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Autore: LittleGypsyPrincess    19/02/2021    0 recensioni
Per la prima volta si rese conto di quanto quella ragazza avesse sofferto. In vent’anni non aveva mai imparato a sorridere. Quei grandi occhi verdi non avevano visto altro che sangue, morte e sofferenza. Stava crollando, ma lui sarebbe rimasto lì a sorreggerla.
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si alzò dal letto scassato, faceva decisamente freddo, o forse era lei. Prese una felpa logora, una volta non le stava così grande, meglio così teneva più caldo. Tornò a distendersi ma non fece in tempo a mettersi comoda che il suo cuore iniziò ad accelerare, il respiro le mancò come se l’avessero lanciata all’improvviso in un ambiente altamente rarefatto. Si alzò di scatto. Le lacrime che scendevano incontrollate, un brivido la scosse e fu costretta a correre in bagno. Sapeva già avrebbe vomitato quel poco che aveva mangiato. Si sedette accanto al gabinetto, rannicchiandosi, le gambe raccolte all’addome e la testa sulle ginocchia, scossa da brividi lasciò scorrere le lacrime. Ogni volta che chiudeva gli occhi li sentiva urlare, vedeva i cadaveri, il sangue, li sentiva implorare. Loro non volevano morire ma lei gli aveva strappato via la vita senza pietà, senza vedere né capire che stava privando anche sé stessa di un futuro. 

***

“È altamente pericolosa. Fa parte del KGB, l’hanno addestrata nella famosa stanza rossa, progetto Vedova Nera. Non sarà facile abbatterla”

“Non è un problema. Sappiamo dove si trova?” Chiese, analizzando uno dei coltelli che Fury gli aveva messo davanti.

“Budapest”

Clint alzò gli occhi guardando il direttore dello S.H.I.E.L.D

“Budapest? Non è fuori dalla nostra portata?”

“Lo è. Per questo andrai da solo.”

“Quando?”

“Domani. Non possiamo perdere l’occasione, si sposta rapidamente, probabilmente sta scappando. Se torna in Russia non la prendiamo più, non dobbiamo permetterlo. L’abbiamo beccata per caso, ha ucciso migliaia di persone, parecchie negli Stati Uniti; hai una chance, non lasciartela scappare

“Non succederà”

“Per questo mando te Barton, non mi hai mai deluso, non lo fare questa volta.”

***

“Дерьмо” imprecò. Qualcuno la stava seguendo, l’avevano già trovata quei bastardi. Tirò su il cappuccio della felpa e allungò il passo fino a che non arrivò in una via desolata. Controllò le tasche, aveva abbastanza soldi da comprare qualcosa da mangiare dunque entrò in un bar. Il posto era decisamente squallido e sporco, la cameriera portava un vestitino troppo corto e delle occhiaie enormi, chiaramente non faceva solo i caffè. Nonostante avesse un lavoro miserabile Natasha la invidiava, avrebbe preferito fare caffè e offrire servizi sessuali che dover uccidere ogni uomo con cui andava a letto. Non aveva mai fatto sesso per piacere, non le era mai piaciuto essere toccata, cosa che facilitava le sue missioni, vedere quei maiali soffrire era il vero piacere. 

Ordinò un caffè, un Kifli e uscì. Si appoggiò al muro per gustarsi la

sua colazione, sapeva un po’ di muffa ma era meglio che nulla. Si perse ad osservare una donna con una bambina, avrebbe tanto voluto una vita normale ma era consapevole non l’avrebbe mai potuta avere. Non aveva capacità se non uccidere e mentire, non aveva documenti e soprattutto non aveva sentimenti. Riprese a camminare, era meglio muoversi, non aveva intenzione di ingaggiare una lotta in mezzo ad una via ma sapeva che da lì a poco la persona che la seguiva si sarebbe fatta avanti. 

Svoltò trovandosi in una strada ancora più desolata della precedente. Si voltò e vide un'ombra, d’istinto mise una mano sul coltello che aveva legato alla coscia. 

 

“Sono in posizione. Bersaglio individuato” bisbigliò Clint.

“Fai fuoco” gli disse a voce nel suo orecchio.

Tese ulteriormente l’arco, pronto a scoccare il suo dardo letale quando lei si voltò, il cappuccio le cadde rivelando il suo volto. 

