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Autore: hinata 92    18/02/2021    2 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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I sosia

 

L’estate era ormai al suo culmine, e il sole era così forte che anche ripararsi gli occhi con la mano serviva a poco. Sospirò. C’erano momenti, come quello, in cui rimpiangeva gli occhiali da sole, seppure sapesse bene di non poter abbandonare quelli che stava indossando. Erano la sua maschera da supereroe, la sua barriera contro...

«Conan!!!»

Il bambino si voltò, sorpreso. Ran, in un bellissimo abito estivo giallo, stava correndo verso di lui. Conan la guardò perplesso per un secondo, poi sfoderò il suo miglior sorriso infantile.

«Ciao Ran! Cosa ci fai qui?»

La ragazza rispose: «Mi ha chiamato papà. Ha detto che deve incontrare un potenziale cliente a cena e che quindi dobbiamo organizzarci da soli. Ho pensato che potevamo fare la spesa insieme... che cosa vorresti?»

Conan sospirò: «La verità, Kid. Io voglio sempre la verità.»

«Eh?»

«Piantala con la sceneggiata, siamo solo io e te, qui.»

Ran lo guardò ancora perplessa, poi passò a un sorriso malandrino e la sua voce cambiò: «Pensavo di essermi travestito perfettamente.»

«Infatti non ho nulla da dire, un camuffamento impeccabile.»

«E allora come hai fatto a riconoscermi subito?»

Conan lo guardò con evidente soddisfazione: «Oggi Ran è a una gara di karate piuttosto importante, e non ci sarebbe stata comunque a cena. Se per qualche motivo la gara fosse saltata, non sarebbe certo venuta a prendermi con quel sorriso...»

Kid annuì: «Conoscendola avrebbe spaccato tutti i lampioni sulla strada, probabilmente...»

I due ridacchiarono per un attimo, poi Conan chiese: «Piuttosto, perché ti sei conciato così?»

«E io che ne sapevo se saresti venuto davvero da solo o se quegli impiccioni dei Detective Boys avessero voluto ad ogni costo unirsi a te? Nel caso della seconda opzione potevo portarti via senza sospetti.»

«Giusto... ora però, ti prego, togliti quel travestimento. Mi fai impressione...»

Kid sorrise e in un lampo assunse l’aspetto di un ragazzino con i capelli color sabbia e gli occhiali.

«Meglio?»

«Non è il tuo vero aspetto, immagino, ma sì, meglio.»

Kaito mantenne la sua faccia da poker mentre s’immaginava il suo compagno di classe Thomas chiedergli le ragioni per cui gli avesse rubato il volto, ma intanto si sedette su una panchina della piazza e tirò fuori dalla borsa a tracolla un portatile.

«Allora, vediamo un po’ di capirci qualcosa...»

 

«Ma che cosa...?»

Kaito lesse più e più volte il ritaglio di giornale che gli aveva inviato Jii, non credendo ai suoi occhi.

 

 

LA SFIDA TRA IL LADRO GENTILUOMO DELLA LUNA PIENA E LO SHERLOCK HOLMES DEL TERZO MILLENNIO CONTINUA!

 

Il blog che ormai è completamente dedicato alla sfida fra il famoso ladro prestigiatore Kaito Kid e l’ancor più celebre detective liceale Shinichi Kudo ha raggiunto ormai milioni di visualizzazioni al giorno. Tutti non vedono l’ora di sapere quando queste due celebrità potranno scontrarsi di nuovo. Le due personalità, che finora avevano mantenuto un basso profilo, da più di un mese hanno iniziato a scambiarsi sfide e amichevoli battibecchi sul blog kidvskudo.net, culminati negli scontri di due settimane fa e della settimana scorsa. Al momento i due contendenti sono in pareggio e i loro fan attendono impazienti il prossimo scontro.

 

 

Kaito rimase perplesso.

Kaito Kid contro Shinichi Kudo? Ma quando mai!

Certo, una volta i due, in realtà, si erano anche scontrati. Sul momento Kaito non aveva avuto idea di chi fosse il geniale aiutante della polizia che aveva quasi permesso il suo arresto durante il furto della torre dell’orologio, ma l’aveva in seguito riconosciuto dagli articoli sul giornale. Shinichi Kudo era certamente brillante e geniale, ma da quel che ricordava, gli era sembrato poco incline a tendere sfide ai suoi avversari. Ma se pure poteva trattarsi di lui, sicuramente quello che gli stava rispondendo non era Kaito Kid! E se glielo stava segnalando, non si trattava neanche di Jii.

Il suo orgoglio di ladro gli ribollì nelle vene per qualche secondo, facendo passare in secondo piano lo shock per la lettera precedente. Qualcuno aveva approfittato della sua assenza per rubargli il ruolo. Inaccettabile.

Doveva assolutamente andare a vedere questo famoso blog, ma da Hogwarts...

Il ragazzo rimase un momento pensieroso. Forse poteva sgattaiolare via una mezz’oretta, smaterializzarsi a casa, controllare il sito e rientrare. Certo, era contro ogni regolamento, ma Silente conosceva la situazione di Kid, e forse avrebbe chiuso un occhio...

Già... Silente...

