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Autore: Evola Who    15/02/2021    2 recensioni
Era passato ormai più di un anno dalla battaglia di Endor e da quando la galassia aveva riacquistato la libertà e la pace. La nuova Repubblica governava con stabilità e tutto stava andando per il meglio.
… o quasi.
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Han Solo, Kylo Ren, Principessa Leia Organa
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ben Solo Story
The Force 
  
 
Era passato ormai più di un anno dalla battaglia di Endor e da quando la galassia aveva riacquistato la libertà e la pace. La nuova Repubblica governava con stabilità e tutto stava andando per il meglio.
 
… o quasi.
 
“Forza, Ben! Fai un piccolo sforzo, un ultimo sforzo! Per me…” disse Han, al limite della disperazione.
 
Han Solo poteva vantarsi di aver combattuto e affrontato moltissime situazioni al limite del possibile. E poteva anche ben dire di esserne – quasi - sempre uscito illeso. Ma mai e poi mai avrebbe pensato di dover affrontare una prova così difficile!
 
“Lo so che questa roba non è invitante nemmeno per una scimmia-lucertola Kowakiana. Però, se riesci a finirla, la tua cara mamma non se la prenderà con me. E saremmo tutti contenuti, no?”
 
Ma Ben Solo, di soli sei mesi, non ne voleva affatto sapere, e girava la testa dall’altra parte per evitare il cucchiaino pieno di pappa verde.
 
“Oooh, andiamo, Ben! Cerca di finirlo! Su, su, guarda il gattino! Guarda il gattino che balla! Guarda...” disse esasperato, muovendo la bambola Tookanara per cercare di attirare la sua attenzione e poterlo così imboccare a tradimento.
 
Non avrebbe mai creduto che cercare di far mangiare suo figlio si sarebbe rivelata la cosa più complessa che avesse mai fatto. Ma non poteva farci nulla, quel lattante era davvero più sveglio di quanto credesse – e di questo poteva anche dirsene orgoglioso – e fu soltanto dopo vari ed estenuati tentativi che riuscì a vincere i suoi capricci a convincerlo a mangiare.
 
Han lasciò andare un lungo sospiro di sollievo, buttando la bambola di stoffa sul tavolo e accasciandosi sfinito sulla sedia. Orgoglioso della missione compiuta ma mentalmente distrutto.
 
“Finalmente!” esclamò, chiudendo gli occhi e godendosi quel momento di soddisfazione con un mezzo sorriso stampato in faccia. Un breve istante, che fu subito rovinato da Bx-778, il droide cuoco della famiglia Solo.
 
“Beh, non è stato così complesso.”
 
Han aprì gli occhi di scatto. Il sorriso scomparve in un istante, cedendo il posto a un'espressione irritata.
 
“Bene, addio momento di gioia…” pensò.
 
“Però, non capisco perché il piccolo Solo non sia ancora in grado di mangiare… da solo” disse il droide, confuso.
 
“Perché è ancora un neonato di nemmeno un anno. Ma, soprattutto, perché se gli metti una cosa viscida davanti, prima la assaggia, poi se la rovescia addosso e, alla fine, la butta addosso a qualcun altro” rispose Han, alzando gli occhi al cielo.
 
Tornò a guardare il piccolo, ricordando quanti bagni e cambi d'abito avesse dovuto fare a Ben, in quei mesi, perché si era sporcato dalla testa ai piedi, durante il pranzo o la cena.
 
Il piccolo, adesso, comodamente seduto sul seggiolone, aveva afferrato il cucchiaio di gomma e lo stava sbattendo contro il piatto per gioco, provocando un frastuono davvero assordante.
 
“Almeno è riuscito a farlo magiare. Anche se non capisco il perché di tutte queste storie per un po' di pappa” commentò BX, dando a Ben il suo bicchiere con il beccuccio pieno di succo.
 
“E che ne so” rispose sgarbatamente Han, fissando il piccolo intento a ciucciare avidamente il suo succo, mentre il droide gli toglieva le stoviglie da davanti.
 
