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Autore: kiku_san    19/02/2021    0 recensioni
[WinterWidow // What if? // Post-Endgame]
Lui è un ex-killer dell’Hydra, lei un’ex-spia russa
Quello che desiderano è vivere una nuova vita insieme, libera dagli incubi del passato, ma quello che possono fare è solo procedere per tentativi, cercando di fare del loro meglio: due supereroi che cercano di gestire un’esistenza low profile a New York, tra azione, gelosie, battibecchi e amore.
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1.# E’una messa alla prova?
2.# Intuito femminile. [Guest Star: Falcon/Sam Wilson]
3.# Ringraziami sorella. [Guest Star: Black Widow/Yelena Belova]
4.# Marvel Comics.
5.# Io odio i ragni! [Guest Star: Spiderman/Peter Parker]
6.# 10 Marzo.
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CASA BARNES


falconquality



2. Intuito femminile.


Sta albeggiando quando Bucky esce, fuori accostato al marciapiede c’è un furgone blindato che lo aspetta con il motore acceso.
“Sei in ritardo” lo apostrofa Sam, quando entra.
“Non è vero, sei tu in anticipo” risponde, buttando il borsone con le armi sul sedile posteriore.
Sam lascia andare un respiro profondo: “Senti Barnes abbiamo una missione da portare a termine, che ne dici se ci concediamo una tregua e mettiamo da parte i nostri dissapori per il momento?”
“Di quali dissapori stai parlando, sei tu che ce l’hai con me.”
“Io?? Questa è buona!”
Sam decide di chiudere la conversazione e si concentra sulla guida, le strade sono quasi deserte e l’auto si allontana dalla città seguendo una rotta che li porterà sul luogo della missione.
“A proposito… Ti devo un favore” borbotta dopo un po’ Bucky con voce ruvida.
Sam gli concede uno sguardo interrogativo.
“Per non aver detto a Nat della mia telefonata” specifica Bucky, sforzandosi di sputare fuori le parole il più gentilmente possibile.
“Non so di che telefonata stai parlando” replica Sam senza togliere gli occhi dalla strada, ma con un mezzo sorriso che non riesce a trattenere.
Bucky lo guarda incerto, poi scuote la testa: “Scusa ma il mio cervello a volte mi gioca brutti scherzi, hai ragione tu, non c’è mai stata nessuna telefonata tra noi” e un sorrisino impercettibile gli alza gli angoli delle labbra.
Cala di nuovo il silenzio e Sam decide che è meglio così; in tutta onestà non ha nulla contro il Sergente James Buchanan Barnes eroe della seconda guerra mondiale ed amico d’infanzia del Capitano, ma non riesce ancora a dissociarlo del tutto dal Soldato d’inverno, il killer dell’Hydra, la pietra dello scandalo che ha portato il Capitano a diventare un ricercato. Per questo pensa che la cosa migliore da fare sia quella di mantenere un rapporto professionale e civile, evitando il più possibile interferenze emotive sgradevoli, ma soprattutto inutili e controproducenti per il buon esito delle missioni; anche se deve ammettere suo malgrado, che più conosce Bucky e più capisce perché il Capitano fosse disposto a tutto pur di non lasciarlo indietro.
Dopo circa un paio d’ore arrivati al punto prestabilito lasciano l’auto su una strada sterrata e si incamminano tra gli alberi, per raggiungere una miniera d’argento apparentemente in disuso.
Macchinari di scavo e di trasporto sono parcheggiati ad arrugginire e le baracche dei minatori stanno degradandosi aggredite dalla vegetazione tropicale, ma le informazioni che hanno ricevuto lo indicano come il posto dove Zemo, fuggito dal carcere di massima sicurezza in cui era rinchiuso, incontrerà alcuni esponenti del Cartello del Golfo: nuovi finanziatori per un piano che dovrebbe sovvertire una qualche fragile democrazia, forse il primo passo per qualcosa di più eclatante, conoscendo la sua follia e la sua voglia di vendetta.