Due grandi occhioni verdi scrutavano l’orizzonte, le labbra carnose e perfette leggermente aperte risaltavano rosee sul visino pallido e scarno contornato da lunghi riccioli rosso fuoco. 

Era una solo una ragazzina, piccola e magrissima, sembrava quasi malata da quanto era scarna. 

Clint abbassò l’arco, non poteva ucciderla. 

“Bersaglio abbattuto?” Chiese la voce di Fury nel suo orecchio, Clint spense il collegamento e uscì dall’ombra, mostrandosi alla ragazza.

Natasha si voltò di scatto, la mano stretta al pugnale, pronta a lanciarlo per guadagnare il tempo necessario da tirare fuori le pistole. Lo guardò accigliata, se lo aspettava diverso.

“ вы не один из них” 

“Non parlo russo”

“Non sei uno di loro” 

“Loro chi?” Le chiese, avvicinandosi ancora e uscendo completamente dall’ombra.

“I mafiosi che mi cercano” rispose in un filo di voce. 

“No, sono dello shield” gli piantò i suoi occhi verdi addosso, erano profondi ma non trapelavano il minimo segno di paura o qualsiasi altra emozione.

“Sei qui per uccidermi?” 

“Si” 

La ragazza impugnò il coltello pronta a lottare. Guardò il cielo azzurro un’ultima volta e disse “allora uccidimi” nella sua voce Clint rilevò quasi una supplica, un velo di speranza. 

“No. Non uccido le ragazzine”

Mentre pronunciava quelle parole lei gli si lanciò addosso.

“Io non sono una ragazzina, sono un mostro. Avanti fammi fuori e porta via il mio cadavere. Non devono trovarmi nemmeno da morta” Clint schivò un colpo provando ad attaccarla ma lei svelta si scostò girandogli il braccio.

“Non ho intenzione di ammazarti” disse poi dolorante, era brava, davvero brava a lottare.

“Sono la tua missione. Portala a termine. Non ho paura di morire” riuscì ad atterrarla grazie al suo arco, che usò per tenerla a terra, ad un centimetro dal suo viso bisbigliò secco“E io non ho paura di fallire una missione”. 

Aveva ancora così tanto da vivere, aveva diritto ad una seconda possibilità anche lei. Un rumore in lontananza attirò l’attenzione di Clint, la rossa non si lasciò sfuggire l’occasione per ribaltare la situazione. In un battito di ciglia l’arciere si trovò a terra. 

“Stanno arrivando. Non lasciare che mi prendano. Uccidimi” ora nella sua voce c’era urgenza e paura ma non per la morte.

“No.” Clint si alzò sbattendosi via la polvere dai vestiti. Avevano lottato ma era chiaro nessuno dei due stesse facendo sul serio.

“Non c’è soluzione, avanti.” Fece per pugnalarlo ma lui le trattenne il braccio, poi glielo portò dietro alla schiena. La ragazza si divincolò svelta tirandogli un calcio nello stomaco e facendolo arretrare. Un po’ dolorante le disse “Dammi la mano.Ho un...” fece una pausa tendendo il braccio verso di lei, non sapeva come definire il mezzo super avanzato dello shield “..veicolo... possiamo scappare” 

Una macchina arrivò sgommando

“Cazzo.” Imprecò la ragazza afferrando la mano dell’uomo e iniziando a correre con lui. Scelse il male minore tra i due, sarebbe stato molto meglio farsi uccidere da Robin Hood piuttosto che farsi torturare dai mafiosi. Anzi a dire il vero una parte di lei sperava l’avrebbe fatta fuori in fretta e senza dolore liberandola così dall’enorme peso che la vita era diventata per lei.

 Mentre correvamo una serie di suv neri avevano bloccato la strada dietro di loro e una folla di uomini in nero avevano iniziato a sparare inseguendoli.

“Non possiamo scappare ci sparano. Tu va io ti guadagno tempo, in fondo è me che vogliono” disse la ragazza cercando di lasciargli la mano. 

“Scordatelo!”

“Se continuiamo a correre senza offensiva ci sparano in culo!”

“Ho un’idea. Hai delle armi da fuoco ” Clint rallentò fermandosi.

“Ovvio!” Disse tirando fuori due pistole.

“Perfetto” afferrò le sue gambe e la caricò in spalla “riesci a sparare a sti stronzi?”