Improvvisamente il ragazzo si ricordò che al loro ultimo incontro Silente gli aveva lasciato una busta, dicendogli di aprirla, se avesse avuto bisogno di lui. Un veloce movimento di polso e la suddetta busta era nelle sue mani. L’aprì.

 

Caro Kaito,

prima che ti venga in mente di tornare a casa per controllare la situazione fra Kid e Kudo, è mio piacere informarti che la scuola ha da anni una convenzione con un internet café a Glasgow, e che tutti gli studenti di Babbanologia sono autorizzati ad accedervi, previo consenso mio, del responsabile della propria Casa, o della professoressa Burbage. Mi permetto di allegarti i buoni che ti consentiranno l’accesso al locale. Hai la mia autorizzazione, ma ti prego di essere prudente nella tua smaterializzazione e di non assentarti per più di un’ora.

Albus Silente.

 

Kaito rimase sconvolto dalla rivelazione. I maghi conoscevano internet? E gli studenti erano autorizzati a poterlo usare? Com’è che allora non aveva mai sentito nemmeno accennare a questa possibilità?

Poi fu colto da un dubbio peggiore.

La professoressa Burbage lo sapeva? O, meglio, conosceva l’esistenza di internet?

 

 

Il blog incriminato comparve davanti ai loro occhi. Entrambi ebbero un moto di repulsione nel vedere i propri nomi associati a parole che non appartenevano a nessuno dei due.

«Mamma mia, ma come fa la gente a cascarci? Si vede lontano un miglio che non è il mio stile!»

Conan annuì pensieroso: «Né tantomeno quello di Shinichi

Kaito guardò il ragazzino sospettoso: «A proposito, sei proprio sicuro di poter parlare con me a nome suo?»

Il bambino annuì: «Ti ha mandato un messaggio per confermartelo, no?»

Il prestigiatore mantenne la sua faccia da poker. Una volta tornato in patria aveva cercato come prima cosa di mettersi in contatto con il vero Shinichi Kudo, e tramite un po’ di giri Jii era riuscito a contattare il professor Agasa, il quale gli aveva fatto recapitare una lettera dove Kudo delegava Conan Edogawa per risolvere l’incresciosa situazione. Kaito aveva storto il naso: non che del piccoletto non si fidasse, non per nulla era stato soprannominato l’AntiKid, ma ancora non gli era chiaro il collegamento fra lui e Kudo. Se non fosse stato per tutti i guai che avrebbe rischiato di passare, sarebbe stato fortemente tentato di materializzarsi direttamente da lui, ovunque fosse, e parlarne a quattr’occhi. Invece gli era toccato in cambio il tappetto con gli occhiali.

«Certo, certo. Dunque, Conan, cosa ne pensi?»

«Purtroppo non ci capisco molto d’informatica, però lo stile dei loro messaggi è... infantile. Guarda, mettono persino le faccine! Penso si tratti di due emulatori molto giovani, forse... dodici, tredici anni, che cercano di scrivere come pensano che un detective e un ladro debbano sfidarsi.»

«Ladro gentiluomo, prego.»

«Detective liceale, se proprio dovessimo puntualizzare.»

Kaito si lasciò sfuggire un’espressione malandrina: «Ah, sì? Io credevo che a Kudo piacesse farsi chiamare... com’era... ah, sì, “lo Sherlock Holmes del terzo millennio”...»

Fu a quel punto che il prestigiatore lo notò, con la coda dell’occhio, mentre fingeva di continuare a fissare lo schermo. Per un istante Conan divenne tutto rosso, strinse i pugni, e si lasciò sfuggire un impulsivo: «Io non...»

Poi prese un respiro profondo, tornò normale e riprese: «Io non ho mai sentito Shinichi dire nulla del genere. E anche se fosse, probabilmente sarebbe stata una cosa di tanto tempo fa.»

Kaito fece finta di nulla e alzò le mani in segno di resa: «Ehi, ehi, scherzavo, non c’è bisogno di prendersela così! Io intanto, però, potrei aver trovato qualche informazione in più sui nostri emulatori.»

«Davvero?»

Conan cercò di mettersi sopra una spalla di Kaito e questo continuò a smanettare sulla tastiera: «Ho cercato gli indirizzi IP dei nostri amici, cercando di risalire al loro indirizzo, ma sono furbi, hanno usato un programma che falsa la loro posizione... a meno che il finto Kudo non scriva davvero dall’Austria e il finto Kid da Rio de Janeiro!»

«Quindi si tratta di ragazzini che sanno usare bene il computer. Ha senso, con un lavoro del genere avranno pensato che la polizia avrebbe comunque cercato di rintracciarli.»

«Altra informazione utile, ho trovato in rete dei video dei miei fan che hanno ripreso gli ultimi due scontri.»

Conan sbuffò: «Sentilo: “i miei fan”...»

Kaito ridacchiò: «Perché, hai visto molti fan di Kudo in circolazione?»

Conan fece per rispondere, poi i due si guardarono in faccia e si resero conto che non si stavano comportando in maniera molto più matura dei due loro cloni, e con un colpo di tosse imbarazzato tornarono a concentrarsi sui filmati.

«Ecco, questo è il filmato della prima sfida, alla Banca centrale di Tokyo.»

I due guardarono concentrati il video, poi Kaito sbuffò.