Appostati fuori dall’unico gruppo di fabbricati dall’aria solida, ci sono alcuni uomini di guardia con i mitra imbracciati e le facce da duri, apparentemente niente di più che manovalanza criminale.
“Tu occupati dell’esterno io faccio irruzione, lasciami avvicinare e poi inizia a creare un diversivo” bisbiglia Bucky e si allontana furtivo.
Tutto però succede molto rapidamente e non secondo i piani: gli uomini non sembrano sorpresi quando Falcon entra in azione e ci sono postazioni, prima nascoste, dalle quali tiratori scelti lo prendono di mira. Non si tratta di una banda di criminali, ma di un gruppo paramilitare ben addestrato e con in dotazione armi sofisticate ed estremamente efficaci e Sam lo capisce un attimo troppo tardi.
“Barnes è una trappola, ci stavano aspettando, esci subito da lì, ci ritiriamo.”
Ma la comunicazione con Bucky risulta interrotta e Falcon non può far altro che cercare di fare il maggior danno possibile, sperando di vedere da un momento all’altro il Sergente uscire dall’edificio da dove è sparito.
Dopo aver distrutto diverse postazioni, senza però essere riuscito ad apririsi un varco verso le costruzioni principali, la sua attenzione viene attirata dal rumore delle pale di un elicottero che si alza in cielo.
“Dove pensi di andare?” borbotta cercando di mirare al rotore, ma il fuoco di una mitragliera con proiettili ad alto esplosivo perforante lo costringe a zigzagare per cercare di mettersi al riparo, finchè un proiettile colpisce un’ala del jet pack mandandola fuori uso.
Falcon atterra poco lontano, giusto in tempo per vedere l’elicottero cominciare a perdere quota fino a schiantarsi tra gli alberi della foresta e dopo un attimo impattare al suolo con una detonazione.
Stranamente dopo la caduta dell’elicottero sembra che nessuno badi più a lui, gli spari sono cessati e nessuno sembra essere sulle sue tracce e Sam riesce a raggiungere il furgone dove può mettersi in contatto con la base.
“Sono Natasha.”
Sam stringe i denti, tra tutte le persone che avrebbero potuto rispondere, Natasha è quella che non avrebbe proprio voluto sentire.
“Nat la missione è fallita, ci aspettavano, era una trappola.”
“Come state?”
“Io ho il jet pack fuori uso, mi sono allontanato dal punto d’attacco, Bucky…”
“Cosa?”
“Lui ha fatto irruzione all’interno, non l’ho più visto, non riesco a contattarlo. E’ decollato un elicottero, non so se lui fosse a bordo ma non è andato lontano, c’è stato uno schianto.”
“Arriviamo, allontanati da lì, ti do le coordinate di dove atterreremo.”
“Nat mi dispiace…”
La comuncazione è già spenta, Sam sa che la donna tra poche ore arriverà, ma sa anche che con tutta la sua efficienza, la sua organizzazione e la sua capacità di uscire fuori dalle situazioni più complicate, quando arriverà non potrà far altro che constatare il disastro.

Natasha ha compartimentato il suo cervello, ha spostato la notizia che Bucky non è con Sam, con tutto ciò che questo può implicare: prigioniero, ferito, morto, in una parte che non intralcia la sua capacità decisonale, la velocità nei preparativi e il piano d’intervento. E’ così che lei funziona, è così che le hanno insegnato fin da bambina: le emozioni, il dolore, la paura sono solo intralci ingombranti che rendono meno efficienti ed efficaci; se indulgesse a pensare a quello che potrebbe essere successo a Bucky il suo rendimento non arriverebbe al 100% e questo non sarebbe d’aiuto a nessuno.