“Certo! Ora ci divertiamo!” Iniziò a sparare colpendo i loro inseguitori a raffica mentre Clint correva a zig zag per evitare i proiettili

“Блядь. Ho finito i proiettili”

“Ho una pistola” 

“Fantastico. Aspetta che mi libero di queste” lanciò la prima beccando in piena fronte uno dei nemici e con la seconda prese un altro nello stomaco.

“Non dirmi che hai fatto quello che penso”

“Due su due... passami la pistola”

"Ti prego non lanciarla! Siamo quasi arrivati”

Natasha continuò a sparare a raffica gambizzando più persone possibile. Non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione simile, era in braccio ad uno sconosciuto che sparava a dei delinquenti che le davano la caccia. 

“Ci siamo” Clint la fece scendere 

“Che diavolo è?” Gli chiese guardando quella che a lei ricordava la navicella spaziale di un fumetto.

“Non ha importanza. Sali”

Non appena però la ragazza mise piede all’interno una serie di allarmi iniziarono a suonare e una voce iniziò a parlare “minaccia a bordo. Attivazione protocollo intruso in corso”

“Disabilita protocollo” disse Clint mentre armeggiava con i comandi e la navicella iniziava a muoversi 

“Accesso negato. Verifica necessaria”

“Barton Clint”

“Accesso negato. Protocollo attivato” 

Una gabbia di luce rossa circondò Natasha che lo guardò stupita.

“Non la toccare, ora cerco di risolvere.” 

Un paio di manette contornarono i polsi della ragazza che era sempre più confusa e si guardava intorno spaesata.

“Barton che diamine stai facendo?”

Un viso apparve sullo schermo ma prima che Natasha potesse metterlo a fuoco un suono fastidioso la costrinse a chiudere gli occhi. Sofferente cadde in ginocchio impossibilitata a chiudersi le orecchie a causa delle manette 

“Fury.” Salutò Clint facendo una manovra azzardata “che cavolo di protocollo hai infilato qui sopra?! Levalo subito!”

“Sapevo avresti fallito. Non avrei dovuto mandare te. Lo avevo previsto quindi ho attivato un protocollo anti minaccia”

“È solo una ragazzina! Liberala!”

“D’accordo ma promettimi di non fare cazzate”

“Liberala!” Urlò, di colpo sia la gabbia che il rumore cessarono tuttavia Natasha era già distesa a terra completamente stordita.

Clint staccò il collegamento con il direttore inserendo il pilota automatico e corse verso di lei. 

“Ragazzina, hey. Svegliati”

“Non chiamarmi ragazzina!”

Protesto Natasha aprendo un occhio “o ti spacco il culo”

Clint sorrise prendendola in braccio 

“Non so il tuo nome”

La mise seduta sul sedile più vicino, era ancora stordita ma si sarebbe ripresa a breve.

Andò verso i comandi quando sentì una flebile voce “Natasha, il mio nome è Natasha.”

“Riposati. Tra qualche ora saremo negli Stati Uniti”

“Ma ci vogliono 9 ore!”

“Non con questo gioiellino”

“Potevi farmi fuori prima se era per uccidermi così”

Clint rise e si sedette nuovamente ai comandi.

***

“Siamo arrivati”

Natasha si alzò “non ti sto nemmeno a chiedere dove tanto non me lo dirai.”

“Siamo alla base dello shield che è un..”

“So cos’è”

I due si avviarono all’esterno del veicolo, la ragazza si guardò intorno, si aspettava guardie e controlli invece era tutto deserto.

Come se le avesse letto nel pensiero Clint disse “siamo in un entrata secondaria. Devo parlare con il direttore”

“Hai fatto un bel casino”

“Già” 

Entrarono da una porticina un po’ nascosta e dopo un lungo corridoio l’uomo aprì un’altra porta.

“Aspettami qui.”

Fece per uscire e chiudersi alle spalle la ragazza quando lei lo chiamò

“Clint? Ti chiami così vero?”

“Si”

“Se devi uccidermi fallo ma non farmi soffrire”

“Non succederà” 

Non aveva intenzione di vederla morire. Certo lei lo aveva attaccato ma era anche vero che lui era lì per ucciderla. Era troppo piccola per morire senza possibilità di redenzione e lui avrebbe lottato per fargliela avere.

“Barton!” Tuonò Fury. Era decisamente arrabbiato ma in fondo come biasimarlo, pensò Clint.

“Fury” gli fece un cenno con il capo in segno di saluto. 

“Cosa diavolo ti è saltato in mente?”