Osservò il suo bavaglino sporco che, almeno per una volta, aveva salvato la sua tutina blu dalle macchie del cibo.

Ammirò anche i sui capelli neri sparati in aria, il volto paffuto mezzo macchiato, le grandi orecchie a sventola e i suoi grossi occhi scuri, ancora lucidi. Occhi che gli facevano sempre venire in mente quelli di Leia.
 
Han non riusciva a fare a meno di sorridere, quando lo guardava.
 
“Basta che abbia mangiato” disse infine con pazienza, prendendo un tovagliolo da sopra il tavolo e togliendo le macchie di cibo delle guance del piccolo, mentre continuava a bere il suo succo.
 
Aveva un’aria serena mentre si godeva quell'istante, ammirando gli occhi di suo figlio.
Finché…
 
“Ma si può sapere che razza di roba gli stiamo dando?!” chiese abbastanza stranito, osservando le macchie verde chiare rimaste sul tovagliolo.
 
“Oh! È un passato di verdura Lothaliana. Fatto di legumi delle pianure di Trakintoen!" spiegò BX. “E, a quanto pare, una delle mie grandi specialità!” continuò con orgoglio. Facendo alzare gli occhi al cielo al pilota.
 
“È stata padron Leia a chiedermi di cucinarla personalmente per Ben. Dice che gli farebbe solo bene. Visto che è pieno di vitamine, lo aiuterà per il suo sistema immunitario. Ne ha bisogno, dato che è nato prematuro.”
 
“Ma se è sano come un pesce!” ribatté Han. 
 
“Allora, non sarà merita di questa pappa?”
 
“Beh, su questo non posso darti torto” pensò Han, pulendo ancora il viso del piccolo. Ma non avrebbe mai dato al droide la soddisfazione di dargli ragione.

In fondo, se Leia aveva ordinato di cucinare questa roba per Ben, doveva essere la scelta giusta per lui.
 
E sulle scelte per suo figlio, non si poteva discutere. Han lo sapeva fin troppo bene e lo accettava.
 
Ciò non toglieva, però, che quella specie di pappetta fosse la cosa meno invitante che lui avesse mai visto.
 
 Figurarsi per un neonato! Quindi non doveva essere molto sorpreso, dai suoi capricci.
 
Buona o meno, invitante o no, lui avrebbe sempre provato a fargliela mangiare, affrontando tutti i suoi capricci fino a risultare vincitore!
 
***
 

Dopo il burrascoso pranzo, Han portò Ben nel soggiorno e lo fece giocare con le sue grosse costruzioni, divertendosi un mondo a innalzare palazzi, farli crollare e poi ricostruirli.

Lo stimolò anche con qualche ologramma educativo – fin troppo stucchevoli, soprattutto rumorosi, per i genitori - finché non crollò addormentato tra le sue braccia, per il suo pisolino pomeridiano. (il che significava che poi, di notte, sarebbe stata una vera impresa farlo addormentare.)
 
Han lo portò nel suo box, immaginando che lui si sarebbe addormentato sul divano del soggiorno per qualche ora, finché a svegliarlo sarebbero stati i pianti di Ben, che voleva il suo latte della merenda.
 
Poi lo avrebbe intrattenuto fino all’ora di cena, quando almeno ci sarebbe stata anche Leia. Cena e colazione erano i pochi momenti della giornata che trascorrevano insieme. Più tardi avrebbero cercato di farlo addormentare con ninne-nanne e tanta pazienza.
 
Una routine che si ripeteva sempre uguale, giorno dopo giorno.
 
Per Han quella vita era davvero assurda. Lui, che per tutta la sua vita aveva vissuto a rotta di collo, sopravvivendo in mezzo ad una galassia sporca e corrotta, scappando da cacciatori di taglie, pirati, signori di crimine, e combattendo una guerra molto più grande di lui, ora faceva una vita simile.
 
