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Autore: hapworth    16/02/2021    0 recensioni
Entrava senza fare rumore, chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo nella semi-oscurità, appoggiato con la schiena alla porta solida del fratello; era rassicurante, quasi come se fosse un enorme muro che divideva l'interno di quella stanza dal resto della casa. Era l'unico posto in cui Shouto si sentiva al sicuro.
[Scritta per la challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetta da Torre di Carta]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Shouto Todoroki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho un debole per i rapporti tra fratelli e, in questo caso, ho voluto ipotizzare un legame sviluppato nel segreto della casa. Non fate caso al canon, ho messo "what if" per un motivo, per il resto ho voluto raccontare un po' di come mi immagino questi due fratelli.
E niente, vi lascio a questa breve lettura.

hapworth


Questa fanfiction partecipa alla challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetto da Torre di Carta.
Prompt: #03. Debolezza del corpo e dell'anima (Tabella semplice, Convolvolo).


In questa oscurità

 
Di notte è molto strano,
ma il fuoco di un cerino
sembra il sole che non hai.
(Perdono, di Caterina Caselli)


La notte era il momento preferito di Shouto; solo allora poteva sgattaiolare fuori dalla sua stanza e, nel più assoluto silenzio, raggiungere la stanza di Touya.
Entrava senza fare rumore, chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo nella semi-oscurità, appoggiato con la schiena alla porta solida del fratello; era rassicurante, quasi come se fosse un enorme muro che divideva l'interno di quella stanza dal resto della casa. Era l'unico posto in cui Shouto si sentiva al sicuro.
Touya non dormiva mai, non prima che lui arrivasse almeno. Lo aspettava sdraiato sul letto, una rivista sulla faccia e le cicatrici provocate dai continui esperimenti a cui suo padre non prestava minimamente attenzione. “Perché ci sei tu” gli ricordava una subdola voce nella testa, facendolo inevitabilmente incupire. Se messo a confronto con Touya, gli era inferiore in ogni aspetto, sia fisico che caratteriale.
Lo ammirava, ammirava la sua determinazione, la sua voglia di continuare a provarci. Se solo il loro padre lo avesse guardato, allora Shouto avrebbe potuto smettere di essere rinchiuso tutto il giorno, lontano dalla famiglia, isolato da ogni cosa. Ma poi pensava che quella sorte sarebbe toccata a Touya e allora inevitabilmente si rimangiava tutto, anche se lo aveva solo pensato.
«Che fai lì in piedi? Vieni dai, che è tardi e domani devi svegliarti presto.»
Già, doveva farlo perché non voleva farsi scoprire, non voleva far capire all'uomo che entrambi chiamavano padre che il figlio minore, da quando la loro madre era andata via, si rifugiava nella stanza di Touya per avere un po' di calore e contatto, affetto persino. Enji Todoroki non era in grado di trasmetterlo, non nel modo giusto evidentemente, e Shouto si ritrovava spaurito il più delle volte, così che non faceva altro che fallire a causa della sua insicurezza di bambino.
Ma i metodi del padre erano spartani, lo erano sempre stati, e finiva per rimproverarlo più che incoraggiarlo; così Shouto passava la maggior parte della notte rannicchiato in un angolo, incapace di prendere sonno, sentendo la cicatrice della bruciatura ancora più intensamente. Era la prova che non era amato, non da sua madre e neppure da suo padre.
Natsuo, Fuyumi e Touya erano ormai troppo distanti e probabilmente lo incolpavano perché era per colpa sua che la loro madre era stata portava via, allontanata dalla loro casa. E Shouto si sentiva schiacciato, debole e insignificante.
Era stato durante una di quelle sere, che Touya lo aveva trovato. Non sapeva se fosse sua abitudine girare di notte per la casa, ma quando era entrato nella sua stanza, quasi aveva gridato dallo spavento. Touya aveva sorriso e ridacchiato nel silenzio, prima di avvicinarsi e chinarsi su di lui. «Non dormi?»
«Non ci riesco.» aveva risposto, la voce chiaramente impastata dai singhiozzi che non aveva affatto estinto con l'arrivo del maggiore. Touya aveva alzato le spalle, con quell'atteggiamento tipico che Shouto aveva cominciato a intravedere quando spiava i fratelli giocare, nei rari momenti in cui poteva fare una pausa.
«Puoi venire nella mia stanza, se vuoi.» era stata la semplice proposta del fratello e Shouto, troppo sconvolto e meravigliato, non era riuscito a trattenersi e si era lanciato su di lui, abbracciandolo intorno alle spalle ampie, stringendolo forte e singhiozzando di pura gratitudine, in un contatto umano che gli era mancato per troppo tempo.
Touya gli aveva passato le dita tra i capelli con gentilezza, in un ritmo calmante, finché non aveva placato il suo sfogo e poi erano andati insieme verso l'altra ala della casa, quella dove Shouto non poteva più transitare se non per brevi intervalli controllati.
Da allora avevano continuato a farlo, solo che era Shouto che sgattaiolava da solo fuori dalla sua stanza fino a quella del fratello maggiore; era più piccolo e leggero ed era sicuramente meno rischioso, nel caso fortuito che Enji Todoroki si alzasse nel bel mezzo della notte e decidesse di controllare il figlio minore.
Shouto prese posto sotto le coperte che Touya gli teneva appena sollevate, in modo tale che l'altro potesse sdraiarsi agevolmente, per poi lasciarle ricadere su quello, coprendolo fin sopra la testa. «Ehi!» brontolò Shouto, sgusciando da sotto le coperte con la testa scompigliata; il bianco e il rosso che si mescolavano, rendendolo più simile a Touya di quanto sarebbe stato lecito.
«Sei così piccolo che non ti avevo visto.» lo prese in giro il fratello; Shouto lo guardò male, un'espressione buffa, con le guance gonfiate leggermente e gli occhi grandi che nella semi-oscurità incontravano quelli del più grande. «Diventerò altissimo, persino più di te.»
Touya sbuffò una risata, scompigliandogli ancora di più i capelli. «Puoi provarci.»
Il tono di voce fece ammorbidire Shouto, perché era un tipo di scambio a cui non era abituato, probabilmente perché non avevano mai avuto modo di interagire solo loro due e, quando poi sua madre era stata portata via, i suoi rapporti con i fratelli si erano azzerati completamente.
«Niichan...» lo chiamò piano, mentre gli prendeva tra le dita la maglietta morbida del pigiama e poi ci strofinava un poco il viso. L'odore di Touya era rassicurante, caldo. Una piccola luce, in un mondo orribilmente doloroso e da cui non vedeva una via d'uscita.
«Ti voglio bene.» mormorò. Da quanto non lo diceva? L'ultima volta era stato con sua madre, poche ore prima che gli lanciasse addosso tutto il suo disprezzo; aveva paura di essere odiato, ma non osava dirlo, non osava chiedere di non essere odiato: se anche Touya lo avesse fatto, cos'altro gli sarebbe rimasto?
«Ehi, anche io Shouto. Non dubitarne neppure per un secondo.» gli chiarì e, in qualche modo, fu come rinascere un po', mentre si addormentava placidamente con le dita ancora strette alla maglia del fratello che lo osservava. Era caldo, era bello, era come un bacio o una carezza. Era il suo sciroppo della felicità, il suo posto sereno in un buio senza uscita.
Sperava solo che sarebbe stato abbastanza, magari gli avrebbe insegnato a essere forte. Abbastanza forte da scappare via, abbastanza forte perché lo portasse con sé quando sarebbe andato via.


Fine
   
 
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