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Autore: Soul Mancini    19/02/2021    4 recensioni
Due coinquilini, due amici che condividono tutto: ansie, risate, faccende domestiche, battibecchi, camera da letto, cibo e momenti indimenticabili.
Conor, Dom, un appartamento troppo piccolo e un milione di motivi per sorridere.
DAL CAPITOLO 2:
“Hai steso tu questa roba?” gracchiò lui. [...]
“Qui ci abitiamo in due: se non sei stato tu, sarò stato per forza io.”
“Ecco, lo sapevo! Ma è possibile che alla tua età non sai nemmeno stendere?” sbottò indignato. [...]
Aggrottai le sopracciglia. “Cos’ho fatto questa volta? Se non faccio niente in casa ti lamenti, se mi adopero per fare qualcosa di utile ti lamenti…”
Lui prese a sventolare la maglietta bianca davanti al mio viso e vi batté sopra con la mano. “Avresti dovuto posizionare meglio la roba: ora è tutta piena di pieghe!”

[Spin-off della mia long "Ten friends, one big mess", ma leggibile senza conoscere la suddetta storia.
- Partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da me.
- Il secondo capitolo è dedicato a Carmaux ♥
- Il terzo capitolo si è CLASSIFICATO PRIMO, ha vinto il premio speciale "Smarties Colorati" al contest "StoryCake" indetto da Laila_Dahl e partecipa alla "Real life challenge" indetta da ilminipony sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conor Mason, Dominic Craik
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tanti piccoli disastri, un'unica grande amicizia'
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[Conor]




