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Autore: sayan_s_moon    15/02/2021    5 recensioni
Edward ha abbandonato Bella nel bosco, solita storia vero?
Ma cosa succederebbe se, prima di andarsene, esaudisse il desiderio più grande di Bella? I nomi Renesmee ed EJ vi dicono nulla?
Bella è cresciuta ed ha fatto carriera, crescendo i suoi due figli con il solo aiuto di Jacob.
Dopo quasi 8 anni di tranquillità, il passato bussa alla sua porta. Cosa succederà?
*****Se siete curiosi, date un'occhiata e sentitevi liberi di recensire*****
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clan Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Buongiorno e buon inizio settimana a tutte!
Come promesso, finalmente entra in scena Edward. Sarà un capitolo erotico e romantico, ma non vi anticipo niente altro. Ci vediamo a fine lettura come sempre :)



Potevo percepire la tensione che c’era nell’aria. Non tanto con i bambini, anche se EJ sembrava stranamente pensieroso, quanto con Jacob che teneva il capo chino sul piatto e spiaccicava con forza le patate con la forchetta. Quanto a me, muovevo i piselli da una parte all’altra del piatto senza mangiarne neanche uno. L’unica felice e spensierata per il pomeriggio al parco era Nessie, molto più innocente ed ingenua del gemello. Non per toglierle niente, ma EJ sentendosi l’”uomo” di casa aveva sviluppato una maturità e percezione della realtà maggiore rispetto alla sorellina che, nonostante fosse estremamente intelligente e acuta grazie alla sua metà vampiresca, portava con sé l’innocenza tipica di un normale bambino della sua età.
Non sapevo proprio da che parte iniziare e di certo Jacob con la sua riluttanza mi aiutava ben poco. Ero intimorita da una possibile reazione negativa dei miei figli se avessi mal posto l’argomento. Erano solo dei bambini in fin dei conti, come potevo loro dire che il padre casualmente si era rifatto vivo dopo otto anni e di loro ancora non sapeva niente? Magari avrebbero pensato che li avessi tenuti all’oscuro di proposito, privandoli della possibilità di crescere con un padre a fianco. Se avessi detto loro come si era comportato lui con me, magari lo avrebbero preso in antipatia e non avrebbero voluto conoscerlo. Non volevo assolutamente che succedesse qualcosa di simile.
Inspirai profondamente cercando di riorganizzare i miei pensieri confusi e presi parola.
“Allora bambini, so che siete stanchi ma vorrei parlarvi di una cosa molto importante”
Vidi Jacob irrigidire le spalle e posare lo sguardo nero carbone su di me. Lo ignorai e mi concentrai sulle mie due ragioni di vita. Se lo sguardo di Nessie era incuriosito, quello di EJ era torvo e confuso. Quante domande gli frullavano nella testa in quel momento? Cosa pensava di me?
“Vi ho sempre detto che siete mezzi umani come me e mezzi…” esitai nel dirlo “…mezzi vampiri come vostro padre”
Jacob trattenne un ringhio nel sentirmi pronunciare quella parola facendo sobbalzare Nessie, le accarezzò i capelli per scusarsi e le riservò uno splendido sorriso. EJ guardava in basso senza fiatare.
“Vostro padre…ecco, vostro padre…” cominciai ad annaspare alla ricerca delle parole giuste che faticavo a trovare. Sudavo freddo, esortai quel zuccone di Jake a venirmi incontro in qualche modo. Il suddetto soggetto sbuffò sonoramente.
“Vostro padre lasciò vostra mamma prima di sapere che vi aspettava, in realtà neanche lei sapeva che stavate crescendo nel suo…nella sua pancia. Visto che sono lui e la sua famiglia sono vampiri sono molto bravi a cambiare vita e noi non siamo più riusciti a trovarli per dargli la notizia…” calcò alcune parole con disprezzo mal celato e la sua spiegazione faceva abbastanza pena.
“Lui non ci vuole” sibilò EJ visibilmente alterato.
“EJ! Non lo dire neanche per scherzo, se sapesse di voi vi amerebbe da subito…anzi sono sicura che vi ami già a modo suo” lo rimproverai immediatamente, non volevo che si mettesse in testa quelle idee.
