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Autore: Stria93    19/02/2021    1 recensioni
Il mondo intorno a te ammutolisce, piomba in un silenzio irreale e assordante che ti preme con forza sulle orecchie. L'occhio destro sbarrato su quell'immagine inequivocabile incisa sulla retina che tuttavia non hai ancora la forza di metabolizzare.
Kakashi estrae il braccio dal suo corpo e lei, senza più sostegni, cade all'indietro come una bambola di pezza.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Obito Uchiha | Coppie: Obito/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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akaiame

È finita.

Lo puoi sentire distintamente in ogni fibra, in ogni cellula, nello squarcio invisibile che ti sconquassa lo sterno.

Quello che resta del tuo corpo rattoppato lo ha già capito, ma la tua mente sconvolta cerca ancora di proteggerti. È una bugia. Non può essere. È tutto sbagliato.

La realtà stessa si è appena frantumata in migliaia di pezzi che ti trafiggono come chiodi di ghiaccio e ogni respiro è un'inalazione di acido che ti corrode i polmoni.

Il mondo intorno a te ammutolisce, piomba in un silenzio irreale e assordante che ti preme con forza sulle orecchie. L'occhio destro sbarrato su quell'immagine inequivocabile incisa sulla retina che tuttavia non hai ancora la forza di metabolizzare.

Kakashi estrae il braccio dal suo corpo e lei, senza più sostegni, cade all'indietro come una bambola di pezza. Non senti il tonfo del suo corpo accolto dal terreno, né le imprecazioni degli shinobi della Nebbia, contrariati per aver perso la loro preziosa arma umana.

Dalla totale assenza di suoni che ti comprime le tempie emerge a un tratto un ronzio che prende a pulsarti nei timpani, sempre più forte. È il richiamo di una bestia appena nata nel tuo ventre e allo stesso tempo primitiva. Ti sta risalendo dall'interno verso la gola, arrampicandosi furiosa, mordendoti e conficcandoti i suoi artigli roventi nello stomaco, nel fegato, nel cuore.

Devi farla uscire, lo sai. Se non glielo permetterai, finirà per ucciderti da dentro, dilaniandoti dalle viscere.

Non che ti importi, a questo punto. Morta lei, quale scopo ti rimane? Non sei che l'ombra di un ricordo, il fantasma di un nome che un tempo ti apparteneva. Che motivo hai per continuare a vagare in quella valle di lacrime e sangue che è la miseria dell'esistenza umana?

Ma un arcaico istinto di sopravvivenza ha infine la meglio e, in un modo o nell'altro, devi dare sfogo a questa belva che senti crescere e ruggire alla base del torace in fiamme. Non è la tua volontà, ma la sua. E non puoi più contrastarla.

Nello stesso momento in cui Kakashi crolla al suolo, rilasci ogni resistenza: sciogli le catene e concedi alla creatura di liberarsi. Il suo ruggito ti si riversa fuori dalla gola in un disumano grido di rabbia e disperazione che pensi ti strapperà via le corde vocali.

Gli shinobi della Nebbia si voltano verso di te, attoniti. Si domandano chi tu sia, da dove sia arrivato e ti danno dello stupido a pensare di poterli affrontare da solo. Sciocchi! Non hanno ancora realizzato la portata della minaccia che incombe su di loro. Non hanno capito di trovarsi in piedi su quelle che diverranno presto le loro tombe.

Uno del gruppo ti scaglia contro una manciata di shuriken che, chissà come, ti passano attraverso. Lo sgomento inizia a farsi strada tra i nemici: non hanno mai visto nulla di simile e cominciano a percepire l'aura sanguinaria che ti ribolle sotto la pelle e si condensa in una nube temporalesca. Puoi sentire la paura serpeggiare tra le loro fila e la risolutezza esibita al principio sfilacciarsi come un filo di cotone tra le dita.

