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Autore: Europa91    20/02/2021    2 recensioni
Oda Sakunosuke lo aveva salvato anche in quel frangente, nei suoi ultimi istanti. Gli aveva dato una ragione alla quale aggrapparsi per continuare a vivere, era ironico eppure era stato così. Con la sua morte gli aveva fornito uno scopo per cui sopravvivere.
[questa storia partecipa al Cow-t 11 di Lande di Fandom]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cow-t 11 – Seconda settimana – M3

Prompt: 005 - Sereno/Oscurità

Fandom: Bungou Stray dogs

Rating: SAFE (sempre leggero Angst e sempre morte di un personaggio)

Numero Parole: 2067

Note: si può continuare a scrivere della morte di Odasaku e dei pensieri di Dazai in quel momento? Certo che si può. Giuro che non so nemmeno io da dove sia uscita questa storia, come sempre il mio amore verso l’Odazai ha preso il sopravvento e quindi ecco. Lacrime, Dazai che soffre, Oda che muore. Accenni come sempre alla Odazai forse una punta di Soukoku ma proprio invisibile. Grazie Cow-t per darmi nuove scuse per uccidere Odasaku. Ringrazio per il titolo il mio neurone, perché io coi titoli sono una frana <3

 

 

 

 

 

 

 

 

La giornata che si era appena conclusa era stata splendida. Per essere nel mese di gennaio, il vento freddo proveniente dall’Oceano non aveva intaccato di troppo le temperature ed era stata, tutto sommato, una delle più belle e calde di quel periodo. La città di Yokohama si stagliava in lontananza in tutto il suo splendore, tanto bella da sembrare uscita da un quadro. Poco lontano, si potevano udire i rumori dei gabbiani e le navi che si apprestavano ad ormeggiare nel porto.

 

A Dazai in quel momento, non interessava nulla del clima o del panorama. Non aveva notato il cielo terso e sereno di quel giorno. A voler essere sinceri non si ricordava molto, solo qualche frammento sparso, come gli ultimi raggi del sole che sparivano dietro l’orizzonte mentre lui stringeva in un ultimo abbraccio, il corpo morente di Odasaku. Tutt’intorno a loro di colpo era calato il silenzio. Non gli importava di altro in quel preciso istante, solo del suo amico che lo stava lasciando, abbandonandolo in quel mondo sempre più oscuro e solitario, legandolo alla vita con un’ultima promessa. La mano di Dazai era completamente macchiata di sangue, come lo erano le sue bende. Come si era potuti giungere ad un epilogo simile, ancora non lo sapeva, una parte di lui cercava disperatamente di aggrapparsi alla convinzione che Odasaku sarebbe in qualche modo sopravvissuto.

 

Eppure Oda Sakunosuke lo aveva salvato anche in quel frangente, nei suoi ultimi istanti. Gli aveva dato una ragione alla quale aggrapparsi per continuare a vivere, era ironico eppure era stato così. Con la sua morte gli aveva fornito uno scopo per cui sopravvivere.

 

Perché per Dazai ormai si trattava solo di quello.

 

Una realtà senza Oda non poteva essere chiamata vita, si sarebbe trascinato giorno dopo giorno, cercando di fare il possibile per esaudire quel suo ultimo desiderio, ma nulla di più. Senza Odasaku molte cose avevano perso senso, la vita stessa sembrava non avere più alcun calore. Come il corpo che stringeva a sé. Tutto pian piano stava diventando sempre più anonimo e incolore, come una vecchia fotografia che finiva con il piegarsi di fronte all’inesorabile scorrere del tempo.

 

Era così che si sentiva, come un misero foglio di carta in balia di eventi che non aveva potuto controllare o prevedere.

 

A Dazai non era mai importato di cose come la morale, avere una coscienza, buoni, cattivi, bene, male erano tutti aggettivi lasciati al caso. La sua mente era sempre stata proiettata verso altro; la ricerca di una morte sublime per arrivare alla comprensione della vita stessa, era stata questa un tempo la sua massima ispirazione. Per questo si era unito alla Mafia anni prima, appoggiando il folle piano di Mori sensei e diventando il suo braccio destro. Ora però tutto era cambiato, lui stesso lo era. La colpa, se così la volevamo chiamare, era tutta del uomo che teneva ancora tra le braccia e che non sembrava essere intenzionato a voler lasciare andare.

 

Oda Sakunosuke lo aveva sempre incuriosito, fin dal loro primo incontro. Era un enigma, al quale Dazai ne era sicuro, prima o poi sarebbe riuscito a trovare una soluzione. Parlavano poco ma le loro conversazioni non era mai lasciate al caso. Col senno di poi, tra loro, c’erano state fin troppe parole non dette, frasi lasciate in sospeso. Con Odasaku, Dazai aveva trovato una sintonia e complicità come con nessun altro. Nemmeno con quel piccolo irascibile del suo partner si sentiva così a suo agio. Eppure anche Chuuya era in grado di intuire i suoi pensieri e qualche volta, anticiparli. Quel uomo però era in grado di cambiare il suo umore con la sua sola presenza, si preoccupava per lui come un padre, come un fratello maggiore; anche se entrambi avevano sempre saputo che la loro relazione era di tutt’altra natura.