Perché all'improvviso tutto era cambiato. Si era innamorato, aveva sposato la donna che amava e ora aveva anche un figlio. Suo figlio… anche se tutto era accaduto in un lasso di tempo troppo svelto, per i suoi gusti.
 
Da uomo abituato a trascorrere la giornata tra ambienti loschi, vivendo le situazioni più assurde e mortali, si ritrovava ora immerso in una noiosa routine famigliare, con sua moglie che dirigeva alla perfezione – e non sapeva nemmeno lui come ci riuscisse - la Nuova Repubblica, che aveva comunque le sue difficoltà ad emergere.
 
Luke pareva scomparso, sempre impegnato con la sua ricerca personale delle dinastie Jedi. Se almeno ci fosse stato Chewie con lui, ma il suo vecchio amico era tornato su Kashyyyk, dopo la liberazione del suo pianeta.
 
E il Falcon? Parcheggiato tra le quattro mura dell'hangar, sotto alla loro bellissima abitazione. Proprio come lui, era prigioniero tra quelle mura, nella propria casa, costretto a prendersi cura di un bambino. Che stava chiedendo molte attenzioni.
 
Han gli stava dando il latte pomeridiano, tenendolo stretto a sé, con la sua grande mano che gli copriva tutta la piccola schiena, e lo guardava ciucciare avidamente il biberon.
 
Si perdeva nei suoi occhioni scuri, eppure non riusciva a non chiedersi se sarebbe mai diventato un buon padre. In fondo, non si sarebbe mai e poi mai aspettato di avere un figlio. 
 E aveva la sensazione che, tutto quello che stava facendo, lo stava facendo male. E che non avrebbe mai fatto nulla di buono, con lui.
 
“Beh, almeno, sei ancora vivo. E, credimi, non è poco!” disse Han, cercando di sdrammatizzare i suoi pensieri, fissando Ben mangiare e ridendo.
 
Ma quando la risata svanì, alzò la testa in alto verso la terrazza, ammirando il bel panorama di Chandrila. E vedere quel cielo limpido, il sole chiaro e la tranquillità di quel momento, gli fece immaginare di volare via, per uscire da lì, da quel sistema, e ritornare alle grandi avventure di una volta.
 
 Ma non poteva farlo. Non voleva e non poteva. Ora aveva una responsabilità più grande di quante ne avesse mai avute: una famiglia.
 
E non l’avrebbe rovinata per i suoi desideri egoistici. Non più. Per quanto si sentisse inadeguato nel suo nuovo ruolo da genitore, sarebbe rimasto lì, con loro.
 
Si sarebbe goduto le piccole gioie delle paternità, cercando di essere un padre tutto sommato presente. Lo doveva al piccolo Ben, nonostante sentisse ancora la nostalgia per la sua vecchia vita da canaglia. Ma, per fortuna, aveva trovato il suo modo per colmare quel lato di sé.
 
“Bene, Ben,” disse Han, togliendogli dalla bocca il biberon ormai vuoto, senza smettere di tenerlo tra le braccia: “Invece di ascoltare le solite e noiosissime filastrocche su quanti sono i Bantha, ti andrebbe fare qualcosa di diverso, ma altrettanto emozionante?”
 
Han fece un mezzo ghigno, mentre il bimbo lo guardò con espressione confusa e facendo un piccolo ruttino post-latte.
 
“Lo prenderò come un sì.”

 
 

***
 
 
Tenendo Ben in braccio, dopo aver avvertito T-2LC e BX della loro piccola uscita, Han entrò in un turbo ascensore, portandolo nel garage, a vedere la nave spaziale più famosa di tutta la Galassia.
 
“Eccoci qua!” disse Han con entusiasmo, entrando nella stanza principale: “Questo è l’interno del Millenon Falcon! La nave più veloce di tutto lo spazio!”
 
Han abbassò la testa verso Ben, che aveva l’espressone rapita e sorridente, intento a guardarsi intorno, con vera soddisfazione da parte di suo padre.
 