“È vero che non ci vuole bene?” chiese Nessie quasi in lacrime, mi alzai dallo sgabello e andai da lei per abbracciarla.
“Non pensarlo neanche Nessie, siete due angeli come potrebbe non amarvi?” la rassicurai pizzicandole dolcemente la guancia rosata e morbida. Cercai di abbracciare anche EJ, ma si scansò. Ne rimasi profondamente ferita, non l’aveva mai fatto prima. Anche Jake ne rimase stupito.
“EJ perché ce l’hai con me adesso?” gli chiesi in un sussurro. Pensai che il mio peggior incubo si stesse avverando.
“Non ce l’ho con te mamma…ma con lui che ti ha trattato male e ti ha abbandonata. Non c’è mai stato quando ne avevi bisogno…come posso volere bene ad un padre che non ama mia madre?” esclamò arrabbiato, con il respiro corto, le guance arrossate e gli occhi lucidi di collera. Sentii una stretta al cuore per le sue parole. Lo abbracciai stretto anche se cercò di sottrarsi e lasciai che si sfogasse in un pianto liberatore. Quante cose doveva sopportare e quante cose si teneva dentro? Solo otto anni e alle spalle il fardello di crescere senza padre e di fare da protettore a me e alla sorella. Mi sentii tremendamente in colpa.
“Non giudicare tuo padre, non sai com’eravamo otto anni fa e, indipendentemente da come si è comportato, lui rimane tuo padre e se vuoi conoscerlo puoi. Non mi fai un torto”
“Non voglio stare dalla sua parte”
“Ma EJ…non si tratta di stare dalla mia o dalla sua parte. È giusto che tu abbia due genitori e che costruisca un rapporto con entrambi. Ti amo più della mia stessa vita, così come amo te Nessie. Se volete conoscerlo ufficialmente, se lo volete al vostro compleanno, potete invitare lui e la sua famiglia qui domani…voglio solo il meglio per voi, di me non preoccupatevi” dissi loro con il cuore in mano, abbracciando entrambi cercando di trasmettere tutto il mio amore.
“Ufficialmente? Nostro papà è Edward? Dimmi di sìììì” chiese urlando Nessie e saltando per tutta la cucina, sembrava estremamente deliziata all’idea. Non avevo sbagliato, il suo fascino aveva colpito ancora.
“Sorpresa!” esclamai imbarazzata “vostro padre è lui, Rosalie ed Alice sono le sue sorelle. Poi ha altri due fratelli, Emmett e Jasper. Sua mamma è Esme, mentre suo papà è Carlisle”
“Quindi li volete alla festa domani?” domandò Jacob, cercando di sembrare contento o per lo meno non schifato all’idea di passare l’intera giornata con dei fetidi succhiasangue, così soleva chiamarli.
“Assolutamente sì! Mamma li chiami adesso? Per favore!”
“Nessie per favore mi farai impazzire, fermati un attimo sembri una trottola” sospirai esausta cercando di stare al suo passo, ovviamente senza riuscirci.
“EJ? Li invitiamo solo se siete d’accordo entrambi” spiegai loro seria, finalmente il tornado dai capelli ramati fermò la sua corsa e guardò il fratello in attesa.
“Non lo so…” rispose incerto, guardandomi di sbieco. Gli sorrisi paziente.
“Non farti condizionare da me, tesoro”
“Dai fratellino” cercò di corromperlo Nessie, facendogli gli occhi da cucciolo con il labbro inferiore tremolante. Dopo qualche altro attimo di indecisione, disse che andava bene.
Mi lasciai cadere a peso morto sul divano, non avevo più la forza di fare nulla. Affrontare quell’argomento mi aveva distrutto, mi pareva che mi fosse passato sopra un camion. E, mentre Jacob e i bambini sistemavano la cucina e si pregustavano un buon sonno ristoratore, a me aspettava ancora un arduo compito, forse peggiore di parlare a cuore aperto con loro dell’argomento “papà”. Dovevo chiamare Edward e parlarci di persona per dirgli tutta la verità ed invitare lui e i Cullen alla festa.