 

Non avevano mai dato un nome a quel legame che giorno dopo giorno si era venuto a creare tra loro. Non ne avevano sentito il bisogno. Sapevano quanto effimere potessero essere le loro esistenze. Lavoravano entrambi per la Mafia, non potevano permettersi il lusso di pensare al futuro. Era più pratico vivere alla giornata, assaporando ogni attimo trascorso insieme, facendone tesoro. Dazai aveva sempre creduto che sarebbe stato lui il primo ad andarsene, invece non era stato così. Per colpa di una fitta rete di intrighi tessuta da quel abile manipolatore di Mori, Odasaku era stato scelto come pedina sacrificale per il bene dell’Organizzazione. La sua unica colpa, era stata quella di possedere l’Abilità perfetta da schierare contro il nemico. La perdita di un misero tuttofare in fondo, era una cosa da poco per la Port Mafia. Uno come Oda, un mafioso atipico che non uccideva, sarebbe stato facilmente rimpiazzato. Non sarebbe stato così facile fare altrettanto con un Dirigente, soprattutto se si stava parlando di Dazai. Il moro lo sapeva ma non gli importava.

 

La Mafia era di colpo diventata il nemico da distruggere. Odasaku sarebbe stato vendicato. Eppure, strappandogli quel ultima promessa il rosso gli aveva levato anche quel piacere. Oda probabilmente aveva intuito cosa sarebbe successo dopo la sua morte, Dazai avrebbe finito davvero con il distruggere l’Organizzazione, ne avrebbe avuto il potere e i mezzi, ma non era questo che voleva per lui. Voleva che Dazai potesse salvarsi, vivere una vita migliore, per questo gli aveva dato quella possibilità. Aveva voluto credere nel amico un’ultima volta, regalandogli una via di fuga da quel mondo che era il solo che avesse mai conosciuto.

 

Odasaku aveva sempre creduto in Dazai e nelle sue capacità, sapeva che poteva essere migliore di così. Riponeva cieca fiducia in lui. Erano amici, amanti, erano stati molte cose, per questo ne era sicuro, non nutriva alcun dubbio. Poteva andarsene con un sorriso sapendo che così avrebbe salvato la persona a lui più cara.

 

Le persone esistono per salvare se stesse eh”

 

Dazai era distrutto. Niente l’aveva mai turbato fino in quel momento, si era sempre lasciato scivolare addosso ogni emozione però quella volta non poteva farlo. Odasaku era stato il primo che aveva distrutto ogni muro che aveva innalzato a sua difesa. L’aveva fatto senza fatica, in punta di piedi, con la sicurezza di cui disponeva e la pacatezza che da sempre lo caratterizzava.

 

A Dazai era piaciuto sin dal primo momento. Oda era unico nel suo genere e lui l’aveva sempre saputo. Fin da quando i loro sguardi si erano incontrati per la prima volta in quel vicolo polveroso. Oda Sakunosuke aveva finito col salvargli la vita e questo Dazai non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Un Dirigente che veniva salvato da un completo sconosciuto in fondo era un avvenimento che non si verificava tutti giorni nella storia della Mafia. Che poi quel signor nessuno avesse avuto un’Abilità e fosse alla ricerca di un impiego sembrava essere solo l’ennesima fortunata coincidenza. Avevano iniziato così quella sorta di amicizia che sfidava ogni gerarchia esistente tra loro, tra appostamenti e pranzi a base di curry. Con Dazai che cercava l’ennesimo modo per togliersi la vita e Oda che si trovava a sospirare poco distante, studiando il profilo di quello strano ragazzino che, in fondo aveva sempre ammirato e al quale non riusciva a smettere di pensare.

 

Mori-san all’inizio non era stato contento di quell’amicizia ma col tempo si era rassegnato all’idea. Aveva sottovalutato la profondità del legame che si era venuto a creare tra loro, era stato questo l’unico errore del Boss. Credere che senza Oda, Dazai gli sarebbe rimasto fedele.

 

Dazai si era in qualche modo scoperto geloso di Odasaku, non lo aveva mai nemmeno presentato a Chuuya né aveva fatto il contrario. Sinceramente non sapeva il perché di quella decisione, forse inconsciamente temeva solo che quei due potessero andare fin troppo d’accordo e finire con il coalizzarsi contro di lui. Per questo aveva deciso di tenerli a debita distanza.