Raggiunge di corsa Bruce, nella sua versione permanente di Professor Hulk, rintanato nel suo laboratorio e lo ingaggia per la missione senza neppure spiegargli di che si tratta e dopo neppure un quarto d’ora già stanno lasciando New York per il Messico a bordo del quinjet.
Dopo aver impostato il pilota automatico, Nat si allontana e controlla un localizzatore di posizione che porta al polso con aria attenta, c’è un bip verde che non si muove, che non si è mai mosso da quando Sam l’ha chiamata e lei ha azionato il dispositivo.
“Bucky è in gamba, non ti preoccupare, lo troveremo, a costo di disboscare tutta la foresta” la mano verde ed enorme di Bruce le sfiora la spalla con estrema delicatezza e Natasha non può far altro che annuire.
Quando il quinjet atterra, dopo aver recuperato Sam e aver rilevato con il termoscanner figure armate che stanno setacciando la foresta, il piano d’intervento è presto deciso.
“Bruce tu e Sam occupatevi di loro, io vado a recupare James” Natasha ha la voce decisa e ferma di chi non intende perdere un minuto di più in chiacchere.
“Senti Nat se Bucky era su quell’elicottero non so se…” Sam non vuole completare la frase, sa che non ce n’è bisogno, non è facile sopravvivere ad un incidente del genere.
“Non è morto, lo stanno cercando, non hanno trovato il suo corpo e io so dov’è, devo solo andare a recuperarlo.”
“Sai dov’è?”
“Sì. Teniamoci in contatto, avrò bisogno di voi, penso che abbia qualche problema a muoversi.”
Sam la guarda sbalordito ma decide di non ribattere, ma solo di eseguire quanto gli è stato ordinato.
Natasha si lancia nella foresta che ben presto diventa intricata e impraticabile rendendo difficile l’avanzata, sente alcuni colpi d’arma da fuoco echeggiare e pensa che Falcon sta liberando il cammino, sente alcuni alberi schiantarsi e sa che Bruce-Hulk si sta facendo largo a modo suo, ma tutto questo le arriva come un rumore di sottofondo che non intacca il suo pensiero principale: -Lui non si muove, è fermo da troppo tempo, perché non si muove?-
Trova sulla sua strada un paio di uomini che elimina senza neppure guardarli in faccia, senza quasi fermarsi, finchè arriva al punto e lo vede: è seduto con la schiena appoggiata ad un albero, una pistola mitragliatrice in mano, una gamba distesa legata all’altezza della coscia e una pozza di sangue che arrossa la vegetazione intorno, tiene gli occhi chiusi ma li apre appena sente il rumore dei suoi passi che si avvicinano.
“Sono io James, abbassa l’arma, sono venuta a prenderti.”
“Natalia?”
“In carne ed ossa. Fammi dare un’occhiata alla gamba.”
Si china e toglie dallo zaino un kit di pronto soccorso con cui medica la ferita.
“Hai perso parecchio sangue, ora chiamo i ragazzi.”
“Come hai fatto a trovarmi?” mormora Bucky cercando di tenere gli occhi aperti.
“Intuito femminile.”

Quando Bucky apre faticosamente gli occhi quello che vede sono cavi ed elettrodi attaccati al petto e aghi nel braccio e l’istinto è quello di cercare di strapparseli, ma una mano lo blocca.
“Tesoro è tutto a posto, sei al sicuro.”
Natasha è lì accanto e lo guarda con un sorriso che è difficile vederle sul volo, perché è tenerezza allo stato puro, senza il solito cinismo ad offuscarla.
“Sei nel reparto medico dell’Academy, hai perso molto sangue ma per il resto sei a posto, fra un paio di giorni ti porto a casa.”