“Sapevi che non l’avrei uccisa”

“Lo sospettavo”

“Non uccido le ragazzine! Avrà si e no 18 anni.”

“Ti sei rivisto in lei non è così?”

“Quando mi hai dato una seconda chance ero come lei, perso.”

“Lei è stata addestrata dal KGB. Tu eri bravo ma non eri nulla in confronto a lei quando ti abbiamo trovato.”

“Mi ha pregato di ucciderla! È devastata e ricercata da dei pazzi!”

“Non ha fatto resistenza?”

“Non ho detto questo”

“Senti Clint potrebbe essere una trappola. È stata cresciuta a pane e violenza, le hanno fatto il lavaggio del cervello. Nessuno sa cosa succeda nella red room dove l’hanno addestrata ma ne escono delle armi letali. Non è solo una questione di abilità è la mentalità. Entrano da bambine e escono macchine da guerra. Vengono cresciute così .”

“È terribile.”

“Lo è. Purtroppo non è qualcosa da cui puoi tornare indietro. L’hanno forgiata per essere letale, hanno creato qualcosa da cui non puoi scappare”

“C’è sempre una possibilità, una scelta. Diamole almeno l’opportunità”

“Sarà una tua responsabilità.”

“Tu avresti fatto la mia stessa scelta”

Clint in cuor suo era quasi certo Fury avesse mandato lui perché sapeva che avrebbe desistito, sapeva avrebbe riservato a lei lo stesso trattamento che avevano avuto per lui.

“Vado a recuperare qualcosa da mangiare. Sto morendo di fame e credo anche lei”

***

Natasha si guardò intorno. La stanza era praticamente vuota. Un lettino spoglio, un piccolo tavolo con una sedia e una porta che probabilmente dava sul bagno. Accanto all’entrata un enorme specchio che Natasha avrebbe giurato fosse una finestra dall’altra parte. Guardò il suo riflesso. Aveva delle occhiaie enormi i capelli arruffati e lunghissimi, decisamente non pratici, ed era magra davvero troppo. L’ansia e il rimorso l’avevano ridotta così. Sospirò e si sedette a terra, cingendo le ginocchia con le braccia e osservando le manette che le coprivano i polsi. Le sarebbero bastati pochi secondi per farle sparire e uscire ma non ne valeva la pena. Forse finalmente avrebbe avuto ciò che desiderava ormai da più di un anno, morire. 

Il suo immenso spirito di sopravvivenza e la sua capacità di adattamento le avevano consentito di sopravvivere nonostante ormai da un po’ non pensasse più di meritarsi di vivere. 

Non sapeva quanto fosse passato quando Clint fece irruzione nella stanza. 

“Vieni”

In silenzio la rossa si alzò e seguì l’uomo per un altro corridoio fino ad una stanza destinata agli interrogatori.

“Siediti” le disse indicando una sedia, lei ubbidì e lui le tolse le manette. 

“Tieni, mangia” le spinse un sacchetto di un fast food americano mentre apriva il suo.

La ragazza aprì lentamente e tirò fuori due scatole di cartone.

“Natasha è il tuo vero nome?” Lei

annusò una patatina sospettosa 

“Quello che uso in America”

“Non sono avvelenate, le ho appena prese al Mc. Qual è quello di battesimo?”

“Natalia. Ma è orribile* chiamami Natasha” mordicchio piano una patatina molliccia ancora diffidente.

“E il tuo cognome?”

“Romanoff”

La ragazza iniziò a mangiare le patatine con gusto e Clint sorrise dando un morso al suo panino.

“Sono contento che ti piaccia”

“Umm avevo davvero fame”

“Da quanto non mangi?”

“Questa mattina poco prima del nostro incontro”

Natasha finì le patatine e prese l’altro contenitore guardando Clint, lui le annuì “gli ho presi per te. Sono di pollo. Non sapevo cosa ti piaccia e quelli di solito piacciono a tutti”

“Grazie” disse prendendo una crocchetta e annusandola come aveva fatto prima con le patatine.

Finirono di mangiare in silenzio, Clint sapeva bene che Fury avrebbe voluto far parte dell’interrogatorio dunque attese a fare altre domande. 

“Ti voglio presentare una persona” Barton aprì la porta e un uomo alto entrò nella stanza guardando Natasha con l’unico occhio sano.

“Sono il direttore Fury”

La ragazza fece un cenno di saluto con la testa osservando attentamente l’uomo.