«Ora capisco perché né NakamoriSaguru si siano interessati alla cosa. Si vede lontano un miglio che sono emulatori male organizzati!»

Conan annuì: «Già, si direbbe che il finto Shinichi sia il complice stesso del finto Kid, e che lo aiuti... dai, guarda, qua butta i fumogeni e dopo qualche secondo è lui ad avere il mantello di Kid, si vede persino il vestito sotto!»

I due osservarono attentamente i due emulatori, in particolare quello di Kid, poi Kaito fece una smorfia: «Questi qua hanno guardato dei tutorial su internet su come fare un paio di trucchi... potevano ingannare solo i fan, e l’opinione pubblica ci marcia sopra perché fa notizia. Piuttosto, c’è un dettaglio che mi lascia perplesso.»

Il bambino, concentratissimo, rispose: «Che è probabilmente quello a cui sto pensando io. Se sono così giovani e inesperti...»

«... come hanno fatto ad entrare con facilità in una banca così importante?»

Conan aggiunse: «E non solo! La seconda sfida si è tenuta in una mostra privata con opere di altissimo valore!»

Kaito sospirò: «I luoghi delle messinscene sono importanti, ma apparentemente casuali. In nessuno dei due erano esposti o custoditi dei grandi gioielli, che sono le mie prede abituali...»

«E infatti in nessuna delle due sfide si è mai parlato di rubare gioielli, ma solo quadri: la cornice contenente il primo yen incassato dalla banca e il primo quadro esposto alla mostra...»

«Obiettivi simbolici, ma non di grande valore... quindi non sono interessati al denaro, ma alla fama...»

I due si guardarono per un momento e lessero contemporaneamente la stessa illuminazione negli occhi dell’altro. Kaito si buttò sulla tastiera e in pochi secondi un semplice motore di ricerca diede loro la conferma che attendevano.

«Bingo. Corrispondono perfettamente al profilo.»

«Quindi ecco qua i nostri emulatori!»

«Già, ma abbiamo solo forti indizi, non prove. Non bastano.»

Kaito sbuffò: «Detective... chi altro potrebbero essere? Li vuoi trascinare in tribunale?»

«Se necessario...»

Per un attimo il prestigiatore si preoccupò del cinismo del bambino: «Ok, come vuoi tu. Come li incastriamo?»

Conan lo guardò con aria furbetta: «Che ne diresti di una trappola?»

Kaito si finse scandalizzato: «Detective, lei mi stupisce! Stavo per proporlo io!»

«Però da soli non ce la facciamo. Ci serve aiuto.»

Il prestigiatore si finse pensieroso: «Io posso procurarmi un complice, un detective e un poliziotto. Tu cosa puoi mettere sul banco?»

Il bambino ci pensò su: «Un professore e un altro detective.»

«Mi pare una buona squadra. Il professore riuscirebbe ad hackerare il blog?»

Conan prese il cellulare: «L’unica è chiederglielo.»

Un quarto d’ora dopo sia Kaito, dal suo computer, che Conan, dal telefono, erano in grado di scrivere sul blindatissimo blog. Il ladro prestigiatore sorrise.

«E ora portiamo un po’ di scompiglio sul loro stesso terreno.»

Con un account firmato Kaito Kid, ma senza immagine profilo, il ragazzo pubblicò una semplice immagine:

 

 

Conan storse il naso: «Capisco distinguersi dal linguaggio giovanile, ma non credi di aver esagerato?»

Kaito rise: «Scherzi? Voglio proprio vedere come reagiranno!»

Dopo pochi minuti comparve la risposta dell’altro Kid.

 

Ma come ti permetti? Certo che accetto la sfida! Il finto Kid sarai tu! Dimmi dove e quando, falso! :-/

 

Kaito sorrise e accennò un mezzo inchino: «Prego.»

Conan sorrise divertito: «Grazie...»

Con un altro account a firma Shinichi Kudo, sempre senza immagine profilo, il bambino postò:

 

Quando lo ha già dichiarato, se avessi saputo leggere fra le righe e conoscessi bene il suo modus operandi: alla prossima notte di luna piena, ovvero questo giovedì.

 

«Tu invece non esageri, nooo... modus operandi...»

Conan lo fulminò: «È latino, ignorante.»

«Guarda che il latino lo conosco come e più di te.»

Il bambino lo guardò sorpreso: «Davvero?»

Kaito dovette mordersi la lingua. Come poteva spiegargli che era la lingua più diffusa nel mondo magico, dopo l’inglese? E poi, alle elementari giapponesi si insegnava il latino? Scosse la testa e si affrettò a cambiare argomento.

«Guarda, c’è una risposta anche per te.»

 

Ah, così abbiamo due fake! Bene, la sfida si allarga anche a te, finto Kudo del ****

Diteci solo dove!

 

«Gli asterischi per cosa stanno?»

«Per insulti che il blog automaticamente censura.»

Conan sospirò: «Ecco, se ancora fosse servito, ora direi che abbiamo la prova definitiva che questo è un falso Kudo

«E hanno tradito di essere in combutta, l’ultimo messaggio era al plurale.»

«Già. E ora che li abbiamo innervositi, dove...»