Ma a te non importa. In tutto ciò, un unico pensiero ti satura la mente. Lo rigetti fuori dalle labbra con una voce che stenti a riconoscere: - Non esiste. Tutto questo... NON LO ACCETTERO' MAI! -

E la spinta propulsiva di quella ferma intenzione a negare la realtà si mescola all'impulso di lanciarti all'attacco. Non ti importa di morire ma hai la certezza che non accadrà, perché la potenza che ti scorre nelle vene, sorretta dal dolore accecante che ti infiamma l'occhio destro, non ha eguali.

Gli ANBU della Nebbia cadono come insetti sotto i tuoi colpi micidiali. I loro attacchi non vanno a segno, non ti lambiscono neanche. Uno dopo l'altro, vengono falciati come spighe di grano inermi sotto la lama del mietitore.

L'aria viene pervasa dallo schiocco secco delle ossa che si spezzano, dalle urla di terrore dei tuoi nemici che derivano presto in rantoli strozzati prima che la vita scivoli via da loro. Brandelli di arti e interiora colano al suolo in una macabra composizione senza schema che diverrà presto un lauto banchetto che corvi e lupi si contenderanno.

Non hai idea di quale jutsu tu stia utilizzando e non ti interessa. Sai solo di volere che la sofferenza che ti strazia venga quantomeno ripagata con quella dei responsabili della sua morte. Che il sangue della tua Rin venga compensato almeno di cento volte con il loro. Benché una singola goccia spillata da quell'amatissimo corpo non possa essere risarcita neanche sacrificandole un migliaio di vittime indegne come quei miserabili.

Vuoi fare scempio della loro carne per saziare l'appetito del nume demoniaco che ha preso possesso di te e sta governando i tuoi movimenti. Trucidare quei maledetti non la riporterà indietro, ma la creatura nata dal germe del dolore che ti devasta il petto reclama il suo premio, e tu non intendi opporti.



Il massacro è terminato.

Tutti gli shinobi della Nebbia sono morti. In un battito di ciglia, la landa desolata che ti circonda si è mutata in una palude di fango rosso. Perfino la luna si è vestita di una funerea tonalità cremisi, e la pioggerellina sottile che cade dal cielo vuoto che si sta squarciando sopra di te si intervalla a gocce più pesanti color rubino.

La terra sotto i tuoi piedi è ferita, solcata da fenditure e crepacci generati dalla breve battaglia. Dalla tua furia inumana.

La permeabilità del suolo non è sufficiente ad assorbire la spropositata quantità di sangue sgorgato dai corpi dei tuoi avversari, ora ridotti a un ammasso di cadaveri smembrati. I mefitici vapori minerali e ferrosi che si sollevano dal terreno imbevuto non ti disturbano, sei del tutto indifferente a ogni cosa. Perfino al fatto che il tuo stesso corpo abbia subito una mutazione inspiegabile.

Soddisfatta della carneficina appena compiuta, la bestia si è placata e ha fatto ritorno in un punto imprecisato del tuo addome, ma i segni del suo passaggio sono ben visibili, quanto quelli di un incendio. La sua scalata al tuo interno non ha lasciato che cenere dei tuoi organi e tessuti.

Intorno a te tutto è tornato immobile e silente. È il silenzio compatto e pesante della morte, intaccato solo dal tuo ansimo, dal fruscio degli spasmi post-mortem che si levano dalle carcasse e dallo sgocciolio intermittente della pioggia rossa.

Alzi lo sguardo e la vedi laggiù, poco distante. L'urgenza di andare da lei diventa insostenibile quanto quella di respirare. Inizi a muovere qualche passo stentato nella sua direzione, avanzi oltre il tuo ex compagno privo di sensi rivolgendogli solo un'occhiata fugace e passandogli attraverso come hai fatto con gli assalti dei tuoi oppositori. Aveva giurato. Ti aveva promesso che l'avrebbe protetta, e invece... ma Kakashi non è importante in questo momento. Esiste solo lei.

Vi separano soltanto alcune decine di metri, ciononostante il tempo che impieghi a raggiungerla ti pare assurdamente lungo per coprire una distanza così irrisoria. Ma dentro di te sai che non è così. Non sono pochi metri, è il confine tra due dimensioni a dividervi: quello invalicabile che scinde il mondo dei vivi da quello dei morti. Ed è una soglia che non puoi varcare, una distanza che non puoi colmare.

