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Autore: manpolisc_    17/02/2021    1 recensioni
•Secondo libro della trilogia•
Sharon Steel ormai crede di aver scoperto tutto di sé grazie agli avvenimenti estivi che hanno caratterizzato le sue vacanze, quando in realtà non sa ancora nulla di ciò che realmente è. Sicura di aver detto addio ad una minuscola ma significativa parte della sua vita, si ritroverà ad affrontarla di nuovo, e questa volta le cose saranno troppo diverse e non sarà sicura di riuscire ad accettarle.
Dal testo:
- Era solo un sogno. - Cerca di rassicurarmi, e lo ringrazio per avermi interrotto. Non sono certa di voler dire ad alta voce quegli orrori da cui la mia mente è ormai segnata.
- Si realizzerà. - Affermo completamente sicura.
- Solo se tu vuoi renderlo realtà. -
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9

-Delice-

- Non sto scherzando. Sharon ha preso il primo biglietto aereo ed è andata in Inghilterra, a Winchester, a casa tua. - Indico Gabriel mentre insisto per l'ennesima volta, esausta di ripetere le stesse cose. Sono uscita di fretta dalla lezione di Zumba non appena Albert mi ha raggiunto lì e mi ha informato, ho guidato come una pazza per raggiungere la villona di Luke ed ora questi due mi guardano come se fossi una pazza psicopatica. Gabriel sta seduto comodamente su una sedia, che però di comodo non ha nulla dato che sembra uno strumento di tortura. Ha perfino dei bracciali all'altezza dei polsi e delle caviglie.
Il biondo ha il cappuccio in testa, ma i suoi capelli sbarazzini s’intravedono comunque. Graffia le altre unghie con quella del pollice mentre continua a tenere lo sguardo su di me. La somiglianza con Jackson è davvero incredibile (infatti ogni volta mi sembra di star parlando con quest'ultimo), sebbene Gabriel abbia un piercing nero al lato sinistro del labbro ed un tatuaggio sotto l'orecchio, raffigurante un triangolo con una linea che lo divide in due porzioni, una superiore ed una inferiore. Questo rappresenta il suo elemento, l'aria.
- E perché sarebbe dovuto andarci? Proprio oggi l'ho seguita un po'. Mi sembra strano che non sia più a Ruddy Village. - Luke gira lo sguardo verso il biondo, con le braccia incrociate al petto e uno sguardo indisponente.
- E se ti avesse visto? -
- L'avrei uccisa. - Si stringe nelle spalle, con fare diffidente. In questi momenti non riesco a capire se scherzi o meno. Ha sempre quest’atteggiamento rilassato, come se nulla potesse turbarlo quando in realtà c'è molto per cui esserlo: vuole rovesciare il sistema degli Elementali, praticamente. Se esplodesse qualcosa in questo momento, lui resterebbe tranquillamente seduto su quella sedia che mi mette i brividi. Non perde mai la calma: sembra un morto vivente, con tanto di pacchetto completo del "senza neanche un sentimento". Di questo non mi meraviglio, dato che non ha mai perso la calma durante tutto il trambusto che sta causando da anni, anche se in modo così invisibile da non suscitare preoccupazione negli altri Elementali che ormai sono abituati a questo sistema di regole. O, probabilmente, fingono di non vedere. Non a caso gli Indifferenti se ne lavano le mani. - Sto scherzando. – Ci rassicura dopo, rendendosi conto delle nostre facce sconsolate. So che lui non farebbe male a qualcuno per davvero, ma nessuno mi dà la certezza di ciò.
- Ci mancherebbe. - Commento.
- Sai che è la mia unica possibilità per dimostrare a quei deficienti, compreso mio fratello, che si sbagliano sul conto di alcune creature. - Sposta lo sguardo sulle sue unghie, o almeno di quello che ne rimane. Sono tutte mangiucchiate e c'è una sottile linea di sangue intorno ad alcune. Credo che abbia combattuto. Spero non contro un mostro, altrimenti gli verrebbe difficile provare il contrario. Anche se lui non vuole salvare tutti i mostri, ma solo quelli buoni. Non capisco perché gli altri Elementali si mettano contro i Cacciatori Oscuri, alla fine non hanno torto, ma ovviamente per dei semplici cacciatori qualsiasi cosa che non rientra nelle loro opinioni è malvagia.
- Ma ne sei sicuro? – S’intromette Luke. Ha il camice bianco da "scienziato" che gli dà un'aria assolutamente patetica, soprattutto se poi ha i capelli legati in quella coda orribile e una maglia blu che non si abbina per nulla con i pantaloni neri. È miliardario, diamine, potrebbe assumere qualcuno che gli prepari i vestiti la mattina o che lo leghi su quella sedia dell'orrore per evitare che possa uscire e che qualcuno si senta male a vederlo in quello stato. - Voglio dire... quando hai saputo che Sharon era un mostro eri piccolo. Magari sono storie che si raccontano... - Gabriel lo zittisce con un veloce gesto della mano.