Un ultimo messaggio comparve all’improvviso, a firma Jirokichi Suzuki:

 

Luogo e premio in palio li decido io: hotel Suzuki, 50° piano. L’obiettivo dei due Kid sarà la Lady Hope, lo smeraldo da poco acquistato da me. Vi aspetto tutti e quattro, Kid e Kudo, per stabilire chi sia chi.

Fate del vostro meglio.

 

Conan e Kaito si guardarono perplessi.

«L’hai invitato tu?»

«No. Il professore?»

Conan armeggiò un po’ col cellulare.

«Non ne sa nulla. Deve aver hackerato il blog indipendentemente.»

Kaito sospirò: «Bene, come al solito quell’uomo ha fatto di testa sua e ha mandato a monte tutto.»

«Bè, no, qualcosa si può ancora fare.»

«Già. Chiama a raccolta i tuoi complici, abbiamo quattro giorni per creare un piano di guerra.»

 

Il vento soffiava forte, così tanto che per le strade si alzavano piccoli vortici di polvere, che costringevano i malcapitati passanti a chiudere gli occhi e la bocca. Il pubblico davanti all’hotel Suzuki, tuttavia, non ci faceva minimamente caso, e continuava imperterrito a gridare e a cercare di mostrare cartelli inneggianti al proprio favorito. Da una finestra al ventesimo piano, il detective osservava tutto questo pensieroso, cercando disperatamente di trattenersi dal grattarsi una guancia.

«Finalmente ti sei deciso a mostrarti, Kudo

Il ragazzo si voltò: «Io invece non sapevo se saresti davvero venuto con questo vento, Kid

La persona che aveva di fronte non aveva gli abiti di Kid, ma dei semplici jeans e maglietta nera, con un cappellino che gli copriva leggermente il volto: «E perché mai un po’ di vento avrebbe dovuto fermarmi?»

Il detective sorrise beffardo: «Riuscirai a sfuggire senza deltaplano?»

Il ladro impiegò un paio di secondi a rispondere: «Un prestigiatore ha sempre un piano B, Kudo”, non preoccuparti per me.»

Una voce all’orecchio del detective gli ripeté: «Non preoccuparti e vai avanti come concordato, non c’è problema, non cambia nulla.»

A casa del professor Agasa, allontanando il microfono dalla bocca, Conan sospirò: «Kid ha capito tutto.»

Yukiko ridacchiò: «Era prevedibile. Sono brava con il trucco, ma lontana anni luce dal mio maestro, pace all’anima sua.»

Conan impiegò qualche secondo per ricordarsi a chi si stesse riferendo sua madre, poi gli tornò in mente: da giovane, per un ruolo in un film, aveva preso lezioni dall’ormai defunto Toichi Kuroba, all’epoca il miglior prestigiatore del Giappone, insieme a quella che sarebbe poi diventata Vermouth degli Uomini in Nero che lo avevano rimpicciolito. Ma quella era tutta un’altra storia.

Scosse la testa scocciato: «No, credo che il problema sia stato un altro. Heiji si è lasciato “sfuggire” un po’ del suo accento di Osaka.»

La donna sorrise: «Non credo sarà un problema, dopotutto Heiji ti ha già interpretato in un’altra occasione e se l’era cavata alla grande, no?»

«Già…»

Il bambino fece un veloce zapping fra le reti televisive che stavano tramettendo l’evento per controllare la situazione da varie angolazioni. Era stato costretto a rifiutare l’insistente invito di Jirokichi Suzuki con la scusa dell’influenza; seppure gli avrebbe fatto comodo poter controllare la situazione con i propri occhi, sarebbe stato troppo difficile interpretare il ruolo di Conan e contemporaneamente suggerire al finto Shinichi. Poteva solo affidarsi alle televisioni, alla microcamera nascosta nella cravatta indossata da Heiji e al grande intuito del detective di Osaka.

 

Kaito, armeggiando con la sua pistola sparacarte, non perdeva mai d’occhio “Shinichi Kudo”. Ormai gli era chiaro che qualcosa di grave era successo al vero detective, se per ben due volte aveva mandato qualcuno a sostituirlo, uno dei quali veramente ben truccato, seppure non preparatissimo per l’interpretazione. Si ripromise di approfondire la questione in un momento più tranquillo.

Il detective guardò l’orologio: «Credo che dobbiamo salire, è quasi l’ora.»

«Conan ti ha informato del piano che avevamo ideato insieme?»

«Ovviamente. Tu hai allertato chi avresti dovuto?»

Kaito annuì: «Anche se è stato meno facile del previsto…»

 

«Non credevo saresti stato così sfrontato da venire a sfidarmi in abiti civili, Kid…»

Kaito fece un sorrisino sfrontato: «Ancora? Quante volte te lo devo dire, Saguru? La tua è solo una fissazione…»

In realtà il prestigiatore dovette fare ricorso a tutta la sua faccia da poker per nascondere il profondo sollievo nel ritrovarlo esattamente come al solito. Non aveva più avuto modo di rivedere il detective dall’inizio dell’anno scolastico, quando era salito, grazie a una fortuna sfacciata, sull’Espresso per Hogwarts. Aveva ancora vivido il ricordo di quel momento d’isterica pazzia che aveva colto Saguru quando si era reso conto di avere a che fare con della vera magia, ed era felice che l’incantesimo di memoria avesse fatto il suo dovere, per una volta. L’ultimo con cui aveva avuto a che fare, quello con Allock, non era finito altrettanto bene.

