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Autore: avalon9    15/02/2021    1 recensioni
Mi chiamo Michael Scofield. Ero un ingegnere civile. Sono stato un carcerato. Sono evaso da due penitenziari di massima sicurezza e ho coordinato l’evasione di mia moglie da un altro carcere. Sono stato un fuggitivo e un ricercato. Sono stato un manipolatore e un approfittatore.
Chi è Michael Scofield? In sei flussi di pensieri, sulla scia di cinque parole impresse su una lapide, l’immagine di un uomo che non si riesce ad etichettare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Scofield, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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# Extra

Chi era Michael Scofield?

Ecco: questa è una bella domanda. Proprio un bella domanda.

Per qualcuno era un genio; per altri era un folle. Perchè solo un folle prende a calci la sua vita e si fa arrestare per far evadere il fratello. Per tanti è stato solo una delle facce che ogni tanto passano alla Tv. Un nome come un altro. Ascoltato in fretta; e in fretta dimenticato.

Per qualcuno è stato un’ossessione; per qualcun altro una spina nel fianco.

A me piace pensare che è stato solo un uomo.

Un uomo disposto a tutto per non perdere quel poco che aveva. Un uomo disposto a morire piuttosto che arrendersi a una vita che gli aveva dato molto e gli aveva chiesto un prezzo troppo alto.

Un uomo che ha perso molte delle sue certezze; e si è aggrappato con ferocia a poche sicurezze. L’affetto di suo fratello; l’amore per una donna; la complicità con un amico.

Ecco cosa ha tenuto in piedi Michael Scofield.

Ecco cosa gli ha permesso di andare avanti. Nonostante tutto. Nonostante ogni traguardo raggiunto si portasse dietro un problema nuovo, un ostacolo nuovo.

Nonostante una malattia che lo aveva condannato; una malattia che gli avrebbe rubato anche la vita che avrebbe voluto vivere. In riva al mare. Con suo fratello e sua moglie. Giocando con quel figlio che non avrebbe potuto conoscere.

Mi chiamo Michael Scofield.

Ero un ingegnere civile. Sono stato un carcerato.

Sono evaso da due penitenziari di massima sicurezza e ho coordinato l’evasione di mia moglie da un altro carcere. Sono stato un fuggitivo e un ricercato. Sono stato un manipolatore e un approfittatore.

Ho lavorato con la feccia dell’umanità, ho aiutato persone che avrei voluto uccidere. Ho fatto leva sulle paure e sui desideri degli altri per ottenere quello che volevo. La libertà. Per me e mio fratello.

Sono stato un fratello, un amico, un amante.

Avrei voluto essere un marito più a lungo. Avrei voluto essere un padre. Quel padre che io e mio fratello non abbiamo avuto. E non ho potuto.

Avrei voluto molte cose.

Ma ne ho ottenuta una soprattutto: la libertà.

Per me. Per mio fratello. Per mia moglie e mio figlio. Per chi mi è stato amico.

E credetemi. Nulla vale di più. Davvero.

Ecco chi è Michael Scofield.

Un uomo libero.

 

 

 

 

E siamo alla fine (forse; che un bonus io ce lo avrei anche, se riesco a limarlo un po’).

Scofiel che racconta Scofield. Non poteva mancare la voce del protagonista della storia. Perché su quella lapide Michael c’è: e non sto parlando del nome, ovviamente.

C’è in quel motto ripreso da Gandhi, in quel Sìì il cambiamento che vuoi essere che riassume quello che è sempre stato il motore di ogni azione di Michael. Di un protagonista; di un eroe che non ha mai chiesto di essere un eroe, un modello, un leader.

Perché la peculiarità di Scofield è questa: da gregario della vita si trova a muovere i pezzi sulla scacchiera della vita stessa. Si trova a far combaciare azioni piani e pensieri con il solo obiettivo di lasciarsi quel ruolo di burattinaio alle spalle e tornare a essere di nuovo un semplice, umile pedone.

Non ha la vocazione dell’eroe, Michael. Ma nemmeno quella del martire. Ha solo la disperazione dell’uomo che non vuole lasciarsi scivolare fra le dita la propria vita, e quella delle persone che gli sono care.

Per questo Michael è altruista. Ed è il più grande degli egoisti. Perché non accetta di mollare. E vuole la libertà. La sua libertà. Come premio più grande. Anche a costo di non viverla, pur di non farsi piegare.

Qui sta il suo titanismo; la sua solitudine. E la sua “mostruosità”.

 

 

  
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