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Autore: Demy77    21/02/2021    4 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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In un nebbioso pomeriggio di fine ottobre, in una dimora un tempo fastosa ma ora in decadenza, due uomini discutevano del futuro dei loro figli sorseggiando un bicchierino di porto.
Joshua Poldark aveva quasi sessant’anni, era di media statura e di corporatura leggermente tarchiata, con i capelli grigi e mossi e due occhi scuri e penetranti. Era stato un bell’uomo in gioventù ed aveva infranto parecchi cuori, fino a quando aveva sposato Grace Vennor. Il loro matrimonio, allietato dalla nascita di due figli maschi, era stato molto felice, ma poi le disgrazie si erano abbattute su quella famiglia; prima era morta Grace e l’anno dopo anche il piccolo Claude, il figlio minore. Da quel momento Joshua era cambiato: inaridito dal dolore, aveva trascurato persino i suoi affari ed aveva trascinato le sue giornate tra bettole e postriboli, cercando invano, in mille donne diverse, ciò che la sua amata sposa non poteva più dargli.
Jonathan Chynoweth, il padrone di casa, era invece magro e allampanato, con i capelli color rame radi e sottilissimi, tanto da sembrare quasi calvo. Proveniva da una famiglia ricca, ma alcuni investimenti sbagliati lo avevano condotto sull’orlo della bancarotta. Sia lui che sua moglie erano consapevoli che la speranza di risollevare le proprie sorti economiche era legata alla prospettiva di maritare la loro unica figlia, Elizabeth, ad un giovane danaroso che fosse disposto ad accontentarsi delle uniche ricchezze che la fanciulla poteva portare in dote: un cognome prestigioso ed una bellezza notevole.
La ragione per cui Joshua aveva chiesto all’altro di riceverlo era proprio quella. Il figlio ventitreenne di Joshua, Ross, aveva combattuto per tre anni in Virginia con l’esercito inglese e gli aveva comunicato per lettera che sarebbe presto tornato a casa. Non erano mai andati troppo d’accordo, padre e figlio: Ross era caparbio e taciturno e Joshua, perso nel rimpianto della sua Grace, sentiva di avergli fatto spesso mancare la sua presenza ed il suo affetto. Aveva rispettato la sua scelta di arruolarsi, pensando che forse sarebbe stato il male minore, dato che il giovane si mostrava spesso insofferente alle regole e sembrava non aver ancora trovato il suo posto nel mondo; eppure sentiva ora di dover rimediare, riprendere a fare il padre e dare a quel ragazzo i giusti consigli, affinchè non perdesse la rotta come era capitato a lui. Rifacendosi alla sua esperienza personale, pensava che non vi fosse scelta migliore di un matrimonio per mettere definitivamente la testa a posto.
“In tutte le sue lettere Ross non faceva che chiedere di vostra figlia. Per quanto ho intuito, tra i due giovani non c’è stata alcuna promessa formale, ma si è creata, come dire… un’intesa speciale. Desidero che Ross si sposi, ed il fatto che il suo interesse vada già in una direzione ben precisa non può che rendermi felice. Io mi sono sposato per amore, e credo che l’amore sia una base di partenza ottima per un matrimonio riuscito.”
“Mi stupisce che siate venuto voi a parlarmene, senza aspettare il ritorno di vostro figlio… Non credo che possiamo stabilire nulla senza di lui” – rispose Jonathan, che non aveva nessuna intenzione di impegnare la sua parola senza avere qualche dato concreto da valutare.
“La ragione per cui ho anticipato la mia visita – spiegò Joshua – è molto semplice. Se Ross si sposa, è ovvio che dovrà stabilirsi con sua moglie a Nampara. Ebbene, la nostra tenuta necessita di alcuni interventi che ho sempre rimandato; capite bene che quando il ragazzo sarà qui sarà impaziente di sposarsi, e per questi lavori di ampliamento, con l’inverno che si approssima, ci vorranno almeno sei mesi ….dunque prima si comincia, meglio è.”
“Capisco, capisco – tagliò corto Jonathan, divenuto improvvisamente impaziente di udire cosa l’altro avesse da dirgli – allora ditemi, quali sono le prospettive di vostro figlio? Proseguirà la carriera militare?”
“No, no – lo contraddisse Joshua – Ross ha ottenuto il titolo di capitano per meriti conseguiti in battaglia, ma quella carriera non gli interessa affatto. Come voi ben sapete, la nostra è una famiglia perbene, almeno da un secolo si annovera un Poldark tra i magistrati o i governatori della contea… Ross è un gentiluomo rispettabile, con una discreta posizione… tra i nostri possedimenti, oltre alla fattoria e alla casa di Nampara, abbiamo tutte le terre che la circondano ed è nostra la collina che degrada fino a Hendrawna Beach. Possediamo poi una decina di cottage, sei dei quali già affittati; un altro sarà a breve occupato da un commilitone di Ross, un medico che, a quanto Ross mi ha scritto, partirà con lui ed intende stabilirsi qui in Cornovaglia… anche quella è una rendita importante, sapete. In più sono di mia proprietà due miniere, la Wheal Grace e la Wheal Leisure”.
“A quanto ne so io, nessuna delle due miniere è attiva ed i vostri affittuari sono minatori, il cui reddito dipende dalla fortuna delle estrazioni” – lo freddò Chynoweth.
“Le miniere non sono esaurite e possono essere riattivate già da domani, volendo, con un po’ di finanza fresca. I Martin, i Carter, i Daniels, gli Henshawe e gli altri miei affittuari non hanno mai mancato di versare una sola mensilità, e si tratta di una rendita rimarchevole, considerata complessivamente. E poi la terra, quella non tradisce mai.” – aggiunse Joshua, un po’ seccato di veder così sminuire le proprie sostanze.  