«Te l’ho detto, ho sentito Aoko discutere con suo papà di questa sfida fra un vero e un falso Kaito Kid, e ho pensato che l’informazione potesse interessarti.»

Saguru scosse la testa: «Eppure dalle informazioni in mio possesso l’ispettore Nakamori ha ricevuto solo questa mattina un messaggio di Kid che lo avvisava che questa volta non si sarebbe trattato solo di un emulatore.»

Kaito lo guardò sorpreso: «Una volta o l’altra mi dovresti davvero spiegare che razza di rete d’informatori hai!»

«Tu dovresti saperlo benissimo, un mago non rivela mai i suoi trucchi.»

«Touché.»

Kaito fece per andarsene, ma Saguru lo fermò.

«Se tu ti trovassi davvero nei panni di Kid, e io fossi lì presente per catturare lui o il suo emulatore… ti lasceresti prendere?»

Kaito sorrise divertito: «Solo se tu o l’emulatore foste così bravi da superarmi.»

Saguru si lasciò sfuggire un sorriso e Kaito si affrettò ad aggiungere: «Se fossi Kaito Kid, chiaramente.»

«Chiaramente.»

Saguru sospirò, mentre il prestigiatore si allontanava: «Capisco. Direi che potrei aver appena trovato un impegno per la serata di giovedì…»

 

«Sappi solo che ho fatto tutto ciò che era in mio potere per avere presenti anche le forze di polizia.»

«Ottimo.»

Kid aprì la porta e si diresse verso l’ascensore: «E allora… si va in scena!»

 

Alle dieci in punto tutti gli sguardi dei fan erano puntati sul balcone del cinquantesimo piano dell’hotel Suzuki. Come sarebbe apparso il primo Kid?

Un leggero rumore scoppiettante e una volata di fumo grigio inondarono il parapetto.

«Che succede?»

«È Kid

«Non si vede nulla!»

«Forse è un incendio!»

«Chiamiamo i pompieri?»

Conan, dietro lo schermo televisivo, sorrise. Anche se le telecamere non lo aiutavano, poteva quasi immaginarsi la scena.

 

«No, no, no, non così… perché oggi non funziona?»

Una figura vestita di bianco era china a terra, a cercare di aggiustare dei fumogeni che stavano spargendo fumo davanti a lei e che la facevano tossire violentemente.

«Temo che sia a causa del vento.»

La persona china trasalì dallo spavento, guardandosi intorno con difficoltà, viste le lacrime agli occhi per il troppo fumo. Non c’era nessuno, eppure la voce continuava a parlare: «Siete stati sfortunati, nelle vostre precedenti apparizioni il tempo era perfetto, ma oggi la situazione è più complessa. Piazzare i fumogeni è un’arte che va perfezionata con tempo e dedizione. Per esempio…»

Uno schiocco di dita, perfettamente udibile anche dalla folla sottostante, e il balcone venne illuminato da luci abbaglianti. Il vento sembrò spazzare via i fumogeni mal piazzati, mentre coriandoli, brillantini e del nuovo fumo bianco avvolgevano la ringhiera in volute dai disegni artistici, che sembravano non essere assolutamente disturbate dal vento impetuoso e che nascondevano egregiamente la figura a terra. Perfettamente in equilibrio sul corrimano, invece, un Kaito Kid con le braccia spalancate gridò: «Ladies and gentlemen, buonasera! È giunto il momento dello show!»

Mentre la folla esultava, ognuno dalle proprie postazioni, Conan, Saguru e Nakamori guardarono l’ingresso in scena del ladro prestigiatore e commentarono sospirando: «Questo è Kid…»

Il finto Kid, ancora rannicchiato a terra, osservava lo spettacolo stupito tanto quanto la gente a terra. Aveva brividi di freddo e guardandosi intorno gli fu chiaro il motivo: a provocare il fumo non erano dei fumogeni, ma del ghiaccio secco piazzato intorno a loro. Quando lo aveva messo?

Kaito si voltò appena, sussurrando: «Ora capisci la differenza?»

Il secondo Kid annuì appena, immobile.

«Un vero prestigiatore non perde mai il controllo dello show, e se necessario adotta molti piani alternativi per fare fronte a qualunque imprevisto.»

Il secondo Kid annuì ancora.

«Temo che la nostra personale sfida sia già finita prima di cominciare. Dunque…»

Con uno schiocco di dita fece comparire una rosa rossa che offrì al secondo Kid. In un attimo il volto di quest’ultimo divenne completamente rosso.

«… come avevate intenzione di continuare il vostro spettacolo, milady?»

 

Jirokichi Suzuki non perdeva di vista un momento gli schermi dove le sue telecamere di ultima generazione gli trasmettevano continuamente le immagini del suo smeraldo e dei corridoi intorno. Il Lady Hope era sempre lì, circondato dai laser di protezione. Per il vero Kid in realtà non sarebbe stato un sistema di sicurezza particolarmente problematico, ma per uno falso…

 

«Uhm… e ora cosa faccio?»