Andai all’ingresso ed estrassi il cellulare dalla mia borsa, cercai di fermare il tremore alla mano e fare dei respiri profondi. Aprii la rubrica e chiamai l’unico contatto utile che avevo, dopo un solo squillo sentii la voce calda di Rosalie.
“Ciao Bella, hai deciso?” mi domandò senza specificare nulla, sapendo che avrei capito. Doveva essere dura vivere in una casa di vampiri con il super udito e con i super poteri come la lettura del pensiero. Per lo meno, il potere di Alice non funzionava con i gemelli e con Jacob.
“Sì, me lo passi? Ho chiamato te perché avevo solo il tuo numero” mi giustificai imbarazzata. Cominciavo a sudare freddo, passai le mie mani sudaticce sul tessuto dei leggings cercando di asciugare il sudore.
“Certamente, è appena rientrato dalla caccia. Un bacio”
Sentii qualche rumore di sottofondo, qualche bisbiglio appena udibile e poi la sua voce mi investì con la forza di un uragano. Sentii le gambe tremare e dovetti sedermi per terra, appoggiando la schiena sul muro, per non svenire.
“Bella…ciao”
Potevo percepire la felicità mista ad imbarazzo nella sua voce e non me lo seppi spiegare.
“Ciao”, pigolai prendendo tempo e cercando di fare mente locale “Come va?”
Stupida, stupida Bella. Sei la regina indiscussa delle conversazioni.
“Sto bene e tu? EJ e Nessie invece? Sono felice che tu abbia chiamato”
La sua voce sensuale e avvolgente mi fece venire la pelle d’oca.
“Stiamo tutti bene, grazie…senti vorrei parlarti…a faccia a faccia…”
“Mi porti buone o brutte notizie?” tentò di scherzare per smorzare la tensione, ridacchiai nervosa.
“Secondo me sono buone…però non so come la prenderai…spero bene”
“Mi fido di te, Bella. Saranno di sicuro buone notizie” mormorò roco, ma stava flirtando con me? Rischiai di strozzarmi con la saliva.
Bella, datti un contegno cazzo! Non puoi cadere ai suoi piedi come una ragazzina! La tua dea interiore del sesso e della femminilità abborrisce questo tuo comportamento.
“Non farti illusioni, Edward…Non riguardano quello che pensi tu, rimarrai sorpreso” calcai sensualmente sul suo nome, cercando di apparire calma e padrona della situazione.
“Adoro le sorprese, specialmente se me le fai tu” mi rispose roco, facendomi sospirare pesantemente. Potevo sentirlo sorridere, nonostante non lo vedessi, il suo viso era ben impresso nella mia mente.
“Potresti venire di fronte a casa mia diciamo tra…” buttai un occhio al mio orologio da polso “venti minuti?”
“Certamente, dammi l’indirizzo”
Glielo dissi, dicendogli di aspettarmi sul retro dove potevamo parlare senza essere disturbati. In fondo al giardino, di modestissime dimensioni, Jacob ed io avevo costruito un gazebo che riparava dalla pioggia un tavolo accompagnato da quattro sedie. Sarebbe stato perfetto per la nostra chiacchierata e nessuno vicino ci avrebbe potuto intravedere.
“A tra poco allora” mi salutò dolcemente, non riuscii a non rispondergli con altrettanta dolcezza.
Mi alzai senza fretta dal pavimento e mi sgranchii le gambe, sentivo il fondoschiena dolermi e mi massaggiai le natiche. Misi in carica il cellulare e andai in camera mia a sistemarmi. Non avrei dovuto dargli così tanta importanza, ma volevo sembrare carina per lo meno. Accentuai velocemente i miei boccoli con la piastra e mi cambiai d’abito, optando per un vestitino azzurro abbinato a delle sneakers bianche. Forse inconsciamente volevo dimostrare meno anni, accantonai subito quel pensiero.
Mi passai un po’ di burro cacao sulle labbra e pizzicai le guance per dare un po’ di colore al mio viso. Mancavano pochi minuti all’incontro ed ero emozionata, dentro di me sperai che andasse tutto bene. 