“Vedi quanto è bella?” continuò Han, coccolandolo un po' e facendolo dondolare con le braccia: “Sai? Questa è la prima – e unica - nave che sia stata capace di percorrere la Rotta di Kessel in meno di dodici Parsec!”
 
Ben girò la testa verso al padre con bocca aperta, come se fosse stupito delle sue parole, nonostante non avesse ancora le capacità di comprensione.
 
“Pensa, qui dentro sono successe un mucchio di cose. Io e zio Chewe abbiamo fatto molte cose insieme. Abbiamo spesso combattuto per la nostra vita, ma il più delle volte ci siamo divertiti un sacco.”
 
Camminò verso al tavolo da gioco, rimanendo in piedi a fissarlo: “E se un giorno, avrai la sfortuna di giocare a Dejarik con lui, ricordati: lascialo vincere! Sempre! Odia perdere, e non dire che bara! Certo, non ti staccherebbe mai le braccia, come farebbe con gli altri. Ma se la prende un po' troppo, con questo gioco.” Rise, guardando il volto paffuto del figlio che gli faceva davvero riscaldare il cuore.
 
“Sai Ben? Se queste mura potessero parlare, direbbero un sacco di cose su di me. Cose che nemmeno io so.” E iniziò a guardarsi intorno, provando un po' di nostalgia: “Qui sono successi gli eventi più importanti della mia vita. Momenti con Chewie, le mie scorribande giovanili, tutti i miei guai, di come ho sviluppato la mia amicizia con Luke, di come mi sono innamorato di tua madre, come abbiamo vinto una guerra… e di come noi…”
 
Si fermò, pensando che avrebbe voluto dire: “Ti abbiamo concepito.” Ma non era sicuro che fosse vero. Cioè, che lui e Leia avessero concepito Ben nel Falcon era sicuro, ma non sapeva dove, di preciso.
 
“Non importa…” disse tagliando corto e uscendo dalla stanza.
“Te lo spiegherò, quando sarai più grande…”
 
***
 
Entrarono nella cabina di pilotaggio, mettendosi a sedere sulla sua sedia da pilota, e si guardò attorno con un sorriso nostalgico, perdendosi tra mille ricordi, con Ben in braccio, accoccolato sulle sue ginocchia, stranamente tranquillo. Appariva come ipnotizzato da quelle pareti ricoperte da bottoni e pulsanti, riquadri e pannelli luminosi e colorati, e dall'enorme vetrata davanti a sé.
 
Ogni volta che Han provava nostalgia della sua vecchia vita, andava dentro al Falcon, da solo. Si perdeva tra i suoi pensieri e si raccoglieva un attimo in se stesso, approfittando dei pisolini pomeridiani di Ben; era una piccola pausa personale, che si prendeva dal suo ruolo di padre e marito.
 
Ma, questa volta, aveva deciso di portare Ben con sé. Sentiva il bisogno di condividere questo piccolo momento con lui, e fargli ammirare ancora una volta, con orgoglio, la sua nave.
 
Han guardò suo figlio, immaginandolo già come un giovane adulto, seduto sul sedile del copilota, e fantasticando di insegnargli tutti i trucchi e i segreti del Falcon. Intuiva già che sarebbe stato un grande pilota. Forse meglio di Han stesso.
 
E non poté fare a meno di domandarsi se sarebbe stato un ragazzo con il carattere di sua madre, e con la mente di suo padre. O “peggio”, con il carattere di Han e la mente di sua madre!
 
Ma come sarebbe stato Ben da grande, non lo sapeva. Per ora, voleva solo stargli vicino e godersi questi primi momenti insieme.
 
“Sai Ben, se tu oggi sei qui, è anche grazie a questa nave! Ne sono più che certo” disse Han, attirando l’attenzione del piccolo e facendolo sorridere.
 
Dopo qualche attimo, Ben alzò la testa, notando i dadi d’oro che erano sopra di lui, rimanendo attratto dalla loro lucentezza.
 