Una figura misteriosa, in un angolo del corridoio, sbirciava con circospezione la sala incriminata. Aveva lanciato del borotalco per scoprire l’eventuale presenza di laser, e si stava congratulando con se stesso per l’idea. Il problema era trovare il modo di aggirare l’ostacolo. Si strinse ancora di più nel mantello, per non rischiare di sfiorare involontariamente i raggi invisibili.

«Io ti suggerirei di cominciare a decidere il ruolo da interpretare.»

Il ragazzo trasalì e si voltò, trovandosi davanti Shinichi Kudo che lo fissava strafottente.

«Ti dirò, vedere la mia divisa sotto il mantello e il cilindro di Kid mi lascia alquanto confuso…»

Di tutta risposta il ragazzo gli buttò in faccia un fumogeno e gli lanciò anche il mantello di Kid, per poi correre verso il gioiello. La prudenza, a quel punto, poteva anche risparmiarsela.

Il detective intanto aveva fatto in tempo a coprirsi un po’ il volto con la manica della giacca, ma stava comunque lacrimando parecchio.

«Non strofinarti la faccia o il trucco andrà via!»

Heiji imprecò rivolto all’auricolare: «Lo so! Ma non ci vedo! Al diavolo, non me l’aspettavo!»

Cercando di non far saltare la sua copertura, Heiji si precipitò nella stanza, trovandosi di fronte un agguerrito ragazzino che cercava, con maldestre acrobazie, di passare oltre i laser di sorveglianza. Si appoggiò al muro a braccia conserte, con un sospiro.

«Vedo che non hai intenzione di arrenderti.»

Il ragazzo continuò, con la lingua di fuori per la concentrazione: «Sono arrivato fino a qui, sarebbe stupido farlo ora.»

«Smettila. Non sei un ladro, né un prestigiatore, né un detective. Questa non è una sceneggiata, come quelle che avete fatto finora.»

«Appunto. È arrivato il momento di dimostrare il mio valore!»

«Come, lasciando la tua ragazza a distrarre il pubblico nei panni di Kid mentre tu fai tutto il lavoro sporco?»

Il ragazzo trasalì, colto di sorpresa.

«Sei davvero il detective in gamba che dicono. Non pensavo avresti capito tutto così in fretta.»

«Non era così difficile. Lei si occupa del trucco, dei costumi e di fare scena nei panni di Kid, ma in realtà è lei la complice. Tu copri contemporaneamente il ruolo di ladro e detective.»

Il ragazzo sorrise con soddisfazione: «E siamo stati in gamba, finora ci sono cascati tutti.»

Il detective scosse la testa: «Solo i fan che non vedevano l’ora di un nostro ritorno. La polizia non si è mai interessata a voi perché è stato chiaro fin da subito che si trattava di cattivi emulatori. E nessuno che mi conosca di persona si è mai lasciato ingannare dai tuoi messaggi.»

Il ragazzo alzò le spalle: «Tanto mi basta.»

Allungò la mano verso il gioiello. Gli mancava così poco per prenderlo…

«Fermati. Se ti costituisci adesso al massimo ti incrimineranno per violazione di domicilio. Per gli altri “furti”, dopotutto, avevate le chiavi per entrare.»

Il ragazzo si morse un labbro.

«Mi dispiace, sono arrivato troppo oltre.»

Allungò ancora di più il braccio, fino a sfiorare il Lady Hope.

«FERMATI, SATORU!»

Il ragazzo si bloccò per un momento: «Asako

La ragazza lo guardò con le lacrime agli occhi: «Per favore, fermati. Va bene così, dai…»

Satoru la guardò sconvolto: «Cosa dici? Siamo a un passo dall’obiettivo…»

Il suo sguardo passò dal volto della fidanzata alla rosa che stringeva in mano, per finire sul volto di chi l’aveva accompagnata. Il volto divenne rosso di rabbia.

«TU! È TUTTA COLPA TUA!»

Fregandosene degli antifurti, corse infuriato verso Kaito Kid: «LEI TI ADORA, TU ME L’HAI PLAGIATA! NON ME LA PORTERAI VIA!»

Heiji alzò lo sguardo verso le telecamere. Evidentemente Suzuki aveva capito la situazione e aveva disattivato gli antifurti.

Kaito si limitò a sparire in una nuvola di fumo e a riapparire poco più in là: «Mi dispiace, ma io non le ho detto proprio nulla.»

Asako prese il ragazzo per il braccio, per poi abbracciarlo: «È vero, sono venuta qua da sola, lui mi ha solo seguita. Non mi interessa più farmi notare da mio padre, né questo gioco. Per favore, andiamo via…»

Il detective si avvicinò: «Venite con me, vi accompagno dai poliziotti…»

Ma Satoru, vedendo il ragazzo allungare la mano verso il braccio di Asako, scattò furioso.

«NON LA TOCCARE!»

Heiji agì d’istinto, e fu un bene. Fece un balzo all’indietro, proprio mentre il ragazzo tirava fuori da sotto la giacca della divisa di Shinichi un taser. Conan gli urlò qualcosa nella cuffietta, ma non ci fece praticamente caso, quello che udì distintamente invece fu la voce di Kid.

«PRENDI!»

Alzò il braccio e afferrò al volo l’arma migliore che il prestigiatore potesse porgli. In un attimo, con pochi e precisi colpi di kendo, il detective fece saltare di mano al ragazzo l’arma e lo atterrò.