Clint si sedette nuovamente mentre anche il direttore prendeva posto di fronte alla russa.

“Natasha, dobbiamo farti delle domande”

Lei annuì, era certa sarebbe successo ormai aveva perso tutto quindi non le importava molto.

“Per chi lavori?” Chiese l’uomo 

“Per chi mi paga” rispose secca 

“Non mentire. Hai un addestramento del KGB!” Tuonò Fury.

“Mi ha chiesto per chi lavoro non chi mi ha addestrata”

“Quindi sei del KGB”

“Non più. Mi hanno mollata un anno  fa. Ero compromessa, così hanno detto. Pensandoci probabilmente si riferivano a voi”

“Quindi non lavori più per loro”

“Come ho già detto mi hanno scaricata. Sa ogni occasione è buona per rinnovare i giocattoli che ti hanno stancato.”

Clint si chiese a cosa si riferisse ma non interferì nella conversazione, già abbastanza tesa.

“Ora sei una mercenaria”

“Si”

“Perché dovrei crederti?”

“Perché non ho niente da perdere”

“Potresti essere una spia”

“Lo sono.” Fece una pausa e guardò attentamente i suoi interlocutori irrigidirsi poi continuò, con un sorrisino beffardo 

“Da quando avevo quattro anni. Non sono qui per conto della Russia se è quello che vuole sapere.”

“Perché sei qui?”

“Lo chieda a lui. A quanto ne so dovrei essere morta”

Fury la guardò malissimo, si stava irritando parecchio mentre Clint stava facendo seriamente fatica a trattenere il sorriso. Diamine se era brava, eppure le cose quadravano, non stava mentendo.

“Chi erano quelli che ti seguivano” chiese Barton

“Mafia. Gente poco affidabile, pagano poco e fregano”

“Detto da te...” si lasciò scappare Clint pentendosi in circa tre secondi. Natasha fece un altro sorriso beffardo “la verità è una questione di circostanze. Io so sfruttarle bene, inganno quando serve ma ciò che prometto mantengo. Loro no.” 

“Cosa intendi?”

“Avevamo un accordo ma non l’hanno rispettato. Quindi io mi sono tenuta qualcosa che loro vogliono”

“Per questo ti seguono”

“Già. Sono americani quindi sono scappata a Budapest per seminarli. Il resto della storia lo sai”

“Dacci una prova che non stai mentendo”

Natasha guardò Il direttore dello shield dritto nell’occhio sano. “Qualsiasi cosa vi dica non mi crederete. Ma è la verità.” Passò lo sguardo su Clint “Mi ha salvato, glielo devo. E poi come ho detto non ho nulla da perdere”

“Un modo c’è.”

“Non lo farò.”

Clint guardò i due senza capire.

“Hai detto che non hai nulla da perdere.”

“Io no, possono pure uccidermi, non mi importa ma ci sono altre persone. Non mi infiltrerò nel KGB.”

Fury fece un cenno a Clint “torniamo subito” disse avviandosi alla porta con il direttore.

“Sta dicendo la verità” 

“Non puoi saperlo”

“Offrile la stessa cosa che hai offerto a me”

“Te l’ho detto tu eri diverso. Non è questione di abilità..” ad interrompere il direttore fu un ticchettio sul vetro.

“Posso offrirvi qualcosa”

I due tornarono dentro “posso darvi informazioni sul progetto vedova nera”

“Chi ci dice che siano vere?”

“Io sono una di loro posso provare quello che dico ma voglio qualcosa in cambio” 

“Non ti lasceremo andare”

“Non è quello che voglio”

“Cosa vuoi?”

“Cosa mi offri?”

“Diventare un agente” disse Clint beccandosi un’occhiataccia da Fury 

“Voglio anche la cittadinanza americana”

“Se diventi un agente la avrai” disse il direttore. “Ma dovrai mostrarti leale e un buon agente. Dovrai superare dei test e delle prove prima di diventare operativa”

“Affare fatto” rispose sicura. 

“Resterai nella cella fino a che non saremo certi tu non sia un’infiltrata”

Clint si offrì di scortarla nuovamente in quella che era appena diventata la sua stanza. Percorsero il corridoio in silenzio, seguiti dal direttore che resto alcuni metri dietro di loro forse per osservarla meglio, ipotizzo la ragazza.

“Eccoci arrivati” l’uomo le fece cenno di entrare ma Natasha esitò.