Alzò le piccole braccia, iniziando ad agitarsi, accompagnato da qualche verso.
 
Han notò quello strano cambio di atteggiamento.
 
“Che cosa c’è? Hai notato qualcosa di bello, ma che non puoi toccare?”
ridacchiò, ma l’attenzione di Ben era ancora più forte. Così il padre seguì il suo sguardo, notando l'oggetto del suo interesse.
 
“Oooh, volevi vedere meglio questi daddi. Eh?”
 
Tendendo Ben stretto a sé, si alzò in piedi e prese i dadi corelliani, per poi tornare a sedersi al suo posto, con il figlio seduto sulle ginocchia.
 
“Sai Ben, grazie a questi, ho vinto questa nave con una partita a Sabacc” iniziò a raccontare, tenendo la catenella dei dadi tra le dita, sorridendo per lo sguardo rapito del piccolo.
 
“Contro a zio Lando! Perché prima, era sua la nave. Ma visto che è un vecchio giocatore incallito, decise di giocarsela. E io l’ho vinta! In una pulita e onesta partita a carte. Usando questi dadi, come portafortuna! E mi portano fortuna ancora oggi.”
 
Iniziò a dondolarli sopra la testa del figlio – ma con molta cautela, e a giusta distanza, considerato che erano pur sempre dadi d’oro pensanti. E non voleva certo dover spiegare a Leia perché suo figlio avesse un bernoccolo in testa!
 
Con le manine alzate, Ben cercava di prenderli, ridendo come un matto. Han iniziò a ridere anche lui, divertendosi ad alzare e abbassare i dadi, per fargli credere che fosse quasi sul punto di prendere quel sacro oggetto. Ma impedendogli sempre la riuscita.
 
“Oh! C'eri quasi! Riprova!” disse Han durante quel gioco.
 
Erano questi i momenti che Han preferiva come padre. Quando riusciva a farlo divertire e a sentire la sua risata. Momenti in cui provava un senso di spensieratezza e si sentiva libero dalle sue paranoie. Capiva che, tutto sommato, i suoi sforzi erano davvero riusciti a qualcosa.
 
Perché non c'era nulla di più bello e onesto della risata di un bambino, dentro al luogo più importante della sua vita.
 
E più Ben appariva felice e sereno, e più si sentiva tale anche Han.
 
Continuarono con il loro gioco ancora per un pò, finché Ben non inizò a sbadigliare.
 
"Hai sonno, eh? Infatti è quasi l'ora del tuo pisolino prima di cena. E ti assicuro che, questa volta, ti farò mangiare qualcosa di molto più 'invitante' di quella pappetta di verdure!"
 
Han sorrise, rimise i dadi a posto e prese Ben in braccio, avviandosi verso la porta di uscita. Ma il piccolo iniziò ad agitarsi, con una certa insistenza.
 
L'ex contrabbandiere si fermò, guardando il figlio con aria stranita: "Che cosa ti prende, adesso?"
 
Vide il volto di Ben con gli occhi fissi in alto, e un braccio alzato con la manina aperta, quasi con aria di sforzo.
 
"Oh cavolo, non è che..." pensò Han, preoccupato che Ben avesse fatto qualcosa che avrebbe reso necessaria un'azione che lui non avrebbe mai e poi mai fatto: cambiare i pannolini! (Per quello, c'erano i droidi.)
 
Così, con un po' di timore, annusò la tutina. Ma – fortunatamente - non sentì nessun odore spiacevole. Allora, perché quella faccia? Era una cosa... normale, per un neonato? Anche se, tutto quello che faceva un neonato, gli sembrava assurdamente anormale...
 
Ma quello che un lo intimoriva era quello sguardo fisso, quasi concentrato di Ben.
 
"Allora? C'è qualcos'altro che hai visto e che vorresti toccare? Uh?" chiese Han, cercando di sdrammatizzare. "E va bene, se è una cosa che non ti fa male, allora possiamo..." si girò davanti alla console e rimase sconvolto, con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta: "giocarci..."


