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Autore: Sungirl    16/02/2021    1 recensioni
Mai custodisce un segreto e i pensieri le affollano la testa mentre cerca di dire a suo marito che...
[...] Sì, avrebbe detto questo a Zuko: che doveva parlargli di una questione importante, molto importante, e che avrebbe richiesto la sua massima attenzione da qui a… per sempre? [...]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai | Coppie: Mai/Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di una cosa Mai era assolutamente certa: l’esitazione non era da lei.

Come poteva esserlo, del resto? Aveva passato la sua intera esistenza a prendere - o subire? - decisioni difficili, a volte anche impossibili, senza permettere a se stessa di lasciar trapelare nient’altro che non fosse una stoica abnegazione ai suoi doveri, che le piacessero o meno. 
E anche quando si era lasciata alle spalle i desideri - o ordini? - degli altri per seguire i propri, l’aveva sempre fatto con la marzialità granitica che le era stata insegnata e che ormai, alla veneranda età di venticinque anni, le scorreva sotto la pelle con la stessa naturalezza con cui respirava.Ma in quel momento, con il cuore in gola e lo stomaco attorcigliato al solo pensiero di quello che le stava succedendo, ricordarsi di cosa fosse o non fosse naturale per lei era un qualcosa che rasentava la follia.

In effetti, non sapeva nemmeno bene con che forza si fosse trascinata dalle sue stanze fino allo studio del Signore del Fuoco, riuscendo a vincere il senso di nausea e di imbarazzo all’idea che qualcuno, chiunque esso fosse, potesse guardarla in faccia e intuire qualcosa prima che fosse lei a dire che… Ecco
Fortunatamente, dopo un’infanzia passata a giocare nei corridoi labirintici del palazzo dei sovrani, non aveva avuto troppi problemi a scivolare, silenziosa come un’ombra, fino alla sua meta senza che nessuno dei servitori si accorgesse di lei. 

Ora si trattava solo di entrare. 

Ecco, questa semplice, sciocca, banale, insulsa e quotidiana azione a Mai proprio non andava. 
O meglio, non che non le andasse, ma la paralisi che fino a quel momento le aveva attanagliato la testa ora si era localizzata nelle braccia, che se ne stavano mollemente inerti ai lati del corpo nonostante le sue insistenti suppliche e minacce. 
No no no! Quel comportamento non era da lei! Niente di tutto quello era da lei! Lei non era come quel branco di ragazzine stupide e svenevoli che infestavano ogni albero genealogico dell’alta società! Lei era composta, fiera, era la Signora del Fuoco, dannazione! Ed era anche … Oddio oddio oddio!
Mai stava quasi per fare marcia indietro, mentre la sua testa continuava a gridare al suo corpo di fermarsi, di tornare al suo posto e fare quello che gli veniva ordinato, quando la stessa forza che l’aveva fatta arrivare fino a lì prese nuovamente il sopravvento, facendo rimanere i suoi piedi ben ancorati a terra. Basta così, si stava comportando in modo ridicolo e il suo desiderio infantile di tenere quella notizia dentro di sé il più a lungo possibile, per proteggerla da tutte le insulse attenzioni che l'avrebbero assillata dal momento esatto in cui si sarebbe saputo, non poteva -non doveva- impedirle di fare quello che doveva fare, soprattutto data la natura della… questione. 
Sì, avrebbe detto questo a Zuko: che doveva parlargli di una questione importante, molto importante, e che avrebbe richiesto la sua massima attenzione da qui a… per sempre? 
Non che lo sapesse con certezza. Anzi, per la sua esperienza al riguardo la norma tra le persone comuni era quella di disinteressarsene abbastanza in fretta, o al più servirsene al pari di una pedina di Pai Sho per raggiungere i propri scopi, unica lieve variante di una prassi millenaria. 

Ecco, si rese conto in un istante la giovane Signora del Fuoco, è questo che mi terrorizza.

Perché quella prassi, quel modo così freddo e calcolatore di agire, lei lo aveva nel sangue, effetto di troppe scelte sbagliate da parte di chi doveva avere cura di lei e invece aveva scelto un surrogato di ceramica: perché aveva imparato a stare buona e composta per muoversi nell’alta società, perché l’aurea gelidamente austera che la copriva come un morbido mantello le piaceva e non voleva -o non poteva?- più separarsene, perché nessuno le aveva mai insegnato niente di come ci si dovesse comportare in quella situazione e la cosa più spontanea che avrebbe fatto in quel momento era scappare fino a perdersi.

Perché perché perché...

Infinite risposte alla domanda sbagliata, o forse troppe scuse per l’unica domanda giusta: e se non fossi brava?

Aveva passato la sua intera esistenza a prendere decisioni difficili, a volte anche impossibili, perché in fondo le importava molto poco di qualunque altra cosa che non trovasse spazio sotto quella corazza aderente, spessa e dura, che la rivestiva da sempre, ma davanti a quello che l’aspettava diventava assolutamente inutile, anzi d’intralcio, lasciandola intrappolata nella cella soffocante della sua stessa pelle. 

Dopotutto, si disse, è molto più facile prendere decisioni su qualcosa di cui non ti interessa

E a lei interessava moltissimo, talmente tanto da sentirsi male mentre pensava a come avrebbe mai potuto giustificare a se stessa anche il più piccolo accenno di errore, proprio nel momento in cui dagli altri le sarebbe stato perdonato tutto. Ma lei non voleva nessun tipo di perdono! 
Non voleva attenzioni, non voleva sguardi di condiscendenza ad ogni inciampo e nemmeno che qualcuno la sollevasse dalle sue incombenze, ritenendo stupidamente che la Signora del Fuoco avesse cose più importanti a cui pensare. 

Cosa diamine poteva esserci di più importante di questo!?

Mai era sicura che qualunque nobildonna, persino la sua stessa madre, avrebbe saputo rispondere citando con leggerezza una quantità esorbitante di illustrissime frivolezze, che nell’economia dei suoi interessi non raggiungevano le dimensioni di una farfallatigre. E questa unità compatta non faceva che aumentare il senso di smarrimento e solitudine che provava davanti a quella presenza invisibile e minuscola che in poche ore era già diventata il centro del suo mondo. 
O meglio, lo aveva allargato. 
Perché, in effetti, Mai aveva già qualcuno che si trovasse insieme a lei nel centro del suo mondo, di cui prendersi cura e che si prendeva cura di lei. E forse quel qualcuno sarebbe stato più spaventato di lei, più confuso e impacciato, maldestro come pochi, e magari avrebbe sbagliato insieme a lei, ma sarebbe stato al suo fianco come lei sarebbe stata al suo e anche sbagliare sarebbe stato più bello, perché l’avrebbe fatto con lui e l’avrebbero fatto per quella novità così magnifica e terrificante al tempo stesso da farle venire i brividi.

Mai non aveva meno paura, non aveva più saggezza di quanta ne avesse quando si era piantata come un albero davanti alla porta dello studio di suo marito, ma era certa che qualunque cosa sarebbe successo da quel giorno in avanti lui sarebbe stato con lei, come era sempre stato tra di loro, e insieme ci sarebbero sempre stati per quella creaturina microscopica che stava germogliando nel suo ventre. 

E infine, sfiorandosi dolcemente la pancia con le dita, si affrettò ad entrare per dire al Signore del Fuoco che sarebbe diventato papà.        


 
   
 
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