“Era una trappola Natalia, hanno organizzato tutto per catturarmi: mi hanno sparato con proiettili sedativi e c’era già un elicottero pronto al decollo per portarmi via, il loro unico errore è stato quello di usare solo un paio di dosi di sedativo, mi hanno intontito solo per un po’, poi quando ho cominciato a rinsavire li ho sentiti parlare tra loro, dicevano che Zemo li aspettava, che era riuscito a recuperare dei vecchi progetti di Zola per ricostruire la macchina, che mi avrebbe fatto tornare ad essere il Soldato d’inverno. Ho agito d’istinto, ho eliminato gli uomini sull’elicottero ma nella collutazione uno dei proiettili rimbalzando ha colpito il quadro comandi, siamo precipitati, sono riuscito a saltare giù prima dello schianto ma una scheggia mi ha colpito.”
Nat ha un tremito di rabbia che non riesce a bloccare del tutto: “Ora riposa, troveremo Zemo e questa volta ti prometto che non finirà in una prigione, ma lo ucciderò personalmente”, poi esce e inciampa in Sam che aspetta fuori con l’aria preoccupata.
“Come sta?”
“Non male, ora sta riposando.”
“Ho bisogno di parlarti Nat.”
“D’accordo andiamo di sopra, ho anch’io delle informazioni da darti.”
Dopo aver riferito a Sam i piani di Zemo e aver bevuto un paio di vodke per farsi sbollire la furia omicida contro quel folle che pensa di poter manipolare di nuovo Bucky per i suoi progetti criminali, Natasha sembra riprendere il suo self-control.
“Di cosa volevi parlarmi?” chiede.
“Mi sento in colpa, avrei dovuto essere più prudente, l’ho mandato allo sbaraglio prima di aver verificato accuratamente la situazione.”
“Immagino che lui non te ne abbia dato il tempo” sbuffa Natasha, “lo conosco.”
“Beh… Comunque sono contento che tu lo abbia recuperato, ma quello che non riesco a spiegarmi è come facevi a sapere la sua posizione in modo così preciso.”
Nat mette il broncio di quando è fortemente contrariata: “Sono una spia Wilson, ho i miei segreti.”
“E’ vero, ma per me prima prima di tutto sei un Avengers, non dovrebbero esserci segreti tra noi, se ci sono segreti non c’è fiducia e se non c’è fiducia come possiamo lavorare insieme?”
Nat sospira: “Dio, mi sembra di sentire Steve, quanto mi manca... D’accordo Wilson, ma mi devi dare la tua parola che non ne parlerai mai con nessuno.”
“Hai la mia parola.”
“Dopo la battaglia finale contro Thanos io e James siamo andati in Wakanda, era necessaria una revisione al braccio e in quell’occasione ho chiesto un favore a Shuri.”
“Cioè?”
“Inserirgli un geo-localizzatore miniaturizzato nel braccio.”
“Mi stai dicendo che tu puoi controllare dove si trova Barnes?”
“E’ così, in qualche modo mi devo tutelare, visto che lui è un incosciente irresponsabile che non sa valutare il pericolo.”
“Stai parlando di quel Soldato d’Inverno che per settant’anni è stato il killer più spietato in circolazione? E’ lui che non saprebbe valutare il pericolo?”
“Il Soldato d’inverno è stato molto sopravalutato, in realtà per quasi tutti quei settant’anni ha dormito e poi non mi piace quel tono ironico che stai assumendo e comunque non ho mai usato il localizzatore fino a ieri.”
“Natasha, tu sei quella che ti incazzi come una iena se Bucky ti fa una telefonata per chiedere dove sei, perché non tolleri che qualcuno ti controlli e gli hai messo un localizzatore a sua insaputa nel braccio?”
“Usando il tuo linguaggio brutale possiamo anche dire così.”
“Tu sei… Non so cosa sei… Pensavo fosse Barnes la persona potenzialmente pericolosa tra noi, ma mi devo ricredere… Un po’ mi fa pena.”
“Oddio, risparmiami la solita solidarietà tra maschietti Wilson” Nat sbuffa, poi all’improvviso i suoi occhi verdi diventano freddi e taglienti, “E non una parola con nessuno o sei morto!”
  
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