Non poteva credere a quello che stava assistendo: i suoi dadi, i suoi portafortuna, stavano svolazzando a mezz'aria, davanti a lui.
 
Han non ci poteva credere! Come era possibile?! Aveva visto fare questa cosa solo a Luke! Quindi...
 
Abbassò lo sguardo, tenendo Ben stretto a sé, con la sua manina alzata e la faccia concentrata. Han guardò prima i dadi, poi di nuovo suo figlio e poi ancora i dadi, con perplessità. Infine, capì tutto.
 

"Ben!"

Lo prese, alzandolo di fronte a sé e fissandolo con stupore, ignorando il tonfo dell'oggetto che cadeva a terra.
Han lo guardò con occhi spalancati e senza sapere che cosa pensare. Cercò di elaborare tutte le emozioni che stava vivendo.

"Allora tu... non ci posso credere!" iniziò a sorridere, incredulo, sentendosi fiero di lui, iniziando a dondolarlo su e giù, facendolo ridere. L'entusiasmo lo catturò.

E, dopo alcuni minuti, Han si rese conto di una cosa: "Dobbiamo dirlo subito alla mamma!"
 
***
 
 
Leia era dentro al suo ufficio, nella sede della nuova repubblica, intenta a preparare gli appunti per il discorso sulla riunificazione post-imperiale previsto per l'indomani mattina. Fu interrotta dalla richiesta di una chiamata olografica. Premette il pulsante e vide comparire l’ologramma di suo marito, con l'espressione sconvolta sul volto e Ben in braccio.
 
"Leia! Allora ogni tanto rispondi!"
 
"Che succede, Han?" chiese, ignorando le sue parole: "È successo qualcosa a Ben?" Concentrò l'attenzione su suo figlio, che apparentemente stava bene, il viso sereno e un dito in bocca.
 
"Sì! No! Cioè, non come pensi tu! Almeno, credo..." rispose Han in fretta e furia.
 
Leia a quel punto iniziò a preoccuparsi, ma si trattenne, chiedendo con tono fermo: "Han, che cosa è successo?"
 
Raramente Han contattava sua moglie nel suo ufficio. Sapeva che era il suo "posto sacro" da non invadere. Se lo faceva, era solo in caso di estrema necessità.
 
Quindi intuì che fosse successo qualcosa di brutto, nonostante le apparenze.
 
"È solo che Ben ha usato la Forza!"
 
"Cosa?!" disse Leia confusa: "Dici sul serio?"
 
"Sì! Ben ha usato la Forza, con i miei dadi portafortuna! Guarda!"
 
Han alzò i dadi, portandoli sopra la testa di Ben e facendoli ondeggiare avanti e indietro con l'intento di incoraggiare il figlio a farlo di nuovo: "Coraggio, Ben! Falli svolazzare come prima! Fallo per la mamma!"
 
Ma il piccolo Solo era più interessato a provare a prenderli con le manine, come un animaletto che cerchi di acchiappare la sua preda.
 
Leia guardò la scena, con aria paziente, non capendo il suo intento.
 
"Han..."
 
"Aspetta! Ti giuro che riusciva a farlo! Ha fatto volare i dadi che erano sopra alla console mentre stavamo per uscire! E dovevi vedere la sua faccia super concentrata mentre lo faceva con la manina alzata! Quasi alla pari di Luke. Solo che avevo pensato a qualcosa di meno eroico!" rise, continuando con il suo gioco.
 
Leia alzò gli occhi al cielo, ma sorrise nel sentire la risata divertita e dolce di Ben e l'aria rilassata di Han. Ancora una volta, pensò a come questa guerra le avesse tolto fin troppo della sua vita, ma allo stesso tempo le avesse dato moltissimo.
 
"Han, tutto questo è davvero molto carino. E ho apprezzato questa piccola sorpresa da parte vostra. Ma domani ho una riunione importante e decisiva per la nuova repubblica. E se voglio arrivare almeno per cena, devo ritornare al mio lavoro..."
 