- Sono storie, è vero, ma una piccola parte irrazionale di te tende sempre a crederci e prima che tu faccia una delle tue battutine, Delice... - Si volta verso di me in modo serio, ma senza rabbia o irritazione. Rilassato, come sempre. - ... no, non sono irrazionale. Sharon è un mostro e Jackson me ne ha dato la conferma venendola a cercare a Ruddy Village. Quindi, Luke, se hai qualche ripensamento meglio che abbandoni la mia squadra ora. - Quei due si scambiano degli sguardi colmi di tensione più volte e nessuno sembra aver intenzione di abbassare lo sguardo. Non so esattamente cosa Gabriel abbia promesso a Luke in cambio dei suoi favori, non ne ha mai voluto parlare, ma dall'aria di sfida che c'è tra quei due credo sia qualcosa di serio. Inoltre tra loro non corre sempre buon sangue. Più volte Luke mi ha confidato di sentirsi nel torto seguendo Gabriel, ma alla fine non gli ha mai voltato le spalle. Credo siano quelle cose d'impulso che vengono dette senza essere pensate sul serio. Luke comincia con queste storie sempre dopo qualche loro litigio, di cui io non so mai nulla. In fin dei conti, non c'entro con loro, ne sono cosciente, e non m’interessano neanche i loro litigi. Mi preoccupo solamente di questa maledizione che mi affligge ogni giorno.
- Non voglio rinunciare, mi sto solo accertando di non commettere un errore. - Parla poi Coda Di Pony. Sì, spesso lo chiamo così. È stupenda la sensazione di vederlo arrabbiato. È come un cucciolo di tigre: vuole colpirti, ma non lo fa sul serio. Luke è fin troppo buono e intelligente per far da cagnolino a uno come Gabriel, quindi spero che le sue ragioni per questa scelta siano serie. Altrimenti dovrei attribuirgli un nuovo aggettivo: idiota. Non che me lo sia risparmiato finora, gliel'ho detto un sacco di volte, ma renderlo ufficiale è tutt'altra cosa.
- Tu mi parli di errori dopo che mi hai confessato ciò che vorresti in cambio di queste invenzioni da quattro soldi? - Ribatte Gabriel, sempre sereno in volto, ma con sguardo serio. Ho capito adesso perché usa questa maschera: ti fa venir voglia di picchiarlo per questo suo menefreghismo, eppure la cosa gli interessa, eccome.
- Posso sempre tirarmi indietro. L'hai detto tu. - La Silfide accenna un ghigno, ma non gli risponde. In questi momenti invece non riesco proprio a capirlo. Sembra un pazzo, ma in realtà è davvero lucido e furbo. Credo che non sappia come rispondergli, oppure non vuole sprecare fiato con lui.
A volte mi dispiace per Luke. Si dà un gran da fare per poi non ricevere neanche un grazie in cambio. Gabriel assume gli stessi atteggiamenti con me, ma la posta in ballo è troppo alta per rivoltarmi seriamente contro di lui. Se Luke l'ha fatto fin troppe volte, invece, il favore che Gabriel gli deve restituire non deve essere così importante. Sicuramente sarà qualche capriccio da scienziato pazzo.
- Allora, Lambton, perché se ne sarebbe dovuta andare? - Chiede nuovamente, studiandomi con lo sguardo mentre Luke rotea gli occhi al cielo per aver subito l'ennesimo congedo e si appoggia col fondoschiena al tavolo dove ci sono tutti i suoi attrezzi. Comincio a raccontare a Gabriel del messaggio che Sharon ha ricevuto da Jackson, della chiacchierata tra me e lei e di cosa Albert mi abbia detto della pazzia che ha fatto. Il biondo muove tra le dita il piercing nero, giocandoci, mentre ascolta le mie parole. Anche quando ho finito, rimane in silenzio a pensare, poi prende un respiro e si alza dalla sedia. - E perché ha avvertito Albert e tu non ne sapevi nulla? Controllare Sharon dovrebbe essere il tuo compito, ti ricordo. -
- Ero, uhm, a lezione di Zumba. - Ammetto, in imbarazzo sotto lo sguardo duro di Gabriel. Luke scoppia a ridere mentre lo fulmino con lo sguardo. - Tu lo vedi almeno il Sole o rimani rinchiuso qui come un verme tutto il giorno? -
- Perché dovrei uscire se posso avere questi spettacoli direttamente qui? - Obietta lui, squadrandomi dalla testa ai piedi. In effetti, gli sguardi che mi lanciavano prima non erano senza senso. Sono uscita così di fretta dalla palestra che non ho avuto il tempo di cambiarmi. Indosso ancora quella stupida maglia gialla a pois neri raffigurante Spongebob che fa una linguaccia e i leggins neri. Non oso immaginare le condizioni in cui si trovano i miei capelli in questo momento. Prendo comunque l'elastico dal polso e mi faccio una coda veloce. Gabriel ci osserva con un sorriso divertito sul volto. Gli servono solamente i suoi amati pop corn che sgranocchia sempre e credo che per una volta sarebbe felice e non avrebbe quell'espressione da "pace e amore" in volto.