Scuoti la testa, ostinato. Ancora non riesci, non vuoi, riconoscerlo. Eppure, adesso che la collera che ti rendeva cieco si è diradata, un fioco barlume di consapevolezza sta iniziando ad approdare alle sponde della coscienza razionale e l'ineluttabilità dell'accaduto ti si presenta davanti crudele e spietata, facendo vacillare le tue difese e demolendo pezzo a pezzo il muro di illusioni dietro al quale ti sei arroccato.

Finalmente arrivi da lei e non ti capaciti di quanto sia bella, anche nella morte. Allunghi una mano tremante e le sfiori il collo alla vana ricerca di un battito, anche minimo. Sai già che non avvertirai alcun impulso vitale sotto la sua pelle diafana, ma devi sincerartene fino in fondo per poter scendere a patti con la verità e quando questo accade e il muro frana definitivamente lasci che le lacrime trovino la via anche attraverso la tua orbita vuota.

Cerchi di non indugiare con lo sguardo sul vuoto circolare che le deturpa il petto proprio là dove avrebbe dovuto esserci il suo cuore, quel muscolo infido e traditore che tanta afflizione arreca alla specie umana dalla notte dei tempi. Le scosti i capelli dal viso, accarezzandola dolcemente con il rispetto e la venerazione che riserveresti a una creatura sacra. E in un certo senso, lei per te lo è sempre stata. Stringi il suo corpo inerte con infinita tenerezza e lo senti freddo, in contrasto con la pozza limacciosa di sangue tiepido nella quale affondano le tue ginocchia.

E all'improvviso, da quell'abisso di tormento riaffiorano, come una mano tesa in tuo aiuto, le parole di Madara.

Più vivi, meglio capirai che la realtà in cui viviamo si regge esclusivamente su dolore, sofferenza e futilità. A questo mondo, ad ogni luce corrispondono sempre delle ombre. Sono tutti nessi causali, rapporti di causa-effetto indivisibili. Quello che mi propongo è di eliminare tutte le brutture della realtà, e rifugiarsi in un sogno pieno solo di cose belle. Il sogno di un mondo dove anche i morti potranno tornare in vita. Un mondo dove tutti trionfano. Un mondo dove regna la pace. Un mondo pieno d'amore.

Quelli che ti erano sembrati i folli vaneggiamenti di un triste vecchio decrepito preda dei rimpianti, iniziano ad acquistare un senso, un fascino. Tutto ciò che il capostipite degli Uchiha ti ha detto si ricompone in un disegno coerente di cui non avevi mai colto lo splendore. La promessa di quel mondo da sogno ti accarezza seducente, confortante, sussurrandoti che non tutto è perduto, che lei potrà tornare da te. Che tu potrai riportarla indietro.

Si sarebbe trattato di un sogno, e allora? Nella realtà, nulla era andato come avrebbe dovuto. Nulla!

Avevi donato a Kakashi il tuo occhio sinistro per permettergli di proteggerla al meglio, per poter continuare a vegliare su di lei anche dopo la tua morte. Perché così sarebbe dovuto essere: tu saresti dovuto morire quel giorno, mentre loro avrebbero dovuto sopravvivere.

Rin. Rin avrebbe dovuto sopravvivere.

Invece, contro ogni previsione, tu sei vivo e lei giace fredda e cerea tra le tue braccia, morta fatalmente per mano di Kakashi.

È tutto sbagliato. Tutto! Ogni singolo avvenimento è stato rivoltato nel suo contrario. È come essere stato catapultato in uno scellerato labirinto di specchi distorti.

Ma non permetterai a quell'odioso mondo di continuare a seminare sofferenza. Hai deciso. Affiancherai Madara nel suo intento, per quanto ambizioso ai limiti dell'utopia.

Sistemerai le cose, una volta per tutte. Raddrizzerai le storture, levigherai le inesattezze, cancellerai gli errori e le ingiustizie di quella realtà dannata. Spezzerai la catena dei nessi causali per generare quel sogno meraviglioso in cui tu e lei potrete stare insieme per sempre.


  
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