“Siamo sicuri che non bisogna aggiungere qualcos’altro?” Accigliato e ansioso, osservavo il contenuto dentro la grande scodella in ceramica mentre lo rimestavo con l’aiuto di un vecchio e scassato sbattitore elettrico. Era uno di quegli aggeggi da impugnare e manovrare manualmente, quasi un oggetto di antiquariato; l’avevo recuperato da casa dei miei genitori qualche giorno prima apposta per l’occasione, visto che io e il mio coinquilino non eravamo soliti preparare dei dolci e non ne possedevamo uno.
“Che cosa?” strillò Dom, superando appena il frastuono che si sprigionava dallo sbattitore.
Lo spensi, presi un cucchiaio e tastai con fare critico la consistenza dell’impasto. “Lo zucchero non si è sciolto” affermai, una punta di isteria nella voce.
“Magari ci vuole un po’ di tempo” rispose il moro in tono piatto, tenendo d’occhio il pentolino che stava sul fornello acceso.
Mi passai una mano tra i capelli, sentendo l’ansia montarmi nel petto. “Dev’essermi sfuggito qualcosa, di sicuro mi sono dimenticato un ingrediente.” Scandagliai freneticamente la piccola cucina con lo sguardo. “Mi passi la ricetta?”
“Eh?”
“La ricetta! Quel foglio che c’è lì, a fianco al piano cottura!”
“Puoi aspettare un secondo?” Dom afferrò un mestolino in legno e prese a rimestare con attenzione.
Vedere il mio coinquilino alle prese con gli arnesi da cucina era insolito quanto divertente: si capiva lontano un miglio che non era abituato a quell’attività e, anche se cercava di risultare sicuro di sé, i suoi movimenti erano goffi e inesperti.
In un altro momento avrei ridacchiato e l’avrei preso in giro, ma quel giorno non ero in vena.
“Il cioccolato si fonde anche se non lo guardi” bofonchiai, incrociando le braccia al petto.
“Ehi, che cazzo! Non mettermi fretta!” Afferrò il foglio che aveva accanto e me lo passò. “Poi non ti lamentare se si brucia tutto e la cucina va a fuoco!”
Sospirai, lo afferrai e cominciai a rileggere tutto da cima a fondo, le dita che tremavano appena. Aggrottai le sopracciglia. “Comunque il cioccolato avresti potuto fonderlo anche nel microonde, genio.”
“Cosa?! Bastava ficcarlo nel microonde?” sbottò il mio amico, lanciando un’occhiata all’elettrodomestico stipato sopra il piccolo frigorifero. “Mi sarei potuto risparmiare tutto questo casino?”
“Parli come se l’avessi dovuto faticosamente sciogliere col calore delle tue mani… hai solo acceso un fornello.” Poggiai la ricetta sul piano del tavolo. “Qui dice: in una ciotola a parte, lavorate con uno sbattitore elettrico il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Burro e zucchero… ci sono entrambi” riflettei.
Dom mi si avvicinò e scrutò dentro la ciotola. “Io non me ne intendo, ma in effetti questo non è un composto chiaro e spumoso…”
Ripresi in mano lo sbattitore e lo accesi, pronto a lavorare ancora l’impasto. Sarei andato avanti anche per ore, se fosse servito a ottenere un risultato decente.
“Okay, visto che ormai il cioccolato è quasi pronto, apro le uova e separo l’albume dai tuorli” affermò Dom.
“Sai aprire le uova?” lo sbeffeggiai, ostentando stupore.
“Che pezzo di merda, non meriti l’aiuto di un amico grandioso e gentile come me!” si pavoneggiò.
Tornai a concentrarmi sull’impasto.
Quando quel giorno avevo deciso di preparare dei cupcakes per il mio ragazzo avevo sperato in un esito migliore – diverso dai soliti disastri che io e Dom combinavano quando provavamo a cucinare qualcosa assieme.
Io e Phil stavamo insieme da poco meno di due settimane e ancora non lo avevo realizzato: da quando l’avevo conosciuto, diversi mesi prima, avevo sempre pensato che a lui interessassero soltanto le donne. Ero rimasto parecchio spiazzato – ed entusiasta – quando invece avevo appreso che i miei sentimenti erano ricambiati.
Effettivamente ero il suo primo ragazzo, Phil voleva essere cauto perché la situazione lo spaventava e destabilizzava molto. Mi faceva tantissima tenerezza: grande e grosso, all’apparenza così pacato e sicuro di sé, ma anche tanto timoroso di lasciarsi andare a quell’esperienza tutta nuova.
Gli avevo promesso che avremmo fatto ogni cosa in base ai suoi tempi, che l’avrei fatto sentire coccolato e a suo agio; per questo avevo deciso di preparare quei cupcakes panna e biscotti apposta per lui.
In realtà avrei voluto regalargli il mondo intero pur di renderlo felice e bearmi delle deliziose fossette sulle guance che gli comparivano ogni volta che sorrideva, ma date le mie scarse possibilità da studente universitario, si sarebbe dovuto accontentare delle mie doti culinarie.
Sempre che fossi riuscito a cavar fuori qualcosa di decente da quella poltiglia granulosa che continuavo a frullare…
All’improvviso un dettaglio attirò la mia attenzione. Strabuzzai gli occhi, spensi lo sbattitore e presi in mano il foglio con su stampata la ricetta. “Merda!”
“Che succede?” Dom sobbalzò e si lasciò scivolare di mano l’uovo che stava aprendo; tuorlo, albume e guscio in frantumi finirono dentro il piatto.
A quella vista avrei volentieri dato di matto, ma al momento mi si presentava davanti un problema più grande. “Adesso ho capito perché questo bastardo non si scioglie! Qui dice che bisogna usare lo zucchero di canna tipo muscovado chiaro… ma su quello che ho comprato io non c’è scritto muscovado chiaro!” sbottai, prendendo in mano la busta incriminata.
Dom mi affiancò e fece scorrere lo sguardo dalla ricetta alla confezione dello zucchero. “Andiamo, non sarà mica un dettaglio così importante…”
“E invece sì, cazzo! Perché l’impasto non diventa spumoso e chiaro!”
Lui aggrottò le sopracciglia. “E perché non hai controllato meglio mentre facevi la spesa?”
“Non ne ho idea! Sai che non faccio sempre le scelte migliori quando sono sotto pressione: avevo talmente tanta paura di dimenticare qualcosa che ho preso la prima busta di zucchero che ho trovato!”
“Ehi, calmati, cerca di…”
“Come faccio a calmarmi se è tutto uno schifo?” lo interruppi, sollevando ancora il tono di voce.
Il mio coinquilino si tappò le orecchie. “La pianti di strillare?” tuonò a sua volta.
Mi guardai attorno e realizzai che la cucina era un disastro: sul fornello stazionavano ancora il pentolino e il contenitore col cioccolato fuso a bagnomaria, ormai tiepido; proprio lì accanto era poggiato un piatto con all’interno un uovo spaccato e inutilizzabile, mentre sul tavolo una ciotola in ceramica conteneva un composto scuro e grumoso.
“Ho sbagliato tutto, questi fottuti cupcakes verranno malissimo” esalai, prendendomi la testa tra le mani.
“Conor…”
“Che c’è?”
Dom mi afferrò i polsi e allontanò le mie dita dal viso, poi mi fissò dritto negli occhi. “Il problema non è lo zucchero moscovato o come cazzo si chiama, vero?”
Allora mi accorsi della tensione che avevo addosso: il respiro mi si mozzava in gola, il cuore martellava all’impazzata e le mani mi tremavano.
Inspirai profondamente e abbassai lo sguardo.
“D’accordo, la situazione sta degenerando.” Il mio amico mi spinse verso il divano e, una volta che ebbi preso posto, si accomodò accanto a me. “Conor, non puoi avere un attacco isterico per dei dolcetti.”
“Io sono sempre isterico” obiettai.
Dom ridacchiò. “Lo so, però oggi è peggio del solito. Sei in ansia. E non provare a negarlo: ti conosco troppo bene.”
Socchiusi le palpebre e sospirai, gettando appena il capo all’indietro. “È che ci tenevo davvero a questi dolci. Speravo che venissero bene, almeno stavolta.”
“Perché sono per Phil” disse lui. Non era una domanda.
Mi morsi il labbro. Colpito e affondato.
“Io… volevo fare qualcosa di carino per lui, volevo farlo felice. Perché… lui è sempre così dolce e buono con me, a volte mi sembra di non meritarlo, di non essere alla sua altezza…” cominciai a straparlare, giocherellando col bordo della mia maglia.
“Quando dici queste stronzate mi viene voglia di tirarti un pugno in bocca!” si indignò Dom, fulminandomi con un’occhiata.
“Ma lo capisci che sono un disastro? Per una volta che decido di preparare una sorpresa carina per lui, ecco che rovino tutto!” bofonchiai, combattendo il nodo che mi chiudeva la gola.
Già mi figuravo la faccia perplessa e disgustata del mio ragazzo quando avrebbe assaggiato quegli orrori culinari che stavano prendendo forma nella nostra cucina.
Dom mi posò una mano sulla spalla e mi scrollò appena. “Guardami e ascoltami bene. Innanzitutto il disastro lo stiamo facendo in due: ho deciso di aiutarti a impastare, quindi pretendo la mia metà di colpe!” Mi scoccò un sorriso complice. “Sono bravo a fare quasi tutto, ma in cucina faccio cagare, lo ammetto!”
“Quasi tutto? Ma fammi il favore!” lo presi in giro, ridacchiando e dandogli una leggera spinta.
Lui fece altrettanto, ma dopo qualche istante tornò serio. “E poi… Phil è mio cugino, lo conosco da una vita e ti assicuro che non c’è motivo di preoccuparsi. Insomma, potresti presentarti da lui con i cupcakes più brutti del mondo, dal sapore e l’aspetto orribile, mezzo crudi o mezzo bruciati… ma lui li adorerebbe lo stesso, semplicemente perché hai avuto il pensiero di prepararli per lui.” Sorrise, gli occhi gli brillavano. “E li adorerebbe perché li hai fatti tu. Non hai ancora capito che Phil stravede per te e non hai bisogno di far niente per farti amare da lui?”
Mi mordicchiai nuovamente il labbro e gli occhi mi pizzicarono appena. “Lo pensi davvero?” pigolai titubante.
Lui mi batté una pacca sul braccio. “Certe volte sei proprio un deficiente, Conor Mason.”
Allora mi sciolsi in un sorriso; improvvisamente sentivo il cuore più leggero e l’ansia scivolar via.
Ero stato capace, grazie alle mie solite paranoie, di trasformare un’attività piacevole e divertente in un incubo all’insegna dello stress, trascinandovi anche Dom.
Eppure lui era ancora lì, pronto a darmi una mano anche se ne sapeva meno di me, pronto a sorbirsi le mie urla stridule nei momenti di isteria e a riportarmi a galla quando annegavo in un mare di pessimismo. Era il miglior coinquilino e il miglior amico che potessi avere.
Gli rivolsi un’occhiata riconoscente. “Grazie, Dom.”
“Che fine faresti senza di me?” Mi scompigliò i capelli e si rimise in piedi, tornando al piano cottura. “Rimettiamoci all’opera: moscovato o non moscovato, qualcosa dovrà pur venir fuori!”
Risi e lo imitai. “Si chiama muscovado.”
“Fa lo stesso!”