Satoru lo guardò sconvolto: «Pensavo di sapere tutto di te, Kudo… sapevo che sapevi sparare e guidare, ma non avevo trovato alcuna informazione sul fatto che pratichi kendo!»

Il detective lo guardò sospirando: «Allora evidentemente non sei un gran detective.»

Il ragazzo abbassò lo sguardo: «E neanche un ladro.»

«No. Ma sei una persona che vuole realizzare i desideri di chi ama. Puoi ancora trovare la tua strada.»

Satoru rimase in silenzio, mentre Saguru, entrato in quel momento nella stanza, prendeva in custodia la finta Kid e Nakamori si apprestava a mettere le manette al finto Kudo.

L’ispettore li guardò sorpreso: «Questa non me la sarei mai aspettata… Asako Takatori, figlia del direttore della Banca Centrale di Tokyo, e Satoru Atsuzawa, figlio del direttore della mostra privata!»

Saguru sorrise: «Chi meglio dei figli dei direttori per potersi impossessare delle chiavi?»

Asako piagnucolò: «Papà pensava solo al lavoro, volevo solo che si ricordasse un po’ anche della sua famiglia…»

Nakamori sospirò: «Alla fine, è sempre colpa di noi padri troppo occupati dal lavoro, temo… bene, quindi tutto a posto, no?»

La voce di Suzuki si diffuse per tutti i corridoi dell’hotel: «TUTTO A POSTO UN CORNO, ISPETTORE! GUARDATE!»

Tutti i detective presenti ebbero un brutto presentimento e si voltarono verso la teca al centro della stanza. Il Lady Hope era scomparso.

Heiji si buttò all’inseguimento: «Kid! Questo non era nei piani!»

Saguru, con la solita grazia, si limitò a voltarsi verso l’ispettore e a consegnargli Asako: «Mi scusi, il dovere mi chiama. Li tenga lei, per piacere.»

A Nakamori non rimase altro che guardarlo sconvolto allontanarsi di corsa: «Ehi, dove andate? Non vale, anche io volevo inseguire Kid! Sono mesi che non posso farlo, non toglietemi questo piacere!»

 

Veloce come un lampo, Kaito si era diretto verso il tetto. Non avrebbe ancora avuto molto tempo per poter controllare lo smeraldo alla luce della luna piena, prima che i detective si ricordassero di lui. Jirokichi Suzuki aveva cercato di bloccare gli ascensori, ma non aveva fatto in tempo. Ormai era già sulla scala antincendio esterna all’edificio, e con pochi abili balzi sul tetto. Il vento continuava ad essere fastidioso, ma non abbastanza da impedirgli di alzare la gemma verso l’astro d’argento. Niente, neanche quella volta aveva potuto vedere la luce rossa di Pandora. Sospirò rassegnato, poi gli venne in mente una cosa.

 

«Cercava di mettere le mani sulla Pietra Filosofale.»

«Di cosa si tratta?»

«È una pietra rossa con la quale è possibile distillare l’Elisir di lunga vita. È stata creata da Nicolas Flamel, che grazie ad essa è rimasto in vita per...»

«Scusa un attimo... Elisir di lunga vita? Una cosa che rende... immortali?»

«, sì, finché lo si assume... dopodiché si muore, naturalmente. Con la distruzione della Pietra, infatti, Flamel e la moglie sono morti e...»

«Distrutta?»

«Sì... Harry l’ha polverizzata per impedire a Tu-Sai-Chi di prenderla.»

 

Il prestigiatore rimase lì, immobile, per qualche secondo, poi scoppiò a ridere. Stupido, stupido Kaito! Perché aveva fatto tutta quella fatica? Dopotutto Hermione glielo aveva detto chiaramente, la Pietra Filosofale, alias Pandora, era stata distrutta da Harry…

Un forte rumore annunciò l’apertura della botola: «Kid

Il prestigiatore rimase lì, fermo, a guardare Kudo uscire dall’edificio per raggiungerlo.

Sorrise.

Perché lo aveva fatto?

Ma per misurarsi ancora con loro, con quei detective che lo mettevano sempre di fronte a nuove sfide.

«Benvenuto Hattori! Ti aspettavo!»

Il ragazzo lo guardò sorpreso: «Come…»

«So di un solo detective che conosce così bene sia me che Kudo e con l’accento di Osaka.»

Heiji sospirò: «Questo mio accento…»

Kid sorrise: «A me piace molto.»

E mi permette di riconoscerti sotto qualunque maschera, aggiunse fra sé e sé.

«Quindi... giri sempre con una spada da kendo sotto il mantello?»

Il prestigiatore ridacchiò, ma non ebbe il tempo di rispondere. Saguru comparve quasi subito alle spalle di Heiji. Kaito, con un cenno della testa e un sorriso, si congedò dall’investigatore di Osaka, per poi dare le spalle ai due e andare verso il bordo del tetto. Si fermò per un secondo, uno solo.

Non importava quante meraviglie Hogwarts potesse insegnargli, non riusciva ancora a fare a meno di quel brivido, proprio no.

«Mi dispiace, per questa sera lo show finisce qui.»

E con un gesto fulmineo e inaspettato si buttò giù dal tetto. I due investigatori corsero verso la balaustra.

«Ma è pazzo? Non riuscirà ad aprire il deltaplano con questo vento!»