 

Altro paio di maniche era stato Sakaguchi Ango. Chissà perché in lui, Dazai non aveva mai visto nessuna minaccia, forse per la sua discrezione o per il fatto che aveva sempre saputo essere una spia. Anche con lui aveva finito con l’intraprendere una sorta di strana amicizia.

 

Dazai, Oda e Ango erano soliti ritrovarsi spesso dopo il lavoro a bere qualcosa insieme. Anche quei momenti si erano rivelati preziosi per il giovane Dirigente, peccato che ormai anche quei giorni fossero del tutto sfumati e le cose non sarebbero più potute tornare come prima.

 

Dazai non aveva mai scoperto cosa impedisse ad Odasaku di uccidere. Nel corso degli anni aveva formulato molte ipotesi, finendo con lo scartarle tutte. Alla fine era giunto alla conclusione che sarebbe stato Oda stesso a rivelarglielo, quando si sarebbe sentito pronto a farlo. In fondo anche lui aveva molti segreti. Tutti loro avevano avuto un passato prima di entrare nella Port Mafia, qualcuno solo più sordido di altri, ma d’altronde non si finiva in quel mondo per caso. Le coincidenze non esistevano.

 

Era stato quando aveva trovato Odasaku in lacrime, davanti a quell’auto in fiamme, mentre si disperava per la morte di quei bambini innocenti, che Dazai aveva visto per la prima volta un’ombra oscura attraversare lo sguardo di Oda. Aveva sempre saputo che il suo amico nascondeva qualcosa. Sapeva che c’era stato un evento nel passato di Odasaku che l’aveva spinto ad abbracciare il loro mondo e seguire quel suo assurdo credo. Oda non era uno stupido e non andava sottovalutato, aveva messo in guardia anche Akutagawa dal farlo. Quando Oda si arrabbiava poteva diventare pericoloso, proprio come lo era in quel momento.

 

Per un attimo anche Dazai ne aveva avuto paura. Non aveva mai visto uno sguardo simile sul volto dell’amico. Odasaku sembrava essere stato improvvisamente privato di ogni emozione. I suoi occhi non erano quelli che il giovane Dirigente aveva imparato a conoscere e amare, erano freddi e spenti, mentre si allontanava da lui ed andava incontro alla sua ultima battaglia.

 

L’idea di trovarsi all’improvviso di fronte ad un uomo che non conosceva non gli piaceva.

 

La mente di Dazai era fatta da un intricato labirinto di logica e calcoli; ogni sua mossa o comportamento era guidato e seguiva un preciso ragionamento. Quando si presentavano situazioni di quel tipo, quando un’incognita emergeva, arrivando a turbare quello che era stato il suo piano, Dazai sapeva di doversi preparare al peggio. Ed era proprio ciò che era accaduto in quella bellissima giornata di sole. Una variabile era intervenuta ed aveva scombussolato i suoi piani.

 

Odasaku era andato incontro alla morte senza che potesse in qualche modo fermarlo o impedirlo. Lui stesso aveva sfidato il Boss ma non era stato sufficiente, non era comunque arrivato in tempo per salvarlo. Non ce l’aveva fatta.

 

Quando era giunto sulla scena, aveva solo potuto dare un ultimo addio a quel uomo che per lui era stato semplicemente tutto, un amico, un fratello, un amante.

 

Dazai in quel momento non riusciva quasi concepire l’idea di un mondo in cui Odasaku non ci fosse più. Di nuovo quei sentimenti sconosciuti stavano scavando dentro di lui portandolo a fare i conti con quella dura realtà.

 

Quando Oda aveva esalato il suo ultimo respiro, il moro ormai aveva già preso la sua decisione.

 

Aveva adagiato il corpo di Odasaku per terra e aveva rivolto lo sguardo verso una finestra osservando le ultime luci del tramonto. Presto sarebbe calata la notte che, Dazai lo sapeva, sarebbe stata la più lunga e difficile della sua vita.

 

Quel giorno d’inverno, la Port Mafia non aveva perso solo un semplice tuttofare ma insieme a lui aveva perso anche un Dirigente, la sua punta di diamante. Osamu Dazai ormai non esisteva più, era morto in quella giornata di sole insieme a Oda Sakunosuke.

 

Ciò che era rimasto di lui era solo una pallida imitazione del uomo che era stato.

 

Dazai avrebbe onorato la promessa fatta all’amico. Avrebbe cercato di fare il possibile per migliorare almeno un poco e renderlo fiero di lui.

 

Lasciò il luogo dove si era consumata quella tragedia e che, allo stesso tempo, aveva assistito alla sua rinascita. Doveva sparire prima dell’arrivo della Port Mafia. Far perdere le sue tracce non sarebbe stato facile ma doveva provarci. Sarebbe diventato un uomo buono, migliore.

 

Per un secondo l’oscurità di quella notte non gli fece più paura.

 

  
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