“Questa è la parte più divertente!” affermò Dom, decorando l’ennesimo cupcake con un pezzetto di Oreo.
“Soprattutto perché è l’ultima” aggiunsi mentre versavo una generosa dose di copertura bianca su una tortina.
Sfiniti e ancora impiastricciati di cibo da capo a piedi, ci accingevamo a rifinire i nostri piccoli grandi capolavori: quando avevamo sfornato i dolci, qualche ora prima, non potevamo credere che fossero venuti così bene. Certo, alcuni erano un po’ storti e sformati, ma tutto sommato avevano un aspetto delizioso.
E alla fine, a furia di rimestare e lavorare il composto, anche lo zucchero si era sciolto del tutto – un po’ come le mie preoccupazioni.
“Ecco!” esclamò il mio amico, disponendo un pezzetto di Oreo sull’ultimo cupcake. Si allontanò di un passo e osservò con soddisfazione la teglia adagiata sul tavolo. “Un’opera d’arte!”
Indietreggiai a mia volta e sorrisi. “Non saranno ineccepibili, ma per fortuna non siamo a MasterChef.”
Dom mi circondò le spalle con un braccio e mi attirò a sé, catturandomi in un affettuoso abbraccio. “Siamo una bella squadra.”
Ricambiai il gesto, senza riuscire a smettere di sorridere. Gli volevo un mondo di bene; non trovavo nemmeno le parole per dimostrargli la mia gratitudine, ma speravo che quello bastasse.
“Davanti a queste delizie, Phil non potrà che giurarti amore eterno!” commentò una volta sciolto l’abbraccio.
“Veramente non sappiamo ancora se sono delle delizie” gli feci notare.
“Constatiamolo subito!” Detto ciò, afferrò un cupcake dalla teglia e lo addentò avidamente.
“Ehi! Quelli sono per Phil!”
“Sono sedici, in ogni caso non riuscireste a mangiarli tutti” bofonchiò col boccone pieno. “Comunque sono fantastici!”
“Davvero?” Prima che potesse accorgersene, gli rubai il pirottino dalle mani e presi un morso.
Col palato e il cuore pieni di dolcezza, posai il capo sulla spalla di Dom e sorrisi.
Qualunque sarebbe stata la reazione di Phil il giorno seguente, ora avevo la certezza di aver fatto del mio meglio: non gli stavo donando un semplice vassoio di dolci, ma tutto me stesso.
Imperfetto e ammaccato come quei cupcakes, ma pieno d’amore.