“Voglio essere franco con voi, Poldark. La terra che circonda Cusgarne ci dà appena di che vivere. Elizabeth ha una dote molto modesta. La casa in cui ci troviamo era ipotecata, l’ho dovuta vendere ai miei fratelli per pagare i debiti con le banche. Essi mi hanno consentito di continuare a viverci versando un canone di affitto di favore, altrimenti sarebbe stato al di là delle mie possibilità. Il tetto necessita di manutenzione, le finestre al piano superiore lasciano passare gli spifferi…. Con tutto il rispetto per l’amore, esso non dà da campare. Io e mia moglie preferiremmo per Elizabeth un marito con una posizione già affermata e più solida... voi capite…”
Joshua giocò la sua ultima carta. “Mio figlio è uno che sa lavorare sodo, ve lo assicuro. Si rimboccherà le maniche pur di non far mancare niente a vostra figlia. Quanto al resto, non dovete affatto preoccuparvi per la dote. Sono certo che Ross sposerebbe Elizabeth anche se non possedesse nulla oltre se stessa.”
Jonathan fece una smorfia. Da quel che affermava suo padre, quel Ross doveva essere davvero innamorato di sua figlia; con i tempi che correvano, giovani dal discreto lignaggio disposti ad accettare una fanciulla senza dote non erano numerosi; rispose dunque che prima di assumere qualsiasi impegno formale voleva discutere della faccenda con sua moglie e sua figlia; intanto, dovette giurare sul suo onore che non avrebbe preso accordi con nessun altro partito, prima che Ross fosse tornato.
Una settimana esatta dopo quell’ incontro Joshua tornò a Cusgarne, e non da solo: Ross, ancora con la divisa d’ordinanza indosso – non aveva voluto neppure passare da casa a cambiarsi, una volta sceso dalla diligenza che lo aveva riportato da Londra a Sawle – era ansioso di rivedere Elizabeth. Non lo aveva confessato apertamente a suo padre, ma durante quei tre anni erano stati il pensiero di lei e quella promessa di ritornare sano e salvo a dargli la forza per superare i patimenti della guerra. L’anellino d’argento che le aveva sfilato come pegno d’amore l’ultima volta che si erano visti era sempre stato al suo mignolo, anche quando imbracciava il fucile e faceva strage dei nemici. 
Appena lo vide arrivare, le gote di Elizabeth divennero dello stesso colore dell’abito porpora che quel giorno indossava.
Mentre i loro padri si ritiravano in salotto a discutere Ross avrebbe voluto abbracciarla, ma lo trattenne la presenza della madre di Elizabeth. Era una donna severa e, a differenza del marito, non aveva accolto di buon grado quella proposta di matrimonio. Pensava che sua figlia meritasse di meglio di quel giovanotto, che era sì di buona famiglia, ma aveva fama di idealista e di attaccabrighe. Si era ammorbidita solo a fronte delle preghiere e delle lacrime della figlia, che giurava e spergiurava che se non fosse stato Ross Poldark non avrebbe sposato nessun altro; in ogni caso, altri pretendenti non si erano fatti avanti ed il patrimonio dei Poldark non era poi così da disprezzare.
La signora Chynoweth stava dunque in mezzo a loro impalata come una statua; accennò un sorriso di circostanza appena Ross la salutò con un inchino e non potè fare a meno di notare che il ragazzo con altrettanta formale galanteria omaggiava Elizabeth, la quale rispose al saluto con un semplice cenno del capo, da fanciulla bene educata. Sorrise compiaciuta, perché aveva sempre insegnato a sua figlia che la forma era tutto e che non era ammissibile mostrare in pubblico le proprie emozioni; forse però la palpabile tensione tra i due giovani dovette commuoverla un po’, perché, con la scusa di sollecitare la domestica affinché servisse il tè, si allontanò per un attimo, lasciandoli soli.
Fu allora che Ross prese le mani di Elizabeth e gliele baciò con ardore.
“Ti ho aspettato tanto, Ross…” - mormorò la ragazza, mentre una lacrima furtiva le imperlava le lunghe ciglia.
“Quanto mi sei mancata, amore mio… non c’è stato attimo che non abbia pensato a te, mentre ero in Virginia! – replicò lui, senza staccare un attimo gli occhi da quelli di lei – sei ancora più bella di quanto ricordassi…”
Lei rise civettuola. “Anche tu” – rispose maliziosa.
“Nonostante questa?” – chiese lui, sfiorando con l’indice la cicatrice che dal margine dell’occhio sinistro scendeva giù, fin sotto lo zigomo.
“Cosa vuoi che mi importi di quel segno, Ross! Certo, mi addolora pensare a quello che hai dovuto sopportare, ai pericoli che hai corso in guerra, ma sono così felice che tu sia qui e non mi abbia dimenticato, che tutto il resto passa in secondo piano…”
“Non avrei mai potuto dimenticarti… se sono vivo è solo grazie a te ” – disse lui indicando l’anello che portava al dito.
“Ce l’hai ancora…”
“Non l’ho tolto neanche per un istante”- le bisbigliò, visto che la signora Chynoweth era nuovamente nelle vicinanze.
Quando rientrarono a Nampara quella sera, nessuno avrebbe potuto essere più felice di Ross. Durante la visita a Cusgarne, le due famiglie avevano raggiunto l’accordo ed era stata stabilita la data delle nozze:  Elizabeth e Ross si sarebbero sposati il prossimo 9 maggio, nella chiesetta di Sawle.

 
  
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