più piacevole, rassicurante e pacifico dei raggi di sole.  

 << Nevra... >> 

Ma ad essere piacevole non era la parola, non era il suo nome. 

Era il vederla leggermente reagire al risveglio. Spostare il viso verso di lui, muovere leggermente le braccia, le dita, sollevare leggermente le gambe, mettersi in una posizione più comoda. Tutto accompagnato dai raggi del sole che la illuminavano, così delicatamente come fossero una carezza, un saluto che esprimeva "hey, sei sveglia, bentornata". Rendendo il tutto, soprattutto lei, cosi angelica e non perché era di per sé un Aengel. Dimostrando che non le servivano poteri o ali candide per dimostrarlo. Bastava guardarla qui, adesso, in questo preciso momento in cui la sua presenza e il sole si incontravano per la prima volta per questo giorno. 

Piacevole era anche vedere i suoi occhi puntati su di sé. Vedere quelle iridi violette risplendere e reagire alla presenza del sole, battere più volte le palpebre, ancora forse assonnata. 

 Ma soprattutto, piacevole era la sua voce. Come poteva e riusciva la sua voce essere così bella per le sue orecchie a punta? Così delicata, soave, dolce. 

 Che fosse l'ennesima alba a far sì che Nevra la ''vedesse'' per davvero? 

Ma non duro a lungo. La sua visione idilliaca, come era nata, si distrusse. Per via della stessa voce che l'aveva incantato. 

<< Lance...Lance sta bene? >> 

Si senti peggio di quando la perse la prima volta anni fa. Si senti perso. Si senti confuso e cosi, cosi vuoto. 

Alba, era questo che cercavi di fargli capire ulteriormente? Di fargli sentire come sarebbe la sua vita, si, con lei li presente, ma non al proprio fianco? Finalmente capi il perché sentirla parlare di farsi imprigionare di nuovo dal cristallo lo aveva fatto scoppiare. Perché non sopportava Leiftan. Perché voleva sapere dove si rifugiasse.  

Fu lì, che lo decise. Sotto gli occhi confusi e in attesa della Aengel dinnanzi a lui, si mise dritto con la schiena e giuro a sé stesso, che nulla e nessuno gliela avrebbero portata via.  

Giurò sulle prossime albe che sarebbero sorte sulle terre di Eldarya, che l’avrebbe riavuta al proprio fianco.  


 

Note autore: 
Buonasera/buongiorno a chiunque sia arrivato fin qui. 

La felicita per chiunque giunga qui non avete idea di quanto immensa sia! 
Un enorme grazie a te, lettore, che hai deciso di darmi una possibilità, a me e alla mia storia. 
Questo era solo per preannunciare i prossimi capitoli, che premetto arriveranno più o meno quando usciranno nuovi episodi del gioco stesso, cosi potrò rendere il più credibile possibile la mia storia. 
Spero siate tutti pazienti con me! E che il mio pessimo inglese non sia di troppo disturbo, nel caso, accetterò ogni critica per migliorarmi! 
Al prossimo episodio, 

elesti




 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Eldarya / Vai alla pagina dell'autore: elesti