“C’è qualche problema?” Le chiese allora Clint, la rossa alzò gli occhi incrociando quelli azzurri di lui. Non aveva notato quanto fossero profondi e calmi.

“Veramente si. Avete per caso qualche vestito da prestarmi?”

Clint si voltò verso Fury “possiamo fregare qualcosa di Maria no?”

“Ci ucciderà ma direi che è l’unica soluzione” rispose il direttore accennando per la prima volta ad un sorriso.

“Entra noi torniamo tra poco con qualcosa”

I due chiusero la porta e si allontanarono dalla cella avviandosi verso la palestra dove c’erano degli armadietti facilmente accessibili.

“Dici che qui troviamo qualcosa?” Chiese Clint con un sorrisino beffardo.

“Si, Maria lascia sempre qualcosa di pulito qua giù”

“Quando torna?”

“Tra qualche giorno”

“Abbiamo tempo per scappare”

Fury accennò un altro sorriso “dice sempre che in questo posto manca di tocco femminile, adorerà la nuova arrivata” 

Trovarono con facilità l’armadietto, senza troppi complimenti Clint scassinò la serratura. Presero un paio di pantaloncini da palestra che sembravano la cosa più piccola a disposizione e una maglietta altrettanto striminzita. 

“Questi dovrebbero andare a quello scricciolo” disse Clint esaminando la maglietta rossastra.

Fury si congedò mentre Clint si diresse alla cella di Natasha. Avevano concordato che l’avrebbero sorvegliata per la notte per cercare di capire se fosse stata sincera. L'arciere credeva fosse davvero inutile, non si sarebbe esposta così, soprattutto considerando il suo addestramento, tuttavia aveva fatto abbastanza danni per contraddire Fury.

Bussò anche se poteva benissimo vederla seduta sul letto.

“Entra” bisbigliò lei.

“Ti ho portato questi. Penso ti possano andare bene. Erano le cose più piccole”

La ragazza osservò dubbiosa la maglietta, era una di quelle corte. Ecco perché era piccola pensò, ma decise di far finta di nulla, almeno aveva qualcosa di pulito.

“Grazie. Vado a fare una doccia..” disse prendendo i vestiti e dirigendosi verso il bagno mentre Clint usciva. Fury lo stava già aspettando, gli aveva portato una sedia e un fascicolo vuoto.

“Mentre sorvegli puoi compilare il rapporto della missione. Passo più tardi”

Clint sospirò rassegnato. Non solo doveva sorvegliare una ragazzina ma anche scrivere quel maledetto rapporto. Sarebbe stata una lunga notte.

***

Natasha si buttò sotto la doccia, in principio l’acqua era tanto gelata da farla rabbrividire. Era abituata, nella red room non avevano tanto lusso, farsi una doccia calda era parecchio raro. Piano piano però il getto si scaldò fino ad avvolgerla in una nuvola di vapore.

Si passò una mano tra i capelli fradici persa nei suoi pensieri.

Non aveva davvero idea di cosa stesse facendo, aveva accettato la proposta di Clint senza nemmeno conoscere né lui né i termini dell’offerta ma non le importava molto. Peggio di così non poteva andare. Aveva perso tutto, il KGB l’aveva abbandonata, aveva sempre sospettato avessero iniziato a capire i suoi sentimenti, perché sì in fondo qualcosa lo stava iniziando a provare anche lei. Era stata cresciuta credendo che le emozioni e i sentimenti fossero qualcosa di sbagliato, qualcosa da reprimere ma era umana, dopo tanta violenza qualcosa in lei era nato. Veder morire tanta gente senza battere ciglio era il suo lavoro e in fondo, si diceva, se lo meritavano. Ed era vero, la maggior parte di loro erano dei maiali schifosi che non rifiutavano nemmeno le avance di una ragazzina, oppure erano criminali incalliti o semplicemente degli stronzi. Tutto era cambiato quando le avevano chiesto di uccidere qualcuno che non aveva colpe se non quella di essere stato messo al mondo, che comunque non era una vera colpa.