Scendendo le scale incontrai Jacob che mi guardò con fare indagatore.
“Certo che per essere un’innocente chiacchierata ti sei messa in tiro, Bells” commentò acido, sbuffai alzando gli occhi al cielo.
“Non mi ero accorta che avessi bevuto varecchina a cena” lo presi in giro facendogli la linguaccia.
“Lo sai che non sto tranquillo con quel…con quello vicino a te…o ai bambini” mormorò cupo guardandosi la punta dei piedi. La sua preoccupazione per noi era tenera.
“Non ti preoccupare, non succederà niente e in ogni caso ci sei tu qui con noi”
“Sempre” mi rispose solenne.
Gli diedi un bacio sulla guancia e andai in giardino. Mi sedetti sulla mia sedia preferita, quella che guardava la casa e a fianco aveva un cespuglio di rose selvatiche. Non dovetti aspettare molto. Un impercettibile spostamento d’aria mi annunciò la sua presenza. Il mio cuore perse un battito e poi cominciò la sua usuale corsa in sua presenza.
“Sei arrivato” dissi senza girarmi, potevo sentirlo avvicinarsi a me.
“Avevi forse dubbi?” mi rispose, prendendo posto di fronte a me. Le uniche fonti di luce erano delle candele che avevo acceso poco prima e la luce bianca della luna. Mi presi qualche minuto per osservare il suo viso perfetto, i suoi occhi ambrati rilucevano come gemme. Anche lui mi osservò, come un assettato che vede un’oasi dopo chilometri di camminata nel deserto.
“Hai una bella casa” 
Sorrisi al suo tentativo di fare conversazione e mettermi a mio agio.
“Grazie, ho fatto ridipingere la facciata di bianco poco tempo fa”
“Di cosa volevi parlarmi?” mi chiese apparentemente calmo. Tuttavia, il suo passarsi una mano tra i capelli mi suggerì che era nervoso.
Sospirai pesantemente, appoggiando i gomiti sul tavolo e sostenendo la fronte con i palmi delle mani. Vidi Edward allungare una mano verso di me e farla ricadere poco dopo, incerto su quanto potesse spingermi con me.
“Non so come dirlo…” mormorai senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
“Bella, guardami” mi ordinò con la sua voce da incantatore e non riuscii a non fare come disse. Lentamente alzai il viso e allacciai il mio sguardo al suo che si stava scurendo per la tensione. Deglutii rumorosamente.
“Dillo e basta”
“Dopo che te ne sei andato via ho sc…ho scoperto di essere incinta…di te ovviamente”
Ecco, bomba lanciata. Ora facciamo una stima dei danni.
Edward assomigliava in modo impressionante ad una statua di cera. Non si muoveva da quanto, cinque minuti buoni? Mi sentivo in difetto, non sapevo come comportarmi.
In un battito di ciglia, la sua espressione mutò completamente e diventò di pura gioia. Mi ritrovai a volteggiare in giardino tra le sue braccia senza neanche rendermene conto. Scoppiai a ridere, internamente sollevata dalla sua reazione. Mi posò delicatamente a terra e prese il mio viso tra le mani, portando il suo terribilmente vicino al mio. Potevo sentire il profumo del suo respiro sulla lingua, arrossii violentemente al languore che sentii nel mio basso ventre. Vidi un lampo di consapevolezza passare nei suoi occhi e mi regalò il suo solito sorriso sghembo capace di farmi tremare le ginocchia.
“Per la prima volta mi trovo senza parole, Bella. Prima mi hai donato tutta te stessa, hai portato in grembo i miei figli e mi hai reso padre. Non potrò mai ringraziarti abbastanza”
Mi persi nei suoi occhi ambra brillanti senza riuscire a dire niente.
“Ti devo spiegare tante cose…” iniziò a parlare, ma lo bloccai sul nascere.