- Vedi? - Indico la mia acconciatura. - Questa è una coda di cavallo! - Sbuffo e incrocio le braccia al petto mentre Luke trattiene l'ennesima risata.
- Lo sai che ti adoro. Sei stupenda poi con quella canotta. - Dice Coda Di Pony, in modo abbastanza serio. Anche se lo nasconde, so benissimo che ha una cotta per me. Ci manca solo che mi stenda il tappeto rosso ogni volta che arrivo nella sua villona con tanto di piscina. Almeno non me l'ha confessato apertamente: non vorrei essere crudele nel rifiutarlo. Anche se non lo sopporto molto, è comunque mio amico, anche se mi costa davvero dirlo.
- Io no. Non sei il mio tipo. - Lo liquido freddamente.
- E chi è il tuo tipo? -
- Io. – S’intromette questa volta Gabriel mentre ritorna a guardarsi le unghie. - Ma la versione con meno neuroni. - Mi sorride poi in modo beffardo, riferendosi a Jackson. Non ho mai avuto dubbi che avesse capito che mi piace suo fratello, ma almeno potrebbe avere la decenza di non urlarlo ai quattro venti! Almeno non sono una persona che arrossisce facilmente, altrimenti Luke avrebbe un altro motivo con cui darmi fastidio. È strano: gli piaccio, ma mi prende in giro. Ragazzi, non li capirò mai.
- Ti ho informato appena l'ho saputo. Tua zia Taylor la raggiungerà a breve. Se ci sbrighiamo... -
- Sbrigarci? - Gabriel mi guarda stranito, come se stessi parlando arabo. – È inutile. Lei sarà già a casa di Jackson, sempre se l'ha trovata. Che cosa vuoi fare, spiarli da fuori la finestra? -
- Di nuovo? - Aggiunge Luke con un ghigno sul volto, riferendosi a quando abbiamo avuto quell'incontro con quel gallo.
- Ho portato Sharon a spiare Jackson per eseguire gli ordini, per farle capire che era un tipo strano a cui tenersi alla larga in modo che non si sarebbero parlati e guarda un po', è successo. - Dico leggermente più infastidita delle sue continue interruzioni.
- Beh, ottimo lavoro, vanne fiera. – Commenta Gabriel. - E ti sei dimenticata di Skah, seppur te l'abbia ricordato. - Aggiunge poi, riprendendo a giocare con l'anellino al labbro. Sebbene la Silfide non fosse a casa Mitchell quando quel pollo è arrivato, comunque è stata la prima cosa che ha notato con quel suo binocolo con cui riesce a spiare chiunque.
- Comunque, che si fa? - Per una volta ringrazio Luke che ha aperto bocca e ha cambiato discorso, altrimenti avremmo cominciato a discutere e non avremmo più finito. Alzo le spalle e scuoto la testa, non avendo nessuna idea. L'avrei in realtà, ma Gabriel l'ha bocciata a prescindere. Però ha ragione: se fossimo andati in Inghilterra e l'avessimo seguita, avremmo solo rischiato di farci scoprire. Luke non ha mai buone idee, se non materiali, quindi non ci rimane che aspettare l'ennesima idea geniale da parte della Silfide. Questo rimane in silenzio per qualche secondo, lo sguardo fisso sul pavimento, la mano che accarezza il braccio della sedia. Infine alza gli occhi su di noi.
- Rimani solamente in contatto con Sharon, ma non ci muoviamo da qui. -
- Cosa? E se Jackson le dicesse tutto? - Chiedo allarmata. La Salamandra annuisce, concordando.
- Dovremmo rapirla ora che ne abbiamo la possibilità. Forse è meglio andare in Inghilterra, ho una casa lì e possiamo... -
- Ti rendi conto delle cretinate che stai dicendo? - Lo interrompe Gabriel con un sopracciglio alzato per l'incredulità. Perfino io sono leggermente stupita della sua impulsività; solitamente Luke è più riflessivo.
- E cosa vorresti fare, rimanere seduto lì a far nulla? - Gabriel annuisce.
- Questa era più o meno la mia idea. - Si volta verso di Luke. - Chiama Phoebe ed Elya. Ho un lavoretto per loro. È ora di usare questa sedia. - Fa scorrere le mani sui suoi braccioli. - E di divertirci un po'. - Aggiunge con un sorriso inquietante. Luke ed io ci scambiamo un'occhiata preoccupata, poi lui annuisce all’ennesima richiesta della Silfide.
   
 
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