Natasha chiuse gli occhi inspirando profondamente. Nemmeno tutta quell’acqua, o qualsiasi altra cosa, avrebbe mai pulito la sua anima sporca. Nonostante il KGB l’avesse abbandonata non era riuscita a fare altro se non continuare quello che loro le avevano messo in testa. Lei era nata per uccidere e sarebbe morta senza poter essere niente altro che una macchina da guerra. Lei non aveva un posto nel mondo e non lo avrebbe mai avuto. Una lacrima scese lenta e invisibile sulla sua guancia. Tirò su col naso e chiuse il getto insaponandosi. Per fortuna quella cella era come una camera d’albergo, avevano pure un po’ di sapone. Non sapeva ch G9e ne sarebbe stato della sua vita, probabilmente sarebbe finita a breve. Ricordava bene le parole di quell’uomo terrificante 

Rimettiti e sarai la benvenuta tradisci e sarai morta.

Era chiaro, non volevano un giocattolo rotto, compromessa o no non era quello che importava a loro. Avevano capito che i loro insegnamenti stavano scivolando via, che la loro migliore spia stava crollando, che anche lei si stava rompendo come tante altre. 

Aprì di nuovo il getto e ci si buttò sotto, avrebbe voluto sciacquare via il suo passato come quel sapone ma sapeva sarebbe rimasto sempre lì perché lei non poteva essere altro che quello, una spietata assassina.

Uscì dalla doccia si vestì e tornò nella camera da letto. 

 

Clint alzò la testa buttandola all’indietro, non sapeva che diavolo scrivere in quel dannato rapporto. Aveva fallito e non gli importava minimamente soprattutto se poteva dare una seconda chance a quella ragazzina. Sentì aprire una porta e buttò l’occhio nella stanza, Natasha stava uscendo dal bagno, per sua fortuna vestita. Si perse ad osservarla mentre con movimenti lenti si avvicinava al tavolino dietro al letto, sempre con estrema lentezza trafugava le varie tasche dei vestiti che aveva indossato per l’intera giornata . In quel momento a Clint prese un colpo poteva avere qualsiasi arma e lui non aveva nemmeno controllato bene. Scattò in piedi pronto ad entrare in azione tuttavia Natasha si limitò ad appoggiare diverse cose in modo ordinato studiandole alcune minuti,una ad una, prima di lasciarle sul tavolino. Clint non capiva bene cosa fossero, riusciva a vedere delle monete e quelli che sembravano documenti, sicuramente falsi. Mentre cercava di studiare gli oggetti, Natasha si soffermò su qualcosa, se lo rigirò in mano un paio di volte passando il pollice sulla superficie ruvida.

Un piccolo sorriso le sfuggì quando il suo dito toccò una piccola incisione NAR. Erano le sue iniziali, scavate sul manico in legno di quel coltello che portava con sé da quando aveva otto anni. Non lo usava mai, ne aveva altri per uccidere, quello racchiudeva un pezzo della sua anima. Lo appoggiò delicatamente sul tavolo procedendo al coltello successivo su cui non si soffermò, quello l’aveva fregato al KGB, era un banale e affilato coltello da combattimento. Clint sussultò quando la rossa appoggiò l’arma, Fury l’avrebbe ucciso, tuttavia non voleva entrare e ritirarle le armi in quel preciso momento. Era dannatamente curioso di continuare a vederla studiare attentamente i suoi averi ma se il direttore fosse arrivato e avesse visto i coltelli sicuro che lo avrebbe, come minimo, strozzato.

Bussò alla porta flebilmente “Entra” rispose lei

“Come sapevi che ero io?”

Natasha sorrise “Probabilmente sei restato a sorvegliarmi e stai venendo a prenderti le mie armi”

“Sei in gamba” Clint chiuse la porta dietro di sé facendo alcuni passi nella stanza mentre la rossa raccoglieva le armi.

Natasha si avvicinò pericolosamente a lui, guardandolo intensamente con i suoi grandi occhi verdi e porgendogli  i vari coltelli. 

"Pensavo avresti opposto almeno un po' di resitenza" bisbiglio, rapito da tanta bellezza.

"So difendermi e uccidere in così tanti modi, non ho bisogno di quelle armi." Un sorrisino malizioso apparve sulle labbra carnose della ragazza mentre un guizzo malandrino attraversava le sue iridi smeraldo. 

L'arciere sorrise allontanandosi dalla ragazza e fece per uscire.

"Clint…"

L'uomo si voltò ancora una volta a guardarla "dimmi" 

"Buona notte"

"Notte" 

Aprì la porta e uscì. Tornó a sedersi osservando la rossa dal vetro. Era più che sicuro non volesse dargli la buonanotte, nascondeva qualcosa ma non si fidava  ancora abbastanza per parlarne e non la poteva nemmeno biasimare.