"Ma guarda che l'ha fatto davvero!" la interruppe Han alzando lo sguardo sicuro e posando i dadi: "Ben ha usato la Forza!"
 
"Han, non è che non ti credo" spiegò Leia con calma: "Solo che mi sembra un po'... prematuro." disse rivelando qualche incertezza: "Insomma, sapevamo già che Ben sarebbe stato in grado di possere la Forza. Da prima ancora che nascesse. Ma, nonostante sia io che Luke riusciamo a percepirla, non crediamo che Ben sia ancora in grado di usarla."
 
"In fondo, nostro padre lo ha scopeto a soli otto anni, ed era considerato anche troppo 'vecchio' per i maestri Jedi. Luke l'ha capito solo a 19 anni da Obi-Wan, e io qualche anno più tardi. Quindi, come potrei credere che anche mio figlio, di solo sei mesi, che ha appena imparato a gattonare e che ha un solo dentino, sia già in grado di spostare gli oggetti con l'uso della Forza?"
 
"Quindi, non mi credi."
 
Leia alzò gli occhi al cielo, e con pazienza sospirò: "Non ho detto questo. Ti ho solo spiegato che... aspetta un attimo, siete dentro al Falcon?"
 
"Ehm, sì" rispose il marito con un po' di incertezza: "Ma tranquilla, non siamo andati da nessuna parte." E fece un mezzo sorriso sghembo, sperando di suscitare la simpatia di Leia.
 
Ma la moglie non sembrava per niente entusiasta di quelle parole.
 
"Hai portato nostro figlio dentro a quella nave? Una nave piena di spigoli, cavi scoperti, circuiti difettosi e tubi arrugginiti?!" lo rimproverò con tono fermo.
 
"Stai tranquilla! L'ho tenuto in braccio per tutto il tempo!" assicurò Han con troppo calma - per i gusti di Leia - "E poi, non è così pericoloso."
 
"Han, quella nave era una trappola mortale fin da quando ci ho messo piede io per la prima volta!"
 
"Quindi, per te, mio figlio non dovrebbe metterci piede dentro, e andrebbe fatto vivere in una stupida campana di vetro fin troppo sicura?" ribatté Han irritato.
 
"Han, ha solo sei mesi!"
 
Iniziarono a bisticciare, come al solito. Se ormai erano una coppia felicemente sposata e con un bambino, alcune cose non sarebbero mai cambiate. Come i loro litigi.
 
E Ben, seduto sulle ginocchia del padre e stretto tra le sue braccia, spettatore inconsapevole di questa scena, iniziò a guardarsi attorno con aria sospetta.
 
Alla ricerca del suo nuovo giocattolo preferito. Finché non lo trovò, sul bordo della console, ma era troppo lontano per poterlo raggiungere. Così alzò la mano e, come se nulla fosse, iniziò a farlo volare sopra alla sua testa. E così, finalmente, attirò l'attenzione dei suoi genitori.
 
Leia sgranò gli occhi, rimanendo sconvolta da quella scena, dicendo: "Oh, santo cielo!"
 
"Hai visto! Te lo avevo detto!" ribatté Han, sorridendo e fissando suo figlio con espressione felice.
 
Leia rimase con gli occhi spalancati, colpita di vedere suo figlio, via ologramma, che spostava i dadi di Han con la Forza. E di vedere suo marito contento di questo.
 
"Han, questo è davvero un evento straordinario!" disse la senatrice entusiasta, iniziando a sorridere.
 
Leia e Han guardarono Ben, mentre rideva continuando a far volare i  dadi quasi sopra di lui.
 
Finché non iniziò a sbadigliare, distraendosi e facendoli cadere - ma Han li afferrò in tempo - abbandonandosi sopra a suo padre, in un piccolo pisolino.
 
"Beh, una cosa è certa. Questa notte, sarà una impresa impossibile farlo addormentare" disse Han ironicamente, tenendo Ben stretto sopra alla sua spalla e ridacchiando.
 