“Non lo voglio sapere, non sono pronta”
“Ti ho ferito in modo inimmaginabile…mi sento morto dentro da quando ti ho abbandonata, so che non mi credi. E nonostante sia al settimo cielo per quello che mi hai detto, non posso sentirmi completamente appagato e completo senza di te al mio fianco. Farò di tutto per farmi perdonare, te lo prometto” mi sussurrò solenne, i suoi occhi erano fiammeggianti e la sua bocca sempre più vicina. Resistetti all’impulso di cedere e voltai il viso quel tanto che bastava affinché le sue labbra ghiacciate si poggiassero delicatamente sulla mia guancia bollente. Potevo percepire la tristezza che lo animava, ma non riuscivo a fidarmi di lui.
“Ci sono troppe cose lasciate in sospeso tra di noi…”
“Ho tempo, mi farò perdonare e sistemeremo tutto”
Sembrava così convinto e propositivo, mi allontanai e lui me lo lasciò fare.
“E’ questo il problema, voi avete tempo io no” sibilai acida voltandogli le spalle. Non volevo mostrare così le mie debolezze. Mi raggiunse con velocità umana e appoggiò le mani sulle mie spalle, provocandomi brividi lungo tutta la mia schiena e non di freddo. Mi lasciai andare e mi appoggiai a lui. Portò la bocca al mio orecchio, mandandomi a fuoco.
“Parleremo anche di questo Bella, quando sarai pronta esaudirò ogni tuo desiderio”
La sua voce era così arrapante che annaspai in cerca d’aria, incapace di gestire tutte quelle pulsioni che per otto anni avevo represso. Mi voltai verso di lui guardandolo sconvolta. Sorridendo mi accarezzò i capelli per poi passare alla guancia e al collo. Chiusi gli occhi godendomi le sue carezze.
“Se non sei stanca, vorrei che mi raccontassi qualcosa sui bambini. Ti sembrerà assurdo, ma mi sento già legato a loro” mi propose, speranzoso di ricevere una risposta positiva.
“Certo, mi farebbe piacere e no, non lo trovo per niente strano. Andiamo sul patio però, staremo più comodi” gli risposi sorridendo, indicando il divanetto con un cenno del capo. Camminammo vicini, ma senza toccarci e poi ci sedemmo uno di fianco all’altro. Con una coperta mi coprii come meglio potevo, perché l’aria frizzantina di quella sera cominciava ad essere fastidiosa. Edward mi offrì la sua giacca per farmi stare più caldo ed accettai di buon grado, godendomi il suo profumo di sole, miele e lillà.
Parlammo per almeno un’ora, gli raccontai gli aneddoti più divertenti su EJ e Nessie. Come quella volta che Nessie allagò il bagno per creare una piscina, questo quando aveva solo due anni. O di quando EJ aveva creato un percorso ad ostacoli per tutta casa, trasformando le scale in uno scivolo fatto di materassi. Ridemmo tanto, come se tra noi andasse tutto bene. Edward era felice, ma potevo leggere il rimpianto di non esserci stato e il senso di colpa per essersi perso i primi otto anni della loro vita.
“Ci saranno tanti altri momenti così di cui sarai partecipe” lo rassicurai stringendo la sua mano tra le mie.
“Non me ne andrò più via, te lo prometto”
“Non promettere, non serve a niente. Dimostraci che sarai sempre presente, specialmente quando avremo bisogno di te. Non ferire i bambini, ti chiedo solo questo”
“Non lo farò” mi rispose solenne.
“Vieni qui” mi chiese in sussurro, facendomi intendere che volesse abbracciarmi. Mi avvicinai a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla e rannicchiandomi contro il suo corpo. Rimanemmo in silenzio per un po’ e lui non smise mai di accarezzarmi e poggiarmi baci sulla testa.
Decisi di godermi il momento, qualunque fosse il suo significato. Solo il tempo mi avrebbe dato risposte.
“E’ quasi mezzanotte, forse è meglio se vado via. Sarai distrutta”
Mugugnai qualcosa, in effetti ero caduta in dormiveglia. Mi strinsi di più a lui e non mi sembrò gli dispiacesse.
“C’è ancora una cosa che devo dirti” lo informai con voce impastata dal sonno.