*** 

Erano passate almeno due ore e una visita di Fury ma di idee per scrivere il rapporto manco mezza. Clint guardò la pagina quasi bianca sbadigliando, aveva scritto 3 righe, sconnesse, su come fosse arrivato a Budapest. Tutto ciò che desiderava era dormire, lasciò cadere il rapporto e la penna a terra e si passò le mani sul viso sbadigliando nuovamente. 

In quel momento dalla stanza silenziosa che stava sorvegliando sentì un fruscio, l'arciere drizzò le orecchie guardando attraverso al vetro. Un altro fruscio e poi una sorta di mugolio soffocato, Clint si alzò in piedi pronto ad entrare quando un urlo straziante lo spiazzò. 

Di colpo una scia di capelli rossi si mosse dal letto al bagno più veloce del previsto.

Barton si lanciò nella stanza trovandosi di fronte a qualcosa di terribilmente inaspettato.

***

Ancora una volta aveva sentito le loro urla, per l'ennesima volta aveva sentito le loro preghiere che però non aveva ascoltato, non quando li aveva uccisi. In quel momento invece eccome se le ascoltava, il suo cervello la costringeva a farlo.

Le lacrime iniziarono a rigarle il volto e la solita voglia di vomitare si fece strada mentre ancora dormiva. Non si era resa nemmeno conto di aver urlato e di essere corsa al bagno a vomitare fino a che qualcuno non le aveva preso dolcemente i capelli che lei teneva a fatica lontani dal viso.

"Vai via" gli bisbigliò sedendosi accanto al gabinetto con le gambe al petto e le guance cosparse di lacrime.

"Natasha…"

"VA VIA HO DETTO" Urlò la rossa sempre piangendo.

Clint ovviamente non la ascoltò inginocchiandosi accanto a lei " che c'è?"

" Lasciami in pace"

"Non ci penso nemmeno" le alzò la testa costringendola a guardarlo negli occhi.

"Che ti succede, ragazzina?"

"Io... non posso...non ne posso più. Non posso più vivere con questo peso." Singhiozzò, gli occhi pieni di lacrime e dolore, un dolore che Clint non aveva mai visto.

"Non c'è nulla che possa cancellare quello che ho fatto. Avrò per sempre una macchia rossa sulla mia anima nera. Non avrò mai un posto nel mondo"

 Per la prima volta l'arciere si rese conto di quanto quella ragazza avesse sofferto. In vent’anni non aveva mai imparato a sorridere. Quei grandi occhi verdi non avevano visto altro che sangue, morte e sofferenza. Stava crollando ma lui sarebbe rimasto lì a sorreggerla.

"È vero non si può cancellare il passato ma si può cambiare il futuro partendo dal presente."

"Nel mio futuro c'è solo sangue e morte come nel mio passato. Non so essere altro che la spia che hanno plasmato, so solo uccidere"

 " E allora non dovrai essere altro, puoi continuare a fare la spia ma non per fare del male, per salvare delle vite non per toglierle. Per proteggere gli innocenti non per ucciderli. Tasha questo è il tuo posto, tu hai delle abilità straordinarie e ora puoi usarle nel modo giusto. Nessuno di noi ha un posto nel mondo piccola, bisogna combattere per averlo, sai, e direi che tu hai già combattuto abbastanza."

"Io sono nata per uccidere Clint, non dovrei avere una possibilità non la merito"

"No. Tu sei stata cresciuta in quel modo orribile non sei nata così. Ora puoi scegliere, puoi decidere tu da che parte stare ed è quello che importa! Nessuno di noi nasce buono o cattivo e tantomeno con delle abilità. Sta a noi scegliere. Tu non hai avuto questa possibilità finora ma le cose sono cambiate. Ora puoi decidere tu cosa fare della tua vita. So che non è facile, cambiare lato non lo è mai ma ci sarò io al tuo fianco. Non buttare via la tua vita, non lasciare che il tuo passato ti condizioni. Usalo per diventare una persona migliore."

Clint si alzò da terra senza distogliere lo sguardo da quello di Natasha.

"Promettimi che non mi abbandonerai"

Sorrise porgendole la mano "te lo prometto ragazzina"

La rossa afferrò la sua mano e si tirò su "chiamami ancora così e ti strozzo con la prima cosa che mi capita sotto tiro"

  
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