Leia sorrise di gioia, ma sentendosi anche triste . Aveva appena perso questo momento, insieme a Han. E, anche se nessuno sapeva che sarebbe successo, si sentiva terribilmente in colpa. In fondo, il suo lavoro la teneva molto occupata - e spesso, per sua stessa volontà - ma nonostante tutto, cercava di mantenere in buon equilibrio tra casa e lavoro. Ed essere vicina sia per suo figlio, sia per suo marito.
 
Era difficile, ma ci provava. Come Han provava a essere un buon padre per Ben. E per quanto lui non riuscisse a crederci, lo era davvero. Nonostante tutti i dubbi e le insicurezze che aveva adosso. Spesso, non redensosi conti di essere un buon genitore.
 
E oggi Leia aveva perduto questo momento molto importante, per quanto inaspettato. Ma domani? Che cosa si sarebbe persa? I suoi primi passi? Le sue prime parole? Il suo primo disegno?
 
Non lo sapeva, e non ci voleva pensare. Tutto quello che voleva per suo figlio era che fosse al sicuro. In un universo in pace e senza guerre. Che avesse una vita normale come ogni bambino, ma soprattutto che fosse amato. Che avesse tutto quello di cui aveva bisogno, e lottando per il suo futuro.
 
E vederlo addormentato, sereno, tra le braccia di suo marito, le riempiva il cuore di gioia. Facendole capire che stava procedendo sulla strada giusta. Nonostante i loro sacrifici.
 
"Sai una cosa? Oggi finisco prima e ritorno a casa!" annunciò Leia all'improvviso.
 
"Cosa?" disse Han incredulo.
 
"Ho già perso un evento importante oggi. E tutto quello che posso fare, è stare vicino a mio figlio" rispose serena.
 
Han sorrise, sentendosi fiero di lei, sapendo quanto il suo lavoro fosse importante. Ma che riuscisse a rinunciare a una mezza giornata per loro, gliela faceva amare ancora di più.
 
"E la tua riunione?" chiese un po' ironicamente.
 
"La riunione è domani mattina. E posso continuare con i miei dati anche a casa."
 
"Allora, questo vuol dire che passerò tutta la notte cercando di far addormentare nostro figlio, mentre tu lavori?"
 
"A quanto pare..."
 
"Oh, povero me!" disse Han alzando gli occhi, fingendo di essere esasperato.
 
Leia rise divertita, contagiando anche suo marito. Per poi fissarlo con aria serena, vedendo le due persone più importanti della sua vita. E la riempiva di gioia sapere che presto li avrebbe raggiunti.
 
"Vi amo" disse con tutta la dolcezza che provava.
 
"Lo sappiamo" rispose Han con lo stesso tono, stringendo Ben.
 
E questa fu la prima volta che Ben Solo usò la Forza.
 
Dimostrando il suo grande potere che avrebbe sviluppato in futuro...
 
Ma ora, usato solo per prendere il suo giocattolo preferito.


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Note
Salve! Vi siono mancata?
Se avete letto questo lungo racconto,
vi rigrazzio davvero con tutto il cuore!
Sperado che questa storia vi sia piacuta!
Ebbene sì, un'altra  storia a tema padre e figlio!
Questa volta, con Han Solo, alla imprese con il
piccolo Ben! In mezzo hai presonaggi canonici
comprasi tra libri e fumetti (Tipo la saga "Aftermath" e
del romanzo "Last Shot") 
E spero di farci una bella raccorta sulla infazia.
Dedicadomi al raporto dei suoi genitori, alla scopera
della loro froza, e altri momenti belli e frunti, prima
di diventare quello che è... e anzi!
Accetto suggureimenti per questi racconti!
Grazie ancora per aver letto questo lungo
racconto, spero che vi sia piacuta,
un grande grazie al mio amico 
IndianaJones25 
Grande scrittore, che amico
che vi consglio di andare a leggere le
sue storie!
Perciò... alla prossima storia!
Evola



 
   
 
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