Il pubblico, ancora in attesa dei suoi beniamini, vide una figura bianca precipitare a peso morto dal palazzo, per poi sparire intorno al quindicesimo piano in una nuvola di fumo. La gente rimase con il fiato sospeso, mentre, dallo schermo televisivo, Conan si limitò a sospirare malinconico.

Yukiko ridacchiò: «Sembra che vi sia sfuggito anche questa volta.»

Il bambino alzò le spalle: «Non era il mio obiettivo. Questa caccia finale è stata totalmente un fuori programma...»

«Però potevi aspettartelo, è pure sempre Kaito Kid

Conan rimise all’orecchio la cuffietta: «Già... ma per questa volta Shinichi gli doveva un favore.»

Poi, avvicinandosi al microfono, disse: «È andato, non stare lì a crucciarti, vieni via appena puoi, il professore è già partito. Hai fatto un ottimo lavoro.»

Forse era così, ma Heiji non poté non rimanere con l’amaro in bocca sapendo che Kid era sfuggito anche stavolta. Forse meno di Nakamori e Saguru, che avevano proprio l’aria di esserci rimasti male, forse poteva consolarsi con l’arresto dei due sosia che tanti guai avevano provocato, o con il ritrovamento del Lady Hope, appeso al collo di Lupin, il cane di Suzuki con cui Kid in passato aveva avuto molto a che fare. Forse era anche giusto così, che la cattura di Kaito Kid rimanesse una chimera per ogni aspirante detective voglioso di avventurarsi in quell’impresa.

Forse.

Ma si ritrovò a salire nel maggiolino del professor Agasa con l’amara consapevolezza che la folla non avrebbe mai osannato un detective per la cattura di un ladro prestigiatore quanto quel pubblico stava festeggiando la fuga di Kaito Kid dalla polizia. Poco lontano, anche Kaito, salito sulla macchina di Jii, arrivava con un sorriso malinconico alla stessa conclusione.

Non importava per quanto tempo potesse sparire, il Giappone aveva ancora bisogno di un Kaito Kid.

 

 

«Allora, Kaito? Vieni?»

«Sì, Aoko, arrivo!»

«Muoviti, o non troveremo più posto in piscina!»

Il prestigiatore guardò con un filo di malinconia la ragazza. Era felice di poterla ritrovare, però un pensiero ancora lo tormentava.

«Mi aspetteresti ancora cinque minuti?»

Aoko lo guardò disperata: «Ma siamo già in ritardo!»

«Cinque minuti soli, devo andare in bagno.»

La ragazza gli prese la borsa da mare: «Muoviti!»

Kaito rientrò in casa, si appoggiò alla porta e, con un profondo respiro, cercò di concentrarsi. Non lo aveva ancora mai fatto al di fuori di Hogwarts, ma con Harry ci era riuscito benissimo, quindi perché non provarci?

Un paio di secondi e si smaterializzò, ritrovandosi in un ambiente piccolissimo e buio. Impiegò qualche secondo a riconoscere uno sgabuzzino delle scope e sospirò.

Dove si era cacciato questa volta?

Un urlo familiare lo fece trasalire: «Muoviti, siamo in ritardo per la piscina!»

«Un attimo!»

Il mago trasalì. Quelle voci le conosceva bene!

Con un po’ di riserva, aprì la porta dello sgabuzzino quel tanto che bastava a sbirciare, trovandosi di fronte un Conan trafelato che finiva di preparare uno zaino.

Conan?

Cosa c’entravano loro? Lui aveva chiaramente pensato di smaterializzarsi da...

Kaito sbarrò gli occhi. Prima di Hogwarts avrebbe fatto fatica a crederci, ma dopo Pozioni Polisucco e quant’altro...

«Arrivo Ran

In silenzio, il mago richiuse la porta e tornò a casa sua, pronto a tenere l’ennesimo segreto. Dopotutto cosa ci avrebbe guadagnato nel diffonderlo? Con un altro sospiro, aprì la porta.

«Ci sei? Dai, andiamo!»

Kaito sorrise con un filo di malinconia alla sua amata: «Sì, certo.»

Poi, dopo qualche passo, esclamò: «Sai, potremmo incontrare qualcuno che conosco in piscina.»

«Davvero? E come fai a saperlo?»

Kaito sorrise: «Ho le mie fonti.»

E rubandole il cappello corse davanti a lei, costringendola a seguirlo.

Sorrise. Adesso sì, adesso le sue vacanze potevano cominciare!

 

 

 

 

E rieccoci qua! Ci è voluto un pochino a creare questo capitolo, ma anche grazie all’aiuto di darkroxas92 è stato arricchito da una bella sorpresa che spero vi faccia piacere!
E dal prossimo capitolo, finalmente, entriamo nelle pagine dell’Ordine della Fenice. Spero che la storia continui a catturare il vostro interesse anche se i tempi di pubblicazione si sono dilatati. Sto riportando i capitoli anche sul mio account di AO3, e devo dire che la storia sta riscuotendo un discreto successo (ma siamo intorno al capitolo 13, ben lontani, qua avrete sempre le anteprime).

Ringrazio come sempre per i commenti Serena Leroy e fenris e vi aspetto al prossimo capitolo!

Hinata 92

  
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