“Sono tutt’orecchi”
“Domani…anzi tra poco sarà il compleanno dei gemelli…siete tutti invitati al loro compleanno”
“E’ una bellissima notizia, con questo invito non hai reso solo me felice, ma tutta la mia famiglia. Saranno elettrizzati…cosa possiamo regalare ai bambini?”
Mi stiracchiai e mi misi seduta, stropicciandomi gli occhi. Non riuscii a trattenere uno sbadiglio.
“Avrai notato che Nessie è un po’ come Alice…le piacciono i vestiti, le bambole e tutti i tipi di giocattoli delle bambole, i set per il the…cose così. EJ invece è più riflessivo e maturo, adora costruire modellini, gli piacciono i Lego, più difficili sono da costruire e più si diverte…e ama la storia, legge un sacco di libri anche sugli animali, specialmente quelli esotici o rari”
“Grazie Bella, di cuore” mi baciò entrambe le mani, facendomi arrossire.
“E a te cosa piace?” mi chiese in un sussurro roco, avvicinando di nuovo il viso al mio. Gemetti senza ritegno, tanto era l’effetto che mi faceva senza neanche toccarmi. Mi diede un bacio sulla guancia, all’angolo della bocca, poi sul mento, sulla fronte, sulla punta del naso e così via. Ormai il mio cuore batteva all’impazzata e il mio respiro era irregolare.
“Cosa mi piace…mi piace…quello che stai facendo” dissi sospirando tra un bacio e un altro. Con un movimento fluido mi trovai a cavalcioni su di lui, la coperta cadde ai suoi piedi e il mio vestitino si alzò pericolosamente sulle cosce. Continuava a baciarmi, senza baciarmi davvero, e io, presa da una frenesia e passione sconosciute, cominciai a strusciarmi senza ritegno sul cavallo dei suoi pantaloni che ormai gli erano terribilmente stretti. Gli sfuggì un gemito strozzato e poi cominciò a ringhiare soffusamente, quasi fossero fusa. E poi mi baciò…e che bacio. Un bacio vero e umido, fatto di labbra e di lingua. Mi lasciò a mala pena respirare, ma non me ne lamentai affatto. Sentivo il cuore scoppiarmi nel petto e le mutandine completamente fradice ed ero consapevole che a lui nessun dettaglio poteva sfuggire. Con la mano sinistra mi stringeva la base della testa, mentre con la destra si intrufolò sotto il vestito accarezzandomi senza sosta il fondoschiena. Quando mi strizzò la natica e mi baciò il collo, poco sotto l’orecchio, non mi trattenni più e venni. Nascosi il viso nell’incavo del suo collo, terribilmente imbarazzata e cercai di recuperare un po’ di fiato. Mi baciò a fior di labbra e poi si scostò da me posandomi gentilmente sul divanetto. Si alzò e si appoggiò alla colonna del patio come se fosse esausto. Stava sorridendo divertito, tenendo gli occhi chiusi.
“Isabella Swan…mi farai impazzire”
“Scusami” gli risposi in automatico, ancora confusa da tutte le sensazioni che mi aveva fatto provare.
“Non ti scusare, è stato…”
“Fantastico” completai per lui, che mi sorrise sghembo.
“Ora si è fatto tardi, devi riposare” e dicendo questo, raccolse la coperta da terra e me la porse. Mi aiutò ad alzarmi e mi baciò la testa.
“A domani allora” sussurrai imbarazzata e contenta.
“A domani…sogni d’oro” mi baciò di nuovo e si allontanò attraversando il prato. Guardai la sua schiena allontanarsi a passo umano e mi passai le mani fredde sulle guance, cercando di spegnere il fuoco che sentivo.
“Lo saranno di certo” mormorai più a me stessa che a lui ormai fuori dal mio campo visivo. Ma potei giurare di aver sentito la sua risata dolce riecheggiare nell’aria e perdersi nella leggera brezza notturna.  
 

Allora, prime impressioni? Vi aspettavate questa reazione da parte dei bambini? E di Jake?
La serata tra Edward e Bella si è evoluta velocemente, vi aspettavate qualcosa di diverso?
Ammetto di essere soddisfatta di come sia venuto questo capitolo e mi sono divertita a scriverlo.
Non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni, a presto! :)
  
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