🧁 🧁 🧁


Prompt per la challenge “Just stop for a minute and smile”:
1. "Mi passi la ricetta?"
50. "Ehi, non mettermi fretta!"

Ma guardate un po’ chi si rivede da queste parti! Non mi ero affatto dimenticata dei nostri coinquilini scapestrati, anzi, non vedevo l’ora di mettermi a scrivere per il contest di Laila e aggiornare nuovamente questa raccolta!
La shottina non è affatto venuta come ce l’avevo in mente, scriverla è stato un parto e alla fine non mi soddisfa per niente, ma spero possiate perdonarmi AHAHAHAH!
Innanzitutto: per scrivere questa storia mi sono basata sulla ricetta dei cupcakes panna&biscotti che trovate alla pagina 20 del libro “Le deliziose ricette di cupcake” che Laila_Dahl ha linkato nel suo contest “StoryCake”, a cui questa storia partecipa. Ma in realtà parte di ciò che avete letto fa parte della mia personalissima esperienza, visto che io stessa ho provato a farli e… ragazzi, credetemi, la lavorazione è lunga ma ne vale la pena *-*
Anche io, proprio come Dom e Conor, ho avuto lo stesso problema con lo zucchero: non era muscovado bianco e NON SI SCIOGLIEVA, mamma mia che ansia ahahahahah ma alla fine sono venuti bene lo stesso XD
Lascio anche qualche noticina per la giudice, che non conosce il fandom. In realtà, essendo questo un AU, non ho citato tante dinamiche riguardanti i Nothing But Thieves: l’unica cosa vera è che Dom e Phil sono cugini.
Per quanto riguarda l’AU, questa storia (e tutta la raccoltina) è uno spin off di una mia long. A dire il vero non c’è tanto da sapere: Dom e Conor, amici da sempre, si sono iscritti insieme all’università e hanno affittato una casetta. Conor ha da poco conosciuto Phil, il cugino del suo coinquilino, e se n’è innamorato perdutamente. Ovviamente tutto ciò è frutto della mia fantasia (…ehh…), ma l’amicizia tra Dom e Conor è assolutamente reale, come testimonia il banner che ho messo in cima! Non sono coccolosissimi i miei coinquilini del cuore mentre si abbracciano così? *_____________*
(Dom, giù le mani che poi Phil si ingelosisce AHAHAH)
E a tal proposito: ringrazio di cuore Carmaux per avermi dato una mano a crearlo! A dire il vero quell’immagine è tutta opera sua, io mi sono occupata solo di inserire il titolo… quindi, insomma, è un banner a quattro mani!
Grazie tesoro :3
Infine segnalo che in questa shottina ho sviluppato un prompt che Carmaux mi aveva fornito l’estate scorsa, quando ero in crisi col fandom e avevo chiesto alle mie lettrici di darmi una mano per sbloccarmi! La frase in questione è “non faccio sempre le scelte migliori quando sono sotto pressione” (in realtà non ricordo se fosse “prendo le decisioni” o “faccio le scelte” perché sono deficiente e l’ho perso, ma insomma il senso era quello XD), spero di averla sfruttata al meglio! Grazie doppiamente a Carmaux per lo spunto carinissimo!
Niente, concludo queste NdA chilometriche, ringrazio di cuore chiunque sia arrivato fin qui e vi do appuntamento alla prossima – e ultima – shottina della raccolta! :3
A prestoooo!!!

   
 
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