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Autore: RedSonja    20/02/2021    1 recensioni
Memoriale, sostantivo maschile, "che serve di memoria".
Il tempio dei ricordi, l'antidoto all'oblio del tempo
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memoriale


Seduta sul pavimento, i calzini di lana fino al ginocchio e le gambe incrociate, guarda con diffidenza lo scatolone ai piedi del letto quasi che da un momento all’altro potesse mettersi a correre e scapparle tra le gambe come un gatto.


A voler essere realisti, è più probabile che sia lei a voltare le spalle e ad uscire il prima possibile da quella stanza, magari chiudendola a chiave per buona misura; non che ci sia nulla da temere in quei quattro fogli di cartone consunti, ma quel senso di disagio in fondo al petto non accenna ad andarsene, anzi sembra aumentare ogni minuto in più che passa a fissare il suo ospite silenzioso.


Probabilmente il problema è che ad essere l’ospite in questo momento è proprio lei, nonostante la casa sia sua; ma gli oggetti contenuti in quello scrigno sgualcito non le appartengono, e questo rende tutto più complicato.


Il dilemma ha ben poco di amletico, ma non per questo è più facile da sciogliere: aprire o non aprire? E una volta aperto, cosa farne del contenuto?


Sposta il peso sulla gamba sinistra, poi di nuovo sulla destra, mordicchia una pellicina del labbro, e infine fa un passo in avanti, titubante; dopo il primo passo viene naturale farne un altro, e poi un terzo, prima di sedersi sui talloni ad osservare con più attenzione l’innocuo pacco.


La presenza di una spessa striscia di nastro adesivo le dà una buona scusa per ritirarsi in cucina, finalmente lontana dalla trincea che è diventata la camera da letto, una zona sicura dietro le linee amiche; fa di tutto per prolungare quei due minuti scarsi che le servono per trovare un taglierino nell’armadietto e ripercorrere la strada fino alla camera.


Sulla soglia della porta esita di nuovo. Il senso di colpa le solletica il cuore, mentre la curiosità le striscia ai piedi; hanno sbagliato, il peccato originale non è la superbia, ma la curiosità, che ti sibila nell’orecchio come la più soave delle tentazioni.


Cauta si avvicina di nuovo allo scatolone, ancora immobile, nel punto esatto in cui l’aveva lasciato, e tende l’orecchio, anche se non c’è nessuno che possa coglierla con le mani nel sacco.


Con un movimento deciso ferisce plastica e carta insieme, squarcia il corpo e ne separa i lembi rigidi con la freddezza di un chirurgo, guarda dentro cercando delle risposte, o perlomeno una giustificazione per quella violazione


Sul fondo la attende il profilo rugoso di un album di fotografie.


Quando lo solleva, la presa delicata che si riserva ad una reliquia appena ritrovata, un’immagine in bianco e nero sfugge dalle pagine ingiallite, scivolando pigramente verso terra, foglia avvizzita di un albero morente. Incontra lo sguardo pieno di speranza di due ragazze, non più di vent’anni, con i capelli corti e gli abiti in stile Belle Epoque. Quella a destra, tiene sottobraccio l’altra, mentre la bocca velata da un sorriso criptico si deforma appena, le parole un segreto tra lei e il fotografo.


La raccoglie con calma, posandola al proprio fianco; l’album aperto sulle ginocchia è Minosse sul suo trono, giudice e custode, ogni foto nel girone che le è stato assegnato.


Non sapeva cosa si aspettasse di trovare, probabilmente dei vestiti dismessi, qualche pezzo di bigiotteria dimenticata dai precedenti proprietari; l’avrebbe preferito sicuramente: è più facile avere a che fare con un vestito dimenticato che con i ricordi, specialmente quelli che non ci appartengono.

Con quale diritto si guarda nell’intimità di uno sconosciuto?


Osserva la gioia dipinta sui volti di ragazzi e ragazze in abiti d’epoca, le occhiate complici catturate dall’obiettivo, le conversazioni lasciate a metà, ancora in corso su quella pellicola dai colori spenti; assiste alla vita di quelle persone, catturate nell’istante della memoria, volti amati e lasciati indietro da qualcun altro, relegati all’oblio di un sarcofago di carta e cuoio. Pagina dopo pagina quei visi le diventano familiari, sconosciuti incontrati per caso con cui si condivide un pezzo di strada, il tempo che inizia ad incidersi sulla pelle, la moda che cambia e i colori che si fanno più accessi. Qualche volta ecco spuntare un nuovo sorriso, a volte riconosce la somiglianza con uno di quelli che ha già incontrato, più spesso le racconta un nuovo capitolo di quella lunga saga familiare, che ha attraversato quasi un secolo di storia


Quando gira l’ultima pagina gli occhi le restituiscono il fermo immagine di una festa di compleanno, al centro una signora dai capelli corti, bianchi per l’età, e dagli occhi scuri, a farle da contorno una schiera di uomini e donne, ragazzi e ragazze e bambini di tutte le età; in primo piano una torta casalinga con su un bel 90 in rosa.


Il sorriso ironico lo stesso di tanto tempo prima.






  
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